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RESOCONTO

 

12 marzo 2008

Strasburgo

 

 

 


Il Parlamento europeo spegne 50 candeline, guardando al futuro

 

Per celebrare il cinquantesimo anniversario del Parlamento europeo si è svolta in Aula una seduta solenne cui hanno partecipato i presidenti del Consiglio e della Commissione e numerosi ospiti. Hans-Gert Pöttering ha voluto sottolineare il crescente ruolo, legislativo e politico, conquistato dal Parlamento che il Trattato di Lisbona rafforzerà ulteriormente. Un Parlamento, vicino ai cittadini, che difende i valori dell'Unione europea: democrazia, solidarietà, diritti umani e tolleranza.

 

Dopo un breve interludio musicale eseguito dall'Orchestra giovanile europea, Hans-Gert PÖTTERING ha dato inizio alla celebrazione salutando tutti gli invitati, dagli ex Presidenti del Parlamento europeo (tra cui Emilio Colombo) ai presidenti dei parlamenti nazionali (tra i quali Fausto Bertinotti), passando dai presidenti del Consiglio UE, della Commissione e del Consiglio d'Europa e dai rappresentanti delle altre istituzioni UE.

 

Il Presidente ha quindi sottolineato che l'attuale Parlamento europeo si iscrive nella continuità dell'Assemblea parlamentare che, composta di 142 deputati, ha tenuto la sua prima riunione il 19 marzo 1958. Ha poi ricordato che «il grande Robert Schuman», primo Presidente dell'Assemblea parlamentare europea, aveva affermato che questa doveva svolgere un ruolo essenziale nello sviluppo dello spirito europeo e avrebbe permesso di restare uniti. Tuttavia, ha ricordato, si è dovuto aspettare il 1979 prima che il Parlamento fosse direttamente eletto dai cittadini.

 

Dal 1958 ad oggi, ha poi sottolineato, il Parlamento ha acquisito sempre maggiori diritti, diventando autorità di bilancio e legislatore alla stessa stregua del Consiglio dei Ministri. Controlla la Commissione europea e ne elegge il Presidente, oltre ad approvare l'intera compagine. Oggi, ha insistito, «noi rappresentiamo circa 500 milioni di cittadini» e «siamo il Parlamento dell'Unione europea». Un Parlamento composto di 785 deputati direttamente eletti, provenienti da 27 Stati membri, riuniti in sette gruppi politici che rappresentano più di 150 partiti politici.

 

Il Trattato di Lisbona, ha poi aggiunto Pöttering, rafforzerà ulteriormente i poteri del Parlamento e, in futuro, le decisioni su importanti questioni che interessano i cittadini potranno essere prese solo con il suo assenso. Il trattato e la Carta dei diritti fondamentali, inoltre, contribuiranno in modo decisivo a far diventare realtà la democrazia e il parlamentarismo nell'Unione europea. Dopo aver sottolineato l'importanza della collaborazione tra il Parlamento europeo e i parlamenti nazionali, il Presidente ha rivolto un invito ai mezzi di comunicazione affinché ricordino la complessità dell'UE, che non deve essere il «capro espiatorio dei fallimenti nazionali».

 

Fra i grandi successi della visione europea, il Presidente ha voluto sottolineare la democrazia e la libertà in tutta l'UE, soprattutto per i paesi orientali. Ha quindi ribadito quanto affermato nella Dichiarazione di Berlino: "oggi, per nostra fortuna, siamo uniti". Tuttavia, per il Presidente vi è ancora un margine per migliorare la situazione e, in proposito, ha sottolineato l'impossibilità per il Parlamento di decidere in merito alle risorse proprie dell'UE e di partecipare più attivamente alla politica estera e di difesa dell'UE. Ha anche deplorato che non si disponga di una legge elettorale comune a tutti gli Stati membri che consenta a veri partiti europei di presentarsi alle elezioni.

 

Il Parlamento europeo, ha però aggiunto, rappresenta i popoli europei ma è anche un esempio per il resto del mondo. L'Unione europea è anzitutto una «comunità di valori» e le istituzioni UE «sono al servizio di questi valori»: diritti umani, democrazia, solidarietà e rispetto della diversità e della dignità di ogni Stato membro, grande o piccolo che sia. Il Presidente ha insistito in modo particolare sui principi del rispetto e della tolleranza, pur conservando i propri convincimenti, e sulla disponibilità al compromesso, «che rappresenta un modello per la pace nel mondo».

 

Il Parlamento «è responsabile e vicino ai cittadini» ed è capace anche di assumere la leadership politica. «Rallegriamoci quindi per la libertà, la pace e l'unità del nostro continente: a questo vogliamo servire», ha concluso il Presidente.

 

In nome del Consiglio, Janez JANŠA ha sottoscritto le parole pronunciate da Robert Schuman nella sua allocuzione inaugurale dell'Assemblea parlamentare europea il 19 marzo 1958: «non è senza emozione che prendo la parola». Ha però sottolineato che, a differenza del primo Presidente dell'Assemblea, non si rivolge a 142 parlamentari nazionali, bensì a 785 deputati europei eletti direttamente dai cittadini. Nel rendere omaggio ai "padri fondatori" dell'idea europea, ha sottolineato che oggi si ha il dovere di contribuire, nel miglior modo possibile, al proseguimento della storia europea «di pace, cooperazione e prosperità».

 

Dopo aver descritto gli avvenimenti significativi del dopo guerra, con una parte dell'Europa sottoposta al «totalitarismo comunista», il Presidente del Consiglio UE ha sottolineato che la situazione attuale è completamente diversa: un mondo multipolare che, sempre di più, coopera per cercare risposte alle sfide attuali e l'eliminazione delle frontiere che una volta dividevano l'Europa, dal muro di Berlino alla cortina di ferro. Oggi, ha affermato, esiste un'Europa più ampia che vive in libertà e in democrazia, e ciò deve essere celebrato.

 

Jansa ha poi sottolineato il progressivo aumento dei poteri del Parlamento europeo che, da un ruolo prettamente consultivo, è ora un attore importante del processo legislativo e nella nomina delle più importanti cariche europee. Cinquanta anni dopo il Trattato di Roma, il nuovo Trattato di Lisbona rappresenta una delle più importanti tappe per il Parlamento: la codecisione sarà estesa a quasi tutte le politiche e la supervisione democratica sarà ulteriormente migliorata. Ha quindi salutato con favore la schiacciante maggioranza con la quale il Parlamento ha approvato il Trattato di Lisbona ed ha auspicato che gli Stati membri che debbono ancora farlo completino al più presto le procedure di ratifica.

 

Il Presiedente ha poi lodato il Parlamento per il ruolo attivo svolto nell'attirare l'attenzione sulle violazioni dei diritti umani, nel monitorare le elezioni (come di recente in Kenia e Pakistan), nell'inviare delegazioni nelle istituzioni internazionali, come il Consiglio ONU dei diritti umani. Ha inoltre salutato il ruolo importante svolto dalle Assemblee parlamentari congiunte con gli eletti di paesi e regioni non comunitari, nonché le attività realizzate nell'ambito dell'Anno europeo del dialogo interculturale, che hanno promosso uno dei fondamentali messaggi europei: «il rispetto e la comprensione reciproci come fondamenta della coesistenza».

Il ventaglio delle attività europee sta aumentando, ha proseguito, ma si applica una sola regola: «il successo è direttamente proporzionale all'unità», tra gli Stati membri, i settori, i gruppi di interesse, le generazioni e tra i dirigenti locali, nazionali e europei. Ed è importante che le istituzioni europee «diano l'esempio». Per capire e apprezzare la libertà, la pace, la diversità, l'eliminazione delle frontiere e i benefici derivanti de un'Europa unita, ha ammonito il Presidente, «dobbiamo essere coscienti, una volta per tutte, che vi sono anche altre alternative meno favorevoli». Il nostro compito comune, ha aggiunto, è di promuovere l'esperienza collettiva europea da cui trarre la forza per affrontare le attuali sfide. E' anche essenziale, ha sottolineato, che i risultati delle decisioni e delle attività europee «siano sufficientemente tangibili per i cittadini affinché possano capire il ruolo dell'UE nel tutelare e migliorare la loro qualità di vita».

 

Per José Manuel BARROSO si tratta di un anniversario «con un forte valore simbolico e politico per l'Europa». Dal 1958, quando fu creata la «prima matrice di una democrazia rappresentativa europea», ha sottolineato il Presidente della Commissione, «questa scelta politica fondamentale non ha mai cessato di essere riaffermata a ogni tappa della costruzione europea». I padri fondatori avevano intuito che all'Europa erano necessarie istituzioni «perenni e forti, per suggellare legami sempre più stretti» tra i sei paesi membri.

 

Il triangolo istituzionale che ci hanno tramandato, ha aggiunto, «è un modello unico al mondo» che ha ampiamente dimostrato «la sua vitalità e la sua solidità». Si è adattato a un formidabile ampliamento delle missioni affidate all'Unione e dei paesi ad essa aderenti. Questo successo, ha sottolineato, è dovuto «all'ingegnosità e all'equilibrio della costruzione istituzionale», come anche al metodo comunitario che rispetta la sussidiarietà. Ma le istituzioni non sono un fine a sé, ha ammonito, sono al servizio di un ideale e di obiettivi. E «più sono forti le istituzioni, meglio servono questo ideale e questi obiettivi».

 

I padri fondatori, ha poi ricordato, volevano un'Europa in pace e hanno scelto l'economia come motore della loro visione politica. Cinquanta anni dopo l'Europa è in pace e per rilevare la sfida della mondializzazione ha bisogno di istituzioni forti, poiché i singoli Stati, da soli, non ce la possono fare, mentre l'Europa possiede le dimensioni e gli strumenti necessari. L'Europa, «potente senza arroganza», deve occupare il posto che merita sulla scena mondiale, ha proseguito. E questo sarà possibile solo grazie al partenariato tra le sue istituzioni. In proposito, ha sottolineato il ruolo svolto dal Parlamento nella costruzione europea grazie anche ai sempre maggiori poteri acquisiti.

 

Poteri legittimi che traggono origine dalle urne e poteri formali in materia legislativa, di bilancio e di controllo democratico sulle istanze europee. Ma anche «influenza politica». Il potere crescente del Parlamento europeo, ha insistito, ha rafforzato l'Europa nel suo insieme e ne ha fatto un partner essenziale per le altre istituzioni, in particolare per la Commissione. Quando sarà ratificato, ha aggiunto, il Trattato di Lisbona rafforzerà ulteriormente le istituzioni comunitarie nel loro insieme e amplierà i poteri del Parlamento. Rafforzando la legittimità e l'efficacia del triangolo istituzionale, inoltre, il trattato è un grande passo avanti per l'Europa.

 

Il Presidente della Commissione ha quindi concluso citando una scrittrice portoghese, Augustina Bessa Luis: «a 15 anni si ha un futuro, a 25 un problema, a 40 l'esperienza ma prima dei 50 no si ha una storia». E' quindi a un Parlamento «pieno di storia, nel suo passato e nel suo futuro» che ha voluto rivolgere le sue congratulazioni.

 

La cerimonia si è chiusa con un breve concerto dell'Orchestra giovanile europea, composta di 22 elementi di 18 nazionalità, con brani di Jeremiah Clarke, Nielsen, Mozart, Wolf e Strauss. Si è concluso con l'Inno alla gioia di Beethoven, che i presenti in Aula hanno ascoltato in piedi.

Link utili

 

Nota di Background sul 50° anniversario del Parlamento europeo

Elenco degli Audio-video kit sul Cinquantenario

La Rassegna del 2007 - Un anno al Parlamento europeo

Bilancio di metà legislatura 2004-2006

Il Parlamento europeo in azione - avvenimenti principali 1999-2004

Momenti più importanti della legislatura 1994-1999

 

Riferimenti

 

Seduta solenne - Celebrazione del cinquantesimo anniversario del Parlamento europeo

12.3.2008

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Aumentare del 2% le quote latte, ma su base volontaria

 

Il Parlamento appoggia l'aumento del 2% delle quote a partire dal 1° aprile 2008. Tuttavia suggerisce di lasciare ai singoli Stati membri la facoltà di decidere se procedervi o meno. Chiede inoltre che i prelievi per il superamento delle quote 2008/2009 sia realizzato unicamente se la soglia globale UE venisse superata, dopo una compensazione tra gli Stati membri. Il Parlamento chiede anche un ulteriore aumento delle quote per gli Stati membri in cui sono tradizionalmente deficitarie.

 

Per rispondere alla crescente domanda europea e mondiale, la Commissione ha proposto di procedere all’aumento del 2% delle quote latte di tutti gli Stati membri a decorrere dal 1° aprile 2008, ossia 2,85 milioni di tonnellate supplementari di latte, da aggiungere agli attuali 145,7 milioni di tonnellate.

 

Approvando con 531 voti favorevoli, 104 contrari e 22 astensioni la relazione consultiva di Elisabeth JEGGLE (PPE/DE, DE) accoglie con favore la proposta, tuttavia suggerisce di consentire agli Stati membri di aumentare del 2% rispetto alla loro attuale dotazione le proprie quote ma «su base facoltativa». Fermo restando, comunque, «che non tutti gli Stati membri attualmente utilizzano l'integralità delle quote loro assegnate e che alcuni Stati membri non si avvarranno dell'aumento in questione». La quota italiana passerebbe così da 10.530.060 a 10.740.661,2 tonnellate (nel 2006/2007, l'Italia aveva superato la propria quota di 617.623,252 tonnellate).

 

I deputati precisano inoltre che l'aumento delle quote lattiere a decorrere dal 1° aprile 2008 «non anticipa i risultati dell'analisi del mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari nel quadro della "valutazione dello stato di salute" della politica agricola comune». Chiedono poi alla Commissione di presentare, entro il 1° gennaio 2009, un'analisi delle ripercussioni economiche, sociali e ambientali dell'aumento delle quote, «con un'attenzione particolare per le regioni di montagna ed altre regioni in cui le condizioni di produzione sono altrettanto difficili».

 

Il Parlamento chiede che, per la campagna 2008/2009, sia realizzato un prelievo per superamento delle quote solo per il latte e i prodotti lattiero-caseari commercializzati in eccesso rispetto alla quota nazionale stabilita solo se, dopo aver proceduto a una compensazione tra i paesi che hanno superato le proprie quote e quelli che le hanno invece sotto-utilizzate, «sussiste un eccedenza complessiva a livello UE». I deputati osservano infatti che, per l'insieme dell'UE, si registra un sottoutilizzo delle quote pari a 1,9 milioni di tonnellate, con 18 Stati membri su 27 che producono quantitativi inferiori alle rispettive quote nazionali. Notano, inoltre, che la Commissione si attende per la campagna 2007/08 un sottoutilizzo di 3 milioni di tonnellate.

 

Con 208 voti favorevoli, 449 contrari e 16 astensioni, l'Aula ha respinto tre emendamenti presentati dall'UEN - primo firmatario Sergio BERLATO (UEN, IT) - che chiedevano di portare al 3% l'aumento delle quote latte.

 

Dell'OCM latte si parla anche nella relazione di Lutz GOEPEL (PPE/DE, DE) sullo stato di salute della PAC, approvata dal Parlamento con 510 voti favorevoli, 88 contrari e 80 astensioni.

 

Consapevoli del fatto che l'attuale regime delle quote lattiere nella sua forma attuale «non verrà presumibilmente proseguito oltre il 2015», i deputati invitano la Commissione a presentare, per il periodo successivo al 2015, un piano convincente per il settore lattiero, che garantisca la continuazione della produzione di latte in Europa, «anche in zone montane, in zone periferiche e in zone con difficoltà specifiche». Nel frattempo occorre stabilizzare o rafforzare le posizioni di mercato e garantire un "atterraggio morbido" del comparto lattiero-caseario europeo, preferibilmente mediante aumenti strutturali delle quote.

 

In risposta alle variazioni della domanda sui mercati mondiali, le quote dovranno essere aumentate del 2% nella campagna lattiera 2008/2009 su base volontaria per ciascuno Stato membro, per essere riviste su base annuale. Va poi esaminata la possibilità di un aumento non lineare delle quote nazionali al fine di introdurre ulteriori incrementi «per gli Stati membri in cui le quote di produzione sono tradizionalmente deficitarie». Il Parlamento chiede, inoltre, una riduzione sostanziale del superprelievo per la campagna lattiera 2009/2010, alla quale dovranno seguire altre diminuzioni negli anni successivi. Sollecita infine particolari misure di accompagnamento al fine di prevenire l'abbandono della produzione lattiera nelle regioni montane e in altre regioni con particolari difficoltà, nei casi in cui non esistano alternative alla produzione lattiera tradizionale o in cui l'abbandono dell'attività agricola si tradurrebbe nella perdita di importanti ambienti naturali.

 

Antefatti

 

Nel quadro di Agenda 2000 è stata decisa un’estensione del regime delle quote latte fino ad aprile 2008. Inoltre, Agenda 2000 ha stabilito un aumento del 2,4% per i quantitativi di riferimento totali dell’UE, che sono così passati da 117,5 milioni di tonnellate a 120,3 milioni di tonnellate. Tale manovra ha comportato, da un lato, incrementi nazionali specifici per Italia, Spagna, Grecia, Irlanda e Irlanda del Nord nell’arco di due anni dal 2000/01 al 2001/02 e, dall’altro, un incremento lineare delle quote latte pari all’1,5% nei tre anni dal 2005/06 al 2007/08 per tutti gli Stati membri che non hanno ricevuto aumenti di quote specifici.

 

Con l’accordo su Agenda 2000, il Consiglio si era impegnato a intraprendere una revisione intermedia del sistema delle quote latte nel 2003. Nel compromesso di giugno 2003 ha riconosciuto che il regime delle quote latte in vigore doveva essere esteso ulteriormente fino al 2014/15. Ha inoltre pattuito che gli incrementi delle quote stabiliti da Agenda 2000 sarebbero iniziati nel 2006/07, anziché nel 2005/06, e che non vi sarebbero stati ulteriori aumenti delle quote nel 2007/08 o nel 2008/09, come era stato proposto da Agenda 2000.

 

Una volta completata la riforma la Commissione ha presentato una relazione che giunge alla conclusione che le prospettive del mercato sono positive sia a livello comunitario sia a livello mondiale e che l’analisi effettuata con riferimento ad un aumento della produzione di latte pari al 2% nell’UE indica che il mercato può assorbire facilmente questi quantitativi supplementari.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Relazione della Commissione - Prospettive di mercato per il settore lattiero-caseario

 

 

Riferimenti

 

Elisabeth JEGGLE (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) con riguardo alle quote nazionali per il latte

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 11.3.2008

Votazione: 12.3.2008

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Il futuro della PAC è nei prodotti tradizionali di qualità

 

Tutela di DOP e IGP, marchio europeo di qualità, indicazione dell'origine in etichetta e misure contro le speculazioni. E' quanto sollecita il Parlamento chiedendo di fornire gli aiuti PAC solo ai veri agricoltori, abolire il set-aside e gli aiuti alle colture energetiche, senza estendere la condizionalità. Occorre poi procedere a un più rapido disaccoppiamento, mantenere l'intervento e promuovere assicurazioni multirischio. Al posto della degressività propone una modulazione progressiva.

 

Con 510 voti favorevoli, 88 contrari e 80 astensioni, il Parlamento ha adottato la relazione Lutz GOEPEL (PPE/DE, DE) che accoglie con favore gli adeguamenti tecnici derivanti dalla comunicazione della Commissione sullo "stato di salute" della politica agricola comune (PAC). I deputati sottolineano anzitutto che l’agricoltura, insieme all'industria alimentare ad essa collegata, «rappresenta uno dei maggiori settori dell'economia dell'UE», determina la sua sicurezza alimentare e partecipa in grado sempre maggiore alla definizione della sicurezza energetica. Ritengono, inoltre, che una PAC basata su un modello agrario europeo economico, ecologico e sociale, capace di garantire la sostenibilità e la sicurezza alimentare, «sarà necessaria anche in futuro». Ma, ammoniscono, «occorre proseguire sulla via fruttuosa delle riforme, potenziando ulteriormente lo sviluppo rurale».

 

La riforma della PAC del 2003, a loro parere, è stata, nei suoi aspetti essenziali, «un notevole successo». Ha infatti permesso di accrescere considerevolmente la trasparenza e l'efficacia della PAC, rafforzando nel contempo la responsabilità degli agricoltori e il loro orientamento ai bisogni del mercato. Occorre quindi proseguire tale processo, a condizione che siano mantenuti intatti fino al 2013 i fondi agricoli del primo pilastro. D'altra parte, sottolineano la necessità di proseguire «una decisa semplificazione amministrativa» della PAC e delle molte direttive e regolamenti UE «al fine di alleviare l'onere per gli agricoltori». Ma tale semplificazione, avvertono, non deve dar luogo «a una rinazionalizzazione della PAC o a un'ulteriore riduzione degli aiuti».

 

Il Parlamento insiste poi sulla difesa del concetto di agricoltura «sostenibile, competitiva e multifunzionale», il cui obiettivo fondamentale sia l'approvvigionamento della popolazione con alimenti sani e sicuri, in quantità sufficienti e a prezzi ragionevoli. D'altra parte, appoggia «in linea di principio» l'integrazione degli obiettivi generali nella PAC, come la sicurezza alimentare, la coesione territoriale, la protezione dei consumatori, dell'ambiente, del clima e degli animali, le energie rinnovabili e la biodiversità. Ma sottolinea che ciò non deve mettere in questione la produzione nelle regioni montane, svantaggiate, periferiche e insulari dell'UE, che applicano metodi di produzione estensiva e producono in ampia misura per il mercato locale.

 

Tutelare le indicazioni geografiche e indicare l'origine dei prodotti in etichetta

 

Se l'UE impone requisiti rigorosi ai suoi agricoltori e produttori, afferma il Parlamento, essa deve anche assicurare che gli stessi requisiti siano soddisfatti da quanti esportano i loro prodotti agricoli in Europa. E insiste affinché gli obiettivi generali summenzionati siano inclusi nei negoziati OMC. La Commissione deve quindi mettere a punto con urgenza una strategia organica per difendere «i fattori europei di carattere non commerciale» in sede di negoziati mondiali sul commercio al fine di evitare la concorrenza sleale. Si tratta, in particolare delle questioni legate al benessere degli animali e dello stato sanitario dei prodotti animali e vegetali importati, così come al riconoscimento e alla protezione delle indicazioni geografiche. 

 

A quest'ultimo proposito, i deputati sottolineano che la condizione per qualsiasi accordo sull'agricoltura nel quadro dell'OMC consiste nel pervenire ad un accordo sulla proprietà intellettuale che copra le indicazioni geografiche. Anche perché «la forza e il futuro dell'agricoltura europea» risiedono nei prodotti regionali, tradizionali e in altre categorie di prodotti di riconosciuta alta qualità e di valore aggiunto.

 

A tale riguardo, il Parlamento invita la Commissione a istituire un "marchio europeo" per identificare la qualità della produzione agricola e alimentare dell’UE sul mercato europeo e sui mercati internazionali e per identificare le norme severe in materia di ambiente, benesssere degli animali e sicurezza alimentare in base alla quale si svolge la produzione. La invita inoltre a presentare un piano globale mirante a migliorare la commercializzazione, nell'UE e all'estero, dei prodotti europei di alta qualità. Occorre quindi aumentare gli stanziamenti destinati a campagne d'informazione e di promozione sui mercati interno ed esterno e sostenere le organizzazioni di produttori nella concezione e nell’intensificazione delle loro attività o altre forme di organizzazioni di filiera. Ma è anche necessario introdurre un'etichettatura adeguata, che preveda, in particolare, l'indicazione di origine delle materie prime agricole impiegate e che sia più chiara e trasparente per i consumatori.

 

Approvando un emendamento della GUE/NGL, il Parlamento invita poi la Commissione e gli Stati membri a adottare le misure necessarie «per evitare che imprese del settore svolgano attività speculative, acquisiscano posizioni dominanti nei mercati dei generi alimentari o formino oligopoli». E ciò «sfruttando l'attuale assenza di norme legislative o di controlli, le carenze organizzative dei produttori e dei consumatori e la mancanza di infrastrutture adatte» e «avendo come scopo esclusivo l'incremento dei profitti, la riduzione dei prezzi al produttore e l'imposizione di prezzi elevati per i consumatori».

 

Aiutare solo i veri agricoltori e accelerare il disaccoppiamento

 

Il Parlamento respinge una riduzione del bilancio complessivo del primo pilastro per il periodo che va fino al 2013 e invita la Commissione a proporre misure idonee finalizzate a garantire che la totalità dei pagamenti diretti «vada solo a beneficio delle persone e delle imprese che lavorano effettivamente nell'agricoltura». Ritiene inoltre che tutti gli stanziamenti di bilancio destinati all'attuazione della PAC che sono stati risparmiati o non sono stati utilizzati debbano essere spesi nel quadro di quest'ultima.

 

Allo stesso tempo, i deputati si oppongono a «qualsiasi discriminazione basata sulle dimensioni dell'azienda e sulla forma giuridica in sede di pagamenti diretti». Questi ultimi, a loro parere, «continueranno ad essere necessari anche dopo il 2013», in quanto garanzia di reddito di base, ma anche come remunerazione per la fornitura di beni comuni e come compensazione per le norme in materia di ambiente, di approvvigionamento e sicurezza alimentare, di tracciabilità e di benessere animale nonché in campo sociale. Queste norme, infatti, sono «estremamente rigorose raffrontate su scala internazionale». Ma i pagamenti diretti, insistono, dovranno basarsi «su nuovi criteri oggettivi», come l’occupazione diretta generata dalle aziende agricole. Oppure, dovranno assumere maggiormente la forma di un premio destinato agli agricoltori per la gestione del suolo o di un indennizzo per taluni servizi effettivi di interesse generale. D'altro canto, rilevano che il livello dei pagamenti non sempre sembra essere commisurato agli sforzi compiuti dagli agricoltori in questo senso.

 

Il Parlamento accoglie con favore la proposta della Commissione di concedere agli Stati membri su base volontaria maggiore flessibilità nel passaggio verso una separazione dei pagamenti diretti dai valori di riferimento storici e verso un sistema più uniforme. La invita peraltro a chiarire se sia realizzabile entro il 2013 una transizione più rapida su base volontaria verso un premio unico regionale o nazionale per superficie per quanto riguarda i pagamenti disaccoppiati.

 

Nel ritenere che il disaccoppiamento dei pagamenti diretti abbia in generale condotto con successo a orientare l’agricoltura europea verso il mercato, invita quindi la Commissione ad applicare tale politica «a ritmo più sostenuto», a meno che ciò non risulti in svantaggi considerevoli sul piano socioeconomico e/o ambientale in determinate regioni. I deputati ritengono infatti che il disaccoppiamento completo dei premi per capo di bestiame possa comportare svantaggi di questo genere nelle regioni montane e con difficoltà specifiche (isole, zone secche e umide, regioni ultraperiferiche, ecc.) ove non esiste alcuna alternativa all'allevamento ad intensità di manodopera relativamente elevata. Per il momento è quindi «ragionevole» il mantenimento parziale dei premi accoppiati per animale. L'Aula ha anche respinto con 484 voti contrari un emendamento che chiedeva di non trasferire il 50% dei pagamenti diretti del settore del tabacco verso lo sviluppo rurale nel 2010, al fine di assicurare parità di trattamento dei tabacchicoltori rispetto agli altri agricoltori.

 

Il Parlamento accoglie con favore la preannunciata modifica della disposizione in base alla quale gli Stati membri possono trattenere fino al 10% dei massimali nazionali per incentivare attività agricole di particolare rilevanza ambientale o per migliorare la qualità e la commercializzazione dei prodotti agricoli (articolo 69). Ritiene tuttavia che questo strumento non debba essere utilizzato «per introdurre surrettiziamente una modulazione volontaria e un doppio rafforzamento del secondo pilastro», né condurre a una rinazionalizzazione della PAC e che occorra garantire, nei limiti del possibile, condizioni omogenee tra Stati membri. Gli stanziamenti erogati a questo titolo, pertanto, dovrebbero essere destinati in via prioritaria a favore di misure di rafforzamento dei singoli settori, e in particolare a favore di quelle intese a prevenire l'abbandono della produzione agricola nelle regioni sensibili. Ma anche a favore di misure miranti alla ristrutturazione e al rafforzamento dei settori agricoli chiave (settori lattiero-caseario e dell’allevamento bovino e ovino), nonché di misure ambientali (come l'agricoltura biologica) non contemplate finora nello sviluppo rurale, e della gestione dei rischi.

 

Abolire set aside e aiuti alle colture energetiche, no all'estensione della condizionalità 

 

Il Parlamento chiede l'immediata abolizione dell'obbligo di ritiro dei seminativi dalla produzione, poiché ritiene che tale strumento abbia «perso la sua ragione d'essere» in un sistema di aiuti diretti disaccoppiati e si rivela, oltretutto, «estremamente oneroso sul piano amministrativo». Preme quindi per una conversione dei diritti di ritiro in diritti normali.

 

Per i deputati, inoltre, occorre abolire gradualmente il regime di aiuti alle colture energetiche poiché anche queste «sono particolarmente onerose sotto il profilo amministrativo e presentano vantaggi scarsi o inesistenti in termini di politica energetica sul mercato attuale». Gli stanziamenti non utilizzati a seguito dell’abolizione del premio alle colture energetiche dovrebbero poi essere messi a disposizione di misure di accompagnamento nel quadro dell'organizzazione del mercato lattiero, in particolare nelle regioni di montagna e in altre regioni con difficoltà specifiche.

 

D'altra parte, il Parlamento ritiene che la produzione di energie rinnovabili di origine agricola non può avvenire «a scapito dell’allevamento e della sicurezza alimentare delle popolazioni in Europa e nel mondo, della sostenibilità e della biodiversità». Chiede pertanto alla Commissione di realizzare una valutazione dell’impatto della promozione di energie rinnovabili e che siano destinati fondi adeguati alla ricerca e all'introduzione di tecnologie energetiche recenti ed efficienti che sfruttino appieno la biomassa (ad esempio biocarburanti della seconda generazione).

 

A fronte del calo dei pagamenti diretti, il Parlamento respinge inoltre ogni ampliamento del campo di applicazione della condizionalità «fintantoché gli Stati membri e la Commissione non registreranno progressi significativi sulla via della semplificazione e dell'armonizzazione delle disposizioni di controllo». Chiede poi che si metta fine agli «oneri sproporzionati» che gravano sull'allevamento per effetto della condizionalità, sollecitando un esame critico di alcune norme igieniche e di marcatura (ad esempio marchi auricolari). Ritiene, d'altra parte, che la condizionalità debba limitarsi al controllo delle norme essenziali del modello produttivo europeo e delle norme che possono essere soggette a controlli sistematici e armonizzati nei vari Stati membri.

 

No alle degressività, sì alla modulazione progressiva

 

Il Parlamento respinge la proposta della Commissione relativa alla degressività (riduzione fino al 45%) nella sua forma attuale, «in quanto non stabilisce una chiara connessione tra le dimensioni e la ricchezza di un’azienda e non tiene conto nel calcolo della manodopera necessaria per gestire un’azienda agricola di grandi dimensioni». A suo parere, questa «discriminerebbe ingiustificatamente le aziende o associazioni agricole e condurrebbe a una perdita di posti di lavoro e alla frammentazione di strutture competitive mature». Con l'unica conseguenza di determinare scissioni aziendali «solamente per motivi legati alle sovvenzioni», provocando danni strutturali in alcune regioni d'Europa.

 

La degressività e/o la definizione di massimali, per i deputati, sono accettabili solo a condizione che si instauri un sistema che permetta di tenere conto del numero di lavoratori a tempo pieno coperti dalla previdenza sociale, di talune strutture aziendali (imprese condotte da più famiglie, organizzazioni cooperative, ecc.) o dei costi totali della manodopera, al fine di ridurre la degressività. La Commissione deve inoltre tenere presente che è opportuno «non svantaggiare le aziende più piccole riunite in un’unica persona giuridica al fine di creare economie di scala» e divenire più competitive. Gli eventuali fondi risultanti dalla degressività, d'altra parte, dovrebbero restare nelle regioni o Stati membri interessati.

 

Ritenendo inammissibile un'ulteriore riduzione dell'8% dei pagamenti diretti, a fronte delle numerose richieste di riduzione dei grandi pagamenti, il Parlamento suggerisce di prevedere una modulazione progressiva, tenendo conto della struttura dell’azienda agricola (associazioni, ecc.), dell’organizzazione del lavoro e/o del costo della manodopera e dei tipi specifici di produzione nei diversi sistemi di pagamento diretto. Propone quindi il sistema seguente:

 

·     Pagamenti diretti di 10.000 - 100.000 euro:    - 1% (per l'intero periodo 2009-2013)

·     Pagamenti diretti di 100.000 - 200.000 euro:  - 2% (per l'intero periodo 2009-2013)

·     Pagamenti diretti di 200.000 - 300.000 euro: - 3% (per l'intero periodo 2009-2013)

·     Pagamenti diretti di oltre 300.000 euro:                  - 4% (per l'intero periodo 2009-2013).

La modulazione facoltativa dovrebbe inoltre essere sostituita dalla modulazione obbligatoria.

 

Mantenere l'intervento e promuovere le assicurazioni

 

In considerazione del previsto aumento di rischi ambientali, climatici ed epidemici nonché delle notevoli fluttuazioni dei prezzi sui mercati agricoli, i deputati ritengono che sia «di vitale importanza» adottare misure supplementari di prevenzione dei rischi che fungano da rete di sicurezza. Per ovviare alle lacune del mercato, è quindi opportuno mantenere il sistema di intervento, «trasformandolo in una vera e propria rete di sicurezza per le circostanze eccezionali e dotandolo di norme basate sull'evoluzione del mercato mondiale».

 

Il Parlamento chiede poi lo sviluppo urgente di sistemi di assicurazione privati o misti, quali le assicurazioni multirischio e invita la Commissione ad esaminare l'introduzione o la promozione in futuro di un regime comunitario di riassicurazione per far fronte ai problemi derivanti da catastrofi climatiche o ambientali. Ritiene peraltro che, in una prima fase, occorra creare fonti di finanziamento per sovvenzionare a livello nazionale o regionale sistemi di assicurazione contro i rischi a partire dal 2009, tenendo conto dei diversi potenziali di rischio in Europa. Ma le misure di gestione e prevenzione dei rischi non devono tradursi nella reintroduzione di misure di sostegno basate sulla produzione.

 

 

Per quanto riguarda l'OCM dei prodotti lattiero caseari, si veda il comunicato sulla votazione della relazione Jeggle ("Aumentare del 2% la quote latte, ma su base volontaria").

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - In preparazione alla “valutazione dello stato di salute” della PAC riformata
Regolamento 1782/2003 che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori (testo consolidato)

 

Riferimenti

 

Lutz GOEPEL (PPE/DE, DE)

Relazione sulla "valutazione dello stato di salute" della PAC

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 11.3.2008

Votazione: 12.3.2008

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Sfruttare l'enorme potenziale del biogas

 

Il biogas può concorrere all'indipendenza e alla diversificazione energetica dell'UE, proteggendo l'ambiente e aprendo nuove prospettive agli agricoltori. Il Parlamento chiede quindi di sfruttare il potenziale del biogas aumentando i finanziamenti e intensificando la ricerca, garantendo però che ciò non metta a repentaglio l'approvvigionamento alimentare. I deputati chiedono poi di trattare il biogas nella futura direttiva sulle energie rinnovabili.

 

Approvando con 610 voti favorevoli, 23 contrari e 13 astensioni la relazione di Csaba TABAJDI (PSE, HU), il Parlamento riconosce anzitutto che il biogas «rappresenta una risorsa energetica essenziale che contribuisce allo sviluppo economico, agricolo e rurale sostenibile e alla protezione dell'ambiente» e ne sottolinea il contributo che può apportare alla riduzione della dipendenza energetica dell'Unione europea. Osserva inoltre che la produzione di biogas da letame, liquami e rifiuti urbani, animali e organici concorre alla diversificazione energetica e pertanto può fornire in misura crescente «un contributo alla sicurezza, alla competitività e alla sostenibilità dell'approvvigionamento energetico». Al contempo, può aprire nuove prospettive di reddito per gli agricoltori.

 

I deputati ritengono poi che l'impiego di biogas, in particolare per la produzione di calore ed elettricità potrebbe incrementare significativamente le possibilità di conseguire l'obiettivo di coprire con le fonti energetiche rinnovabili il 20% del fabbisogno energetico totale dell'UE entro il 2020. Se si compiono maggiori sforzi di ricerca, inoltre, le fonti energetiche rinnovabili come il biogas e i biocarburanti, in combinazione con l'energia solare ed eolica, «potranno consentire un più elevato livello di indipendenza dall'energia fossile e nucleare» .

 

Il Parlamento incoraggia quindi l'UE e gli Stati membri a sfruttare l'enorme potenziale del biogas creando un ambiente favorevole nonché conservando e ampliando i regimi di aiuto per incentivare gli investimenti in impianti di produzione di biogas e il loro mantenimento. Ricorda peraltro che non è possibile sviluppare ulteriormente la produzione di biogas «senza finanziamenti supplementari», i quali vanno attribuiti alla ricerca e allo sviluppo, alla promozione dei risultati di progetti specifici, agli impianti e ad un maggiore sostegno della "elettricità verde" e del "gas verde".

 

I deputati chiedono poi l'intensificazione degli sforzi nella ricerca e nella promozione di nuove tecnologie per il biogas, in particolare per la valorizzazione della biomassa come biocarburante, e per aumentare la redditività degli impianti. Ma l'Aula ha soppresso il paragrafo che, sottolineando l'importanza dell'ingegneria genetica verde, chiedeva di intensificare gli sforzi nel settore della ricerca in materia di sementi e protezione fitosanitaria, affinché la produzione di biogas non entri in competizione con la produzione di alimenti di elevata qualità.
 

Il Parlamento sottolinea però che incentivando la produzione di biogas «non si può mettere a repentaglio la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare della popolazione». Le future proposte di regolamentazione del settore del biogas dovranno quindi tenere presente questa esigenza.

 

Il Parlamento chiede alla Commissione e agli Stati membri di elaborare, entro dicembre 2008, una politica coerente in materia di biogas. Sollecita inoltre la Commissione a presentare una relazione specifica sul biogas e la sua promozione in Europa che illustri le necessarie modifiche da apportare alle normative comunitarie e nazionali per agevolarne ulteriormente l'espansione. La relazione dovrà anche rilevare i modi più efficienti per l''utilizzo dei fondi e dei programmi europei e presenti esempi delle migliori prassi.

 

In tale contesto, i deputati prediligono l'inclusione della produzione di biogas nella proposta di direttiva sulle energie rinnovabili. Questa dovrebbe peraltro comprendere misure per la costruzione e la promozione di impianti per la produzione di biogas e misure di diffusione e promozione dei risultati ottenuti da precedenti esperienze. Qualora le regolamentazioni sullo sviluppo regionale e locale non consentano di finanziare tali misure, sarà necessario modificarle. Gli Stati membri dell'UE dovrebbero inoltre adottare una pianificazione nazionale e regionale volta a limitare gli ostacoli giuridici e amministrativi «prevedendo ad esempio.

 

Il Parlamento chiede alla Commissione di presentare proposte legislative sull'impiego dei residui provenienti dagli impianti per la produzione di biogas e di garantire che in tali impianti siano utilizzate solo le materie organiche «che permettono uno sfruttamento dei residui senza danni per l'ambiente». La Commissione dovrebbe inoltre presentare una strategia volta ad inserire gli impianti per la produzione di biogas nel meccanismo di Kyoto nonché promuovere l'alimentazione delle reti del gas naturale con biogas, attraverso raccomandazioni o una direttiva.

 

Riferimenti

 

Csaba TABAJDI (PSE, HU)

Relazione sull'agricoltura sostenibile e il biogas: la necessità di una revisione della legislazione dell'UE

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 11.3.2008

Votazione: 12.3.2008

 

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