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RESOCONTO

 

17 gennaio 2008

Strasburgo

 

 

 



 

Kenya: ricontare i voti o nuove elezioni presidenziali

 

Esprimendo dubbi sulla credibilità dei risultati elettorali in Kenya, il Parlamento chiede la verifica indipendente del voto presidenziale e, nel sollecitare le autorità keniote ad agevolare tale esercizio, esorta provvedimenti correttivi. Se ciò non fosse possibile, reclama la tenuta di nuove elezioni. Condanna poi la violenza politica e la conseguente crisi umanitaria e, chiedendo il rispetto dei diritti umani, invita governo keniota e Commissione a fornire rapidamente l'assistenza umanitaria.

 

A larghissima maggioranza, il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM) che osserva come le elezioni presidenziali del 2007 in Kenya non siano state «all'altezza degli standard fondamentali internazionali e regionali per elezioni democratiche». Infatti, se la Missione di osservazione elettorale dell'Unione europea (EUEOM) ha concluso che, in generale, il processo elettorale «è stato ben condotto», la fase di conteggio dell’elezione presidenziale ha invece «mancato di credibilità» a causa delle diffuse segnalazioni di irregolarità. Pertanto, il Parlamento, con rammarico, esprime dubbi circa l'esattezza dei risultati.

 

I deputati chiedono quindi al Presidente in carica Mwai Kibaki di rispettare gli impegni democratici del suo paese sanciti dalla Costituzione nazionale e di acconsentire a una verifica indipendente del voto presidenziale. Sollecitano inoltre le autorità keniote ad agevolare tale indagine per porre rimedio alla situazione e per far sì che coloro che hanno commesso tali irregolarità rispondano del proprio operato. Il Parlamento invita poi entrambe le parti a prendere con urgenza provvedimenti correttivi tangibili mediante negoziati e, al riguardo, appoggia ulteriori sforzi di mediazione da parte di un gruppo di personalità africane guidate da Kofi Annan. Inoltre, la Presidenza dell'UE e la Commissione europea dovrebbero seguire da vicino la mediazione guidata e, se necessario, assicurare un'immediata continuazione di questo sforzo tramite una delegazione ad alto livello dell'Unione europea.

 

Nel caso si rivelasse impossibile organizzare un nuovo conteggio credibile e corretto dei voti delle elezioni presidenziali da parte di un organismo indipendente, il Parlamento chiede nuove elezioni presidenziali. Sollecita, peraltro, le autorità responsabili a garantire la copertura da parte di una stampa libera e indipendente e di ripristinare con effetto immediato le trasmissioni in diretta. D'altra parte, si rallegra per la recente elezione di un membro dell'attuale opposizione alla presidenza del Parlamento.

 

I deputati, d'altra parte, osservando che le elezioni sono state seguite da disordini che hanno provocato la morte di oltre 600 persone e che le violenze politiche hanno provocato lo sfollamento di 250.000 persone, colpendo da 400.000 a 500.000 kenioti, condannano la tragica perdita di vite umane e la situazione critica dal punto di vista umanitario.

Invitano pertanto con urgenza le autorità competenti e i soggetti coinvolti «a compiere il massimo sforzo per portare la pace nella Repubblica del Kenya e assicurare il rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto». I leader dei partiti politici devono inoltre assumersi la responsabilità di impedire ulteriori violenze nel paese, dimostrare fedeltà allo Stato di diritto e garantire il rispetto dei diritti umani. Governo keniota e Commissione europea, infine, sono invitati ad organizzare rapidamente l'assistenza umanitaria agli sfollati interni e a fornire tutto il personale necessario per il soccorso umanitario.

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sul Kenya

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 16.1.2008

Votazione: 17.1.2008

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Più donne nei consigli d'amministrazione delle imprese

 

Il Parlamento chiede all'UE e agli Stati membri di promuovere una presenza equilibrata di donne e uomini nei consigli d'amministrazione delle imprese ma, per due soli voti, non chiede l'imposizione di "quote rosa" come accade in Norvegia. Sollecita inoltre l'introduzione, su base obbligatoria, di programmi di parità nelle imprese e il rispetto dei criteri di responsabilità sociale. Occorre poi garantire servizi sociali affidabili, incoraggiare la formazione delle donne e prevedere tutele per il settore tessile.

 

Approvando con 508 voti favorevoli, 41 contrari e 16 astensioni la relazione di Ilda FIGUEIREDO (GUE/NGL, PT), il Parlamento sottolinea anzitutto il ruolo svolto dalle donne nell'industria e incoraggia la loro promozione nel rispetto della parità di salario, delle condizioni di lavoro, delle prospettive di carriera e di formazione professionale e nel rispetto della maternità «in quanto valori sociali fondamentali». Incoraggia poi gli Stati membri a promuovere programmi di imprenditoria femminile nel settore industriale e a sostenere finanziariamente la creazione di imprese femminili.

 

Il Parlamento chiede poi alla Commissione e agli Stati membri di promuovere una presenza equilibrata di donne e uomini nei consigli di amministrazione delle imprese, in particolare nel caso in cui gli Stati membri siano azionari. Accogliendo con 2 soli voti di scarto un emendamento proposto dal PPE, l'Aula ha però soppresso il paragrafo che invitava gli Stati membri «a seguire l'esempio norvegese» adottando misure volte a garantire una quota di almeno il 40% di donne presenti nei consigli di amministrazione delle imprese pubbliche e nelle società per azioni. I deputati, peraltro, deplorano la scarsa partecipazione femminile nelle organizzazioni delle parti sociali e invitano quindi queste ultime a potenziare la partecipazione delle donne nei loro organi decisionali.

 

Richiamano poi l'attenzione sul «clima inospitale per le donne nell'industria», dovuto a pratiche di reclutamento e assunzione che ostacolano le donne, a norme diversificate per donne e uomini, alla disparità nell’attribuzione di posti altamente qualificati e al divario retributivo tra donne e uomini. Vanno quindi messe a punto strategie specifiche per affrontare queste discriminazioni. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero inoltre sollecitare le grandi imprese affinché introducano, su base obbligatoria, propri programmi negoziati in materia di parità, promuovendone anche l'applicazione nelle PMI. E' anche importante creare una metodologia  di analisi delle mansioni «capace di garantire i diritti in materia di parità di retribuzione tra donne e uomini».

 

Dovrebbero anche «intervenire più attivamente» nella sensibilizzazione e nel controllo delle imprese per quanto concerne il rispetto dei codici di condotta e dei criteri di responsabilità sociale delle imprese. Così come per garantire migliori condizioni di lavoro, riservando attenzione agli orari di lavoro, all'osservanza dei diritti alla maternità e alla paternità (reinserimento professionale dopo il congedo), alla conciliazione tra lavoro e vita familiare. Tali diritti, per i deputati devono essere sanciti in una legislazione. D'altro canto, gli Stati membri sono invitati a premiare le imprese che si adoperano a favore della parità tra uomini e donne e favoriscono la conciliazione tra vita professionale e vita familiare al fine di contribuire alla diffusione di buone pratiche in materia.

 

Il Parlamento sottolinea poi la necessità di una rete di servizi sociali affidabili e di flessibilità nelle strutture prescolastiche e della scuola primaria, al fine di sostenere le donne che lavorano durante la fase della vita in cui si occupano dell'educazione dei figli. Sollecita quindi gli Stati membri a garantire un accesso universale a servizi sociali a costi sostenibili - quali asili nido, doposcuola, strutture di ricreazione per bambini e servizi di sostegno agli anziani -che altrimenti sono tendenzialmente garantiti da donne. Chiede inoltre un sostegno effettivo a livello tecnico e, ove possibile, aiuti finanziari o incentivi per i datori di lavoro delle PMI affinché possano attuare tali politiche e pratiche.

 

I deputati sottolineano la necessità di incoraggiare le donne che lavorano nell'industria a costantemente acquisire le competenze di cui necessitano per riuscire nella propria carriera. Sollecitano poi la Commissione a intensificare il sostegno ai programmi di formazione professionale per le donne nelle PMI industriali e il sostegno alla ricerca e all'innovazione, ma anche a sostenere l'istruzione e l'istruzione superiore, poiché questa «costituisce uno strumento essenziale per le donne ai fini del superamento della segmentazione di genere del mercato del lavoro». E' poi sottolineata la necessità di procedere ad una nuova formazione delle donne che hanno dovuto interrompere la loro carriera, al fine di migliorare la loro “occupabilità”.

 

Nel riconoscere che alcune regioni si distinguono per l'elevata concentrazione di imprese del settore del tessile e dell'abbigliamento, dal quale dipende notevolmente l'occupazione delle donne, il Parlamento chiede che venga prestata particolare attenzione all'importazione di prodotti provenienti da paesi terzi e che non vengano concessi aiuti comunitari alle imprese che, dopo aver beneficiato di tali finanziamenti in uno Stato membro, trasferiscono la loro produzione in un altro paese.

 

Stati membri e Commissione dovrebbero poi tener conto della dimensione di genere all'atto della distribuzione degli aiuti a titolo del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, affinché questi possano giungere anche ai settori a forte intensità di manodopera femminile. I deputati sottolineano inoltre l'importanza di programmi comunitari che incentivino la creazione di marche, la difesa dell'indicazione di origine della produzione e la promozione esterna dei prodotti comunitari di settori industriali in cui predomina la presenza femminile.

 

Infine, il Parlamento chiede a Commissione e Stati membri di adottare tutte le misure necessarie a garantire la tutela dalle molestie sessuali e basate sul genere.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Combattere il divario di retribuzione tra donne e uomini
Portale dell'Associazione Imprenditrici e Donne Dirigenti d'Azienda
Portale dell'Osservatorio per l’imprenditorialità femminile

 

Riferimenti

 

Ilda FIGUEIREDO (GUE/NGL, PT)

Relazione sul ruolo delle donne nell'industria

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 17.1.2008

Votazione: 17.1.2008

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La Cina liberi subito Hu Jia e gli altri attivisti dei diritti umani

 

Il Parlamento condanna l'arresto del dissidente cinese Hu Jia e ne chiede l'immediato rilascio, assieme agli altri oppositori. Nel sollecitare la Cina a non sfruttare i Giochi Olimpici come pretesto per limitare la libertà di espressione, chiede la modifica del codice penale per permettere ai giornalisti di trasmettere notizie al mondo su questo importante evento. Per il Parlamento, la Cina deve inoltre chiudere le "prigioni nere" create per isolare le persone scomode in vista delle Olimpiadi.

 

Il Parlamento europeo ha adottato una risoluzione comune sostenuta da tutti i gruppi (eccetto PSE e IND/DEM) che condanna «con fermezza» la detenzione di Hu Jia, chiedendone l'immediato rilascio, insieme a tutti gli altri dissidenti arrestati e tenuti in prigione per reati d'opinione. Rivolge inoltre un «pressante appello» alle autorità cinesi affinché garantiscano in tutte le circostanze la sua integrità fisica e gli permettano di ricevere assistenza medica. I deputati chiedono poi al Consiglio dell'Unione europea di intraprendere iniziative nei confronti delle autorità cinesi per quanto riguarda l'arresto di Hu Jia e la scomparsa, il 22 settembre 2007, di Gao Zhisheng, noto avvocato per i diritti umani «che è divenuto un simbolo delle difficili condizioni delle varie migliaia di difensori dei diritti umani attualmente imprigionati in Cina».

 

Più in generale, il Parlamento chiede alla Cina di rispettare i propri impegni per i diritti umani e per lo Stato di diritto, «cessando di molestare i difensori dei diritti umani ... al fine di dimostrare il suo impegno verso tali diritti nell'anno in cui ospita le Olimpiadi». A quest'ultimo proposito, sollecita pressantemente la Cina «a non usare i Giochi Olimpici come pretesto per arrestare, detenere e imprigionare illegalmente i dissidenti, i giornalisti e gli attivisti per i diritti umani che diffondono notizie o manifestano contro gli abusi dei diritti umani». Anche perché il Parlamento ritiene che le preoccupazioni in materia di diritti dell'uomo «dovrebbero ottenere più attenzione alla vigilia delle Olimpiadi di Pechino». Chiede quindi alla Cina di modificare il proprio diritto penale per facilitare la libertà di espressione dei giornalisti, scrittori, liberi professionisti e reporter che trasmetteranno al mondo le notizie riguardo un evento di tale rilievo come le Olimpiadi.

 

Il Parlamento, infine, sollecita le autorità cinesi a chiudere le cosiddette "prigioni nere", ossia luoghi di detenzione creati per imprigionare i soggetti scomodi prima delle Olimpiadi di quest'anno.


 

Background - chi è Hu Jia

 

Nel corso degli ultimi anni Hu Jia e sua moglie Zeng Jinyan hanno richiamato l'attenzione sugli abusi dei diritti dell'uomo in Cina e, a causa delle loro campagne d'informazione, hanno passato numerosi periodi agli arresti domiciliari. Nel 2006 Zeng Jinyan figurava tra i cento "eroi" del mondo scelti dalla rivista Time e, nel 2007, insieme a Hu Jia, ha ricevuto il premio speciale per la Cina di Reporter senza frontiere e la nomina al premio Sacharov per la libertà di pensiero attribuito ogni anno dal Parlamento europeo.

 

Il 27 dicembre 2007 a Pechino, la polizia ha portato via l'attivista per i diritti umani Hu Jia dalla sua casa con l'accusa di incitamento alla sovversione e 57 intellettuali cinesi hanno prontamente pubblicato una lettera aperta chiedendo il suo immediato rilascio. Il 31 dicembre, il Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert PÖTTERING, ha rivolto alle autorità cinesi un monito a causa della detenzione di Hu Jia e un appello affinché le prossime Olimpiadi siano usate dalla Cina come una possibilità di dimostrare il suo impegno per il rispetto degli standard per i diritti dell'uomo riconosciuti a livello internazionale, ivi compresa la libertà d'espressione.

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sull'arresto del dissidente cinese Hu Jia

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 17.1.2008

Votazione: 17.1.2008

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Diritti umani in Egitto: stop alle vessazioni su oppositori e giornalisti

 

Sottolineando l'importanza delle relazioni UE/Egitto, il Parlamento chiede al governo egiziano un pieno rispetto dei diritti umani. Deve quindi rilasciare gli attivisti delle ONG e gli oppositori politici e cessare le molestie nei confronti dei giornalisti, garantendo la libertà d'informazione. Nel notare l'isolamento cui sono relegate le minoranze religiose, come i Copti, lo esorta a porre termine a ogni forma di tortura e a garantire l'indipendenza giudiziaria.

 

Il Parlamento ha adottato una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM) sulla situazione in Egitto. Pur riconoscendo il ruolo dell'Egitto nel processo di pace in Medio Oriente e l'importanza delle relazioni UE/Egitto per l'intera area euromediterranea, nonché nella lotta al terrorismo e al fondamentalismo, il Parlamento ricorda che «il rispetto per i diritti umani è un valore fondamentale» dell'accordo di associazione UE-Egitto.

 

In tale contesto, il Parlamento ritiene che i recenti arresti e l'azione svolta contro le ONG e i difensori dei diritti umani «pregiudichino gli impegni sottoscritti dal governo egiziano in materia di diritti e libertà fondamentali nonché i passi compiuti dal paese nel processo democratico». Chiede quindi di abrogare le «misure amministrative arbitrarie» adottate contro il Centro per i sindacati e i servizi ai lavoratori e l'Associazione per l'aiuto legale in materia dei diritti umani, e il rilascio di Kamal Abbas e di altri attivisti. Sollecita inoltra l'immediato rilascio del candidato dell'opposizione presidenziale Ayman Nour, che sta scontando una condanna a cinque anni «a seguito di un processo ingiusto svoltosi nel 2005» con accuse di natura politica.

 

Il Parlamento invita inoltre il governo egiziano «a porre termine a tutte le forme di molestia», ivi comprese le misure giudiziarie, la detenzione di professionisti dei mezzi d'informazione e, più in generale, dei difensori dei diritti umani e degli attivisti che chiedono riforme e pieno rispetto della libertà di espressione. Nel sostenere inoltre «fermamente» la libertà delle personali credenze religiose, nota come i Copti, i Baha'i, gli Sciiti, i Coranici e i membri di altre minoranze religiose «sono ancora tristemente attanagliati da un isolamento settario».

 

Nell'incoraggiare il governo egiziano a mantenere il suo impegno per revocare lo stato d'emergenza il 31 maggio 2008, i deputati chiedono di emendare la legge sulle corti marziali, «che è uno dei principali ostacoli al pieno godimento delle libertà fondamentali» e a garantire che tutte le misure e la legislazione adottata per la lotta al terrorismo «siano pienamente conformi alla legislazione internazionale in materia di diritti umani». Chiedono inoltre di porre termine a qualsiasi tipo di forma di tortura e di maltrattamento e l'apertura di indagini allorché vi sia un sospetto ragionevole che siano stati compiuti atti di questa natura. Il governo egiziano è poi esortato a consentire una visita del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura.

Il Parlamento sottolinea l'importanza di garantire e rafforzare l'indipendenza giudiziaria emendando o cancellando tutte le disposizioni legali che contravvengono a tale principio e rileva la necessità del rispetto e della tutela delle libertà di associazione e di espressione dei giudici.

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sull'Egitto

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 17.1.2008

Votazione: 17.1.2008

 

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