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RESOCONTO

 

22 maggio 2008

Strasburgo

 

 

 


Birmania: il regime aiuti la popolazione o sia processato per crimini contro l'umanità
 

Il Parlamento condanna la risposta inaccetabilmente lenta del regime birmano al ciclone Nargis e ritiene che, se questo continua a impedire gli aiuti, dovrà essere processato dal tribunale internazionale per crimini contro l'umanità. Rivolge quindi un appello affinché gli aiuti internazionali possano giungere alle popolazioni colpite e chiede di valutare la possibilità di farlo anche senza il permesso della Birmania. Il Parlamento respinge inoltre il risultato del referendum costituzionale.

 

Approvando con 524 voti favorevoli, 3 contrari e 13 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti gruppi (eccetto l'IND/DEM), il Parlamento condanna fermamente la risposta «inaccettabilmente lenta» data alla grave crisi umanitaria causata dal ciclone Nargis dalle autorità birmane, «le quali attribuiscono un'importanza maggiore al proprio potere che alla sopravvivenza dei cittadini». Ritiene inoltre che, se le autorità birmane continuano ad impedire che gli aiuti raggiungano quanti sono in pericolo, «devono essere ritenute responsabili di crimini contro l'umanità dinanzi al TPI».

 

Esprimendo la solidarietà e le condoglianze alla popolazione colpita, il Parlamento rivolge quindi un fervente appello al governo birmano, affinché dia la precedenza alla vita dei cittadini. Deve quindi consentire che le operazioni di aiuto umanitario internazionale raggiungano le aree colpite dal ciclone, rilasciare immediatamente i visti ai cooperatori, consentire alle agenzie dell'ONU e umanitarie internazionali di distribuire gli aiuti direttamente a quanti ne hanno bisogno e permettere ai paesi vicini di consegnare gli aiuti per via aerea e marittima alle vittime non facilmente raggiungibili in altro modo. I deputati deplorano inoltre «le priorità deformate» del regime, «che attribuisce la precedenza al cosiddetto referendum sulla costituzione fittizia» di cui respingono «i risultati evidenti».

 

Per il Parlamento il disastro naturale si è trasformato «in una catastrofe causata dall'uomo». Ribadisce poi che i diritti umani dei cittadini di quel paese «non possono essere calpestati» e invita il Consiglio ad esaminare la possibilità di autorizzare l'invio di aiuti alla Birmania, «anche senza l'autorizzazione della giunta militare». Allo stesso tempo si compiace dell'accordo che affida all'ASEAN il compito di coordinare gli sforzi internazionali per far fronte alla crisi, nonché della decisione di organizzare una conferenza internazionale dei donatori, in cooperazione con l'ONU, a Rangoon, il 25 maggio. A tal riguardo chiede che sia urgentemente costituito un fondo speciale, sotto l'egida dell'ONU, per agevolare un'efficace distribuzione degli aiuti nel paese. Esorta poi i governi di Cina ed India ad utilizzare la propria influenza presso le autorità birmane, affinché il paese consenta l'accesso immediato di tutti gli aiuti umanitari possibili.

 

Il Parlamento, infine, manifesta il proprio sostegno agli sforzi compiuti dall'UE, dall'ONU, da singoli paesi e da altre organizzazioni internazionali e non governative per ottenere l'accesso degli operatori umanitari e sottolinea che senza la piena cooperazione delle autorità birmane, «esiste una reale minaccia che la tragedia assuma dimensioni ancora più vaste». Auspica inoltre fermamente che l'imminente missione del Segretario generale dell'ONU, Ban-Ki-moon, sia coronata da successo e lo esorta a far uso di tutta la sua influenza presso le autorità birmane, affinché aprano immediatamente il paese a tutti gli aiuti umanitari possibili.

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sulla tragica situazione in Birmania

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008

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Terremoto in Cina: l'UE fornisca il suo aiuto
 

Il Parlamento esprime le sue condoglianze per le vittime del terremoto in Cina e, plaudendo alla risposta rapida delle autorità per venire in aiuto delle vittime, chiede di agevolare il lavoro delle ONG. Esorta inoltre l'UE a fornire aiuti d'emergenza, l'assistenza tecnica necessaria e aiuti alla ricostruzione. Chiede inoltre lo sviluppo di un efficace sistema di allerta rapido per preparare la popolazione a fronteggiare terremoti e altre calamità naturali.

 

Approvando con 525 voti favorevoli, 4 contrari e 4 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM), il Parlamento esprime anzitutto le sue sincere condoglianze e la sua solidarietà al popolo cinese e alle numerose vittime del grave terremoto di magnitudo del 7,8 che ha colpito, lo scorso 12 maggio, la Cina sud-meridionale. Esprime, inoltre il proprio dolore a tutti coloro che stanno soffrendo le conseguenze del sisma.

 

Il Parlamento plaude alla risposta rapida alla catastrofe da parte delle autorità cinesi mediante le loro operazioni d'emergenza e prende atto con compiacimento della prontezza della Cina ad accettare l'assistenza straniera. Chiede poi al governo cinese «di facilitare il lavoro delle organizzazioni umanitarie e di volontariato nel distribuire gli aiuti e garantire l'accesso agli aiuti a tutte le persone che ne hanno bisogno». Si compiace inoltre che ai mezzi d'informazione cinesi e stranieri sia consentito fornire informazioni dettagliate e accurate sul disastro.

 

D'altra parte, nell'esortare il Consiglio e la Commissione a fornire aiuti di emergenza, assistenza tecnica e aiuti alla ricostruzione alle zone colpite, sottolinea l'urgenza di fornire aiuti umanitari primari di emergenza attraverso il programma ECHO, «sostenuti da un bilancio ampio e adeguato». Appoggia inoltre il contributo che gli Stati membri dell'UE stanno offrendo attraverso il meccanismo di protezione civile, coordinato dalla Commissione, nonché gli altri contributi agli sforzi di aiuto umanitario da parte della comunità internazionale.

 

Il Parlamento plaude anche agli sforzi esplicati dalla comunità internazionale nel mettere a disposizione le sue migliori pratiche in materia di protezione civile e assistenza umanitaria in caso di calamità per aiutare la Cina e la sua popolazione colpita dal sisma e chiede alle organizzazioni partecipanti di fornire aiuti finanziari sufficienti per realizzare gli impegni.

 

Infine, i deputati sottolineano l'importanza del buon governo per prevenire e prepararsi alle eventuali catastrofi naturali e chiedono lo sviluppo di tecnologie per un efficace sistema di allerta rapido per preparare la popolazione a fronteggiare terremoti e altre calamità naturali.

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sulla catastrofe naturale in Cina

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008 

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Libano: attuare pienamente l'accordo per uscire dalla crisi
 

Il Parlamento accoglie con favore l'accordo che pone fine alla crisi politica, ma rivolge un appello affinché sia attuato pienamente. Insistendo sull'importanza della stabilità, della sovranità e dell'integrità territoriale del Libano, chiede il disarmo di Hezbollah e il controllo del traffico di armi. Rilevando l'importante ruolo dell'UNIFIL, esorta la Siria a non interferire nelle vicende interne libanesi e a cooperare col tribunale incaricato di processare gli assasini di Rafik Hariri.

 

Approvando con 520 voti favorevoli, 6 contrari e 13 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM), il Parlamento europeo accoglie con favore l'accordo raggiunto dalle parti sull'elezione, nei prossimi, giorni del generale Sleiman alla Presidenza della Repubblica, sulla creazione di un nuovo governo di Unità nazionale e sull'adozione della legge elettorale. Esortando poi le parti ad attuare pienamente l'accordo, sottolinea l'importanza della reazione positiva della comunità internazionale. Si congratula con le parti libanesi per l'accordo e con il Qatar e la Lega Araba per la mediazione di successo.

 

Il Parlamento sottolinea poi l'importanza della stabilità, della sovranità, dell'indipendenza, dell'unità e dell'integrità territoriale del Libano e rileva che la stabilità politica del paese «dovrebbe basarsi sul ripristino di un clima di fiducia fra tutte le parti, sulla rinuncia alla violenza e sul rifiuto di ogni influenza esterna». Si compiace, peraltro, «per il contributo positivo fornito dall'esercito e dai servizi di sicurezza» nel porre fine ai recenti sviluppi e invita tutte le parti coinvolte a sostenere l'esercito libanese «affinché garantisca di pieno diritto la capacità operativa, la sicurezza, l'ordine, la sovranità e la stabilità del Libano».

 

La sicurezza del paese e di tutti i libanesi, per i deputati, presuppone il disarmo di tutti i gruppi armati, «in particolare degli Hezbollah, nonché il controllo del traffico di armi verso il Libano». Considerano inoltre di vitale importanza che tutte le armi importate in Libano siano destinate esclusivamente all'esercito ufficiale libanese ed esortano tutte le parti «a rinunciare alla violenza, ad accettare pienamente le regole della democrazia e a riconoscere tutte le autorità e le istituzioni statali democraticamente elette, indipendentemente dall'affiliazione e origine etnica, religiosa o politica».

 

Il Parlamento ribadisce l'importanza del ruolo svolto dall'UNIFIL e ritiene indispensabile che il governo libanese eserciti la piena sovranità e un controllo efficace delle frontiere e del territorio del paese per quanto riguarda tutte le attività che rientrano sotto la giurisdizione dello Stato. Invita nuovamente tutte le parti in causa a sostenere il lavoro del tribunale internazionale incaricato di processare i responsabili dell'assassinio dell'ex Primo ministro Rafik Hariri e di altri omicidi politici in Libano ed esorta la Siria a collaborare pienamente con il tribunale.

Invita inoltre la Siria ad astenersi «da ogni interferenza suscettibile di incidere negativamente sugli affari interni del Libano e a svolgere, assieme all'Iran, un ruolo costruttivo nella ricerca di una soluzione che assicuri stabilità al paese». Invita poi tutte le parti interessate ad attenersi alle risoluzioni 1559 e 1701 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per quanto riguarda il rispetto dell'indipendenza, della sovranità, della sicurezza e della stabilità del Libano e ricorda il divieto di vendere armi alle milizie armate.

 

Il Parlamento infine, ribadisce il suo appoggio alla volontà dell'Unione europea di assistere il Libano nell'opera di ristrutturazione economica e invita il Consiglio e la Commissione a proseguire gli sforzi a sostegno della ricostruzione e della ripresa economica del Libano, nonché a collaborare più strettamente con la società civile del paese, al fine di promuovere l'ulteriore democratizzazione del Libano.

 

 

Link utili

 

Resoconto stenografico del dibattito in Aula (9.4.2008)

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sulla situazione in Libano

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 9.4.2008

Votazione: 22.5.2008

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Una strategia globale contro l'aumento dei prezzi alimentari


 

A fronte della forte crescita dei prezzi alimentari in Europa e nel mondo, il Parlamento sollecita una strategia globale per garantire il diritto fondamentale all'alimentazione: misure contro la speculazione sui prodotti di base, analisi dei prezzi praticati dalla grande distribuzione, aumento delle riserve, esame del ruolo delle biotecnologie, produzione sostenibile di biocarburanti e conversione dei rifiuti in gas. Occorre poi promuovere la produzione alimentare nei PVS e il commercio equo.

 

Approvando con 485 voti favorevoli, 52 contrari e 7 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM), il Parlamento sottolinea anzitutto che negli ultimi tre anni i prezzi mondiali del grano hanno subito un aumento del 181%, mentre dall'inizio del 2008 i prezzi del riso sono aumentati del 141% e i prezzi dei prodotti alimentari a livello globale hanno registrato complessivamente un aumento dell'83%. Osserva inoltre che un rincaro incontrollato dei generi alimentari potrebbe acuire le condizioni di povertà di oltre 100 milioni di persone nei paesi in via di sviluppo.

 

Il Parlamento sottolinea «la natura fondamentale» del diritto all'alimentazione e la necessità di migliorare l'accesso, per tutte le persone e in ogni momento, a prodotti alimentari sufficienti. Rileva inoltre che gli Stati «hanno l'obbligo di proteggere, di rispettare e di far rispettare tale diritto umano fondamentale» che viene «sistematicamente violato» poiché due miliardi di persone vivono ancora in condizioni di povertà estrema e 850 milioni di esseri umani soffrano quotidianamente la fame. Ritenendo che l'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari «accentua la necessità di una risposta politica integrata e di una strategia globale per risolvere il problema alimentare», sollecita quindi il Consiglio a garantire la coerenza di tutte le politiche nazionali e internazionali in materia.

 

Il Parlamento rileva inoltre che la domanda di prodotti alimentari sta crescendo, in particolare nei paesi emergenti quali la Cina e l'India, ma ricorda che, secondo la FAO, «non vi è mancanza di cibo a livello globale nel pianeta». Rileva tuttavia che «una quota importante» della produzione cerealicola mondiale del 2007 «sarà utilizzata per l'alimentazione animale (760 milioni di tonnellate) e circa 100 milioni di tonnellate per la produzione di biocarburanti». Sottolinea inoltre la necessità di politiche sociali adeguate per conferire maggiore autonomia ai poveri e alle popolazioni svantaggiate, e per mitigare gli effetti della crisi alimentare.

 

Per i deputati, la crisi alimentare attuale è anche conseguenza di un aumento della speculazione sulle materie prime agricole e alimentari. Preoccupati degli effetti che può avere sulla fame e sulla povertà la speculazione sui prodotti alimentari di base, compresi gli hedge fund sui prodotti di base, invitano la Commissione ad analizzare le ripercussioni di tale speculazione e proporre misure adeguate. Accogliendo con 272 voti favorevoli, 258 contrari e 6 astensioni un emendamento proposto dal PSE, evidenziano peraltro che questa crisi alimentare è «strettamente correlata» con la crisi finanziaria nell'ambito della quale «le iniezioni di liquidità effettuate dalle banche centrali per impedire i fallimenti potrebbero aver rafforzato gli investimenti speculativi nei prodotti di base».

 

Il Parlamento sottolinea poi che il costo delle materie prime è una componente relativamente secondaria del costo totale di molti prodotti alimentari e invita Commissione e Stati membri ad analizzare le discrepanze tra i prezzi agricoli alla produzione e quelli applicati dalla grande distribuzione al dettaglio. Chiede inoltre di effettuare una valutazione d'impatto sul ruolo dei dettaglianti nella catena alimentare, «dal momento che i prezzi degli alimentari al dettaglio sono aumentati in modo sproporzionato rispetto al costo della vita». In tale contesto, invita i dettaglianti «ad offrire un prezzo equo ai produttori, fornendo ai consumatori prodotti alimentari a prezzi ragionevoli».

 

I deputati ricordano poi la necessità di garantire una regolamentazione interna e globale dei mercati agricoli nell'interesse dei consumatori, dei redditi degli agricoltori, delle industrie di trasformazione e di una politica alimentare sostenibile dell'Unione europea. Rilevano inoltre la necessità di aumentare sensibilmente il reddito degli agricoltori e chiedono che gli operatori dei paesi terzi siano assoggettati allo stesso livello di controlli dei produttori UE. Accogliendo un suggerimento del PPE, si dicono preoccupati per l'aumento del costo dei mangimi. Chiedono inoltre alla Commissione di elaborare strategie volte a costituire riserve alimentari, per prevenire crisi future e plaudono alla decisione dei ministri dell'agricoltura UE di sospendere gli obblighi di ritiro della produzione per il 2008 che, si stima, farà crescere il raccolto di circa 10 milioni di tonnellate.

 

Con 391 voti favorevoli, 104 contrari e 23 astensioni, l'Aula ha accolto un emendamento del PPE/DE che richiede un'immediata e profonda discussione sul ruolo che possono svolgere le moderne biotecnologie «nell'assicurare la continua produzione di generi alimentari a prezzi ragionevoli». Con 426 voti favorevoli, 95 contrari e 11 astensioni, inoltre, ha sottoscritto un emendamento dell'ALDE che chiede di seguire con attenzione qualsiasi sviluppo sugli OGM e i dibattiti in materia.

 

I deputati sottolineano peraltro la necessità di attribuire la priorità agli alimenti, rispetto ai carburanti e di sottoporre la produzione di biocarburante a rigorosi criteri di sostenibilità, ma hanno respinto la proposta della GUE/NGL di attuare una moratoria di cinque anni sull'obiettivo di accrescere la proporzione di biocarburanti nei trasporti. Il Parlamento ha invece accolto un emendamento del PPE/DE con cui ammette che «non è più giustificato sovvenzionare le colture destinate alla produzione di biocarburanti». Sottolinea però la superficie ridotta utilizzata a tal fine nell'UE (2-3%) e giudica pertanto «esagerate» le accuse secondo cui i biocarburanti sarebbero all'origine dell'attuale crisi alimentare. Concorda invece sul fatto che la strategia di taluni paesi, tra cui gli Stati Uniti, di utilizzare sempre più superfici alla produzione di bioetanolo «ha avuto ripercussioni» sul prezzo e sulla disponibilità di cereali sul mercato mondiale.

 

D'altro canto, su suggerimento del PPE, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a impegnarsi maggiormente per promuovere l'impiego e la produzione di bioenergia di seconda generazione, che trasforma i concimi naturali e i rifiuti agricoli piuttosto che le materie prime agricole. Inoltre, facendo proprio un emendamento dell'ALDE, sottolineano che occorrere riservare elevata priorità alla raccolta dei rifiuti urbani e dei residui agricoli e forestali nonché alla loro conversione in gas, anche perché ciò permetterebbe di mettere a punto adeguate tecnologie e darebbe il tempo di studiare la compatibilità tra produzione alimentare e produzione energetica.

 

Il Parlamento ritiene che per lottare veramente contro la fame sia necessaria una politica di sviluppo sostenibile a livello mondiale, per consentire ai paesi in via di sviluppo di produrre acqua e cibo sufficienti per approvvigionare la loro popolazione. Osserva infatti che numerosi PVS «non stanno realizzando il loro potenziale di produzione alimentare». Chiede quindi un aumento urgente e sostanziale degli investimenti nell'agricoltura, nell'acquacoltura, nello sviluppo rurale e nell'agrobusiness nei paesi in via di sviluppo, concentrato sugli agricoltori poveri e sulle aziende di piccola scala. Anche i risultati del round di Doha dovrebbero dare incentivi positivi affinché i PVS investano nella propria produzione agricola e alimentare.

 

Il Parlamento sottolinea inoltre la necessità di dare ai piccoli agricoltori dei paesi poveri l'accesso alle terre, ai servizi finanziari e al credito, a sementi ad alto rendimento, a sistemi di irrigazione e a fertilizzanti. La Commissione dovrebbe inoltre rafforzare la sua azione a favore degli investimenti sull'irrigazione, sulle strade rurali, sulla ricerca e la conoscenza locale, sulla formazione e sullo scambio di pratiche migliori al fine di mettere a punto sistemi di raccolti sostenibili ed efficaci, di creare disponibilità di acqua potabile, di istruzione e di promuovere la produzione locale e gli scambi di mercato. Assieme alla BEI, dovrebbe inoltre sostenere il microcredito ed altri programmi di servizi finanziari e maggiori investimenti nell'agricoltura.

 

I deputati rilevano poi la necessità di trasferimenti di tecnologia e di costruzione delle capacità e chiedono alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi nella lotta contro la desertificazione, il degrado dei suoli e le siccità. Invitano poi gli Stati membri dell'UE e la comunità internazionale a reagire senza indugio all'urgente appello straordinario del PAM, aiutandolo a raccogliere le nuove sfide della lotta contro la fame, anche perché ha segnalato che solo 260 dei 750 milioni di dollari USA necessari per coprire i bisogni 2008 sono già stati impegnati stabilmente. Ritengono tuttavia che la dipendenza dalle operazioni di aiuto alimentare «vada ridotta».

 

In materia di commercio internazionale, il Parlamento auspica un'apertura dei mercati agricoli «progressiva», conformemente al progressivo sviluppo di ogni singolo paese in via di sviluppo, basata su norme commerciali «socialmente eque e rispettose dell'ambiente». I prodotti sensibili fondamentali per i PVS, inoltre, dovrebbero essere esclusi da una liberalizzazione totale «per impedire danni irreversibili ai produttori locali». Accogliendo un emendamento della GUE/NGL, inoltre ritiene che i paesi in via di sviluppo debbano avere il diritto di proteggere il loro mercato dall'importazione di prodotti sovvenzionati.  L'UE deve anche promuovere un sistema preferenziale e asimmetrico nei negoziati commerciali con i PVS e scambi equi, nonché sostenere le proposte volte a includere un'iniziativa sui prezzi dei generi alimentari di base nell'attuale round di negoziati OMC.

 

Infine, il Parlamento sottolinea che l'attuale crisi dei generi alimentari «dimostra la necessità di promuovere la stabilità politica, l'integrazione regionale, la democrazia e i diritti dell'uomo, non solo all'interno dell'UE, ma in tutto il mondo». Chiede pertanto a tutte le parti interessate di promuovere i valori umani e democratici e lo Stato di diritto nella gestione dell'attuale crisi alimentare e nella soluzione dei problemi di sicurezza alimentare di lungo termine.

 

Link utili

 

Resoconto stenografico del dibattito in Aula (22.4.2008)
Sito della task force ONU
Sito del PAM - Italia

 

Riferimenti

 

Risoluzione sull'aumento dei prezzi dei prodotti alimentari nell'Unione europea e nei paesi in via di sviluppo

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 22.4.2008

Votazione: 22.5.2008

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Tutelare gli allevatori dalle importazioni a basso costo
 

I rischi sanitari per gli animali sono cresciuti, ma la produzione UE è più sicura che mai. E' quanto sostiene il Parlamento chiedendo la tutela degli allevatori UE dalla produzione estera meno cara e sicura. Rileva l'utilità dei sistemi di tracciabilità e che la qualità del trasporto è più rilevante della sua durata, mentre la clonazione degli animali andrebbe vietata. Auspica una strategia di vaccinazione, il libero flusso dei prodotti di animali vaccinati e incentivi alla prevenzione.

 

Benché la produzione animale europea sia «più sicura che mai» e sia soggetta a rigorosi controlli, la percezione che i cittadini hanno riguardo a tale settore è molto lontana dall'essere soddisfacente. I rischi sanitari per gli animali, d'altra parte, sono aumentati a causa della maggiore mobilità mondiale e dell'accresciuta richiesta alimentare, dell'intensificazione degli scambi commerciali internazionali e del cambiamento climatico. Approvando con 482 voti favorevoli, 9 contrarie 16 astensioni la relazione di Janusz WOJCIECHOWSKI (UEN, PL), il Parlamento accoglie quindi con favore lo sviluppo di un approccio strategico alla politica comunitaria in materia di salute degli animali e sostiene, inoltre, gli scopi, gli obiettivi e i principi complessivi stabiliti nella comunicazione sulla strategia per la salute degli animali, che consentiranno all'UE di rafforzare i propri meccanismi di protezione e la sua preparazione dinanzi all'insorgere di nuove epizoozie.

 

Il Parlamento chiede alla Commissione di presentare un piano d'azione, sollecitando una maggiore ambizione e una visione a più lungo termine nella presentazione delle sue proposte legislative, nonché la definizione chiara e trasparente dei finanziamenti delle singole azioni. L'attuale quadro normativo dell'UE in materia di salute degli animali è, infatti, complesso e dispersivo e deve essere semplificato raccogliendo in un unico atto giuridico i principi fondamentali dell'intervento in materia di salute degli animali. La strategia per la salute degli animali dovrebbe anche includere le attività delle imprese di macellazione e di trasporto degli animali, dei produttori e dei fornitori di mangimi.

 

Controlli sanitari accurati alle frontiere, protezione dei produttori UE e tracciabilità

 

I deputati sono favorevoli ad un'eventuale adesione dell'UE all'OIE (l'Organizzazione Internazionale per la salute animale) ed esortano l'UE a difendere, a livello internazionale e in seno all'OMC, gli elevati standard in materia di salute e benessere degli animali applicati nell'UE, che potrebbero essere messi in pericolo da importazioni provenienti da paesi terzi in cui gli allevatori non hanno gli stessi obblighi. Sostengono, infatti, che una migliore biosicurezza alle frontiere sia particolarmente rilevante e che, a causa del rischio derivante da importazioni di animali portatori di infezioni o malati, i controlli veterinari e sanitari alle frontiere debbano essere particolarmente «accurati e rigorosi».

 

Il Parlamento, tuttavia, riconosce che i produttori dell'UE sono soggetti a costi maggiori, poiché gli standard europei sono più elevati che altrove. Per questo, i produttori dovrebbero essere protetti dalle importazioni di prodotti di origine animale soggetti a standard minori. Chiede quindi, di valutare in che modo ci si possa proteggere da tale concorrenza, prendendo anche in considerazione di imporre gli stessi requisiti, validi per i prodotti europei, ai prodotti importati. Sollecita poi l'aumento delle risorse finanziarie dell'Ufficio alimentare e veterinario della Commissione.

 

D'altra parte, il Parlamento sottolinea che il ritardo nell'adozione di misure atte a garantire che le importazioni di carne bovina dal Brasile provengano esclusivamente da bestiame non affetto da afta epizootica rischia di minare la fiducia dei cittadini nel regime UE per la salute degli animali. I deputati suggeriscono inoltre che la nuova generazione di accordi di libero scambio conclusi con l'India, la Corea e i paesi del Sudest asiatico comprendano un capitolo sulle misure sanitarie e fitosanitarie e il benessere animale. Esortano, infine, la Commissione a concludere protocolli veterinari con potenziali mercati di esportazione, come quello cinese.

 

Il Parlamento sostiene che la tracciabilità dei prodotti, sulla base dell'identificazione e della registrazione, sia di fondamentale importanza per il controllo della salute degli animali e la prevenzione delle malattie, nonché per la sicurezza alimentare. E' quindi favorevole all'identificazione elettronica obbligatoria e genetica tramite DNA e al controllo degli spostamenti degli animali. Si dice, infine, preoccupato per il crescente collegamento fra scambi internazionali di uccelli vivi e di pollame e lo sviluppo e la diffusione di malattie quali l'influenza aviaria.

 

Trasporti di qualità e no alla clonazione per fini economici

 

Il Parlamento sostiene che, in materia di trasporto di animali, l'UE si sia dotata di norme rigorose che soddisfano l'esigenza di standard elevati di benessere degli animali e di misure di prevenzione e lotta contro le malattie. Il trasporto di animali vivi su lunga distanza, infatti, potrebbe provocare un aumento dei rischi, facilitando la diffusione delle malattie. Chiede quindi che queste norme siano pianamente applicate da tutti gli Stati membri e rispettate dai paesi che esportano prodotti animali nell'UE. In questo modo, si potrebbero promuovere e assicurare, a livello mondiale, standard elevati di benessere e salute degli animali. Accogliendo un emendamento dell'ALDE, peraltro, l'Aula ritiene che occorra sottoporre a un attento esame le norme relative al trasporto e, se giudicato necessario, renderle più rigorose. Osserva d'altra parte che la qualità del trasporto «è più importante della sua durata».

 

D'altra parte, facendo proprio un emendamento avanzato dall'UEN, il Parlamento ritiene che la clonazione degli animali a fini economici «dovrebbe essere vietata».

 

Garantire la libera circolazione di prodotti derivati da animali vaccinati

 

I deputati ricordano che non esiste alcuna differenza tra beni ottenuti da animali vaccinati e quelli ottenuti da animali non vaccinati. Sostengono, quindi, lo sviluppo di strategie di vaccinazione per tutte le specie e le malattie rilevanti e supportano con fermezza le azioni volte ad ampliare il ricorso alla vaccinazione di emergenza (sia soppressiva sia profilattica), che favorirebbe la prevenzione e il contenimento delle malattie. Richiamano, a tal proposito, l'attenzione sul fatto che l'introduzione di un sistema di vaccinazione efficace necessiti di sovvenzioni adeguate e della garanzia che i prodotti derivanti da animali vaccinati non siano soggetti a restrizioni.
 

La Commissione e gli Stati membri dovrebbero prendere misure al fine di garantire la circolazione indiscriminata dei prodotti derivanti da animali vaccinati, la cui assenza ha rappresentato un freno importante per l'uso della vaccinazione quale mezzo per lottare contro il diffondersi delle malattie zootecniche contagiose. Suggeriscono, quindi, il bando della etichettatura di prodotti derivanti da animali vaccinati e strategie efficaci di comunicazione pubblica riguardanti l'innocuità di tali prodotti. Dovrebbero poi essere concluse le convenzioni sulla libera circolazione dei prodotti derivanti da animali vaccinati tra governi, organizzazioni di allevatori, organizzazioni di consumatori e operatori al dettaglio e commerciali.

 

Il rafforzamento delle banche comunitarie di vaccini sarebbe altrettanto indispensabile e sarebbe necessario applicare tutte le misure utili alla riduzione del numero di abbattimenti di animali sani, quali test per provare che gli animali sono esenti da patogeni, permettendone, in tal modo, la macellazione normale. Tuttavia, secondo i deputati, in situazioni di crisi e ove sia inevitabile, sarebbe indispensabile garantire la disponibilità di conoscenze specialistiche e di strumenti affinché l'eliminazione degli animali sia eseguita con umanità, risparmiando sofferenze inutili e rispettandoli in qualità di esseri viventi senzienti.

 

Incentivi per la prevenzione dei rischi

 

Il sistema di compensazione, secondo i deputati, non si dovrebbe limitare a assegnare compensazioni ai proprietari degli animali che sono eliminati a causa dell'insorgere di una malattia. Dovrebbe, invece, collegarsi a incentivi per la prevenzione del rischio, sulla base della diminuzione dei contributi da parte degli agricoltori ai fondi nazionali o regionali per la salute degli animali. Gli agricoltori, d'altra parte, dovrebbero adottare misure aggiuntive di riduzione del rischio come la promozione del ricorso alla vaccinazione (d'emergenza), piuttosto che all'abbattimento. Ciò rappresenterebbe una garanzia di reddito per il proprietario dei capi di bestiame vaccinati in stato di emergenza.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Una nuova strategia per la salute degli animali nell'Unione europea (2007-2013): Prevenire è meglio che curare

 

Riferimenti

 

Janusz WOJCIECHOWSKI (UEN, PL)

Relazione su una nuova strategia per la salute degli animali nell'Unione europea (2007-2013)

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008

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Una politica industriale a favore delle PMI
 

La politica industriale UE dovrebbe creare un ambiente favorevole allo sviluppo delle imprese, specie delle PMI. E' quanto sostiene il Parlamento sollecitando la riduzione degli oneri amministrativi e un più agevole accesso al capitale di rischio. Occorre poi promuovere la ricerca, introdurre un brevetto europeo e lottare contro la contraffazione, assicurando anche infrastrutture di trasporto efficienti. L'industria UE dovrebbe diventare leader nelle tecnologie pulite.

 

Approvando con 443 voti favorevoli, 62 contrari e 21 astenuti la relazione di Romana JORDAN CIZELJ (PPE/DE, SI), il Parlamento sottolinea anzitutto che il ruolo principale della politica industriale dell'UE consista nel creare le giuste condizioni quadro per lo sviluppo delle imprese, degli investimenti industriali e dell'innovazione nonché per la creazione di impieghi, prestando particolare attenzione alle esigenze delle piccole e medie imprese (PMI). Un settore industriale prospero, infatti, è fondamentale per la realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona. I deputati, tuttavia, si rammaricano della debolezza del legame tra politica industriale dell'UE e politica industriale nazionale.

 

Un ambiente favorevole alle imprese, ridurre gli oneri amministrativi

 

Il Parlamento invita poi la Commissione a potenziare i suoi sforzi intesi a eliminare gli ostacoli amministrativi superflui che rendono difficile l'accesso al mercato interno, a semplificare e migliorare il contesto normativo e a ridurre l'onere amministrativo sulle imprese. Dovrebbe essere, tra l'altro, garantito che si compiano progressi nei tredici settori prioritari indicati nel piano d'azione della Commissione per la riduzione dell'onere amministrativo e dovrebbe essere attuato il secondo pacchetto di misure preferenziali per eliminare gli ostacoli amministrativi.

 

I deputati invitano la Commissione a adottare un approccio coerente nei confronti delle PMI in tutte le politiche comunitarie applicando, in modo adeguato, il principio del "pensare prima in piccolo". Sostengono quindi con forza l'annunciata normativa sulle piccole imprese a livello europeo che dovrebbe assumere, a loro parere, la forma di una proposta legislativa e includere nuove iniziative concrete intese a ridurre, mediante esenzioni, l'onere amministrativo sulle PMI, facilitarne l'accesso al mercato interno e alle procedure di appalto nonché garantire loro un accesso adeguato alle fonti di finanziamento e alle infrastrutture di ricerca.

 

Il Parlamento, sottolineando l'importanza dell'accordo di Basilea II nell'influenzare il comportamento delle banche e la loro disponibilità a concedere prestiti a clienti con un profilo di rischio relativamente alto, incluse le PMI, considera che si tratti di uno sviluppo fondamentale per sostenere le PMI nel realizzare investimenti e nell'eseguire ricerche orientate alle imprese. Ritiene inoltre urgente creare un mercato globale, a livello dell'UE, per il capitale di rischio, eliminando gli attuali ostacoli regolamentari e fiscali agli investimenti nelle piccole imprese più innovative in Europa. Dovrebbero poi essere introdotte misure che incoraggino la crescita e lo sviluppo delle PMI, quali la semplificazione degli obblighi in materia di notificazione e la concessione di deroghe.

 

Ricerca, brevetto europeo e la lotta alla contraffazione per proteggere l'industria

 

L'industria nell'UE contribuisce a oltre l'80% della spesa del settore privato in ricerca e sviluppo (R&S) e i prodotti innovativi che essa sviluppa rappresentano circa il 73% delle esportazioni, rafforzando notevolmente il suo vantaggio competitivo. I deputati osservano tuttavia che, rispetto ad altre regioni quali gli Stati Uniti o l'Asia, nell'UE l'industria è ancora relativamente lenta nell'adattarsi all'evoluzione del mercato e ai nuovi sviluppi tecnologici, «a causa di una pesante regolamentazione del mercato». Pertanto suggerisce di sfruttare appieno i programmi di finanziamento comunitari, quali il Settimo programma quadro di ricerca e il programma quadro per la competitività e l'innovazione, nonché l’Istituto europeo per l’innovazione e la tecnologia.

 

Anche perché i deputati sottolineano che sono necessari continui investimenti prioritari in materia di istruzione, formazione e ricerca e che lo sviluppo industriale e la competitività dei prodotti UE dipendono dalla qualità delle risorse umane e dall’innovazione globale nell’ambito dei nuovi prodotti. Ritengono, quindi, che sia essenziale sostenere le attività correlate alle invenzioni e proteggere i prodotti di tali attività con una politica in materia di diritti di proprietà intellettuale «trasparente e semplificata». Invitano, quindi, il Consiglio a adoperarsi per introdurre quanto prima un brevetto comunitario. Chiedono, infine, alla Commissione di proseguire la lotta contro le contraffazioni e di adoperarsi per conseguire soluzioni globali in tale settore, ispirandosi principalmente ai modelli europei.

 

Un'infrastruttura di trasporto efficiente per lo sviluppo delle industrie

 

Lo sviluppo delle zone industriali, comprese quelle extraurbane, «è strettamente connesso alla presenza di un’infrastruttura di trasporto efficiente a livello europeo». Gli Stati membri dovrebbero essere posti in condizione di accedere ai fondi di sviluppo regionale al fine di creare parchi industriali e tecnologici nelle zone rurali limitrofe agli agglomerati urbani. E' necessario poi, secondo i deputati, uno sviluppo «sostenibile ed equilibrato» in tutta l’UE, sia dal punto di vista geografico sia in relazione alle dimensioni dei progetti. Questo rappresenterebbe l’unico modo per stimolare lo sviluppo dell’industria nell’UE e offrire nuove possibilità per la creazione di posti di lavoro.

 

Industria UE leader nel settore delle tecnologie e dei prodotti rispettosi dell'ambiente

 

Gli obiettivi dell’UE in materia di ambiente, secondo il Parlamento, non dovrebbero essere visti come «una minaccia per l’industria», ma piuttosto come «un’opportunità per sfruttare il vantaggio "della prima mossa" e per fare dell’industria europea un leader mondiale nel settore delle tecnologie, dei prodotti e dei servizi rispettosi dell’ambiente e socialmente accettabili».

 

Sottolinea, tuttavia, che l’applicazione delle nuove tecnologie andrebbe accompagnata da misure intese a salvaguardare la competitività internazionale delle imprese europee. Occorre inoltre tener conto, con urgenza, dell'impatto della legislazione ambientale sulla competitività internazionale delle industrie europee «al fine di evitare la dispersione di carbonio e la disoccupazione». Invita, quindi, la Commissione a promuovere e sostenere attivamente la definizione di accordi settoriali a livello mondiale per ridurre l’impatto ambientale di industrie specifiche su scala internazionale, garantendo, nel contempo, condizioni di concorrenza eque.

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Mercati guida: un'iniziativa per l'Europa
Comunicazione della Commissione - Piccole e medie imprese, essenziali per conseguire una maggiore crescita e rafforzare l'occupazione
Comunicazione della Commissione - Esame intermedio della politica industriale: un contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione

 

 

Riferimenti

 

Romana JORDAN CIZELJ (PPE/DE, SI)

Relazione sull'esame intermedio della politica industriale - un contributo alla strategia dell'Unione europea per la crescita e l'occupazione

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008

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Una moratoria sull'uso delle armi all'uranio impoverito
 

L'uso di uranio impoverito a fini bellici è contrario al diritto internazionale ed esistono testimonianze sulla sua tossicità. Il Parlamento rinnova quindi il suo appello per una moratoria sull'uso di armi all'uranio. Chiede inoltre di non utilizzarle nelle operazioni PESD, di non inviare personale militare e civile nelle regioni in cui non vi è garanzia che l'uranio non sia stato utilizzato, informando su questa eventualità. Sollecita poi studi scientifici e l'inventario delle aree contaminate.

 

L'uso dell'uranio impoverito nei conflitti bellici «è contrario alle norme e ai principi basilari sanciti dal diritto internazionale, umanitario e ambientale scritto e consuetudinario». E' quanto sostiene il Parlamento in una risoluzione - sostenuta da PSE, ALDE, UEN, Verdi/ALE e GUE/NGL - adottata con 491 voti favorevoli, 18 contrari e 12 astensioni sottolineando che l'uranio (impoverito) «è stato ampiamente utilizzato nelle guerre moderne», sia come munizione sia come protezione blindata contro attacchi missilistici e di artiglieria.

 

I deputati osservano che, sebbene la ricerca scientifica non sia stata finora in grado di fornire prove conclusive sulla sua nocività, «esistono numerose testimonianze sugli effetti dannosi e spesso letali» sia per il personale militare che per i civili. Ricordano inoltre che, fin da quando l'uranio impoverito è stato utilizzato dalle forze alleate nella prima guerra contro l'Iraq, sono emerse gravi preoccupazioni circa la «tossicità radiologica e chimica» delle fini particelle di uranio rilasciate in seguito all'impatto di tali armi contro bersagli corazzati.

 

Il Parlamento, pertanto, rinnova fermamente il suo appello agli Stati membri dell'UE e della NATO ad imporre una moratoria sull'uso di armi all'uranio impoverito e a raddoppiare gli sforzi tesi ad un divieto globale, nonché a cessare sistematicamente la produzione e l'acquisto di questo tipo di armi. Invita poi gli Stati membri e il Consiglio ad assumere un ruolo guida per giungere all'elaborazione di un trattato internazionale - tramite le Nazioni Unite o attraverso una "coalizione delle persone di buona volontà" - al fine di introdurre un divieto sullo sviluppo, la produzione, lo stoccaggio, il trasferimento, la sperimentazione e l'uso di armi all'uranio, nonché la distruzione o il riciclaggio delle riserve esistenti, nel caso in cui esistano prove scientifiche conclusive del danno causato da tali armi.

 

Esorta inoltre gli Stati membri, nell'ambito delle operazioni future, a non utilizzare tali armi nelle operazioni PESD e a non dispiegare personale militare e civile nelle regioni in cui non può esservi alcuna garanzia che l'uranio impoverito non sia stato o non sarà utilizzato. D'altra parte, sollecita gli Stati membri, il Consiglio e la Commissione a fornire al loro personale militare e civile in missione, come pure alle loro organizzazioni professionali, informazioni complete sulla probabilità che l'uranio impoverito sia stato o possa essere utilizzato nella regione in cui operano, nonché a adottare sufficienti misure di protezione.

Il Consiglio e la Commissione dovrebbero quindi far eseguire studi scientifici sull'uso dell'uranio impoverito in tutte le regioni in cui è stato dispiegato personale militare e civile europeo ed internazionale e gli Stati membri dovrebbero aderire alla risoluzione delle Nazioni Unite approvata il 5 dicembre 2007, nonché presentare una relazione con le loro opinioni sugli effetti dell'uso di armi e di munizioni contenenti uranio impoverito.

 

Il Parlamento raccomanda poi che l'Alto rappresentante UE includa, nella prossima versione rivista della strategia europea in materia di sicurezza, l'esigenza di studiare in modo appropriato l'utilità futura delle munizioni non guidate nonché delle bombe a grappolo, delle mine e di altre armi ad effetto indiscriminato quali le armi all'uranio impoverito. Chiede poi a Stati membri, Consiglio e Commissione di redigere un inventario ambientale delle zone contaminate dall'uranio impoverito (inclusi i poligoni per i test) e di fornire tutto l'appoggio possibile - incluso quello finanziario - a progetti che potrebbero assistere le vittime e i loro familiari. Sarebbe anche necessario provvedere ad operazioni di pulizia delle zone interessate qualora sia confermato l'effetto negativo sulla salute umana e sull'ambiente.

 

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo sulla non proliferazione delle armi di distruzione di massa: un ruolo per il Parlamento europeo (17 novembre 2005)
Risoluzione del Parlamento europeo sulla Convenzione sull'interdizione delle armi biologiche e tossiniche (BTWC), le munizioni a grappolo e le armi convenzionali (16 novembre 2006)
Relazione finale della commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all’estero

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sulle armi all'uranio (impoverito) e sul loro effetto sulla salute umana e sull'ambiente - verso un divieto globale dell'uso di queste armi

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008

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REACH: promuovere alternative ai test sugli animali
 

Il Parlamento ha adottato una risoluzione relativa ai metodi di prova alternativi alla sperimentazione animale nel quadro del regolamento REACH. Alla luce delle rassicurazioni trasmesse dalla Commissione, i deputati annunciano che non si opporranno alla proposta legislativa, ma il Guido Sacconi ha mantenuto ferma la richiesta di procedere rapidamente alla modifica del regolamento per includere i test alternativi nel frattempo convalidati.

 

Il numero complessivo di animali utilizzati a fini sperimentali o ad altri fini scientifici negli Stati membri dell'UE è pari a circa 12 milioni e una notevole percentuale di tali animali viene utilizzata per regolare sperimentazione. Tuttavia, il REACH (regolamento n. 1907/2006) prevede che, per evitare la sperimentazione sugli animali, i test su quelli vertebrati debbano effettuarsi solo in ultima istanza. Più in particolare, per quanto riguarda la tossicità umana, stabilisce che le informazioni siano raccolte, quando possibile, ricorrendo all'uso di metodi alternativi (come, ad esempio, metodi in vitro, oppure modelli di relazione qualitativa o quantitativa struttura-attività, oppure utilizzando informazioni provenienti da sostanze strutturalmente affini).

 

Approvando con 508 voti favorevoli, 6 contrari e 8 astensioni una risoluzione proposta da Guido SACCONI (PSE, IT), il Parlamento europeo sollecita la Commissione ad avanzare una proposta per il primo adeguamento del regolamento REACH entro la fine del 2008. I deputati sottolineano, in primo luogo, di volersi astenere dall'opporsi all'adozione della proposta di regolamento della Commissione che stabilisce metodi di prova a norma di tale regolamento. Quest'ultima si è, infatti, impegnata formalmente a razionalizzare e accelerare le sue procedure interne per la convalida e l'accettazione a livello normativo di nuovi metodi alternativi di prova.

 

Nel corso del dibattito in Aula, Sacconi - che peraltro è stato relatore per il Parlamento in merito al regolamento REACH - ha ricordato che la Commissione ha fornito «risposte interessanti e impegnative» rispondendo ai dubbi sollevati dal Parlamento e alla sua «ipotizzata contrarietà» al regolamento. Rimane comunque ferma la richiesta di procedere in tempi abbastanza urgenti alla verifica di tali impegni e alla modifica del regolamento «appena possibile», affinché vengano inclusi i test alternativi che nel frattempo saranno stati completamente convalidati. Sacconi ha anche sottolineato che una delle finalità di REACH è diventata «proprio la promozione dei sistemi alternativi a quelli dei test sugli animali» ed ha ricordato che tra pochi giorni, «inizierà la prima fase applicativa di REACH - quella della preregistrazione delle sostanze».

 

Il Parlamento ricorda, in particolare, che la Commissione - nella lettera inviata al Parlamento - si è impegnata a introdurre «un'analisi preliminare dell'importanza normativa» in tutti i casi, al fine di garantire che la successiva convalida scientifica si concentri su metodi di prova che abbiano il migliore potenziale per essere considerati idonei per finalità regolamentari. Si è impegnata poi a razionalizzare e accelerare le procedure. I deputati rilevano peraltro che l'attuale riorganizzazione dell'Istituto per la protezione della salute e dei consumatori (IHCP) fornirà un importante contributo all'accelerazione degli attuali sforzi per ottenere metodi alternativi, compresa la relativa convalida, attraverso l'ECVAM.

 

Il procedimento rivisto, inoltre, sarà più trasparente e le procedure di accettazione a livello normativo dei nuovi metodi di sperimentazione saranno pubblicate sul sito Internet della Commissione una volta formalizzata la verifica in corso. Lo status attuale dei metodi alternativi proposti sarà anche inserito in un sito Internet specifico, consentendo alle parti interessate di rintracciare i progressi. Le informazioni saranno aggiornate regolarmente, ogni qual volta qualsiasi nuovo metodo alternativo sarà sottoposto ad analisi regolamentare preliminare. Il sito Internet conterrà altresì l'indicazione delle decisioni di non procedere con un particolare metodo di sperimentazione e i motivi per i quali vengono adottate tali decisioni.

 

La Commissione dovrà garantire che i soggetti interessati abbiano l'opportunità di intervenire, in quanto osservatori, nelle riunioni delle autorità competenti e nei comitati dell'Agenzia europea per le sostanze chimiche (per quanto riguarda le sostanze chimiche industriali), qualora si tratti di questioni relative della convalida di test non animali.

 

Infine, i deputati ricordano che la proposta di regolamento della Commissione riveste particolare importanza anche per la legislazione in altri settori, come i cosmetici e i pesticidi, poiché gli atti ad essi relativi si riferiscono a metodi di prova inclusi nella normativa concernente le sostanze chimiche.

 

Background

 

Il REACH è la nuova regolamentazione della Commissione europea sulle sostanze chimiche e sul loro utilizzo sicuro. Si occupa, infatti, della registrazione, della valutazione, dell'autorizzazione e delle restrizioni sulle sostanze chimiche. La nuova normativa è entrata in vigore il 1 giugno del 2007 e le sue misure verranno introdotte gradualmente nei prossimi 11 anni.

 

L'obiettivo del REACH è quello di incrementare la protezione della salute umana e dell'ambiente attraverso un'identificazione migliore e preventiva delle proprietà intrinseche delle sostanze chimiche. Allo stesso tempo, la capacità innovativa e la competitività delle industrie chimiche europee dovrebbero aumentare. I benefici del sistema REACH saranno graduali con l'introduzione di nuove sostanze.

 

La normativa REACH dà grande responsabilità alle industrie nella gestione dei rischi derivanti dai prodotti chimici e fornisce informazioni sulla sicurezza delle sostanze. I produttori e gli importatori dovrebbero raccogliere le informazioni sulle proprietà delle loro sostanze chimiche e registrarle su un database centrale fornito dalla Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA). L'Agenzia, con sede a Helsinki, agirà come fulcro del sistema REACH. Gestirà i database necessari per il funzionamento del sistema e coordinerà il processo di valutazione delle sostanze sospette. Creerà poi un database pubblico in cui i consumatori e i professionisti potranno trovare informazioni sui pericoli delle sostanze.

 

 

Link utili

 

Regolamento REACH
Sito della Commissione europea (REACH)

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sulla proposta di regolamento (CE) della Commissione che stabilisce metodi di prova a norma del regolamento (CE) n. 1907/2006 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH)

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008

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Accesso dei cittadini alle informazioni sull'ambiente
 

A giugno si svolgerà la terza riunione delle Parti alla Convenzione di Århus. Il Parlamento invita l'UE a svolgere un ruolo determinante, trasparente e costruttivo nei negoziati. Chiede poi progressi in materia di accesso alla giustizia e l'adozione di una normativa UE in materia, nonché una maggiore sensibilizzazione dei cittadini. La MOP-3 dovrebbe poi chiarire le condizioni di entrata in vigore dell'emendamento sugli OGM adottato nel 2005.

 

Dall'11 al 13 giugno si svolgerà a Riga, in Lettonia, la terza riunione delle Parti (MPO-3) alla Convenzione di Århus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale. Tale Convenzione si propone di consentire alle autorità pubbliche e ai cittadini di assumersi le proprie responsabilità individuali e collettive per proteggere e migliorare l'ambiente per il benessere e la salute delle generazioni presenti e future, nonché di promuovere uno sviluppo sostenibile. E' stata ratificata dalla Comunità europea il 17 febbraio 2005 ed anche da tutti i suoi membri (tranne uno) e, attualmente, vi aderiscono 41 paesi.

 

Adottando con 486 voti favorevoli, 10 contrari e 3 astensioni una risoluzione proposta dalla commissione per l'ambiente, il Parlamento europeo invita l'UE a svolgere un ruolo «determinante, trasparente e costruttivo» nei negoziati e a contribuire attivamente al piano strategico a lungo termine della Convenzione, compreso l'ampliamento del suo campo d'applicazione, affinché lo sviluppo sostenibile in tutte le sue dimensioni sia coperto dagli stessi principi di trasparenza, partecipazione e responsabilità.

 

I deputati ricordano che la Convenzione di Århus è il foro competente per deliberare i principi orizzontali dell'accesso pubblico alle informazioni, della partecipazione e dell'accesso alla giustizia in questioni ambientali e sottolineano che la MOP-3 costituirà una buona opportunità sia per rivedere i progressi realizzati sinora sia per riflettere sulle sfide future. Invitano «con urgenza» la Commissione e gli Stati membri a garantire che le decisioni adottate in tale sede portino avanti l'attuazione e lo sviluppo della Convenzione, creando sinergie con gli accordi multilaterali conclusi nel settore dell'ambiente.

 

Dovrebbe inoltre assicurare che la MOP-3 chiarisca le condizioni di entrata in vigore dell'emendamento sugli OGM, adottato nel 2005, e di ogni altro futuro emendamento alla Convenzione, affinché sia garantita una loro rapida attuazione. Il Parlamento chiede poi di potenziare le sinergie e i collegamenti con altre organizzazioni e convenzioni internazionali, in particolare con il protocollo di Cartagena sulla biosicurezza.

 

I deputati sollecitano inoltre la Commissione ad assicurare progressi sull'accesso alla giustizia, garantendo che le autorità pubbliche a tutti i livelli di governo siano pienamente consapevoli degli obblighi derivanti dalla Convenzione e incoraggiandole a stanziare le risorse umane, finanziarie e materiali necessarie ad ottemperare a tali obblighi. Le parti dovrebbero poi adottare le misure legali e di bilancio necessarie per fornire i rimedi effettivi per l'accesso alla giustizia e garantire un accesso giusto, equo, rapido e non proibitivo alle procedure. Ricordano, peraltro, che l'adozione di uno strumento legislativo relativo all'accesso alla giustizia in materia ambientale è ancora bloccata dal Consiglio ed accoglie, quindi, favorevolmente il progetto della Commissione di organizzare, nel giugno 2008, una conferenza relativa a tale tematica in modo tale da imprimere nuovo slancio ai lavori legislativi in seno alla Comunità.

 

La Commissione e gli Stati membri dovrebbero inoltre garantire che il piano strategico di lungo termine includa disposizioni volte a sensibilizzare maggiormente il pubblico circa i diritti e i doveri derivanti dalla Convenzione e che sia istituito un gruppo di lavoro per valutare l'attuazione del pilastro della Convenzione concernente la partecipazione del pubblico. Il Parlamento ricorda poi che i suoi deputati, che fanno parte della delegazione CE, svolgono un ruolo essenziale ed auspica, di conseguenza, che abbiano accesso, senza diritto di parola, alle riunioni di coordinamento dell'UE a Riga.

 

Il Parlamento esorta infine i paesi che non l'hanno ancora fatto a ratificare la Convenzione di Århus e il protocollo sui registri per le emissioni inquinanti e i loro trasferimenti e incoraggia altri paesi non aderenti alla Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite a diventare parti contraenti della Convenzione. Il Protocollo sui registri delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti contribuirebbe, infatti, ad aumentare la responsabilità delle imprese e a ridurre l'inquinamento, nonché a promuovere lo sviluppo sostenibile.

 

Background - La Convenzione di Aarhus

 

La convenzione dell'UNECE sull'accesso all'informazione, la partecipazione del pubblico al processo decisionale e l'accesso alla giustizia in materia di ambiente è stata adottata il 25 giugno del 1998 a Aarhus, in Danimarca, durante la quarta Conferenza ministeriale nel quadro del processo "Ambiente per l'Europa". E' entrata poi in vigore il 30 ottobre del 2001.

 

La Convenzione di Aarhus rappresenta un nuovo tipo di accordo in materia di ambiente. Lega, infatti, i diritti ambientali ai diritti umani e stabilisce che lo sviluppo sostenibile possa essere raggiunto solo con il coinvolgimento di tutti i cittadini. Unisce la responsabilità dello stato alla protezione dell'ambiente e si concentra sulle interazioni tra autorità pubbliche e private nel contesto democratico, suggerendo un nuovo processo per la partecipazione pubblica alle negoziazioni e alla realizzazione degli accordi internazionali.

 

Secondo la Convenzione, infatti, un maggiore coinvolgimento e una più forte sensibilizzazione dei cittadini nei confronti dei problemi di tipo ambientale potrebbe condurre ad un miglioramento della protezione dell'ambiente. Essa intende contribuire a «tutelare il diritto di ogni individuo, delle generazioni attuali e di quelle future, di vivere in un ambiente atto ad assicurare la sua salute e il suo benessere».

 

Per raggiungere tale obiettivo, la Convenzione propone di intervenire in diversi settori. In primo luogo, si dovrebbe assicurare l'accesso del pubblico alle informazioni sull'ambiente detenute dalle autorità pubbliche.  Inoltre, dovrebbe essere garantita la partecipazione dei cittadini alle attività decisionali aventi effetti sull'ambiente e dovrebbero essere estese le condizioni per l'accesso alla giustizia in materia ambientale.

 

Le parti della Convenzione si impegnano a adottare le misure legislative, regolamentari o le altre misure necessarie per permettere ai funzionari e alle autorità pubbliche di fornire assistenza e orientamento ai cittadini, agevolandone l'accesso alle informazioni, la partecipazione ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia. Promuovo poi l'educazione ecologica dei cittadini per accrescere la loro consapevolezza dei problemi ambientali e sostengono le associazioni, i gruppi o le organizzazioni aventi come obiettivo la protezione dell'ambiente.

 

 

Link utili

 

Sito internet della terza riunione delle parti alla Convenzione di Aarhus, Riga (11-13/06/2008)
Convenzione di Aarhus

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sulla strategia dell'UE per la terza riunione delle Parti che aderiscono alla Convenzione di Århus che si terrà a Riga, in Lettonia

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 21.5.2008

Votazione: 22.5.2008

 
 
 

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