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ANTEPRIMA

 

22 - 25 settembre 2008

Bruxelles

 

 

 


CONFERENZE STAMPA

 

L'ordine del giorno della sessione è soggetto a modifiche.
Una conferenza stampa pre-sessione si svolgerà nell'edificio PHS, sala 0A50,
il venerdì che precede la sessione alle ore 11.00.

 

Una conferenza stampa per gli ultimi aggiornamenti avrà luogo alle ore 16.30

di lunedì 22 settembre nell'edificio PHS, sala 0A50 a Bruxelles.

  

 

La seduta in diretta su EP Live:

oppure

su EuroparlTV:


 

Sommario

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE

INDUSTRIA
"PACCHETTO TELECOM": COORDINAMENTO UE SULLO SPETTRO RADIO
"PACCHETTO TELECOM": MIGLIORARE I DIRITTI DEGLI UTENTI E LA TUTELA DELLA PRIVACY
SFRUTTARE AL MEGLIO IL "DIVIDENDO DIGITALE"

CULTURA
DIFENDERE IL PLURALISMO DEI MEZZI D'INFORMAZIONE

TRASPORTI
TERZO PACCHETTO MARITTIMO: BRACCIO DI FERRO COL CONSIGLIO

ENERGIA
ENERGIA: COME RISPONDERE ALL'AUMENTO DEI PREZZI?

AFFARI ECONOMICI E MONETARI
CRISI FINANZIARIA MONDIALE ED EFFETTI SULL'ECONOMIA UE
MIGLIORARE LA SUPERVISIONE DEI MERCATI FINANZIARI
NUOVE NORME PER HEDGE FUNDS E PRIVATE EQUITY PIÙ TRASPARENTI

ISTITUZIONI
UN SISTEMA COERENTE PER LA GESTIONE DEI DIRITTI D'AUTORE?

POLITICA SOCIALE
AGEVOLARE LA MOBILITÀ DEI PAZIENTI CON L'ASSISTENZA SANITARIA TRANSFRONTALIERA

SANITÀ PUBBLICA
UNA STRATEGIA EUROPEA CONTRO L'OBESITÀ

ISTRUZIONE
MIGLIORARE LA FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI
PROMUOVERE LA MOBILITÀ DEGLI STUDENTI
SCUOLE EUROPEE: CHE PROGRESSI NELLA RIFORMA E L'APERTURA?

DIRITTI FONDAMENTALI
DARE PRIORITÀ ALLA LOTTA CONTRO LA TRATTA DEI BAMBINI

GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
TERRORISMO: PUNIRE L'ISTIGAZIONE RISPETTANDO I DIRITTI UMANI
SPAZIO DI LIBERTÀ, SICUREZZA E GIUSTIZIA

DIRITTI FONDAMENTALI
GIORNATA EUROPEA DELLE VITTIME DEI CRIMINI STALINISTI E NAZISTI

ISTITUZIONI
PRIORITÀ DEL PARLAMENTO PER IL 2009

PETIZIONI
UNA NUOVA PROCEDURA D'INFRAZIONE PER GARANTIRE IL RISPETTO DEL DIRITTO UE

ISTITUZIONI
IL PATRIARCA BARTOLOMEO I AL PARLAMENTO

AGRICOLTURA
PIÙ SOSTEGNO ALL'AGRICOLTURA DI MONTAGNA

COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE
SONO EFFICACI GLI ACCORDI SUL LEGNO TROPICALE?

ORDINE DEL GIORNO 22 - 25 SETTEMBRE 2008

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI, GRUPPI POLITICI

DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO

  

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE


Lunedì 22 settembre

 

Difendere il pluralismo dei mezzi d'informazione - Una direttiva che assicuri pluralismo e accesso al mercato, una carta per la libertà dei media e statuti editoriali contro l'ingerenza di azionisti o governi. E' quanto chiede una relazione esortando l'applicazione coerente delle norme sulla concorrenza, anche per limitare le concentrazioni, ma escludendo regole troppo restrittive. A favore di un servizio pubblico di qualità e autonomo dalla politica, auspica criteri obiettivi per assegnare le frequenze e un chiaro status giuridico per i blog (relazione Mikko)

 

Migliorare la supervisione dei mercati finanziari - Una relazione all'esame dell'Aula chiede alla Commissione di presentare delle proposte legislative volte a migliorare la supervisione dei mercati finanziari compresi i fondi hedge e di private equity. Raccomanda quindi norme in materia di stabilità finanziaria, di trasparenza, di indebitamento eccessivo e di conflitti di interesse. A quest'ultimo proposito, insiste sulla necessità che le agenzie di rating separino la loro attività di rating da tutti gli altri servizi (relazione Rasmussen).

 

Nuove norme per hedge funds e private equity più trasparenti - Una relazione all'esame dell'Aula sollecita proposte legislative che assicurino uno standard comune di trasparenza agli hedge funds ed ai private equity. Propone quindi di stabilire norme per comunicare i rischi, identificare gli azionisti e garantire la trasparenza della remunerazione dei manager, nonché un codice per riequilibrare la struttura di governance societaria. Chiede anche norme per impedire ai private equity di "saccheggiare" le società e un codice di condotta per i fondi sovrani (relazione Lehne)

 

Promuovere la mobilità degli studenti - Una relazione all'esame dell'Aula chiede di promuovere la mobilità garantendo un accesso equo alle borse e fornendo un sostegno economico aggiuntivo agli studenti più bisognosi. Occorre poi introdurre nuovi mezzi finanziari, come prestiti a interessi zero, e incoraggiare la cooperazione con il settore privato. Ma anche rimuovere gli ostacoli al riconoscimento dei diplomi, includere un periodo di mobilità in tutti i programmi di studio e ricorrere, se del caso, al sistema “4+1” anziché al “3+2”(relazione Pack).

 

Dare priorità alla lotta contro la tratta dei bambini - Più di due milioni di bambini sono annualmente oggetto di traffico per lavori forzati e sfruttamento sessuale. I deputati chiedono quindi agli Stati membri di riconoscere la lotta alla tratta di bambini come priorità obiettiva delle politiche nazionali di protezione dell'infanzia. Li sollecitano inoltre a cooperare attivamente e a scambiare conoscenze e esperienze con le autorità UE e con le ONG, per prevenire e combattere la tratta di bambini, e offrire un trattamento adeguato alle vittime.

 

Giornata europea delle vittime dei crimini stalinisti e nazisti - Il 23 agosto, data della firma del patto Molotov-Ribbentrop, dovrebbe essere proclamato "Giornata europea di commemorazione delle vittime dei crimini dello stalinismo e del nazismo". E' quanto chiedono i deputati al fine di preservare la memoria delle vittime delle deportazioni di massa e degli stermini e per favorire un rafforzamento della pace e della stabilità sul Continente. Osservano peraltro che le conseguenze del regime e dell'occupazione sovietici sono poco noti in Europa.

 

Martedì 23 settembre

 

Terzo pacchetto marittimo: braccio di ferro col Consiglio - Il Parlamento si pronuncerà su sei relazioni legislative che compongono il terzo pacchetto marittimo. I deputati deplorano che, più di anno dopo il voto in prima lettura del Parlamento, il Consiglio blocchi tuttora due delle proposte volte a proteggere l'Europa dagli incidenti marittimi e dall'inquinamento e rifiuti la maggior parte delle raccomandazioni del Parlamento sulle altre. Se ciò dovesse essere confermato dell'Aula, si profila la convocazione del comitato di conciliazione (relazioni Sterckx, Kohlicek, Costa, Vlasto e de Grandes Pascual).

 

Terrorismo: punire l'istigazione rispettando i diritti umani - Il Parlamento è consultato su una proposta che armonizza le disposizioni volte a perseguire tre nuovi tipi di reati: pubblica istigazione a commettere atti di terrorismo, il reclutamento e l'addestramento a fini terroristici. I deputati sostengono la proposta ma precisano che resta valido l'obbligo di rispettare i diritti fondamentali, come la libertà di espressione, di stampa e di associazione e che non deve essere limitata la diffusione di informazioni a fini scientifici o di comunicazione (relazione Lefrançois).

Mercoledì 24 settembre

 

Il "Pacchetto telecom" al vaglio del Parlamento - Il Parlamento si pronuncerà su una serie di proposte legislative volte a aumentare l'efficacia del quadro normativo in materia di comunicazioni elettroniche, nonché a migliorare la tutela dei consumatori e degli utenti e a rafforzare la tutela della privacy.  Per i deputati occorre garantire lo stretto coordinamento UE nella gestione dello spettro radio e l'interoperabilità delle tecnologie. Respingono poi la proposta di istituire una nuova autorità indipendente. Chiedono più garanzie sull'informazione riguardo ai costi e alle tariffe dei servizi, il rafforzamento dei diritti dei disabili e l'attivazione della hotline per i bambini scomparsi. Sollecitano poi una maggiore tutela da spam e software spia e una politica di sicurezza dei dati personali da parte degli operatori (relazioni Trautman, del Castillo Vera, Harbour).

 

Sfruttare al meglio il "dividendo digitale" - Nell'ambito del "pacchetto telecom", l'Aula approverà una relazione che chiede un approccio coordinato a livello UE sull'uso dello spettro radio liberato con il passaggio alla TV digitale, il "dividendo digitale", che consentirà anche l'offerta di nuovi servizi. Auspicando maggiori investimenti nelle nuove tecnologie, si sollecitano orientamenti europei per l'assegnazione delle frequenze, tenendo conto dell'interesse generale e degli utilizzatori senza licenza, ma tutelando gli attuali utenti (relazione Toia).

 

Crisi finanziaria mondiale ed effetti sull'economia UE - Le dichiarazioni di Consiglio (probabilmente Juncker) e Commissione apriranno un dibattito in Aula riguardo alla situazione del sistema finanziario mondiale e ai suoi effetti sull'economia UE. La crisi dei subprime continua a colpire, specie negli USA dove le autorità hanno nazionalizzato Freddie Mac e Fannie Mae e salvato dalla bancarotta il colosso assicurativo AIG. Fallita Lehman Brothers, si teme ora per Morgan Stanley e Goldman Sachs e, nel Regno Unito, per HBOS. E le borse mondiali tremano.

 

Energia: come rispondere all'aumento dei prezzi? - Un'interrogazione a Commissione e Consiglio aprirà un dibattito in Aula sull'aumento dei prezzi dell'energia e sulle sue ripercussioni. E' chiesto di porre fine al collegamento diretto tra elettricità e prezzo del petrolio, di rendere più trasparente il mercato dell'oro nero e di promuovere l'efficienza energetica. Vanno chiariti gli obiettivi del dialogo con la Russia e precisate le misure che si intendono prendere per mitigare l'impatto sociale. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Una strategia europea contro l'obesità - Etichette chiare, educazione alimentare e promozione del consumo di ortofrutta e dell'attività fisica. E' questa la ricetta proposta da una relazione all'esame dell'Aula per contrastare la crescente "epidemia" di sovrappeso e obesità in Europa. Occorre anche riformulare alcuni prodotti per renderli più sani e svilupparne dei nuovi, limitare le pubblicità di alimenti nei programmi per bambini, eliminare le merendine dai distributori automatici nelle scuole e promuovere ricerca e prevenzione (relazione Foglietta).

 

Giovedì 25 settembre

 

Agevolare la mobilità dei pazienti con l'assistenza sanitaria transfrontaliera - Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sul pacchetto sociale presentato lo scorso mese di luglio nel quadro dell'agenda sociale rinnovata. Dopo le prime discussioni avute la scorsa sessione, l'Aula si concentrerà essenzialmente sulle misure previste in materia di salute, come la direttiva sul diritto dei pazienti a farsi curare in uno Stato membro diverso da quello di residenza. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

A margine della Plenaria, nel corso della riunione congiunta della commissione per gli affari esteri e della commissione per lo sviluppo, saranno scelti i tre finalisti del Premio Sacharov per la libertà di pensiero 2008. I nominati sono il Dalai Lama, il Centro europeo dei diritti dei rom, Hu Jia, Alexandre Kozouline, Don Malu Malu, Mikhail Trepachkine e Morgan Tsvangirai. Il PSE ha ritirato la candidatura di Ingrid Betancourt

 

Giovedì mattina, inoltre, la commissione per l'ambiente procederà al voto sulla proposta di regolamento che definisce i livelli di prestazione in materia di emissioni delle autovetture nuove nell'ambito dell'approccio comunitario integrato finalizzato a ridurre le emissioni di CO2 dei veicoli leggeri (Relazione Sacconi).

 

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INDUSTRIA


"Pacchetto telecom": coordinamento UE sullo spettro radio

 

Il Parlamento si pronuncerà su una serie di proposte legislative volte a aumentare l'efficacia del quadro normativo in materia di comunicazioni elettroniche, riducendo le risorse necessarie all'applicazione della regolamentazione economica e agevolando l'accesso alle frequenze radio. Per i deputati occorre garantire lo stretto coordinamento UE nella gestione dello spettro radio e l'interoperabilità delle tecnologie. Respingono poi la proposta di istituire una nuova autorità indipendente.

 

Una prima proposta riguarda le modifiche alla direttiva quadro per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (2002/21), alla direttiva accesso (2002/19) e alla direttiva autorizzazioni (2002/20). Essa mira a adattare il quadro normativo per le comunicazioni elettroniche aumentandone l'efficacia, riducendo le risorse amministrative necessarie all'applicazione della regolamentazione economica da parte delle Autorità nazionali di regolazione (procedura per l'analisi dei mercati) e rendendo l'accesso alle frequenze radio più facile e più efficiente.

 

La relazione di Catherine TRAUTMANN (PSE, FR) sottolinea anzitutto che un quadro normativo equo ed equilibrato per le reti e i servizi di comunicazione elettronica «costituisce un pilastro essenziale dell'intero settore audiovisivo dell'Unione europea». I deputati precisano, in seguito, che lo scopo deve essere di ridurre progressivamente le regole settoriali ex ante man mano che aumenta il grado di concorrenza sul mercato per arrivare infine a un settore delle comunicazioni elettroniche «disciplinato esclusivamente dal diritto della concorrenza». Un emendamento, d'altro canto, include tra le finalità della direttiva quelle di facilitare l'accesso per gli utenti disabili e favorire l'utilizzo delle comunicazioni elettroniche da parte degli utenti svantaggiati.

 

La relazione sottolinea che una delle questioni chiave nei prossimi anni per conseguire gli obiettivi dell'agenda di Lisbona è quella di «offrire incentivi adeguati agli investimenti in nuove reti ad alta velocità, che sosterranno l'innovazione nel campo dei servizi Internet ricchi di contenuti e rafforzeranno la competitività internazionale dell'Unione europea». Tali reti, evidenziano i deputati, «presentano un enorme potenziale in termini di benefici per i consumatori e le imprese in tutta l'Unione europea». E' pertanto essenziale promuovere investimenti sostenibili per il loro sviluppo, «salvaguardando al contempo la concorrenza e ampliando la scelta per il consumatore grazie alla prevedibilità e alla coerenza regolamentari».

 

Un lungo emendamento chiede agli Stati membri di cooperare fra loro e con la Commissione «nella pianificazione strategica e nell'armonizzazione dell'uso delle frequenze radio nell'Unione europea». Gli Stati membri, pertanto, dovrebbero assicurare il coordinamento degli approcci in materia di politica dello spettro radio nell'Unione europea e, ove opportuno, l'instaurazione di condizioni armonizzate per quanto concerne la sua disponibilità e il suo uso efficiente, che sono necessari per la realizzazione e il funzionamento del mercato interno in settori della politica UE quali le comunicazioni elettroniche, i trasporti e la ricerca e lo sviluppo. Il coordinamento UE deve inoltre essere garantito in stretto contatto con gli organismi internazionali preposti alla gestione armonizzata delle risorse frequenziali.

 

A tal fine, i deputati chiedono la creazione di un comitato per la politica in materia di spettro radio (l'RSPC) - composto di rappresentanti di alto livello delle autorità nazionali responsabili per la politica dello spettro radio di ciascuno Stato membro - che fornisca consulenza alle istituzioni UE. Alla Commissione sarebbe inoltre attribuita la facoltà, tenuto debitamente conto del parere dell'RSPC, di presentare una proposta legislativa volta a istituire un programma d'azione per quanto concerne la pianificazione strategica e l'armonizzazione dell'uso dello spettro radio nell'UE o altre misure legislative allo scopo di ottimizzarne l'uso e di evitare le interferenze dannose (sullo spettro radio e il "dividendo digitale" si veda anche l'articolo riguardo alla relazione Toia).

 

I deputati concordano con la proposta della Commissione riguardo alla necessità di chiedere agli Stati membri di provvedere ad una gestione più efficiente della radiofrequenze per le comunicazioni elettroniche. Precisano, peraltro, che dovrà essere realizzata «tenendo debitamente conto del fatto che le radiofrequenze sono un bene pubblico dotato di un importante valore sociale, culturale ed economico». Gli Stati membri, pertanto, dovranno garantire che l'attribuzione e l'assegnazione delle radiofrequenze «siano fondate su criteri obiettivi, trasparenti, non discriminatori e proporzionati», ferma restando la facoltà di tenere conto di necessità di ordine pubblico. Dovranno anche promuovere l'armonizzazione dell'uso delle radiofrequenze nel territorio europeo in modo coerente con l'esigenza di garantirne un utilizzo efficace ed efficiente e - aggiungono i deputati - «di perseguire benefici per i consumatori, come le economie di scala e l’interoperabilità dei servizi».

 

A tale ultimo proposito, gli Stati membri dovranno assicurare che nelle bande di frequenze disponibili possano essere utilizzati tutti i tipi di tecnologie (la c.d. neutralità di servizio) utilizzati per i servizi di comunicazioni elettroniche. Tuttavia, potranno prevedere delle «limitazioni proporzionate e non discriminatorie» per evitare la possibilità di interferenze dannose, proteggere la salute pubblica dai campi elettromagnetici e assicurare la massima condivisione delle radiofrequenze. I deputati propongono inoltre di prevedere limitazioni al fine di «assicurare la qualità tecnica del servizio», «salvaguardare l'uso efficiente dello spettro» e «conseguire un obiettivo di interesse generale». Un tale obiettivo, è precisato, potrebbe consistere nel garantire la sicurezza della vita, la promozione della coesione sociale, regionale o territoriale e evitare un uso inefficiente delle radiofrequenze. Oppure, suggeriscono i deputati, per garantire «la promozione di obiettivi di politica culturale e dei media», quali la diversità culturale e linguistica e il pluralismo dei media. In ogni caso, una misura che vieta la fornitura di qualsiasi altro servizio di comunicazioni elettroniche in una banda specifica potrà essere prevista esclusivamente dalla necessità di proteggere i servizi di sicurezza della vita.

 

Nell'ambito della modifica della direttiva che armonizza le disposizioni nazionali sull'accesso alle reti di comunicazione elettronica e sulla loro interconnessione (2002/19), la Commissione propone di attribuire alle autorità nazionali di regolamentazione la possibilità di imporre, in caso di accertato fallimento dei rimedi oggi esistenti, alle imprese verticalmente integrate l'obbligo di operare una separazione funzionale della rete. Ossia «l'obbligo di collocare le attività relative alla fornitura all'ingrosso di prodotti di accesso in un'unità commerciale operante in modo indipendente». I deputati, al riguardo, suggeriscono che tale obbligo sia  imposto «a titolo di misura eccezionale». Chiedono poi che l'autorità nazionale di regolamentazione presenti una proposta alla Commissione, fornendo anche le prove che «siano assenti o scarse le prospettive di concorrenza tra infrastrutture entro un lasso di tempo ragionevole». Ma anche un'analisi delle ragioni per cui l'obbligo in questione sarebbe lo strumento più efficace per far fronte ai problemi di concorrenza e/o alle carenze del mercato (analisi d’impatto). Nel prendere una tale misura, precisano inoltre i deputati, si dovrà tenere conto debitamente «del parere dei soggetti partecipanti al mercato» e della necessità di garantire lo sviluppo di prassi regolamentari coerenti.

 

La seconda proposta riguarda l'istituzione di una nuova autorità indipendente, in sostituzione del gruppo di regolatori europei (GRE), che fornisca assistenza tecnica alla Commissione, funga da centro di competenze in materia di reti e servizi di comunicazione elettronica a livello della UE e assuma le funzioni fin qui rivestite dall'Agenzia europea per la sicurezza delle reti (ENISA).

 

La relazione di Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES) respinge la proposta di istituire una nuova autorità suggerendo, invece, di creare un Organo dei regolatori europei delle telecomunicazioni (BERT), con sede a Bruxelles. Il comitato dei regolatori del BERT sarebbe composto di un rappresentante per Stato membro designato dalle rispettive autorità nazionali (ANR). Quest'organo dovrebbe fungere da strumento per lo scambio di informazioni e l'adozione di decisioni coerenti da parte delle ANR. Dovrebbe inoltre fornire una base organizzativa al processo decisionale delle ANR, adottare posizioni comuni e osservazioni, nonché fornire consulenza alla Commissione e assistere le ANR in tutte le questioni che rientrano fra i compiti assegnati a queste ultime dalla direttiva quadro e dalle direttive particolari.

Più in particolare, nell'adempimento dei suoi compiti, è chiamato a emettere pareri su richiesta della Commissione, del Parlamento europeo o di propria iniziativa e coadiuva le due istituzioni fornendole un ulteriore sostegno tecnico in tutte le questioni relative alle comunicazioni elettroniche. Dovrebbe inoltre elaborare posizioni comuni, orientamenti e prassi eccellenti allo scopo di imporre soluzioni normative a livello nazionale e verificarne l'attuazione negli Stati membri. E fornire consulenza su aspetti normativi agli operatori di mercato (tra cui i consumatori e le loro associazioni) e alle ANR, ma anche praticare lo scambio, la diffusione e la raccolta di informazioni e realizzare studi, nonché garantire lo scambio di esperienze e promuovere l'innovazione. Avrebbe inoltre il mandato di fornire consulenza alle ANR su controversie transfrontaliere e, del caso, su questioni attinenti alla e-accessibilità. Infine, dovrebbe mettere a punto posizioni comuni su questioni paneuropee come i servizi globali di telecomunicazioni con lo scopo di migliorare la coerenza normativa e promuovere un mercato paneuropeo e norme paneuropee.

 

Con una serie di emendamenti soppressivi, i deputati respingono la proposta di assegnare all'organo europeo i compiti di assistere la Commissione sugli aspetti attinenti alla sicurezza delle reti e dell'informazione, di adottare decisioni individuali per quanto attiene alla concessione dei diritti d'uso dei numeri dello spazio di numerazione telefonica europeo (ETNS), di coadiuvare la Commissione nella selezione delle imprese cui assegnare i diritti d'uso delle radiofrequenze e dei numeri e di riscuotere e ridistribuire i contributi per i diritti d'uso delle radiofrequenze e dei numeri.

 

Per quanto riguarda il finanziamento del BERT, i deputati propongono che un terzo della dotazione annuale sia versato direttamente sotto forma di sovvenzione a partire dal bilancio generale dell'Unione europea, mentre il restante dovrebbe provenire da contributi diretti delle ANR.

 

Link utili

 

Proposta della Commissione recante modifica delle direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica
Proposta della Commissione che istituisce un'Autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche
Attuale normativa (testi giuridici disponibili in italiano)
Sito tematico della Commissione sulle proposte di riforma

 

Riferimenti

 

Catherine TRAUTMANN (PSE, FR)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica

Doc.: A6-0321/2008

&

Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'Autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche

Doc.: A6-0316/2008

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 2.9.2008

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"Pacchetto telecom": migliorare i diritti degli utenti e la tutela della privacy

 

Il Parlamento si pronuncerà sulla modifica dell'attuale normativa volta a migliorare la tutela dei consumatori e degli utenti nonché a rafforzare la tutela della privacy. I deputati chiedono più garanzie sull'informazione riguardo ai costi e alle tariffe dei servizi, il rafforzamento dei diritti dei disabili e l'attivazione della hotline per i bambini scomparsi. Sollecitano poi una maggiore tutela da spam e software spia e una politica di sicurezza dei dati personali da parte degli operatori.

 

Oltre alle proposte di modifica della normativa sul quadro regolamentare in materia di comunicazioni elettroniche, sull'accesso alle reti e sull'istituzione di un autorità europea (si veda l'articolo specifico), la Commissione propone di riformare la direttiva sul diritto degli utenti (2002/22) e quella relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche (2002/58). Con ciò intende migliorare la tutela dei consumatori e i diritti degli utenti nel settore delle comunicazioni elettroniche, nonché rafforzare la tutela della vita privata e la riservatezza dei dati a carattere personale nel settore delle comunicazioni elettroniche

 

La relazione di Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK) precisa anzitutto che la revisione della direttiva non riguarda gli obblighi di servizio universale, i quali saranno affrontati successivamente. Al riguardo, peraltro, rileva che l'esigenza fondamentale del servizio universale è di fornire agli utenti che lo richiedano un collegamento alla rete telefonica pubblica in postazione fissa e ad un prezzo ragionevole. Tuttavia, gli sviluppi tecnologici e di mercato sollevano la necessità di valutare se siano rispettate le condizioni tecniche, sociali ed economiche che giustificano l'inclusione delle comunicazioni mobili e l'accesso alla banda larga fra gli obblighi di servizio universale.

 

Contratti chiari e comprensibili e informazioni comparabili

 

Gli Stati membri dovranno garantire il diritto di stipulare contratti con una o più imprese. I deputati precisano che ciò non riguarda solamente i servizi telefonici accessibili al pubblico, bensì i servizi di comunicazione elettronica in generale (ossia qualsiasi servizio consistente nella trasmissione di segnali). Inoltre, non limitano tale diritto ai consumatori ma anche ad «altri utenti», ossia le imprese e, soprattutto, le PMI e le microimprese. Specificano poi che le informazioni da apporre sui contratti devono essere indicate «in modo chiaro, dettagliato e facilmente comprensibile».

 

I contratti dovranno anche indicare i costi eventualmente connessi alla portabilità dei numeri, a prescindere dall'operatore scelto. Il trasferimento del numero dovrebbe essere effettuato nel più breve tempo possibile e non oltre un giorno lavorativo. I deputati danno però facoltà alle autorità nazionali di regolamentazione di prolungare tale periodo e, viceversa, imporre qualsiasi misura si renda necessaria per assicurare che gli abbonati «non siano trasferiti contro la loro volontà». Le autorità, inoltre, devono avere la possibilità di imporre le «opportune sanzioni» ai fornitori, tra cui l'obbligo di risarcire i clienti, in caso di ritardo nel trasferimento o in caso di trasferimento abusivo.

 

Posto l'obbligo di indicare nel dettaglio i prezzi e le tariffe, i deputati chiedono che i contratti chiariscano le modalità di pagamento e le eventuali differenze di costo ad esse legate. Sollecitano poi le autorità di regolamentazione a promuovere la fornitura di informazioni «comparabili» che consentano agli utenti finali e ai consumatori di valutare il costo di modalità d'uso alternative, mediante guide interattive o tecniche analoghe. Gli abbonati avranno inoltre il diritto ad essere informati sulle tariffe relative a «ogni numero o servizio soggetto a particolari condizioni tariffarie».

 

Tra le informazioni che devono figurare nei contratti rientrano anche i servizi forniti. In proposito, i deputati chiedono che siano indicati il livello di affidabilità dei servizi di emergenza e la sua portata geografica, le eventuali restrizioni di accesso a contenuti legittimi e la possibilità di utilizzarli e distribuirli. I contratti dovranno inoltre fornire «ogni informazione ... sull'utilizzo delle reti e servizi di comunicazione elettronica per attività illegali e per la diffusione di contenuti illeciti, e sugli strumenti di tutela dai rischi per la sicurezza personale, la privacy e i dati personali». Dovranno poi essere indicati i livelli di qualità del servizio, i tipi di servizi di manutenzione e di assistenza alla clientela offerti e le modalità per contattarli, nonché le eventuali restrizioni all'utilizzo delle apparecchiature terminali (come il blocco della carta SIM sui telefoni). I contratti dovranno inoltre offrire all'abbonato la scelta se far includere o meno i suo dati personali in un elenco.

 

Diritti dei disabili

 

Molti degli emendamenti proposti dai deputati mirano a rafforzare ulteriormente i diritti dei disabili, attraverso misure specifiche o precisando norme generali. Ad esempio, chiedono di estendere l'ambito di applicazione della direttiva al fine di non limitare la garanzia di accesso dei disabili ai soli servizi di telefonia di base, ma anche a tutti gli altri servizi di telecomunicazione elettronica. Inoltre, intendono concedere la facoltà agli Stati membri di adottare misure specifiche «per favorire la disponibilità di adeguate apparecchiature terminali» agli utenti disabili, assicurando al contempo che le esigenze di determinate categorie di disabili siano comunque soddisfatte da almeno un'impresa. Al riguardo, precisano anche che nell'adottare tali misure, gli Stati membri dovrebbero favorire l'adozione di standard europei laddove esistano, nonché incoraggiare la produzione e la disponibilità di apparecchi che offrano i servizi e le funzionalità necessarie.

 

Un emendamento chiede poi agli Stati membri di provvedere affinché gli utenti disabili possano disporre di un accesso a servizi di soccorso «equivalenti a quelli di cui dispongono gli altri utenti finali». I deputati, inoltre, propongono che le autorità nazionali di regolamentazione adottino tutte le misure necessarie per assicurare che «siano forniti servizi di collegamento per la telefonia testuale e per la videotelefonia e prodotti utili per permettere alle persone anziane o alla persone disabili di comunicare, quanto meno in caso di chiamate di emergenza».

 

Attivazione della Hotline per i minori scomparsi e accesso ai servizi d'emergenza

 

Già dal 2002 esiste il numero di emergenza europeo 112. Per i deputati, questo servizio deve essere accessibile tramite qualunque tipo di comunicazione elettronica, compreso il VOIP. I deputati chiedono inoltre agli Stati membri di adottare le misure necessarie per garantire «la più ampia disponibilità possibile» dei servizi telefonici accessibili al pubblico, in caso di incidenti gravi di rete o nei casi di forza maggiore. Le imprese telefoniche dovranno quindi adottare tutte le misure per garantire l'accesso ininterrotto ai servizi di emergenza «da qualunque punto del territorio dell'UE».

 

Un lungo emendamento impone agli Stati membri di provvedere affinché i cittadini possano accedere a una hotline (numero "116000") dedicata alla segnalazione dei bambini scomparsi, come previsto da una decisione del 2007. Notano infatti che, da allora, solo pochi Stati membri hanno istituito questa hotline con il numero indicato. Inoltre, dovranno garantire che i cittadini siano adeguatamente informati in merito all'esistenza e all'uso della hotline, in particolare attraverso iniziative rivolte specificatamente alle persone che viaggiano da uno Stato membro all'altro.

 

Tutela della privacy e dei dati personali

 

Un emendamento precisa che le misure tecniche e organizzative che l'operatore è tenuto ad adottare per assicurare la sicurezza dei suoi servizi devono garantire che i dati personali siano accessibili soltanto al personale autorizzato a stretti fini legalmente autorizzati e che siano protetti. Sottolinea inoltre che occorre istituire una politica di sicurezza per il trattamento dei dati personali al fine di individuare le vulnerabilità del sistema e mettere in atto un monitoraggio regolare e misure di prevenzione, correzione e attenuazione. Per i deputati, inoltre, i consumatori devono essere informati dei loro diritti in merito all’utilizzo che viene fatto delle loro informazioni personali pubblicate negli elenchi abbonati, e in particolare della o delle finalità di tali elenchi, come pure del loro diritto gratuito a non figurare in un elenco pubblico di abbonati.
 

Gli Stati membri devono poi assicurare che l'archiviazione di informazioni oppure l'accesso a informazioni già archiviate nell'apparecchiatura terminale di un abbonato o di un utente, direttamente o indirettamente per il tramite di qualsiasi tipo di supporto di memorizzazione, «siano vietati», a meno che sia stato espresso preliminarmente il consenso.

 

Il principio del consenso preliminare viene ribadito dai deputati anche per quanto riguarda le comunicazioni commerciali nei confronti degli abbonati tramite i dispositivi automatici di chiamata, fax, posta elettronica (inclusi gli SMS) e MMS. Posto il divieto di inviare messaggi di posti elettronica a scopi commerciali che celano l'identità del mittente, i deputati propongono di vietare anche quelle comunicazioni che contengono link verso siti che hanno finalità dolose o fraudolente. Inoltre, i deputati chiedono ai fornitori di servizi di comunicazione elettronica di «investire pesantemente» nella lotta contro le comunicazioni commerciali indesiderate ("spam"), ritenendo che questi operatori debbano avere la possibilità di promuovere azioni giudiziarie contro i mittenti di comunicazioni commerciali indesiderate (spammer) per tali violazioni.

 

Un emendamento sottolinea poi la necessità di garantire indistintamente a tutti gli utenti un livello elevato di protezione della sfera privata contro tutti i software spia, scaricati inconsapevolmente dalle reti di comunicazione elettronica o installati in modo surrettizio nei software distribuiti su supporti esterni per la memorizzazione dei dati quali CD, CD-ROM o chiavi USB. I deputati chiedono quindi agli Stati membri di incoraggiare gli utenti finali «a prendere le misure necessarie per proteggere le loro apparecchiature terminali contro i virus e i software spia». Sollecitano inoltre la Commissione a proporre, due anni dopo l'entrata in vigore della direttiva, una legislazione specifica sul trattamento giuridico degli indirizzi di protocollo Internet in quanto dati di carattere personale nel quadro della protezione dei dati. Al riguardo, ricordano che attualmente gli indirizzi di protocollo Internet devono essere considerati dati personali soltanto se, di per sé o in congiunzione con altri dati, possono essere collegati direttamente a una persona,

 

Sanzioni

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Agli Stati membri è chiesto di determinare le sanzioni da infliggere in caso di violazione delle norme nazionali di attuazione della direttiva e di prendere tutti i provvedimenti necessari per la loro applicazione. Le sanzioni previste - che secondo i deputati potrebbero essere anche penali - dovranno essere effettive, proporzionate e dissuasive.

 

Link utili

 

Proposta della Commissione recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori
Attuale normativa (testi giuridici disponibili in italiano)
Sito tematico della Commissione sulle proposte di riforma

 

Riferimenti

Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori

Doc.: A6-0318/2008

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 2.9.2008

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Sfruttare al meglio il "dividendo digitale"

 

Nell'ambito del "pacchetto telecom", l'Aula approverà una relazione che chiede un approccio coordinato a livello UE sull'uso dello spettro radio liberato con il passaggio alla TV digitale, il "dividendo digitale", che consentirà anche l'offerta di nuovi servizi. Auspicando maggiori investimenti nelle nuove tecnologie, si sollecitano orientamenti europei per l'assegnazione delle frequenze, tenendo conto dell'interesse generale e degli utilizzatori senza licenza, ma tutelando gli attuali utenti.

 

Lo spettro radio «è una risorsa naturale scarsa e, nel contempo, un bene pubblico, e un suo uso efficiente è indispensabile per assicurarne l'accesso alle varie parti interessate che desiderano offrire servizi connessi». E' quanto sostiene la relazione di Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT) sottolineando che il passaggio dalla televisione terrestre analogica a quella digitale entro la fine del 2012 «libererà una quantità di spettro senza precedenti in Europa, grazie alla maggiore efficienza di trasmissione offerta dal digitale». Con la tecnologia digitale, infatti, è possibile trasmettere da 6 a 8 canali televisivi ricorrendo alla quantità di spettro necessaria a un solo canale analogico. Secondo uno studio commissionato dal Parlamento europeo, il passaggio al digitale libererà fino al 75% dello spettro ad alta definizione. Questa porzione di spettro è comunemente nota come "dividendo digitale".

 

La relazione rileva peraltro che la conversione immediata al digitale in alcuni Stati membri e le differenze constatate nei piani di conversione nazionali «richiedono una risposta a livello comunitario senza attendere l'entrata in vigore delle direttive di riforma» (il "pacchetto telecom"). Sottolinea poi l'importanza dell'accesso e dell'uso efficiente dello spettro, nonché la necessità di accedere a servizi a banda larga al fine di superare il "divario digitale". Evidenzia inoltre i potenziali vantaggi di un approccio coordinato all'uso dello spettro nell'Unione europea in termini di economia di scala e di sviluppo di servizi interoperabili senza fili, «evitando la frammentazione, che conduce all'impiego subottimale di questa scarsa risorsa». Ferma restando la necessità di una più stretta cooperazione e di una maggiore flessibilità ai fini di un efficiente sfruttamento dello spettro, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero «raggiungere un opportuno equilibrio tra flessibilità e grado di armonizzazione, al fine di trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale».

 

I deputati sollecitano poi gli Stati membri a liberare «quanto prima possibile» i propri dividendi digitali, così da permettere ai cittadini europei di beneficiare dello sviluppo di nuovi servizi innovativi e competitivi. Riconoscono, infatti, che l'aumentata efficienza dello spettro della televisione digitale terrestre dovrebbe consentire la riassegnazione di circa 100 MHz di dividendo digitale alla banda larga mobile e ad altri servizi (quali i servizi di pubblica sicurezza, l'identificazione delle radiofrequenze e le applicazioni di sicurezza stradale), «assicurando allo stesso tempo che i servizi di radiodiffusione continuino a prosperare». A patto però che lo spettro «sia gestito quanto più efficientemente ed efficacemente possibile», al fine di evitare interferenze con la trasmissione di programmi a diffusione digitale di alta qualità. Più in particolare, il dividendo digitale offre all’Europa l'opportunità di sviluppare la televisione mobile e l’accesso a Internet senza filo, «garantendo nuove opportunità ai cittadini, ai servizi, ai mezzi di comunicazione e alla diversità culturale in tutta l’Unione europea».

 

Nel rilevare che attualmente la maggior parte degli Stati membri è in ritardo rispetto agli altri paesi sviluppati per quanto attiene agli investimenti nelle infrastrutture di comunicazione di nuova generazione, i deputati ritengono che a livello nazionale ed europeo si dovrebbero compiere maggiori investimenti per incentivare l'adozione di prodotti e servizi innovativi. Anche perché, grazie alla accresciuta convergenza tecnologica, sarà presto possibile offrire i nuovi pacchetti multiplay, contenenti tecnologie e servizi innovativi, purché vi sia disponibilità di radiofrequenze utili e di nuove tecnologie interattive che garantiscano interoperabilità, connettività e copertura complete, quali le tecnologie del multimedia mobile e le tecnologie per l’accesso a banda larga senza filo.

 

Secondo i deputati, in caso d’asta per l'assegnazione delle frequenze, gli Stati membri dovrebbero adottare un approccio comune per quanto concerne condizioni e modalità d’asta e allocazione delle risorse generate. Invitando quindi la Commissione a presentare orientamenti sulla base di tali criteri, ribadiscono che il principale principio guida nell'assegnazione del dividendo digitale «dovrebbe consistere nel servire l'interesse generale garantendo il miglior valore sociale, culturale ed economico in termini di offerta maggiore e geograficamente più ampia di servizi e di contenuto digitale per i cittadini». Non deve, quindi, trattarsi solamente «di massimizzare le entrate pubbliche». Sottolineano pertanto che occorre trasparenza nell'assegnazione delle frequenze, tenendo conto di tutti i potenziali utilizzi del nuovo spettro e dei vantaggi che essi presentano per la società. Al contempo, comunque, occorre «tutelare i diritti degli attuali utenti di servizi di media audiovisivi».

 

La relazione, d'altro canto, invita gli Stati membri a riconoscere il valore sociale, culturale ed economico di consentire a utilizzatori senza licenza di accedere al dividendo, in particolare nel caso delle piccole e medie imprese e del settore non profit. Si aumenterebbe così l'efficienza dell'uso dello spettro mediante concentrazione di questi usi senza licenza nelle frequenze attualmente non utilizzate ("spazi bianchi"). Esorta quindi gli Stati membri a esaminare, nell'ambito dell'attribuzione degli spazi bianchi, la necessità di un accesso aperto e senza licenza allo spettro da parte di fornitori di servizi non commerciali e educativi e di comunità locali operanti sulla base di attribuzioni di servizio pubblico. Riconoscendo poi che frequenze particolari sono più adatte a particolari servizi, ritiene che l'attribuzione di piccole quantità di spettro senza licenza in altre frequenze più basse possa incoraggiare l'ulteriore innovazione nei nuovi servizi. E' anche necessario tenere presenti le conseguenze per le reti di dimensioni minori, in particolare le reti locali senza fili, per le quali attualmente non è richiesta alcuna licenza, nonché promuovere l'accesso universale alla banda larga, soprattutto nelle zone rurali.

 

I deputati, infine, sottolineano che le emittenti svolgono un ruolo fondamentale nella difesa dei principi del pluralismo e della democrazia. In tale contesto, credono fermamente che le opportunità offerte dal dividendo digitale consentano alle emittenti pubbliche e private di trasmettere un numero di gran lunga superiore di programmi rispondenti a obiettivi di interesse generale, indicati nella legislazione nazionale, come la promozione della diversità linguistica e culturale.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all’uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale
Comunicazione della Commissione - Priorità della politica dell'UE in materia di spettro radio per il passaggio al digitale nel contesto della prossima Conferenza regionale delle radiocomunicazioni dell'UIT del 2006 (RRC-06)
Risoluzione del Parlamento europeo: Verso una politica europea in materia di spettro radio
Risoluzione del Parlamento europeo su come accelerare la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in tecnica analogica a quella digitale

 

Riferimenti

 

Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione su "Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all'uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale"

Doc.: A6-0305/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.9.2008

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CULTURA


Difendere il pluralismo dei mezzi d'informazione

 

Una direttiva che assicuri pluralismo e accesso al mercato, una carta per la libertà dei media e statuti editoriali contro l'ingerenza di azionisti o governi. E' quanto chiede una relazione esortando l'applicazione coerente delle norme sulla concorrenza, anche per limitare le concentrazioni, ma escludendo regole troppo restrittive. A favore di un servizio pubblico di qualità e autonomo dalla politica, auspica criteri obiettivi per assegnare le frequenze e un chiaro status giuridico per i blog.

 

La relazione di Marianne MIKKO (PSE, EE) sollecita la Commissione e gli Stati membri a difendere il pluralismo dei mezzi d'informazione, a garantire che tutti i cittadini dell'UE abbiano accesso, in tutti gli Stati membri, a mezzi d'informazione liberi e diversificati e a raccomandare miglioramenti ove necessario. I deputati ritengono infatti che i mezzi d'informazione «rimangono uno strumento di influenza politica» e che vi è il forte rischio che essi «non siano in grado di svolgere la propria funzione di organo di controllo della democrazia». Inoltre, visto che «l'operato delle imprese private del settore è motivato soprattutto dal profitto economico», vi è un rischio in termini di perdita di diversità, qualità del contenuto e molteplicità delle opinioni. La salvaguardia del pluralismo dei media «non dovrebbe quindi essere affidata ai soli meccanismi di mercato».

 

I deputati invitano quindi la Commissione a promuovere un quadro giuridico stabile che «garantisca un elevato livello di protezione del pluralismo in tutti gli Stati membri». In proposito, ricordano le reiterate richieste di elaborare una direttiva mirante ad assicurare il pluralismo, incoraggiare e preservare la diversità culturale e garantire l'accesso di tutte le imprese mediatiche agli elementi tecnici atti a consentire loro di raggiungere il pubblico. Nel riconoscere anche il ruolo dell'autoregolamentazione, sottolineano la necessità di istituire sistemi per il controllo e l'attuazione del pluralismo dei media, basati su indicatori affidabili, come suggerito dalla Commissione. Ma chiedono di definirne anche altri per valutare la posizione dei media rispetto alla democrazia, allo Stato di diritto, ai diritti dell'uomo e delle minoranze e a codici di condotta professionali per i giornalisti.

 

Una carta per la libertà d'espressione e statuti editoriali contro le ingerenze

 

La relazione incoraggia poi l'elaborazione di una carta per la libertà dei mezzi d'informazione «al fine di garantire la libertà di espressione e il pluralismo» ed  esorta gli Stati membri a garantire un adeguato equilibrio tra le sensibilità politiche e sociali, «in particolare nel quadro dei programmi informativi e di attualità». Sottolinea inoltre la necessità che le autorità europee e nazionali assicurino l'indipendenza di giornalisti e editori «mediante adeguate garanzie giuridiche e sociali specifiche». Ribadisce poi l'importanza di elaborare e applicare in modo uniforme negli Stati membri statuti editoriali «che prevengano l'ingerenza dei proprietari, degli azionisti o di organi esterni, come i governi, nel contenuto dell'informazione». E, al riguardo, incoraggia la divulgazione di informazioni sulla proprietà di tutti i media «per contribuire a una maggiore trasparenza relativamente agli obiettivi e alle caratteristiche delle emittenti o degli editori».

 

Applicare le regole della concorrenza per limitare le concentrazioni proprietarie

 

Secondo i deputati, «l'esperienza dimostra che la concentrazione della proprietà senza limitazioni di sorta mette a repentaglio il pluralismo e la diversità culturale» e «un sistema basato esclusivamente sulla libera concorrenza di mercato non è in grado di garantire il pluralismo dei mezzi d'informazione». Inoltre, la concentrazione della proprietà nel sistema mediatico «crea un ambiente favorevole alla monopolizzazione del mercato pubblicitario, ostacola l'entrata di nuovi attori sul mercato e conduce anche all'uniformità dei contenuti dei mezzi d'informazione».

 

La relazione sostiene che il diritto comunitario in materia di concorrenza abbia contribuito a limitare la concentrazione dei mezzi d'informazione ma, sottolineando l'importanza di un controllo indipendente dei mezzi d'informazione a livello di Stato membro, insiste affinché la regolamentazione nazionale in materia «sia efficace, chiara, trasparente e di alto livello». Il diritto di concorrenza, pertanto, dovrebbe essere collegato alla legislazione sui mezzi d'informazione e applicato in modo coerente a livello europeo e nazionale, in modo da consentire a nuovi operatori di accedere al mercato, garantire la concorrenza e la qualità ed «evitare conflitti d'interesse tra la concentrazione della proprietà dei mezzi di comunicazione ed il potere politico». Conflitti, è precisato, «che sono pregiudizievoli per la libera concorrenza, la parità di condizioni e il pluralismo».

 

I deputati ritengono che le norme sulla concentrazione dei mezzi di comunicazione non dovrebbero disciplinare soltanto la proprietà e la produzione del contenuto mediatico, ma anche i canali e i mezzi (elettronici) per l'accesso e la diffusione di contenuti su Internet quali i motori di ricerca. D'altro canto, sostengono che l'introduzione di regole troppo restrittive sulla proprietà dei media rischia di ridurre la competitività delle imprese europee sul mercato mondiale e di accrescere l'influenza dei gruppi mediatici non europei. Inoltre rilevano che il concetto di pluralismo nei media «non può limitarsi al problema della concentrazione della proprietà delle imprese», ma abbraccia anche questioni riguardanti i servizi pubblici di radiodiffusione, il potere politico, la concorrenza economica, la diversità culturale, lo sviluppo di nuove tecnologie, la trasparenza e le condizioni di lavoro dei giornalisti nell'UE.

 

Un servizio pubblico di alta qualità e indipendente dal potere politico

 

Il modello audiovisivo europeo basato su un settore pubblico «forte, indipendente e pluralista» e su un settore commerciale «dinamico», ha dato prova «di grande efficacia ... e dovrebbe essere ulteriormente potenziato», salvaguardando l'equilibrio tra emittenti di diritto pubblico ed emittenti private. Secondo i deputati, infatti, la stabilità di tale modello «è indispensabile per la vitalità e la qualità della creazione, per il pluralismo dei servizi d’informazione e per il rispetto e la promozione della diversità culturale».

 

Sottolineando l'importante ruolo svolto dai media pubblici nel garantire il pluralismo - riconosciuto da una Convenzione Unesco e dal protocollo allegato al trattato di Amsterdam - la relazione ricorda che la responsabilità di definire la missione del servizio pubblico di radiodiffusione e di provvedere al suo finanziamento «spetta agli Stati membri». Ma rileva che i servizi pubblici di radiodiffusione devono disporre delle risorse e degli strumenti necessari per «assicurare loro una vera indipendenza dalle pressioni politiche e dalle forze del mercato», e per «promuovere l'interesse pubblico e i valori sociali».

 

La relazione sottolinea poi che, attualmente, i servizi pubblici di radiodiffusione si vedono spinti «in modo ingiustificato» a concorrere con i canali commerciali per lo share e per i proventi della pubblicità, a detrimento della qualità dei loro contenuti, «laddove l'obiettivo ultimo delle reti commerciali non è la qualità bensì il soddisfacimento della domanda maggioritaria del pubblico». Ciò, inoltre, «solleva spesso interrogativi circa l'uso appropriato dei fondi pubblici». Sollecita gli Stati membri ad appoggiare servizi pubblici di alta qualità, che possano rappresentare «una reale alternativa alla programmazione delle reti commerciali» e che occupino «un posto di più alto profilo nel panorama europeo come pilastri della salvaguardia del pluralismo dei media, del dialogo democratico e dell'accesso di tutti i cittadini a contenuti di qualità».

 

Affinché i media audiovisivi pubblici possano assolvere alla propria funzione nell'era della tecnologia digitale - ossia raggiungere tutti i gruppi che compongono la società, indipendentemente dalle modalità di accesso utilizzate - la relazione sottolinea la necessità che essi sviluppino nuovi servizi e media informativi, al di là dei programmi tradizionali, e che siano in grado di interagire con tutte le reti e piattaforme digitali.
 

Un quadro obiettivo per la concessione delle licenze di trasmissione

 

La relazione chiede alla Commissione e agli Stati membri di consolidare un quadro obiettivo per la concessione delle licenze di trasmissione nei settori della televisione via cavo e via satellite e dei mercati della diffusione analogica e digitale. E ciò, precisa, va realizzato «secondo criteri di trasparenza e di equità, allo scopo di stabilire un sistema di concorrenza pluralistica e di evitare abusi da parte di imprese in posizione di monopolio o in posizione dominante». Ribadisce inoltre che le norme sull'utilizzo dello spettro «devono tener conto di obiettivi di interesse pubblico come il pluralismo dei mezzi d'informazione e non possono quindi essere soggette a un regime basato esclusivamente sul mercato». Pertanto, gli Stati membri dovrebbero mantenere la responsabilità della decisione in merito all'attribuzione delle frequenze.

 

Chiarire lo status giuridico dei weblog

 

La relazione rileva che i weblog «costituiscono un importante nuovo contributo al pluralismo dei media» e che sono un mezzo di espressione sempre più comune, sia per gli operatori del settore dei mezzi d'informazione che per i privati cittadini. Tuttavia, la loro proliferazione «implica la necessità di stabilire garanzie giuridiche che permettano l'attribuzione delle responsabilità in caso di azioni legali e prevedano il diritto di replica». Propone di chiarire lo status giuridico dei weblog e dei siti basati su contenuti generati dagli utenti, assimilandoli, a fini giuridici, ad ogni altra forma di espressione pubblica.

 

I deputati, infine, sottolineano che i mezzi di comunicazione commerciali utilizzano sempre più contenuti prodotti da utenti privati, in particolare contenuti audiovisivi, dietro pagamento di un corrispettivo simbolico o senza versare alcun corrispettivo. Ciò, a loro parere, solleva problemi di natura etica e di tutela della vita privata, ed espone i giornalisti e gli altri operatori del settore «a una pressione competitiva indebita». Chiedono pertanto una maggiore trasparenza in relazione ai dati e alle informazioni personali detenute sugli utenti dai motori di ricerca Internet, dai fornitori di posta elettronica e dai siti di social networking.

 

 

Link utili

 

Documento di lavoro della Commissione sul pluralismo dei mezzi d'informazione nell'UE (in inglese)
Direttiva 89/552/CEE relativa alla fornitura di servizi di media audiovisivi (direttiva sui servizi di media audiovisivi) - testo consolidato
Trattato di Amsterdam - Protocollo sul sistema di radiodiffusione pubblica negli Stati membri
Sito della Commissione europea sulla politica audiovisiva

 

Riferimenti

 

Marianne MIKKO (PSE, EE)

Relazione sulla concentrazione e il pluralismo dei mezzi d'informazione nell'Unione europea

Doc.: A6-0303/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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TRASPORTI


Terzo pacchetto marittimo: braccio di ferro col Consiglio

 

Il Parlamento si pronuncerà su sei relazioni legislative che compongono il terzo pacchetto marittimo. I deputati deplorano che, più di anno dopo il voto in prima lettura del Parlamento, il Consiglio blocchi tuttora due delle proposte volte a proteggere l'Europa dagli incidenti marittimi e dall'inquinamento e rifiuti la maggior parte delle raccomandazioni del Parlamento sulle altre. Se ciò dovesse essere confermato dell'Aula, si profila la convocazione del comitato di conciliazione.

 

Le due proposte "arenate" al Consiglio riguardano il rispetto degli obblighi dello Stato di bandiera e la responsabilità civile e, pertanto, i deputati hanno deciso di introdurre degli emendamenti chiave nelle raccomandazioni relative alle altre proposte legislative. Ripropongono, peraltro, tutti i principali emendamenti approvati in prima lettura (nell'aprile 2007) riguardo agli altri elementi del pacchetto marittimo.

 

La sicurezza marittima prima di tutto

 

I deputati riaffermano che la sicurezza marittima resta la priorità per il Parlamento europeo e non intendono accettare che il Consiglio indebolisca gli aspetti più importanti relativi ai controlli dello Stato di bandiera, al sistema comunitario di sorveglianza del traffico marittimo, alle inchieste in caso di incidenti, alle responsabilità dei trasportatori di passeggeri, alle ispezioni sui battelli e agli organismi incaricati delle indagini.

 

Sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione

 

Con la relazione di Dirk STERCKX (ALDE/ADLE, BE), i deputati ripropongono gli emendamenti relativi alla designazione di un'autorità competente indipendente che sia in grado di adottare decisioni riguardo all'accoglienza di una nave in un luogo di rifugio. Gli obiettivi, è precisato, sono di proteggere le vite umane, il litorale e l'ambiente marino, nonché garantire la sicurezza della navigazione e il contenimento dei danni economici. A tal fine, l'autorità avrebbe la facoltà di limitare i movimenti della nave in pericolo o dirigerla su un rotta determinata, ordinare al comandante di fare cessare i rischi, inviare a bordo esperti per valutare i danni e i rischi, fare entrare in azione i servizi di assistenza o ordinare il rimorchio della nave.

 

Un emendamento precisa inoltre che l'assenza di sicurezza finanziaria o assicurazioni «non esime alcuno Stato membro dall'obbligo di prestare assistenza a una nave in pericolo e di accoglierla in un luogo di rifugio». D'altro canto, i porti che accolgono una nave in pericolo «devono poter contare su un sollecito risarcimento delle spese sostenute e degli eventuali danni connessi all'operazione». Gli Stati membri dovrebbero quindi ratificare, «nei tempi più brevi», le convenzioni internazionali sulla responsabilità civile.

 

Inchieste sugli incidenti marittimi

 

La relazione di Jaromír KOHLÍČEK (GUE/NGL, CZ) ripropone un emendamento presentato in prima lettura che impone agli Stati membri di assicurare che le inchieste di sicurezza siano condotte da un organo o un ente inquirente imparziale che deve essere dotato in modo permanente delle competenze necessarie. I deputati precisano inoltre che tale organo deve essere «funzionalmente indipendente» dalle autorità nazionali competenti per navigabilità, certificazione, ispezione, formazione dell'equipaggio, navigazione sicura, manutenzione, controllo del traffico marittimo, controllo del porto, nonché dagli organismi che conducono le indagini per determinare le responsabilità o per applicare la legge.

 

Altri emendamenti impongono l'avvio delle inchieste non solo per gli incidenti «molto gravi», come auspicato dal Consiglio, ma anche per quelli «gravi». Tali indagini, peraltro, dovrebbero essere aperte non oltre i due mesi successivi all'incidente. I deputati chiedono poi agli Stati membri di applicare le pertinenti disposizioni delle linee guida IMO in materia di «corretto trattamento dei marittimi» in caso di incidente. Le indagini, infine, devono essere condotte seguendo una metodologia comune.

 

Organismi incaricati di svolgere le ispezioni e le visite di controllo sulle navi

 

Gli organismi di certificazione sono enti privati ai quali gli Stati di bandiera delegano taluni compiti di ispezione delle navi. I punti di divergenza con il Consiglio riguardano, nella relazione di Luis de GRANDES PASCUAL (PPE/DE, ES), il nome del nuovo organismo o del sistema di responsabile della valutazione e della certificazione di queste società, nonché la responsabilità degli organismi accreditati allorquando effettuano dei compiti in nome di uno Stato membro. I deputati, inoltre, reintroducono, gli elementi chiave della proposta non trattata dal Consiglio sugli obblighi di controllo dello Stato di bandiera.

 

Controllo da parte dello Stato di approdo

 

La relazione di Dominique VLASTO (PPE/DE, FR) introduce emendamenti alla posizione del Consiglio riguardo alla frequenza e al campo d'applicazione delle ispezioni delle navi, nonché sulla durata del divieto di accesso delle navi. Più in particolare, i deputati chiedono agli Stati membri di ispezionare «tutte» le navi approdate nei loro porti e ancoraggi e di effettuare annualmente un totale di ispezioni pari quanto meno al suo impegno di ispezione annuale. I deputati confermano inoltre la misura volta a imporre un divieto di accesso permanente a tutti i porti e ancoraggi della Comunità per le navi che sono state oggetto di più di due fermi in ragione del rischio manifesto per la sicurezza in mare e per l'ambiente che esse rappresentano a causa delle loro condizioni precarie o dei loro precedenti.

 

Visto che il Consiglio non è giunto a un accordo in merito agli obblighi degli Stati di bandiera, i deputati ritengono fondamentale rafforzare i controlli negli Stati in cui le navi operano uno scalo.

 

Responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri

 

La relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT) introduce una serie di emendamenti volti ad ampliare la portata del regolamento applicando la Convenzione di Atene a tutti i trasporti per mare, mentre il Consiglio auspica limitarla alle sole grandi navi di classe A, e includendo anche le vie di navigazione interna. I deputati estendono poi la possibilità di versare un anticipo di 21.000 euro ai casi di invalidità completa e permanente e alle lesioni di più del 75% del corpo del passeggero. Il Consiglio contempla questa possibilità solamente in caso di morte del passeggero.

 

Altri emendamenti sono volti a reintrodurre un approccio armonizzato per le somme massime da pagare ai passeggeri in caso di incidente. Respingono poi ogni riferimento a deroghe applicabili ai massimali globali della Convenzione sulla limitazione della responsabilità, poiché ciò potrebbe impedire ai passeggeri di recuperare una parte sostanziale delle richieste di risarcimento.

 

 

Link utili

 

Sito della Commissione sul trasporto marittimo
Posizione comune adottata dal Consiglio - Istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d'informazione
Posizione comune adottata dal Consiglio - Incidenti nel settore del trasporto
Posizione comune adottata dal Consiglio - responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare in caso di incidente
Posizione comune adottata dal Consiglio - Controllo da parte dello Stato di approdo (Rifusione)
Posizione comune adottata dal Consiglio - Disposizioni e norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)
Posizione comune adottata dal Consiglio - Disposizioni ed alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)

 

Riferimenti

 

Dirk STERCKX (ALDE/ADLE, BE)

Relazione relativa alla posizione comune adottata dal Consiglio in vista dell’adozione di una direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/59/CE relativa all’istituzione di un sistema comunitario di monitoraggio del traffico navale e d’informazione

Doc.: A6-0334/2008

&

Jaromír KOHLÍČEK (GUE/NGL, CZ)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che stabilisce i principi fondamentali in materia di inchieste sugli incidenti nel settore del trasporto marittimo e che modifica le direttive 1999/35/CE e 2002/59/CE

Doc.: A6-0332/2008

&

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla responsabilità dei vettori che trasportano passeggeri via mare in caso di incidente

Doc.: A6-0333/2008

&

Dominique VLASTO (PPE/DE, FR)

Relazione sulla posizione comune del Consiglio concernente l’adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa al controllo da parte dello Stato di approdo (Rifusione)

Doc.: A6-0335/2008

&

Luis de GRANDES PASCUAL (PPE/DE, ES)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione di un regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi (Rifusione)

Doc.: A6-0330/2008

&

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle disposizioni ed alle norme comuni per gli organismi che effettuano le ispezioni e le visite di controllo delle navi e per le pertinenti attività delle amministrazioni marittime (Rifusione)

Doc.: A6-0331/2008

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 23.9.2008

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ENERGIA

 
Energia: come rispondere all'aumento dei prezzi?

 

Un'interrogazione a Commissione e Consiglio aprirà un dibattito in Aula sull'aumento dei prezzi dell'energia e sulle sue ripercussioni. E' chiesto di porre fine al collegamento diretto tra elettricità e prezzo del petrolio, di rendere più trasparente il mercato dell'oro nero e di promuovere l'efficienza energetica. Vanno chiariti gli obiettivi del dialogo con la Russia e precisate le misure che si intendono prendere per mitigare l'impatto sociale. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

In nome del gruppo PSE, Hannes SWOBODA (PSE, AT) ricorda che negli ultimi mesi i prezzi del petrolio «hanno subito un notevole aumento raggiungendo il livello massimo dagli anni '70 suscitando le proteste in tutta l'UE dei camionisti, degli agricoltori, dei pescatori e di altri». Inoltre, osserva che, nonostante la recente diminuzione, «i prezzi rimarranno elevati nel medio e nel lungo termine». Pone quindi le seguenti domande alla Commissione e al Consiglio:

  • Aspetti di riforma strutturale: quali misure sono previste per porre fino all'ingiustificato collegamento diretto tra l'elettricità e i prezzi del petrolio? Qual è il livello di competizione nel settore? Quali sono le conclusioni/opzioni preliminari della consultazione sulla revisione della vigente legislazione sulle riserve petrolifere di emergenza?

  • Speculazioni e aspetti della politica dei prezzi: come è possibile rendere più trasparenti i mercati del petrolio? Come influiscono sui mercati finanziari le speculazioni sul prezzo del petrolio? Le compagnie petrolifere hanno ridotto i prezzi del carburante dopo la recente riduzione del prezzo del petrolio? Esiste una simmetria tra prezzo del carburante e prezzo del petrolio?

  • Aspetti di efficienza energetica: promozione dell'energia rinnovabile e diversificazione delle fonti energetiche: cosa sarà fatto per affrontare con efficienza e maggior vigore il problema dell'energia, ad inclusione di un incentivo per una migliore attuazione della legislazione vigente all'interno degli Stati membri? Quali misure sono previste per maggiori investimenti volti a finanziare tecnologie e ricerche nel settore dell'energia alternativa?

  • Aspetti della sicurezza energetica e della politica estera: quali sono gli obiettivi per quanto riguarda il dialogo con produttori chiave quali Russia, Norvegia e i paesi OPEC e quali passi sono fatti per garantire un accesso adeguato a forniture energetiche sicure e sostenibili? Quale aiuto verrà dato ai paesi in via di sviluppo importatori di petrolio per sviluppare alternative ai carburanti fossili?

  • Aspetti macro-economici e sociali: l'influenza dell'aumento dei prezzi energetici sull'inflazione ha contribuito alla decisione della Banca centrale europea di aumentare i tassi d'interesse. Quali misure verranno prese per a) proteggere i gruppi vulnerabili e b) mitigare l'impatto sociale e macro-economico negativo di prezzi energetici più elevati? Sono state attuate le prassi migliori per quanto riguarda misure "di breve termine e mirate", e quali ne sono i risultati?

 

Link utili

Resoconto del dibattito in Aula del 18/6/2008

Risoluzione del Parlamento europeo del 19 giugno 2008 sulla crisi del settore della pesca in seguito all'aumento del prezzo del gasolio

Risoluzione del Parlamento europeo sulle recenti ripercussioni economiche dell'aumento del prezzo del petrolio (15/2/2007)

Sito della Commissione europea sul petrolio

 

Riferimenti

 

Interrogazioni orali - Controllo sui prezzi dell'energia

Docc.: O-0082/2008 (Consiglio) e 0-0083/2008 (Commissione)

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 24.9.2008

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AFFARI ECONOMICI E MONETARI


Crisi finanziaria mondiale ed effetti sull'economia UE

 

Le dichiarazioni di Consiglio (probabilmente Juncker) e Commissione apriranno un dibattito in Aula riguardo alla situazione del sistema finanziario mondiale e ai suoi effetti sull'economia UE. La crisi dei subprime continua a colpire, specie negli USA dove le autorità hanno nazionalizzato Freddie Mac e Fannie Mae e salvato dalla bancarotta il colosso assicurativo AIG. Fallita Lehman Bros, si teme ora per Morgan Stanley e Goldman Sachs e, nel Regno Unito, per HBOS. E le borse mondiali tremano.

 

Il caso vuole che il dibattito in Aula avrà luogo dopo che il Parlamento avrà adottato due relazioni che chiedono alla Commissione di presentare delle proposte legislative in merito alla supervisione dei mercati finanziari (relazione Rasmussen) e alla trasparenza degli hedge funds e dei private equity (relazione Lehne). Tra le raccomandazioni incluse nella prima relazione, è chiesto alla Commissione di garantire che, per tutte le istituzioni finanziarie, l'adeguatezza dei requisiti di capitale continui ad essere basata sul rischio e non sull'entità interessata. Detti requisiti di capitale, è tuttavia precisato, non dovranno essere addizionali rispetto alle norme già in vigore e in nessun caso dovranno essere considerati una garanzia in caso di fallimento del fondo.

 

La Commissione dovrebbe anche istituire un meccanismo di supervisione europeo sull’operato e la compliance delle agenzie di rating, «anche al fine di stimolare la concorrenza e permettere l’accesso al mercato nel settore del rating creditizio». Le agenzie di rating, inoltre, dovranno essere tenute a fornire maggiori informazioni e a risolvere in tutto o in parte il problema dell'asimmetria informativa e dell'incertezza nonché dichiarare i conflitti di interesse sottesi alla loro sfera operativa, senza inficiare il sistema finanziario transaction-oriented. Più precisamente, le agenzie di rating dovrebbero essere tenute a separare la loro attività di rating da tutti gli altri servizi (come la consulenza sulla strutturazione delle transazioni) da esse forniti per ogni obbligazione o soggetto valutato.

 

In occasione dell'ultima riunione informale del Consiglio Ecofin, il 12 e il 13 settembre scorsi, i ministri hanno deciso di attuare immediatamente le misure destinate a ristabilire la fiducia mediante la trasparenza e la responsabilizzazione degli attori del settore. Assieme ai governatori, i ministri hanno verificato che le raccomandazioni di trasparenza fatte alle banche per quanto riguarda la pubblicazione dei loro risultati semestrali fossero rispettate.

 

Hanno inoltre discusso su come migliorare il coordinamento del controllo e della supervisone degli attori finanziari in Europa e si sono pronunciati in favore di un’applicazione convergente delle regole europee da parte dei supervisori. I dati che le banche trasmettono alle autorità di supervisione verranno quindi unificati entro il 2012. La Presidenza ha inoltre proposto delle soluzioni atte a consolidare il coordinamento delle diverse autorità nazionali di supervisione dei gruppi finanziari presenti in diversi paesi europei.

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Situazione del sistema finanziario mondiale e suoi effetti sull'economia europea.

Dibattito: 24.9.2008

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Migliorare la supervisione dei mercati finanziari

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede alla Commissione di presentare delle proposte legislative volte a migliorare la supervisione dei mercati finanziari compresi i fondi hedge e di private equity. Raccomanda quindi norme in materia di stabilità finanziaria, di trasparenza, di indebitamento eccessivo e di conflitti di interesse. A quest'ultimo proposito, insiste sulla necessità che le agenzie di rating separino la loro attività di rating da tutti gli altri servizi.

 

La relazione d'iniziativa legislativa stilata da Poul RASMUSSEN (PSE, DK) chiede alla Commissione di presentare una o più proposte legislative che coprano tutti i maggiori soggetti ed operatori del mercato finanziario, compresi i fondi hedge e di private equity, al fine di migliorare la supervisione dei mercati finanziari. Queste proposte, è precisato, dovrebbero attenersi alle raccomandazioni particolareggiate illustrate nella relazione stessa.

 

Stabilità finanziaria e accesso al capitale per le PMI (raccomandazione 1)

 

Sui requisiti di capitale, la Commissione dovrebbe garantire che, per tutte le istituzioni finanziarie, l'adeguatezza dei requisiti di capitale continui ad essere basata sul rischio e non sull'entità interessata. Detti requisiti di capitale non dovranno tuttavia essere addizionali rispetto alle norme già in vigore e in nessun caso dovranno essere considerati una garanzia in caso di fallimento del fondo. Inoltre, le emittenti dovrebbero detenere quote di crediti cartolarizzati nel proprio stato patrimoniale.

 

La Commissione dovrebbe anche adottare «misure legislative principle-based sulla migliore valutazione degli strumenti finanziari illiquidi» per tutelare al meglio gli investitori e la stabilità dei mercati finanziari. Andrebbero poi rafforzati gli obblighi di trasparenza applicabili a ogni istituto che fornisca servizi di prime brokerage. E' inoltre raccomandato alla Commissione di proporre atti legislativi che forniscano un quadro armonizzato a livello europeo per i capitali di rischio e il private equity, soprattutto per assicurare l'accesso transfrontaliero a questi capitali per le PMI.

 

La Commissione, infine, dovrebbe istituire un meccanismo di supervisione europeo sull’operato e la compliance delle agenzie di rating, «anche al fine di stimolare la concorrenza e permettere l’accesso al mercato nel settore del rating creditizio».

 

Misure di trasparenza (raccomandazione 2)

 

La Commissione dovrebbe sottoporre una proposta legislativa volta all'istituzione di un regime europeo di collocamento privato per la distribuzione transfrontaliera di prodotti d'investimento, inclusi i veicoli di investimento alternativi, rivolti a idonee categorie di investitori qualificati. Tale proposta dovrebbe all’occorrenza definire una serie di elementi di informativa esterna nei confronti degli investitori e delle competenti autorità. Tra questi figurano la strategia generale di investimento e la politica in materia di commissioni e spese, il ricorso alla leva finanziaria/indebitamento, il sistema di risk management e i metodi di valutazione del portafoglio, nonché la fonte e l'ammontare dei fondi raccolti.

 

La Commissione dovrebbe poi assicurare che la direttiva 2001/23/CE conservi i diritti dei dipendenti, incluso il diritto di essere informati e consultati, ogni volta che il controllo di un’impresa o di un’attività venga trasferito ad opera di qualunque investitore, anche se si tratta di fondi di private equity e di fondi hedge. Inoltre, osservando come sempre più fondi pensionistici e società assicurative detengono posizioni in fondi hedge e di private equity, i deputati chiedono che, nell'ambito della revisione della direttiva 2003/41/CE, la Commissione garantisca ai lavoratori dipendenti di essere informati direttamente sulla tipologia e i rischi di investimento dei loro fondi pensione. Ogni situazione di insolvenza potrebbe infatti avere ripercussioni negative sui diritti degli affiliati ai piani pensionistici.
 

Misure relative all'indebitamento eccessivo (raccomandazione 3)

 

Per quanto riguarda i private equity, in sede di revisione della direttiva 77/91/CEE sul capitale, la Commissione dovrebbe assicurare che eventuali modifiche siano informate ai seguenti principi fondamentali: capitale detenuto adeguato al rischio, ragionevole aspettativa che il livello di ricorso alla leva finanziaria sia sostenibile sia per il fondo/società di private equity sia per la società target e che non vi siano ingiuste discriminazioni nei confronti di determinati investitori privati o fra i vari fondi o veicoli d'investimento che adottano simili strategie. All’occorrenza, dovrebbe inoltre, proporre misure supplementari armonizzate a livello UE per evitare livelli irragionevoli di asset-stripping nelle società target.

 

Misure relative ai conflitti di interesse (raccomandazione 4)

 

La Commissione dovrebbe introdurre delle norme che assicurino una reale separazione tra i servizi che le società di investimento forniscono ai propri clienti. Tutte le istituzioni finanziarie che forniscono una gamma diversificata di servizi finanziari, pertanto, dovrebbero applicare politiche e procedure a livello di azienda o di gruppo, inclusa una corretta informativa esterna, che consentano di identificare, valutare e sviluppare idonei strumenti per risolvere i conflitti reali o potenziali.

 

Più in particolare, le agenzie di rating dovranno essere tenute a fornire maggiori informazioni e a risolvere in tutto o in parte il problema dell'asimmetria informativa e dell'incertezza nonché dichiarare i conflitti di interesse sottesi alla loro sfera operativa, senza inficiare il sistema finanziario transaction-oriented. Più precisamente, le agenzie di rating dovrebbero essere tenute a separare la loro attività di rating da tutti gli altri servizi (come la consulenza sulla strutturazione delle transazioni) da esse forniti per ogni obbligazione o soggetto valutato.

 

D'altro canto, la Commissione dovrebbe condurre un’analisi generale degli effetti della concentrazione di mercato e della presenza di posizioni dominanti nell’industria dei servizi finanziari, inclusi i fondi hedge e di private equity. L’analisi dovrebbe stabilire se le regole comunitarie di concorrenza siano rispettate da tutti i soggetti operanti sul mercato, se vi siano concentrazioni illegittime o se occorra rimuovere gli ostacoli per i nuovi entranti. Ma anche se è necessario abrogare la legislazione che privilegia le imprese incumbent ed eliminare le attuali strutture di mercato caratterizzate da limitata concorrenza.

 

Analisi dell'attuale legislazione sui servizi finanziari (racomandazione 5)

 

La Commissione dovrebbe procedere all'analisi di tutta la vigente legislazione comunitaria in materia di mercati finanziari per identificare eventuali lacune in relazione ai fondi hedge e ai fondi di private equity e, procedendo dai risultati di tale analisi, sottoporre al Parlamento una o più proposte legislative modificative delle direttive esistenti che migliorino laddove necessario la disciplina dei fondi hedge, dei fondi di private equity e di altri pertinenti entità.

 

Infine, pur non inserendo tale richiesta nelle raccomandazioni, la relazione sostiene che la Commissione dovrebbe esaminare la possibilità di regolamentare a livello globale gli operatori di mercato offshore.

 

Il dibattito in Aula su questo argomento includerà anche l'esame della relazione Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE) che contempla delle raccomandazioni alla Commissione sulla trasparenza degli investitori istituzionali (hedge funds e private equity).

 

Link utili
 

Studio del Parlamento europeo: Hedge Funds - Transparency and Conflict of Interest (in inglese)
Sito dell'Hedge Fund Standards Board (in inglese)

 

Riferimenti
 

Poul RASMUSSEN (PSE, DK)

Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sui fondi hedge e i fondi di private equity

Doc.: A6-0338/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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Nuove norme per hedge funds e private equity più trasparenti

 

Una relazione all'esame dell'Aula sollecita proposte legislative che assicurino uno standard comune di trasparenza agli hedge funds ed ai private equity. Propone quindi di stabilire norme per comunicare i rischi, identificare gli azionisti e garantire la trasparenza della remunerazione dei manager, nonché un codice per riequilibrare la struttura di governance societaria. Chiede anche norme per impedire ai private equity di "saccheggiare" le società e un codice di condotta per i fondi sovrani.

 

La relazione d'iniziativa legislativa redatta da Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE) sottolinea anzitutto che la trasparenza «costituisce una condizione essenziale per la fiducia e la comprensione da parte degli investitori di complessi prodotti finanziari e contribuisce quindi al funzionamento ottimale e alla stabilità dei mercati finanziari». Chiede quindi alla Commissione di presentare, proposte legislative che garantiscano uno standard comune di trasparenza ai fondi speculativi (hedge funds) ed ai private equity, lasciando un certo margine di flessibilità agli Stati membri, sulla base di una serie dettagliata di raccomandazioni.

 

Parallelamente, precisa che, tenendo conto della mancanza di un'informativa al pubblico uniforme sui fondi sovrani, accoglie con favore l'iniziativa del Fondo monetario internazionale per elaborare un codice di condotta internazionale in materia di fondi sovrani, ritenendo che questo «rappresenterebbe un passo avanti nella demistificazione delle attività relative ai fondi sovrani». E invita la Commissione a prendere parte a tale processo.

 

Fondi speculativi e private equity

 

La relazione chiede alla Commissione di presentare le opportune proposte legislative che adattino o stabiliscano regole per consentire «una chiara conoscenza e una comunicazione tempestiva delle informazioni pertinenti e materiali», in modo da agevolare un processo decisionale di alta qualità e una comunicazione trasparente tra investitori e gestione societaria, nonché tra investitori e altre controparti. La Commissione dovrebbe inoltre studiare i modi per promuovere la visibilità e la comprensione del rischio, distinto dall'affidabilità creditizia, vigilando affinché le misure sulla trasparenza non siano compromesse da un eccesso di clausole di esclusione della responsabilità nei contratti.

 

La nuova legislazione, secondo i deputati, dovrebbe imporre agli azionisti di notificare agli emittenti la quota dei loro diritti di voto risultanti da un'acquisizione o da una cessione di azioni, qualora tale quota raggiunga, superi o sia inferiore alle soglie specifiche, che partono dal 3% (invece che dal 5%, come indicato nella direttiva 2004/109/CE). Dovrebbe inoltre obbligare i fondi speculativi e i private equity «a notificare e illustrare, nei confronti delle società di cui acquisiscono o possiedono azioni, degli investitori al dettaglio e istituzionali, degli intermediari principali e dei supervisori, la loro politica in materia di investimenti e i rischi associati».

 

Più in particolare, la Commissione dovrebbe:

 

           analizzare la possibilità di termini contrattuali che prevedano una chiara comunicazione e gestione dei rischi, nonché misure da adottare in caso di superamento delle soglie, una descrizione chiara dei periodi di lock-up e condizioni esplicite in materia di cancellazione e conclusione del contratto;

 

           esaminare la questione del riciclaggio di denaro sporco;

 

           studiare le possibilità di armonizzare le norme e raccomandazioni volte alla registrazione e identificazione degli azionisti oltre una certa quota, nonché alla comunicazione delle loro strategie e intenzioni;

 

           studiare la necessità e i modi per obbligare gli intermediari a consentire agli azionisti originari di partecipare attivamente alle votazioni alle assemblee generali degli azionisti;

 

           stabilire un codice di pratiche migliori circa i modi per riequilibrare l'attuale struttura di governance societaria, «al fine di rafforzare l'orientamento a lungo termine e scoraggiare incentivi finanziari o di altro genere all'assunzione di rischi eccessivi a breve termine e a un comportamento irresponsabile»;

 

           introdurre norme che consentano una piena trasparenza dei sistemi di remunerazione dei manager, incluse le stock-options, mediante approvazione formale da parte dell'assemblea generale degli azionisti della società.

 

Per i soli fondi speculativi, inoltre, la Commissione dovrebbe stabilire norme atte a promuovere la trasparenza delle politiche di voto dei fondi speculativi, includendo eventualmente un sistema di identificazione degli azionisti a livello comunitario. Più in particolare, dovrebbe analizzare gli effetti della concessione di titoli in prestito e della votazione sulle azioni prese in prestito, ed esaminare se i requisiti in materia di informazione sono applicabili anche agli accordi di cooperazione tra diversi azionisti e alle acquisizioni indirette dei diritti di voto mediante accordi di opzioni. 

 

Per i soli private equity, d'altro canto, la relazione chiede alla Commissione di proporre norme «che vietino agli investitori di "saccheggiare" società», il cosiddetto "asset stripping", «abusando quindi del loro potere finanziario in un modo che, nel lungo termine, comporta unicamente svantaggi per la società acquisita, senza avere impatti positivi sul suo futuro e sugli interessi dei dipendenti, dei creditori e dei partner commerciali». La Commissione dovrebbe inoltre studiare norme comuni che garantiscano la salvaguardia dell'integrità del capitale delle società. La relazione chiede anche di esaminare i modi per affrontare le questioni che sorgono allorché le banche «prestano enormi quantità di denaro agli acquirenti, inclusi i private equity, respingendo in seguito qualsiasi responsabilità riguardo all'utilizzazione del denaro o alla provenienza del denaro utilizzato per rifondere il prestito».

 

Uno sportello unico per i codici di condotta

 

Pur non proponendolo nelle raccomandazione, i deputati sottolineano che un sito web "a sportello unico" per i codici di condotta «sarebbe utile» e dovrebbe quindi essere introdotto nell'Unione europea e promosso a livello internazionale. Questo sito web, è precisato, dovrebbe includere un registro degli operatori del mercato che rispettano i codici di condotta, delle loro comunicazioni e delle spiegazioni per il mancato rispetto. Infine, i deputati richiamano l'attenzione sulla necessità di superare gli ostacoli alla distribuzione transfrontaliera degli investimenti alternativi mediante l'introduzione di un regime europeo di investimento privato per gli investitori istituzionali.

 

Le cause della crisi dei subprime

 

La relazione rileva che la ragione primaria dell'attuale crisi dei subprime «non può essere attribuita essenzialmente ad un unico settore» e ricordando che ci vorrà del tempo prima che si possano capire in modo soddisfacente tutte le cause e gli effetti di tale crisi. Tuttavia elenca alcune delle «molteplici cause» della crisi:

 

           «le agenzie di rating, in particolare i conflitti di interessi delle agenzie per la valutazione di crediti, e la concezione sbagliata del significato di rating;

           le pratiche di prestito negligenti nel mercato immobiliare USA;

           la rapida innovazione nel settore dei prodotti strutturati complessi;

           il modello"originate-to-distribute" e la lunga catena di intermediazione;

           l'avidità degli investitori, che mirano a profitti sempre più elevati, e una struttura di incentivi miope per quanto riguarda le remunerazioni;

           la mancata osservanza del dovuto processo di diligence;

           il processo di cartolarizzazione e di rating nel contesto di prodotti strutturati complessi, che ha portato a una sopravvalutazione di tali prodotti rispetto agli attivi sottostanti;

           i conflitti di interessi all'interno delle banche di investimenti americane, e la mancata regolamentazione delle stesse».

 

Il dibattito che si svolgerà in Aula verterà anche sulla relazione di iniziativa legislativa stilata da Poul RASMUSSEN (PSE, DK) che illustra delle raccomandazioni volte a migliorare la supervisione dei mercati finanziari.

 

Link utili

 

Sito della Commissione europea sui servizi finanziari
Studio del Parlamento europeo: Hedge Funds - Transparency and Conflict of Interest (in inglese)

 

 

Riferimenti

 

Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE)

Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sulla trasparenza degli investitori istituzionali

Doc.: A6-0296/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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ISTITUZIONI


Un sistema coerente per la gestione dei diritti d'autore?

 

Un'interrogazione alla Commissione aprirà un dibattito in Aula in merito alla gestione collettiva dei diritti d'autore alla luce della recente decisione di condannare le restrizioni geografiche applicate da numerose società di gestione dei diritti. I deputati chiedono di consultare le parti interessate nella modifica delle attuali prassi, tenendo conto della posizione del Parlamento. Chiedono anche di garantire la certezza del diritto. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

La Commissione europea ha adottato, mercoledì 16 luglio, una decisione di condanna delle restrizioni geografiche applicate da numerose società ai loro servizi di gestione dei diritti d'autori musicali. Queste prassi vietate limitano le attività delle società ai loro territori nazionali rispettivi con accordi bilaterali di rappresentazione reciproca tra i membri della CISAC («Confederazione Internazionale delle società d'Autori e Compositori», cui aderisce l'italiana SIAE). La Commissione ritiene dette prassi contrarie all'articolo 81 de Trattato sulla libera concorrenza ed esige che siano sospese, senza infliggere tuttavia alcuna multa. «Questa decisione avrà l'effetto di consentire [alle emittenti] d'ottenere i diritti per numerosi paesi presso una società di gestione collettiva» ha spiegato il portavoce della Commissaria alla Concorrenza Neelie Kroes, senza mettere in discussione il principio della gestione collettiva dei diritti d'autore.

 

Alla luce di tale decisione, Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT), in nome della commissione giuridica, rivolge alla Commissione europea i seguenti quesiti:

  • Constatato che la decisione presa dalla Commissione nei confronti della CISAC (Confederazione internazionale delle società di autori e compositori) non comporta ammende ma cerca di apportare cambiamenti nella pratica, prevede la Commissione di consentire che questi cambiamenti siano apportati, come sarebbe preferibile, in quanto parte di un’ampia consultazione che coinvolge tutte le parti interessate, al fine di evitare le incongruenze dell’attuale regime giuridico provocate da varie dichiarazioni della Commissione?

  • Intende la Commissione tenere conto della risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2007 e, in particolare, rivedere il rapporto di valutazione pubblicato il 7 febbraio 2008, il quale ignora del tutto le raccomandazioni proposte da questo Parlamento?

  • In futuro, come prevede la Commissione di far partecipare il Parlamento europeo alla preparazione della raccomandazione sui contenuti creativi on line che la Commissione prevede di pubblicare fra qualche settimana, e che tratterà anche dell’attuazione delle licenze multiterritoriali?

  • Vista la succitata esperienza e l’applicazione della normativa non vincolante, non ritiene la Commissione di agire in modo incoerente e contrario al principio della certezza del diritto (adottare tale raccomandazione potrebbe rappresentare una violazione del legittimo affidamento delle parti interessate, le quali non hanno strumenti di ricorso, poiché la raccomandazione non potrà essere oggetto di rinvio pregiudiziale dinanzi alla Corte di giustizia)?

 

Background

 

Lo stesso giorno in cui ha adottato la decisione, la Commissione ha pubblicato un Libro Verde sui diritti d'autore nell'economia basata sulla conoscenza. Questo documento lancia, fino al 30 novembre 2008, una consultazione pubblica sulla pertinenza della legislazione europea che disciplina i diritti d'autore per una diffusione in rete efficace delle conoscenze nei settori della ricerca, delle scienze e dell'insegnamento. Il libro verde verte su due elementi: le eccezioni ai diritti esclusivi previste dalla direttiva 2001/29/CE che armonizza alcuni aspetti dei diritti d'autore e dei diritti affini nella società dell'informazione; l'impatto di queste eccezioni sulla divulgazione delle conoscenze. Pone il problema dell'evoluzione di queste eccezioni per adeguarle all'era della diffusione numerica.

 

Il giorno seguente, la Commissione ha invece reso nota una proposta di direttiva che estende da 50 a 95 anni la protezione della proprietà intellettuale di cui beneficiano gli artisti interpreti di brani musicali. Questa misura, peraltro, non sarà retroattiva: non sarà applicata ai brani diventati di dominio pubblico prima dell'adozione della futura legislazione. La proposta legislativa allineerà anche la durata di protezione delle interpreti su quella per gli autori e compositori e il livello di protezione dell'industria musicale europea su quello di cui beneficia l'industria americana.

 

Attualmente, i musicisti di studio cedono, a pagamento, i loro diritti esclusivi a una società di produzione. La proposta di direttiva suggerisce che ottengano il diritto ad un pagamento annuale sulla durata di estensione dei loro diritti (45 anni). Questo pagamento proverrebbe da un fondo creato ad hoc che le società di produzione dovrebbero alimentare, versando almeno il 20% delle entrate provenienti dall'uso esteso dei diritti ceduti loro dagli artisti interpreti. La distribuzione agli artisti interpreti del denaro raccolto potrà essere affidata alle società di gestione collettiva dei diritti d'autore. D'altra parte, viene introdotta una clausola che permetterà agli artisti interpreti di recuperare i loro diritti quando una casa discografica non vuole più sfruttare sul piano commerciale alcune opere musicali.

 

Link utili

 

Libro Verde: Il diritto d'autore nell'economia della conoscenza (luglio 2008)
FAQ sul caso CISAC (in inglese)
Comunicazione della Commissione - Caso COMP/38698 — CISAC
Sito della CISAC
Risoluzione del Parlamento europeo del 13 marzo 2007 sulla raccomandazione 2005/737/CE della Commissione, del 18 ottobre 2005, sulla gestione transfrontaliera collettiva dei diritti d'autore e dei diritti connessi nel campo dei servizi musicali online autorizzati

Direttiva 2001/29/CE sull'armonizzazione di taluni aspetti del diritto d'autore e dei diritti connessi nella società dell'informazione

 

Riferimenti

 

Interrogazione orale - Gestione collettiva dei diritti di autore on line

Doc.:O-0081/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 24.9.2008

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POLITICA SOCIALE


Agevolare la mobilità dei pazienti con l'assistenza sanitaria transfrontaliera

 

Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sul pacchetto sociale presentato lo scorso mese di luglio nel quadro dell'agenda sociale rinnovata. Dopo le prime discussioni avute la scorsa sessione, l'Aula si concentrerà essenzialmente sulle misure previste in materia di salute, come la direttiva sul diritto dei pazienti a farsi curare in uno Stato membro diverso da quello di residenza. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Il pacchetto sociale prevede 19 iniziative in tema di occupazione e affari sociali, istruzione e giovani, salute, società dell'informazione e affari economici. Le iniziative della Commissione sono incentrate sulle seguenti priorità:

 

1. Prepararsi al domani: i bambini e i giovani

2. Investire in risorse umane: gestire il cambiamento

3. Consentire vite più lunghe e più sane

4. Combattere la discriminazione

5. Rafforzare gli strumenti

6. Orientare le priorità a livello internazionale

7. Combattere povertà ed esclusione sociale

 

In materia di assistenza sanitaria, la Commissione propone un testo legislativo relativo ai diritti dei pazienti in materia di cure transfrontaliere. La proposta di direttiva ha lo scopo di chiarire e rendere noti i diritti dei pazienti per quanto riguarda l'accesso a cure dispensate da un altro Stato membro. Allo stesso tempo, mira a garantire cure sanitarie transfrontaliere sicure e di qualità su tutto il territorio europeo. Più in particolare, la direttiva intende garantire ai pazienti di decidere con consapevolezza, essendo a conoscenza dei rimborsi che possono pretendere e avendo fiducia nella sicurezza e nella qualità delle cure che ricevono. Inoltre, il testo intende gettare le basi di una maggiore cooperazione tra i diversi sistemi sanitari. In tale contesto, la Commissione ha anche pubblicato una comunicazione su un "Quadro comunitario concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera". I due testi sono consultabili a partire dai link in calce.

 

Per quanto riguarda gli altri campi del pacchetto sociale, la Commissione propone di colmare le lacune del quadro giuridico esistente in materia di discriminazioni per tutelare i cittadini da quelle fondate su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali in settori diversi dall'occupazione.

 

Il pacchetto comprende poi una proposta di direttiva sull'istituzione di un comitato d'impresa europeo o di una procedura volta a informare e consultare i lavoratori nelle imprese di dimensione europea. Include poi una proposta di direttiva sull'attuazione dell'accordo concluso dall'associazione europea degli armatori europei e il rispettivo sindacato dei lavoratori.

 

In merito ai giovani, la Commissione ha adottato una comunicazione sul miglioramento delle competenze che propone anche un programma di cooperazione tra gli Stati membri volto a adattare i sistemi scolastici alle necessità degli alunni e dei datori di lavoro. E' anche proposta una raccomandazione al Consiglio sulla mobilità dei giovani volontari europei.
 

Link utili

 

Proposta di direttiva concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera
Comunicazione della Commissione - Quadro comunitario concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera
Sito della Commissione sull'assistenza sanitaria transfrontaliera (in inglese)

http://ec.europa.eu/health/ph_overview/co_operation/healthcare/cross-border_healthcare_en.htm
Libro bianco della Commissione - Un impegno comune per la salute: Approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013
Risoluzione del Parlamento europeo del 23 maggio 2007 sull'impatto e sulle conseguenze dell'esclusione dei servizi sanitari dalla direttiva sui servizi nel mercato interno
Comunicazione della Commissione - Agenda sociale rinnovata: Opportunità, accesso e solidarietà nell'Europa del XXI secolo
Sito sull'agenda sociale rinnovata (in inglese)

 

 

Riferimenti

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Pacchetto sociale (seconda parte)

Dibattito: 25.9.2008

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SANITÀ PUBBLICA


Una strategia europea contro l'obesità

 

Etichette chiare, educazione alimentare e promozione del consumo di ortofrutta e dell'attività fisica. E' questa la ricetta proposta da una relazione all'esame dell'Aula per contrastare la crescente "epidemia" di sovrappeso e obesità in Europa. Occorre anche riformulare alcuni prodotti per renderli più sani e svilupparne dei nuovi, limitare le pubblicità di alimenti nei programmi per bambini, eliminare le merendine dai distributori automatici nelle scuole e promuovere ricerca e prevenzione.

 

Secondo le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, nel 2005 circa 1,6 miliardi di adulti (di età superiore ai 15 anni) erano in sovrappeso, mentre almeno 400 milioni di adulti erano obesi. L'OMS prevede che entro il 2015 tali cifre saliranno, rispettivamente, a 2,5 miliardi e a 700 milioni. Inoltre, non meno di 20 milioni di bambini al di sotto di 5 anni erano in sovrappeso nel 2005. Sempre secondo l'OMS oltre il 50% della popolazione adulta europea soffre di sovrappeso o obesità.

 

La relazione di Alessandro FOGLIETTA (UEN, IT) osserva anzitutto che il sovrappeso, l'obesità e le patologie legate all’alimentazione «assumono sempre più i caratteri di un'epidemia e sono tra i principali fattori di mortalità e di morbosità in Europa». Chiede pertanto che la questione dell'alimentazione sia presa seriamente in considerazione in tutte le politiche europee, ritenendo che «un approccio organico e multilivello sia il miglior modo per combattere l'obesità fra la popolazione dell'UE». In tale contesto, sottolinea che l'Unione europea deve assumere un ruolo di guida nella definizione di un approccio comune e nella promozione delle migliori prassi e del coordinamento fra gli Stati membri. I deputati sono infatti persuasi che settori quali l'informazione per i consumatori, l'etichettatura, l'educazione alimentare, la pubblicità sui media e la produzione agricola «possano apportare un importante valore aggiunto europeo».

 

Informare i consumatori e sviluppare prodotti più sani

 

La relazione rileva che la disponibilità di informazioni esaustive sulle etichette è «cruciale» per consentire ai consumatori di scegliere tra un'alimentazione di maggiore o minore qualità. Accoglie pertanto con favore la nuova proposta per la revisione della direttiva 90/496/CEE sull'etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari, insistendo affinché l'etichetta risulti «visibile, chiara e facilmente comprensibile dai consumatori e preveda sulla parte anteriore della confezione un’etichettatura obbligatoria che utilizzi codici colore». Raccomanda poi che l'etichettatura nutrizionale si basi su una quantità di 100g/100ml per consentire ai consumatori di comparare il contenuto di nutrienti nei vari prodotti alimentari.

 

I deputati ritengono che una politica orientata alla qualità dei prodotti alimentari può promuovere la salute e la riduzione dell'obesità. In tale contesto, sottolineano che il settore privato può apportare un contributo attraverso lo sviluppo di nuovi prodotti più sani. I produttori alimentari sono poi invitati a impegnarsi maggiormente nella riformulazione dei prodotti ad alto contenuto energetico e di scarso valore nutrizionale, in modo da ridurre i grassi, gli zuccheri e il sale a favore di fibre, frutta e verdura. Ritenendo infatti che la riformulazione dei prodotti rappresenti «un potente strumento», i deputati accolgono con soddisfazione l'impegno volontario dei produttori ad applicare criteri nutrizionali nella formulazione dei prodotti alimentari.

 

Limitazioni per le pubblicità rivolte ai bambini, anche su Internet e telefonini

 

Per i deputati, l’industria dovrebbe usare particolare cura nella pubblicità di prodotti alimentari specificamente rivolta ai bambini. Anche perché le reclame di prodotti alimentari coprano circa la metà di tutta la pubblicità televisiva trasmessa in fasce orarie di visione frequentate dai bambini. In tale contesto, chiedono limitazioni per fasce orarie e quantitative della pubblicità di alimenti di scarso valore nutrizionale che abbiano i bambini come target specifico. Ogni restrizione di questo tipo, precisano, dovrebbe essere estesa alle nuove forme mediatiche quali i giochi online, i pop-ups e i messaggi su telefoni cellulari.

 

Più in generale, invitano la Commissione a presentare proposte legislative più rigorose qualora il riesame della direttiva "Televisione senza frontiere" previsto per il 2010 decreti il fallimento dell'approccio volontaristico in essa contemplato per la pubblicità rivolta ai bambini di prodotti con scarso valore nutrizionale. Occorre poi indurre i fornitori di servizi mediatici a sviluppare codici di condotta per i messaggi commerciali audiovisivi inappropriati aventi per oggetto prodotti alimentari e bevande e, pertanto, gli operatori sono sollecitati a presentare iniziative concrete volte a attuare e rafforzare le disposizioni della direttiva.

 

Più frutta nelle mense scolastiche, no alle merendine nei distributori automatici

 

La relazione sottolinea che è soprattutto a livello della scuola che occorre attivarsi perché l'attività fisica e l'alimentazione equilibrata divengano parte integrante dello stile di vita del bambino. Chiede quindi lo sviluppo di linee guida sulle politiche nutrizionali per la scuola, e sulla promozione dell'educazione alimentare e invita gli Stati membri a inserire nei programmi scolastici i benefici dell’alimentazione equilibrata e dell'esercizio fisico.

 

Gli Stati membri, gli enti locali e le autorità scolastiche dovrebbero inoltre monitorare e migliorare la qualità e gli standard nutrizionali dei menù delle scuole e degli asili d’infanzia, anche organizzando controlli di qualità presso i ristoratori e formulando orientamenti dietetici destinati alle mense. Occorre inoltre adattare le porzioni alle necessità e includervi frutta e verdura. A tale proposito, la relazione saluta con favore un eventuale progetto "Frutta nelle scuole" sostenuto finanziariamente dall'Unione europea, che consenta di distribuire nelle scuole maggiori quantitativi di frutta e verdura, «a condizione che ne venga controllata la qualità e la sicurezza chimica».

 

I deputati incoraggiano poi l’abbandono della vendita di prodotti grassi, troppo salati o troppo zuccherati e con basso valore nutrizionale nelle scuole, raccomandando invece una maggiore disponibilità di frutta e verdura fresca nei punti vendita. Invitano quindi gli Stati membri, gli enti locali e le autorità scolastiche ad assicurare che i distributori automatici nelle scuole offrano alternative sane. Ritengono inoltre che ogni tipo di sponsorizzazione e di pubblicità per i prodotti ad alto contenuto di zuccheri, sale o grasso condotta nelle scuole, debba essere preventivamente richiesta alle autorità scolastiche e da queste esplicitamente accordata con la supervisione delle associazioni dei genitori degli allievi.

 

Più sport nelle scuole e città che favoriscano l'esercizio fisico

 

La relazione invita le autorità competenti a prevedere nel curriculum scolastici almeno tre ore la settimana di attività fisiche, a pianificare la costruzione di nuove strutture sportive pubbliche e a salvaguardare gli impianti sportivi già esistenti presso le scuole. Sollecita inoltre gli Stati membri a adottare linee guida definite da esperti sui modi per migliorare l'attività fisica fin dal periodo prescolare.

 

Invita inoltre gli Stati membri e gli enti locali e regionali, nel quadro della programmazione urbanistica, a favorire l’esercizio fisico come routine quotidiana e in modo da creare opportunità che motivino la gente ad impegnarsi in attività fisiche durante il tempo libero. Tale risultato, è precisato, può essere conseguito con interventi a livello locale per ridurre la dipendenza dall’autovettura e incoraggiare la gente ad andare a piedi nonché realizzando idonei progetti edilizi misti (commerciali/residenziali), potenziando i mezzi pubblici di trasporto e realizzando parchi e strutture sportive accessibili, piste ciclabili ed attraversamenti pedonali.
 

Un'attenzione specifica alle donne gestanti e in menopausa

 

La relazione invita la Commissione e tutti i soggetti interessati a definire come priorità la lotta contro l'obesità fin dai primi anni di vita. Chiede inoltre campagne d'informazione che sensibilizzino le donne gestanti all'importanza di una dieta sana ed equilibrata e che rendano consapevoli le donne e i loro partner dell’importanza dell'allattamento al seno, rispettando però la libertà di scelta delle madri. Richiama poi l'attenzione degli Stati membri sulla necessità che i servizi sanitari nazionali promuovano servizi di consulenza nutrizionale specifica per le donne gestanti e le donne in menopausa, «dal momento che la gravidanza e la menopausa costituiscono due fasi importanti nella vita della donna in cui è maggiore il rischio di sovrappeso».

 

Prevenzione, ricerca e campagne d'informazione. Bandire gli acidi grassi trans

 

La relazione saluta con favore il Libro bianco sulla nutrizione come importante passo nella strategia generale volta a mettere un freno in Europa al crescente fenomeno e ad affrontare il problema delle malattie croniche legate all’alimentazione (malattie cardiovascolari, compreso l'infarto e l’ictus, il cancro e il diabete). Anche perché, ogni anno, poi, fino al 7% del bilancio sanitario nazionale dei paesi dell'UE è destinato alla cura di malattie riconducibili all'obesità. Nel ribadire l’invito a tutti gli Stati membri di riconoscere ufficialmente l'obesità come malattia cronica, chiede di non stigmatizzare gli individui esposti a simili problemi sanitari e raccomanda agli Stati membri di assicurare cure adeguate a tali persone.

 

Per i deputati occorre inoltre fare della malnutrizione, insieme all’obesità, una delle principali priorità nel campo della nutrizione e della salute, inserendola laddove possibile nelle iniziative di ricerca finanziate dall'UE. Invitano poi la Commissione a sviluppare indicatori antropometrici e orientamenti europei sui fattori di rischio cardiometabolico legati all’obesità. E chiedono agli Stati membri di istituire un sistema che garantisca l’accesso a servizi qualitativamente elevati per la prevenzione, lo screening e il controllo del sovrappeso, dell’obesità e delle patologie croniche associate. Si dicono peraltro persuasi della necessità di un pieno riconoscimento delle qualifiche relative a professioni sanitarie quali "dietologo clinico" e "nutrizionista".

 

La relazione invita la Commissione a promuovere le migliori pratiche e a lanciare campagne d'informazione sui rischi connessi all'obesità, richiamando soprattutto l’attenzione sui rischi cardiovascolari. Sollecita la Commissione a fornire informazioni sui rischi delle diete "fatte in casa", specie se comportano l'assunzione di farmaci anti-obesità senza ricetta medica e la invita a prestare maggiore attenzione ai problemi dell'iponutrizione, della malnutrizione e della disidratazione.

 

La relazione chiede poi la messa al bando degli acidi grassi trans in tutta l'UE, anche perché un loro consumo eccessivo (superiore al 2% dell'apporto energetico totale) è associato a un aumento significativo dei rischi di malattie cardiovascolari, e sollecita gli Stati membri dell'UE ad attenersi e a scambiarsi buone prassi in materia di controllo del contenuto di determinate sostanze nei prodotti alimentari (ad es. il sale). Rileva peraltro la necessità di prevedere speciali deroghe per i prodotti DOP (denominazione di origine protetta), IGP (indicazione geografica protetta), STG (specialità tradizionale garantita), «in modo da preservare le ricette tradizionali».

 

 

Link utili

 

Libro bianco - Una strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità
Risoluzione del Parlamento europeo su "Promuovere le diete sane e l'attività fisica: una dimensione europea nella prevenzione di sovrappeso, obesità e malattie croniche"
Libro Verde della Commissione "Promuovere le diete sane e l'attività fisica: una dimensione europea nella prevenzione di sovrappeso, obesità e malattie croniche"
Sito tematico della Commissione
Portale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità dedicato all'obesità (in inglese)
Carta europea sulla lotta all'obesità (OMS)
Obesità e sovrappeso in Italia

 

 

Riferimenti

 

Alessandro FOGLIETTA (UEN, IT)

Relazione sul Libro bianco concernente "Una strategia europea sugli aspetti sanitari connessi all'alimentazione, al sovrappeso e all'obesità"

Doc.: A6-0256/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 24.9.2008

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ISTRUZIONE


Migliorare la formazione degli insegnanti

 

Borse per aggiornare le competenze, buone remunerazioni e riconoscimento sociale, scambi internazionali, conoscenza delle lingue, delle tecnologie dell'informazione e dell'Unione europea. E' quanto chiede una relazione all'esame dell'Aula per migliorare la qualità della formazione degli insegnanti e i tassi di riuscita degli studenti e per attirare i migliori verso la professione. Occorre poi investire per l'assunzione di insegnanti di lingue straniere e introdurre corsi di educazione civica.

 

La qualità dell'insegnamento è un fattore critico, che contribuisce alla creazione di posti di lavoro, alla competitività e al potenziale di crescita dell'Unione europea in un mondo globalizzato. La relazione di María BADIA i CUTCHET (PSE, ES) sottolinea pertanto che una maggiore e migliore formazione degli insegnanti, insieme a politiche volte a favorire l'assunzione dei candidati migliori per la professione di insegnante, «dovrebbero rappresentare priorità essenziali per tutti i ministeri dell'Istruzione».

 

Per i deputati, gli Stati membri devono quindi attribuire maggiore importanza e stanziare più risorse per la formazione degli insegnanti, qualora vogliano compiere progressi significativi per migliorare la qualità dell'istruzione e rafforzare l'apprendimento permanente in tutta l'Unione. Raccomandando inoltre che tutti gli insegnanti abbiano costantemente l'opportunità sia accademica che finanziaria, sotto forma ad esempio di borse di studio pubbliche, di migliorare e aggiornare le loro competenze e qualifiche nonché le loro conoscenze pedagogiche. Anche perché esiste una correlazione chiara e positiva tra una formazione di alta qualità degli insegnanti e il raggiungimento di elevati tassi di riuscita degli studenti.

 

La relazione sollecita gli Stati membri a adottare ulteriori misure per promuovere l'insegnamento quale scelta lavorativa per gli elementi migliori. In proposito, sottolinea che per attirare neoassunti qualificati alla professione dell'insegnamento «occorrono livelli di riconoscimento sociale, di status e di remunerazione corrispondenti». Al riguardo, notando le marcate differenze tra gli stipendi medi nei diversi Stati membri, chiede che gli insegnanti beneficino di buone remunerazioni, «che riflettano la loro importanza nella società». Invita inoltre ad agire per affrontare il problema della "fuga" degli insegnanti migliori verso posti di lavoro privati e meglio remunerati.

 

Mettendo in risalto il ruolo cruciale dei partenariati scolastici Comenius e Comenius Regio nel contesto della mobilità degli insegnanti, i deputati invitano la Commissione ad aumentare le risorse finanziarie disponibili a sostegno della formazione degli insegnanti attraverso il programma di apprendimento permanente, in particolare con scambi di insegnanti tra scuole di paesi e regioni vicini. Nel sottolineare poi la necessità che in tutti gli Stati membri gli insegnanti conoscano almeno una lingua straniera sulla base di certificati che attestino tale competenza, sollecitano maggiori possibilità di apprendimento delle lingue nell'arco della carriera, anche perché ciò massimizzerebbe le opportunità offerte dai programmi di mobilità dell'Unione.

 

I deputati sostengono inoltre con forza l'apprendimento delle lingue straniere sin dalla più tenera età e l'inserimento di lezioni di lingua in tutti i programmi dell'insegnamento primario e, in proposito, sottolineano come investimenti sufficienti per l'assunzione e la formazione di insegnanti di lingue straniere «siano essenziali» per raggiungere tale obiettivo. Invitano anche gli Stati membri a integrare nella formazione degli insegnanti delle conoscenze di base sull'Unione europea, le sue Istituzioni e il loro funzionamento, e a organizzare visite di studio presso le Istituzioni europee per i futuri insegnanti.
 

La relazione incoraggia poi l'attribuzione di una priorità elevata all'istruzione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC) durante la formazione iniziale e successiva degli insegnanti, «per garantire conoscenze aggiornate in merito ai più recenti sviluppi» e per far sì che «possiedano le competenze necessarie per utilizzare tali tecnologie proficuamente in classe». Chiede inoltre che la formazione sui media sia considerata prioritaria nell'ambito della formazione degli insegnanti.

 

I deputati ritengono che, per affrontare il problema della violenza nelle scuole, siano fondamentali una maggiore cooperazione tra responsabili del corpo docente e genitori e la creazione di strumenti e procedure che consentano di contrastare efficacemente tale fenomeno. Chiedono poi che l'educazione civica sia inserita tra le materie obbligatorie nella formazione degli insegnanti e nelle scuole, «affinché gli insegnanti e gli studenti abbiano la necessaria conoscenza dei diritti e dei doveri dei cittadini e dell'Unione europea e possano analizzare e valutare in maniera critica le situazioni e i processi politici e sociali attuali».

 

Infine, la relazione invita la Commissione a divulgare i modelli di migliori prassi degli Stati membri che migliorano le competenze generali necessarie nella vita tramite progetti scolastici riguardanti ad esempio una dieta sana e lo sport, l'economia domestica e la programmazione finanziaria individuale.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Migliorare la qualità della formazione degli insegnanti
Eurydice - La governance nell'istruzione superiore in Europa: politiche, strutture, finanziamento e personale accademico 2008 (in inglese e francese)

 

 

Riferimenti

 

María BADIA i CUTCHET (PSE, ES)

Relazione sul miglioramento della qualità della formazione degli insegnanti

Doc.: A6-0304/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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Promuovere la mobilità degli studenti

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede di promuovere la mobilità garantendo un accesso equo alle borse e fornendo un sostegno economico aggiuntivo agli studenti più bisognosi. Occorre poi introdurre nuovi mezzi finanziari, come prestiti a interessi zero, e incoraggiare la cooperazione con il settore privato. Ma anche rimuovere gli ostacoli al riconoscimento dei diplomi, includere un periodo di mobilità in tutti i programmi di studio e ricorrere, se del caso, al sistema “4+1” anziché al “3+2”.

 

Il processo di Bologna mira a creare uno Spazio europeo dell'istruzione superiore entro il 2010 riformando l'istruzione superiore, eliminando gli ostacoli alla mobilità di studenti e insegnanti e migliorando la qualità, l'attrattiva e la competitività dell'istruzione superiore in Europa. La relazione di Doris PACK (PPE/DE, DE) ricorda anzitutto che il Parlamento ha sempre considerato la mobilità degli studenti una sua priorità di bilancio e si è adoperato per garantire un adeguato livello di finanziamento ai programmi dell'Unione europea nel settore dell'istruzione. Anche perché la mobilità degli studenti «genera nuove esperienze e nuovi valori culturali, sociali e accademici» e rappresenta «un'opportunità di crescita personale e di accrescimento delle norme accademiche e dell'occupabilità a livello nazionale e internazionale».

 

I deputati ritengono che dovrebbe essere data priorità all'aumento della mobilità degli studenti e alla qualità dei diversi sistemi d’istruzione nell'ambito della ridefinizione dei principali obiettivi del processo di Bologna per il periodo successivo al 2010. Invitano quindi le università a migliorare e a semplificare le informazioni fornite online o su supporti tradizionali agli studenti in entrata e in uscita. Inoltre, le università e le agenzie nazionali Erasmus dovrebbero collaborare con le organizzazioni studentesche al fine di «rendere tempestivamente disponibili tutte le informazioni necessarie». Sottolineano poi l'importanza dell'organizzazione di corsi intensivi di lingue rivolti agli studenti in entrata, prima e/o durante il periodo di studio Erasmus.

 

Nuovi mezzi per finanziare la mobilità

 

La relazione nota che la mobilità degli studenti permane ancora fuori dalla portata di molti studenti e ricercatori, principalmente a causa di contributi finanziari inadeguati. Invita quindi gli Stati membri e le autorità competenti a «garantire un accesso equo e universale alla mobilità» attraverso procedure semplici, flessibili e trasparenti per l'assegnazione delle borse, prevedendo un sostegno finanziario aggiuntivo nel caso di destinazioni particolarmente onerose e di studenti bisognosi. Giudica peraltro indispensabile che gli studenti ricevano tale sostegno prima della partenza e propone di introdurre un’unica tessera di riconoscimento europea per gli studenti, per agevolarne la mobilità e consentire loro di ottenere sconti sulle spese di vitto e alloggio.

 

I deputati sottolineano anche la necessità di introdurre e promuovere nuovi mezzi di finanziamento della mobilità degli studenti quali prestiti a interessi zero e/o trasferibili. Invitano poi le università europee a cooperare con il settore privato (ad esempio organizzazioni economiche o imprenditoriali quali le camere di commercio) al fine di individuare nuovi, efficaci meccanismi di cofinanziamento della mobilità degli studenti per ogni ciclo (laurea, laurea specialistica o magistrale, dottorato di ricerca), migliorando in tal modo la qualità dei sistemi d'istruzione. Suggeriscono inoltre l'instaurazione di un dialogo proficuo e di uno scambio reciproco fra aziende e università al fine di sviluppare nuovi partenariati e analizzare nuove possibilità di cooperazione.

 

La relazione sottolinea l'urgenza di riformare e modernizzare le università in termini di qualità, struttura dei percorsi accademici, innovazione e flessibilità. Invita quindi le università europee a intraprendere «un'ampia, innovativa e sistematica riforma curriculare», poiché «contenuti ambiziosi e una ristrutturazione organizzativa sono fondamentali per la mobilità degli studenti e per una maggiore flessibilità». I deputati, peraltro, ritengono che dovrebbe essere introdotto un "periodo di mobilità di studio" in tutti i programmi di studio per consentire agli studenti di recarsi all'estero.
 

Chiedono inoltre di porre l’accento sulla necessità di programmi di dottorato congiunti a livello europeo, che favoriscano la mobilità degli studenti di dottorato e la creazione di un quadro per il dottorato europeo.

 

Pieno riconoscimento dei titoli di studio; dal 3+2 al 4+1?

 

Le differenze fra i sistemi di riconoscimento nazionali «ostacolano in misura significativa la parità di trattamento fra gli studenti» e i progressi sia nell’ambito dello Spazio europeo dell'istruzione superiore che del mercato del lavoro europeo. Al fine di instaurare lo Spazio europeo dell'istruzione superiore, la relazione invita quindi la Commissione e gli Stati membri a procedere all'attuazione dei quadri di riferimento europei (quadro delle qualifiche di Bologna, quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, norme e orientamenti europei sulla garanzia della qualità e convenzione di Lisbona sul riconoscimento). Rilevando pertanto l'impellenza di attuare l’ECTS, sistema di trasferimento dei crediti completo, «unificato ed efficace», sostiene che le qualifiche degli studenti e degli accademici «dovrebbero essere facilmente trasferibili in tutta Europa grazie a un unico quadro comune».

 

I deputati sottolineano poi che il sistema basato sui tre cicli di insegnamento (laurea, laurea specialistica e dottorato) «potrebbe diventare più flessibile», in special modo ricorrendo al sistema “4+1” anziché al “3+2” per il primo e il secondo ciclo. Tale ipotesi, infatti, potrebbe rivelarsi più adatta per alcuni corsi di laurea al fine di consentire una maggiore mobilità e occupabilità dei laureati. Chiedono infine che ai tirocini e alle altre esperienze di mobilità informali e non formali approvate dalle università siano attribuiti crediti secondo il Sistema europeo di trasferimento dei crediti e considerati parte integrante del piano di studi.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - "Portare avanti l’agenda di modernizzazione delle università - Istruzione, ricerca e innovazione"
Comunicazione della Commissione - Mobilitare gli intelletti europei: creare le condizioni affinché le università contribuiscano pienamente alla strategia di Lisbona
Sondaggio - Perceptions of Higher Education Reforms (marzo 2007) (in inglese)
Sito tematico della Commissione europea su Istruzione e Formazione

 

 

Riferimenti

 

Doris PACK (PPE/DE, DE)

Relazione sul processo di Bologna e la mobilità degli studenti

Doc.: A6-0302/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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Scuole europee: che progressi nella riforma e l'apertura?

 

Un'interrogazione alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sulle scuole europee, gli istituti creati nelle sedi di lavoro delle Istituzioni e delle agenzie UE. I deputati chiedono da tempo una loro riforma radicale, per migliorarne la governance e l'apertura. A loro parere, la percezione che si tratti di scuole d'élite e l'esclusione progressiva di alunni che non sono figli di funzionari UE contraddicono gli obiettivi di una maggiore mobilità dei cittadini europei sul mercato del lavoro.

 

La commissione per la cultura e l'istruzione ricorda che, nelle sue risoluzioni del 2002 e del 2005, il Parlamento europeo ha sollecitato una riforma radicale del sistema delle scuole europee (SE) ai fini di una migliore governance e della sua apertura. Pone quindi le seguenti domande alla Commissione:

  • Tenendo conto dei successivi allargamenti dell'UE e della moltiplicazione delle agenzie, delle sedi di servizio del suo personale e dei contratti di lavoro più flessibili, non reputa la Commissione urgente la riforma del sistema delle SE, concepito oltre 50 anni fa?

  • Non è venuto il momento di offrire ai cittadini europei un modello scolastico multilingue e flessibile, attento alla loro mobilità e al loro bisogno di offrire ai loro figli un'istruzione autenticamente europea pur conservandone i capisaldi: l'insegnamento della lingua materna, gli insegnanti di madre lingua, il diploma finale e il suo riconoscimento da parte di tutti gli Stati membri dell'UE?

  • In tal senso, la percezione delle SE quali scuole d'élite e l'esclusione progressiva, nel corso degli ultimi decenni, degli alunni che non sono figli di funzionari, la loro divisione in alunni di categoria I, II, III all'interno delle medesime SE, a seconda che siano figli di funzionari o no, non contraddicono gli obiettivi di una maggiore mobilità dei cittadini europei sul mercato del lavoro?

  • Quali progressi sono stati realizzati nel processo di riforma e di apertura per assicurare la transizione dal sistema delle SE ad un sistema di scolarità europeo che preservi quanto finora acquisito? Quali sono i progressi in materia di istruzione per gli alunni con bisogni specifici?

 

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo dell'8 dicembre 2005 sulle opzioni di sviluppo del sistema delle scuole europee
Risoluzione del Parlamento europeo del 17 dicembre 2002 sul futuro finanziamento delle Scuole europee

 

 

Riferimenti

 

Interrogazione orale - Stato di avanzamento della riforma delle Scuole europee

Doc.: O-0066/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 25.9.2008

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DIRITTI FONDAMENTALI


Dare priorità alla lotta contro la tratta dei bambini

 

Più di due milioni di bambini sono annualmente oggetto di traffico per lavori forzati e sfruttamento sessuale. I deputati chiedono quindi agli Stati membri di riconoscere la lotta alla tratta di bambini come priorità obiettiva delle politiche nazionali di protezione dell'infanzia. Li sollecitano inoltre a cooperare attivamente e a scambiare conoscenze e esperienze con le autorità UE e con le ONG, per prevenire e combattere la tratta di bambini, e offrire un trattamento adeguato alle vittime.

 

Il Presidente dovrebbe annunciare all'Aula che la maggioranza dei deputati ha sottoscritto una dichiarazione che chiede agli Stati membri di riconoscere la lotta alla tratta di bambini come «priorità obiettiva delle politiche nazionali di protezione dell'infanzia». I deputati sottolineano infatti che la tratta di bambini è tuttora «un problema persistente», con più di due milioni di bambini annualmente oggetto di traffico per lavori forzati e sfruttamento sessuale. La dichiarazione sarà iscritta al processo verbale della sessione plenaria di ottobre, diventando così una posizione ufficiale del Parlamento europeo.

 

Osservando poi l'insufficienza della cooperazione transfrontaliera e della formazione professionale e un'inadeguata applicazione delle norme giuridiche esistenti, sollecitano gli Stati membri a cooperare attivamente e a scambiare conoscenze e esperienze con le autorità UE competenti e con le ONG, «allo scopo di prevenire e di combattere la tratta di bambini, e offrire un trattamento adeguato alle vittime».

 

La dichiarazione, chiede infine al Parlamento europeo e al Consiglio «di predisporre le risorse necessarie nel quadro della strategia della Commissione sulla promozione e la salvaguardia dei diritti dell'infanzia».

 

 

Link utili

 

Decisione quadro del Consiglio relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile
Decisione quadro del Consiglio del 19 luglio 2002 sulla lotta alla tratta degli esseri umani
Azione comune del 24 febbraio 1997 adottata dal Consiglio per la lotta contro la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale dei bambini
Sito della Commissione europea sulla lotta alla violenza contro i bambini

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazione scritta sulla lotta alla tratta di bambini

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Terrorismo: punire l'istigazione rispettando i diritti umani

 

Il Parlamento è consultato su una proposta che armonizza le disposizioni volte a perseguire tre nuovi tipi di reati: pubblica istigazione a commettere atti di terrorismo, il reclutamento e l'addestramento a fini terroristici. I deputati sostengono la proposta ma precisano che resta valido l'obbligo di rispettare i diritti fondamentali, come la libertà di espressione, di stampa e di associazione e che non deve essere limitata la diffusione di informazioni a fini scientifici o di comunicazione.

 

La prima proposta della Commissione modifica la decisione quadro del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa alla lotta contro il terrorismo al fine di armonizzare le disposizioni nazionali sulla pubblica istigazione a commettere atti di terrorismo, il reclutamento e l'addestramento a fini terroristici. Lo scopo è di rendere perseguibili questi tipi di condotta, anche se commessi attraverso Internet, in tutto il territorio dell'UE e di garantire che le disposizioni vigenti in materia di pene e sanzioni, responsabilità delle persone giuridiche, giurisdizione e perseguibilità applicabili ai reati di terrorismo si applichino anche a queste forme di comportamento.

 

La relazione consultiva di Roselyne LEFRANÇOIS (PSE, FR) precisa anzitutto che l'obbligo di rispettare i diritti fondamentali e i principi giuridici fondamentali quali sono sanciti dall'articolo 6 del trattato sull'Unione europea, dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea e dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo «non può essere modificato» per effetto della decisione quadro. Sottolinea poi che l'azione dell'UE nel settore della lotta contro il terrorismo dovrebbe essere condotta in stretta cooperazione con le autorità locali e regionali, «dato che gli autori e gli istigatori di atti terroristici vivono in seno a collettività locali, interagiscono con la loro popolazione e ne utilizzano i servizi e gli strumenti di democrazia».

 

I deputati chiedono quindi di inserire un nuovo paragrafo che imponga agli Stati membri di accertarsi che l'incriminazione degli atti di pubblica istigazione a commettere reati di terrorismo, di reclutamento a fini terroristici e di addestramento a fini terroristici sia effettuata «nel rispetto degli obblighi loro incombenti in materia di libertà di espressione e di associazione nonché, in particolare, di libertà di stampa e di espressione in altri mezzi d'informazione», rispettando debitamente la riservatezza della corrispondenza che si applica anche al contenuto di e-mail e altri tipi di posta elettronica. Inoltre, l'incriminazione di tali atti «non deve dar luogo alla limitazione o alla restrizione della diffusione di informazioni a fini scientifici, accademici o di comunicazione e l'espressione nel dibattito pubblico di opinioni radicali, polemiche o controverse in merito a questioni politiche sensibili, tra cui il terrorismo».

 

I deputati, in seguito, suggeriscono di modificare alcune delle definizioni proposte dalla Commissione. Così, tra i "reati connessi ad attività terroristiche" riformulano come segue la "pubblica istigazione a commettere reati di terrorismo": la diffusione, o qualunque altra forma di pubblica divulgazione, di un messaggio «che preconizzi la commissione di uno dei reati» indicati dalla decisione, qualora tale comportamento dia luogo «manifestamente» al rischio che possano essere commessi uno o più reati. Tra questi ultimi, per memoria, figurano: attentati alla vita di una persona, sequestro di persona e cattura di ostaggi, distruzioni di vasta portata di strutture governative o pubbliche, sistemi di trasporto, infrastrutture, sequestro di aeromobili o navi o di altri mezzi di trasporto collettivo, fabbricazione, detenzione, acquisto, trasporto, fornitura o uso di armi da fuoco, esplosivi, armi atomiche, biologiche e chimiche, nonché minaccia di realizzare uno di questi comportamenti.
 

Un emendamento propone poi di modificare la definizione di “reclutamento a fini terroristici”, ossia l'induzione «intenzionale» a commettere «uno dei reati» succitati (salvo la minaccia) nonché la direzione di un’organizzazione terroristica e la partecipazione alle attività di un’organizzazione terroristica. Per "addestramento a fini terroristici", si intende l'atto di fornire istruzioni per la fabbricazione o l'uso di esplosivi, armi da fuoco o altre armi o sostanze nocive o pericolose ovvero altre tecniche o metodi specifici al fine di commettere uno dei reati succitati (esclusa la minaccia) nella consapevolezza che le istruzioni impartite sono intese per conseguire tale obiettivo.

 

I deputati chiedono poi agli Stati membri di provvedere affinché l'incriminazione degli atti di pubblica istigazione a commettere reati di terrorismo, di reclutamento a fini terroristici e di addestramento a fini terroristici sia «proporzionale alla natura e alle circostanze del reato, in considerazione degli scopi legittimi perseguiti e della loro necessità in una società democratica, ed escluda qualsiasi forma arbitraria di trattamento discriminatorio o razzista».

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione - Lotta contro il terrorismo
Decisione quadro del Consiglio, del 13 giugno 2002, sulla lotta contro il terrorismo

 

 

Riferimenti

 

Roselyne LEFRANÇOIS (PSE, FR)

Relazione sulla proposta di decisione quadro del Consiglio che modifica la decisione quadro 2002/475/GAI relativa alla lotta contro il terrorismo

Doc.: A6-0323/2008

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 23.9.2008

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Spazio di libertà, sicurezza e giustizia

 

A seguito del dibattito annuale tenutosi a fine gennaio, il Parlamento europeo adotterà una risoluzione sullo spazio di libertà, sicurezza e giustizia. In quella occasione i deputati avevano sottolineato le carenze che incidono sull'attuazione del programma dell'Aia. Ma è probabile che, ora, l'attenzione si concentrerà sulle conseguenze politiche e pratiche in questo campo a seguito della bocciatura irlandese del trattato di Lisbona. In particolare in materia di terrorismo e immigrazione.

 

Il dibattito di gennaio (il cui resoconto stenografico è raggiungibile dal link in calce) scaturiva dalle due interrogazioni orali al Consiglio e alla Commissione seguenti.

 

Al Consiglio era chiesto di:

 

·     dire se intendeva, per le proposte attualmente previste nel terzo pilastro, concordare con il PE un breve elenco di priorità in modo che l'accordo politico possa essere raggiunto prima del Consiglio europeo del 2008 e dell'approvazione formale in codecisione tra il gennaio e il maggio 2009; 

·     informare il PE sull'impatto della clausola di non partecipazione del Regno Unito nel settore della liberta, sicurezza e giustizia; 

·     presentare al PE una panoramica sull'interdipendenza della varie iniziative e proposte legislative nei settori della lotta contro il terrorismo e la cooperazione di polizia a livello europeo, come pure autorizzare l'accesso alle banche dati e lo scambio di informazioni nella lotta contro il crimine; 

·     presentare al PE un programma credibile di misure operative per la lotta contro il terrorismo e per il rafforzamento della cooperazione di polizia; 

·     dire se intendeva, per quanto riguarda l'ambito del primo pilastro, concordare con il PE nel 2008 e all'inizio del 2009 le misure relative alla politica di migrazione legale; 

·     compiere sostanziali progressi per quanto riguarda la direttiva sul rimpatrio (COM(2005)0391 - COD/2005/0167) e rafforzare il dialogo tra i paesi di origine, di transito e gli Stati membri dell'Unione europea e 

·     esortare gli Stati membri a fornire un appoggio logistico ed umano per le operazione di Frontex e la sua cosiddetta "toolbox".

 

Alla Commissione era invece chiesto se conveniva sul perseguimento dei seguenti obiettivi:

 

·     disporre entro la fine del 2008 di una prima valutazione strutturata delle politiche collegate all'attuazione dello SLSG tramite il coinvolgimento del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali, come previsto dall'articolo 8c del nuovo trattato UE e dall'articolo 64 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (compatibili alle norme attuali del protocollo sui parlamenti nazionali). 

·     preparare, congiuntamente al Parlamento europeo e alle prossime Presidenze del Consiglio, un programma legislativo interistituzionale specifico per l'ambito dello SLSG che comprenda il 2008 e il 2009 e indichi: 

-          quali misure potrebbero essere concluse prima dell'entrata in vigore del nuovo trattato,

-          quali potrebbero essere negoziate a livello politico nel 2008 ma formalmente approvate nel periodo tra gennaio e maggio 2009.

·     accettare come norma principale che le misure riguardanti i diritti fondamentali dei cittadini europei dovrebbero essere soggette a un pieno controllo giudiziario a livello nazionale ed europeo. 

·     a corollario del principio sopra riportato, avviare nel 2008 la revisione dei testi attualmente in vigore (come il regolamento (CE) n. 2580/2001  sulle "liste nere" o la convenzione sulla mutua assistenza giudiziaria ) o tuttora in fase di discussione ma che non apportano un vero valore aggiunto in termini di tutela dei diritti dei cittadini dell'UE (quale la proposta sulle garanzie processuali COM(2004)0328 - CNS 2004/0113). 

·     informare il Parlamento europeo in merito all'impatto che l'opzione di opt-out del Regno Unito nel settore della libertà, della sicurezza e della giustizia può presumibilmente causare. 

·     informare pienamente il Parlamento europeo circa il risultato della consultazione degli Stati membri sull'impatto delle misure antiterroristiche.

 

 

Link utili

 

Resoconto stenografico del dibattito in Aula (31.1.2008)
Comunicazione della Commissione - Relazione sull’attuazione del programma dell’Aia per il 2007

 

Sito della Commissione europea

 

 

Riferimenti

 

Risoluzioni sui progressi realizzati per quanto riguarda lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia (articoli 2 e 39 TUE)

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 31.1.2008

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DIRITTI FONDAMENTALI


Giornata europea delle vittime dei crimini stalinisti e nazisti

 

Il 23 agosto, data della firma del patto Molotov-Ribbentrop, dovrebbe essere proclamato "Giornata europea di commemorazione delle vittime dei crimini dello stalinismo e del nazismo". E' quanto chiedono i deputati al fine di preservare la memoria delle vittime delle deportazioni di massa e degli stermini e per favorire un rafforzamento della pace e della stabilità sul Continente. Osservano peraltro che le conseguenze del regime e dell'occupazione sovietici sono poco noti in Europa.

 

Il Presidente dovrebbe annunciare l'iscrizione al processo verbale - e quindi l'adozione formale da parte del Parlamento - di una dichiarazione sottoscritta da 409 deputati che propone di proclamare il 23 agosto "Giornata europea di commemorazione delle vittime dei crimini dello stalinismo e del nazismo", al fine di preservare la memoria delle vittime delle deportazioni di massa e degli stermini.

 

La data del 23 agosto coincide con quella della firma, nel 1939, del patto Molotov-Ribbentrop tra l'URSS e la Germania, con cui «l'Europa veniva divisa in due sfere d'influenza». La commemorazione delle vittime, intende anche favorire «un più forte radicamento della democrazia e un rafforzamento della pace e della stabilità nel continente europeo».

 

I deputati sottolineano che le deportazioni di massa, le uccisioni e la riduzione in schiavitù perpetrate nel contesto delle aggressioni commesse dallo stalinismo e dal nazismo rientrano nella categoria dei crimini di guerra e dei crimini contro l'umanità e che questi crimini «sono imprescrittibili». Osservano, peraltro, che «le conseguenze e il significato del regime e dell'occupazione sovietici per i cittadini degli Stati post-comunisti sono poco noti in Europa».

 

Firmatari italiani

 

Roberta Angelilli, Alessandro Battilocchio, Sergio Berlato, Giovanni Berlinguer, Mario Borghezio, Iles Braghetto, Marco Cappato, Giuseppe Castiglione, Luigi Cocilovo, Beniamino Donnici, Michl Ebner, Carlo Fatuzzo, Francesco Ferrari, Alessandro Foglietta, Jas Gawronski, Donata Gottardi, Romano Maria La Russa, Vincenzo Lavarra, Pia Elda Locatelli, Eleonora Lo Curto, Andrea Losco, Cristiana Muscardini, Pasqualina Napoletano, Maria Grazia Pagano, Marco Pannella, Pier Antonio Panzeri, Aldo Patriciello, Umberto Pirilli, Gianni Pittella, Vittorio Prodi, Guido Sacconi, Sebastiano Sanzarello, Salvatore Tatarella, Patrizia Toia, Armando Veneto, Riccardo Ventre, Donato Tommaso Veraldi, Marcello Vernola, Iva Zanicchi.

 

 

Link utili

 

Risoluzione n. 1481 (2006) dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sulla condanna dei crimini dei regimi comunisti (in inglese)
Programma "Europa per i cittadini" (prevede l'azione "Memoria europea attiva")

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazione scritta sulla proclamazione del 23 agosto "Giornata europea di commemorazione delle vittime dello stalinismo e del nazismo"

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ISTITUZIONI


Priorità del Parlamento per il 2009

 

L'Aula terrà un dibattito e adotterà una risoluzione sulle priorità del Parlamento europeo in merito al programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009. L'anno in cui, a giugno, si terranno, per la prima volta, le elezioni nell'UE a 27 membri per designare i rappresentanti dei cittadini nella settima legislatura europea e che marca il trentesimo anniversario del primo suffragio universale diretto per il Parlamento europeo.

 

Link utili

 

Programma su 18 mesi delle presidenze francese, ceca e svedese

 

 

Riferimenti

 

Priorità del Parlamento europeo per il programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009

Dibattito: 24.9.2008

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PETIZIONI

Una nuova procedura d'infrazione per garantire il rispetto del diritto UE

 

Nel 2007 il Parlamento ha ricevuto più di 1.500 petizioni di cittadini denuncianti la violazione delle norme UE da parte delle autorità nazionali o locali. Una relazione chiede quindi la revisione della procedura d'infrazione per evitare che la sua lentezza conduca all'impunità degli Stati membri. Sollecita poi questi ultimi a garantire che i fondi UE per i grandi progetti favoriscano lo sviluppo sostenibile ed esorta una soluzione alle rivendicazioni dei lettori stranieri negli atenei italiani.

 

Tracciando un bilancio dell'attività della commissione per le petizioni nel 2007, la relazione di David HAMMERSTEIN (Verdi/ALE, ES) ricorda anzitutto che sono gli Stati membri, e le loro autorità locali, ad avere la responsabilità di applicare i regolamenti e le direttive comunitarie. Sottolinea poi che il Parlamento è legittimato ad esercitare un controllo e una supervisione democratici sulle politiche dell’Unione al fine di garantire che il diritto comunitario sia attuato e capito correttamente. In tale contesto, rileva che la procedura delle petizioni contribuisce in modo significativo all’identificazione del non corretto rispetto, da parte degli Stati membri, della legislazione comunitaria, costringendo in molti casi la Commissione ad avviare procedure d’infrazione. La procedura, inoltre, consente di apportare miglioramenti a quella normativa che, alla prova dei fatti, si dimostri debole o inefficace rispetto agli obiettivi posti.

 

Nel 2007 il Parlamento ha registrato 1.506 petizioni (+ 50% rispetto al 2006), di cui 1.089 sono state dichiarate ricevibili. La Spagna è lo Stato membro da cui è pervenuto il maggior numero di petizioni (254), seguita da Germania (212), Romania (143) e Italia (126). Vengono poi la Grecia (92), la Polonia (91), il Regno Unito (81), l'Irlanda (65), la Francia (58), la Bulgaria (44) e il Portogallo (32). Dagli altri Stati membri ne sono giunte meno di 25. Delle petizioni ricevute, 288 riguardavano temi ambientali, 226 i diritti fondamentali, 207 gli affari sociali e la discriminazione, 192 il mercato interno e i consumatori, 131 le questioni legate all'urbanizzazione, 105 la salute, 103 l'istruzione e le questioni culturali, 99 la giustizia, 88 i trasporti e le infrastrutture e, infine, 72 i beni immobili. Nelle nove riunioni di commissione indette durante l'anno sono state discusse oltre 500 petizioni e sono state organizzate 6 missioni di accertamento in Germania, Spagna, Irlanda, Polonia, Francia e Cipro.

 

La relazione esprime preoccupazione «per i tempi eccessivi» impiegati per concludere casi di infrazione da parte dei servizi della Commissione e della Corte di giustizia, laddove quest’ultima sia coinvolta e chiede quindi che siano introdotti «termini più rigorosi». Anche se riconosce che spesso ciò «è il risultato di un lento e spesso deliberato ostruzionismo da parte delle amministrazioni dello Stato membro coinvolte». Al riguardo chiede la revisione della procedura d’infrazione al fine di «garantire un maggior rispetto dell’applicazione degli atti legislativi dell’UE» ed esorta quindi le istituzioni interessate a utilizzare meglio tale possibilità, per evitare che la lentezza delle procedure consenta agli Stati membri di agire impunemente «contro gli interessi delle comunità locali direttamente colpite che hanno presentato una petizione al Parlamento». Ribadisce inoltre la necessità di un maggiore coinvolgimento del Consiglio e delle rappresentanze permanenti degli Stati membri nelle attività della commissione per le petizioni, potenziando la loro presenza alle riunioni.
 

Più in generale, i deputati ritengono problematico che l’attuale sistema di monitoraggio della legislazione comunitaria «consenta agli Stati membri di ritardarne l’osservanza fino alla reale imminenza di una sanzione pecuniaria» e che i cittadini spesso non sembrino avere accesso adeguato alla giustizia e alle misure correttive su scala nazionale nonostante l'intervento della Corte di giustizia. Si dicono poi preoccupati per le segnalazioni dei firmatari secondo cui essi riscontrano troppo spesso notevoli difficoltà per ottenere compensazioni da parte delle autorità e dei tribunali nazionali coinvolti. 

 

La relazione, tuttavia, riconosce appieno che la procedura delle petizioni mira principalmente a ottenere rimedi e soluzioni non giudiziari per i problemi sollevati dai cittadini europei nel corso del processo politico e, in tale contesto, si compiace che in molti casi si siano ottenuti risultati soddisfacenti. In molti casi, invece, non è possibile trovare soluzioni soddisfacenti per i firmatari di petizioni «a causa delle debolezze della stessa legislazione comunitaria applicabile». Pertanto esorta le commissioni legislative competenti a prestare la massima attenzione ai problemi sollevati nel corso della procedura delle petizioni, in fase di preparazione e di negoziazione di atti legislativi nuovi o riveduti.

 

Invitando la Commissione ad interessarsi maggiormente all’utilizzo dei Fondi di coesione in settori dell’UE in cui i grandi progetti infrastrutturali esercitano un forte impatto sull’ambiente, i deputati esortano gli Stati membri a garantire che i fondi europei siano diretti verso lo sviluppo sostenibile nell’interesse delle comunità locali. Queste ultime, infatti, presentano in numero sempre crescente petizioni al Parlamento al fine di protestare contro il frequente mancato rispetto di tali priorità da parte degli enti locali e regionali.

 

Nel passare in rassegna una serie di petizioni analizzate nel 2007, la relazione deplora che tra quelle più vecchie ancora all'esame, il caso dei "Lettori", ossia degli insegnanti di lingua straniera in Italia, «continui a rimanere irrisolto nonostante due decisioni della Corte di giustizia e il sostegno della Commissione europea e della commissione per le petizioni a favore della causa e delle loro rivendicazioni». Esorta quindi le autorità italiane e le singole università coinvolte comprese, fra l’altro, le università di Genova, Padova e Napoli, «a intervenire al fine di trovare una giusta soluzione a tali rivendicazioni legittime».

 

In merito alla cosiddetta petizione "One Seat", sostenuta da 1,25 milioni di cittadini europei che hanno chiesto all'UE di fare di Bruxelles l'unica sede del Parlamento europeo, i deputati sottolineano che la commissione per le petizioni ha chiesto al Parlamento di formulare un parere al riguardo, «alla luce del fatto che la sede dell'istituzione è regolata dalle disposizioni del trattato e che gli Stati membri hanno la responsabilità di prendere una decisione in merito».

 

La relazione ribadisce poi la richiesta di riesaminare con urgenza il "portale dei cittadini" sul sito web del Parlamento europeo, con lo scopo di accrescere la visibilità del portale in relazione al diritto di petizione e di garantire ai cittadini i mezzi necessari per apporre elettronicamente la propria firma alle petizioni. Esorta inoltre l'adozione delle misure necessarie per accelerare la procedura di registrazione delle petizioni e, nel contesto dello sviluppo del sistema di ePetition, l'introduzione di uno strumento informatico di tracciatura on-line rivolto ai firmatari di petizioni per contribuire a una maggiore trasparenza ed efficienza del processo, attraverso funzioni che comprendono, fra l'altro, periodici aggiornamenti dello stato di avanzamento e richieste di informazioni supplementari.

 

Infine, i deputati sostengono la formalizzazione di una procedura in base alla quale le petizioni nel settore del mercato interno (ad es. tasse automobilistiche, riconoscimento delle qualifiche professionali, permessi di soggiorno, controlli alle frontiere e accesso all'istruzione) sono trasferite alla rete SOLVIT per accorciarne significativamente l'iter, pur garantendo il diritto del Parlamento a esaminarle qualora SOLVIT non dovesse trovare una soluzione soddisfacente.


 

Link utili

 

Sito della commissione per le petizioni

 

Riferimenti

 

David HAMMERSTEIN (Verdi/ALE, ES)

Relazione sulle delibere della commissione per le petizioni nell’anno parlamentare 2007

Doc.: A6-0336/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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ISTITUZIONI


Il Patriarca Bartolomeo I al Parlamento

 

Nel quadro dell'Anno europeo del dialogo interculturale, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I si rivolgerà all'Aula in seduta solenne. L'obiettivo dell'Anno europeo è di favorire la comprensione reciproca e la convivenza. E' in tale ambito che i deputati hanno già potuto ascoltare il Gran Muftì di Siria e la relatrice ONU sulla libertà religiosa. Tra gli altri, il Parlamento ha anche invitato il Papa, il Dalai Lama e il Segretario Generale dell'ONU, nonché i presidenti palestinese e israeliano.

 

Bartolomeo I è stato eletto il 22 ottobre 1991 "Arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma e Patriarca Ecumenico". Il Patriarca di Costantinopoli è il primo in onore tra i vescovi ortodossi, ha il compito di presiedere ogni concilio di vescovi e ha le funzioni di principale portavoce della comunione ortodossa. Non ha giurisdizione sopra gli altri patriarchi e le chiese autocefale della comunità ortodossa orientale.

 

Background

 

Il 2008 è l'Anno europeo del dialogo interculturale. L'obiettivo dell'Anno europeo è quello di favorire la comprensione reciproca e la convivenza. Vengono esaminati i vantaggi della diversità culturale, di una partecipazione attiva dei cittadini alle questioni europee e si tenta di stimolare il senso di appartenenza all'Europa. Si tratta di un'iniziativa congiunta dell'Unione europea, degli Stati membri e della società civile europea.

 

La Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici ha peraltro deciso di organizzare nel corso dell'anno alcune settimane dedicate alla cultura araba ed africana (8-12 settembre), nonché di invitare in seduta solenne Mahmoud Abbas, Presidente dell'Autorità palestinese, Shimon Peres, Presidente di Israele e il Papa Benedetto XVI. Un invito è stato inoltre rivolto a John Kufuor, Presidente del Ghana e dell'Unione Africana, a Ban Ki Moon, Segretario generale dell'ONU, al Dalai Lama e a Jonathan Sachs, Grande Rabbino del Regno Unito. Il Gran Muftì di Siria e la relatrice speciale dell'ONU sulla libertà di religione si sono rivolti all'Aula nei mesi scorsi.

 

Per favorire l'integrazione del dialogo interculturale nelle attività del Parlamento europeo nel corso del 2008, è stato inoltre deciso di incoraggiare anche l'organizzazione di iniziative supplementari, come la partecipazione di importanti personalità del mondo culturale e artistico. Le commissioni parlamentari sono poi state invitate a prodigare uno sforzo speciale per integrare il dialogo interculturale nelle loro attività.

 

 

Link utili

 

Biografia di Bartolomeo I
Portale dell'Anno europeo del dialogo interculturale
Decisione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 relativa all'Anno europeo del dialogo interculturale (2008)

 

 

Riferimenti

 

Seduta solenne - Allocuzione di Sua Santità Bartolomeo I, Patriarca ecumenico di Costantinopoli

24.9.2008

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AGRICOLTURA


Più sostegno all'agricoltura di montagna

 

Una relazione all'esame dell'Aula sollecita una strategia UE integrata per la montagna che garantisca i servizi di interesse generale e valorizzi il ruolo multifunzionale dell'agricoltura. Chiede poi maggiore sostegno ai giovani agricoltori, all'industria lattierocasearia, agli allevatori, ai prodotti tipici di alta qualità (DOP e IGP) e alle razze autoctone. Occorre poi promuovere lo sfruttamento sostenibile di pascoli e risorse idriche, una strategia forestale e la pianificazione urbanistica.

 

La relazione di Michl EBNER (PPE/DE, IT) sottolinea anzitutto che le zone montane rappresentano il 40% del territorio europeo (oltre il 50% in alcuni Stati membri come l'Italia) e che in tali zone vive il 19% della popolazione europea. Si rammarica quindi del fatto che la Commissione «non sia ancora stata in grado di elaborare una strategia globale che sostenga efficacemente le zone montane e le altre regioni che soffrono di svantaggi naturali permanenti», nonostante le numerose richieste del Parlamento in tal senso.

 

Nel sottolineare infatti la necessità di un buon coordinamento delle varie politiche comunitarie tese a garantire uno sviluppo armonioso delle zone che, come quelle montane, soffrono di svantaggi naturali permanenti, i deputati esortano la Commissione a elaborare, entro sei mesi, una strategia UE integrata per lo sviluppo e lo sfruttamento sostenibile delle risorse delle zone montane, in base alla quale vengano elaborati programmi d'azione nazionali con concrete misure di attuazione. In tale contesto, ritengono che sia fondamentale un'approfondita conoscenza della situazione delle zone montane per essere in grado di elaborare misure mirate e diversificate. Rilevano quindi l'importanza della delimitazione delle zone montane e la necessità di una loro adeguata classificazione in base al grado di svantaggio naturale.

 

La relazione insiste poi sull'importanza di garantire un livello elevato di servizi di interesse economico generale, migliorare l'accessibilità e l'interconnessione delle zone montane e fornire le infrastrutture necessarie, soprattutto nel trasporto di merci e di persone, l'istruzione, l'economia basata sulla conoscenza e le reti di comunicazione (compreso l'accesso alla banda larga). Sollecita quindi le autorità competenti a promuovere il partenariato pubblico-privato per tali fini.

 

Esprimendo preoccupazione sull’utilità di separare la politica comunitaria di coesione dallo sviluppo rurale nell’attuale periodo di programmazione 2007-2013, i deputati sottolineano il ruolo dell'agricoltura montana per la produzione, la conservazione e l'uso transettoriale del paesaggio nonché come base multifunzionale per altri settori economici e quale elemento caratteristico dei paesaggi culturali e delle strutture sociali tradizionali. Sollecitano quindi una politica agricola comune in grado di creare un contesto economico efficace per un'agricoltura «viva e multifunzionale», per la quale «servono strumenti accoppiati alla funzione produttiva». Occorre inoltre adeguare le direttive quadro per lo sviluppo regionale e i programmi nazionali al ruolo di questi agricoltori, «non solo in quanto semplici produttori ma come precursori economici di altri settori».

 

La relazione ricorda poi che le zone montane «soffrono di svantaggi che rendono l'agricoltura meno facilmente adattabile alle condizioni di concorrenza e generano costi aggiuntivi che non permettono a questo settore di produrre beni molto competitivi a prezzi contenuti». Pone quindi l'accento sul fatto che i pagamenti compensativi, in futuro, devono continuare a compensare tali svantaggi. Ma sottolinea che le esigenze delle zone montane «non possono essere soddisfatte solo dai finanziamenti per lo sviluppo rurale». Chiede inoltre un maggiore sostegno ai giovani agricoltori e pari opportunità fra donne e uomini.
 

I deputati sollecitano anche un sostegno finanziario speciale per l'industria lattiero-casearia (allevatori lattieri e trasformatori) «che svolge un ruolo fondamentale nelle zone montane» in mancanza di produzioni alternative. Chiedono inoltre che in sede di riforma delle quote lattiere venga elaborata una strategia di "atterraggio morbido" per le zone montane nonché misure di accompagnamento (pagamenti speciali) volte ad attenuarne gli effetti negativi, lasciando spazio a processi di adeguamento che preservino la base per l'agricoltura. Auspicano poi misure di sostegno per la consegna del latte e dei prodotti lattierocaseari nelle valli e l'istituzione di un premio per le vacche da latte nelle zone montane. Gli Stati membri, d'altro canto, dovrebbero prevedere ulteriori pagamenti per ettaro per l'agricoltura biologica e per i pascoli estensivi, nonché un sostegno per gli investimenti in strutture di allevamento adeguate alle specie.

 

La relazione chiede anche di tenere in considerazione gli interessi degli allevatori e dei proprietari di animali delle zone montane - soprattutto di razze autoctone - dei loro rischi e delle pressioni cui sono soggetti, «nelle disposizioni in materia di salute e protezione degli animali e di sostegno all'allevamento (programmi di riproduzione, tenuta dei libri genealogici, controllo della produzione ecc.)». In relazione alla tutela della biodiversità, sottolinea inoltre la necessità di costituire banche per la conservazione del materiale genetico autoctono di specie vegetali e animali.

 

Ricordando che nelle zone montane le imprese producono prodotti tipici di alta qualità, che sono «un fattore chiave dell'occupazione», la relazione chiede che la strategia UE per le zone montane preveda misure per la tutela e la promozione di tali prodotti o dei relativi procedimenti di produzione e la loro certificazione (DOP, IGP, STG), e di «salvaguardarli dalle imitazioni». Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a sostenere i gruppi di agricoltori e le comunità locali nell'introduzione dei succitati marchi di qualità regionali, anche attraverso una migliore informazione e un'adeguata formazione degli agricoltori e degli operatori della trasformazione alimentare locali, nonché attraverso il sostegno finanziario per l'apertura di impianti di trasformazione alimentare locali e il lancio di campagne promozionali.

 

La relazione chiede poi che nell'ambito della "strategia" si prevedano modelli di sfruttamento sostenibile per i pascoli, i prati e i boschi e se ne incentivi la protezione in base a criteri totalmente naturali e la valorizzazione, rigenerazione, protezione dall'erosione attraverso un uso razionale delle acque. Sottolinea peraltro che i premi per il terreno da pascolo «sono essenziali per il mantenimento delle attività agricole» e, pertanto, «devono essere mantenuti». Occorre inoltre prestare particolare attenzione agli allevatori delle zone montane colpite dagli incendi boschivi, considerato che nei cinque anni successivi i pascoli di tali zone potranno essere sfruttati solo in modo limitato.

 

Nel sottolineare l'importanza di una strategia forestale a lungo termine che metta a punto meccanismi per evitare le crisi, contrastarle e neutralizzarne le conseguenze nonché incentivi per lo sfruttamento integrato delle foreste, i deputati rilevano le possibilità di trasformazione e rivalutazione sostenibile del legno e dei prodotti del legno delle zone montane (come prodotti di qualità con bassi costi di trasporto e quindi con emissioni ridotte di CO2, come materiali da costruzione, e biocarburanti di seconda generazione). Notano tuttavia che lo sviluppo di biocarburanti «non deve portare a una concorrenza tra produzione di foraggi (maggese, bosco ceduo ecc.) e pascolo».

 

Allo stesso tempo, la relazione chiede di promuovere l’attuazione immediata di misure di protezione contro le calamità naturali, in particolare gli incendi boschivi e le inondazioni. In proposito, suggerisce che agricoltori e silvicoltori sostengano le misure preventive antiinondazioni attraverso i pagamenti diretti per superficie che ricevono a titolo della PAC. Richiama poi l'attenzione sulla necessità di sfruttare le risorse idriche in modo sostenibile per l'irrigazione naturale, l'approvvigionamento di acqua potabile, e come fonte di energia e per il turismo termale. E invita la Commissione a incentivare le autorità locali e regionali a sviluppare una solidarietà tra la valle e il monte per quanto riguarda la gestione idrica, «attraverso mezzi finanziari adeguati».

 

Per i deputati è anche necessario attuare misure volte a contrastare lo spopolamento e ad attirare nuovi abitanti nelle zone montane ma, al tempo stesso, occorre provvedere alla tutela del paesaggio tradizionale dalla pressione di urbanizzazione causata dal turismo. Sottolineano quindi l'interesse di introdurre la pianificazione regionale, la concessione di licenze edilizie di costruzione o ristrutturazione delle abitazioni «attraverso prassi ispirate a criteri ambientali, paesaggistici o di pianificazione urbanistica». Chiedono inoltre di sostenere le zone montane nella gestione del traffico, la protezione dall'inquinamento acustico e la conservazione del paesaggio, mediante misure volte alla riduzione del traffico su strada (ad esempio, rafforzamento delle "zone sensibili" nella "direttiva relativa alla tassazione a carico di autoveicoli pesanti").

 

 

Link utili

 

Politica regionale in Italia (2007-2013)

 

Riferimenti

 

Michl EBNER (PPE/DE, IT)

Relazione sulla situazione e le prospettive dell'agricoltura nelle zone di alta e media montagna

Doc.: A6-0327/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 22.9.2008

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COMMERCIO ESTERO/INTERNAZIONALE


Sono efficaci gli accordi sul legno tropicale?

 

Un'interrogazione orale alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sull'efficacia degli accordi internazionali sul legno tropicali alla luce dello sfruttamento eccessivo delle foreste tuttora diffuso. I deputati chiedono anche come intende assicurare che le esigenze di protezione ambientale vengano integrate negli accordi commerciali. Il Parlamento adotterà anche la sua posizione sull'accordo ITTA del 2006.

 

La commissione per il commercio internazionale ricorda che il Consiglio ha consultato il Parlamento sul progetto di decisione sulla conclusione dell'accordo internazionale sui legni tropicali (ITTA) del 2006 e che il Presidente del Parlamento ha invece chiesto al Consiglio l'applicazione della procedura del parere conforme in quanto l'accordo istituisce "un contesto istituzionale specifico". Sottolinea poi la sempre maggiore preoccupazione per l'impatto della deforestazione e del degrado forestale, nonché per le conseguenze sul cambiamento climatico e la biodiversità. Rileva quindi che, nell'ambito di un'impostazione più generale che copra anche le foreste delle zone temperate, la domanda di prodotti di legno equi e sostenibili e la loro tracciabilità per tutta la catena di produzione, un accordo ITTA funzionale «potrebbe dare un importante contributo alla protezione delle foreste del mondo e all'utilizzazione sostenibile del legno».

 

In questo contesto, pone alla Commissione le seguenti domande:

  • Alla luce dl fatto che lo sfruttamento eccessivo e illegale delle foreste è ancora diffuso, cosa pensa dell'efficacia degli accordi sul legno tropicale in vigore già da 20 anni?

  • Può spiegare come prevede che l'ITTA interagisca con altri accordi come le Convenzioni sul cambiamento climatico e sulla biodiversità dell'ONU nonché con le iniziative adottate a norma del piano d'azione dell'UE sull'applicazione delle regolamentazioni forestali, sulla governance e sugli scambi commerciali?

  • Può illustrare come intende assicurare che le esigenze di protezione ambientale vengano integrate negli accordi commerciali in linea con gli obblighi previsti dal Trattato e, in particolare, che negli attuali negoziati con i paesi dell'Asia sud-orientale si prevedano misure per proteggere le foreste?

  • Può indicare se è disposta a presentare relazioni annuali al Parlamento e al Consiglio sull'attuazione dell'ITTA e sull'impatto del commercio sulle foreste tropicali, compresi gli accordi bilaterali conclusi a norma del programma FLEGT (applicazione delle normative, la governance e il commercio nel settore forestale)?

 

Link utili

 

Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali
Comunicazione della Commissione - FLEGT
International Tropical Timber Organization

 

Riferimenti

 

Interrogazione orale - Accordo internazionale del 2006 sui legni tropicali (ITTA)

Doc.: O-0074/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 23.9.2008

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Ordine del giorno 22 - 25 settembre 2008

Bruxelles 

 

L'ordine del giorno, che può subire modifiche, è disponibile sul sito.

 

 

Codici delle procedure parlamentari

 

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

 

Abbreviazioni

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

BG

Bulgaria

IE

Irlanda

AT

Austria

RO

Romania

 

Gruppi politici

 

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 20.9.2008
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

UEN

GUE/NGL

IND/DEM

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

BG

5

5

5

 

 

 

 

3

18

CZ

14

2

 

 

 

6

1

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

 

7

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

IE

5

1

1

 

4

1

1

 

13

EL

11

8

 

 

 

4

1

 

24

ES

24

24

2

3

 

1

 

 

54

FR

18

31

10

6

 

3

3

7

78

IT

24

17

12

2

13

7

 

3

78

CY

3

 

1

 

 

2

 

 

6

LV

3

 

1

1

4

 

 

 

9

LT

2

2

7

 

2

 

 

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

 

2

2

 

27

AT

6

7

1

2

 

 

 

2

18

PL

15

9

6

 

19

 

3

2

54

PT

9

12

 

 

 

3

 

 

24

RO

18

10

6

1

 

 

 

 

35

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

 

1

 

 

14

SE

6

5

3

1

 

2

2

 

19

UK

27

19

11

5

 

1

8

7

78

Totale

288

217

100

43

43

41

22

31

785

 

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