<<Sommario
 

RESOCONTO

 

10 aprile 2008

Bruxelles

 

 

 


 

 

 

Cancro: promuovere la prevenzione e garantire l'accesso ai farmaci
 

Il cancro provoca 1 milione di morti l'anno. Il Parlamento sollecita quindi l'adozione di provvedimenti, anche di natura finanziaria, per accrescere la prevenzione e la diagnosi precoce, come screening e campagne di informazione. Occorre poi sostenere politiche contro il fumo e bandire l'esposizione a sostanze cancerogene sul luogo di lavoro. Bisogna anche promuovere l'accesso uniforme ai farmaci, un trattamento individuale ottimale, la formazione continua degli oncologi e la ricerca.

 

Nel 2006 sono stati diagnosticati circa 2,3 milioni di nuovi casi di cancro mentre nell'UE ci sono più di 1 milione di morti, soprattutto a causa di tumori del polmone, del colon e del seno. Di fatto, secondo stime dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (AIRC), un europeo su tre ha nella vita una diagnosi di cancro e uno su quattro muore di tale malattia.

 

Il Parlamento europeo - con 621 voti favorevoli, 10 contrari e 6 astensioni - ha quindi adottato una risoluzione che invita la Commissione, il Consiglio e gli Stati membri a prendere «i provvedimenti necessari» sulla prevenzione, la diagnosi precoce e la diagnosi e il trattamento, comprese le cure palliative per ridurre l'aumento «altrimenti troppo significativo» dell'incidenza del cancro. E chiede loro di prevedere anche il necessario sostegno finanziario per le azioni coordinate e per l'opportuno rafforzamento delle capacità. Il Parlamento sollecita inoltre iniziative che forniscano sostegno alle persone direttamente o indirettamente colpite dal cancro, in particolare mediante l'avvio e lo sviluppo in tutta l'UE di azioni di supporto e di assistenza psicologica loro rivolte.

 

Il Parlamento chiede poi di creare, a livello interistituzionale, una Task Force europea contro il cancro con il compito di raccogliere e diffondere le migliori prassi in materia di prevenzione, screening e trattamento, nonché di indirizzare e coordinare il miglioramento della lotta contro il cancro in Europa. Accanto agli attuali progetti in materia di diagnosi precoce, la task force dovrebbe in particolare sostenere nuove misure volte ad aumentare almeno del 50%, entro il 2018, la quota di popolazione partecipante alle campagne di screening nei vari Stati membri.

 

La prevenzione innanzitutto, promuovere lo screening dei tumori

 

I deputati notano che, secondo stime della OMS, almeno un terzo di tutti i casi di cancro può essere anticipato e che un altro terzo potrebbe essere curato se diagnosticato ad uno stadio precoce e trattato adeguatamente. La prevenzione, per i deputati, «offre la strategia a lungo termine più efficace da un punto di vista dei costi per il controllo del cancro». Per tale ragione, osservando che in media solo il 3% del bilancio complessivo dei paesi OCSE per la sanità viene destinato alla prevenzione contro il 97% speso per l'assistenza e le cure, ritengono necessario rettificare tale «grosso squilibrio».

Per il Parlamento è anche necessario attuare programmi di screening su scala nazionale, conformi agli eventuali orientamenti europei, per migliorare la qualità dei servizi diagnostici e terapeutici, contribuendo a un più efficace controllo della malattia. Questi programmi, infatti, se correttamente impostati e gestiti, permettono di ridurre l'incidenza del cancro e la mortalità, «indipendentemente dai vincoli di bilancio che pesano sullo Stato». E' anche necessario sostenere lo sviluppo di programmi europei di accreditamento/certificazione per lo screening, la diagnosi e la cura del cancro, basati su orientamenti europei di quality assurance.

 

I deputati chiedono inoltre di promuovere campagne d'informazione sullo screening dei tumori rivolte al grande pubblico e a tutti i prestatori di servizi di assistenza sanitaria e di incoraggiare il ricorso a misure preventive efficaci in rapporto ai costi, come idonei test HPV e PSA per la diagnosi precoce del cancro della cervice uterina e della prostata. Sollecitano poi iniziative volte a prevenire il cancro attraverso la riduzione dell'esposizione professionale e ambientale agli agenti cancerogeni e la promozione di stili di vita sani, in particolare per quanto riguarda i principali fattori di rischio (come l'alcol, il tabacco, l'obesità, un'alimentazione poco sana e la scarsa attività fisica), attribuendo «un'attenzione particolare» ai bambini e agli adolescenti.

 

Cancro ai polmoni: ambienti senza fumo e disassuefazione

 

Il 25% di tutti i decessi per cancro nell'Unione europea è riconducibile al fumo. Quest'ultimo, inoltre, è responsabile dell'80-90% dei decessi per cancro ai polmoni nel mondo. Il Parlamento, pertanto, esorta Italia e Repubblica Ceca a ratificare la Convenzione quadro sul controllo del tabagismo, entrata in vigore nel febbraio 2005. Chiede poi di sostenere e dare attuazione a politiche organiche di controllo del tabacco che includano la creazione di ambienti liberi da fumo e interventi per la disassuefazione dal fumo, «in quanto metodi efficaci per ridurre l'incidenza del fumo e prevenire un elevato numero di decessi per cancro».

 

Bandire le sostanze cancerogene dai luoghi di lavoro

 

Secondo fonti sindacali, almeno l'8% dei decessi per cancro registrati ogni anno sono provocati dall'esposizione ad agenti cancerogeni sul luogo di lavoro. Per il Parlamento tale esposizione potrebbe essere prevenuta «sostituendo i cancerogeni con sostanze meno dannose», ma osserva che l'obbligo in tale senso imposto ai datori di lavoro non è sempre rispettato. Invita quindi la Commissione ad intentare rapidamente ricorso contro tutti gli Stati membri che non hanno recepito pienamente la pertinente Direttiva sulla protezione dei lavoratori (2004/37/CE).

 

Agevolare la disponibilità uniforme di farmaci

 

Il Parlamento sottolinea le differenze «inconcepibili e inaccettabili» esistenti in Europa in termini di qualità delle strutture per il trattamento dei tumori, di programmi di screening, di orientamenti in materia di migliori prassi, di apparecchiature per la radioterapia e di accesso ai farmaci antitumorali, che incidono sui tassi di sopravvivenza nei vari Stati membri. Altrettanto «inaccettabili», notano i deputati, sono le differenze qualitative per quanto riguarda la prevenzione/diagnosi precoce dei tumori e il loro follow-up, in particolare per le procedure diagnostiche applicate e la loro integrazione nei servizi sanitari nazionali degli Stati membri.

 

Sollecitano quindi una norma UE per la valutazione di approcci diagnostici e terapeutici innovativi e l'identificazione delle migliori prassi mediche e cliniche, e chiedono di garantire in tutti gli Stati membri «la disponibilità uniforme dei farmaci anti-cancro per tutti i malati che ne hanno necessità». Occorre inoltre accelerare le procedure semplificate di immissione in commercio a livello UE per rendere più rapidamente disponibili ai malati di cancro farmaci innovativi salvavita e ricorrere a un sistema di prezzi provvisori e di rimborsi soggetti a condizioni in attesa di determinare la validità del farmaco.

 

Il Parlamento invita poi la Commissione a presentare entro giugno 2008 una proposta intesa a garantire un'informazione «di qualità, obiettiva, affidabile e non promozionale» sui farmaci, proveniente da una pluralità di fonti. Mediante reti di professionisti sanitari, dovrebbe inoltre migliorare le informazioni disponibili per i pazienti sulle varie opzioni di cura e sui modi per ricorrervi per far sì che abbiano accesso «al migliore trattamento disponibile».

 

A livello nazionale è anche necessario prevedere équipes oncologiche multidisciplinari incaricate di garantire un trattamento individuale ottimale per tutti i pazienti. Occorre inoltre migliorare la formazione degli oncologi e dei professionisti della sanità, riconoscere la specializzazione in oncologia medica e garantire "l'apprendimento permanente" degli oncologi conformemente ad orientamenti concordati.

 

I deputati esortano inoltre gli Stati membri a rendere obbligatoria la registrazione dei tumori con una terminologia europea standardizzata, in modo da rendere possibile la valutazione dei programmi di prevenzione, screening, trattamento e i tassi di sopravvivenza e la comparabilità dei dati fra gli Stati membri. Occorre poi sostenere reti di registri nazionali per il cancro per eseguire uno studio a livello europeo sulle ineguaglianze nell'incidenza del cancro e sul tasso di sopravvivenza.

 

Vietare le importazioni di prodotti chimici cancerogeni e attuare REACH

 

Il Parlamento invita chiede di vietare l'importazione di articoli contenenti prodotti chimici cancerogeni e di adottare entro il 1° giugno 2008 l'elenco preliminare delle sostanze ad altissimo rischio nel quadro della "REACH", che comprendono le sostanze cancerogene. Ciò consentirà ai consumatori di richiedere informazioni sulla presenza di agenti cancerogeni negli articoli di consumo e di evitare pertanto l'acquisto di tali articoli. Ritiene infine necessario intervenire a livello europeo «per rafforzare i controlli volti a rilevare negli alimenti l'eventuale presenza di prodotti chimici, inclusi i pesticidi».

 

Promuovere la ricerca e il suo finanziamento

 

Il Parlamento sollecita una normativa UE che preveda incentivi, all'industria e ai ricercatori, per garantire una ricerca costante e nuove generazioni di farmaci e trattamenti di provata efficacia per combattere e controllare il cancro. E' anche necessario rendere disponibili fondi comunitari (strutturali e di ricerca) per creare «una rete di referenze finanziaria» per i cancri rari e i cancri difficili da trattare, mettere insieme risorse e specializzazioni e migliorare la diagnosi e il trattamento. Più in particolare, il Settimo programma quadro dovrebbe incoraggiare la ricerca e l'innovazione nell'area della prevenzione primaria, dello screening e della diagnosi precoce, e di nuovi medicinali e trattamenti contro il cancro. Dovrebbe inoltre incentivare la ricerca sulle varie forme di cancro che colpiscono i bambini.

 

I deputati chiedono poi una revisione della direttiva sulla sperimentazione clinica per promuovere l'intensificazione della ricerca sul cancro nelle università e migliorare la disponibilità delle informazioni sulle sperimentazioni cliniche in corso o già concluse per i pazienti e il grande pubblico.
 

Background - I tumori in Europa e in Italia

 

In Italia i dati ISTAT sulle principali cause di mortalità indicano che, su un campione di 10.000 abitanti, il 23% è deceduto a causa di un tumore e che la percentuale tra gli uomini è maggiore rispetto alle donne (32,1% contro il 16,8%). Nelle persone di sesso maschile il tumore il più diffuso è quello al polmone, mentre tra le donne è quello al seno. Circa 35.000 persone l'anno (circa 27.000 uomini e 6.000 donne) sono morte a causa di un tumore al polmone. Secondo l'ultimo rapporto ISTAT la mortalità per tumore diminuisce del 2% circa l'anno, ma nel caso del cancro polmonare tale diminuzione riguarda solo gli uomini, mentre nelle donne i decessi sono aumentati dell'1,5%. Il tumore al seno colpisce, invece, 1 donna su 10 e rappresenta il 25% di tutti i tumori che colpiscono le donne. E' anche la prima causa di decessi per causa oncologica con un tasso di mortalità pari al 17%. In Italia ne sono stati diagnosticati circa 37.000 casi, 152 ogni 100.000 donne.

 

Nel 2006 in Europa sono stati registrati 2.288.100 nuovi casi di tumore. Dopo le malattie all'apparato circolatorio, il cancro - con il 25,3% di decessi nell'UE-25 (il 41% tra individui tra i 45 e 64 anni) - è la principale causa di mortalità. Nell'Europa a 27, inoltre, secondo i dati Eurostat, 1.249.584 persone sono morte a causa di un tumore. La forma più frequente è il tumore al seno con 319.900 casi (14% del totale), seguito dal tumore al colon-retto (297.200 casi, 13%) e dal tumore polmonare (256.600 casi, 11%).

 

Ma il tasso di mortalità più alto si riscontra per il cancro al polmone che, nell'insieme dei paesi, rappresenta circa il 20% di tutti i tumori maligni. Circa il 90% di tumori polmonari sono legati al fumo. Secondo i dati Eurostat, su un campione di 100.000 uomini nella classe d'età 45-64 anni, i paesi europei con tassi di mortalità maggiori per tumori all'apparato respiratorio sono: Ungheria (236 decessi), Repubblica Ceca (187) e Slovacchia (174), mentre i livelli più bassi si registrano in Svezia (39) e Finlandia (51). In Italia sono stati registrati 98 decessi.

 

Per quanto riguarda il cancro al seno, il dato sulla mortalità nell'UE-27 è pari a 26,8 su 100.000 donne di tutte le età, ma colpisce soprattutto le donne tra i 45 e 64 anni (48,2 decessi su 100.000 donne) ed è responsabile per più del 7% dei decessi in Europa. I tassi di mortalità più alti nell'UE sono stati registrati in Danimarca (66 decessi su 100.000 donne in età 45-64), nella regione fiamminga del Belgio (64) e nei Paesi Bassi (60), mentre i più bassi in Grecia (38), Spagna (38) e Finlandia (40). In Italia ci sono stati 48 decessi su 100.000 donne.

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo sul cancro al seno nell'Unione europea (25/10/2006)

Dichiarazione scritta del Parlamento europeo sulla necessità sulla necessità di attuare una strategia globale di controllo del cancro approvata il 27 settembre 2007

Secondo programma di azione comunitaria in materia di salute (2008-2013)

Libro bianco della Commissione - Un impegno comune per la salute: approccio strategico dell'UE per il periodo 2008-2013

Raccomandazione del Consiglio del 2 dicembre 2003 sullo screening del cancro

Portale dell'Unione Europea sulla salute

Ministero della salute - Relazione sullo stato sanitario del Paese

Associazione Italiana per la ricerca sul cancro (AIRC)


 

Riferimenti

 

Risoluzione sulla lotta al cancro in una Unione europea allargata

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 9.4.2008

top

Tibet/Cina: senza dialogo l'UE boicotti l'apertura delle Olimpiadi
 

Il Parlamento condanna la brutale repressione delle manifestazioni dei tibetani, chiede un'indagine ONU e il rilascio delle persone arrestate. Sollecita poi una posizione comune UE sulla partecipazione all'inaugurazione dei Giochi olimpici, disertando l'evento se non riprende il dialogo con il Dalai Lama. La Cina deve anche aprire il Tibet alla stampa estera e rispettare gli impegni sui diritti umani e delle minoranze. I deputati attendono con interesse la visita del Dalai Lama al Parlamento.

 

Approvando con 580 voti favorevoli, 24 contrari e 45 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi i politici eccetto l'IND/DEM, il Parlamento europeo condanna fermamente «la brutale repressione dei dimostranti tibetani» da parte delle forze di sicurezza cinesi e «tutti gli atti di violenza» avvenuti in Tibet, e chiede «un'indagine aperta e indipendente» da svolgere sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

 

Esprimendo le proprie condoglianze alle famiglie delle vittime, inoltre, il Parlamento rivolge un appello alle autorità affinché presentino un elenco delle persone detenute, trattino queste ultime conformemente al diritto internazionale in materia di diritti umani e «non ricorrano in nessuna circostanza alla tortura». Invita poi il governo cinese a garantire assistenza legale agli arrestati e chiede l'immediato rilascio di tutti coloro che hanno manifestato pacificamente esercitando il loro legittimo diritto alla libertà di espressione.

 

Nel ricordare che il Dalai Lama ha definito “genocidio culturale” questa «reazione sproporzionata della Cina», il Parlamento rende omaggio al capo spirituale dei tibetani per  averli sollecitati «"a praticare la non violenza"» e per aver respinto le richieste di indipendenza proponendo invece una soluzione che persegue un’autentica autonomia culturale e politica e la libertà religiosa. Un approccio, questo, sostenuto dai deputati. L'Aula ha peraltro approvato un emendamento di Roberto MUSACCHIO (GUE/NGL, IT) che conferma l'impegno del Parlamento «per l'integrità territoriale della Cina» ma - con 204 voti favorevoli, 404 contrari e 34 astensioni - ha respinto la parte che asseriva «il rispetto del principio "una sola Cina"».

 

Il Parlamento appoggia la dichiarazione del Dalai Lama secondo il quale i Giochi olimpici rappresentano «una grande opportunità per la libertà di tutto il popolo cinese». E' convinto, infatti che, con l'organizzazione dei Giochi, la Cina possa «aprirsi al mondo e viceversa». In tale contesto, invita la Presidenza in carica dell'UE a adoperarsi per trovare una posizione comune dell'UE in merito alla partecipazione dei capi di Stato e di governo e dell'Alto rappresentante dell'UE alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi olimpici, «con un eventuale rifiuto a partecipare qualora le autorità cinesi non riavviassero il dialogo» con il Dalai Lama.
 

Nel deplorare infatti che i negoziati tra le autorità cinesi e il Dalai Lama «non abbiano condotto ad alcun risultato», chiede l'apertura di un «dialogo costruttivo senza precondizioni, mirante a giungere ad un accordo politico globale». Il Parlamento rinnova anche l'invito a designare un inviato speciale per le questioni tibetane, allo scopo di promuovere il dialogo tra le parti e seguire da vicino i negoziati una volta che saranno ripresi. Ha peraltro respinto un emendamento di Verdi e ALDE che vedeva con favore l'invito del Dalai Lama alla cerimonia d'apertura dei Giochi «come segno di buona volontà».

 

Criticando il trattamento spesso discriminatorio contro le minoranze etniche cinesi, il Parlamento sollecita la Cina «a non strumentalizzare» i Giochi olimpici 2008 per arrestare dissidenti, giornalisti e attivisti nel campo dei diritti umani «al fine di impedire manifestazioni e la diffusione di notizie giudicate imbarazzanti per le autorità». Sollecita inoltre le autorità cinesi ad aprire il Tibet alla stampa estera e ai diplomatici, a cessare immediatamente la censura e il blocco dei siti web esteri e chiede il rilascio di tutti i giornalisti, utenti Internet e cyberdissidenti detenuti in Cina. In tale contesto, come proposto da Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), il Parlamento chiede anche l'immediata liberazione di Hu Jia, l'attivista dei diritti umani condannato a tre anni e mezzo di prigione. D'altra parte, i deputati, invitano la Cina a porre termine alla politica di indagare sulle convinzioni politiche degli atleti olimpici e a non escluderli dai Giochi olimpici qualora dissentano dalla posizione ufficiale del governo cinese.

 

Più in generale, il Parlamento invita la Cina a rispettare i propri impegni pubblici nei confronti dei diritti umani e delle minoranze, della democrazia e dello Stato di diritto come annunciato nella decisione del comitato olimpico internazionale che ha consentito a Pechino di organizzare i Giochi. Dovrebbe inoltre ratificare senza indugio - «e comunque prima dei Giochi olimpici» - la Convenzione internazionale sui diritti politici e civili, nonché adottare una moratoria sulla pena di morte come chiesto dalla risoluzione ONU del 18 dicembre 2007.

 

I deputati attendono con interesse che il Dalai Lama giunga in visita al Parlamento europeo per pronunciarsi in seduta plenaria nel corso del 2008 e chiedono di vagliare la possibilità di anticipare tale visita. L'Aula ha tuttavia respinto un emendamento proposto da Marco PANNELLA (ALDE/ADLE, IT), Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) e Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT), che affermava il sostegno del Parlamento alle dichiarazioni di alcuni Ministri degli esteri dell'UE secondo cui il Dalai Lama dovrebbe essere invitato a Bruxelles per incontrare il Consiglio ed esortava la Presidenza UE a fare «tutto il possibile» affinché tale visita avvenisse quanto prima.

 

Al termine della votazione, il Presidente PÖTTERING ha auspicato che il messaggio del Parlamento venga recepito da chi di dovere.

 

 

Link utili

 

Resoconto del dibattito in Aula (26/3/2008)

Comunicato stampa (in inglese) sull'intervento alla commissione affari esteri del Presidente del Parlamento tibetano in esilio

Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2008 sull'arresto del dissidente cinese Hu Jia

Risoluzione del Parlamento europeo del 13 dicembre 2007 sul dialogo per i diritti umani e sulle relazioni UE-Cina

Risoluzione del Parlamento europeo del 7 settembre 2006 sulle relazioni UE-Cina
 

Riferimenti

 

Risoluzione comune sul Tibet

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 26.3.2008

Votazione: 10.4.2008

top

Croazia: ulteriori riforme per poter aderire all'UE
 

La Croazia ha compiuto lodevoli progressi verso l'adesione all'UE ma deve proseguire le riforme dell'amministrazione pubblica e della giustizia, e continuare la lotta alla corruzione. E' quanto afferma il Parlamento compiacendosi della soluzione sulla zona di pesca nell'Adriatico e chiedendo vigilanza sui processi per crimini di guerra. La richiesta alla Croazia di ammettere la responsabilità del massacro di 20.000 italiani, di restituire i beni agli esuli o di risarcirli, è stata respinta.

 

Approvando con 588 voti favorevoli, 39 contrari e 22 astensioni la relazione di Hannes SWOBODA (PSE, AT), il Parlamento rileva che negli scorsi due anni di negoziazioni la Croazia ha compiuto «sostanziali e lodevoli progressi» nella maggior parte dei settori coperti dalla legislazione comunitaria e che i buoni risultati ottenuti sono di «buon auspicio per il processo di integrazione nell'UE». La Croazia, inoltre, continua a rispettare i criteri di adesione e ad applicare con successo l'Accordo di associazione.

 

Congratulandosi con le autorità croate per i risultati positivi finora raggiunti, il Parlamento ritiene che, con un maggiore impegno da parte della Croazia e un maggior sostegno da parte delle istituzioni dell'UE, i negoziati di adesione dovrebbero concludersi nel 2009. In tale contesto, chiede alla Commissione di intensificare i propri sforzi e insiste sulla necessità di attuare nuove norme legislative quale parametro per valutare lo stato di preparazione del paese per l'adesione. Una valutazione, è precisato, che «deve essere basata sui fatti e non soltanto sulla legislazione adottata».

 

Il Parlamento sottolinea infatti che sono necessari maggiori sforzi e un rinnovato impegno politico per affrontare alcuni dei settori più problematici in cui sono necessarie riforme, «prima che la Croazia possa aderire all'Unione europea». Più in particolare, lieto di osservare che buona parte della legislazione croata è stata allineata agli standard dell'UE, ricorda che è adesso «fondamentale» accelerare il processo di riforma dell'amministrazione pubblica e lo sviluppo della capacità amministrativa necessaria per eseguire la nuova legislazione.

 

Sottolinea inoltre la necessità di «ulteriori miglioramenti» nel settore giudiziario: riduzione del cumulo dei processi, promozione dell'indipendenza, imparzialità e professionalità della magistratura e razionalizzazione del funzionamento dei tribunali. Occorre inoltre proseguire gli sforzi allo scopo di eradicare la corruzione, «in alcuni casi inaccettabilmente diffusa», che pregiudica lo sviluppo economico del paese. Il Parlamento, peraltro, approva il programma economico di preadesione della Croazia.

 

Nel ricordare poi a tutte le parti interessate il principio "pacta sunt servanda", per quanto riguarda le questioni bilaterali tuttora irrisolte, il Parlamento si compiace della decisione croata del 13 marzo 2008 di non applicare la della Zona di protezione ecologica e di pesca (ZERP) nell'Adriatico agli Stati membri dell'Unione fino a che non sarà raggiunto un accordo comune e confida che, quando la questione sarà risolta definitivamente, potranno essere prese in tempi rapidi decisioni sull'apertura di nuovi capitoli.

 

Congratulandosi per gli sforzi compiuti a favore di un imparziale svolgimento dei processi per i crimini di guerra, il Parlamento invita la Croazia ad esercitare una continua vigilanza allo scopo di evitare «il rischio della pronuncia di sentenze etnicamente motivate» e sollecita quindi misure integrative urgenti per la protezione dei testimoni per assicurare l'integrità del processo giudiziario. D'altra parte, accogliendo favorevolmente la cooperazione della Croazia con il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY), il Parlamento si dice preoccupato circa l'impatto negativo che le sue sentenze sui crimini di Vukovar hanno avuto sull'opinione pubblicar croata.

 

Nel rilevare poi che la Croazia ha compiuto «sforzi sostanziali e coronati da successo che hanno prodotto risultati visibili» per realizzare la riconciliazione tra i popoli, il Parlamento sollecita il reintegro sostenibile dei rifugiati di guerra. A tale riguardo nota la necessità di sviluppare e attuare tempestivamente misure sociali in materia di alloggi e di lavoro.

 

D'altra parte, l'Aula ha respinto una serie di emendamenti proposti da Roberta ANGELILLI (UEN, IT). Uno di questi affermava che, «quale condizione preliminare per l'adesione della Croazia all'Unione europea», fosse indispensabile l'ammissione «della responsabilità politica, morale e storica per il massacro di oltre 20.000 italiani compiuto dalle milizie delle autorità croate del regime comunista della ex-Jugoslavia». Un altro sosteneva la necessità di risolvere il problema della restituzione, e/o di provvedere a un adeguato risarcimento, per i beni espropriati agli esuli italiani espulsi dal governo croato nel 1947 e, in proposito, esprimeva preoccupazione per il perdurare della legge di denazionalizzazione che vieta la restituzione dei beni espropriati a cittadini non croati. E l'ultimo invitava il governo croato a porre fine alla discriminazione subita dai cittadini italiani ai quali è impedita l'acquisizione di immobili, sostenendo che ciò è incompatibile con i principi della libera circolazione di persone e beni sanciti a livello UE.

 

Il Parlamento si congratula con la Croazia per le misure adottate al fine di facilitare l'integrazione delle minoranze e incoraggia nuovi sforzi per assicurare l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e pregiudizio, anche nei confronti della comunità Rom. In tale contesto, esorta il governo ad adottare una strategia globale contro la discriminazione e ad attuarla con efficacia a livello nazionale e locale. Ricorda inoltre la necessità di assicurare l'insegnamento bilingue nelle scuole, il bilinguismo nella pubblica amministrazione e le previste garanzie occupazionali concernenti l'adeguata rappresentanza delle minoranze nel potere giudiziario e nell'amministrazione pubblica.

 

I deputati, infine, esprimono preoccupazione per le recenti critiche avanzate dalla Commissione in merito al modo in cui i fondi UE vengono gestiti dalle autorità croate. Occorre quindi identificare urgentemente le debolezze amministrative riscontrate al fine di cessare la sospensione temporanea degli appalti nell'ambito del programma PHARE 2006 (con una dotazione finanziaria totale pari a 68,5 milioni di euro) e di consentire il ripristino degli stanziamenti iniziali per l'esercizio finanziario 2008, in seguito a una riduzione di 5 milioni di euro.
 

In merito alla relazione di Erik MEIJER (GUE/NGL, NL) sui progressi nel 2007 dell'ex Repubblica jugoslava di Macedonia (FYROM), il Parlamento ha accolto la proposta di Hannes SWOBODA (PSE, AT) di rinviare il voto alla prossima sessione per tentare di trovare un compromesso sulla controversa questione del nome del Paese. Daniel COHN BENDIT, dicendosi contrario alla proposta, aveva affermato che «la Macedonia si chiama Macedonia». Il relatore, infine, pur non essendo in disaccordo con il leader dei Verdi, ha ritenuto «ragionevole» rinviare il voto.

 

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo del 25 aprile 2007 sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Croazia nel 2006 (25/4/2007)
Progress report del 2006 (in inglese)

 

 

Riferimenti

 

Hannes SWOBODA (PSE, AT)

Relazione sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Croazia nel 2007

&

Erik MEIJER (GUE/NGL, NL)

Relazione sulla relazione 2007 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.4.2008

Votazione: 10.4.2008

top

Cultura: tutelare il copyright senza punire l'uso non commerciale
 

Una strategia europea, più finanziamenti e un fisco favorevole per la cultura. E' quanto chiede il Parlamento sollecitando la tutela dei diritti d'autore e la lotta alla pirateria, ma senza criminalizzare i consumatori senza fini commerciali. Occorre poi promuovere il turismo culturale, tutelare il patrimonio dal commercio illegale e incentivare la circolazione degli artisti e delle opere nell'UE. Il 2011 dovrebbe essere proclamato "Anno europeo dei classici greci e latini".

 

Nel 2003 il settore culturale contribuiva per circa il 2,6% del PIL dell'UE generando oltre 654 miliardi di euro e, nel 2004, vi lavoravano più di 5 milioni di persone, pari al 3,1% della popolazione attiva. Inoltre, la crescita del settore culturale e creativo tra il 1999 e il 2003 è stata del 12,3% più alta della crescita dell'economia in genere, dando un contributo diretto all'economia europea.

 

Tenuto conto di quanto precede, il Parlamento ha adottato - con 586 voti favorevoli e 36 contrari - la relazione di Guy BONO (PSE, FR) e - con 542 voti favorevoli, 62 contrari e 12 astensioni - quella di Vasco Graça-Moura (PPE/DE, PT). Con esse, i deputati sottolineano che la cultura e la creatività svolgono un ruolo centrale per la promozione dell'identità e della cittadinanza europea e per raggiungere gli obiettivi della Strategia di Lisbona. A loro parere, inoltre, il patrimonio culturale europeo ha posto storicamente l'Europa in un ruolo d'avanguardia tra i continenti ed è stato un motore di innovazione, sviluppo e progresso. Le industrie culturali, è precisato, sono quelle che aggiungono un «plusvalore economico» alle opere del pensiero e, in tale ambito, ne fanno parte il cinema, la musica e l'editoria nonché i mezzi di comunicazione di massa e le industrie del settore creativo (moda e design), del turismo, delle arti e dell'informazione.

 

Una strategia europea, più finanziamenti e un fisco favorevole per la cultura

 

Per i deputati, oltre che sull'innovazione imprenditoriale, la competitività dell'UE deve basarsi sui settori della cultura e della creatività e, pertanto, occorre dare la priorità a politiche incentrate sull'innovazione delle attività culturali e dell'economia creativa. E' anche importante elaborare una «vera e propria strategia europea a favore della cultura» che comprenda «misure politiche strutturate di attuazione concreta per lo sviluppo delle industrie creative». La dimensione culturale, inoltre, dovrebbe essere integrata in tutte le politiche comunitarie.

 

Anche perchè i deputati ritengono che il patrimonio culturale europeo - compreso il connubio delle sue principali matrici, come ad esempio «l'antichità greca e latina e giudeo-cristiana che hanno posto storicamente l'Europa all'avanguardia di tutti i continenti» - si è rivelato «un motore incomparabile di innovazione, di sviluppo e di progresso che si è propagato in tutte le direzioni. Questo, inoltre, «continua ancora oggi a costituire un riferimento essenziale di umanesimo, di arricchimento e di animazione spirituale, di democrazia, di tolleranza e di civiltà».

 

Secondo il Parlamento, inoltre, le industrie culturali debbono poter contare su un «finanziamento adeguato» e, pertanto, occorrono un sostegno pubblico e un quadro regolamentare e fiscale favorevole, specialmente applicando crediti d'imposta e aliquote IVA ridotte per tutti i prodotti culturali, comprese le «opere in linea». E' anche necessario che i fondi strutturali, i programmi destinati alle PMI e il VII programma quadro di ricerca riconoscano una rilevanza particolare allo sviluppo e a un adeguato finanziamento delle industrie culturali e creative, comprese le PMI del settore e le imprese artistiche individuali.

 

Proteggere il copyright ma non criminalizzare l'uso non commerciale

 

Il Parlamento chiede alla Commissione di individuare i settori in crisi nelle industrie culturali europee prestando particolare attenzione all'editoria e al settore musicale. Nella prima è a rischio la creazione letteraria «di qualità» a beneficio dei best-sellers, mentre il secondo è minacciato dalla diffusione delle tecnologie digitali e dalla pirateria. Devono quindi essere garantiti il rispetto e la protezione dei diritti di proprietà letteraria ed artistica, sopratutto nell'ambiente digitale.

 

La Commissione dovrebbe quindi adottare le misure idonee ad avviare una «radicale revisione» della protezione dei diritti di proprietà intellettuale «al fine di eliminare alla radice le cause della contraffazione e della pirateria». Anche perché questi fenomeni conducono «alla perdita di posti di lavoro nell'UE» e minano la qualità dei prodotti, colpendo in particolare gli Stati membri la cui produzione e sfruttamento della cultura costituisce «fonte fondamentale di reddito». Si tratta, più in particolare, di trovare un migliore equilibrio fra gli obiettivi contrastanti della protezione dei titolari dei diritti e dell'accesso libero ed equo ai prodotti e servizi culturali, nonché fra remunerazioni, scelta per i consumatori e diversità culturale.

 

Per il Parlamento, d'altra parte, nell'era digitale il consumatore deve trarre il massimo vantaggio dalle nuove tecnologie e, con Internet, le modalità di fruizione dei prodotti e dei servizi culturali sono cambiate. E' quindi essenziale provvedere ad un «accesso senza ostacoli» ai contenuti culturali in linea e alla diversità delle espressioni culturali. Ma è anche necessario salvaguardare il «legittimo diritto» ad una giusta remunerazione della creazione artistica nonché assicurare il rispetto e la protezione della proprietà intellettuale. Invita peraltro la Commissione a responsabilizzare tutti gli operatori, inclusi i consumatori, nella lotta alla pirateria, a realizzare campagne di sensibilizzazione e di formazione, in particolare nelle scuole, sul valore della proprietà intellettuale e ad incoraggiare i consumatori a rispettarla. Tuttavia, per i deputati, «la criminalizzazione dei consumatori che non perseguono profitto non è la soluzione per combattere la pirateria digitale».

 

D'altra parte, il Parlamento sottolinea la rilevanza per il settore creativo europeo di infrastrutture informatiche gratuite come la rete Web, basate su modelli di partecipazione aperta e standard aperti, e chiede alla Commissione di presentare una strategia per infrastrutture informatiche più aperte e interoperabili. Invita poi la Commissione a «evitare l'adozione di misure in contrasto con le libertà civili, i diritti umani», quali l'interruzione dell'accesso a Internet.
 

Promuovere il turismo culturale e tutelare il patrimonio dal commercio illegale

 

Per il Parlamento il turismo culturale «svolge un ruolo significativo nella crescita economica regionale e nella creazione di ricchezza» nonché nella valorizzazione del patrimonio culturale europeo. Invita quindi Stati membri e istituzioni UE a favorire le iniziative volte a sviluppare il turismo culturale. Si dice anche favorevole alla creazione di «un'etichetta del patrimonio europeo» per valorizzare la dimensione europea dei beni culturali, dei monumenti, dei siti e dei luoghi della memoria a testimonianza della storia e del patrimonio europeo. Chiede inoltre di elaborare un elenco dei luoghi di «pellegrinaggio culturale» in tutti gli Stati membri e di promuovere partenariati e gemellaggi tra città, autorità locali e regioni.

 

A suo parere andrebbe anche creata «un'autentica diplomazia culturale europea» e le rappresentanze diplomatiche dovrebbero promuovere iniziative strutturate e regolari vocate alla cultura. Gli accordi di politica commerciale dell'UE, inoltre, dovrebbero contenere clausole sulla diffusione e sullo scambio di prodotti dotati di valori culturali o storici. Il Parlamento chiede poi alla Commissione di rivedere i meccanismi di controllo doganale per garantirne la massima efficacia nella lotta contro l'esportazione e l'importazione di opere d'arte e altri beni culturali protetti.

 

Infine, raccomanda di promuovere i valori culturali europei con l'organizzazione periodica di un Anno europeo che commemori un'importante personalità europea, un'attività artistica o una manifestazione culturale. Perciò propone di proclamare il 2010, duecentesimo anniversario della nascita di Fryderyck Chopin, come «Anno europeo di Chopin» e il 2011 come «Anno europeo dei classici greci e latini».

 

Sostenere la circolazione delle opere europee, tutelare gli artisti e valorizzare le tecniche tradizionali

 

I deputati chiedono alla Commissione di riflettere sulla possibilità di realizzare un programma analogo al programma MEDIA, di procedere nell'iniziativa della biblioteca digitale europea e di sostenere il settore musicale e dell'editoria per facilitare la distribuzione transnazionale delle opere. Commissione e Stati membri sono inoltre invitati ad aumentare l'importo degli aiuti alla traduzione, in quanto le dotazioni attribuite ai programmi culturali europei «non sono in grado di realizzare gli obiettivi perseguiti».

 

Sottolineando che la «fioritura» delle industrie culturali dipende dalla possibilità di garantire ed accrescere la mobilità transfrontaliera e senza ostacoli delle persone, soprattutto degli artisti, il Parlamento ribadisce le richieste già formulate nella sua risoluzione sullo statuto sociale degli artisti. Chiede inoltre di garantire la mobilità dei prodotti e dei servizi del settore della creazione e una gestione transfrontaliera collettiva ben organizzata dei diritti d'autore, equilibrando la remunerazione di tutte le categorie.

 

A suo parere è anche importante creare un'opportuna rete di sicurezza per gli imprenditori creativi, soprattutto per i lavoratori autonomi, nel settore della cultura «che fino ad oggi presentano elevate percentuali di lavoro a tempo parziale e una scarsa stabilità delle condizioni di lavoro». Tenuto conto della specifica natura di alcuni mestieri creativi e artigianali, il Parlamento chiede infine adeguati meccanismi di trasmissione delle conoscenze e misure appropriate per valorizzare le conoscenze tecniche tradizionali, al fine di incoraggiare la mobilità e facilitare l'accesso all'occupazione dei professionisti nell'UE.


 

Link utili

 

Studio della Commissione su «L'economia della cultura in Europa»
Agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione COM(2007)0242
Risoluzione sullo statuto sociale degli artisti

 

 

Riferimenti

 

Guy BONO (PSE, FR)

Relazione sulle industrie culturali in Europa

&

Vasco GRAÇA MOURA (PPE/DE, PT)

Relazione su una agenda europea per la cultura in un mondo in via di globalizzazione

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 9.4.2008

Votazione: 10.4.2008

top

Bilancio 2009 del Parlamento, anno del trattato e delle elezioni
 

Il Parlamento sottolinea che le nuove competenze del Parlamento derivanti dal Trattato di Lisbona non dovranno necessariamente richiedere un aumento delle risorse, ma piuttosto un migliore uso di quelle esistenti. In vista delle elezioni europee, occorrerà inoltre informare adeguatamente i cittadini, soprattutto via i media locali. Il bilancio 2009 dovrà poi tenere conto dell'applicazione dello Statuto dei deputati, ma occorrerà anche definirne uno per i loro assistenti.

 

Approvando con 539 voti favorevoli, 39 contrari e 61 astensioni la relazione di Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL), il Parlamento ricorda che il suo bilancio per il 2008 ammonta a 1.452.517.167 euro e sottolinea che il 2009 sarà un anno di «profondi cambiamenti», in particolare per l'entrata in vigore del trattato di Lisbona, per le elezioni europee che si svolgeranno a giugno e per l'entrata in vigore, all'inizio della prossima legislatura, del nuovo statuto dei deputati europei.

 

Queste sfide, per i deputati, rappresentano anche una nuova opportunità per fare in modo che le priorità politiche del Parlamento europeo «siano adeguatamente finanziate» e, nel contempo, «controllate» per individuare le potenziali economie «ovunque siano possibili» e per garantire la sostenibilità del bilancio». D'altra parte ritengono che «la tendenza alla moderazione sia una virtù in sede di redazione del bilancio, anche se ciò non è necessariamente vero in altre circostanze». Tale approccio, peraltro, «manderà un giusto segnale ai contribuenti dell'Unione europea», mentre l'evoluzione del massimale finanziario «deve continuare a essere sorvegliato con attenzione».

 

Trattato di Lisbona: tenere conto dei nuovi compiti legislativi

 

Le accresciute responsabilità del Parlamento a seguito della ratifica del trattato di Lisbona, secondo i deputati, dovrebbero costituire uno dei principali aspetti da considerare in sede di formulazione del bilancio 2009. Anche perché il prossimo rafforzamento dei poteri di codecisione «non ha precedenti». Per il Parlamento, non si tratta tanto di una questione di risorse finanziarie quanto, piuttosto, della necessità di ricercare modalità di organizzazione del lavoro pertinenti ed efficaci sotto il profilo dei costi. Tra queste cita una maggiore focalizzazione sulle attività essenziali, la ridistribuzione di personale ove possibile, la ristrutturazione dei servizi per adattarsi alle nuove circostanze, un migliore uso delle moderne tecnologie ed anche una maggiore cooperazione interistituzionale.
 

Esprimendo sorpresa per il fatto che solo il 6% del personale lavora presso le commissioni parlamentari, il Parlamento chiede una valutazione dei fabbisogni di risorse umane, comprese informazioni più precise sulle esigenze delle varie commissioni, nonché un organigramma dettagliato della totalità del personale (funzionari ed altri agenti) in servizio presso l’amministrazione. Occorrerà poi proporre soluzioni appropriate, compresa la ridistribuzione del personale, «al fine di rafforzare l'attività essenziale, vale a dire il lavoro legislativo».

 

Elezioni 2009: informare i cittadini

 

Nel sottolineare che il 2009 sarà l'anno delle elezioni europee, i deputati considerano questo «un aspetto essenziale del bilancio da concordare». Al riguardo ribadiscono che i cittadini europei «devono essere adeguatamente informati del lavoro svolto dai loro rappresentanti eletti e del ruolo politico e legislativo del Parlamento». In tale contesto, è sottolineata l'importanza delle azioni di comunicazione decentrata che coinvolgono anche i media regionali e locali. Questo, per il Parlamento, è infatti un modo efficace sotto il profilo dei costi di realizzare la necessaria informazione mirata e insiste inoltre affinché i deputati partecipino attivamente a tali iniziative.

 

Il Parlamento, inoltre, intende vigilare sul finanziamento di tre grandi progetti inerenti all'informazione dei cittadini: il centro visitatori e il centro audiovisivo, che s'intende rendere pienamente operativi entro il 2009, e il progetto Web-TV, che dovrebbe essere operativo entro il 1° luglio 2008. Quest'ultimo progetto, a suo parere, «ricaverà valore aggiunto dagli investimenti nella politica di comunicazione, in quanto offrirà a tutti i cittadini dell'Unione un agevole accesso ai lavori del Parlamento». D'altra parte, il Parlamento auspica che l'importante progetto di una "Casa della storia europea" riceva anche il sostegno della Commissione.

 

Nuovo Statuto dei deputati ma anche per i loro assistenti

 

Il Parlamento attribuisce grande importanza allo statuto unificato per i suoi deputati, che sarà introdotto con la nuova legislatura. Osserva poi che l'ammontare della spesa aggiuntiva, tenuto conto delle modalità transitorie che potranno essere impiegate per un periodo fino a dieci anni, «è finora approssimativo» e, pertanto, chiede una stima di bilancio aggiornata relativa a tali spese. Anche perché «è probabile che un numero maggiore di deputati rispetto a quanto inizialmente previsto opterà per il nuovo sistema». Va inoltre aggiornato l'impatto finanziario della nuova regolamentazione relativa alle indennità, che dovrebbero essere riformate contestualmente al nuovo Statuto.

 

Il Parlamento appoggia le raccomandazioni della Conferenza dei presidenti e dell’Ufficio di presidenza volte ad assicurare «l'applicazione coerente delle norme interne del Parlamento relative al rimborso delle spese di assistenza parlamentare» e ad incaricare il gruppo di lavoro dell’Ufficio di presidenza «di valutare in dettaglio e con urgenza il funzionamento delle norme attualmente in vigore e, data l'importanza della questione, di presentare proposte di modifica di tali norme». Invita quindi il gruppo di lavoro costituito in seno all'Ufficio di presidenza a presentare, unitamente ai servizi competenti della Commissione, «proposte relative a uno statuto degli assistenti dei deputati», da trasmettere in via d’urgenza al Consiglio, in modo che detto statuto «possa entrare in vigore alla stessa data dello Statuto dei deputati». Ritiene infatti che lo statuto proposto «garantirebbe la parità e la trasparenza del trattamento degli assistenti e contribuirebbe ad assicurare l'assolvimento degli obblighi fiscali e sociali, quali quelli retributivi e previdenziali».
 

Edifici: valutare i costi di manutenzione inutilmente elevati e come risparmiare

 

La relazione riconosce che sono state realizzate «notevoli economie» grazie ai pagamenti anticipati effettuati per edifici nel corso degli ultimi dieci anni. La politica di acquisizioni del Parlamento a più lungo termine dovrà peraltro essere valutata alla luce dei limiti del massimale finanziario e delle specifiche esigenze nei suoi tre luoghi di lavoro.

 

I deputati chiedono infine lumi sui vincoli, sia regolamentari che pratici, eventualmente responsabili di costi di manutenzione «inutilmente elevati» per gli edifici dell'UE, compresi quelli del Parlamento. Si tratta, in particolare, di stabilire se le cause profonde di questa situazione sono legate in qualche modo alla ristrettezza del mercato, agli oneri imposti dal regolamento finanziario e dagli appalti pubblici o a qualsiasi altro fattore pertinente. Nell'auspicare poi l'inserimento in una lista nera delle imprese che hanno presentato costi inutilmente elevati, il Parlamento ritiene che dovrebbero essere esplorate modalità per realizzare risparmi nel bilancio destinato agli edifici.

 

 

Riferimenti

 

Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL)

Relazione sugli orientamenti per la procedura di bilancio 2009, Sezione I – Parlamento europeo, Sezione II – Consiglio, Sezione IV – Corte di giustizia, Sezione V – Corte dei conti, Sezione VI – Comitato economico e sociale europeo, Sezione VII – Comitato delle regioni, Sezione VIII – Mediatore europeo, Sezione IX – Garante europeo della protezione dei dati

Procedura: Bilancio

Dibattito: 9.4.2008

Votazione: 10.4.2008

top

Un tetto per i senza-dimora entro il 2015
 

L'accesso ad un alloggio decoroso è uno dei diritti umani fondamentali. Il Parlamento chiede quindi di porre fine al fenomeno dei senzatetto entro il 2015. Sollecita gli Stati membri a creare piani invernali d'emergenza nel quadro di una più ampia strategia volta ad affrontare tale questione, visto che ogni anno molte persone muoiono ancora di freddo in Europa.

 

All'apertura della seduta il Presidente ha annunciato all'Aula l'iscrizione al processo verbale - e quindi l'adozione formale da parte del Paramento - di una dichiarazione sottoscritta dalla maggioranza dei deputati che invita il Consiglio a «porre fine al problema dei senzatetto entro il 2015» e gli Stati Membri a creare «piani invernali d'emergenza» nel quadro di un'ampia strategia volta ad affrontare tale questione.

 

Il Parlamento sottolinea infatti che l'accesso ad un alloggio dignitoso «è uno dei diritti umani fondamentali» ed è il primo passo verso «soluzioni abitative decorose e durature» per coloro che vivono in condizioni di emarginazione e in estrema povertà. Osserva inoltre che, proprio a causa della mancanza di alloggi d'emergenza e di insufficienti servizi, ogni inverno «molte persone muoiono di freddo in tutta Europa».

 

I senzatetto per le strade, a parere dei deputati, «sono la forma più visibile» di un problema che deve essere affrontato nel quadro di «un'ampia strategia globale». Tanto che il Parlamento europeo, quest'anno, ha richiesto due volte delle «azioni urgenti» per affrontare la questione che, peraltro, rappresenta una priorità del programma di "inclusione attiva" della strategia UE per la protezione sociale e l'integrazione.

 

Il Parlamento, infine, sollecita la Commissione ad elaborare una «definizione-quadro europea per i senzatetto» e a raccogliere dati statistici «comparabili ed affidabili», nonché a fornire degli aggiornamenti annuali sulle azioni intraprese e sui progressi fatti negli Stati Membri al fine di risolvere il problema dei senzatetto.

 

Background: i senzatetto in Italia

 

Nel 2000 è stata effettuata l’ultima indagine nazionale sul numero di senzatetto in Italia dalla Fondazione Zancan di Padova su incarico della Commissione di Indagine sulla Povertà. La ricerca portò ad una stima di 17.000 persone senza dimora. Per la Caritas, che giudica tale dato sottostimato, il 60% delle strutture che si occupano dei senzatetto sono enti religiosi, parrocchiali ed ecclesiastici. Il fenomeno colpisce maggiormente i maschi e i maggiorenni, anche se il numero di più giovani è in aumento. Nell’indagine nazionale della Fondazione Zancan svolta nel 2000, gli stranieri risultavano pari al 58,9%, ma il loro numero è cresciuto negli ultimi anni.

 

A livello europeo si trovano solo poche statistiche ufficiali sul numero di senzatetto che, peraltro, sono difficilmente comparabili per i diversi paesi europei. Per questo motivo nel 2005 la DG Occupazione e Affari Sociali della Commissione europea ha commissionato la realizzazione di un'ampia ricerca volta a identificare le metodologie e le pratiche adottate nei diversi paesi europei per misurare l'estensione e la natura del fenomeno dei senzatetto. Così nel gennaio 2007 è stato pubblicato il rapporto "Measurement of Homelessness at European Union Level" che deve servire da supporto informativo nella misurazione del problema dei senzatetto.

 

Inoltre, nel 2006 la strategia UE di protezione ed inclusione sociale ha consentito a varie organizzazioni (ad esempio FEANTSA, federazione europea delle associazioni nazionali che lavorano con le persone senza dimora) di sviluppare politiche di inclusione sociale per i senzatetto attraverso vari progetti, campagne, studi e incontri con la partecipazione della Commissione europea, degli Stati membri e delle autorità locali.

 

 

Link utili

 

Sito tematico della Commissione europea (in inglese)
Ministero della solidarietà sociale - Disagio abitativo

Caritas Italia
Federazione Italiana degli Organismi per le persone senza dimora

FEANTSA

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazione scritta sulla soluzione del problema dei senzatetto

top

Un nuovo modello di sviluppo per mitigare i cambiamenti climatici
 

Anche l’Europa, soprattutto quella meridionale, subirà gli effetti negativi dei cambiamenti climatici causati dall’attività umana. Il Parlamento chiede quindi all’UE di adottare misure per l’adattamento e la mitigazione di questo fenomeno, sviluppando un nuovo modello di crescita economica che tenga conto delle regioni più vulnerabili. Occorre poi rendere l’agricoltura più sostenibile e promuovere l’uso razionale dell’acqua, nonché investire nelle infrastrutture di trasporto e nelle tecnologie.

 

Approvando con 516 voti favorevoli e 47 contrari una risoluzione proposta da Guido SACCONI (PSE, IT) in nome della commissione temporanea sui cambiamenti climatici, il Parlamento europeo rileva che quasi tutte le regioni europee subiranno gli effetti negativi dei futuri impatti dei cambiamenti climatici. Sottolinea inoltre che «la natura sta subendo gli effetti dei cambiamenti climatici» a causa soprattutto dell’aumento della temperatura generato «dall’attività umana» e che l'Europa meridionale e il bacino del Mediterraneo stanno già affrontando problemi di carenza idrica, siccità e incendi boschivi. I deputati ricordano poi che, secondo stime dell'Organizzazione mondiale della sanità, già attualmente «le calamità naturali legate al clima sono responsabili di 60.000 decessi l'anno».

 

Il Parlamento sottolinea quindi l’importanza «di una forte interconnessione» tra gli sforzi di adattamento e di mitigazione per sfruttare le sinergie al fine di «limitare le conseguenze dei cambiamenti climatici». L'UE dovrebbe inoltre «valutare attentamente» in che misura tale adattamento «può aprire la strada a un nuovo modello di crescita economica e di sviluppo che protegga l'ambiente, faccia crescere l'occupazione e dia una nuova dimensione alle politiche sociali». Tale adattamento, per i deputati, richiede «un vero approccio trasversale e l’inclusione di aspetti sociali, economici e ambientali in senso ampio».

 

La Commissione dovrebbe inoltre condurre uno studio sull’economia dell’adattamento, al fine di sviluppare scenari che ne definiscano un bilancio dei costi e dei benefici, ma anche stimolare e anticipare l'azione in campo economico. In tale ambito, è importante utilizzare un'impostazione settoriale «che tenga conto delle differenze degli habitat naturali europei, quali le aree montuose o le regioni insulari». Occorre poi elaborare una base dati comune europea sulle vulnerabilità, per comprendere in che modo sarebbero colpite le varie componenti della società e il patrimonio culturale e nazionale europeo. Ma sono anche necessari ulteriori modelli e studi scientifici per poter meglio analizzare, comprendere e prevedere gli impatti umani e sociali dei cambiamenti climatici.

 

Nel rilevare che occorre di tenere debitamente presente il principio di sussidiarietà nel far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, il Parlamento sottolinea il ruolo chiave svolto dalle comunità locali nella lotta contro questo fenomeno, ma evidenzia la necessità di una coerenza e di coordinamento a livello UE. Nota anche la necessità di un approccio differenziato per quanto riguarda zone e regioni particolarmente vulnerabili, quali le zone montuose o costiere e le isole, invitando la Commissione a estendere l'elenco delle zone più vulnerabili. Chiede poi una più stretta cooperazione tra le autorità regionali e locali nello sviluppo di costruzioni e servizi pubblici volti a raggiungere la neutralità carbonica nei rispettivi settori: sistemi di teleriscaldamento, miglioramento dei servizi di riciclaggio, trasporti pubblici integrati, edifici ad elevata efficienza energetica ed idrica, maggiore produzione ed uso di energie alternative e informazione del pubblico sul consumo di energia.

 

Sottolineando che il settore agricolo è uno dei più vulnerabili ai cambiamenti climatici ma è nel contempo accusato di provocare danni all'ambiente, i deputati rilevano la necessità che gli Stati membri utilizzino i fondi per lo sviluppo rurale per rafforzare l’adattamento ai cambiamenti climatici. Le misure di adattamento in questo settore - che andrebbero esaminate nel quadro del “controllo dello stato di salute” - devono «puntare ad una riduzione della vulnerabilità e a un aumento della sostenibilità dal punto di vista sia ambientale che economico». Per i deputati, inoltre, il settore agricolo può adattarsi ai cambiamenti climatici e mitigarne gli effetti «applicando una legislazione che rafforzi la sostenibilità e promuova nuove modalità di utilizzo e gestione dell'acqua e delle altre risorse naturali».

 

Il Parlamento sottolinea poi la necessità di un uso razionale dell'acqua attraverso la "gestione della domanda idrica", «poiché l'acqua sta diventando una risorsa scarsa». Commissione e Stati membri dovrebbero quindi adottare misure integrative per assicurare disponibilità, accessibilità, uso e conservazione dell'acqua, e promuovere tecnologie e pratiche innovative che contribuiscano a ridurre i danni da siccità e i rischi di inondazione. In tale contesto, è importante adottare un approccio ecosistemico nella prevenzione e nell'assorbimento degli impatti dell'erosione del suolo, delle inondazioni, della desertificazione, dell'innalzamento del livello dei mari e dell'invasione di specie aliene, nonché nel rafforzamento della resistenza agli incendi boschivi.

 

Gli Stati membri e la Commissione, secondo i deputati, hanno anche un importante ruolo da svolgere nell’identificare le infrastrutture di trasporto che potrebbero essere maggiormente colpite dal cambiamento climatico e che «necessitano di sforzi e investimenti supplementari per assicurare la continuità e la sicurezza del funzionamento». Occorre poi assicurare che tutte le licenze edilizie e i piani urbanistici tengano conto, quale parte della valutazione d'impatto ambientale, di diversi scenari di adattamento, «così da impedire investimenti in infrastrutture incompatibili». In molti casi, peraltro, «sarebbe più opportuno rinunciare allo sviluppo urbanistico di aree vulnerabili, o ripristinare lo stato naturale di aree già sviluppate, anziché costruire difese per prepararsi ad effetti climatici avversi».

 

La Commissione è poi invitata a condurre un’analisi esaustiva degli strumenti finanziari europei esistenti e del loro utilizzo per misure di adattamento ai cambiamenti climatici e ad indicare dove sarebbero necessari ulteriori finanziamenti. Accogliendo un emendamento proposto dai Verdi, l'Aula chiede inoltre l'elaborazione di strumenti finanziari «di ampia portata e prevedibil» nel quadro delle politiche dell'UE, come il Sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni (ETS) e di prevedere il finanziamento di politiche di adattamento negli Stati membri. Il Consiglio, invece, dovrebbe giungere senza ulteriori ritardi a una decisione sulla proposta di regolamento per il Fondo di solidarietà dell'UE (FSUE), soprattutto perché si prevede un aumento in futuro delle calamità naturali causate anche dai cambiamenti climatici. Il Fondo, per i deputati, consentirà di agire con maggiore efficacia, flessibilità e tempestività per porre rimedio «ai danni causati da calamità naturali o disastri provocati dall'uomo».

 

Il Parlamento ritiene peraltro che la messa a punto di tecnologie efficaci, sicure e poco costose «sia un elemento chiave dell'adattamento ai cambiamenti climatici» e che la prossima conferenza/riunione delle parti a Poznan (COP 14) dovrebbe concentrarsi su questo argomento. In tale ambito l'UE deve intraprendere «sforzi sostanziali» per potenziare lo sviluppo tecnologico in materia di adattamento, al fine di sostenere l’economia e il trasferimento di queste tecnologie al mondo in via di sviluppo.

 

Nell’accogliere con favore la decisione presa a Bali di rendere operativo il Fondo di adattamento, il Parlamento si rammarica che il Libro verde non dedichi sufficiente attenzione alla necessità della cooperazione in materia di adattamento fra l'UE e i paesi in via di sviluppo (PVS). Riconosce poi che i problemi del cambiamento climatico devono essere integrati in tutta la cooperazione allo sviluppo dell'UE e rileva l’importanza di rafforzare i partenariati con i PVS per evitare la deforestazione.

 

Infine, ritenendo che, per avere successo, le strategie di adattamento volte a far fronte agli inevitabili cambiamenti climatici richiederanno il sostegno dei settori dell'educazione e della comunicazione, il Parlamento sottolinea l’importanza di coinvolgere i mass media e di promuovere la partecipazione dei cittadini sui temi ambientali.

 

 

Link utili

 

Libro Verde della Commissione: L'adattamento ai cambiamenti climatici in Europa – quali possibilità di intervento per l'UE
Portale della Commissione sull'adattamento al cambiamento climatico (in inglese)
Rapporto del Gruppo di lavoro II dell'IPCC: "Impacts, Adaptation and Vulnerability"
Commissione temporanea sui cambiamenti climatici

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sul Libro verde della Commissione "L'adattamento ai cambiamenti climatici in Europa - quali possibilità di intervento per l'UE"

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 10.4.2008

Votazione: 10.4.2008

top

PMI: 100 milioni per lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi
 

Il Parlamento ha approvato la partecipazione finanziaria della Comunità al programma Eurostars che mira a sostenere le PMI con un quadro di cooperazione europea per la ricerca nell'ambito di progetti transnazionali. Si tratta, in particolare, di portare sul mercato nuovi prodotti, processi e servizi e di promuovere l'internazionalizzazione delle imprese. Per l'intero programma potranno essere mobilitati fino a 800 milioni di euro, di cui 100 UE, 300 dagli Stati membri e il resto dai privati.

 

Approvando con 626 voti favorevoli, 14 contrarie e 6 astensioni la relazione Paul RÜBIG (PPE/DE, AT), il Parlamento ha sottoscritto un pacchetto di emendamenti di compromesso negoziati dal relatore con il Consiglio, permettendo l'adozione definitiva della decisione sulla partecipazione della Comunità al programma comune di ricerca e sviluppo "Eurostars". La decisione potrà quindi entrare in vigore tre giorni dopo la sulla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

 

Avviato da 23 Stati membri (tra cui l'Italia) e altri cinque paesi Eureka (un programma intergovernativo istituito nel 1985 nel campo della R&S), il programma comune Eurostars mira a sostenere le PMI nell'attività di R&S mettendo a disposizione, in qualsiasi campo tecnologico o industriale, il quadro giuridico e organizzativo necessario per una cooperazione europea su larga scala in materia di ricerca applicata e innovazione. Più in particolare, Eurostars intende creare un meccanismo europeo sostenibile e di facile accesso a supporto della ricerca a favore delle PMI che effettuano attività di R&S. Ha inoltre lo scopo di incoraggiare queste ultime a creare nuove attività economiche basate sui risultati delle attività di R&S e portare sul mercato nuovi prodotti, processi e servizi «più rapidamente di quanto sarebbe altrimenti possibile». Mira anche a promuovere lo sviluppo tecnologico e imprenditoriale e l'internazionalizzazione di tali imprese. Eurostars completerà programmi nazionali ed europei esistenti volti a sostenere le PMI nei loro processi innovativi.

 

Come è spiegato nell'allegato della decisione, le PMI che effettuano attività di ricerca e sviluppo «svolgono un ruolo fondamentale nel processo di innovazione e sono caratterizzate da un marcato orientamento al mercato o ai clienti, finalizzato ad acquisire una forte posizione internazionale mediante progetti orientati al mercato fortemente innovativi». Grazie alla loro capacità di R&S, «sono in grado di sviluppare prodotti, processi o servizi che presentano evidenti vantaggi in termini di innovazione o tecnologia».
 

Attività innovative e transnazionali, orientate al mercato

 

L'attività principale del programma comune Eurostars consisterà in attività di R&S guidate da una o più PMI stabilite negli Stati partecipanti che effettuano attività di R&S. Anche enti di ricerca, Università, altre PMI o grandi imprese potranno prendere parte al Programma. Le attività di R&S, che potranno essere realizzate in qualsiasi ambito scientifico e tecnologico, dovranno essere attuate mediante progetti transnazionali con più partner, che coinvolgono almeno due partecipanti indipendenti di Stati partecipanti diversi e che riguardano attività di ricerca, sviluppo tecnologico, dimostrazione, formazione e diffusione.

 

Le attività dovranno essere eseguite per la parte fondamentale da PMI che effettuano attività di R&S, che dovrebbero contribuire per almeno il 50% dei costi connessi alla R&S nel progetto. Le attività, inoltre, dovranno essere mirate alla ricerca e allo sviluppo orientati al mercato, avere breve o media durata e prefiggersi obiettivi ambiziosi. Le PMI saranno tenute a dimostrare la capacità di sfruttare i risultati dei progetti in un arco di tempo realistico.

 

Al fine di promuovere il programma comune Eurostars e rafforzarne l'impatto, saranno inoltre sostenute in misura limitata attività di intermediazione, promozione dei programmi e collegamento in rete. In tale ambito verranno organizzati seminari e si stabiliranno contatti con altri soggetti interessati, come investitori e fornitori di servizi di gestione delle conoscenze.

 

Mobilitare fino a 800 milioni di euro

 

Gli Stati partecipanti si sono impegnati in linea di principio a contribuire finanziariamente a Eurostars con un importo di 300 milioni di euro per i sei anni di durata del programma, mentre l'UE parteciperà con altri 100 milioni di euro attraverso il Settimo programma quadro. Si attende inoltre un intervento del settore privato fino a 400 milioni che porterebbe così l'importo totale del finanziamento a 800 milioni di euro. D'altra parte, un emendamento di compromesso recita che, per ogni progetto selezionato, le PMI devono contribuire collettivamente alla maggior parte dei costi totali delle attività di ricerca di tutti i partecipanti.

 

Il contributo finanziario della Comunità, viene precisato dalla decisione, è soggetto alla definizione di un piano di finanziamento che prevede l'impegno formale delle competenti autorità nazionali di attuare congiuntamente i programmi e le attività di ricerca e sviluppo avviati a livello nazionale e di contribuire al finanziamento dell'attuazione congiunta del programma comune Eurostars. L'attuazione congiunta dei programmi nazionali di ricerca, inoltre, presuppone l'esistenza o la costituzione di una struttura di esecuzione propria, come previsto dal programma specifico "Capacità", con la quale la Commissione dovrà concludere un accordo generale contenente le modalità dettagliate per l'utilizzo del contributo UE.

 

Un emendamento di compromesso chiede di rendere visibile il contributo UE sia al programma Eurostars nel suo complesso sia ai singoli progetti, in particolare ricorrendo al logo comunitario in tutte le pubblicazioni.

 

Valutazione intermedia e finale

 

Due anni dopo l'inizio del programma, la Commissione dovrà effettuare una valutazione intermedia del programma e i progressi compiuti rispetto agli obiettivi prestabiliti. La valutazione dovrà comprendere inoltre raccomandazioni sul modo migliore di rafforzare la gestione scientifica e l'integrazione finanziaria e vagliare l'accessibilità delle PMI al programma, nonché la qualità e l'efficacia della sua attuazione. Tale valutazione non dovrà imporre oneri inutili ai partecipanti, in particolare alle PMI. Al termine del programma, la Commissione effettuerà una valutazione finale, presentandone i risultati a Parlamento e Consiglio.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Sito di Eurostars

 

 

Riferimenti

 

Paul RÜBIG (PPE/DE, AT)

Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alla partecipazione della Comunità a un programma di ricerca e di sviluppo avviato da vari Stati membri a sostegno di PMI che effettuano attività di ricerca e sviluppo

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 9.4.20085

Votazione: 10.4.2008

 

top