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RESOCONTO
23 settembre 2008 Bruxelles
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Migliorare la supervisione dei mercati finanziari | |
Approvando con 562 voti favorevoli, 86 contrari e 25 astensioni la relazione d'iniziativa legislativa stilata da Poul RASMUSSEN (PSE, DK), il Parlamento chiede alla Commissione di presentare una o più proposte legislative che coprano tutti i maggiori soggetti ed operatori del mercato finanziario, compresi i fondi hedge e di private equity, al fine di migliorare la supervisione dei mercati finanziari. Queste proposte, è precisato, dovrebbero attenersi alle raccomandazioni particolareggiate illustrate nella relazione stessa.
Stabilità finanziaria e accesso al capitale per le PMI (raccomandazione 1)
Sui requisiti di capitale, la Commissione dovrebbe garantire che, per tutte le istituzioni finanziarie, l'adeguatezza dei requisiti di capitale continui ad essere basata sul rischio e non sull'entità interessata. Detti requisiti di capitale non dovranno tuttavia essere addizionali rispetto alle norme già in vigore e in nessun caso dovranno essere considerati una garanzia in caso di fallimento del fondo. Inoltre, le emittenti dovrebbero detenere quote di crediti cartolarizzati nel proprio stato patrimoniale.
Il Parlamento chiede poi alla Commissione di adottare «misure legislative principle-based sulla migliore valutazione degli strumenti finanziari illiquidi» per tutelare al meglio gli investitori e la stabilità dei mercati finanziari. Andrebbero poi rafforzati gli obblighi di trasparenza applicabili a ogni istituto che fornisca servizi di prime brokerage. Raccomanda inoltre di proporre atti legislativi che forniscano un quadro armonizzato a livello europeo per i capitali di rischio e il private equity, soprattutto per assicurare l'accesso transfrontaliero a questi capitali per le PMI.
La
Commissione, infine, dovrebbe istituire un meccanismo di
supervisione europeo sull’operato e la compliance delle agenzie
di rating, «anche al fine di stimolare la concorrenza e permettere
l’accesso al mercato nel settore del rating creditizio». Misure relative ai conflitti di interesse (raccomandazione 4)
Per il Parlamento, la Commissione dovrebbe introdurre delle norme che assicurino una reale separazione tra i servizi che le società di investimento forniscono ai propri clienti. Tutte le istituzioni finanziarie che forniscono una gamma diversificata di servizi finanziari, pertanto, dovrebbero applicare politiche e procedure a livello di azienda o di gruppo, inclusa una corretta informativa esterna, che consentano di identificare, valutare e sviluppare idonei strumenti per risolvere i conflitti reali o potenziali.
Più in particolare, le agenzie di rating dovranno essere tenute a fornire maggiori informazioni e a risolvere in tutto o in parte il problema dell'asimmetria informativa e dell'incertezza nonché dichiarare i conflitti di interesse sottesi alla loro sfera operativa, senza inficiare il sistema finanziario transaction-oriented. Più precisamente, le agenzie di rating dovrebbero essere tenute a separare la loro attività di rating da tutti gli altri servizi (come la consulenza sulla strutturazione delle transazioni) da esse forniti per ogni obbligazione o soggetto valutato.
D'altro canto, la Commissione dovrebbe condurre un’analisi generale degli effetti della concentrazione di mercato e della presenza di posizioni dominanti nell’industria dei servizi finanziari, inclusi i fondi hedge e di private equity. L’analisi dovrebbe stabilire se le regole comunitarie di concorrenza siano rispettate da tutti i soggetti operanti sul mercato, se vi siano concentrazioni illegittime o se occorra rimuovere gli ostacoli per i nuovi entranti. Ma anche se è necessario abrogare la legislazione che privilegia le imprese incumbent ed eliminare le attuali strutture di mercato caratterizzate da limitata concorrenza.
Misure di trasparenza (raccomandazione 2)
Il Parlamento raccomanda alla Commissione di sottoporre una proposta legislativa volta all'istituzione di un regime europeo di collocamento privato per la distribuzione transfrontaliera di prodotti d'investimento, inclusi i veicoli di investimento alternativi, rivolti a idonee categorie di investitori qualificati. Tale proposta dovrebbe all’occorrenza definire una serie di elementi di informativa esterna nei confronti degli investitori e delle competenti autorità. Tra questi figurano la strategia generale di investimento e la politica in materia di commissioni e spese, il ricorso alla leva finanziaria/indebitamento, il sistema di risk management e i metodi di valutazione del portafoglio, nonché la fonte e l'ammontare dei fondi raccolti.
La Commissione dovrebbe poi assicurare che la direttiva 2001/23/CE conservi i diritti dei dipendenti, incluso il diritto di essere informati e consultati, ogni volta che il controllo di un’impresa o di un’attività venga trasferito ad opera di qualunque investitore, anche se si tratta di fondi di private equity e di fondi hedge. Inoltre, osservando come sempre più fondi pensionistici e società assicurative detengono posizioni in fondi hedge e di private equity, i deputati chiedono che, nell'ambito della revisione della direttiva 2003/41/CE, la Commissione garantisca ai lavoratori dipendenti di essere informati direttamente sulla tipologia e i rischi di investimento dei loro fondi pensione. Ogni situazione di insolvenza potrebbe infatti avere ripercussioni negative sui diritti degli affiliati ai piani pensionistici.
Misure relative all'indebitamento eccessivo (raccomandazione 3)
Per quanto riguarda i private equity, in sede di revisione della direttiva 77/91/CEE sul capitale, il Parlamento chiede alla Commissione di assicurare che eventuali modifiche siano informate ai seguenti principi fondamentali: capitale detenuto adeguato al rischio, ragionevole aspettativa che il livello di ricorso alla leva finanziaria sia sostenibile sia per il fondo/società di private equity sia per la società target e che non vi siano ingiuste discriminazioni nei confronti di determinati investitori privati o fra i vari fondi o veicoli d'investimento che adottano simili strategie. All’occorrenza, dovrebbe inoltre proporre misure supplementari armonizzate a livello UE per evitare livelli irragionevoli di asset-stripping nelle società target.
Analisi dell'attuale legislazione sui servizi finanziari (racomandazione 5)
Il Parlamento raccomanda alla Commissione di procedere all'analisi di tutta la vigente legislazione comunitaria in materia di mercati finanziari per identificare eventuali lacune in relazione ai fondi hedge e ai fondi di private equity e, procedendo dai risultati di tale analisi, sottoporre al Parlamento una o più proposte legislative modificative delle direttive esistenti che migliorino laddove necessario la disciplina dei fondi hedge, dei fondi di private equity e di altri pertinenti entità.
Infine, pur non inserendo tale richiesta nelle raccomandazioni, la relazione sostiene che la Commissione dovrebbe esaminare la possibilità di regolamentare a livello globale gli operatori di mercato offshore.
Si veda anche il comunicato in merito alla relazione Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE) che contempla delle raccomandazioni alla Commissione sulla trasparenza degli investitori istituzionali (hedge funds e private equity).
Link utili
Studio del Parlamento europeo: Hedge Funds - Transparency and
Conflict of Interest (in
inglese)
Riferimenti
Poul RASMUSSEN (PSE, DK) Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sui fondi hedge e i fondi di private equity Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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Nuove norme per hedge funds e private equity più trasparenti | |
Approvando la relazione d'iniziativa legislativa redatta da Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE), il Parlamento sottolinea anzitutto che la trasparenza «costituisce una condizione essenziale per la fiducia e la comprensione da parte degli investitori di complessi prodotti finanziari e contribuisce quindi al funzionamento ottimale e alla stabilità dei mercati finanziari». Chiede quindi alla Commissione di presentare, proposte legislative che garantiscano uno standard comune di trasparenza ai fondi speculativi (hedge funds) ed ai private equity, lasciando un certo margine di flessibilità agli Stati membri, sulla base di una serie dettagliata di raccomandazioni.
Parallelamente, precisa che, tenendo conto della mancanza di un'informativa al pubblico uniforme sui fondi sovrani, accoglie con favore l'iniziativa del Fondo monetario internazionale per elaborare un codice di condotta internazionale in materia di fondi sovrani, ritenendo che questo «rappresenterebbe un passo avanti nella demistificazione delle attività relative ai fondi sovrani». E invita la Commissione a prendere parte a tale processo.
Fondi speculativi e private equity
Il Parlamento chiede alla Commissione di presentare le opportune proposte legislative che adattino o stabiliscano regole per consentire «una chiara conoscenza e una comunicazione tempestiva delle informazioni pertinenti e materiali», in modo da agevolare un processo decisionale di alta qualità e una comunicazione trasparente tra investitori e gestione societaria, nonché tra investitori e altre controparti. La Commissione dovrebbe inoltre studiare i modi per promuovere la visibilità e la comprensione del rischio, distinto dall'affidabilità creditizia, vigilando affinché le misure sulla trasparenza non siano compromesse da un eccesso di clausole di esclusione della responsabilità nei contratti.
La nuova legislazione, secondo i deputati, dovrebbe imporre agli azionisti di notificare agli emittenti la quota dei loro diritti di voto risultanti da un'acquisizione o da una cessione di azioni, qualora tale quota raggiunga, superi o sia inferiore alle soglie specifiche, che partono dal 3% (invece che dal 5%, come indicato nella direttiva 2004/109/CE). Dovrebbe inoltre obbligare i fondi speculativi e i private equity «a notificare e illustrare, nei confronti delle società di cui acquisiscono o possiedono azioni, degli investitori al dettaglio e istituzionali, degli intermediari principali e dei supervisori, la loro politica in materia di investimenti e i rischi associati».
Più in particolare, la Commissione dovrebbe:
– analizzare la possibilità di termini contrattuali che prevedano una chiara comunicazione e gestione dei rischi, nonché misure da adottare in caso di superamento delle soglie, una descrizione chiara dei periodi di lock-up e condizioni esplicite in materia di cancellazione e conclusione del contratto;
– esaminare la questione del riciclaggio di denaro sporco; – studiare le possibilità di armonizzare le norme e raccomandazioni volte alla registrazione e identificazione degli azionisti oltre una certa quota, nonché alla comunicazione delle loro strategie e intenzioni; – studiare la necessità e i modi per obbligare gli intermediari a consentire agli azionisti originari di partecipare attivamente alle votazioni alle assemblee generali degli azionisti; – stabilire un codice di pratiche migliori circa i modi per riequilibrare l'attuale struttura di governance societaria, «al fine di rafforzare l'orientamento a lungo termine e scoraggiare incentivi finanziari o di altro genere all'assunzione di rischi eccessivi a breve termine e a un comportamento irresponsabile»; – introdurre norme che consentano una piena trasparenza dei sistemi di remunerazione dei manager, incluse le stock-options, mediante approvazione formale da parte dell'assemblea generale degli azionisti della società.
Per i soli fondi speculativi, inoltre, la Commissione dovrebbe stabilire norme atte a promuovere la trasparenza delle politiche di voto dei fondi speculativi, includendo eventualmente un sistema di identificazione degli azionisti a livello comunitario. Più in particolare, dovrebbe analizzare gli effetti della concessione di titoli in prestito e della votazione sulle azioni prese in prestito, ed esaminare se i requisiti in materia di informazione sono applicabili anche agli accordi di cooperazione tra diversi azionisti e alle acquisizioni indirette dei diritti di voto mediante accordi di opzioni.
Per i soli private equity, d'altro canto, il Parlamento chiede alla Commissione di proporre norme «che vietino agli investitori di "saccheggiare" società», il cosiddetto "asset stripping", «abusando quindi del loro potere finanziario in un modo che, nel lungo termine, comporta unicamente svantaggi per la società acquisita, senza avere impatti positivi sul suo futuro e sugli interessi dei dipendenti, dei creditori e dei partner commerciali». La Commissione dovrebbe inoltre studiare norme comuni che garantiscano la salvaguardia dell'integrità del capitale delle società. Il Parlamento sollecita anche l'esame dei modi per affrontare le questioni che sorgono allorché le banche «prestano enormi quantità di denaro agli acquirenti, inclusi i private equity, respingendo in seguito qualsiasi responsabilità riguardo all'utilizzazione del denaro o alla provenienza del denaro utilizzato per rifondere il prestito».
Uno sportello unico per i codici di condotta
Pur non proponendolo nelle raccomandazione, i deputati sottolineano che un sito web "a sportello unico" per i codici di condotta «sarebbe utile» e dovrebbe quindi essere introdotto nell'Unione europea e promosso a livello internazionale. Questo sito web, è precisato, dovrebbe includere un registro degli operatori del mercato che rispettano i codici di condotta, delle loro comunicazioni e delle spiegazioni per il mancato rispetto. Infine, il Parlamento richiama l'attenzione sulla necessità di superare gli ostacoli alla distribuzione transfrontaliera degli investimenti alternativi mediante l'introduzione di un regime europeo di investimento privato per gli investitori istituzionali.
Le cause della crisi dei subprime
Il Parlamento rileva che la ragione primaria dell'attuale crisi dei subprime «non può essere attribuita essenzialmente ad un unico settore» e ricorda che ci vorrà del tempo prima che si possano capire in modo soddisfacente tutte le cause e gli effetti di tale crisi. Tuttavia elenca alcune delle «molteplici cause» della crisi:
– «le agenzie di rating, in particolare i conflitti di interessi delle agenzie per la valutazione di crediti, e la concezione sbagliata del significato di rating; – le pratiche di prestito negligenti nel mercato immobiliare USA; – la rapida innovazione nel settore dei prodotti strutturati complessi; – il modello"originate-to-distribute" e la lunga catena di intermediazione; – l'avidità degli investitori, che mirano a profitti sempre più elevati, e una struttura di incentivi miope per quanto riguarda le remunerazioni; – la mancata osservanza del dovuto processo di diligence; – il processo di cartolarizzazione e di rating nel contesto di prodotti strutturati complessi, che ha portato a una sopravvalutazione di tali prodotti rispetto agli attivi sottostanti; – i conflitti di interessi all'interno delle banche di investimenti americane, e la mancata regolamentazione delle stesse».
Si veda anche il comunicato in merito alla relazione d'iniziativa legislativa stilata da Poul RASMUSSEN (PSE, DK) che illustra raccomandazioni volte a migliorare la supervisione dei mercati finanziari.
Link utili
Sito della Commissione europea sui servizi finanziari
Riferimenti
Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE) Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sulla trasparenza degli investitori istituzionali Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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Terrorismo: punire l'istigazione rispettando i diritti umani | |
Il Parlamento è consultato sulla proposta di modica della decisione quadro sulla lotta al terrorismo al fine di armonizzare le disposizioni nazionali sulla pubblica istigazione a commettere atti di terrorismo, il reclutamento e l'addestramento a fini terroristici. Lo scopo è di rendere perseguibili questi tipi di condotta, anche se commessi attraverso Internet, in tutto il territorio dell'UE e di garantire che le disposizioni vigenti in materia di pene e sanzioni, responsabilità delle persone giuridiche, giurisdizione e perseguibilità applicabili ai reati di terrorismo si applichino anche a queste forme di comportamento.
Approvando con 556 voti favorevoli, 90 contrari e 19 astensioni la relazione consultiva di Roselyne LEFRANÇOIS (PSE, FR), il Parlamento precisa anzitutto che l'obbligo di rispettare i diritti fondamentali e i principi giuridici sanciti dall'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo, «non può essere modificato» per effetto della decisione quadro. Sottolinea poi che l'azione dell'UE nel settore della lotta contro il terrorismo dovrebbe essere condotta in stretta cooperazione con le autorità locali e regionali, «dato che gli autori e gli istigatori di atti terroristici vivono in seno a collettività locali, interagiscono con la loro popolazione e ne utilizzano i servizi e gli strumenti di democrazia».
I deputati chiedono quindi di inserire un nuovo paragrafo che imponga agli Stati membri di accertarsi che l'incriminazione degli atti di pubblica istigazione a commettere reati di terrorismo, di reclutamento a fini terroristici e di addestramento a fini terroristici sia effettuata «nel rispetto degli obblighi loro incombenti in materia di libertà di espressione e di associazione nonché, in particolare, di libertà di stampa e di espressione in altri mezzi d'informazione». E nel rispetto della riservatezza della corrispondenza, che si applica anche al contenuto di e-mail e altri tipi di posta elettronica. Inoltre, l'incriminazione di tali atti «non deve dar luogo alla limitazione o alla restrizione della diffusione di informazioni a fini scientifici, accademici o di comunicazione e l'espressione nel dibattito pubblico di opinioni radicali, polemiche o controverse in merito a questioni politiche sensibili, tra cui il terrorismo».
Il Parlamento suggerisce anche di modificare alcune delle definizioni proposte dalla Commissione. Così, tra i "reati connessi ad attività terroristiche" riformulano come segue la "pubblica istigazione a commettere reati di terrorismo": la diffusione, o qualunque altra forma di pubblica divulgazione, di un messaggio «che preconizzi la commissione di uno dei reati» indicati dalla decisione, qualora tale comportamento dia luogo «manifestamente» al rischio che possano essere commessi uno o più reati. Tra questi ultimi, per memoria, figurano: attentati alla vita di una persona, sequestro di persona e cattura di ostaggi, distruzioni di vasta portata di strutture governative o pubbliche, sistemi di trasporto, infrastrutture, sequestro di aeromobili o navi o di altri mezzi di trasporto collettivo, fabbricazione, detenzione, acquisto, trasporto, fornitura o uso di armi da fuoco, esplosivi, armi atomiche, biologiche e chimiche, nonché minaccia di realizzare uno di questi comportamenti.
Un emendamento propone poi di modificare la definizione di “reclutamento a fini terroristici”, ossia l'induzione «intenzionale» a commettere «uno dei reati» succitati (salvo la minaccia) nonché la direzione di un’organizzazione terroristica e la partecipazione alle attività di un’organizzazione terroristica. Per "addestramento a fini terroristici", si intende l'atto di fornire istruzioni per la fabbricazione o l'uso di esplosivi, armi da fuoco o altre armi o sostanze nocive o pericolose ovvero altre tecniche o metodi specifici al fine di commettere uno dei reati succitati (esclusa la minaccia) nella consapevolezza che le istruzioni impartite sono intese per conseguire tale obiettivo.
I deputati chiedono poi agli Stati membri di provvedere affinché l'incriminazione degli atti di pubblica istigazione a commettere reati di terrorismo, di reclutamento a fini terroristici e di addestramento a fini terroristici sia «proporzionale alla natura e alle circostanze del reato, in considerazione degli scopi legittimi perseguiti e della loro necessità in una società democratica, ed escluda qualsiasi forma arbitraria di trattamento discriminatorio o razzista».
Link utili
Proposta della Commissione - Lotta contro il terrorismo
Riferimenti
Roselyne LEFRANÇOIS (PSE, FR) Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio che modifica la decisione quadro 2002/475/GAI relativa alla lotta contro il terrorismo Procedura: Consultazione legislativa Dibattito: 23.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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Più sostegno all'agricoltura di montagna | |
Approvando con 487 voti favorevoli e 73 contrari la relazione di Michl EBNER (PPE/DE, IT), il Parlamento sottolinea anzitutto che le zone montane rappresentano il 40% del territorio europeo (oltre il 50% in alcuni Stati membri come l'Italia) e che in tali zone vive il 19% della popolazione europea. Si rammarica quindi del fatto che la Commissione «non sia ancora stata in grado di elaborare una strategia globale che sostenga efficacemente le zone montane», nonostante le numerose richieste del Parlamento in tal senso.
Nel sottolineare infatti la necessità di un buon coordinamento delle varie politiche comunitarie tese a garantire uno sviluppo armonioso delle zone che, come quelle montane, «soffrono di svantaggi naturali permanenti», i deputati esortano la Commissione a elaborare, entro sei mesi, una strategia UE integrata per lo sviluppo e lo sfruttamento sostenibile delle risorse delle zone montane, in base alla quale vengano elaborati programmi d'azione nazionali con concrete misure di attuazione. In tale contesto, ritengono che sia fondamentale un'approfondita conoscenza della situazione delle zone montane per essere in grado di elaborare misure mirate e diversificate. Rilevano quindi l'importanza della delimitazione delle zone montane e la necessità di una loro adeguata classificazione in base al grado di svantaggio naturale.
Il Parlamento insiste poi sull'importanza di garantire un livello elevato di servizi di interesse economico generale, migliorare l'accessibilità e l'interconnessione delle zone montane e fornire le infrastrutture necessarie, soprattutto nel trasporto di merci e di persone, l'istruzione, l'economia basata sulla conoscenza e le reti di comunicazione (compreso l'accesso alla banda larga). Sollecita quindi le autorità competenti a promuovere il partenariato pubblico-privato per tali fini.
Esprimendo preoccupazione sull’utilità di separare la politica comunitaria di coesione dallo sviluppo rurale nell’attuale periodo di programmazione 2007-2013, i deputati sottolineano il ruolo dell'agricoltura montana per la produzione, la conservazione e l'uso transettoriale del paesaggio nonché come base multifunzionale per altri settori economici e quale elemento caratteristico dei paesaggi culturali e delle strutture sociali tradizionali. Sollecitano quindi una politica agricola comune in grado di creare un contesto economico efficace per un'agricoltura «viva e multifunzionale», per la quale «servono strumenti accoppiati alla funzione produttiva». Occorre inoltre adeguare le direttive quadro per lo sviluppo regionale e i programmi nazionali al ruolo di questi agricoltori, «non solo in quanto semplici produttori ma come precursori economici di altri settori». Il Parlamento ricorda poi che le zone montane «soffrono di svantaggi che rendono l'agricoltura meno facilmente adattabile alle condizioni di concorrenza e generano costi aggiuntivi che non permettono a questo settore di produrre beni molto competitivi a prezzi contenuti». Pone quindi l'accento sul fatto che i pagamenti compensativi, in futuro, devono continuare a compensare tali svantaggi. Ma sottolinea che le esigenze delle zone montane «non possono essere soddisfatte solo dai finanziamenti per lo sviluppo rurale». Chiede inoltre un maggiore sostegno ai giovani agricoltori e pari opportunità fra donne e uomini.
I deputati sollecitano anche un sostegno finanziario speciale per l'industria lattiero-casearia (allevatori lattieri e trasformatori) «che svolge un ruolo fondamentale nelle zone montane» in mancanza di produzioni alternative. Chiedono inoltre che in sede di riforma delle quote lattiere venga elaborata una strategia di "atterraggio morbido" per le zone montane nonché misure di accompagnamento (pagamenti speciali) volte ad attenuarne gli effetti negativi, lasciando spazio a processi di adeguamento che preservino la base per l'agricoltura. Auspicano poi misure di sostegno per la consegna del latte e dei prodotti lattierocaseari nelle valli e l'istituzione di un premio per le vacche da latte nelle zone montane. Gli Stati membri, d'altro canto, dovrebbero prevedere ulteriori pagamenti per ettaro per l'agricoltura biologica e per i pascoli estensivi, nonché un sostegno per gli investimenti in strutture di allevamento adeguate alle specie.
Il Parlamento chiede anche di tenere in considerazione gli interessi degli allevatori e dei proprietari di animali delle zone montane - soprattutto di razze autoctone - dei loro rischi e delle pressioni cui sono soggetti, «nelle disposizioni in materia di salute e protezione degli animali e di sostegno all'allevamento (programmi di riproduzione, tenuta dei libri genealogici, controllo della produzione ecc.)». In relazione alla tutela della biodiversità, sottolinea inoltre la necessità di costituire banche per la conservazione del materiale genetico autoctono di specie vegetali e animali.
Ricordando che nelle zone montane le imprese producono prodotti tipici di alta qualità, che sono «un fattore chiave dell'occupazione», il Parlamento chiede che la strategia UE per le zone montane preveda misure per la tutela e la promozione di tali prodotti o dei relativi procedimenti di produzione e la loro certificazione (DOP, IGP, STG), e di «salvaguardarli dalle imitazioni». Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a sostenere i gruppi di agricoltori e le comunità locali nell'introduzione dei succitati marchi di qualità regionali, anche attraverso una migliore informazione e un'adeguata formazione degli agricoltori e degli operatori della trasformazione alimentare locali, nonché attraverso il sostegno finanziario per l'apertura di impianti di trasformazione alimentare locali e il lancio di campagne promozionali.
Il Parlamento chiede poi che nell'ambito della "strategia" si prevedano modelli di sfruttamento sostenibile per i pascoli, i prati e i boschi e se ne incentivi la protezione in base a criteri totalmente naturali e la valorizzazione, rigenerazione, protezione dall'erosione attraverso un uso razionale delle acque. Sottolinea peraltro che i premi per il terreno da pascolo «sono essenziali per il mantenimento delle attività agricole» e, pertanto, «devono essere mantenuti». Occorre inoltre prestare particolare attenzione agli allevatori delle zone montane colpite dagli incendi boschivi, considerato che nei cinque anni successivi i pascoli di tali zone potranno essere sfruttati solo in modo limitato.
I deputati sottolineano anche l'importanza di una strategia forestale a lungo termine che metta a punto meccanismi per evitare le crisi, contrastarle e neutralizzarne le conseguenze (ad esempio a seguito di tempeste e incendi) nonché incentivi per lo sfruttamento integrato delle foreste. Rilevano inoltre le possibilità di trasformazione e rivalutazione sostenibile del legno e dei prodotti del legno delle zone montane (come prodotti di qualità con bassi costi di trasporto e quindi con emissioni ridotte di CO2, come materiali da costruzione, e biocarburanti di seconda generazione). Notano tuttavia che lo sviluppo di biocarburanti «non deve portare a una concorrenza tra produzione di foraggi (maggese, bosco ceduo ecc.) e pascolo».
Allo stesso tempo, il Parlamento chiede di promuovere l’attuazione immediata di misure di protezione contro le calamità naturali, in particolare gli incendi boschivi e le inondazioni. In proposito, suggerisce che agricoltori e silvicoltori sostengano le misure preventive antiinondazioni attraverso i pagamenti diretti per superficie che ricevono a titolo della PAC. Richiama poi l'attenzione sulla necessità di sfruttare le risorse idriche in modo sostenibile per l'irrigazione naturale, l'approvvigionamento di acqua potabile, e come fonte di energia e per il turismo termale. E invita la Commissione a incentivare le autorità locali e regionali a sviluppare una solidarietà tra la valle e il monte per quanto riguarda la gestione idrica, «attraverso mezzi finanziari adeguati».
Per i deputati è anche necessario attuare misure volte a contrastare lo spopolamento e ad attirare nuovi abitanti nelle zone montane ma, al tempo stesso, occorre provvedere alla tutela del paesaggio tradizionale dalla pressione di urbanizzazione causata dal turismo. Sottolineano quindi l'interesse di introdurre la pianificazione regionale, la concessione di licenze edilizie di costruzione o ristrutturazione delle abitazioni «attraverso prassi ispirate a criteri ambientali, paesaggistici o di pianificazione urbanistica». Chiedono infine di sostenere le zone montane nella gestione del traffico, la protezione dall'inquinamento acustico e la conservazione del paesaggio, mediante misure volte alla riduzione del traffico su strada (ad esempio, rafforzamento delle "zone sensibili" nella "direttiva relativa alla tassazione a carico di autoveicoli pesanti").
Link utili
Politica regionale in Italia (2007-2013)
Riferimenti
Michl EBNER (PPE/DE, IT) Relazione sulla situazione e le prospettive dell'agricoltura nelle zone di alta e media montagna Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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Una nuova procedura d'infrazione per garantire il rispetto del diritto UE | |
Adottando con 603 voti favorevoli, 17 contrari e 25 astensioni la relazione di David HAMMERSTEIN (Verdi/ALE, ES) sull'attività della commissione per le petizioni nel 2007, il Parlamento ricorda anzitutto che sono gli Stati membri, e le loro autorità locali, ad avere la responsabilità di applicare i regolamenti e le direttive comunitarie. Sottolinea poi che il Parlamento è legittimato ad esercitare un controllo e una supervisione democratici sulle politiche dell’Unione al fine di garantire che il diritto comunitario sia attuato e capito correttamente. In tale contesto, rileva che la procedura delle petizioni contribuisce in modo significativo all’identificazione del non corretto rispetto, da parte degli Stati membri, della legislazione comunitaria, costringendo in molti casi la Commissione ad avviare procedure d’infrazione. La procedura, inoltre, consente di apportare miglioramenti a quella normativa che, alla prova dei fatti, si dimostri debole o inefficace rispetto agli obiettivi posti.
Nel 2007 il Parlamento ha registrato 1.506 petizioni (+ 50% rispetto al 2006), di cui 1.089 sono state dichiarate ricevibili. La Spagna è lo Stato membro da cui è pervenuto il maggior numero di petizioni (254), seguita da Germania (212), Romania (143) e Italia (126). Vengono poi la Grecia (92), la Polonia (91), il Regno Unito (81), l'Irlanda (65), la Francia (58), la Bulgaria (44) e il Portogallo (32). Dagli altri Stati membri ne sono giunte meno di 25. Delle petizioni ricevute, 288 riguardavano temi ambientali, 226 i diritti fondamentali, 207 gli affari sociali e la discriminazione, 192 il mercato interno e i consumatori, 131 le questioni legate all'urbanizzazione, 105 la salute, 103 l'istruzione e le questioni culturali, 99 la giustizia, 88 i trasporti e le infrastrutture e, infine, 72 i beni immobili. Nelle nove riunioni di commissione indette durante l'anno sono state discusse oltre 500 petizioni e sono state organizzate 6 missioni di accertamento in Germania, Spagna, Irlanda, Polonia, Francia e Cipro.
Il Parlamento esprime preoccupazione «per i tempi eccessivi» impiegati per concludere casi di infrazione da parte dei servizi della Commissione e della Corte di giustizia, laddove quest’ultima sia coinvolta e chiede quindi che siano introdotti «termini più rigorosi». Anche se riconosce che spesso ciò «è il risultato di un lento e spesso deliberato ostruzionismo da parte delle amministrazioni dello Stato membro coinvolte». Al riguardo chiede la revisione della procedura d’infrazione al fine di «garantire un maggior rispetto dell’applicazione degli atti legislativi dell’UE» ed esorta quindi le istituzioni interessate a utilizzare meglio tale possibilità, per evitare che la lentezza delle procedure consenta agli Stati membri di agire impunemente «contro gli interessi delle comunità locali direttamente colpite che hanno presentato una petizione al Parlamento». Ribadisce inoltre la necessità di un maggiore coinvolgimento del Consiglio e delle rappresentanze permanenti degli Stati membri nelle attività della commissione per le petizioni, potenziando la loro presenza alle riunioni.
Più in generale, i deputati ritengono problematico che l’attuale sistema di monitoraggio della legislazione comunitaria «consenta agli Stati membri di ritardarne l’osservanza fino alla reale imminenza di una sanzione pecuniaria» e che i cittadini spesso non sembrino avere accesso adeguato alla giustizia e alle misure correttive su scala nazionale nonostante l'intervento della Corte di giustizia. Si dicono poi preoccupati per le segnalazioni dei firmatari secondo cui essi riscontrano troppo spesso notevoli difficoltà per ottenere compensazioni da parte delle autorità e dei tribunali nazionali coinvolti.
Il Parlamento, tuttavia, riconosce appieno che la procedura delle petizioni mira principalmente a ottenere rimedi e soluzioni non giudiziari per i problemi sollevati dai cittadini europei nel corso del processo politico e, in tale contesto, si compiace che in molti casi si siano ottenuti risultati soddisfacenti. In molti casi, invece, non è possibile trovare soluzioni soddisfacenti per i firmatari di petizioni «a causa delle debolezze della stessa legislazione comunitaria applicabile». Pertanto esorta le commissioni legislative competenti a prestare la massima attenzione ai problemi sollevati nel corso della procedura delle petizioni, in fase di preparazione e di negoziazione di atti legislativi nuovi o riveduti.
Invitando la Commissione ad interessarsi maggiormente all’utilizzo dei Fondi di coesione in settori dell’UE in cui i grandi progetti infrastrutturali esercitano un forte impatto sull’ambiente, i deputati esortano gli Stati membri a garantire che i fondi europei siano diretti verso lo sviluppo sostenibile nell’interesse delle comunità locali. Queste ultime, infatti, presentano in numero sempre crescente petizioni al Parlamento al fine di protestare contro il frequente mancato rispetto di tali priorità da parte degli enti locali e regionali.
Nel passare in rassegna una serie di petizioni analizzate nel 2007, il Parlamento deplora che tra quelle più vecchie ancora all'esame, il caso dei "Lettori", ossia degli insegnanti di lingua straniera in Italia, «continui a rimanere irrisolto nonostante due decisioni della Corte di giustizia e il sostegno della Commissione europea e della commissione per le petizioni a favore della causa e delle loro rivendicazioni». Esorta quindi le autorità italiane e le singole università coinvolte comprese, fra l’altro, le università di Genova, Padova e Napoli, «a intervenire al fine di trovare una giusta soluzione a tali rivendicazioni legittime».
In merito alla cosiddetta petizione "One Seat", sostenuta da 1,25 milioni di cittadini europei che hanno chiesto all'UE di fare di Bruxelles l'unica sede del Parlamento europeo, i deputati sottolineano che la commissione per le petizioni ha chiesto al Parlamento di formulare un parere al riguardo, «alla luce del fatto che la sede dell'istituzione è regolata dalle disposizioni del trattato e che gli Stati membri hanno la responsabilità di prendere una decisione in merito». Con 302 voti favorevoli, 323 contrari e 27 astensioni, l'Aula ha respinto un emendamento del relatore in cui si affermava l'intenzione del Parlamento di impegnarsi a «svolgere la discussione politica necessaria» in una delle prossime sessioni.
Il Parlamento ribadisce poi la richiesta di riesaminare con urgenza il "portale dei cittadini" sul sito web del Parlamento europeo, con lo scopo di accrescere la visibilità del portale in relazione al diritto di petizione e di garantire ai cittadini i mezzi necessari per apporre elettronicamente la propria firma alle petizioni. Esorta inoltre l'adozione delle misure necessarie per accelerare la procedura di registrazione delle petizioni e, nel contesto dello sviluppo del sistema di ePetition, l'introduzione di uno strumento informatico di tracciatura on-line rivolto ai firmatari di petizioni per contribuire a una maggiore trasparenza ed efficienza del processo, attraverso funzioni che comprendono, fra l'altro, periodici aggiornamenti dello stato di avanzamento e richieste di informazioni supplementari.
Infine, i deputati sostengono la formalizzazione di una procedura in base alla quale le petizioni nel settore del mercato interno (ad es. tasse automobilistiche, riconoscimento delle qualifiche professionali, permessi di soggiorno, controlli alle frontiere e accesso all'istruzione) sono trasferite alla rete SOLVIT per accorciarne significativamente l'iter, pur garantendo il diritto del Parlamento a esaminarle qualora SOLVIT non dovesse trovare una soluzione soddisfacente.
Link utili
Sito della commissione per le petizioni
Riferimenti
David HAMMERSTEIN (Verdi/ALE, ES) Relazione sulle delibere della commissione per le petizioni nell’anno parlamentare 2007 Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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Migliorare la formazione degli insegnanti | |
La qualità dell'insegnamento è un fattore critico, che contribuisce alla creazione di posti di lavoro, alla competitività e al potenziale di crescita dell'Unione europea in un mondo globalizzato. Approvando con 579 voti favorevoli, 46 contrari e 25 astensioni la relazione di María BADIA i CUTCHET (PSE, ES), il Parlamento sottolinea pertanto che una maggiore e migliore formazione degli insegnanti, insieme a politiche volte a favorire l'assunzione dei candidati migliori per la professione di insegnante, «dovrebbero rappresentare priorità essenziali per tutti i ministeri dell'Istruzione».
Per i deputati, gli Stati membri devono quindi attribuire maggiore importanza e stanziare più risorse per la formazione degli insegnanti, qualora vogliano compiere progressi significativi per migliorare la qualità dell'istruzione e rafforzare l'apprendimento permanente in tutta l'Unione. Raccomandando inoltre che tutti gli insegnanti abbiano costantemente l'opportunità accademica e finanziaria (ad esempio borse di studio pubbliche) di migliorare e aggiornare le loro competenze e qualifiche nonché le loro conoscenze pedagogiche. Anche perché esiste una correlazione chiara e positiva tra una formazione di alta qualità degli insegnanti e il raggiungimento di elevati tassi di riuscita degli studenti.
Il Parlamento sollecita gli Stati membri a adottare ulteriori misure per promuovere l'insegnamento quale scelta lavorativa per gli elementi migliori. In proposito, sottolinea che per attirare neoassunti qualificati alla professione dell'insegnamento «occorrono livelli di riconoscimento sociale, di status e di remunerazione corrispondenti». Al riguardo, notando le marcate differenze tra gli stipendi medi nei diversi Stati membri, chiede che gli insegnanti beneficino di buone remunerazioni, «che riflettano la loro importanza nella società». Invita inoltre ad agire per affrontare il problema della "fuga" degli insegnanti migliori verso posti di lavoro privati e meglio remunerati.
Mettendo in risalto il ruolo cruciale dei partenariati scolastici Comenius e Comenius Regio nel contesto della mobilità degli insegnanti, i deputati invitano la Commissione ad aumentare le risorse finanziarie disponibili a sostegno della formazione degli insegnanti attraverso il programma di apprendimento permanente, in particolare con scambi di insegnanti tra scuole di paesi e regioni vicini. Nel sottolineare poi la necessità che in tutti gli Stati membri gli insegnanti conoscano almeno una lingua straniera sulla base di certificati che attestino tale competenza, sollecitano maggiori possibilità di apprendimento delle lingue nell'arco della carriera, anche perché ciò massimizzerebbe le opportunità offerte dai programmi di mobilità dell'Unione.
I deputati sostengono inoltre con forza l'apprendimento delle lingue straniere sin dalla più tenera età e l'inserimento di lezioni di lingua in tutti i programmi dell'insegnamento primario e, in proposito, sottolineano come investimenti sufficienti per l'assunzione e la formazione di insegnanti di lingue straniere «siano essenziali» per raggiungere tale obiettivo. Invitano anche gli Stati membri a integrare nella formazione degli insegnanti delle conoscenze di base sull'Unione europea, le sue Istituzioni e il loro funzionamento, e a organizzare visite di studio presso le Istituzioni europee per i futuri insegnanti.
Il Parlamento incoraggia poi l'attribuzione di una priorità elevata all'istruzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) durante la formazione iniziale e successiva degli insegnanti, «per garantire conoscenze aggiornate in merito ai più recenti sviluppi» e per far sì che «possiedano le competenze necessarie per utilizzare tali tecnologie proficuamente in classe». Chiede inoltre che la formazione sui media sia considerata prioritaria nell'ambito della formazione degli insegnanti.
I deputati ritengono che, per affrontare il problema della violenza nelle scuole, siano fondamentali una maggiore cooperazione tra responsabili del corpo docente e genitori e la creazione di strumenti e procedure che consentano di contrastare efficacemente tale fenomeno. Chiedono poi che l'educazione civica sia inserita tra le materie obbligatorie nella formazione degli insegnanti e nelle scuole, «affinché gli insegnanti e gli studenti abbiano la necessaria conoscenza dei diritti e dei doveri dei cittadini e dell'Unione europea e possano analizzare e valutare in maniera critica le situazioni e i processi politici e sociali attuali».
Infine, il Parlamento invita la Commissione a divulgare i modelli di migliori prassi degli Stati membri che migliorano le competenze generali necessarie nella vita tramite progetti scolastici riguardanti ad esempio una dieta sana e lo sport, l'economia domestica e la programmazione finanziaria individuale.
Link utili Comunicazione della Commissione - Migliorare la qualità della formazione degli insegnanti Eurydice - La governance nell'istruzione superiore in Europa: politiche, strutture, finanziamento e personale accademico 2008 (in inglese e francese)
Riferimenti María BADIA i CUTCHET (PSE, ES) Relazione sul miglioramento della qualità della formazione degli insegnanti Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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Promuovere la mobilità degli studenti | |
Il processo di Bologna mira a creare uno Spazio europeo dell'istruzione superiore entro il 2010 riformando l'istruzione superiore, eliminando gli ostacoli alla mobilità di studenti e insegnanti e migliorando la qualità, l'attrattiva e la competitività dell'istruzione superiore in Europa. Approvando con 592 voti favorevoli, 26 contrari e 34 astensioni la relazione di Doris PACK (PPE/DE, DE), il Parlamento ricorda anzitutto di aver sempre considerato la mobilità degli studenti una sua priorità di bilancio e si è adoperato per garantire un adeguato livello di finanziamento ai programmi dell'Unione europea nel settore dell'istruzione. Anche perché la mobilità degli studenti «genera nuove esperienze e nuovi valori culturali, sociali e accademici» e rappresenta «un'opportunità di crescita personale e di accrescimento delle norme accademiche e dell'occupabilità a livello nazionale e internazionale».
I deputati ritengono che dovrebbe essere data priorità all'aumento della mobilità degli studenti e alla qualità dei diversi sistemi d’istruzione nell'ambito della ridefinizione dei principali obiettivi del processo di Bologna per il periodo successivo al 2010. Invitano quindi le università a migliorare e a semplificare le informazioni fornite online o su supporti tradizionali agli studenti in entrata e in uscita. Inoltre, le università e le agenzie nazionali Erasmus dovrebbero collaborare con le organizzazioni studentesche al fine di «rendere tempestivamente disponibili tutte le informazioni necessarie». Sottolineano poi l'importanza dell'organizzazione di corsi intensivi di lingue rivolti agli studenti in entrata, prima e/o durante il periodo di studio Erasmus.
Nuovi mezzi per finanziare la mobilità
Il Parlamento nota che la mobilità degli studenti permane ancora fuori dalla portata di molti studenti e ricercatori, principalmente a causa di contributi finanziari inadeguati. Invita quindi gli Stati membri e le autorità competenti a «garantire un accesso equo e universale alla mobilità» attraverso procedure semplici, flessibili e trasparenti per l'assegnazione delle borse, prevedendo un sostegno finanziario aggiuntivo nel caso di destinazioni particolarmente onerose e di studenti bisognosi. Giudica peraltro indispensabile che i beneficiari ricevano tale sostegno prima della partenza e propone di introdurre un’unica tessera di riconoscimento europea per gli studenti, per agevolarne la mobilità e consentire loro di ottenere sconti sulle spese di vitto e alloggio. I deputati sottolineano anche la necessità di introdurre e promuovere nuovi mezzi di finanziamento della mobilità degli studenti quali prestiti a interessi zero e/o trasferibili. Invitano poi le università europee a cooperare con il settore privato (ad esempio organizzazioni economiche o imprenditoriali quali le camere di commercio) al fine di individuare nuovi, efficaci meccanismi di cofinanziamento della mobilità degli studenti per ogni ciclo (laurea, laurea specialistica o magistrale, dottorato di ricerca), migliorando in tal modo la qualità dei sistemi d'istruzione. Suggeriscono inoltre l'instaurazione di un dialogo proficuo e di uno scambio reciproco fra aziende e università al fine di sviluppare nuovi partenariati e analizzare nuove possibilità di cooperazione.
Il Parlamento sottolinea l'urgenza di riformare e modernizzare le università in termini di qualità, struttura dei percorsi accademici, innovazione e flessibilità. Invita quindi le università europee a intraprendere «un'ampia, innovativa e sistematica riforma curriculare», poiché «contenuti ambiziosi e una ristrutturazione organizzativa sono fondamentali per la mobilità degli studenti e per una maggiore flessibilità». Ritiene peraltro che dovrebbe essere introdotto un "periodo di mobilità di studio" in tutti i programmi di studio per consentire agli studenti di recarsi all'estero. Chiede inoltre di porre l’accento sulla necessità di programmi di dottorato congiunti a livello europeo, che favoriscano la mobilità degli studenti di dottorato e la creazione di un quadro per il dottorato europeo.
Pieno riconoscimento dei titoli di studio. Dal 3+2 al 4+1?
Le differenze fra i sistemi di riconoscimento nazionali «ostacolano in misura significativa la parità di trattamento fra gli studenti» e i progressi sia nell’ambito dello Spazio europeo dell'istruzione superiore che del mercato del lavoro europeo. Al fine di instaurare lo Spazio europeo dell'istruzione superiore, il Parlamento invita quindi la Commissione e gli Stati membri a procedere all'attuazione dei quadri di riferimento europei (quadro delle qualifiche di Bologna, quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, norme e orientamenti europei sulla garanzia della qualità e convenzione di Lisbona sul riconoscimento). Rilevando pertanto l'impellenza di attuare l’ECTS - sistema di trasferimento dei crediti «completo, unificato ed efficace» - sostiene che le qualifiche degli studenti e degli accademici «dovrebbero essere facilmente trasferibili in tutta Europa grazie a un unico quadro comune».
I deputati sottolineano poi che il sistema basato sui tre cicli di insegnamento (laurea, laurea specialistica e dottorato) «potrebbe diventare più flessibile», in special modo ricorrendo al sistema “4+1” anziché al “3+2” per il primo e il secondo ciclo. Tale ipotesi, infatti, potrebbe rivelarsi più adatta per alcuni corsi di laurea al fine di consentire una maggiore mobilità e occupabilità dei laureati. Chiedono infine che ai tirocini e alle altre esperienze di mobilità informali e non formali approvate dalle università siano attribuiti crediti secondo il Sistema europeo di trasferimento dei crediti e considerati parte integrante del piano di studi.
Link utili
Comunicazione della Commissione - "Portare avanti l’agenda di
modernizzazione delle università - Istruzione, ricerca e
innovazione"
Riferimenti
Doris PACK (PPE/DE, DE) Relazione sul processo di Bologna e la mobilità degli studenti Procedura: Iniziativa Dibattito: 22.9.2008 Votazione: 23.9.2008 |
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