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ANTEPRIMA
10 13 MARZO 2008 Strasburgo
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CONFERENZE STAMPA L'ordine del giorno della sessione è soggetto a modifiche. Una conferenza stampa
pre-sessione si svolgerà nell'edificio PHS, Una conferenza stampa per gli
ultimi aggiornamenti avrà luogo La seduta in diretta su
EP Live: |
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Sommario ISTITUZIONI RELAZIONI ESTERNE TRASPORTI FISCALITÀ RICERCA E INNOVAZONE AGRICOLTURA DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ INDUSTRIA CONSIGLIO EUROPEO ISTITUZIONI ORDINE DEL GIORNO 10 - 13 MARZO 2008 CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI, GRUPPI POLITICI |
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Dichiarazione su Gaza - Il Presidente Pöttering farà una dichiarazione all'Aula sulla situazione a Gaza cui seguiranno gli interventi in nome dei gruppi politici. Aeroporti e voli più sicuri con nuove norme UE - Il Parlamento è chiamato a adottare un regolamento che stabilisce delle norme comuni volte a garantire la sicurezza di aeroporti, velivoli e passeggeri tramite una serie di controlli e misure, inclusa la possibile presenza a bordo di "sceriffi del cielo". Il gettito delle eventuali tasse richieste per finanziare tali misure dovrà coprire i relativi costi di sicurezza. Dovranno poi essere fissate sanzioni in caso di inadempimento, accertabile anche da ispezioni a sorpresa della Commissione (relazione Costa). Una strategia per trasporti più sostenibili, anche in città - Nuove tecnologie, esenzioni fiscali, tassazione in funzione delle emissioni o dei consumi, incentivi alla rottamazione e pedaggi per la congestione urbana. E' questa la ricetta suggerita da una relazione all'esame dell'Aula per un trasporto urbano più sostenibile. Ma l'inquinamento da trasporti va anche affrontato con più investimenti nelle infrastrutture e nella R&S, la revisione dell'Eurobollo, la promozione delle ferrovie e quote di emissione per gli aerei e, se del caso, per le navi (relazione Albertini). Martedì 11 marzo Dichiarazione sul terrorismo - In occasione della giornata europea delle vittime del terrorismo, il Presidente Pöttering farà una dichiarazione. Il Parlamento europeo compie 50 anni - Una seduta solenne aprirà le celebrazioni del 50° anniversario del Parlamento europeo che tenne la sua prima seduta il 19 marzo 1958 a Strasburgo. Da allora, il numero di deputati è aumentato con il crescere degli Stati membri dell'UE e i suoi poteri si sono ampliati con il susseguirsi dei trattati. Da mera assemblea consultiva, il Parlamento è diventato un vero e proprio legislatore che rappresenta circa 500 milioni di cittadini. E il Trattato di Lisbona gli conferirà ulteriori competenze. IET: favorire la crescita e la competitività europea - Il Parlamento è chiamato ad approvare il regolamento che istituisce l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia. Il suo obiettivo è di contribuire alla crescita economica e alla competitività sostenibili in Europa rafforzando la capacità d'innovazione. A tal fine, agevolerà le reti e la cooperazione e creerà sinergie tra le comunità dell'innovazione in Europa. Dando priorità al trasferimento delle sue attività a vantaggio delle imprese, incluse le PMI, e della loro applicazione commerciale (relazione Paasilinna). Il futuro della PAC è nei prodotti tradizionali di qualità - Tutela di DOP e IGP e indicazione dell'origine in etichetta, aiuti solo ai veri agricoltori e più rapido disaccoppiamento, abolizione di set-aside e aiuti alle colture energetiche senza estendere la condizionalità, mantenimento dell'intervento e promozione di assicurazioni multirischio, niente degressività ma modulazione progressiva e aumento delle quote latte dei paesi in cui sono insufficienti. E' questa la futura politica agricola comune ipotizzata da una relazione all'esame dell'Aula (relazione Goepel). Aumentare del 2% le quote latte, ma su base volontaria - Una relazione all'esame dell'Aula appoggia la proposta di aumentare le quote latte del 2% a partire dal 1° aprile 2008. Tuttavia suggerisce di lasciare ai singoli Stati membri la facoltà di decidere se procedervi o meno. Chiede inoltre che i prelievi per il superamento delle quote 2008/2009 sia realizzato unicamente se la soglia globale UE venisse superata, dopo aver proceduto a una compensazione tra i paesi che hanno superato le proprie quote e quelli che le hanno invece sotto-utilizzate (relazione Jeggle). Sfruttare l'enorme potenziale del biogas - Il biogas può concorrere all'indipendenza e alla diversificazione energetica dell'UE, proteggendo l'ambiente e aprendo nuove prospettive agli agricoltori. Una relazione all'esame dell'Aula chiede quindi di sfruttare il potenziale del biogas aumentando i finanziamenti e intensificando la ricerca, compresa l'ingegneria genetica. Ma occorre garantire che lo sviluppo del biogas non vada a scapito delle produzioni alimentari. I deputati chiedono poi una direttiva specifica sulla produzione di biogas (relazione Tbajadi). Mercoledì 12 marzo Più impegno dell'UE a favore dell'Iraq - Una relazione all'esame dell'Aula raccomanda al Consiglio di adottare una nuova strategia per l'Iraq che accresca, anche qualitativamente, il sostegno dell'UE. L'aiuto dovrebbe concentrarsi sull'assistenza tecnica a favore dello Stato di diritto e della giustizia, del buon governo e della gestione finanziaria. Occorre inoltre ridurre l'afflusso di armi nel paese, garantire il reinvestimento in Iraq degli introiti della vendita di petrolio, affrontare il problema dei profughi e sostenere le ONG (relazione Gomes). Accise uguali per gasolio e benzina verde, nel 2015 - Per disincentivare il "turismo del pieno" e quindi proteggere l'ambiente, tutelare il gettito fiscale degli Stati membri e garantire una concorrenza equa nel settore dell'autotrasporto, una relazione all'esame dell'Aula accoglie con favore la proposta di aumentare le accise minime sul gasolio per parificarle a quelle applicate alla benzina senza piombo. Ma chiede che ciò avvenga tre anni più tardi, progressivamente e si oppone poi a ogni ulteriore aumento delle accise (relazione Schmidt). Più riguardo per le donne in carcere - Una relazione all'esame dell'Aula raccomanda di tenere maggiormente conto della specificità delle donne in prigione, in particolare delle madri con figli in tenera età e delle donne incinte. Pene alternative dovrebbero essere privilegiate rispetto alla detenzione e, in caso contrario, occorre assicurare un'assistenza e servizi adeguati. Vanno poi promossi i contatti familiari e con l'esterno, nonché programmi di istruzione e formazione per favorire il reinserimento professionale e sociale (relazione Panayotopoulou-Cassiotou). |
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Una seduta solenne aprirà le celebrazioni del 50° anniversario del Parlamento europeo che tenne la sua prima seduta il 19 marzo 1958 a Strasburgo. Da allora, il numero di deputati è aumentato con il crescere degli Stati membri dell'UE e i suoi poteri si sono ampliati con il susseguirsi dei trattati. Da mera assemblea consultiva, il Parlamento è diventato un vero e proprio legislatore che rappresenta circa 500 milioni di cittadini. E il Trattato di Lisbona gli conferirà ulteriori competenze.
Il 1° gennaio 1958 il Trattato di Roma entrò in vigore e, pochi mesi dopo, il 19 marzo, l'Assemblea parlamentare europea tenne la sua sessione costitutiva con 142 deputati, prendendo il posto dell'Assemblea comune della Comunità europea del carbone e dell'acciaio. Nel marzo 1962 l'Assemblea decise di assumere il nome di Parlamento europeo. Nel giugno 1979 il Parlamento, che fino ad allora era composto di rappresentanti dei parlamenti nazionali, fu eletto per la prima volta a suffragio universale diretto: 410 deputati europei rappresentavano i cittadini di nove Stati membri.
Il numero dei deputati è poi cresciuto di pari passo con i successivi ampliamenti della Comunità europea. Attualmente è composto di 785 membri provenienti da 27 paesi, riuniti in gruppi costituiti in funzione delle affinità politiche e non della nazionalità. Dalla prossima legislatura, in forza al trattato di Lisbona, il numero di deputati sarà pari a 751.
Dalle sue origini, i trattati europei hanno progressivamente ampliato le competenze del Parlamento. A tal punto che, oggi, ha un’influenza pari a quella del Consiglio dei ministri nell’elaborazione del bilancio comunitario e degli atti legislativi che sono volti ad agevolare la circolazione delle persone, delle merci, dei servizi e dei capitali in tutta l’Unione o a proteggere l’ambiente e i consumatori. Nel corso degli anni il suo contributo è stato infatti determinante nella definizione di regolamenti o direttive che incidono direttamente sulla vita dei cittadini. Ha poi il potere di approvare e destituire la Commissione europea. Il trattato di Lisbona, una volta ratificato, estenderà ulteriormente le competenze del Parlamento.
Il Parlamento europeo, per esempio, ha contribuito ad agevolare il riconoscimento dei diplomi e delle qualifiche professionali tra gli Stati membri, ha partecipato alla definizione di norme più severe in materia di sicurezza e di etichettatura dei prodotti e degli alimenti ed è riuscito a rafforzare i diritti dei passeggeri dei voli aerei. Ha poi sostenuto misure per contrastare con maggiore efficacia le pratiche commerciali fraudolente in tutta l’Unione europea e ha apportato il suo contributo alla definizione di regole che agevolano e rendono più affidabili i pagamenti transfrontalieri. Il Parlamento ha partecipato alla definizione di norme sulla qualità delle acque di balneazione e per la riduzione dei costi del roaming. Senza i compromessi suggeriti dal Parlamento, non avrebbero visto la luce le direttive sulla liberalizzazione dei servizi e sulla commercializzazione delle sostanze chimiche (REACH).
Per celebrare il cinquantesimo anniversario è
stata organizzata una seduta solenne durante la quale interverranno
il Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert PÖTTERING e i
presidenti della Commissione e del Consiglio. Seguirà un concerto
dell'Orchestra dei giovani dell'Unione europea. Nei locali adiacenti
l'Aula verrà poi scattata una foto di famiglia e sarà tagliata la
torta di "compleanno" del Parlamento europeo. Pöttering, in seguito,
riceverà un regalo dal Presidente dell'Assemblea parlamentare del
Consiglio d'Europa, istituzione che ha ospitato il Parlamento
europeo fino alla costruzione della sua nuova sede di Strasburgo. Un
gruppo di bambini, allievi di una scuola vicina alla sede del
Parlamento, offrirà al Presidente delle "opere" realizzate per
l'occasione e intonerà il classico "tanti auguri", accompagnato
dall'Orchestra. Seguono una serie di date "chiave":
- Evoluzione dei poteri del Parlamento europeo - Atti significativi del Parlamento europeo - Una selezione degli ospiti al Parlamento europeo - Evoluzione del numero degli Stati membri, dei deputati e delle lingue ufficiali - Elenco dei presidenti del Parlamento europeo - Materiale audiovisivo per il 50°anniversario
Evoluzione dei poteri del Parlamento europeo
Atti significativi del Parlamento europeo
Una selezione degli ospiti al Parlamento europeo
Evoluzione del numero degli Stati membri, dei deputati e delle lingue ufficiali
I presidenti del Parlamento europeo dal 1958 al 1979
1958 - 1960: Robert SCHUMAN (CD, FR) 1960 - 1962:Hans FURLER (CD, DE) 1962 - 1964: Gaetano MARTINO (L, IT) 1964 - 1965: Jean DUVIEUSART (CD, BE) 1965 - 1966: Victor LEEMANS (CD, BE) 1966 - 1969: Alain POHER (CD, FR) 1969 - 1971: Mario SCELBA (CD, IT) 1971 - 1973: Walter BEHRENDT (Soc, DE) 1973 - 1975: Cornelis BERKHOUWER (L, NL) 1975 - 1977: Georges SPENALE (Soc, FR) 1977 - 1979: Emilio COLOMBO (CD, IT)
I presidenti del Parlamento europeo dopo le elezioni a suffragio universale
1979 - 1982: Simone VEIL (LDR, FR) 1982 - 1984: Pieter DANKERT (PSE, NL) 1984 - 1987: Pierre PFLIMFIN (PPE, FR) 1987 - 1989: Lord Henry PLUMB (DE, UK) 1989 - 1992: Enrique Baron CRESPO (PSE, ES) 1992 - 1994: Egon KLEPSCH (PPE, DE) 1994 - 1997: Klaus HÄNSCH (PSE, DE) 1997 - 1999: Jose Maria GIL ROBLES (PPE, ES) 1999 - 2002: Nicole FONTAINE (PPE, FR) 2002 - 2004: Pat COX (ELDR, IE) 2004 - 2006: Josep BORRELL (PSE, ES) 2007 - Hans-Gert PÖTTERING (PPE, DE)
Materiale audiovisivo per il 50°anniversario
Cliccando sul link "Elenco degli Audio-video kit sul Cinquantenario (sito FTP)" potrete trovare del materiale video ed audio nonché un selezione di 50 fotografie che illustrano - in ordine cronologico - i momenti salienti del Parlamento europeo, dalla sua prima sessione nel marzo 1958 ad oggi.
Il video kit storico comprende filmati di ogni Presidente eletto al Parlamento, da Robert Schuman a Hans-Gert Pöttering. Il video kit audio include invece una selezione di 15 dibattiti chiave. Infine, sono disponibili 50 fotografie, selezionate per illustrare il 50° anniversario del Parlamento europeo.
Link utili
Elenco degli
Audio-video kit sul Cinquantenario
Riferimenti
Seduta solenne - Celebrazione del cinquantesimo anniversario del Parlamento europeo 12.3.2008 |
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Più impegno dell'UE a favore dell'Iraq
Una relazione all'esame dell'Aula raccomanda al Consiglio di adottare una nuova strategia per l'Iraq che accresca, anche qualitativamente, il sostegno dell'UE. L'aiuto dovrebbe concentrarsi sull'assistenza tecnica a favore dello Stato di diritto e della giustizia, del buon governo e della gestione finanziaria. Occorre inoltre ridurre l'afflusso di armi nel paese, garantire il reinvestimento in Iraq degli introiti della vendita di petrolio, affrontare il problema dei profughi e sostenere le ONG.
La relazione di Ana GOMES (PSE, PT) sottolinea anzitutto che, in Iraq, gli anni di regime del partito Ba'ath e i decenni di conflitti «hanno lasciato una società traumatizzata dalla guerra, dalle repressioni, dalla pulizia etnica ... e dalla noncuranza a livello internazionale verso tali crimini». Per i deputati, pertanto, la comunità internazionale e in particolare «gli Stati che hanno appoggiato l'invasione» hanno «il dovere giuridico e morale ... di sostenere il popolo iracheno». L'Unione europea, coordinandosi con altri donatori internazionali, deve inoltre «mobilitare in modo rapido e creativo tutti gli strumenti pertinenti a sua disposizione per svolgere il proprio ruolo».
La relazione raccomanda quindi al Consiglio di adottare una nuova strategia che accresca quantitativamente e qualitativamente il sostegno dell'Unione europea agli sforzi delle Nazioni Unite volti a creare «un Iraq sicuro, stabile, unificato, prospero, federale e democratico». Un Iraq «che sostenga i diritti umani, protegga le sue minoranze e promuova la tolleranza interetnica, così da preparare la strada verso la stabilità e la sicurezza regionale». La nuova strategia europea, peraltro, dovrebbe assicurare la visibilità dell'UE/CE a Erbil, Nassirya, Bassora e altre zone dell’Iraq «ove la situazione della sicurezza lo permetta».
Il Consiglio, inoltre, dovrebbe sfruttare la natura specifica dello strumento di stabilità per fornire un'assistenza sostanziale per «sostenere lo sviluppo di istituzioni statali democratiche, non settarie, pluralistiche, federali, regionali e locali» e promuovere il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, della democrazia e dello Stato di diritto. Occorre anche sostenere misure atte a rafforzare lo sviluppo e l'organizzazione della società civile e la sua partecipazione al processo politico e a promuovere mezzi di comunicazione indipendenti, pluralisti e professionali. Così come sostenere le attività di sminamento e fornire consulenza e sostegno agli sforzi volti a contrastare il traffico di stupefacenti.
La strategia UE dovrebbe inoltre rafforzare la capacità delle autorità irachene di effettuare controlli efficaci alle frontiere, per «ridurre l’afflusso di armi e armamenti nel paese». Più in particolare, per contribuire a mettere fine al flusso di armi leggere e di piccolo calibro verso l'Iraq, i deputati suggeriscono di rendere giuridicamente vincolante il codice di condotta dell'UE sulle esportazioni di armi e di aiutare le autorità irachene a “rastrellare” le eccedenze di armi leggere e di piccolo calibro mediante un programma su larga scala di disarmo, smobilitazione e reinserimento.
Il Consiglio, dovrebbe anche rivelare
informazioni sull'identità delle società militari private e
sulle società di sicurezza private «che provvedono alla sicurezza
del personale dell'UE in Iraq». Al riguardo, dovrebbe anche
«stabilire orientamenti chiari per il ricorso a tali imprese da
parte delle istituzioni dell'UE». La forza multinazionale Iraq MNF-I
dovrebbe impegnarsi con il governo dell'Iraq e rendere conto della
situazione degli oltre 24.000 detenuti in custodia per garantire il
rispetto del giusto processo e dei loro diritti umani fondamentali.
Il Consiglio dovrebbe inoltre impegnarsi in un dialogo con gli Stati Uniti e adoperarsi per rendere più multilaterale il ruolo svolto dalla comunità internazionale nel paese, «sotto l'egida delle Nazioni Unite». La Turchia, poi, andrebbe sollecitata a rispettare l'integrità territoriale dell'Iraq e a non reagire alle azioni terroristiche con azioni militari sul territorio iracheno. D'altra parte, non si deve consentire che il territorio iracheno sia utilizzato come base per azioni terroristiche contro la Turchia.
Sul fronte economico, la relazione chiede al Consiglio di incoraggiare le imprese europee a investire nella ricostruzione dell'Iraq e di condurre i negoziati sull'accordo di commercio e cooperazione fra l'UE e l'Iraq in maniera da avvicinare il sistema commerciale iracheno alle norme e regolamentazioni dei sistemi multilaterali. Il governo iracheno andrebbe incoraggiato a utilizzare gli introiti della vendita del petrolio in maniera da garantire che siano reinvestiti in Iraq e siano gestiti da enti per gli appalti pubblici posti sotto l'autorità suprema del governo iracheno. Per i deputati, peraltro, tale approccio è un requisito essenziale per il sostegno dell'UE alla ricostruzione e lo sviluppo dell'economia irachena.
Il Consiglio, a parere dei deputati, dovrebbe esortare la Commissione ad alleviare «la terribile» situazione dei profughi in Giordania e Siria e in altri paesi della regione, comprese le 4.000 famiglie assire che hanno cercato rifugio nelle pianure di Ninive, e degli sfollati all'interno dell'Iraq, nonché accrescere significativamente la trasparenza e l'efficienza dell'assistenza dell'UE. Si dovrebbe poi offrire ai profughi iracheni «maggiori possibilità di trovare rifugio negli Stati membri dell'Unione europea, porre fine agli attuali criteri arbitrari di concessione della protezione e prevenire ogni rimpatrio forzato».
La relazione ritiene poi necessario incoraggiare le ONG europee a cooperare con le controparti irachene e utilizzare pienamente lo strumento finanziario per la promozione della democrazia e dei diritti umani nel mondo (EIDHR). Ciò al fine di affrontare le questioni legate alla parità uomo-donna e alla violenza nei confronti delle donne (matrimoni forzati, i crimini d'"onore", tratta di esseri umani e mutilazioni genitali). Senza dimenticare i diritti dei bambini, specialmente la lotta contro il lavoro minorile, la prostituzione minorile e la tratta, e i diritti delle popolazioni indigene e delle minoranze (inclusi gli assiri - caldei, siriaci e altre comunità cristiane - gli yazidi e i turcomanni). E anche per affrontare la lotta contro la detenzione arbitraria e la tortura, e l'abolizione della pena di morte.
La relazione suggerisce poi di aumentare la dotazione finanziaria del programma Erasmus Mundus per l’Iraq, sostenere le attività finalizzate alla creazione di reti fra istituzioni accademiche irachene e straniere, fra il personale accademico e gli intellettuali a titolo individuale e fra le organizzazioni studentesche. Il Consiglio dovrebbe anche chiedere al governo iracheno e alle autorità internazionali di recuperare gli oggetti antichi trafugati dal Museo nazionale iracheno di Baghdad e da altre zone dell'Iraq in seguito all'intervento del 2003, «così da preservare il retaggio storico e culturale iracheno per le generazioni future».
Link utili
Risoluzione del Parlamento europeo sulla proposta di Misura speciale per l'Iraq per il 2007 Risoluzione del Parlamento europeo sull'Iraq Comunicazione della Commissione - Raccomandazioni per un impegno rinnovato dell’Unione europea a favore dell'Iraq
Riferimenti
Ana GOMES (PSE, PT) Relazione recante una proposta di raccomandazione del Parlamento europeo destinata al Consiglio sul ruolo dell'Unione europea in Iraq Doc.: A6-0052/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 12.3.2008 |
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Aeroporti e voli più sicuri con nuove norme UE
Il Parlamento è chiamato a adottare un regolamento che stabilisce delle norme comuni volte a garantire la sicurezza di aeroporti, velivoli e passeggeri tramite una serie di controlli e misure, inclusa la possibile presenza a bordo di "sceriffi del cielo". Il gettito delle eventuali tasse richieste per finanziare tali misure dovrà coprire i relativi costi di sicurezza. Dovranno poi essere fissate sanzioni in caso di inadempimento, accertabile anche da ispezioni a sorpresa della Commissione.
La relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT) suggerisce alla Plenaria di approvare l'accordo raggiunto con il Consiglio in sede di comitato di conciliazione riguardo a un nuovo regolamento che istituisce norme comuni «per proteggere l'aviazione civile da atti di interferenza illecita che ne mettano in pericolo la sicurezza». Se l'Aula seguirà le indicazioni del relatore, il regolamento potrà entrare pienamente in vigore tra due anni, anche se alcune disposizioni si applicheranno già dopo 20 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il regolamento andrà quindi a sostituire l'attuale normativa adottata in risposta agli avvenimenti dell'11 settembre 2001 negli Stati Uniti.
Più in particolare, il provvedimento - che abroga l'attuale normativa - è volto a semplificare, armonizzare e chiarire le norme vigenti, nonché a migliorare i livelli di sicurezza. Esso definisce unicamente le regole e le norme fondamentali comuni sulla sicurezza aerea e istituisce dei meccanismi volti a monitorarne il rispetto, mentre i dettagli tecnici e procedurali relativi alla loro concreta attuazione saranno stabiliti dalla Commissione e dai governi con la procedura del comitato di regolamentazione.
Il regolamento si applica a tutti gli aeroporti o parti di aeroporti situati nel territorio di uno Stato membro «che non siano utilizzati esclusivamente per scopi militari», a tutti gli operatori, compresi i vettori aerei, che forniscono servizi negli aeroporti e a tutti i soggetti che applicano norme per la sicurezza aerea operanti in locali situati all'interno o all'esterno dell'aeroporto, che forniscono beni e/o prestano servizi nell'ambito degli aeroporti di cui alla lettera a) o tramite essi.
I principi comuni fondamentali riguardano, in particolare, i requisiti di sicurezza degli aeroporti (progettazione, controlli d'accesso, ispezione dei veicoli, sorveglianza e pattugliamento) e degli aeromobili (ispezioni prima della partenza), il controllo e la protezione dei passeggeri e del bagaglio a mano (metal detector e raggi X), nonché il controllo e la protezione dei bagagli da stiva, delle merci, della posta e delle forniture di bordo (catering). Il regolamento precisa inoltre che le persone che effettuano lo screening, i controlli di accesso o altri controlli di sicurezza devono essere selezionate, addestrate e, se del caso, dichiarate idonee all'attività in questione e riconosciute competenti a adempiere alle funzioni assegnate.
I principi comuni contemplano anche delle
misure per la sicurezza in volo. A tale proposito, il
regolamento sancisce che durante il volo «deve essere impedito
l’ingresso nella cabina di pilotaggio alle persone non autorizzate».
Inoltre, «i passeggeri potenzialmente pericolosi devono essere
sottoposti a adeguate misure di sicurezza». E' considerato
pericoloso «un passeggero che sia stato espulso, o che non si reputa
possa essere ammesso per ragioni connesse alla politica
dell'immigrazione o che sia sottoposto a provvedimenti restrittivi
della libertà personale». Per impedire atti di interferenza illecita
durante il volo, devono poi «essere adottate misure di sicurezza
appropriate, quali l'addestramento del personale di condotta e del
personale di cabina». E' anche vietato il trasporto di armi,
eccezion fatta per quelle trasportate in stiva «a meno che non siano
state soddisfatte le condizioni di sicurezza in conformità alle
legislazioni nazionali e che gli Stati interessati non abbiano
rilasciato un'autorizzazione». Le disposizioni sul trasporto di armi si applicano anche agli eventuali agenti responsabili della sicurezza in volo (i cosiddetti "sceriffi del cielo") presenti a bordo. Un agente è definito dal regolamento come «la persona assunta da uno Stato per viaggiare su un aeromobile di un vettore aereo titolare di licenza rilasciata dallo stesso Stato allo scopo di proteggere l'aeromobile e i suoi occupanti da atti di interferenza illecita che mettano a rischio la sicurezza del volo». Ogni Stato membro può riservarsi di decidere se impiegare agenti di sicurezza sugli aerei, nonché di garantire che essi «siano funzionari statali appositamente selezionati e addestrati».
Per quanto riguarda i passeggeri e i bagagli a mano, il provvedimento prevede che questi debbano «essere sottoposti a controllo (screening) allo scopo di impedire l'introduzione di articoli proibiti nelle aree sterili ed a bordo degli aeromobili». Tuttavia, i passeggeri "in transito indiretto" e il loro bagaglio a mano possono essere esentati dal controllo qualora arrivino da uno Stato membro, a meno che si ritenga che quest'ultimo realizzi dei controlli di livello inferiore rispetto alle norme fondamentali comuni. Lo stesso vale per i passeggeri che arrivino da un paese terzo le cui norme di sicurezza sono riconosciute equivalenti alle norme fondamentali comuni. Queste disposizioni si applicano anche ai passeggeri "in transito" ed ai loro bagagli a mano, i quali possono inoltre beneficiare dell'esenzione dal controllo qualora rimangano a bordo dell'aeromobile, o non siano entrati in contatto con passeggeri in partenza. Tali esenzioni si applicano, mutatis mutandis, ai bagagli da stiva.
Il regolamento consente agli Stati membri di adottare misure più severe rispetto alle norme fondamentali comuni. Ma ciò può essere fatto solo sulla base di una valutazione dei rischi e nel rispetto del diritto comunitario. Tali misure, inoltre, «devono essere pertinenti, obiettive, non discriminatorie e proporzionate al rischio preso in considerazione», e vanno comunicate alla Commissione e agli Stati membri, specificando se si applicano «ad uno specifico volo in una determinata data».
Ciascuno Stato membro dovrà redigere, attuare e mantenere aggiornato un programma nazionale per la sicurezza dell'aviazione civile che definisce le responsabilità per l'attuazione delle norme fondamentali comuni e precisa gli adempimenti prescritti a tal fine agli operatori e agli altri soggetti. Dovrà inoltre predisporre un programma nazionale per il controllo della qualità che lo metta in condizione di verificare il livello di sicurezza dell'aviazione civile così da monitorare il rispetto delle disposizioni del regolamento e del programma nazionale per la sicurezza dell'aviazione civile. Il programma dovrà consentire «la pronta individuazione e la correzione delle carenze riscontrate» e prevedere che tutti gli aeroporti, gli operatori e i soggetti responsabili dell'attuazione delle norme di sicurezza siano sottoposti a regolare monitoraggio. Le specifiche di questo programma saranno adottate aggiungendo un allegato al regolamento.
Il regolamento chiede poi a ogni operatore aeroportuale di redigere, attuare e mantenere aggiornato un programma per la sicurezza dell'aeroporto, che descriva i metodi e le procedure da seguire per rispettare le disposizioni UE e il programma nazionale per la sicurezza. Esso deve comprendere, inoltre, le disposizioni relative al controllo della qualità interna che descrivono le modalità con le quali l'operatore aeroportuale deve vigilare sul rispetto di tali metodi e procedure. Allo stesso modo, ogni vettore aereo dovrà redigere, attuare e mantenere aggiornato un programma per la sicurezza del vettore aereo.
Gli Stati membri dovranno stabilire le sanzioni applicabili in caso di violazione delle disposizioni del regolamento e adottare «tutte le misure necessarie per assicurarne il rispetto». Le sanzioni previste dovranno essere «effettive, proporzionate e dissuasive». D'altra parte, la Commissione potrà effettuare ispezioni, incluse quelle degli aeroporti, degli operatori e dei soggetti che applicano norme per la sicurezza aerea, «per controllare l'applicazione» del regolamento da parte degli Stati membri e formulare, se del caso, raccomandazioni tendenti a migliorare la sicurezza aerea. Queste ispezioni, è anche precisato, dovranno essere effettuate «senza preavviso» e i loro risultati dovranno essere comunicati agli altri Stati membri.
Per quanto riguarda i costi inerenti alla sicurezza, fatte salve le pertinenti norme di diritto comunitario, ciascuno Stato membro può stabilire in quali circostanze e in che misura i costi delle misure di sicurezza adottate debbano essere a carico dello Stato, delle autorità aeroportuali, dei vettori aerei, di altri organi responsabili o degli utenti. E' anche precisato che «gli Stati membri possono contribuire, con gli utenti, ai costi delle misure di sicurezza più severe adottate a norma del presente regolamento». Inoltre, è specificato che, nei limiti del possibile, «qualsiasi tassa o trasferimento di costi inerenti alla sicurezza è direttamente collegato ai costi di fornitura dei servizi in questione ed è inteso ad assicurare esclusivamente il recupero dei pertinenti costi».
Le disposizioni particolareggiate per l'attuazione delle norme fondamentali comuni saranno stabilite dalla Commissione (con la "procedura di regolamentazione"). Queste dovranno comprendere, ad esempio, i requisiti e le procedure per rilevare la presenza di articoli proibiti e un elenco di tali articoli, i requisiti e le procedure per il controllo d'accesso, l'ispezione dei veicoli e il controllo di sicurezza, le procedure per l'approvazione o la designazione dei fornitori del catering e gli obblighi su di essi incombenti, la selezione del personale e i requisiti di addestramento, nonché i requisiti e le procedure per i passeggeri potenzialmente pericolosi. Alcune di queste disposizioni potranno rimanere «riservate».
Per l'attuazione del regolamento la Commissione avrà il potere di adottare misure di portata generale che modificano elementi non essenziali delle norme fondamentali comuni, integrandole, di individuare criteri che permettano agli Stati membri di derogare da suddette norme e di adottare misure di sicurezza alternative e di definire le specifiche dei programmi nazionali di controllo della qualità. Tali misure devono essere adottate secondo la procedura di regolamentazione con controllo.
Link utili
Progetto comune del Parlamento e del Consiglio
Riferimenti
Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT) Relazione sul progetto comune, approvato dal comitato di conciliazione, di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce norme comuni per la sicurezza dell'aviazione civile e che abroga il regolamento (CE) n. 2320/2002 Doc.: A6-0049/2008 Procedura: Codecisione, terza lettura Dibattito: 10.3.2008 |
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Una strategia per trasporti più sostenibili, anche in città
Nuove tecnologie, esenzioni fiscali, tassazione in funzione delle emissioni o dei consumi, incentivi alla rottamazione e pedaggi per la congestione urbana. E' questa la ricetta suggerita da una relazione all'esame dell'Aula per un trasporto urbano più sostenibile. Ma l'inquinamento da trasporti va anche affrontato con più investimenti nelle infrastrutture e nella R&S, la revisione dell'Eurobollo, la promozione delle ferrovie e quote di emissione per gli aerei e, se del caso, per le navi.
La relazione di Gabriele ALBERTINI (PPE/DE, IT) osserva anzitutto che circa 1/3 del consumo totale di energia nella UE-25 è legato al settore dei trasporti (escluso quello marittimo e le pipelines), mentre il trasporto su strada, con l'83%, è la modalità che assorbe la maggior quantità di energia. Il settore, inoltre, è responsabile per il 70% della domanda di petrolio nella UE-25 e dipende per il 97% da combustibili fossili, mentre solo il restante 2% proviene da energia elettrica («di cui buona parte generata da centrali nucleari») e l'1% da biocombustibili.
Nel sottolineare l'importanza del settore dei trasporti per l'occupazione, la crescita e l'innovazione, la relazione sostiene che una mobilità garantita, sicura ed abbordabile «costituisca un requisito fondamentale del nostro stile di vita». Pertanto, pur considerando prioritarie le esigenze di una mobilità sostenibile da un punto di vista ambientale, non ci si può aspettare l'adesione a «misure troppo drastiche» da parte dei cittadini. I deputati si dicono quindi convinti che «solo un'adeguata combinazione di diverse misure possa mitigare gli effetti negativi dei singoli interventi contribuendo nel contempo a favorirne l'accettabilità da parte dei cittadini».
Questo policy mix dovrebbe contemplare gli sviluppi tecnologici (misure per l'efficienza energetica, nuovi standard per motori e combustibili, nuove tecnologie e combustibili alternativi), strumenti di mercato (tasse/tariffazione basate sull'impatto ambientale o sulla congestione, incentivi fiscali, sistema di scambio di emissioni calibrati sui diversi modi di trasporto) e misure di accompagnamento per ottimizzare l'utilizzo dei mezzi di trasporto e delle infrastrutture e per promuovere un cambiamento nelle abitudini delle imprese e dei cittadini. L'azione dell'UE e degli Stati membri, inoltre, andrebbe concentrata sui settori del sistema più determinanti: aree metropolitane e urbane congestionate, i principali corridoi commerciali interurbani europei e le zone sensibili dal punto di vista ambientale (la regione alpina, il Mar Baltico, ecc.).
La Commissione e gli Stati membri sono inoltre invitati a investire di più nella ricerca nel settore dei trasporti per permettere lo sviluppo di tecnologie più efficienti dal punto di vista energetico e che favoriscano la riduzione delle emissioni di CO2. Al riguardo, la relazione chiede che, nell'ambito della revisione 2009 del quadro finanziario pluriennale, la Commissione aumenti «in modo significativo» lo sforzo finanziario complessivo a favore della R&S nei settori dell'ambiente, dell'energia e dei trasporti.
Auto meno inquinanti, grazie anche a misure fiscali
I deputati ricordano che il Parlamento si è già pronunciato a favore di un quadro legislativo volto a ridurre a 125 g CO2/km le emissioni per il nuovo parco auto, grazie a miglioramenti tecnologici apportati al motore dei veicoli, e un ulteriore abbattimento di 10 g CO2/km grazie ad altri miglioramenti tecnologici e ad un maggiore uso dei biocarburanti. Anche perché ritengono che, nonostante le riduzioni delle emissioni nocive già ottenute dall'industria automobilistica, gli obiettivi dell'accordo volontario tra i costruttori di automobili «sono stati solo parzialmente raggiunti».
A tale riguardo, i deputati ritengono che, per
promuovere veicoli con bassi livelli di consumi e emissioni, è anche
importante ricorrere a strumenti di mercato. Tra questi
citano: esenzioni fiscali, riforma delle tasse automobilistiche in
base alle emissioni inquinanti e all'efficienza dal punto di vista
del consumo di carburante nonché incentivi per la rottamazione dei
veicoli più inquinanti e per l'acquisto di nuove auto a basse
emissioni.
Queste «importanti misure», a loro parere, «contribuirebbero, nel contempo, ad ammortizzare l'onere, per i costruttori automobilistici, di rispettare gli obblighi imposti dal nuovo quadro legislativo». Esortano quindi il Consiglio e gli Stati membri a procedere in tal senso.
Congestion charge contro il traffico in città
La relazione sottolinea che il traffico urbano genera il 40% delle emissioni di CO2 e il 70% delle altre emissioni inquinanti prodotte dagli autoveicoli, mentre la congestione stradale, soprattutto nelle aree metropolitane, «costa all’UE circa l’1% del PIL». Il problema della congestione urbana deve quindi essere affrontato «in modo più ambizioso», nel rispetto della sussidiarietà, attraverso una strategia di coordinamento a livello europeo. Sottolinea, peraltro, che occorre migliorare l'informazione dei consumatori e intensificare le campagne di educazione e di promozione di nuovi comportamenti in favore dei mezzi o modelli di trasporto più sostenibili.
Persuasi che le aree urbane offrano potenziali economicamente ragionevoli per ulteriori politiche volte a incentivare il trasporto pubblico, gli spostamenti a piedi e in bicicletta, i deputati invitano la Commissione e gli Stati membri ad analizzare il modo in cui le infrastrutture di trasporto e le relative tariffe incidono sullo sviluppo urbano e sulla futura domanda di servizi di trasporto. In tale contesto, ritengono fondamentale investire sull'innovazione tecnologica (maggiore impiego dei STI) e su un migliore sfruttamento delle infrastrutture esistenti con misure di gestione della domanda quali la tariffazione - congestion charge (tassa per l'ingombro della strada, ndr) e road pricing (pedaggi per l'ingresso nei centri urbani, ndr). Vanno poi promosse soluzioni innovative per ottimizzare l'integrazione del flusso urbano di merci e misure come il car sharing (condivisione dell'auto) o il car pooling (uso comune). Ma sono anche necessarie disposizioni per consentire il lavoro a domicilio.
La relazione chiede al Consiglio e agli Stati membri di intensificare gli investimenti nelle infrastrutture e nei sistemi di trasporto intelligenti (STI). Insiste poi affinché la Commissione presenti, al più tardi entro il giugno 2008, «un modello generalmente applicabile, trasparente e comprensibile» per la valutazione dei costi esterni di tutti i modi di trasporto, «destinato a servire come base per il futuro calcolo degli oneri corrisposti per l'uso delle infrastrutture». Questa iniziativa, inoltre, deve essere accompagnata da proposte legislative, «a cominciare dalla revisione della direttiva sull'Eurobollo». I deputati, d'altra parte, esortano la Commissione a sviluppare quanto prima un piano di azione per la logistica del trasporto merci in Europa.
Promuovere il trasporto ferroviario, per merci e persone
La relazione ritiene che il trasporto ferroviario è quello a più basso consumo di energia o emissioni di CO2, «grazie anche all'uso del nucleare come fonte d'energia elettrica», ed ha un potenziale importante da sviluppare sia nella logistica del trasporto merci sia per il trasporto passeggeri nelle tratte di media-corta distanza. Occorre pertanto realizzare quanto prima il completamento di uno “spazio unico” ferroviario europeo, procedere verso la realizzazione di un sistema europeo unico di gestione del traffico ferroviario (ERTMS) e verso soluzioni interoperabili nonché migliorare le prestazioni e la qualità del servizio.
Quote di emissione per il trasporto aereo
Nonostante la riduzione dei consumi di carburante e delle emissioni sonore degli aerei, per i deputati l’impatto globale dell’aviazione civile sull’ambiente «è aumentato a causa della forte crescita del traffico». Sollecitano quindi l'inclusione del trasporto aereo nel sistema di scambio di emissioni, tasse aeroportuali in funzione delle emissioni, l'istituzione dell'iniziativa "Clean Sky" volta a ridurre le emissioni di CO2 e NOx e l'inquinamento acustico, nonché la rapida creazione di un vero Cielo unico europeo per porre fine alla frammentazione dello spazio aereo europeo. Allo stesso tempo, occorre prendere misure concrete per alleviare la congestione aeroportuale e agevolare gli accessi ferroviari negli aeroporti.
Fonti rinnovabili per il trasporto marittimo
Osservando un aumento continuo delle emissioni del trasporto marittimo, la relazione raccomanda di ridurre le emissioni di sostanze quali il CO2, la SO2 e gli ossidi di azoto provenienti dalle navi, di introdurre e promuovere l'utilizzo di fonti rinnovabili, come l'energia eolica e solare e di approvvigionare da terra le navi. Vanno anche contenute le emissioni attraverso il sistema di scambio delle quote di emissione, ma «senza pregiudicare tale modo di trasporto che è il più rispettoso dell'ambiente, né favorire altri modi che sono più inquinanti». Occorre poi investire nell'ammodernamento delle infrastrutture portuali al fine di permettere il rapido trasferimento di merci e di passeggeri da un sistema di trasporto all'altro, «realizzando così una riduzione del consumo energetico nel settore dei trasporti».
Link utili
Sito della
Commissione europea sui Trasporti
Riferimenti
Gabriele ALBERTINI (PPE/DE, IT) Relazione sulla politica europea del trasporto sostenibile tenendo conto delle politiche europee dell'energia e dell'ambiente Doc.: A6-0014/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 10.3.2008 |
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Accise uguali per gasolio e benzina verde, nel 2015
Per disincentivare il "turismo del pieno" e quindi proteggere l'ambiente, tutelare il gettito fiscale degli Stati membri e garantire una concorrenza equa nel settore dell'autotrasporto, una relazione all'esame dell'Aula accoglie con favore la proposta di aumentare le accise minime sul gasolio per parificarle a quelle applicate alla benzina senza piombo. Ma chiede che ciò avvenga tre anni più tardi, progressivamente e si oppone poi a ogni ulteriore aumento delle accise.
Il differenziale delle accise applicate a carburanti può portare al "turismo del pieno" provocando ingenti costi ambientali, sottraendo gettito fiscale agli Stati membri con aliquote più alte e, soprattutto, distorcendo la concorrenza nel mercato dell'autotrasporto. Il carburante, infatti, rappresenta in media tra il 20 e il 30% dei costi correnti di un'impresa di autotrasporto e l'accisa - che incide tra il 30 e il 60% del prezzo del gasolio alla pompa (IVA esclusa) - costituisce tra il 6% e il 18% dei costi correnti dell'impresa.
I trasportatori operanti a livello internazionale o situati vicino al confine con un paese a bassa tassazione sono quindi incentivati a praticare questo speciale "turismo" che è invece negato a imprese che operano in diverse condizioni. Questa può essere una delle cause che, come spiega la Commissione, tra il 1997 e il 2001, ha portato a un aumento delle quote di mercato degli operatori lussemburghesi o austriaci rispetto alla maggior parte dei loro concorrenti, mentre il Regno Unito ha registrato una perdita su tutti i mercati.
In forza all'attuale direttiva, i livelli minimi di accisa per il gasolio sono pari a 302 euro/1.000 litri al 1° gennaio 2004) e 330 euro/1000 litri al 1° gennaio 2010, mentre per la benzina senza piombo è pari a 359 euro/1000 litri. La proposta della Commissione è intesa a modificare la direttiva sulla tassazione dell'energia per aumentare, a decorrere dal 2012, i livelli minimi di tassazione del gasolio fino a quelli fissati per la benzina senza piombo (359 euro/1000 l).
La relazione di Olle SCHMIDT (ALDE/ADLE, IT) approva questo principio, ma chiede che la parità di tassazione sia raggiunta, progressivamente, tre anni più tardi. Così, il livelli minimo sarebbe portato in un primo tempo (nel 2012) a 340 euro/1.000 litri per poi raggiungere i 359 euro/1.000 litri nel 2015.
I deputati, d'altra parte, respingono la proposta di aumentare i livelli minimi di tassazione di gasolio e benzina verde fino a 380 euro/1000 litri a partire dal 2014. Chiedono poi che gli Stati membri in cui le aliquote d'accisa per il gasolio e la benzina senza piombo hanno superato, rispettivamente, i 400 euro/1.000 litri e i 500 euro/1.000 litro il 1° gennaio 2008, non aumentino ulteriormente l'imposizione del gasolio fino al 1° gennaio 2015.
La relazione, peraltro, sottolinea la necessità di consentire agli Stati membri di promuovere l'utilizzo di propellenti non fossili e a basse emissioni di carbonio, sia attraverso incentivi fiscali sia attraverso programmi intesi a garantire un determinato livello di consumo di tali propellenti.
Trattandosi di materia fiscale, il Parlamento è solo consultato sulla proposta legislativa e spetterà quindi ai governi nazionali trovare un accordo unanime al Consiglio per adottare la direttiva.
Link utili
Proposta della Commissione Direttiva 2003/96 che ristruttura il quadro comunitario per la tassazione dei prodotti energetici e dell'elettricità (testo consolidato) Tassazione dell'energia negli Stati membri UE - gennaio 2008 (in inglese) Riferimenti
Olle SCHMIDT (ALDE/ADLE, IT) Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio recante modifica della direttiva 2003/96/CE per quanto riguarda l'adeguamento del regime fiscale specifico per il gasolio utilizzato come carburante per motori a fini commerciali e il coordinamento della tassazione della benzina senza piombo e del gasolio utilizzati come carburante per motori Doc.: A6-0030/2008 Procedura: Consultazione legislativa Dibattito: 12.3.2008 |
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IET: favorire la crescita e la competitività europea
Il Parlamento è chiamato ad approvare il regolamento che istituisce l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia. Il suo obiettivo è di contribuire alla crescita economica e alla competitività sostenibili in Europa rafforzando la capacità d'innovazione. A tal fine, agevolerà le reti e la cooperazione e creerà sinergie tra le comunità dell'innovazione in Europa. Dando priorità al trasferimento delle sue attività a vantaggio delle imprese, incluse le PMI, e della loro applicazione commerciale.
La relazione di Reino PAASILINNA (PSE, FI) invita l'Aula ad approvare la posizione comune del Consiglio sul regolamento che istituisce l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia (IET) che mira a diventare «un organismo di portata mondiale per l'eccellenza nei settori dell'istruzione superiore, della ricerca e dell'innovazione». La posizione comune infatti, a seguito di negoziati tra il relatore e il Consiglio, riprende in larga misura la posizione del Parlamento europeo approvata in prima lettura (26 settembre 2006). Se i deputati confermano questo accordo, il regolamento potrà entrare in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea.
L'obiettivo dell'IET è di contribuire alla crescita economica e alla competitività sostenibili in Europa «rafforzando la capacità d'innovazione degli Stati membri e della Comunità». L'IET persegue tale obiettivo «promuovendo e integrando l'istruzione superiore, la ricerca e l'innovazione ai massimi livelli» (il "triangolo della conoscenza"). In tale contesto, dovrebbe facilitare e rafforzare le reti e la cooperazione e creare sinergie tra le comunità dell'innovazione in Europa. L'IET dovrebbe dare la priorità al trasferimento delle sue attività di istruzione superiore, ricerca ed innovazione «a vantaggio delle imprese e della loro applicazione commerciale, nonché al sostegno agli avviamenti di imprese, alle scorporazioni e alle piccole e medie imprese (PMI)».
Compiti dell'IET
Al fine di raggiungere il suo obiettivo, l'IET dovrà individuare i suoi settori prioritari, svolgere un'attività di sensibilizzazione tra le organizzazioni partner potenziali ed incoraggiare la loro partecipazione alle sue attività. Potrà mobilitare i fondi provenienti da fonti pubbliche e private e utilizzare le sue risorse. In tale contesto, dovrà cercare di finanziare una proporzione significativa e crescente del suo bilancio facendo ricorso a fonti private e mediante entrate generate dalle proprie attività.
L'IET dovrà inoltre selezionare e designare le "Comunità della conoscenza e dell’innovazione" (CCI), ossia dei partenariati autonomi di eccellenza tra istituti di istruzione superiore, istituti di ricerca, imprese ed altri soggetti interessati «sotto forma di reti strategiche autosufficienti, sostenibili e di lungo periodo nell'ambito del processo innovativo». Offrirà loro un sostegno adeguato, applicherà misure adeguate di controllo della qualità, seguirà costantemente e valuterà periodicamente le loro attività e garantirà un livello appropriato di coordinamento tra di esse. Mediante accordi, dovrà definire diritti e obblighi delle CCI.
L'IET incoraggerà poi il riconoscimento negli
Stati membri dei titoli e dei diplomi che sono rilasciati da
istituti di istruzione superiore, che sono organizzazioni partner e
che possono essere assimilati a titoli e diplomi dell'IET.
Promuoverà la diffusione di buone prassi per l'integrazione del
triangolo della conoscenza al fine di sviluppare una cultura comune
dell'innovazione e del trasferimento di conoscenze e assicurerà la
complementarietà e la sinergia tra le attività dell'IET ed altri
programmi comunitari. Potrà anche istituire una fondazione avente
l'obiettivo specifico di promuovere e sostenere le attività
dell'IET. Le Comunità della conoscenza e dell’innovazione - CCI
Spetterà all'IET il compito di selezionare e designare un partenariato destinato a divenire una CCI secondo una procedura concorrenziale, aperta e trasparente. A tale fine, dovrà adottare e pubblicare i criteri dettagliati per la selezione delle CCI, in base ai principi di eccellenza e di pertinenza in termini di innovazione. Esperti esterni e indipendenti parteciperanno alla selezione che dovrà essere realizzata in base a una serie di criteri stabiliti dal regolamento, tra i quali la capacità d'innovazione esistente e potenziale nell'ambito del partenariato e la sua capacità di garantire un finanziamento autosufficiente.
Le CCI avranno «un'autonomia generale sostanziale» per definire la loro organizzazione interna e la composizione, nonché il loro programma preciso e metodi di lavoro, mentre le relazioni tra l'IET e ciascuna CCI sarà fondata su un accordo contrattuale. La condizione minima per la costituzione di una CCI è la partecipazione di almeno tre organizzazioni partner, stabilite in almeno due Stati membri diversi, che siano «indipendenti l'una dall'altra». Una CCI potrà includere organizzazioni partner di paesi terzi, ma la maggioranza dei partner deve essere stabilita negli Stati membri. Almeno un istituto di istruzione superiore ed una società privata devono prendere parte a ciascuna CCI.
Le CCI eserciteranno attività d'innovazione e investimenti con valore aggiunto europeo integrando pienamente le dimensioni dell'istruzione superiore e della ricerca «per raggiungere una massa critica e stimolando la diffusione e lo sfruttamento dei risultati». Realizzeranno poi ricerca di punta incentrata sull'innovazione «in settori che rivestono un interesse fondamentale per l'economia e la società», che si avvalga dei risultati della ricerca europea e nazionale e che presenti il potenziale per rafforzare la competitività dell'Europa a livello internazionale.
Condurranno anche attività di istruzione e di formazione a livello di master e di dottorato «in discipline aventi un potenziale per soddisfare i futuri bisogni socioeconomici europei» e che promuovano lo sviluppo delle competenze in materia d'innovazione, il miglioramento delle competenze manageriali e imprenditoriali e la mobilità dei ricercatori e degli studenti. Si occuperanno poi di diffondere le migliori prassi nel settore dell'innovazione incentrate sullo sviluppo di una cooperazione tra il settore dell'istruzione superiore, della ricerca e delle imprese, compresi i settori terziario e finanziario.
Prima fase: cambiamenti climatici, energia rinnovabile e TIC
Nell'arco di un periodo di diciotto mesi dalla sua creazione, l'IET dovrà selezionare due o tre CCI «in settori che aiutano l'Unione europea ad affrontare le sfide presenti e future». In proposito, viene ipotizzato che questi riguardino settori quali i cambiamenti climatici, l'energia rinnovabile e la prossima generazione di tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
La selezione e la designazione di ulteriori CCI dovrebbe essere consentita dopo l'adozione della prima "agenda strategica per l'innovazione" (ASI), ossia del documento programmatico che presenta i settori prioritari per le future iniziative dell'IET, compresa una panoramica sulle attività nell'ambito dell'istruzione superiore, della ricerca e dell'innovazione pianificate per un periodo di sette anni. Il primo progetto di ASI dovrà essere definito dall'IET entro il 30 giugno 2011 per essere poi adottato congiuntamente dal Parlamento europeo e dal Consiglio.
Gli organi dell'IET
L'IET è dotato degli organi seguenti:
· un comitato direttivo composto di membri ad alto livello con esperienza nei settori dell'istruzione superiore, della ricerca, dell'innovazione e delle imprese, incaricato della direzione delle attività dell'IET, della selezione, della designazione e della valutazione delle CCI, nonché dell'adozione di tutte le altre decisioni strategiche; · un comitato esecutivo che supervisiona la gestione dell'IET e adotta le decisioni necessarie tra una riunione e l'altra del comitato direttivo;
· un direttore che rende conto al comitato direttivo della gestione amministrativa e finanziaria dell'IET e ne costituisce il rappresentante legale.
Fonti di finanziamento
L'IET è finanziato mediante un contributo del bilancio generale dell'Unione europea nell'ambito della dotazione finanziaria e di altre fonti private e pubbliche. La Commissione stima in 2,4 miliardi di euro il bilancio necessario per sei anni. Nel quadro della revisione del quadro finanziario pluriennale 2007-2013, il Parlamento e il Consiglio hanno convenuto di stanziare 308,7 milioni di euro "comunitari" a favore dell'IET per il periodo dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2013.
Le CCI saranno finanziate, in particolare, mediante contributi delle imprese o organizzazioni private («che costituiscono una fonte sostanziale di finanziamento»), contributi del bilancio generale dell'Unione europea, contributi statutari o volontari degli Stati partecipanti, di paesi terzi o delle loro autorità pubbliche, nonché lasciti, donazioni e contributi provenienti da individui, istituzioni, fondazioni o qualunque altro organismo nazionale. Così come da ricavi generati dalle attività delle CCI e canoni per diritti di proprietà intellettuale, ricavi generati da risultati o dotazioni in capitali delle attività dell'IET, contributi di istituzioni o organismi internazionali, nonché prestiti e contributi della Banca europea per gli investimenti.
Link utili
Posizione comune del Consiglio
Riferimenti
Reino PAASILINNA (PSE, FI) Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione del regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia Doc.: A6-0041/2008 Procedura: Raccomandazione per la seconda lettura Dibattito: 11.3.2008 |
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Il futuro della PAC è nei prodotti tradizionali di qualità
Tutela di DOP e IGP e indicazione dell'origine in etichetta, aiuti solo ai veri agricoltori e più rapido disaccoppiamento, abolizione di set-aside e aiuti alle colture energetiche senza estendere la condizionalità, mantenimento dell'intervento e promozione di assicurazioni multirischio, niente degressività ma modulazione progressiva e aumento delle quote latte dei paesi in cui sono insufficienti. E' questa la futura politica agricola comune ipotizzata da una relazione all'esame dell'Aula.
Nell'accogliere con favore gli adeguamenti tecnici derivanti dalla comunicazione della Commissione sullo "stato di salute" della politica agricola comune (PAC), la relazione di Lutz GOEPEL (PPE/DE, DE) sottolinea anzitutto che l’agricoltura, insieme all'industria di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli ad essa collegata, «resta uno dei maggiori settori d’attività europei». Per i deputati, inoltre, una PAC basata su un modello agrario europeo economico, ecologico e sociale, capace di garantire la sostenibilità e la sicurezza alimentare, «sarà necessaria anche in futuro». Ma, ammoniscono, «occorre proseguire sulla via fruttuosa delle riforme, potenziando ulteriormente lo sviluppo rurale».
I deputati, peraltro, ritengono che la riforma della PAC del 2003 sia stata, nei suoi aspetti essenziali, «un notevole successo». Ha infatti permesso di accrescere considerevolmente la trasparenza e l'efficacia della PAC, rafforzando nel contempo la responsabilità degli agricoltori e il loro orientamento ai bisogni del mercato. Occorre quindi proseguire tale processo, a condizione che siano mantenuti intatti fino al 2013 i fondi agricoli del primo pilastro. D'altra parte, sottolineano la necessità di proseguire «una decisa semplificazione amministrativa» della PAC e delle molte direttive e regolamenti UE aventi un impatto sugli agricoltori, «al fine di alleviare l'onere per gli agricoltori». Ma tale semplificazione, avvertono, non deve dar luogo «a una rinazionalizzazione della PAC o a un'ulteriore riduzione degli aiuti».
La relazione insiste poi sulla difesa del concetto di agricoltura «sostenibile, competitiva e multifunzionale», il cui obiettivo fondamentale sia l'approvvigionamento della popolazione con alimenti sani e sicuri, in quantità sufficienti e a prezzi ragionevoli. D'altra parte, appoggia «in linea di principio» l'integrazione degli obiettivi generali nella PAC, come la sicurezza alimentare, la coesione territoriale, la protezione dei consumatori, dell'ambiente, del clima e degli animali, le energie rinnovabili e la biodiversità. Ma sottolinea che ciò non deve mettere in questione la produzione nelle regioni montane, svantaggiate, periferiche e insulari dell'UE, che applicano metodi di produzione estensiva e producono in ampia misura per il mercato locale.
Tutelare le indicazioni geografiche e indicare l'origine dei prodotti in etichetta
Se l'UE impone requisiti rigorosi ai suoi agricoltori e produttori, affermano i deputati, essa deve anche assicurare che gli stessi requisiti siano soddisfatti da quanti esportano i loro prodotti agricoli in Europa. E insistono affinché gli obiettivi generali summenzionati siano inclusi nei negoziati OMC. La Commissione deve quindi mettere a punto con urgenza una strategia organica per difendere «i fattori europei di carattere non commerciale» in sede di negoziati mondiali sul commercio al fine di evitare la concorrenza sleale. Si tratta, in particolare delle questioni legate al benessere degli animali e dello stato sanitario dei prodotti animali e vegetali importati, così come al riconoscimento e alla protezione delle indicazioni geografiche.
A quest'ultimo proposito, i deputati sottolineano che la condizione per qualsiasi accordo sull'agricoltura nel quadro dell'OMC consiste nel pervenire ad un accordo sulla proprietà intellettuale che copra le indicazioni geografiche. Anche perché «la forza e il futuro dell'agricoltura europea» risiedono nei prodotti regionali, tradizionali e in altre categorie di prodotti di riconosciuta alta qualità e di valore aggiunto. A tale riguardo, la relazione invita la Commissione a esaminare la possibilità di istituire un "marchio europeo" per identificare la qualità della produzione agricola e alimentare dell’UE sui mercati internazionali. La invita inoltre a presentare un piano globale mirante a migliorare la commercializzazione, nell'UE e all'estero, dei prodotti europei di alta qualità. Occorre quindi aumentare gli stanziamenti destinati a campagne d'informazione e di promozione sui mercati interno ed esterno e sostenere le organizzazioni di produttori nella concezione e nell’intensificazione delle loro attività o altre forme di organizzazioni di filiera. Ma è anche necessario introdurre un'etichettatura adeguata, che preveda, in particolare, l'indicazione di origine delle materie prime agricole impiegate e che sia più chiara e trasparente per i consumatori.
Aiutare solo i veri agricoltori e accelerare il disaccoppiamento
La relazione respinge una riduzione del bilancio complessivo del primo pilastro per il periodo che va fino al 2013 e invita la Commissione a proporre misure idonee finalizzate a garantire che la totalità dei pagamenti diretti «vada solo a beneficio delle persone e delle imprese che lavorano effettivamente nell'agricoltura». Ritiene inoltre che tutti gli stanziamenti di bilancio destinati all'attuazione della PAC che sono stati risparmiati o non sono stati utilizzati dovrebbero essere spesi nel quadro di quest'ultima.
Allo stesso tempo, i deputati si oppongono a «qualsiasi discriminazione basata sulle dimensioni dell'azienda e sulla forma giuridica in sede di pagamenti diretti». Questi ultimi, a loro parere, «continueranno ad essere necessari anche dopo il 2013», in quanto garanzia di reddito di base, ma anche come remunerazione per la fornitura di beni comuni e come compensazione per le norme in materia di ambiente, di approvvigionamento e sicurezza alimentare, di tracciabilità e di benessere animale nonché in campo sociale. Queste norme, infatti, sono «estremamente rigorose raffrontate su scala internazionale». Ma i pagamenti diretti, insistono, dovranno basarsi «su nuovi criteri oggettivi», come l’occupazione diretta generata dalle aziende agricole. Oppure dovranno assumere maggiormente la forma di un premio destinato agli agricoltori per la gestione del suolo o di un indennizzo per taluni servizi effettivi di interesse generale. D'altro canto, rilevano che il livello dei pagamenti non sempre sembra essere commisurato agli sforzi compiuti dagli agricoltori in questo senso.
La relazione accoglie con favore la proposta della Commissione di concedere agli Stati membri su base volontaria maggiore flessibilità nel passaggio verso una separazione dei pagamenti diretti dai valori di riferimento storici e verso un sistema più uniforme. La invita peraltro a chiarire se sia realizzabile entro il 2013 una transizione più rapida su base volontaria verso un premio unico regionale o nazionale per superficie per quanto riguarda i pagamenti disaccoppiati.
Nel ritenere che il disaccoppiamento dei pagamenti diretti abbia in generale condotto con successo a orientare l’agricoltura europea verso il mercato, invita quindi la Commissione ad applicare tale politica «a ritmo più sostenuto», a meno che ciò non risulti in svantaggi considerevoli sul piano socioeconomico e/o ambientale in determinate regioni. I deputati ritengono infatti che il disaccoppiamento completo dei premi per capo di bestiame possa comportare svantaggi di questo genere nelle regioni montane e con difficoltà specifiche (isole, zone secche e umide, regioni ultraperiferiche, ecc.) ove non esiste alcuna alternativa all'allevamento ad intensità di manodopera relativamente elevata. Per il momento è quindi «ragionevole» il mantenimento parziale dei premi accoppiati per animale.
Abolire set aside e aiuti alle colture energetiche, no all'estensione della condizionalità
La relazione chiede l'immediata abolizione dell'obbligo di ritiro dei seminativi dalla produzione, poiché ritiene che tale strumento abbia «perso la sua ragione d'essere» in un sistema di aiuti diretti disaccoppiati e si rivela, oltretutto, «estremamente oneroso sul piano amministrativo». Preme quindi per una conversione dei diritti di ritiro in diritti normali. Gli eventuali vantaggi ambientali del ritiro dei seminativi dalla produzione, d'altra parte, potranno essere ottenuti «in modo più efficace e diretto» attraverso misure realizzate nell'ambito dello sviluppo rurale. Per i deputati, inoltre, occorre abolire gradualmente il regime di aiuti alle colture energetiche poiché anche queste «sono particolarmente onerose sotto il profilo amministrativo e presentano vantaggi scarsi o inesistenti in termini di politica energetica sul mercato attuale». Gli stanziamenti non utilizzati a seguito dell’abolizione del premio alle colture energetiche dovrebbero poi essere messi a disposizione di misure di accompagnamento nel quadro dell'organizzazione del mercato lattiero, in particolare nelle regioni di montagna e in altre regioni con difficoltà specifiche.
D'altra parte, per i deputati la produzione di energie rinnovabili di origine agricola non può avvenire «a scapito dell’allevamento e della sicurezza alimentare delle popolazioni in Europa e nel mondo, della sostenibilità e della biodiversità». Chiedono pertanto alla Commissione di realizzare una valutazione dell’impatto della promozione di energie rinnovabili e che siano destinati fondi adeguati alla ricerca e all'introduzione di tecnologie energetiche recenti ed efficienti che sfruttino appieno la biomassa (ad esempio biocarburanti della seconda generazione).
A fronte del calo dei pagamenti diretti, la relazione respinge ogni ampliamento del campo di applicazione della condizionalità «fintantoché gli Stati membri e la Commissione non registreranno progressi significativi sulla via della semplificazione e dell'armonizzazione delle disposizioni di controllo». Chiede poi che si metta fine agli «oneri sproporzionati» che gravano sull'allevamento per effetto della condizionalità, sollecitando un esame critico di alcune norme igieniche e di marcatura (ad esempio marchi auricolari). I deputati, d'altra parte, ritengono che la condizionalità debba limitarsi al controllo delle norme essenziali del modello produttivo europeo e delle norme che possono essere soggette a controlli sistematici e armonizzati nei vari Stati membri.
Mantenere l'intervento e promuovere le assicurazioni
In considerazione del previsto aumento di rischi ambientali, climatici ed epidemici nonché delle notevoli fluttuazioni dei prezzi sui mercati agricoli, i deputati ritengono che sia «di vitale importanza» adottare misure supplementari di prevenzione dei rischi che fungano da rete di sicurezza. Per ovviare alle lacune del mercato, è quindi opportuno mantenere il sistema di intervento, «trasformandolo in una vera e propria rete di sicurezza per le circostanze eccezionali e dotandolo di norme basate sull'evoluzione del mercato mondiale».
La relazione chiede poi lo sviluppo urgente di sistemi di assicurazione privati o misti, quali le assicurazioni multirischio e invita la Commissione ad esaminare l'introduzione o la promozione in futuro di un regime comunitario di riassicurazione per far fronte ai problemi derivanti da catastrofi climatiche o ambientali. I deputati ritengono peraltro che, in una prima fase, occorra creare fonti di finanziamento per sovvenzionare a livello nazionale o regionale sistemi di assicurazione contro i rischi a partire dal 2009, tenendo conto dei diversi potenziali di rischio in Europa. Ma le misure di gestione e prevenzione dei rischi non devono tradursi nella reintroduzione di misure di sostegno basate sulla produzione.
No alle degressività, sì alla modulazione progressiva
La relazione respinge la proposta della Commissione relativa alla degressività (riduzione fino al 45%) nella sua forma attuale, «in quanto non stabilisce una chiara connessione tra le dimensioni e la ricchezza di un’azienda e non tiene conto nel calcolo della manodopera necessaria per gestire un’azienda agricola di grandi dimensioni». Per i deputati, questa «discriminerebbe ingiustificatamente le aziende o associazioni agricole e condurrebbe a una perdita di posti di lavoro e alla frammentazione di strutture competitive mature». Con l'unica conseguenza di determinare scissioni aziendali «solamente per motivi legati alle sovvenzioni», provocando danni strutturali in alcune regioni d'Europa.
La degressività e/o la definizione di massimali, per i deputati, sono accettabili solo a condizione che si instauri un sistema che permetta di tenere conto del numero di lavoratori a tempo pieno coperti dalla previdenza sociale, di talune strutture aziendali (imprese condotte da più famiglie, organizzazioni cooperative, ecc.) o dei costi totali della manodopera, al fine di ridurre la degressività. La Commissione deve inoltre tenere presente che è opportuno «non svantaggiare le aziende più piccole riunite in un’unica persona giuridica al fine di creare economie di scala» e divenire più competitive. Gli eventuali fondi risultanti dalla degressività, d'altra parte, dovrebbero restare nelle regioni o Stati membri interessati.
I deputati ritengono che, a fronte delle numerose richieste di riduzione dei grandi pagamenti, si potrebbe prevedere una modulazione progressiva, tenendo conto della struttura dell’azienda agricola (associazioni, ecc.), dell’organizzazione del lavoro e/o del costo della manodopera e dei tipi specifici di produzione nei diversi sistemi di pagamento diretto. Propongono quindi il sistema seguente:
· Pagamenti diretti di 10.000 - 100.000 euro: - 1% (per l'intero periodo 2009-2013) · Pagamenti diretti di 100.000 - 200.000 euro: - 2% (per l'intero periodo 2009-2013) · Pagamenti diretti di 200.000 - 300.000 euro: - 3% (per l'intero periodo 2009-2013) · Pagamenti diretti di oltre 300.000 euro: - 4% (per l'intero periodo 2009-2013).
La modulazione facoltativa dovrebbe inoltre essere sostituita dalla modulazione obbligatoria.
Aumentare le quote latte, soprattutto ai paesi con quote insufficienti
Consapevoli del fatto che l'attuale regime delle quote lattiere nella sua forma attuale «non verrà presumibilmente proseguito oltre il 2015», i deputati invitano la Commissione a presentare, per il periodo successivo al 2015, un piano convincente per il settore lattiero, che garantisca la continuazione della produzione di latte in Europa, «anche in zone montane, in zone periferiche e in zone con difficoltà specifiche». Nel frattempo occorre stabilizzare o rafforzare le posizioni di mercato e garantire un "atterraggio morbido" del comparto lattiero-caseario europeo, preferibilmente mediante aumenti strutturali delle quote.
In risposta alle variazioni della domanda sui mercati mondiali, le quote dovranno essere aumentate del 2% nella campagna lattiera 2008/2009 su base volontaria per ciascuno Stato membro, per essere riviste su base annuale. Va poi esaminata la possibilità di un aumento non lineare delle quote nazionali al fine di introdurre ulteriori incrementi «per gli Stati membri in cui le quote di produzione sono tradizionalmente deficitarie». La relazione chiede, inoltre, una riduzione sostanziale del superprelievo per la campagna lattiera 2009/2010, alla quale dovranno seguire altre diminuzioni negli anni successivi.
La relazione chiede infine particolari misure di accompagnamento al fine di prevenire l'abbandono della produzione lattiera nelle regioni montane e in altre regioni con particolari difficoltà, nei casi in cui non esistano alternative alla produzione lattiera tradizionale o in cui l'abbandono dell'attività agricola si tradurrebbe nella perdita di importanti ambienti naturali.
Link utili
Comunicazione della Commissione - In preparazione alla “valutazione dello stato di salute” della PAC riformata Regolamento 1782/2003 che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori (testo consolidato)
Riferimenti
Lutz GOEPEL (PPE/DE, DE) Relazione sulla "valutazione dello stato di salute" della PAC Doc.: A6-0047/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 11.3.2008 |
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Aumentare del 2% le quote latte, ma su base volontaria
Una relazione all'esame dell'Aula appoggia la proposta di aumentare le quote latte del 2% a partire dal 1° aprile 2008. Tuttavia suggerisce di lasciare ai singoli Stati membri la facoltà di decidere se procedervi o meno. Chiede inoltre che i prelievi per il superamento delle quote 2008/2009 sia realizzato unicamente se la soglia globale UE venisse superata, dopo aver proceduto a una compensazione tra i paesi che hanno superato le proprie quote e quelli che le hanno invece sotto-utilizzate.
Per rispondere alla crescente domanda europea e mondiale, la Commissione ha proposto di procedere all’aumento del 2% delle quote latte di tutti gli Stati membri a decorrere dal 1° aprile 2008, ossia 2,85 milioni di tonnellate supplementari di latte, da aggiungere agli attuali 145,7 milioni di tonnellate.
La relazione consultiva di Elisabeth JEGGLE (PPE/DE, DE) accoglie con favore la proposta, tuttavia suggerisce di consentire agli Stati membri di aumentare del 2% rispetto alla loro attuale dotazione le proprie quote ma «su base facoltativa». Fermo restando, comunque, «che non tutti gli Stati membri attualmente utilizzano l'integralità delle quote loro assegnate e che alcuni Stati membri non si avvarranno dell'aumento in questione». La quota italiana passerebbe così da 10.530.060 a 10.740.661,2 tonnellate (nel 2006/2007, l'Italia aveva superato la propria quota di 617.623,252 tonnellate).
I deputati precisano inoltre che l'aumento delle quote lattiere a decorrere dal 1° aprile 2008 «non anticipa i risultati dell'analisi del mercato del latte e dei prodotti lattiero-caseari nel quadro della "valutazione dello stato di salute" della politica agricola comune». Chiedono poi alla Commissione di presentare, entro il 1° gennaio 2009, un'analisi delle ripercussioni economiche, sociali e ambientali dell'aumento delle quote, «con un'attenzione particolare per le regioni di montagna ed altre regioni in cui le condizioni di produzione sono altrettanto difficili».
Un altro emendamento chiede che, per la campagna 2008/2009, sia realizzato un prelievo per superamento delle quote solo per il latte e i prodotti lattiero-caseari commercializzati in eccesso rispetto alla quota nazionale stabilita solo se, dopo aver proceduto a una compensazione tra i paesi che hanno superato le proprie quote e quelli che le hanno invece sotto-utilizzate, «sussiste un eccedenza complessiva a livello UE».
Antefatti
Nel quadro di Agenda 2000 è stata decisa un’estensione del regime delle quote latte fino ad aprile 2008. Inoltre, Agenda 2000 ha stabilito un aumento del 2,4% per i quantitativi di riferimento totali dell’UE, che sono così passati da 117,5 milioni di tonnellate a 120,3 milioni di tonnellate. Tale manovra ha comportato, da un lato, incrementi nazionali specifici per Italia, Spagna, Grecia, Irlanda e Irlanda del Nord nell’arco di due anni dal 2000/01 al 2001/02 e, dall’altro, un incremento lineare delle quote latte pari all’1,5% nei tre anni dal 2005/06 al 2007/08 per tutti gli Stati membri che non hanno ricevuto aumenti di quote specifici.
Con l’accordo su Agenda 2000, il Consiglio si era impegnato a intraprendere una revisione intermedia del sistema delle quote latte nel 2003. Nel compromesso di giugno 2003 ha riconosciuto che il regime delle quote latte in vigore doveva essere esteso ulteriormente fino al 2014/15. Ha inoltre pattuito che gli incrementi delle quote stabiliti da Agenda 2000 sarebbero iniziati nel 2006/07, anziché nel 2005/06, e che non vi sarebbero stati ulteriori aumenti delle quote nel 2007/08 o nel 2008/09, come era stato proposto da Agenda 2000.
Una volta completata la riforma la Commissione ha presentato una relazione che giunge alla conclusione che le prospettive del mercato sono positive sia a livello comunitario sia a livello mondiale e che l’analisi effettuata con riferimento ad un aumento della produzione di latte pari al 2% nell’UE indica che il mercato può assorbire facilmente questi quantitativi supplementari. Link utili
Proposta della Commissione
Riferimenti
Elisabeth JEGGLE (PPE/DE, DE) Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) con riguardo alle quote nazionali per il latte Doc.: A6-0046/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 11.3.2008 |
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Sfruttare l'enorme potenziale del biogas
Il biogas può concorrere all'indipendenza e alla diversificazione energetica dell'UE, proteggendo l'ambiente e aprendo nuove prospettive agli agricoltori. Una relazione all'esame dell'Aula chiede quindi di sfruttare il potenziale del biogas aumentando i finanziamenti e intensificando la ricerca, compresa l'ingegneria genetica. Ma occorre garantire che lo sviluppo del biogas non vada a scapito delle produzioni alimentari. I deputati chiedono poi una direttiva specifica sulla produzione di biogas.
La relazione di Csaba TABAJDI (PSE, HU) riconosce anzitutto che il biogas «rappresenta una risorsa energetica essenziale che contribuisce allo sviluppo economico, agricolo e rurale sostenibile e alla protezione dell'ambiente» e ne sottolinea il contributo che può apportare alla riduzione della dipendenza energetica dell'Unione europea. Osserva inoltre che la produzione di biogas da letame, liquami e rifiuti urbani, animali e organici concorre alla diversificazione energetica e pertanto può fornire in misura crescente «un contributo alla sicurezza, alla competitività e alla sostenibilità dell'approvvigionamento energetico». Al contempo, può aprire nuove prospettive di reddito per gli agricoltori.
I deputati ritengono poi che l'impiego di biogas, in particolare per la produzione di calore ed elettricità potrebbe incrementare significativamente le possibilità di conseguire l'obiettivo di coprire con le fonti energetiche rinnovabili il 20% del fabbisogno energetico totale dell'UE entro il 2020. Se si compiono maggiori sforzi di ricerca, inoltre, le fonti energetiche rinnovabili come il biogas e i biocarburanti, in combinazione con l'energia solare ed eolica, «potranno consentire un più elevato livello di indipendenza dall'energia fossile e nucleare».
La relazione incoraggia quindi l'UE e gli Stati membri a sfruttare l'enorme potenziale del biogas creando un ambiente favorevole nonché conservando e ampliando i regimi di aiuto per incentivare gli investimenti in impianti di produzione di biogas e il loro mantenimento. Ricorda peraltro che non è possibile sviluppare ulteriormente la produzione di biogas «senza finanziamenti supplementari», i quali vanno attribuiti alla ricerca e allo sviluppo, alla promozione dei risultati di progetti specifici, agli impianti e ad un maggiore sostegno della "elettricità verde" e del "gas verde".
Chiedendo l'intensificazione degli sforzi nella ricerca e nella promozione di nuove tecnologie per il biogas, in particolare per la valorizzazione della biomassa come biocarburante, e per aumentare la redditività degli impianti, i deputati sottolineano l'importanza dell'ingegneria genetica verde. Occorre inoltre intensificare gli sforzi nel settore della ricerca in materia di sementi e protezione fitosanitaria, affinché la produzione di biogas non entri in competizione con la produzione di alimenti di elevata qualità. I deputati, sottolineano infatti «che non si può mettere a repentaglio la sicurezza dell'approvvigionamento alimentare della popolazione». Anche le future proposte di regolamentazione del settore del biogas dovranno tenere presente questa esigenza.
La relazione chiede alla Commissione e agli Stati membri di elaborare, entro dicembre 2008, una politica coerente in materia di biogas. Sollecita inoltre la Commissione a presentare una relazione specifica sul biogas e la sua promozione in Europa che illustri le necessarie modifiche da apportare alle normative comunitarie e nazionali per agevolarne ulteriormente l'espansione. La relazione dovrà anche rilevare i modi più efficienti per l''utilizzo dei fondi e dei programmi europei e presenti esempi delle migliori prassi.
In tale contesto, i deputati prediligono
l'adozione di una direttiva dell'UE sulla produzione di biogas,
che dovrebbe comprendere obiettivi specifici per il riciclaggio
prioritario di letame per la produzione di energia rinnovabile e
misure per la costruzione e la promozione di impianti per la
produzione di biogas. Gli Stati membri dell'UE dovrebbero inoltre
adottare una pianificazione nazionale e regionale volta a limitare
gli ostacoli giuridici e amministrativi. La relazione chiede alla Commissione di presentare proposte legislative sull'impiego dei residui provenienti dagli impianti per la produzione di biogas e di garantire che in tali impianti siano utilizzate solo le materie organiche «che permettono uno sfruttamento dei residui senza danni per l'ambiente». La Commissione dovrebbe inoltre presentare una strategia volta ad inserire gli impianti per la produzione di biogas nel meccanismo di Kyoto nonché promuovere l'alimentazione delle reti del gas naturale con biogas, attraverso raccomandazioni o una direttiva.
Riferimenti
Csaba TABAJDI (PSE, HU) Relazione sull'agricoltura sostenibile e il biogas: la necessità di una revisione della legislazione dell'UE Doc.: A6-0034/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 11.3.2008 |
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Più riguardo per le donne in carcere
Una relazione all'esame dell'Aula raccomanda di tenere maggiormente conto della specificità delle donne in prigione, in particolare delle madri con figli in tenera età e delle donne incinte. Pene alternative dovrebbero essere privilegiate rispetto alla detenzione e, in caso contrario, occorre assicurare un'assistenza e servizi adeguati. Vanno poi promossi i contatti familiari e con l'esterno, nonché programmi di istruzione e formazione per favorire il reinserimento professionale e sociale.
La relazione di Maria PANAYOTOPOULOU-CASSIOTOU (PPE/DE, EL) incoraggia gli Stati membri a investire risorse sufficienti a favore dell'ammodernamento e dell'adeguamento delle rispettive infrastrutture penitenziarie al fine di assicurare condizioni di detenzione rispettose della dignità umana e dei diritti fondamentali, in particolare in materia di alloggio, sanità, igiene, alimentazione, aerazione e luce. Chiede inoltre di adottare una decisione quadro dell'UE sulle norme minime di protezione dei diritti dei detenuti per giungere a una maggiore armonizzazione delle condizioni di detenzione in Europa, in particolare per quanto attiene al rispetto dei bisogni specifici delle donne.
In Europa, le donne costituiscono in media il 4,5-5% della popolazione carceraria complessiva. Se a Malta vi sono solo 11 donne imprigionate, in Spagna sono circa 5.000 (7,9% del totale nazionale) e nei Paesi Bassi circa 1.800 (8,8%). In Italia sono invece poco più di 2.600 (4,7%). La relazione invita gli Stati membri a tenere maggiormente presenti le specificità femminili e «il passato spesso traumatizzante delle donne detenute». Anche perché «l'incarcerazione delle donne rimanda alla loro posizione nella società in generale, in cui le donne si trovano imprigionate in un sistema concepito e diretto essenzialmente dagli uomini per gli uomini».
Madri, puerpere e legami familiari
I deputati raccomandano che la detenzione delle donne incinte e delle madri che accudiscono figli in tenera età «sia prevista solo in ultima istanza» e che, in questo caso estremo, queste ultime possano ottenere una cella più spaziosa, possibilmente individuale, e si vedano accordata particolare attenzione soprattutto per quanto riguarda l'alimentazione e l'igiene. Considerano inoltre che le donne incinte debbano poter beneficiare di controlli prenatali e postnatali di qualità nonché di corsi di educazione parentale di qualità equivalente a quelli offerti fuori dall'ambiente penitenziario. D'altra parte, sottolineano che nei casi in cui il parto in prigione si è svolto normalmente «il bambino è generalmente sottratto alla madre entro le 24/72 ore successive alla nascita», e chiedono quindi di prevedere «altre soluzioni».
La relazione raccomanda poi che alle madri, soprattutto quando esse sono a capo di famiglie monoparentali o hanno figli in tenera età, siano inflitte maggiormente pene alternative alla detenzione allorché la sanzione prevista e il rischio per la sicurezza pubblica risultano scarsi e se la loro detenzione può determinare gravi perturbazioni nella vita familiare. Lo stesso, peraltro, dovrebbe valere per i detenuti uomini con a carico figli minori o che assolvono ad altre responsabilità familiari. Sottolinea inoltre la necessità, al momento di decidere in merito alla detenzione delle detenute incinte, di tenere in conto «molto seriamente» delle conseguenze nefaste o pericolose per il bambino che questo può comportare.
Gli Stati membri sono poi invitati ad aumentare il numero dei centri di detenzione femminili e a ripartirli meglio sul loro territorio in modo da facilitare il mantenimento dei legami familiari e di amicizia delle donne detenute, nonché a dar loro la possibilità di partecipare a cerimonie religiose. I deputati raccomandano inoltre agli Stati membri di incoraggiare le istituzioni penitenziarie a adottare norme elastiche per quanto concerne le modalità, la frequenza, la durata e gli orari delle visite. Ma anche di facilitare le relazioni dei genitori incarcerati con i loro figli, a meno che ciò sia in contrasto con l'interesse del bambino, «predisponendo strutture di accoglienza la cui atmosfera sia diversa da quella dell'universo carcerario e permettano attività comuni e un contatto affettivo adeguato».
Reinserimento sociale e professionale
La relazione raccomanda agli Stati membri di adottare le misure necessarie per offrire a tutti i detenuti, uomini e donne, possibilità di impiego che permettano lo sviluppo personale, adeguatamente retribuite e diversificate. Dovrebbero quindi investire maggiori risorse, per sviluppare in ambiente carcerario programmi di alfabetizzazione, di istruzione e di formazione professionale, compresi corsi di lingua, adeguati alle esigenze del mercato del lavoro e che possano dar luogo all'ottenimento di un diploma. Salvo in caso di rischi importanti per la sicurezza pubblica e di gravi pene, si dovrebbe ricorrere maggiormente a regimi di semilibertà per consentire ai detenuti, uomini e donne, di lavorare o di seguire una formazione professionale all'esterno dell'ambiente carcerario.
Nel sottolineare l'importanza di mantenere e promuovere i contatti tra i detenuti e il mondo esterno, in particolare mediante l'accesso alla stampa scritta e ai mezzi di informazione, i deputati ricordano che l'accesso regolare di tutti i detenuti ad attività sportive e ricreative nonché a possibilità di educazione artistica o culturale «è fondamentale per salvaguardare il loro equilibrio psicologico e favorisce le loro opportunità di reinserimento sociale».
Un'attenzione specifica deve essere accordata ai detenuti stranieri, in particolare per quanto riguarda le differenze linguistiche e culturali, agevolando loro il mantenimento dei contatti con i familiari e permettendogli di mettersi in contatto con i consolati e di accedere ad informazioni facilmente comprensibili. In tale contesto, la relazione raccomanda di tenere conto della specificità della situazione delle donne straniere e, pertanto, di formare gli agenti a lavorare in un quadro multiculturale.
Ricordano poi la necessità di attuare, durante e dopo il periodo della detenzione, misure di aiuto sociale volte a preparare e ad assistere la persona detenuta nei suoi tentativi di reinserimento, in particolare nella ricerca di un alloggio e di un'occupazione, per «evitare situazioni di esclusione sociale e di recidiva». Gli Stati membri sono anche invitati a adottare tutte le misure necessarie al fine di recepire nelle loro legislazioni nazionali le norme volte a favorire le assunzioni degli ex detenuti, in particolare delle madri che allevano da sole i propri figli e delle minorenni delinquenti.
Riferimenti
Maria PANAYOTOPOULOU-CASSIOTOU (PPE/DE, EL) Relazione sulla particolare situazione delle donne detenute e l'impatto dell'incarcerazione dei genitori sulla vita sociale e familiare Doc.: A6-0033/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 12.3.2008 |
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Sviluppare le tecnologie per i "baby boomers" in pensione
Il Parlamento è chiamato a approvare un programma di ricerca che, con l'uso delle nuove tecnologie dell'informazione, mira a migliorare la qualità della vita dei "baby boomers" che andranno in pensione tra il 2010 e il 2030. Si tratta, in particolare, di favorire l’avvento di prodotti, servizi e sistemi innovativi volti a migliorare l’autonomia, la partecipazione alla vita sociale, le competenze e l’occupabilità degli anziani, riducendo i costi sanitari e dell’assistenza sociale.
La popolazione europea sta invecchiando: la speranza media di vita è passata da 55 anni nel 1920 agli oltre 80 di oggi. Con il pensionamento della generazione del "baby boom", tra il 2010 e il 2030, il numero di persone di età compresa tra i 65 e gli 80 anni aumenterà quasi del 40%. Questo sviluppo demografico solleva una serie di problematiche per la società e l’economia europee che possono essere risolte grazie al ruolo decisivo svolto dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC).
L’obiettivo della proposta è l’adozione di una decisione relativa alla partecipazione della Comunità al programma comune di ricerca e sviluppo (“Domotica per categorie deboli”) avviato congiuntamente da vari Stati membri. Il programma è volto a migliorare la qualità della vita delle persone anziane e a rafforzare la base industriale in Europa attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Le TIC possono infatti aiutare gli anziani a rimanere in buona salute e ad essere indipendenti più a lungo e permettere loro di rimanere attivi sul lavoro o in comunità. Grazie a queste tecnologie è possibile anche fornire servizi assistenziali e sanitari più efficienti (che saranno sempre più richiesti con l’invecchiamento della popolazione), migliorare la gestione della salute pubblica e le opportunità di prestare cure e servizi innovativi alle comunità e alle persone.
La relatrice Neena GILL (PSE, UK) ha raggiunto un compromesso con il Consiglio che, se confermato dall'Aula, permetterà l'adozione definitiva della decisione che consentirà la partecipazione della Comunità al programma avviato da 20 Stati membri (tra cui l'Italia) e da Israele, Norvegia e Svizzera. Per l'attuazione del programma comune la partecipazione finanziaria della Comunità sarà limitata a 150 milioni di euro per il periodo coperto dal settimo programma quadro (2008-2013). A ciò si aggiunge un apporto globale degli Stati partecipanti stimato in circa 150 milioni di euro per lo stesso periodo, con un contributo finanziario minimo annuale di ognuno di essi pari a 0,2 milioni di euro.
Le principali attività del programma comune consisteranno in attività di ricerca, sviluppo e innovazione attuate nell’ambito di progetti transnazionali con condivisione dei costi che coinvolgono partner di almeno tre diversi Stati membri partecipanti, Israele, la Norvegia e la Svizzera o altri paesi partecipanti che svolgono attività connesse. Queste attività dovranno avere per oggetto la ricerca orientata al mercato, essere limitate al breve-medio termine e dimostrare che è possibile sfruttare i risultati del progetto entro termini realistici.
Il programma comune prevede inoltre attività di mediazione, di promozione del programma e di creazione di reti, che possono essere attuate attraverso l’organizzazione di specifici eventi o in combinazione con eventi esistenti. Può trattarsi dell’organizzazione di seminari e della presa di contatto con altri soggetti interessati all’interno della catena del valore.
Gli obiettivi specifici del programma comune sono i seguenti:
· favorire l’avvento di prodotti, servizi e sistemi innovativi basati sulle TIC per invecchiare bene, a casa, in comunità e sul lavoro, migliorando la qualità della vita, l’autonomia, la partecipazione alla vita sociale, le competenze e l’occupabilità degli anziani e riducendo i costi sanitari e dell’assistenza sociale. A tal fine si possono ad esempio utilizzare le TIC in modo innovativo, trovare nuove modalità di interazione con gli utenti e nuovi tipi di catene del valore per servizi a favore di una vita autonoma. I risultati del programma comune potrebbero essere utilizzati anche da altri gruppi di persone, segnatamente le persone disabili;
· creare una massa critica per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione a livello UE nel campo delle tecnologie e dei servizi per invecchiare bene nella società dell’informazione, in particolare instaurando un ambiente propizio alla partecipazione delle piccole e medie imprese;
· migliorare le condizioni per lo sfruttamento industriale dei risultati della ricerca, prevedendo un quadro europeo coerente che agevoli lo sviluppo di approcci comuni, incluse norme minime comuni, la localizzazione e l’adattamento di soluzioni comuni compatibili con le diverse preferenze sociali e gli aspetti regolamentari a livello nazionale o regionale in tutta Europa.
Un emendamento di compromesso precisa la necessità di evitare che l'uso di nuove tecnologie conduca all'esclusione e, pertanto, occorre promuovere lo sviluppo di soluzioni efficaci che contribuiscano a garantire un accesso equo e semplificato a prodotti e servizi basati sulle TIC. Ciò comprende anche l'accesso ai servizi attraverso una scelta di canali diversi, «che rispettino la riservatezza e la dignità degli anziani in tutte le regioni europee».
Il programma comune, afferma un altro emendamento di compromesso, dovrebbe inoltre promuovere l'innovazione e il cofinanziamento, da parte del settore privato, in particolare le PMI, di progetti correlati al mercato, come anche lo sviluppo, nel quadro dei progetti, di tecnologie e soluzioni adeguate alle esigenze degli anziani, al fine di accrescere la partecipazione sociale di questi ultimi.
Link utili
Proposta della Commissione
Riferimenti
Neena GILL (PSE, UK) Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla partecipazione della Comunità a un programma di ricerca e sviluppo avviato da vari Stati membri per il miglioramento della qualità della vita degli anziani attraverso l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) Doc.: A6-0027/2008 Procedura: Codecisione, prima lettura Dibattito: 12.3.2008 |
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Consiglio europeo di primavera
Le dichiarazioni della Presidenza e della Commissione apriranno un dibattito in Aula in vista della prossima riunione del Consiglio europeo, che si terrà a Bruxelles il 13 e il 14 marzo. In quella sede saranno trattati i temi relativi all'attuazione della strategia di Lisbona, in particolare all'avvio del nuovo ciclo, alla stabilità dei mercati finanziari, ai cambiamenti climatici e all'energia.
Secondo l'ordine del giorno diffuso dalla Presidenza slovena il Consiglio europeo avvierà il nuovo ciclo della strategia di Lisbona relativo al periodo 2008-2010. In particolare, sarà invitato a confermare che gli attuali orientamenti integrati restano validi per il periodo 2008-2010, ad approvare gli indirizzi di massima per le politiche economiche e le raccomandazioni per paese integrate e ad adottare le conclusioni sugli orientamenti per l'occupazione. Il Consiglio europeo inviterà a dare un impulso alle dieci azioni individuate nel programma comunitario di Lisbona. Il nuovo ciclo dovrà concentrarsi sull'attuazione e i settori prioritari approvati nella primavera del 2006 restano la pietra angolare della strategia di Lisbona rinnovata. Chiederà sia a livello di Stato membro (programmi nazionali di riforma) sia a livello comunitario (programma comunitario di Lisbona) di proseguire l'azione al fine di sostenere l'attuazione della strategia di Lisbona per quanto riguarda conoscenze e innovazione, occupazione e potenziale delle imprese.
Il Consiglio europeo discuterà poi la situazione relativa ai mercati finanziari nonché il pacchetto di misure in materia di energia e di cambiamenti climatici al fine di raggiungere un accordo sui principi e sugli orientamenti fondamentali dei lavori futuri. Più in particolare, esaminerà gli aspetti esterni della politica dell'Unione in materia di cambiamenti climatici, segnatamente per quanto riguarda il seguito della conferenza di Bali. Affronterà inoltre l'impatto dei cambiamenti climatici sulla sicurezza, sulla scorta della relazione presentata da Javier Solana e dalla Commissione. Il Consiglio europeo farà anche il punto dei progressi per quanto riguarda la liberalizzazione dei mercati dell'energia e sarà invitato ad adottare il piano strategico europeo per le tecnologie energetiche.
Riferimenti
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Preparazione del Consiglio europeo (Bruxelles, 13 e 14 marzo 2008) Dibattito: 12.3.2008 |
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Priorità politiche per il 2009
L'Aula terrà un dibattito sulla strategia politica annuale della Commissione per il 2009, ultimo anno del suo mandato che sarà anche segnato dalla settima elezione diretta del Parlamento europeo. La Commissione ha individuato taluni settori prioritari su cui dovrà legiferare o presentare iniziative, come la crescita e l'occupazione, i cambiamenti climatici, l'immigrazione e l'azione esterna. Nel 2009 dovrà inoltre proporre delle misure per dare attuazione al trattato di Lisbona.
La Commissione, il 13 febbraio, ha adottato la strategia politica 2009 che definisce le priorità politiche fino a ottobre del prossimo anno, quando terminerà il mandato. Volendo promuovere l'Europa dei risultati, la Commissione ha individuato seguenti settori prioritari crescita e occupazione, cambiamenti climatici e Europa sostenibile, realizzare la politica comune d'immigrazione, "il cittadino al primo posto", l'Europa quale partner mondiale, legiferare meglio: mantenere le promesse per cambiare la cultura normativa e comunicare l'Europa. La Commissione vuole poi stimolare il dibattito sul completamento del mercato interno, l'agenda sociale e il riesame del bilancio UE.
In base al documento adottato si terrà un dibattito in Aula sulle priorità politiche da definire per il 2009 e sul modo per tenerne conto nel programma legislativo e di lavoro che la Commissione adotterà in ottobre e per il bilancio del prossimo anno. Nel 2009 dovrebbe entrare in vigore il trattato di Lisbona e la Commissione dovrà presentare una serie di proposte ad hoc per la sua attuazione. Il Parlamento adotterà una risoluzione in occasione di una prossima sessione.
Link utili
Comunicazione della Commissione - Strategia politica annuale per il 2009
Riferimenti
Dichiarazione della Commissione - Strategia politica annuale 2009 Dibattito: 11.3.2008 |
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Il Presidente estone al Parlamento europeo
Il Presidente dell'Estonia, Toomas Hendrik Ilves, sarà accolto al Parlamento europeo in seduta solenne. Si tratta in realtà di un ritorno, poiché Ilves è stato eletto Capo di Stato mentre svolgeva il mandato di deputato europeo.
Testo pubblicato in "Prima pagina" del sito Europarl in occasione dell'elezione di Ilves a Presidente della repubblica estone
Il deputato europeo estone Toomas Hendrik Ilves, ha lasciato il Parlamento europeo in seguito alla sua elezione a Presidente dell'Estonia. Prima di inziare il suo nuovo incarico, il Presidente Ilves ha voluto sottolineare come sempre di più, rispetto ai primi periodi, siano tenute in considerazione nel Parlamento europeo, le opinioni dei nuovi Stati membri, come quelle del suo Paese.
Conosciuto per l'inconfondibile papillon, Ilves ha iniziato il suo nuovo mandato quinquennale il 9 ottobre, dopo essere stato deputato europeo iscritto al gruppo socialista, e vicepresidente della commissione parlamentare per gli affari esteri, dal luglio 2004.
Per Ilves, il risultato più importante da quando ha iniziato il suo incarico come deputato europeo, è stato quello di far sentire la voce dei nuovi Stati membri dell'Unione europea. «Se nei primi tempi non venivamo presi in considerazione, ora sono sicuro che ciò non accade più», ha sottolineato. Per Ilves, «l'insuccesso più grande, è la debolezza nella cooperazione fra i nuovi Stati membri, ad esempio nel caso della direttiva sevizi, con la conseguenza che questa legislazione non ci è affatto favorevole».
Avendo trascorso molto del suo tempo speso in Parlamento europeo, lavorando nella commissione parlamentare per gli affari esteri, ci tiene a definire come un successo, la creazione al Parlamento europeo dell'intergruppo per una strategia baltica. Recentemente, Ilves è inoltre stato designato relatore ombra della relazione assegnata al deputato finlandese Alexander Stubb, «Una strategia del Mar baltico nella dimensione nordica», tema del quale era appassionato e che ora dovrà essere assegnata ad un altro collega. «Quello che rimane incompiuto - afferma Ilves - è il parere del Parlamento europeo sul regime dei visti russo e l'accordo di riammissione, che riveste per me una grande importanza, e che conclude il mio periodo al Parlamento europeo».
Parlando del ruolo e dei poteri del Parlamento europeo, Ilves sottolinea come in tema di codecisione, il Parlamento europeo disponga ora di un più forte punto di partenza, anche se «c'è sempre spazio per ulteriori miglioramenti, dato che il Parlamento europeo è il primo luogo dove i cittadini europei sono direttamente rappresentati».
Malgrado le sue salde radici estoni, Ilves ha avuto un'educazione molto cosmopolita, avendo trascorso gran parte della sua vita all'estero. Nato in Svezia, dove i suoi genitori si erano rifugiati in seguito all'occupazione sovietica dell'Estonia durante la seconda guerra mondiale, si è subito trasferito negli Stati Uniti, dove ha trascorso i suoi anni di formazione.
Negli anni ottanta, ha lavorato come giornalista della radio Europa libera, iniziando a interessarsi attivamente di politica prima dell'indipendenza dell'Estonia nel 1991. Prima di diventare deputato europeo, è stato ambasciatore del suo Paese negli Stati Uniti, dal 1993 al 1996, e due volte ministro per gli affari esteri, dal 1996 al 1998, e dal 1999 al 2002. Da notare, infine, che è stato anche leader del partito popolare dei moderati in Estonia.
Oltre all'estone Ilves, anche il francese
Jacques Chirac e l'italiano Giorgio Napolitano, sono stati deputati
europei prima di assumere l'incarico di Capo di Stato. Link utili
Curriculum vitae
Riferimenti
Seduta solenne Estonia - Allocuzione di Toomas Hendrik Ilves, Presidente della Repubblica di Estonia 11.3.2008 |
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Ordine del giorno 10 - 13 marzo 2008 Strasburgo
Lunedì 10 marzo 2008
(17:00 - 23:00)
Martedì 11 marzo 2008
(9:00 - 11:20)
(11:30 – 12:00) Votazione
(12:00 - 12:30)
(12:30 – 13:00) Votazione
(15:00 - 18:00)
(18:00 - 19:30)
(21:00 - 24:00)
Mercoledì 12 marzo 2008 (9:00 - 11:50)
(12:00 - 13:00) Votazione
(15:00 - 16:00)
(16:00 – 18:30)
(18:30 - 19:30)
(21:00 – 24:00)
Giovedì 13 marzo 2008
(10:00 - 11:50)
(12:30 - 13:00) Votazione
(15:00 - 16:00)
(16:00) Votazione
L'ordine del giorno può subire modifiche. |
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni
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