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RESOCONTO

 

13 marzo 2008

Strasburgo

 

 

 


 

Più impegno dell'UE a favore dell'Iraq

 

Il Parlamento raccomanda al Consiglio di adottare una nuova strategia per l'Iraq che accresca, anche qualitativamente, il sostegno dell'UE. L'aiuto dovrebbe concentrarsi sull'assistenza tecnica a favore dello Stato di diritto e della giustizia, del buon governo e della gestione finanziaria. Occorre poi ridurre l'afflusso di armi nel paese, garantire il reinvestimento in Iraq degli introiti petroliferi, sostenere le ONG e garantire ai profughi maggiori possibilità di accesso all'UE.

 

Approvando con 506 voti favorevoli, 25 contrari e 26 astensioni la relazione di Ana GOMES (PSE, PT), il Parlamento sottolinea anzitutto che, in Iraq, gli anni di regime del partito Ba'ath e i decenni di conflitti «hanno lasciato una società traumatizzata dalla guerra, dalle repressioni, dalla pulizia etnica ... e dalla noncuranza a livello internazionale verso tali crimini». Per i deputati, pertanto, la comunità internazionale e in particolare «gli Stati che hanno appoggiato l'invasione» hanno «il dovere giuridico e morale ... di sostenere il popolo iracheno». L'Unione europea, coordinandosi con altri donatori internazionali, deve inoltre «mobilitare in modo rapido e creativo tutti gli strumenti pertinenti a sua disposizione per svolgere il proprio ruolo».

 

Il Parlamento raccomanda quindi al Consiglio di adottare una nuova strategia che accresca quantitativamente e qualitativamente il sostegno dell'Unione europea agli sforzi delle Nazioni Unite volti a creare «un Iraq sicuro, stabile, unificato, prospero, federale e democratico». Un Iraq «che sostenga i diritti umani, protegga le sue minoranze e promuova la tolleranza interetnica, così da preparare la strada verso la stabilità e la sicurezza regionale». La nuova strategia europea, peraltro, dovrebbe assicurare la visibilità dell'UE/CE a Erbil, Nassirya, Bassora e altre zone dell’Iraq «ove la situazione della sicurezza lo permetta».

 

Il Consiglio, inoltre, dovrebbe sfruttare la natura specifica dello strumento di stabilità per fornire un'assistenza sostanziale volta a «sostenere lo sviluppo di istituzioni statali democratiche, non settarie, pluralistiche, federali, regionali e locali» e promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della democrazia e dello Stato di diritto. Occorre anche sostenere misure atte a rafforzare lo sviluppo e l'organizzazione della società civile e la sua partecipazione al processo politico e a promuovere mezzi di comunicazione indipendenti, pluralisti e professionali. Così come sostenere le attività di sminamento e fornire consulenza e sostegno agli sforzi volti a contrastare il traffico di stupefacenti.
 

La strategia UE dovrebbe inoltre rafforzare la capacità delle autorità irachene di effettuare controlli efficaci alle frontiere, per «ridurre l’afflusso di armi e armamenti nel paese». Più in particolare, per contribuire a mettere fine al flusso di armi leggere e di piccolo calibro verso l'Iraq, i deputati suggeriscono di rendere giuridicamente vincolante il codice di condotta dell'UE sulle esportazioni di armi e di aiutare le autorità irachene a “rastrellare” le eccedenze di armi leggere e di piccolo calibro mediante un programma su larga scala di disarmo, smobilitazione e reinserimento.

 

Il Consiglio, dovrebbe anche rivelare informazioni sull'identità delle società militari private e sulle società di sicurezza private «che provvedono alla sicurezza del personale dell'UE in Iraq». Al riguardo, dovrebbe anche «stabilire orientamenti chiari per il ricorso a tali imprese da parte delle istituzioni dell'UE». La forza multinazionale Iraq MNF-I dovrebbe impegnarsi con il governo dell'Iraq e rendere conto della situazione degli oltre 24.000 detenuti in custodia per garantire il rispetto del giusto processo e dei loro diritti umani fondamentali. L'Aula ha respinto un emendamento proposto dalla GUE/NGL che invitava «al ritiro immediato di tutte le truppe di occupazione straniere».

 

Il Parlamento chiede poi al Consiglio di impegnarsi in un dialogo con gli Stati Uniti e adoperarsi per rendere più multilaterale il ruolo svolto dalla comunità internazionale nel paese, «sotto l'egida delle Nazioni Unite». Dovrebbe anche sollecitare la Turchia a rispettare l'integrità territoriale dell'Iraq e a non reagire alle azioni terroristiche con azioni militari sul territorio iracheno. D'altra parte, non si deve consentire che il territorio iracheno sia utilizzato come base per azioni terroristiche contro la Turchia.

 

Sul fronte economico, il Parlamento chiede al Consiglio di incoraggiare le imprese europee a investire nella ricostruzione dell'Iraq e di condurre i negoziati sull'accordo di commercio e cooperazione fra l'UE e l'Iraq in maniera da avvicinare il sistema commerciale iracheno alle norme e regolamentazioni dei sistemi multilaterali. Il governo iracheno andrebbe incoraggiato a utilizzare gli introiti della vendita del petrolio in maniera da garantire che siano reinvestiti in Iraq e siano gestiti da enti per gli appalti pubblici posti sotto l'autorità suprema del governo iracheno. Per i deputati, peraltro, tale approccio è un requisito essenziale per il sostegno dell'UE alla ricostruzione e lo sviluppo dell'economia irachena.

 

Il Consiglio, per il Parlamento, dovrebbe esortare la Commissione ad alleviare «la drammatica» situazione dei profughi in Giordania e Siria e in altri paesi della regione, comprese le 4.000 famiglie assire che hanno cercato rifugio nelle pianure di Ninive, e degli sfollati all'interno dell'Iraq, nonché accrescere significativamente la trasparenza e l'efficienza dell'assistenza dell'UE. Si dovrebbe poi offrire ai profughi iracheni «maggiori possibilità di trovare rifugio negli Stati membri dell'Unione europea» attraverso i programmi concordati con l'UNHCR o le domande di asilo individuali. E occorre anche porre fine agli attuali criteri arbitrari di concessione della protezione e prevenire ogni rimpatrio forzato in qualsiasi parte dell'Iraq».

 

Il Parlamento ritiene poi necessario incoraggiare le ONG europee a cooperare con le controparti irachene e utilizzare pienamente lo strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (EIDHR). Ciò al fine di affrontare le questioni legate alla parità uomo-donna e alla violenza nei confronti delle donne (matrimoni forzati, i crimini d'"onore", tratta di esseri umani e mutilazioni genitali). Senza dimenticare i diritti dei bambini, specialmente la lotta contro il lavoro minorile, la prostituzione minorile e la tratta, e i diritti delle popolazioni indigene e delle minoranze (inclusi gli assiri - caldei, siriaci e altre comunità cristiane - gli yazidi e i turcomanni). E anche per affrontare la lotta contro la detenzione arbitraria e la tortura, e l'abolizione della pena di morte.

 

Il Parlamento suggerisce poi di aumentare la dotazione finanziaria del programma Erasmus Mundus per l’Iraq, sostenere le attività finalizzate alla creazione di reti fra istituzioni accademiche irachene e straniere, fra il personale accademico e gli intellettuali a titolo individuale e fra le organizzazioni studentesche. Il Consiglio, infine, dovrebbe chiedere al governo iracheno e alle autorità internazionali di recuperare gli oggetti antichi trafugati dal Museo nazionale iracheno di Baghdad e da altre zone dell'Iraq in seguito all'intervento del 2003, «così da preservare il retaggio storico e culturale iracheno per le generazioni future».

 

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo sulla proposta di Misura speciale per l'Iraq per il 2007
Risoluzione del Parlamento europeo sull'Iraq
Comunicazione della Commissione - Raccomandazioni per un impegno rinnovato dell’Unione europea a favore dell'Iraq

 

 

Riferimenti

 

Ana GOMES (PSE, PT)

Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento europeo destinata al Consiglio sul ruolo dell'Unione europea in Iraq

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 12.3.2008

Votazione: 13.3.2008

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Accise uguali per gasolio e benzina verde, nel 2015

 

Per scoraggiare il "turismo del pieno" e quindi proteggere l'ambiente, tutelare il gettito fiscale degli Stati membri e garantire una concorrenza equa nel settore dell'autotrasporto, il Parlamento accoglie con favore la proposta di aumentare le accise minime sul gasolio fino al livello di quelle imposte alla benzina senza piombo. Ma chiede che ciò avvenga tre anni più tardi, progressivamente, e si oppone a ogni ulteriore aumento delle accise.

 

Il differenziale delle accise applicate a carburanti può portare al "turismo del pieno" provocando ingenti costi ambientali, sottraendo gettito fiscale agli Stati membri con aliquote più alte e, soprattutto, distorcendo la concorrenza nel mercato dell'autotrasporto. Il carburante, infatti, rappresenta in media tra il 20 e il 30% dei costi correnti di un'impresa di autotrasporto e l'accisa - che incide tra il 30 e il 60% del prezzo del gasolio alla pompa (IVA esclusa) - costituisce tra il 6% e il 18% dei costi correnti dell'impresa.

 

I trasportatori operanti a livello internazionale o situati vicino al confine con un paese a bassa tassazione sono quindi incentivati a praticare questo speciale "turismo" che è invece negato a imprese che operano in diverse condizioni. Come spiega la Commissione, questa può essere una delle cause che, tra il 1997 e il 2001, ha portato a un aumento delle quote di mercato degli operatori lussemburghesi o austriaci rispetto alla maggior parte dei loro concorrenti, mentre il Regno Unito ha registrato una perdita su tutti i mercati.

 

In forza all'attuale direttiva, i livelli minimi di accisa per il gasolio sono pari a 302 euro/1.000 litri al 1° gennaio 2004 e 330 euro/1000 litri al 1° gennaio 2010, mentre per la benzina senza piombo è pari a 359 euro/1000 litri. La proposta della Commissione è intesa a modificare la direttiva sulla tassazione dell'energia per aumentare, a decorrere dal 2012, i livelli minimi di tassazione del gasolio fino a quelli fissati per la benzina senza piombo (359 euro/1000 l).

 

Approvando con 447 voti favorevoli, 64 contrari e 39 astensioni la relazione di Olle SCHMIDT (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento approva questo principio, ma chiede che la parità di tassazione sia raggiunta, progressivamente, tre anni più tardi. Così, il livello minimo dell'accisa sul gasolio sarebbe portato in un primo tempo (nel 2012) a 340 euro/1.000 litri, per poi raggiungere i 359 euro/1.000 litri nel 2015.  Con 68 voti favorevoli, 336 contrari e 134 astensioni, l'Aula ha peraltro bocciato un emendamento dei Verdi che proponeva di portare le aliquote a 380 euro nel 2012 e a 400 euro nel 2015.


I deputati, d'altra parte, respingono la proposta di aumentare i livelli minimi di tassazione di gasolio e benzina verde fino a 380 euro/1000 litri a partire dal 2014. Chiedono poi agli Stati membri in cui le aliquote d'accisa per il gasolio e la benzina senza piombo hanno superato, rispettivamente, i 400 euro/1.000 litri e i 500 euro/1.000 litro il 1° gennaio 2008, di non aumentare ulteriormente l'imposizione del gasolio fino al 1° gennaio 2015. A quella data, l'accisa "normale" applicata in Italia per il gasolio ad uso carburante era pari a 423 euro/1.000 litri, mentre quella per la benzina verde era di 564 euro/1.000 litri.

 

In forza alla proposta della Commissione, gli Stati membri possono continuare distinguere tra uso commerciale e non commerciale del gasolio utilizzato come propellente, «purché siano rispettati i livelli minimi comunitari» e l'aliquota per il gasolio commerciale non sia inferiore al livello nazionale di tassazione vigente al 1° gennaio 2003. Il Parlamento si oppone a quest'ultima condizione, chiedendo peraltro che la definizione di "uso commerciale" riguardi i trasporti di merci su strada realizzati da veicoli aventi un peso totale a pieno carico autorizzato non inferiore a 3,5 tonnellate, contro le attuali 7,5 tonnellate (confermate dalla proposta).

 

Il Parlamento, inoltre, sottolinea la necessità di consentire agli Stati membri di promuovere l'utilizzo di propellenti non fossili e a basse emissioni di carbonio, sia attraverso incentivi fiscali sia attraverso programmi intesi a garantire un determinato livello di consumo di tali propellenti.

 

Trattandosi di materia fiscale, il Parlamento è solo consultato sulla proposta legislativa e spetterà quindi ai governi nazionali trovare un accordo unanime al Consiglio per adottare la direttiva.

 

Link utili

 

Proposta della Commissione

Direttiva 2003/96 che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità (testo consolidato)

Tassazione dell'energia negli Stati membri UE - gennaio 2008 (in inglese)

 

Riferimenti

 

Olle SCHMIDT (ALDE/ADLE, IT)

Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2003/96/CE per quanto riguarda l'adeguamento del regime fiscale specifico per il gasolio utilizzato come carburante per motori a fini commerciali e il coordinamento della tassazione della benzina senza piombo e del gasolio utilizzati come carburante per motori

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 12.3.2008

Votazione: 13.3.2008

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Pene alternative al carcere per madri e donne incinte

 

Il Parlamento raccomanda di tenere maggiormente conto della specificità delle donne in prigione, soprattutto delle madri e delle donne incinte. Occorre privilegiare pene alternative e, in caso contrario, garantire assistenza e servizi adeguati. Ma anche agevolare l'accesso alla diagnosi precoce dei tumori e rispettare i diversi orientamenti sessuali. Vanno poi promossi i contatti familiari e con l'esterno, e programmi di istruzione e formazione per favorire il reinserimento professionale.

 

Nell'approvare con 492 voti favorevoli, 241 contrari e 37 astensioni la relazione di Maria PANAYOTOPOULOU-CASSIOTOU (PPE/DE, EL), il Parlamento incoraggia gli Stati membri a investire risorse sufficienti a favore dell'ammodernamento e dell'adeguamento delle rispettive infrastrutture penitenziarie al fine di assicurare condizioni di detenzione rispettose della dignità umana e dei diritti fondamentali, in particolare in materia di alloggio, sanità, igiene, alimentazione, aerazione e luce. Chiede inoltre di adottare una decisione quadro dell'UE sulle norme minime di protezione dei diritti dei detenuti per giungere a una maggiore armonizzazione delle condizioni di detenzione in Europa, in particolare per quanto attiene al rispetto dei bisogni specifici delle donne.

 

In Europa, le donne costituiscono in media il 4,5-5% della popolazione carceraria complessiva. Se a Malta vi sono solo 11 donne imprigionate, in Spagna sono circa 5.000 (7,9% del totale nazionale) e nei Paesi Bassi circa 1.800 (8,8%). In Italia sono invece poco più di 2.600 (4,7%). Il Parlamento invita gli Stati membri a tenere maggiormente presenti le specificità femminili e «il passato spesso traumatizzante delle donne detenute». Insiste quindi sull'introduzione di strutture di sicurezza e di reinserimento concepite per le donne, in particolare quelle vittime di abusi, sfruttamento ed esclusione.

 

Inoltre, sollecita gli Stati membri a adottare le misure necessarie per garantire l'ordine nelle carceri nonché la sicurezza del personale e di tutti i detenuti, «mettendo fine alle situazioni di violenza e di abuso cui sono particolarmente esposte le donne» e le minoranze etniche e sociali. Facendo propria una proposta del PSE, il Parlamento chiede inoltre di agevolare l'accesso delle detenute alle campagne di prevenzione sulla diagnosi precoce dei tumori al seno e al collo dell'utero, nonché ai programmi nazionali di planning familiare. Ha invece respinto un emendamento della GUE/NGL che chiedeva di cessare la pratica di fare spogliare i detenuti o sottoporli a perquisizione personale, salvo fosse dimostrato un ragionevole sospetto.
 

Madri, puerpere e legami familiari

 

I deputati raccomandano che la detenzione delle donne incinte e delle madri che accudiscono figli in tenera età «sia prevista solo in ultima istanza» e che, in questo caso estremo, queste ultime possano ottenere una cella più spaziosa, possibilmente individuale, e si vedano accordata particolare attenzione soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione e l'igiene. Considerano inoltre che le donne incinte debbano poter beneficiare di controlli prenatali e postnatali di qualità nonché di corsi di educazione parentale di qualità equivalente a quelli offerti fuori dall'ambiente penitenziario. D'altra parte, sottolineano che nei casi in cui il parto in prigione si è svolto normalmente «il bambino è generalmente sottratto alla madre entro le 24/72 ore successive alla nascita», e chiedono quindi di prevedere «altre soluzioni». E' poi necessario porre fine alla detenzione di minorenni in carceri per adulti.

 

Il Parlamento raccomanda poi che alle madri, soprattutto quando esse sono a capo di famiglie monoparentali o hanno figli in tenera età, siano inflitte maggiormente pene alternative alla detenzione allorché la sanzione prevista e il rischio per la sicurezza pubblica risultano scarsi e se la loro detenzione può determinare gravi perturbazioni nella vita familiare. Lo stesso, peraltro, dovrebbe valere per i detenuti uomini con a carico figli minori o che assolvono ad altre responsabilità familiari. Sottolinea inoltre la necessità, al momento di decidere in merito alla detenzione delle detenute incinte, di tenere in conto «molto seriamente» delle conseguenze nefaste o pericolose per il bambino che questo può comportare.

 

Gli Stati membri sono poi invitati ad aumentare il numero dei centri di detenzione femminili e a ripartirli meglio sul loro territorio in modo da facilitare il mantenimento dei legami familiari e di amicizia delle donne detenute, nonché a dar loro la possibilità di partecipare a cerimonie religiose. I deputati raccomandano inoltre agli Stati membri di incoraggiare le istituzioni penitenziarie a adottare norme elastiche per quanto concerne le modalità, la frequenza, la durata e gli orari delle visite. Ma anche di facilitare le relazioni dei genitori incarcerati con i loro figli, a meno che ciò sia in contrasto con l'interesse del bambino, «predisponendo strutture di accoglienza la cui atmosfera sia diversa da quella dell'universo carcerario e permettano attività comuni e un contatto affettivo adeguato».

 

Approvando un emendamento del PSE, l'Aula chiede poi agli Stati membri di rispettare pienamente «la diversità degli orientamenti sessuali nonché le diverse forme di vita familiare», se non infrangono la legge.

 

Reinserimento sociale e professionale

 

Il Parlamento raccomanda agli Stati membri di adottare le misure necessarie per offrire a tutti i detenuti, uomini e donne, possibilità di impiego adeguatamente retribuite e diversificate che permettano lo sviluppo personale. Dovrebbero quindi investire maggiori risorse per sviluppare in ambiente carcerario programmi di alfabetizzazione, di istruzione e di formazione professionale, compresi corsi di lingua, adeguati alle esigenze del mercato del lavoro e che possano dar luogo all'ottenimento di un diploma. Salvo in caso di rischi importanti per la sicurezza pubblica e di gravi pene, si dovrebbe ricorrere maggiormente a regimi di semilibertà per consentire ai detenuti di lavorare o di seguire una formazione professionale all'esterno dell'ambiente carcerario.

 

Nel sottolineare l'importanza di mantenere e promuovere i contatti tra i detenuti e il mondo esterno, in particolare mediante l'accesso alla stampa scritta e ai mezzi di informazione, i deputati ricordano che l'accesso regolare di tutti i detenuti ad attività sportive e ricreative nonché a possibilità di educazione artistica o culturale «è fondamentale per salvaguardare il loro equilibrio psicologico e favorisce le loro opportunità di reinserimento sociale».

 

Un'attenzione specifica deve essere accordata ai detenuti stranieri, in particolare per quanto riguarda le differenze linguistiche e culturali, agevolando loro il mantenimento dei contatti con i familiari e permettendogli di mettersi in contatto con i consolati e di accedere ad informazioni facilmente comprensibili. In tale contesto, il Parlamento raccomanda di tenere conto della specificità della situazione delle donne straniere e, pertanto, di formare gli agenti a lavorare in un quadro multiculturale.

 

Ricorda poi la necessità di attuare, durante e dopo il periodo della detenzione, misure di aiuto sociale volte a preparare e ad assistere la persona detenuta nei suoi tentativi di reinserimento, in particolare nella ricerca di un alloggio e di un'occupazione, per «evitare situazioni di esclusione sociale e di recidiva». Gli Stati membri sono infine invitati a adottare tutte le misure necessarie al fine di recepire nelle loro legislazioni nazionali le norme volte a favorire le assunzioni degli ex detenuti, in particolare delle madri che allevano da sole i propri figli e delle minorenni delinquenti.

 

 

Riferimenti

 

Maria PANAYOTOPOULOU-CASSIOTOU (PPE/DE, EL)

Relazione sulla particolare situazione delle donne detenute e l'impatto dell'incarcerazione dei genitori sulla vita sociale e familiare

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 12.3.2008

Votazione: 13.3.2008

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Sviluppare le tecnologie per i "baby boomers" in pensione

 

Il Parlamento ha approvato un programma di ricerca che, con l'uso delle nuove tecnologie dell'informazione, mira a migliorare la qualità della vita dei "baby boomers" che andranno in pensione tra il 2010 e il 2030. Si tratta, in particolare, di favorire l’avvento di prodotti, servizi e sistemi innovativi volti a migliorare l’autonomia, la partecipazione alla vita sociale, le competenze e l’occupabilità degli anziani, riducendo i costi sanitari e dell’assistenza sociale.

 

La popolazione europea sta invecchiando: la speranza media di vita è passata da 55 anni nel 1920 agli oltre 80 di oggi. Con il pensionamento della generazione del "baby boom", tra il 2010 e il 2030, il numero di persone di età compresa tra i 65 e gli 80 anni aumenterà quasi del 40%. Questo sviluppo demografico solleva una serie di problematiche per la società e l’economia europee che possono essere risolte grazie al ruolo decisivo svolto dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).

 

L’obiettivo della proposta è l’adozione di una decisione relativa alla partecipazione della Comunità al programma comune di ricerca e sviluppo (“Domotica per categorie deboli”) avviato congiuntamente da vari Stati membri. Il programma è volto a migliorare la qualità della vita delle persone anziane e a rafforzare la base industriale in Europa attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le TIC possono infatti aiutare gli anziani a rimanere in buona salute e ad essere indipendenti più a lungo e permettere loro di rimanere attivi sul lavoro o in comunità. Grazie a queste tecnologie è possibile anche fornire servizi assistenziali e sanitari più efficienti (che saranno sempre più richiesti con l’invecchiamento della popolazione), migliorare la gestione della salute pubblica e le opportunità di prestare cure e servizi innovativi alle comunità e alle persone.

 

Approvando con 431 voti favorevoli, 10 contrari e 8 astensioni il pacchetto di emendamenti di compromesso definito dalla relatrice Neena GILL (PSE, UK) e il Consiglio, il Parlamento ha adottato la decisione che consentirà la partecipazione della Comunità al programma avviato da 20 Stati membri (tra cui l'Italia) e da Israele, Norvegia e Svizzera. Per l'attuazione del programma comune la partecipazione finanziaria della Comunità sarà limitata a 150 milioni di euro per il periodo coperto dal settimo programma quadro (2008-2013).

 

La concessione della partecipazione comunitaria è subordinata all’impegno di risorse da parte degli Stati partecipanti e al pagamento effettivo della loro partecipazione finanziaria. Pertanto, si stima che il programma potrà beneficiare di un apporto globale aggiuntivo da parte nazionale di circa 150 milioni di euro per lo stesso periodo. Ogni Stato partecipante, peraltro, dovrà fornire un contributo finanziario minimo annuale pari a 0,2 milioni di euro. Al 1° gennaio 2008, gli Stati partecipanti si sono impegnati a contribuire per un totale annuale di 32,2 milioni di euro, di cui 2,5 sono "promessi" dall'Italia (Ministero della Ricerca e dell'Università).

Le principali attività del programma comune consisteranno in attività di ricerca, sviluppo e innovazione attuate nell’ambito di progetti transnazionali con condivisione dei costi che coinvolgono partner di almeno tre diversi Stati membri partecipanti, Israele, la Norvegia e la Svizzera o altri paesi partecipanti che svolgono attività connesse. Queste attività dovranno avere per oggetto la ricerca orientata al mercato, essere limitate al breve-medio termine e dimostrare che è possibile sfruttare i risultati del progetto entro termini realistici.

 

Il programma comune prevede inoltre attività di mediazione, di promozione del programma e di creazione di reti, che possono essere attuate attraverso l’organizzazione di specifici eventi o in combinazione con eventi esistenti. Può trattarsi dell’organizzazione di seminari e della presa di contatto con altri soggetti interessati all’interno della catena del valore.

 

Gli obiettivi specifici del programma comune sono i seguenti:

 

·     favorire l’avvento di prodotti, servizi e sistemi innovativi basati sulle TIC per invecchiare bene, a casa, in comunità e sul lavoro, migliorando la qualità della vita, l’autonomia, la partecipazione alla vita sociale, le competenze e l’occupabilità degli anziani e riducendo i costi sanitari e dell’assistenza sociale. A tal fine si possono ad esempio utilizzare le TIC in modo innovativo, trovare nuove modalità di interazione con gli utenti e nuovi tipi di catene del valore per servizi a favore di una vita autonoma. I risultati del programma comune potrebbero essere utilizzati anche da altri gruppi di persone, segnatamente disabili.

 

·     creare una massa critica per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione a livello UE nel campo delle tecnologie e dei servizi per invecchiare bene nella società dell’informazione, in particolare instaurando un ambiente propizio alla partecipazione delle piccole e medie imprese;

 

·     migliorare le condizioni per lo sfruttamento industriale dei risultati della ricerca, prevedendo un quadro europeo coerente che agevoli lo sviluppo di approcci comuni, incluse norme minime comuni, la localizzazione e l’adattamento di soluzioni comuni compatibili con le diverse preferenze sociali e gli aspetti regolamentari a livello nazionale o regionale in tutta Europa.

 

Un emendamento di compromesso precisa la necessità di evitare che l'uso di nuove tecnologie conduca all'esclusione e, pertanto, occorre promuovere lo sviluppo di soluzioni efficaci che contribuiscano a garantire un accesso equo e semplificato a prodotti e servizi basati sulle TIC.  Ciò comprende anche l'accesso ai servizi attraverso una scelta di canali diversi, «che rispettino la riservatezza e la dignità degli anziani in tutte le regioni europee».

 

Il programma comune, afferma un altro emendamento di compromesso, dovrebbe inoltre promuovere l'innovazione e il cofinanziamento, da parte del settore privato, in particolare le PMI, di progetti correlati al mercato, come anche lo sviluppo, nel quadro dei progetti, di tecnologie e soluzioni adeguate alle esigenze degli anziani, al fine di accrescere la partecipazione sociale di questi ultimi.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione

 

 

Riferimenti

 

Neena GILL (PSE, UK)

Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla partecipazione della Comunità a un programma di ricerca e sviluppo avviato da vari Stati membri per il miglioramento della qualità della vita degli anziani attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC)

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 12.3.2008

Votazione: 13.3.2008

 

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