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RESOCONTO

 

20 febbraio 2008

Strasburgo

 

 

 


525 Sì al Trattato di Lisbona, per un'UE più democratica e efficiente

 

Il Parlamento approva il trattato di Lisbona esortando gli Stati membri a ratificarlo entro fine anno ed a informare i cittadini in vista delle elezioni europee del 2009. L'UE sarà così più democratica, efficiente e capace di decidere, rafforzando i poteri del Parlamento e i diritti dei cittadini, senza diventare un Superstato. Resta il rammarico per la rinuncia all'approccio costituzionale e ai simboli, le deroghe alla Carta dei diritti fondamentali e il seggio aggiuntivo concesso all'Italia.

 

Adottando con 525 voti favorevoli, 115 contrari e 29 astensioni la relazione di Richard CORBETT (PSE, UK) e Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES), il Parlamento approva il trattato di Lisbona. Una standing ovation ha salutato l'esito della votazione e il Presidente Hans-Gert PÖTTERING si è compiaciuto della vasta maggioranza raggiunta e si è quindi congratulato con i deputati che «esprimono la libera volontà dei popoli che rappresentano». Il trattato, ha aggiunto, fornisce all'UE maggiore democrazia e capacità di agire».

 

Per il Parlamento, nel complesso, il trattato rappresenta «un miglioramento sostanziale rispetto ai trattati vigenti». Esso, infatti, aumenterà la responsabilità democratica e la capacità decisionale dell'Unione (mediante un rafforzamento del ruolo del Parlamento europeo e di quello dei parlamenti nazionali), rafforzerà i diritti dei cittadini europei nei confronti dell'Unione e migliorerà l’efficacia del funzionamento delle sue istituzioni. Il trattato di Lisbona, d'altra parte, «fornirà una struttura stabile che permetterà ulteriori sviluppi dell'Unione in futuro».

 

I deputati sottolineano inoltre la necessità che tutti gli Stati membri dell'Unione procedano alla ratifica del trattato in tempo utile affinché possa entrare in vigore il 1° gennaio 2009. In questo modo, infatti, i cittadini potranno effettuare le proprie scelte politiche con piena conoscenza del nuovo quadro istituzionale dell'Unione in occasione delle elezioni europee del 2009. Al riguardo, il Parlamento ribadisce la sua richiesta di realizzare «tutti gli sforzi possibili» - da parte delle istituzioni dell'UE e delle autorità nazionali - «per informare i cittadini europei in modo chiaro e obiettivo sul contenuto del trattato». Chiede inoltre l'immediata pubblicazione dei trattati consolidati riveduti dal trattato di Lisbona, per fornire ai cittadini «un testo comunitario di base più chiaro».

 

La relazione approvata illustra nel dettaglio tutti gli aspetti positivi del nuovo trattato, soprattutto riguardo alle accresciute competenze del Parlamento europeo, ma il Parlamento non rinuncia a formulare qualche preoccupazione. A quest'ultimo riguardo, si dice consapevole «del diffuso rammarico» imputabile al fatto che, per garantire un nuovo accordo fra i 27 Stati membri, è stato necessario abbandonare l'approccio costituzionale e l'inclusione nel trattato della bandiera e dell'inno europeo, nonché posporre l'entrata in vigore di un nuovo sistema di votazione in seno al Consiglio e aggiungere "freni d'emergenza" alla procedura legislativa ordinaria in taluni settori. Ma anche introdurre nel trattato un protocollo che limita gli effetti della Carta sul diritto interno di due Stati membri (Regno Unito e Polonia, ndr) e «il seggio parlamentare supplementare attribuito a uno Stato membro (Italia, ndr), in deroga al principio della proporzionalità degressiva».

 

Maggiore responsabilità democratica

 

Il Parlamento si compiace del fatto che il controllo democratico e la capacità decisionale saranno rafforzati, «per cui i cittadini saranno in grado di controllare meglio l'operato dell'Unione europea». Ciò sarà possibile grazie al fatto che tutta la legislazione europea sarà soggetta, con poche eccezioni, alla duplice approvazione del Consiglio e del Parlamento europeo. Questa procedura legislativa "ordinaria" (che ricalca l'attuale codecisione) si applicherà a 50 nuove basi giuridiche, per giungere a un totale di 86. Tra i settori che vi rientreranno figurano lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia, l'agricoltura e la pesca.

 

Saranno inoltre rafforzati la verifica preliminare dei parlamenti nazionali su tutta la legislazione dell’Unione e, mediante un nuovo sistema di supervisione, il controllo democratico sulle competenze legislative delegate alla Commissione. Verrà poi istituita una nuova procedura di bilancio «più semplice e più democratica» che, con l'abolizione della distinzione tra "spese obbligatorie" e "spese non obbligatorie", assicurerà «la completa parità tra Parlamento e Consiglio» nell'approvazione dell’intero bilancio annuale. Al Parlamento sarà inoltre garantito il diritto di approvazione del quadro finanziario pluriennale giuridicamente vincolante.

 

Il Presidente della Commissione verrà eletto dal Parlamento europeo, su proposta dei Capi di Stato e di governo e tenendo conto dei risultati delle elezioni, mentre l'Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in qualità di membro della Commissione, dovrà essere sottoposto alla procedura di investitura parlamentare prevista per tutti i commissari. Sarà poi necessario il parere conforme del Parlamento europeo per l’approvazione di un’ampia serie di accordi internazionali firmati dall’Unione. Anche la procedura di revisione dei trattati sarà, in futuro, più aperta e democratica, e vedrà un ampio coinvolgimento del Parlamento europeo.

 

Rafforzamento dei diritti dei cittadini

 

Il Parlamento si compiace che i diritti dei cittadini saranno rafforzati, grazie al fatto che la Carta dei diritti fondamentali dell'UE diventerà giuridicamente vincolante. Nuove disposizioni agevoleranno la partecipazione di cittadini e associazioni alle deliberazioni dell'Unione e sarà incoraggiato il dialogo con le parti sociali, le comunità religiose e le organizzazioni non confessionali. L'introduzione nel trattato di un'iniziativa dei cittadini europei consentirà a questi ultimi di formulare proposte su questioni per le quali ritengono che un atto giuridico a livello dell’Unione sia necessario. Sarà poi rafforzata la tutela giudiziaria dei cittadini, grazie all'estensione della giurisdizione della Corte di giustizia dell’UE ai settori libertà, sicurezza e giustizia, e alle  maggiori possibilità per le persone fisiche e giuridiche di avere accesso ai procedimenti della Corte.

 

Maggiore chiarezza, l'UE non è un "superstato"

 

I deputati accolgono con favore il fatto che il trattato stabilisca in modo più chiaro e più visibile i valori sui quali si fonda l'Unione, nonché i suoi obiettivi e i principi che ne governano l'azione e le relazioni con gli Stati membri. Più in particolare, il trattato fornisce una chiara definizione delle competenze dell'Unione nei confronti degli Stati membri e finirà la confusione tra "Comunità europea" e "Unione europea" poiché l'Unione europea diventerà un'unica struttura ed entità giuridica.

Allo stesso tempo, il trattato fornisce «garanzie sufficienti che l'Unione non diventerà un "superstato" onnipotente e centralizzato». Prevede infatti l'obbligo di rispettare l’identità nazionale degli Stati membri e include i principi delle competenze conferite (in base ai quali l'Unione dispone solo delle competenze che le sono conferite dagli Stati membri), della sussidiarietà e della proporzionalità. Contempla poi la partecipazione degli Stati membri al sistema decisionale dell'Unione e alle decisioni in merito a eventuali sue modifiche, nonché il riconoscimento a ciascuno Stato membro del diritto di uscire dall'Unione.

 

Una maggiore efficacia

 

Il Parlamento plaude al fatto che il nuovo trattato «rafforzerà la capacità delle istituzioni dell'Unione di svolgere i propri compiti in modo più efficace». Infatti, aumenteranno notevolmente gli ambiti in cui il Consiglio decide a maggioranza qualificata, anziché all'unanimità, «consentendo all'Unione di 27 Stati membri di funzionare senza essere bloccata da veti». Un nuovo sistema di doppia maggioranza, inoltre, «faciliterà il processo decisionale in seno al Consiglio». Mentre la distinzione fra strumenti legislativi ed esecutivi sarà chiarita e una nuova definizione di atti delegati consentirà di semplificare e di razionalizzare la legislazione dell'Unione.

 

La struttura a pilastri sarà abbandonata, «consentendo unità d'azione nei vari campi di attività dell'Unione, con meccanismi e strumenti semplificati». Verranno inoltre definiti con maggiore chiarezza gli obiettivi e le competenze dell'Unione in diversi settori: cambiamento climatico, diritti dei minori, politica europea di vicinato, aiuti umanitari, energia, spazio, ricerca, turismo, sport, salute pubblica e protezione civile. Se la politica commerciale comune è riconosciuta di competenza esclusiva dell’Unione, per una serie di altre questioni sarà possibile applicare metodi decisionali più efficaci.

 

Il Consiglio europeo, poi, diverrà un'istituzione dell'UE a tutti gli effetti e la sua Presidenza di turno semestrale sarà sostituita da un Presidente eletto per un periodo di due anni e mezzo, «consentendo una maggiore coerenza nella preparazione e nella continuità dei suoi lavori». Dal 2014, inoltre, il numero dei membri della Commissione sarà ridotto a 2/3 del numero di Stati membri, «il che migliorerà la capacità d'azione» e «indicherà ancora più chiaramente che i Commissari rappresentano gli interessi europei e non quelli dei loro paesi d'origine».

 

Per i deputati, infine, il trattato accrescerà anche la visibilità e la capacità dell'Unione in qualità di attore globale. Grazie, in particolare, alla fusione delle cariche di Alto Rappresentante per la politica estera dell'Unione europea e di Commissario per le relazioni esterne, e alla istituzione di un unico servizio di azione esterna composto di funzionari della Commissione, del Consiglio e dei servizi diplomatici nazionali.

 

Con 67 voti favorevoli, 441 contrari e 30 astensioni, l'Aula ha bocciato un emendamento della GUE/NGL volto a respingere il trattato di Lisbona «soprattutto perché non propone progressi verso l'Europa sociale e la democrazia, accelera la liberalizzazione dei servizi pubblici e dell'occupazione e rafforza la militarizzazione dell'Unione europea». E' stata anche respinta a larghissima maggioranza una lunga serie di emendamenti presentati dall'IND/DEM che contenevano centinaia di domande di chiarimenti sul testo del trattato rivolte ai governi, alla Commissione e al Consiglio per permettere ai deputati «di sapere su cosa si vota».

 

La "motivazione" allegata al testo della relazione (e le sue appendici) forniscono un'ampia descrizione delle novità introdotte dal trattato di Lisbona.

 

 

Dibattito in Aula

 

Dichiarazione dei relatori

 

Richard CORBETT (PSE, UK) ha spiegato che la relazione in discussione valuta se il Trattato migliora la situazione attuale dell'UE, se la rende più efficiente e democratica e conclude che la risposta è senza dubbio affermativa. In proposito ha sottolineato il ruolo che il trattato attribuisce ai parlamenti nazionali e, soprattutto, al Parlamento europeo. Quest'ultimo sarà un legislatore con poteri pari a quelli del Consiglio, anche in materia in bilancio, eleggerà il Predidente della Commissione, potrà ritirare le deleghe alla Commissione e avrà più voce nell'ambito degli accordi internazionali. Sottolineando l'importanza della Carta dei diritti fondamentali, il relatore ha poi evidenziato che il trattato chiarisce le competenze dell'UE, impedendo che questa diventi un superstato. Pur riconoscendo che taluni possano essere rammaricati dall'abbandono dell'approccio costituzionale, ha concluso sostenendo che il trattato di Lisbona rende l'UE più trasparente e più vicina ai cittadini.

 

Anche Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) ha osservato che il Parlamento aveva maggiori ambizioni nella riforma istituzionale, ma ha sottolineato che la soluzione trovata - l'unica possibile - ha mantenuto le caratteristiche essenziali della Costituzione. Non è certamente la stessa cosa, ha spiegato, ma rende l'UE più democratica ed efficace e fornisce un plusvalore ai cittadini. Grazie al trattato, infatti, l'UE si dota degli strumenti per rispondere alle attese dei cittadini e affrontare le sfide di oggi, come i cambiamenti cliamatici.

 

Dichiarazione della Presidenza

 

Janez LENARČIČ ha auspicato che il trattato possa entrare in vigore il 1° gennaio 2009 e ha quindi sottolineato che la priorità va posta nella ratifica da parte di tutti i ventisette Stati membri. Nell'augurarsi che ciò avvenga senza complicazioni, ha affermato che il trattato permetterà all'UE di affrontare le sfide che l'attendono.

 

Dichiarazione della Commissione

 

Per Margot WALLSTRÖM, l'elemento chiave del trattato è il fatto che conferisce una maggiore legittimità democratica all'UE, assegnando più poteri al Parlamento europeo, prevedendo un maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali e introducendo anche elementi di democrazia diretta. La rinuncia al carattere costituzionale, ha osservato, è stata necessaria per trovare il consenso. In merito alle ratifiche, la vicepresidente della Commissione ha evidenziato che non si tratta di un processo ovvio ed ha auspicato che il trattato possa entrare in vigore nel 2009. Ha poi ricordato che la Presidenza slovena ha già iniziato a esaminare taluni atti che saranno necessari per dare attuazione al trattato, come ad esempio le norme relative all'iniziativa dei cittadini. Ha quindi concluso sottolineando la necessità di informare i cittadini, in modo chiaro e obiettivo, sui contenuti del trattato.

 

Interventi in nome dei gruppi politici

 

Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha ribadito che, per il suo gruppo, il trattato è importantissimo per rilanciare la dinamica europea. Il trattato, infatti, rende l'UE più democratica, efficace, trasparente e visibile e, pertanto, ne aumenta l'influenza nel mondo. Insomma, il trattato «marca il ritorno della politica in Europa». Ha quindi sottolineato i maggiori poteri conferiti al Parlamento europeo e l'importante rafforzamento della sussidiarietà grazie al maggiore coinvolgimento dei parlamenti nazionali. Il leader dei popolari ha giudicato con favore il fatto che il trattato conferisce il diritto d'iniziativa ai cittadini e la protezione dei loro diritti grazie alla Carta europea, permette inoltre all'UE di svolgere un maggiore ruolo internazionale e fornisce una base giuridica per una politica energetica a livello europeo.  Ha quindi invitato i governi a seguire l'esempio dei cinque Stati membri che hanno già ratificato il trattato, auspicando che questo entri in vigore nel 2009.

 

Il Parlamento europeo, secondo Martin SCHULZ (PSE, DE), si accinge a pronunciarsi su un aspetto fondamentale dell'integrazione europea. Ha quindi voluto porre in luce i motivi per i quali l'Unione europea ha bisogno del trattato di Lisbona. In proposito ha ricordato la situazione dell'Europa prima dell'integrazione europea: Hitler, Auschwitz, Stalin, la guerra fredda, il muro di Berlino. A suo parere, l'unica opportunità per gli Stati di esercitare influenza nel mondo per promuovere la democrazia e la stabilità sociale è quella di agire assieme, anche per affrontare grandi attori come USA e Cina. L'unità, ha enfatizzato, «rende più forti», mentre chi resta sa solo «è destinato a perdere». Ha poi affermato che cento anni di storia europea dimostrano che il nazionalismo non è la soluzione perché, citando quanto detto dal Presidente Mitterand in Aula, «il nazionalismo significa guerra». Il leader socialdemocratico ha quindi concluso annunciando il sostegno del suo gruppo al trattato che ha come obiettivo la comunità dei popoli.

 

Per Andrew DUFF (ALDE/ADLE, UK), il mondo si aspetta un'Europa con maggiore forza di agire sulla scena internazionale. Ha poi auspicato che si ponga fine alle polemiche sul sistema europeo di governo per potersi concentrare sul miglioramento delle politiche UE. In proposito, ha sottolineato che il trattato, una volta entrato in vigore, collegherà i cambiamenti politici alle riforme necessarie degli strumenti e delle procedure. Ha quindi deplorato che taluni auspicano bocciare il trattato «per tornare a Nizza» o, peggio ancora, alla situazione di 100 anni fa. Ha poi espresso rammarico per le clausole di opt-out richieste e ottenute dal Regno Unito.

 

Secondo Brian CROWLEY (UEN, IE) il trattato garantirà che l'UE continui a progredire nei prossimi anni, le permetterà di rendere più stabile l'economia europea e quindi darà maggiore slancio all'Europa. Ha quindi sottolineato che il mercato unico è uno degli sviluppi più importanti degli ultimi 30 anni ma che, allo stesso tempo, è necessario modificare le regole per adeguarsi a un'Unione che è cresciuta. Ponendo poi in luce tutti i vantaggi che l'Irlanda ha tratto dalla sua appartenenza all'UE, si è detto sicuro che i suoi concittadini approveranno il trattato.

 

Johannes VOGGENHUBER (Verdi/ALE, AT) ha sottolineato le conquiste importanti ottenute con il trattato, che pongono le basi per la prima democrazia sovranazionale, che contempla una Carta dei diritti fondamentali, tutela l'Europa sociale e con un ruolo nel mondo. La vera sfida, ha aggiunto citando Kissinger, è di superare il problema di trasferimento di parte della sovranità. Ha però paventato la perdita dello spirito europeo e della forza di conquistare i cittadini e di offrire nuove soluzioni, a causa dell'atteggiamento reazionario dei governi. Al di là delle conquiste reali del trattato, ha concluso, occorre trasformare l'UE in un'unione dei cittadini per dimostrare che è capace di dotarsi di una nuova identità.

 

Mary Lou McDONALD (GUE/NGL, IE) si è chiesta anzitutto perché si temono i referendum. Ha sottolineato che, mentre si parla di pace, il trattato invita a un aumento delle spese militari, mentre ci si vanta di essere i primi donatori di aiuti allo sviluppo, si firmano accordi che penalizzano i paesi più deboli. Il trattato, inoltre, erode la democrazia e i diritti dei lavoratori, promuovere le liberalizzazioni e la militarizzazione.
 

Per Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) il Parlamento, con il dibattito, non fa altro che un esercizio pieno di bugie perchè intende evitare i referendum e imporre la politica sui cittadini. A suo parere, infatti, il trattato è identico alla costituzione, consentendo all'UE di legiferare su tutti gli aspetti della nostra vita. Si è quindi augurato che gli irlandesi, con il referendum, boccino il trattato.

 

Interventi dei deputati italiani

 

Per Mauro ZANI (PSE, IT), il trattato di Lisbona «pone fine ad uno stallo prolungato e pericoloso». A suo parere si esce dalla crisi «con una struttura istituzionale stabile, più efficace e aperta ad ulteriori sviluppi» ed ha auspicato che in questa nuova fase «potrà riaprirsi anche il cammino di una Costituzione per l'Europa». A tal fine, ha spiegato, «è necessario un impegno straordinario per promuovere la cittadinanza europea a partire dalla Carta dei diritti». Ha infatti osservato che, «ben al di là del computo demografico, che risponde ad una logica nazionale e intergovernativa, è proprio la cittadinanza europea la pietra angolare attorno a cui costruire in futuro l'edificio politico dell'Europa». Questa, ha aggiunto, «è anche la sola via per recuperare un'anima a questo Trattato». Il futuro, ha concluso, «è anzitutto affidato a una grande alleanza tra il Parlamento e i cittadini europei nella loro pienezza di diritti e di doveri» e la prima prova, forse, di quest'alleanza «è proprio la scelta della nuova figura del Presidente dell'Unione».

 

 

Link utili

 

Stato di avanzamento delle ratifiche
Testo del Trattato di Lisbona
Testo della Carta dei diritti fondamentali

 

 

Riferimenti

 

Íñigo MÉNDEZ DE VIGO (PPE/DE, ES) e Richard CORBETT (PSE, UK)

Relazione sul trattato di Lisbona

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 20.2.2008

Votazione: 20.2.2008

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Per la crescita, investimenti, concorrenza e riduzioni fiscali

 

Esprimendo preoccupazione per l'elevato livello del tasso di cambio dell'euro, il Parlamento chiede una politica fiscale coordinata che agevoli la crescita e la creazione di nuove imprese e di posti di lavoro. Occorre anche integrare il mercato dei servizi, aprire le industrie di rete alla concorrenza e valutare il ruolo delle multinazionali sui mercati finanziari. Ma vanno anche garantiti una più equa distribuzione dei benefici della crescita e un rafforzamento della coesione sociale.

 

Approvando con 519 voti favorevoli, 102 contrari e 3 astensioni la relazione di Margarita STARKEVIČIŪTĖ (ALDE/ADLE, LT), il Parlamento osserva che i crescenti squilibri, la domanda aggregata e le pressioni inflazionistiche globali «potrebbero diventare una sfida significativa per la politica monetaria, vista la protratta incertezza sui mercati finanziari». Sottolinea inoltre i crescenti squilibri finanziari e l'eccessiva volatilità dei tassi di cambio come pure la stretta creditizia e, in proposito, esprime preoccupazione «per i livelli elevati del tasso di cambio dell’euro che danneggiano la competitività dell’economia europea e riducono i margini di manovra della politica monetaria», ma difende l'indipendenza della BCE.

 

I deputati sottolineano poi la necessità di una politica fiscale sana «quale condizione preliminare per una crescita sostenuta e per la creazione di posti di lavoro». Notano poi che è necessario un quadro fiscale coordinato favorevole alle società e in particolare alle PMI e impostato in funzione di una ripresa della crescita e dell'occupazione. A loro parere, inoltre, l'Unione europea deve promuovere disposizioni fiscali volte a incoraggiare la creazione di nuove imprese e l'innovazione tecnologica. Ciò, precisano, potrebbe anche comportare una riduzione delle imposte «che erodono l'efficienza e la creazione di posti di lavoro». Occorre poi «diminuire gli oneri sul lavoro per creare più occupazione e combattere l'economia sommersa» e trasferire il carico fiscale dal lavoro al degrado ambientale «quale soluzione efficace per affrontare sia le questioni ambientali che quelle occupazionali».

 

Sottolineando la grande importanza dell'efficienza della finanza pubblica, i deputati osservano che, nella maggior parte dei paesi, il consolidamento delle finanze pubbliche «potrebbe contribuire a mantenere intatta la sostenibilità fiscale nel lungo periodo». Ritengono quindi importante «modernizzare l'amministrazione pubblica in modo da migliorare l'efficienza e l'efficacia delle finanze pubbliche». A loro parere, d'altra parte, «un ambiente macroeconomico sano e stabile richiede finanze pubbliche di qualità con bilanci più consolidati». Come pure «una politica intelligente in materia di investimenti privati e pubblici che produca infrastrutture orientate al futuro e apra oggi i mercati di domani».

 

Alla luce delle continue pressioni al rialzo dei prezzi energetici e delle crescenti minacce per il clima, per i deputati è importante puntare sul miglioramento dell'efficienza energetica quale contributo sia alla crescita che allo sviluppo sostenibile. Sottolineano poi la necessità di aprire le industrie di rete alla concorrenza garantendo condizioni omogenee e un'effettiva concorrenza nei mercati integrati a livello europeo. Anche perché ritengono «che la proprietà pubblica sui mercati dell'elettricità e del gas rappresenti uno degli elementi fondamentali all'origine delle distorsioni a livello europeo e che l'incentivo alla competizione su questi stessi mercati debba essere ulteriormente migliorato».

 

Allo stesso tempo, il Parlamento chiede l'adozione di provvedimenti per combattere il protezionismo sia all’interno che all’esterno dell’Unione europea, poiché questo «indebolisce e non protegge i diritti dei consumatori e dei cittadini». Sollecita inoltre una rapida integrazione del mercato dei servizi «applicando e facendo rispettare in modo coerente le norme concordate ed eliminando gli ostacoli alla concorrenza e all'accesso al mercato». Nel sottolineare poi che un sistema finanziario globale deregolamentato «si situa al di fuori della portata diretta delle politiche dell'UE e può trasmettere rischi di instabilità finanziaria», ritiene che sia necessario procedere a una nuova valutazione dell'impatto del modello imprenditoriale e del ruolo dei gruppi finanziari multinazionali sui mercati finanziari globali.

 

Il Parlamento accoglie poi con favore la proposta della Commissione di realizzare una “quinta libertà” nel contesto della ricerca e dell’innovazione - la libera circolazione delle conoscenze - a completamento delle quattro libertà di circolazione delle merci, dei servizi, delle persone e dei capitali. In un contesto di prezzi alimentari in aumento, «che sembra essere permanente piuttosto che ciclico», i deputati ritengono opportuno sottoporre a revisione i meccanismi della politica agricola comune (PAC) che limitano l’approvvigionamento. Anche perché la PAC può svolgere un ruolo fondamentale nella stabilizzazione dei prezzi alimentari.

 

Per i deputati, infine, nel 2008 l'Europa deve rafforzare il suo potenziale di crescita per poter generare posti di lavoro. Nell'interesse della stabilità macroeconomica, inoltre, l'aumento di produttività «deve accompagnarsi ad una più equa distribuzione dei benefici della crescita e ad un rafforzamento della coesione sociale». L'aumento dei redditi deve quindi tenere il passo con la crescita di produttività a medio termine.

 

Link utili

Comunicato stampa sull'incontro interparlamentare sulla strategia di Lisbona

 

Riferimenti

Margarita STARKEVIČIŪTĖ (ALDE/ADLE, LT)

Relazione sugli orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione (parte "Indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità"): lanciare il nuovo ciclo (2008-2010)

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 19.2.2008

Votazione: 20.2.2008

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Censimenti comparabili a livello europeo

 

Il Parlamento ha adottato il regolamento volto ad armonizzare i dati dei censimenti sulla popolazione e sulle abitazioni nell'UE. Il compromesso con il Consiglio accoglie l'idea dei deputati di stabilire dei criteri per valutare la qualità dei dati raccolti che, peraltro, dovranno risalire allo stesso anno di riferimento in tutta l'Unione. E' poi modificato l'elenco degli argomenti da trattare nei censimenti, ma alcune integrazioni suggerite a suo tempo dai deputati non sono state accolte.

 

In quasi tutte le sfere d'azione dell'UE che riguardino questioni economiche, sociali o ambientali, sono necessari dati di qualità sulla popolazione, utili ai fini della formulazione degli obiettivi strategici e della valutazione dei progressi. I dati censuari permettono di raffrontare in maniera efficace la situazione dei diversi Stati membri dell'UE. Tali dati possono essere utilizzati direttamente (ad esempio, per accertare il numero delle persone interessate da un certo problema o da una data misura) o come denominatore "pro capite" a fini di comparabilità. I dati censuari comparabili a livello europeo costituiscono il cardine delle stime annuali della popolazione, delle indagini per campione e delle analisi regionali.

 

Sottoscrivendo con 579 voti favorevoli, 41 contrari e 18 astensioni un compromesso negoziato con il Consiglio dalla relatrice Ona JUKNEVIČIENĖ (ALDE/ADLE, LT), il Parlamento ha approvato il regolamento teso a armonizzare la raccolta di dati necessari ai censimenti sulla popolazione e sulle abitazioni per renderli comparabili a livello europeo. Gran parte del compromesso ricalca quanto suggerito dai deputati nella relazione proposta dalla commissione per l'occupazione e gli affari sociali. Il compromesso ha riguardato soprattutto l'elenco degli argomenti da trattare nei censimenti.

 

La raccolta di dati statistici periodici sulla popolazione e sulle principali caratteristiche familiari, sociali, economiche e abitative è necessaria per l'esame e la definizione di misure di politica regionale, sociale e ambientale che interessano la Comunità. Un emendamento alla proposta della Commissione precisa che è necessario raccogliere informazioni dettagliate sulle abitazioni a supporto di varie attività della Comunità, quali la promozione dell'inclusione sociale e il monitoraggio della coesione sociale a livello regionale, nonché la protezione dell'ambiente e la promozione dell'efficienza energetica.

 

In forza al regolamento, gli Stati membri dovranno presentare i dati alla Commissione (Eurostat) secondo dettagliate modalità descritte nel provvedimento stesso. Questi dati dovranno riguardare «determinate caratteristiche demografiche, sociali ed economiche di persone, famiglie e nuclei familiari, come pure le abitazioni ai livelli nazionale, regionale e locale». Dati e metadati «definitivi, convalidati e aggregati» dovranno essere trasmessi entro 27 mesi dalla fine dell'anno di riferimento (contro i 24 proposti dalla Commissione). Un lungo emendamento precisa i criteri di "qualità" cui devono attenersi i dati trasmessi: rilevanza, accuratezza, tempestività, accessibilità, chiarezza, comparabilità e coerenza. La Commissione dovrà stabilire raccomandazioni metodologiche a tal fine.

 

Per assicurare la comparabilità dei dati forniti dagli Stati membri e l'elaborazione di analisi affidabili a livello comunitario, un emendamento suggerito dai deputati prevede che i dati utilizzati si riferiscano allo stesso anno di riferimento. Ogni Stato membro potrà determinare una data alla quale si riferiscono i suoi dati, ma tale data di riferimento deve situarsi in un anno di riferimento stabilito dal regolamento. Il primo di questi anni deve essere il 2011, mentre i successivi saranno stabiliti dalla Commissione e dovranno situarsi all'inizio di ogni decennio. Gli Stati membri dovranno prendere «tutti i provvedimenti necessari per adempiere alle prescrizioni sulla protezione dei dati»

 

E' poi precisato che dovrebbero essere considerate come residenti abituali dell'area geografica in questione solamente «le persone che hanno vissuto nella propria dimora abituale senza interruzione per un periodo di almeno dodici mesi prima della data di riferimento» e quelle che «si sono stabilite nella propria dimora abituale nei dodici mesi precedenti la data di riferimento con l'intenzione di permanervi per almeno un anno». Laddove tali circostanze non possano essere determinate, per "dimora abituale" deve intendersi «il luogo di residenza legale o dichiarata».

 

L'allegato del regolamento indica gli argomenti da trattare nel censimento, distinguendo tra temi "obbligatori" e temi "raccomandati", a loro volta suddivisi in temi "estrapolati" e "non estrapolati", sia per la popolazione sia per le abitazioni.

 

Per quanto riguarda la popolazione, oltre ai dati classici (come sesso, età, stato civile de jure, cittadinanza, ecc), dovranno essere raccolti i dati sul luogo di dimora abituale, l'ubicazione del luogo del lavoro, la professione, il titolo di studio, la situazione, il tipo e la dimensione della famiglia. Un emendamento cancella una lunga lista di dati "raccomandati" proposti dalla Commissione che riguardano, ad esempio, il tragitto casa-scuola o casa- lavoro, l'occupazione informale, il reddito, l'alfabetizzazione e le competenze informatiche, la lingua, la religione e il numero di automobili. Cancella anche le informazioni sulla data di «matrimonio de jure di donne sposate» e «dell'inizio dell'unione (delle unioni) consensuali (i) di donne che hanno convissuto consensualmente». Il compromesso non ha accolto la proposta dei deputati di sostituire tali informazioni con le tre seguenti voci: "tragitto tra la principale unità sanitaria e la dimora abituale", "disponibilità di acqua e di luce", "telefono e collegamento a Internet normale e a banda larga".

 

Un altro emendamento sopprime tra i "temi estrapolati" (sempre per i dati "raccomandati") i "gruppi socioeconomici", "persone con un contesto straniero", "sfollati", "unioni omosessuali", "famiglia allargata", "tipo di famiglia ricostituita", "tipo di famiglia allargata" e "composizione generazionale delle famiglie". Il compromesso, tuttavia, non ha accolto il suggerimento dei deputati di sostituire questi dati con un'unica voce: "famiglie omosessuali ed eterosessuali".

 

Sulla stessa scia di quanto suggerito dai deputati in materia di popolazione, un emendamento sopprime l'elenco proposto dalla Commissione in materia di dati "raccomandati" e "non estrapolati" sulle abitazioni. Anche in questo caso il compromesso non ha accolto la proposta dei deputati di sostituire tali dati con le tre seguenti voci: "accessi agli edifici pubblici e privati per le persone con disabilità", "trasporti e traffico urbano", "mobilità all'interno dell'abitazione e dell'edificio contenente l'abitazione".

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
ISTAT - Censimento 2001 della popolazione e delle abitazioni

 

 

Riferimenti

 

Ona JUKNEVIČIENĖ (ALDE/ADLE, LT)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai censimenti della popolazione e delle abitazioni

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 10.12.2007

Votazione: 20.2.2008

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