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RASSEGNA
11 ottobre 2007
Bruxelles
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Nuova ripartizione dei seggi al Parlamento dal 2009 Il Parlamento, in base della popolazione residente in ogni paese, assegna all'Italia 72 deputati su 750: quanti previsti dal Trattato di Nizza, ma abolendo la tradizionale parità di seggi con Francia e Regno Unito. L'Aula non ha accolto gli emendamenti "italiani" tesi a basare la ridistribuzione dei seggi sul numero dei cittadini ed a ristabilire l'equilibrio con Parigi e Londra. La proposta, se sottoscritta all'unanimità dal Consiglio europeo, si applicherà a partire dalle elezioni del 2009. Approvando con 378 voti favorevoli, 154 contrari e 109 astensioni la relazione di Alain LAMASSOURE (PPE/DE, FR) e di Adrian SEVERIN (PSE, RO), il Parlamento propone ai Capi di Stato e di governo una ripartizione dei seggi in vista delle elezioni europee del 2009 che rispecchia quanto suggerito dalla sua commissione affari costituzionali. La Presidenza portoghese aveva peraltro indicato che, qualora un'ampia maggioranza dei deputati avesse approvato la formula proposta, il Consiglio europeo l'avrebbe fatta propria al margine del Vertice informale che dovrebbe concludersi il 19 ottobre. La proposta adottata dal Parlamento tiene conto del mandato conferito dal Vertice di giugno alla Conferenza intergovernativa chiamata a modificare i trattati che, in questo campo, prevede l'innalzamento del numero dei seggi parlamentari da 736 (come previsto dal Trattato di Nizza, rivisto dopo le ultime adesioni) a 750 (come era proposto nel progetto di Costituzione europea). Il Vertice aveva anche limitato a 96 il numero massimo di deputati per Stato membro (in particolare la Germania) e alzato a 6 il numero minimo di parlamentari per gli Stati membri più piccoli. Per la ripartizione dei 750 seggi, il Parlamento ha anche tenuto in considerazione il principio - stabilito dai Capi di Stato e di governo - della “proporzionalità degressiva”, in base al quale il rapporto tra la popolazione e il numero di seggi di ciascuno Stato membro deve variare in funzione della rispettiva popolazione, in modo che ciascun deputato di uno Stato membro più popolato rappresenti più cittadini rispetto al collega eletto in uno Stato membro meno popolato e viceversa. Inoltre, ciò implica che nessuno Stato membro meno popolato abbia più seggi di uno Stato più popolato. Così come suggerita dal Parlamento, la ripartizione si fonda sulla "popolazione" residente in ogni Stato membro (compresi gli immigrati senza diritto di voto) e, di conseguenza, per la prima volta nella storia del Parlamento, assegna un numero diverso di deputati a Italia, Francia e Regno Unito (che attualmente ne contano 78 e che ne avrebbero avuti 72 in base al Trattato di Nizza). Più in particolare, rispetto alla situazione prevista nel trattato di Nizza (736 seggi a decorrere dal 2009), il Parlamento sostiene quindi le seguenti modifiche per un emiciclo di 750 seggi: Germania: 96 seggi (-3 seggi rispetto al trattato di Nizza), Francia: 74 seggi (+ 2), Regno Unito: 73 seggi (+ 1), Italia: 72 seggi (nessuna modifica), Spagna: 54 seggi (+ 4), Polonia: 51 seggi (+ 1), Romania: 33 seggi (nessuna modifica), Paesi Bassi: 26 seggi (+ 1), Grecia, Portogallo, Belgio, Ungheria e Repubblica ceca: tutti 22 seggi (nessuna modifica), Svezia: 20 seggi (+ 2), Austria: 19 seggi (+ 2), Bulgaria: 18 seggi (+ 1), Danimarca, Slovacchia, Finlandia: tutti 13 seggi (nessuna modifica), Irlanda e Lituania: tutti 12 (nessuna modifica), Lettonia: 9 seggi (+1), Slovenia 8 seggi (+ 1), Estonia, Cipro, Lussemburgo: tutti 6 seggi (nessuna modifica), Malta: 6 seggi (+ 1). Si veda la tabella in calce. Il Parlamento ha respinto gli emendamenti presentati da numerosi deputati italiani di tutti i gruppi volti, in sostanza, a rinviare la decisione sulla ripartizione per poterla realizzare in base al numero dei cittadini, al posto della popolazione. Bocciati anche gli emendamenti alternativi proposti dai deputati italiani che intendevano ristabilire la parità - con 73 deputati ciascuno - tra i seggi attribuiti a Italia, Regno Unito e Francia, sottraendone uno a quest'ultima per attribuirlo alla nostra delegazione. Al riguardo, va notato che il Parlamento insiste affinché la revisione della ripartizione dei seggi prevista per la legislatura 2014-2019 «sia sfruttata per studiare la possibilità tecnica e politica di sostituire la presa in considerazione del numero degli abitanti, quale stabilito annualmente dall'Ufficio statistico dell'Unione europea (Eurostat), con quella del numero dei cittadini europei». Suggerisce pertanto un progetto di dichiarazione del Consiglio europeo da allegare ai nuovi trattati che invita il Parlamento a presentare una proposta volta a definire «con maggiore precisione» il termine "cittadini". Tale proposta, è precisato, dovrebbe essere elaborata con sufficiente anticipo rispetto alle elezioni del 2014.
I deputati hanno poi deciso di non
considerare i futuri Stati membri dell'UE (come la Croazia) nella
ripartizione dei seggi per non pregiudicare i prossimi ampliamenti.
Propongono, tuttavia, che le nuove adesioni siano accompagnate da un
aumento temporaneo del numero di deputati al di là della soglia di
750, come è peraltro avvenuto con l'adesione di Romania e Bulgaria.
Inoltre, per contribuire a conferire una «vera dimensione europea»
al dibattito elettorale, il Parlamento «si ripropone di esaminare la
possibilità di eleggere una parte dei deputati europei su liste
transnazionali», affidando un ruolo centrale ai partiti politici
europei. |
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Ripartizione dei seggi tra gli Stati membri |
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Riferimenti
Alain LAMASSOURE (PPE/DE, FR)
e Adrian SEVERIN (PSE, RO) |
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Gaza: abolire il blocco per far fronte alla crisi umanitaria | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto dimensioni catastrofiche. E' quanto afferma il Parlamento chiedendo a Israele di garantire l'accesso degli aiuti umanitari, dell'assistenza umanitaria e dei servizi essenziali, nonché di riaprire la circolazione di beni e persone ai valichi di Rafah e Karni. L'autorità palestinese è invece sollecitata a agevolare il lavoro degli operatori umanitari. All'UE è poi chiesto di garantire il rispetto dei diritti umani. Adottando una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici eccetto IND/DEM e ITS, il Parlamento esprime la propria viva preoccupazione per la crisi umanitaria di «dimensioni catastrofiche» nella Striscia di Gaza e «per le gravi conseguenze che essa potrebbe generare». Sottolinea inoltre che i diritti umani e il diritto umanitario internazionale «devono essere pienamente rispettati in tale area e ribadisce il proprio invito a tutte le parti affinché rinuncino alla violenza». Chiede quindi a Israele di garantire l'accesso degli aiuti umanitari, dell'assistenza umanitaria e dei servizi essenziali, come l'elettricità e il carburante, alla Striscia di Gaza. L'invita inoltre ad abolire il blocco della striscia di Gaza e a permettere la circolazione delle persone e dei beni a Rafah ed a Karni. Il Parlamento chiede poi a Israele di permettere l'accesso di risorse finanziarie alla Striscia di Gaza, sospeso dal 25 settembre 2007, poiché ritiene che tale sospensione «comporti un grave impatto sulla vita economica, sociale e quotidiana dei palestinesi». D'altra parte, il Parlamento invita l'Autorità palestinese e Hamas ad agevolare, «nonostante lo stallo politico», il funzionamento delle istituzioni pubbliche che forniscono i servizi di base, nonché le operazioni di uffici, agenzie, organizzazioni umanitarie internazionali, allo scopo di migliorare le condizioni di vita di tutti i palestinesi che vivono in tale area. Il Consiglio e la Commissione sono invece invitati a continuare ad assicurare, insieme alla comunità internazionale, la fornitura di aiuti umanitari essenziali per la popolazione palestinese. Dovrebbero inoltre assicurare che il diritto umanitario internazionale e i diritti umani siano pienamente rispettati nell'area, «anche dagli attori non statali», al fine di proteggere il necessario spazio umanitario. Il Parlamento europeo, infine, auspica che gli sforzi intesi a convocare una conferenza di pace internazionale «contribuiscano a instaurare una pace giusta e duratura fra israeliani e palestinesi». Una pace, è precisato, che dev'essere basata sulle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sul diritto dello Stato di Israele a vivere all'interno di frontiere sicure e riconosciute e sul diritto dei palestinesi a uno Stato capace di esistenza autonoma. Link utili Risoluzione del Parlamento europeo del 12 luglio 2007 sul Medio Oriente (pag. 140) Riferimenti Risoluzione
sulla situazione umanitaria a Gaza |
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Servizi aerei: cielo unico per Unione europea e USA | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il Parlamento ha approvato un accordo con gli USA che, sostituendo gli attuali 20 accordi bilaterali, intende realizzare un mercato unico del trasporto aereo tra le due sponde dell'Atlantico. All'interno di tale mercato, gli investimenti potranno muoversi liberamente e le compagnie aeree europee e americane potranno fornire servizi aerei senza alcuna restrizione, anche nel mercato domestico di ciascuna regione. Il controllo delle compagnie aeree, per il momento, resterà limitato. Attualmente i servizi aerei tra l'UE e gli Stati Uniti sono operati sulla base di accordi bilaterali tra i singoli Stati membri e gli Stati Uniti. Questi accordi bilaterali contengono disposizioni che, nel novembre 2002, la Corte di giustizia delle Comunità europee ha giudicato incompatibili con il diritto comunitario. Per tale motivo è stato deciso di istituire un nuovo quadro regolamentare per i rapporti UE-USA in materia di aviazione e sono stati avviati negoziati per la conclusione di un Accordo sui trasporti aerei che la Commissione ha condotto sulla base del mandato ricevuto dal Consiglio nel giugno 2003. Dopo una serie di vicissitudini (vedere gli Antefatti), i negoziati sono sfociati nel nuovo progetto di accordo del 2 marzo 2007, firmato in occasione del vertice UE-USA del 30 aprile 2007. Il Consiglio ha accettato il progetto di accordo e ha deciso di applicarlo in via provvisoria a partire dal 30 marzo 2008. Le disposizioni dell’accordo sostituiscono i 20 accordi bilaterali esistenti tra gli Stati membri e gli Stati Uniti in materia di servizi aerei. Adottando con 513 voti favorevoli, 15 contrari e 35 astensioni la relazione di Saïd EL KHADRAOUI (PSE, BE), il Parlamento ha approvato la conclusione dell'accordo. Questo prevede l’estensione simultanea delle sue disposizioni a tutti gli Stati membri UE, con l’applicazione di norme identiche, senza alcuna discriminazione, a vantaggio di tutte le compagnie aeree comunitarie indipendentemente dalla loro nazionalità. Le compagnie europee potranno quindi operare liberamente da qualsiasi punto dell’Unione europea verso qualsiasi punto negli Stati Uniti. Secondo la Commissione, la soppressione di tutte le restrizioni all’accesso al mercato tra l’Unione europea e gli Stati Uniti, non solo attirerà nuovi operatori sul mercato e creerà l’opportunità di servire aeroporti poco utilizzati fino ad ora, ma faciliterà anche il consolidamento tra le compagnie aeree della Comunità. L’accordo, inoltre, garantisce a tutte le compagnie aeree comunitarie l’accesso ad opportunità commerciali, come la fornitura di aeromobili con equipaggio alle compagnie aeree degli Stati Uniti, cosa che nessuno Stato membro era riuscito a ottenere attraverso i negoziati individuali. Più in particolare, i principali elementi dell'accordo sono i seguenti:
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possibilità per le compagnie aeree
comunitarie e statunitensi di volare da ogni città della Unione
Europea verso ogni città negli USA e viceversa; Il Parlamento europeo, lo scorso mese di marzo, aveva adottato una risoluzione che pur compiacendosi dell'accordo raggiunto con gli USA, si rammaricava tuttavia dell'assenza di progressi per quanto riguarda il cabotaggio e la limitata possibilità di esercitare un controllo effettivo su una compagnia aerea statunitense, nonostante l'estensione delle clausole di proprietà. Auspicava quindi che, in una seconda fase, fossero risolte tali questioni. Al riguardo, l'accordo approvato dal Parlamento prevede che gli USA permetteranno un accesso al capitale delle compagnie americane fino al 49,9% o oltre. Tuttavia, è precisato che tale facoltà dovrà essere esaminata caso per caso e, comunque, assegnerà diritti di voto per un massimo del 25%. Il controllo, pertanto, dovrà restare in mani statunitensi. Da parte comunitaria, invece, si è confermato quanto previsto dal regolamento 2407/92, ossia la possibilità di accesso fino al 49,9% con controllo però da parte di cittadini comunitari, con la possibilità di applicare una clausola di reciprocità. Antefatti Il mandato per negoziare un nuovo accordo fissava l'obiettivo di istituire uno spazio aereo senza frontiere tra l'Unione europea e gli Stati Uniti, realizzando un mercato unico del trasporto aereo tra l'UE e gli USA, all'interno del quale gli investimenti potessero muoversi liberamente e le compagnie aeree europee e degli Stati Uniti fossero in grado di fornire servizi aerei senza alcuna restrizione, anche nel mercato domestico di ciascuna regione. La piena attuazione del mandato richiederà modifiche significative a livello della legislazione statunitense, in particolare la rimozione delle attuali restrizioni giuridiche in materia di proprietà e controllo delle compagnie aeree statunitensi e in materia di cabotaggio. Nel corso dei negoziati, pur accettando l'esclusione del cabotaggio dalla prima fase dell'accordo, l'UE ha indicato chiaramente agli Stati Uniti che avrebbe considerato accettabile questa prima fase solo se fossero stati compiuti progressi significativi verso la soppressione delle restrizioni in materia di proprietà e controllo delle compagnie aeree statunitensi. In risposta a ciò, nel novembre 2005 il Ministero dei Trasporti (DOT, Department of Transportation) degli Stati Uniti ha pubblicato un avviso di proposta legislativa ("Notice of Proposed Rulemaking", NPRM) che amplia le possibilità dei cittadini stranieri di investire nelle compagnie aeree degli Stati Uniti e di partecipare alla loro gestione. L'UE ha giudicato questa iniziativa sufficiente, a condizione che l'NPRM porti all'adozione di una regolamentazione definitiva che confermi un cambiamento chiaro, significativo e inequivocabile della politica degli Stati Uniti in materia di proprietà e controllo. Tuttavia, nel dicembre 2006, il Ministero dei Trasporti degli Stati Uniti ha deciso di ritirare l'NPRM. Questo stato di cose ha reso necessaria una nuova tornata di negoziati sul progetto di accordo, al fine di conferirgli una forma comunque accettabile per l'UE. I negoziati sono sfociati nel nuovo progetto di accordo del 2 marzo 2007, firmato in occasione del vertice UE-USA del 30 aprile 2007. Il Consiglio ha accettato il progetto di accordo e ha deciso di applicarlo in via provvisoria a partire dal 30 marzo 2008. Link utili
Decisione del Consiglio sull'applicazione provvisoria
dell'accordo Riferimenti Saïd EL
KHADRAOUI (PSE, BE) |
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Aiuti agricoli più trasparenti con la pubblicazione dei beneficiari | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Opacità e mancanze nella gestione degli aiuti agricoli rimettono in questione la legittimità della politica agricola comune agli occhi dell'opinione pubblica europea. Il Parlamento accoglie quindi con favore la proposta della Commissione volta a migliorare la trasparenza e l'esecuzione del bilancio, ma propone di rafforzarla ulteriormente, garantendo al contempo il rispetto delle norme sulla protezione dei dati. Nel 2006, l'Unione europea ha deciso di rendere pubblica l'identità dei beneficiari degli aiuti concessi dalla Politica agricola comune (PAC) nel quadro di un'iniziativa che riguarda tutte le spese dell'UE. Lo scorso mese di marzo, la Commissione ha proposto di modificare il regolamento finanziario della PAC per dare seguito a questo impegno a favore della trasparenza e di precisarne la portata. La proposta mira anche a rafforzare le norme relative alle sanzioni applicabili in caso di carenza dei sistemi di controllo nazionali. Approvando la relazione di Georgios CHATZIMARKAKIS (ALDE/ADLE, DE), il Parlamento europeo accoglie con favore la proposta della Commissione. Propone tuttavia alcuni emendamenti per migliorare ulteriormente la trasparenza, ma sempre nel rispetto delle norme relative alla protezione dei dati. I deputati auspicano in particolare che tutte le liste dei beneficiari d'aiuti diretti europei siano pubblicate su Internet e che siano stabiliti dei link con le pagine web della Commissione e degli organismi che erogano gli aiuti. Attualmente 13 Stati membri - tra cui l'Italia - hanno realizzato dei registri online accessibili al pubblico, soprattutto attraverso il sito Europa. Per le imprese o le persone giuridiche, anche i nomi dei responsabili e degli investitori dovrebbero essere pubblicati. I dati relativi ai pagamenti del Fondo per lo sviluppo rurale (FEASR) dovrebbero essere suddivisi in maniera tale da poter identificare i grandi assi destinatari dei pagamenti. Altri criteri minimi dovrebbero essere introdotti con lo scopo di rendere maggiormente comparabili i diversi dati pubblicati dagli Stati membri. Questi ultimi, peraltro, dovrebbero essere liberi di procedere a una suddivisione più dettagliata in funzione delle loro priorità e delle loro norme nazionali e sarebbero solamente "incoraggiati" a pubblicare i dettagli relativi ai pagamenti supplementari provenienti da fondi esclusivamente nazionali. Considerando che la trasparenza è un fattore fondamentale per il miglioramento del controllo di bilancio, i deputati ritengono necessario chiarire le procedure in caso di non rispetto delle regole riguardanti la pubblicità. A loro parere, i pagamenti destinati all'organismo erogatore competete dovrebbero essere ridotti di un importo forfettario pari al 2% in caso di «gravi errori dovuti alla mancanza di elementi chiave suscettibili di mettere sensibilmente in dubbio la perseguita trasparenza dei modelli di spesa». Allo stesso tempo, il Parlamento sottolinea la necessità di inserire nel regolamento del Consiglio - e non solamente in quello d'applicazione - delle disposizioni in materia di protezione dei dati. Il particolare, ritiene che occorra garantire che gli interessati siano informati con anticipo della pubblicazione e imporre a coloro che utilizzano o esaminano i dati di firmare o di iscriversi. Infine, auspica che la pubblicazione di queste informazioni sia motivata nel regolamento dal fatto che il sostegno concesso agli agricoltori europei ha lo scopo di compensare equamente le prestazioni che essi assicurano a favore della collettività. Link utili
Proposta della Commissione Riferimenti Georgios
CHATZIMARKAKIS (ALDE/ADLE, DE) |
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Nuovi aeroporti contro ritardi e cancellazioni dei voli | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il Parlamento chiede di potenziare il sistema aeroportuale europeo per far fronte alla crescita del traffico aereo ed evitare così ritardi e cancellazioni dovuti a deficit di capacità degli scali. Rilevando l'importanza degli aeroporti regionali, non esclude il prefinanziamento delle infrastrutture. Occorre poi chiarire le norme per l'assegnazione degli slot, basata sul mercato, e degli appalti dei servizi di assistenza a terra, prima di un'ulteriore liberalizzazione. La globalizzazione e la rapida crescita economica si tradurranno, per l'Unione europea, in un aumento medio della domanda di voli (traffico senza vincoli aeroportuali) di almeno il 4,3% all'anno, e molto probabilmente del 5,2% l'anno. Entro il 2025, ciò comporterà una crescita della domanda di voli 2,5 volte superiore a quella del 2003 e, tenuto conto di tutti i nuovi investimenti, più di 60 aeroporti non saranno in grado di gestire la domanda oraria di traffico normale senza incorrere in ritardi o cancellazioni di voli per capacità insufficiente (rimarrebbe così insoddisfatta una domanda di 3,7 milioni di voli l'anno). E' quanto nota il Parlamento che, approvando la relazione di Anne JENSEN (ALDE/ADLE, DK), chiede alla Commissione di riferirgli, prima del 2009, su un Piano generale per il potenziamento delle capacità aeroportuali in Europa. Tale piano, precisano i deputati, dovrebbe presentare un'impostazione coerente per gli Stati membri in modo da promuovere e coordinare tutte le iniziative per la creazione di nuove capacità aeroportuali destinate al traffico internazionale, utilizzare meglio le capacità esistenti e gestire le capacità degli aeroporti secondari. Tutto ciò, però, «fatte salve le competenze degli Stati membri e della Comunità in materia di distribuzione delle capacità aeroportuali». Per i deputati, infatti, «solo la coesistenza di diversi modelli di aeroporto che riflettano le specificità nazionali consentirà all'Unione europea di soddisfare le sue esigenze in questo campo». Chiedono inoltre alla Commissione di monitorare l'attuale situazione e presentare al riguardo statistiche precise in modo da affrontare meglio il problema delle capacità. Anche perché capacità aeroportuali adeguate e un loro uso razionale, assieme ad efficienti servizi di assistenza a terra, «sono di importanza fondamentale per l'economia europea e devono essere garantiti». Il Parlamento, d'altra parte, suggerisce la costruzione di aeroporti secondari - nelle vicinanze di quelli congestionati - al fine di gestire il gran numero di voli cancellati per capacità insufficiente, dal momento che quelli esistenti «non possono espandersi come sarebbe necessario». In proposito, propone di avviare uno studio sulla domanda reale di infrastrutture, «che potrebbe migliorare qualsiasi futuro piano globale di capacità degli aeroporti europei e diventare un meccanismo riconosciuto di previsione del trasporto aereo su scala comunitaria». Ai fini dell'aumento delle capacità, i deputati ritengono che il prefinanziamento dello sviluppo infrastrutturale «sia un'opzione valida per gli aeroporti». Questo sistema di finanziamento, infatti, risulta vantaggioso sia per le compagnie aeree che per gli aeroporti: riduce il costo del finanziamento complessivo dell'infrastruttura, «assicurando un profilo dei prezzi più agevole per le compagnie aeree e diminuisce il rischio per gli aeroporti dal momento che le compagnie iniziano a rimborsare prima i loro investimenti». Il ruolo degli aeroporti regionali Il Parlamento invita poi gli Stati membri e le autorità regionali e locali ad assicurare che gli aeroporti figurino nei piani di riassetto territoriale delle regioni e siano tenuti in considerazione nelle strategie di sviluppo regionale. Ricordando inoltre che l'ampliamento e la costruzione di nuovi scali devono essere sottoposti ad una valutazione dell'impatto territoriale, sottolinea l'importanza economica degli aeroporti per la creazione di nuova occupazione, «in particolare a livello regionale». I gestori degli aeroporti europei, le compagnie di volo e i servizi di manutenzione e di ristorazione, infatti, «sono in grado di creare un numero considerevole di posti di lavoro». I deputati ritengono che l'aumento delle capacità aeroportuali «non sarà possibile senza un'efficace e intensa collaborazione tra le autorità degli aeroporti e le competenti amministrazioni regionali e locali». Auspicano inoltre che gli aeroporti "di pianificazione del territorio" delle regioni intercluse, periferiche o ultraperiferiche «possano continuare a beneficiare di aiuti statali proporzionati alle loro missioni d'interesse generale». Mentre le compagnie aeree dovrebbero fornire garanzie adeguate sull'ammortamento delle attrezzature aeroportuali che esse esigono dai gestori aeroportuali per non metterli in difficoltà in caso di ritiro imprevisto. Sistema di slot più chiaro e fondato sul mercato L'aumento del traffico aereo, per i deputati, richiederà una più completa attuazione del quadro giuridico applicabile ai trasporti aerei. Chiedono quindi alla Commissione di verificare la piena attuazione del regolamento (n. 95/93) relativo a norme comuni per l'assegnazione di bande orarie negli aeroporti della Comunità, e di fornire maggiori orientamenti e chiarimenti sul testo. Insistono in particolare sull'esigenza di assicurare un migliore coordinamento e collegamento tra l'assegnazione delle bande orarie dei servizi di Gestione dei flussi del traffico aereo (ATFM) e le bande orarie degli aeroporti. Il Parlamento ricorda poi l'esigenza di introdurre meccanismi basati sul mercato nella procedura per l'assegnazione delle bande orarie, «allo scopo di giungere ad un uso ottimale delle limitate capacità aeroportuali». Prende atto, tuttavia, che il ricorso a siffatti meccanismi «non contrasterebbe le carenze infrastrutturali», dato che non sarebbe creata una banda supplementare unica. Ritiene inoltre che la coerenza tra le bande orarie degli aeroporti e le bande ATFM comporti vantaggi molto limitati e «non risolverà il problema delle capacità, che esisterà sempre». Chiarire le norme sugli appalti dei servizi di assistenza a terra Il Parlamento invita la Commissione a pubblicare orientamenti dettagliati o, se del caso, a presentare nuove proposte per chiarire le regole per le gare d'appalto relative ai servizi di assistenza a terra. Dovrebbe però effettuare una nuova analisi sull'impatto dell'applicazione delle norme UE vigenti, sui benefici e/o svantaggi finali per gli utenti, i dipendenti e i passeggeri, prima di presentare qualsiasi proposta che porterebbe ad un'ulteriore liberalizzazione. D'altra parte, i deputati raccomandano che qualsiasi nuovo tentativo di modificare la direttiva si concentri innanzitutto sulla qualità dei servizi di assistenza a terra e sulla qualità occupazionale. Occorre quindi esaminare la possibilità di stabilire standard minimi di qualità e sociali, disciplinare il ricorso al subappalto, stabilire chiaramente a quali condizioni un aeroporto può fornire servizi di assistenza a terra, considerare che il numero minimo di prestatori di servizi autorizzati negli aeroporti (attualmente 2) andrebbe rivisto, introdurre una procedura di licenze a livello di Stati membri, assicurare che i prestatori garantiscano un adeguato livello di formazione e protezione sociale dei loro dipendenti e garantire un adeguato livello di sicurezza a tutti gli utenti, passeggeri e cargo. Link utili
Comunicazione della Commissione - Un piano d'azione per
migliorare le capacità, l'efficienza e la sicurezza degli aeroporti
in Europa Riferimenti Anne
JENSEN (ALDE/ADLE, DK) |
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Più fermezza nella lotta al contrabbando di sigarette | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A fronte del crescente volume di sigarette di contrabbando presente sul mercato UE, il Parlamento chiede una strategia comune di lotta alla frode fiscale, un miglior scambio di informazioni e il sostegno all'OLAF. Sollecitando l'introduzione di licenze per l'acquisto di attrezzature per la produzione di sigarette, esorta la conclusione di accordi - come quello con Philip Morris - con altri "tabacchieri" e con produttori di merci a rischio frode: alcol, tessili, oli minerali e prodotti agricoli. Approvando la relazione di Bart STAES (Verdi/ALE, BE), il Parlamento si dice allarmato delle conclusioni cui è giunta la Commissione secondo cui i prodotti del tabacco rientrano ancora, come negli anni precedenti, tra le merci maggiormente colpite da frodi e irregolarità. Invita pertanto la Commissione ad assicurarsi che i prezzi al dettaglio nell'attuale Unione allargata siano inclusi in una fascia più ristretta «in modo da rendere il contrabbando di sigarette meno proficuo», L'OLAF (Ufficio europeo per la lotta antifrode) dovrebbe rendere note non solo le quantità confiscate, ma anche i marchi coinvolti. I deputati esprimono poi preoccupazione per il volume crescente di sigarette contraffatte presente sul mercato europeo. Al riguardo, ritengono problematico non solo la perdita di reddito in termini di tasse e tributi, ma anche il fatto che la produzione e la commercializzazione di tali prodotti «costituiscono una fonte di introiti sempre più importante per le organizzazioni criminali». Invitano quindi la Commissione a informare il Parlamento sulle azioni che intende intraprendere per lottare contro questo tipo particolare di criminalità. Anche perché ritengono che l'elaborazione a livello comunitario di una strategia comune di lotta contro la frode fiscale «deve restare un obiettivo prioritario». Reputano infatti che «andrebbero esplorati nuovi strumenti per migliorare il coordinamento» a livello UE. In proposito, osservano che il Consiglio non ha solo proposto l'adozione di strumenti convenzionali ma anche misure antifrode di più ampia portata, come la tassazione negli Stati membri di partenza o l'introduzione di un meccanismo facoltativo che prevede il trasferimento dell'obbligo del versamento delle imposte dall'impresa fornitrice all'impresa beneficiaria ('inversione contabile"). Invitano poi la Commissione a rafforzare ulteriormente la cooperazione nel settore doganale con i paesi confinanti dell'UE. Il Parlamento chiede ai servizi della Commissione responsabili dei sistemi di scambio d'informazioni concernenti irregolarità e frodi di consolidare le banche dati, di fornire alla Comunità statistiche affidabili e complete in merito all'effettiva capacità di lotta alle frodi, di stabilire un approccio comune all'analisi dei rischi a livello comunitario e nazionale e coordinare i controlli fisici di conseguenza. Ritiene inoltre urgente agevolare il lavoro dell'OLAF garantendogli pieno accesso ai dati del "nuovo regime di transito computerizzato" (NRTC). Questi, infatti, forniranno una visione d'insieme delle rotte di traffico consolidate delle merci sensibili in transito e consentiranno anche di effettuare un'analisi strategica e operativa per tali merci. La Commissione dovrebbe inoltre istituire un laboratorio che permetta di controllare l'autenticità delle sigarette e di raccogliere i risultati in una base dati sull'origine del tabacco e degli altri componenti utilizzati nelle sigarette in questione. I produttori di sigarette dovrebbero essere «invitati a sostenere finanziariamente tale progetto». Occorre poi lanciare uno studio per individuare la migliore soluzione tecnica possibile per l'identificazione delle sigarette originali e, in caso positivo, stabilire norme e standard europei in tale settore. La relazione invita inoltre la Commissione a presentare proposte legislative intese a introdurre un sistema di licenze per l'acquisto di macchinari e altre attrezzature per la produzione di sigarette e a vietare il commercio di macchinari usati. Estendere l'accordo con Philip Morris a altre industrie, non solo del tabacco Per memoria, l'accordo con la Philip Morris inteso a porre fine alla controversia con l'UE, impone al produttore di sigarette di pagare 1,25 miliardi di dollari per un periodo di 12 anni e di combattere la frode e il traffico illecito di sigarette. Sulla base di tale accordo, Philip Morris rafforzerà la tracciatura dei suoi prodotti così da potere assistere le autorità responsabili dell'applicazione delle leggi nella lotta contro il traffico illegale. Philip Morris, inoltre, dovrà pagare un compenso per la perdita fiscale in caso di sequestro di sigarette recanti il suo marchio. Il Parlamento esprime anzitutto «profondo disappunto» per il fatto che la Commissione abbia versato nelle casse UE solo il 9,7% dell'importo concordato con Philip Morris, mentre il resto è stato direttamente assegnato ai ministri delle finanze degli Stati membri, contravvenendo allo spirito e all'intento dell'accordo. D'altra parte, invita la Commissione a portare avanti i negoziati con tutti gli attori principali del mercato per la conclusione di accordi analoghi, assumendo quello con la Philip Morris come norma minima. In quest'ottica, appoggia l'invito rivolto dalla Commissione alla Japan Tabacco e Reynolds American a firmare accordi simili «in cambio di una rinuncia da parte dell'UE di perseguire azioni legali contro di loro». Tuttavia, il Parlamento ritiene che la Commissione debba ricorrere a tutti i suoi poteri giuridici per ottenere un risarcimento cospicuo per le perdite inflitte all'Unione e agli Stati membri da parte di società che hanno contribuito, o che contribuiranno, direttamente o indirettamente, a favorire il commercio illegale di sigarette o di altri prodotti del tabacco. Infine, i deputati ritengono che l'accordo Philip Morris debba fungere da esempio per gli accordi conclusi con società che producono e trattano altri prodotti ad alto rischio quali alcool, prodotti tessili o prodotti derivati da oli minerali nonché altri prodotti agricoli. Invitano pertanto la Commissione a informare il Parlamento europeo sulle misure che intende adottare per elaborare e negoziare accordi standard in altri settori. Link utili
Comunicazione della Commissione sulla necessità di sviluppare
una strategia coordinata al fine di migliorare la lotta contro la
frode fiscale Riferimenti Bart STAES
(Verdi/ALE, BE) |
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