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ANTEPRIMA

 

1 - 4 settembre 2008

Bruxelles

 

 

 


 

CONFERENZE STAMPA

L'ordine del giorno della sessione è soggetto a modifiche.

Una conferenza stampa pre-sessione si svolgerà
nell'edificio PHS, sala 0A50, il venerdì che precede la sessione alle ore 11.00.

Una conferenza stampa per gli ultimi aggiornamenti
avrà luogo alle ore 16.30 di lunedì 1 settembre nell'edificio PHS, sala 0A50 a Bruxelles.

La seduta in diretta su EP Live:
http://www.europarl.europa.eu/eplive/vod/livestream/default_it.htm

 

 


Sommario

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE

RELAZIONI ESTERNE
SITUAZIONE IN GEORGIA
DETENUTI PALESTINESI IN ISRAELE

DIRITTI UMANI
RENDERE PIÙ EFFICACE E COERENTE IL REGIME DI SANZIONI UE

INDUSTRIA
IL "PACCHETTO TELECOM" ALL'ESAME DEL PARLAMENTO
SFRUTTARE AL MEGLIO IL "DIVIDENDO DIGITALE"

SANITÀ PUBBLICA
CHIMICA: NUOVE NORME PER ETICHETTARE SOSTANZE PERICOLOSE

AGRICOLTURA
VIETARE LA CLONAZIONE DI ANIMALI A SCOPI ALIMENTARI?

POLITICA SOCIALE
PRESENTAZIONE DEL PACCHETTO SOCIALE

DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ
COLMARE IL DIVARIO RETRIBUTIVO TRA UOMINI E DONNE
PUBBLICITÀ: CODICI ETICI CONTRO GLI STEREOTIPI SULLE DONNE

SVILUPPO E COOPERAZIONE
SVILUPPO: RIDURRE DI 3/4 LA MORTALITÀ PER GRAVIDANZA

GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI
UN SISTEMA DI ALLERTA UE PER I BAMBINI SCOMPARSI

AFFARI ECONOMICI E MONETARI
PIÙ IMPEGNO CONTRO L'EVASIONE E ABOLIRE I PARADISI FISCALI

LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI
OMOLOGAZIONE EUROPEA PER I VEICOLI A IDROGENO

TRASPORTI
TRASPORTO MERCI SOSTENIBILE E INTERMODALE, PRIORITÀ ALLE FERROVIE

COOPERAZIONE GIUDIZIARIA
UN QUADRO COMUNE DI RIFERIMENTO PER IL DIRITTO UE

AMBIENTE
QUALI SVILUPPI SULLA DIRETTIVA PER LA PROTEZIONE DEL SUOLO?

BILANCI
PRESENTAZIONE DEL PROGETTO DI BILANCIO PER IL 2009

ORDINE DEL GIORNO 1- 4 SETTEMBRE 2008

CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI

DEPUTATI AL PARLAMENTO EUROPEO

 

I PUNTI FORTI DELLA SESSIONE


Lunedì 1 settembre

 

Situazione in Georgia - Il Ministro degli esteri francese illustrerà all'Aula le conclusioni del Vertice straordinario dedicato alla crisi innescata dall'intervento dell'esercito georgiano in Ossezia del Sud che ha provocato una risposta militare della Russia, condannata dall'Occidente. I ritardi nel ritiro delle truppe e il riconoscimento russo dell'indipendenza delle regioni separatiste, che mina l'integrità territoriale della Georgia, hanno riesumato un clima da guerra fredda. Il Parlamento adotterà una risoluzione

 

Un sistema di allerta UE per i bambini scomparsi - Il rapimento dei bambini è tra i crimini più inumani ed è in aumento in Europa. Rilevando come talvolta le vittime siano trasportate aldilà delle frontiere, i deputati sollecitano un sistema di allerta UE per l'immediata trasmissione di particolari sul bambino scomparso, di informazioni sulla sparizione e sui sospetti rapitori, e l'attivazione di un numero verde. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero cooperare per consentire di lanciare l'allarme rapidamente in tutti i territori interessati.

 

Più impegno contro l'evasione e abolire i paradisi fiscali - Una relazione all'esame dell'Aula chiede maggiore impegno agli Stati membri nella lotta contro le frodi fiscali e l'adozione di una strategia europea in questo campo. Incitando l'UE a promuovere l'abolizione dei paradisi fiscali, anche per tutelare il modello sociale europeo, auspica inoltre l'applicazione della direttiva sulla tassazione del risparmio a tutti i soggetti giuridici e a tutte le fonti di reddito finanziario e una riforma radicale del regime IVA basandolo sul principio di origine (relazione Bowles).

 

Martedì 2 settembre

 

Il "pacchetto telecom" all'esame del Parlamento - L'Aula dibatterà delle tre proposte legislative intese a modificare il quadro normativo sulle comunicazioni elettroniche. L'obiettivo è di aumentarne l'efficacia riducendo le risorse amministrative necessarie all'applicazione della regolamentazione economica e agevolando l'accesso alle frequenze radio. Si tratta inoltre di rafforzare e migliorare la tutela dei consumatori e i diritti degli utenti nonché di rafforzare la tutela della vita privata e la riservatezza dei dati a carattere personale (relazioni Trautman, del Castillo Vera e Harbour).

 

Sfruttare al meglio il "dividendo digitale" - Nel dibattito sul "pacchetto telecom", l'Aula esaminerà una relazione che chiede un approccio coordinato a livello UE sull'uso dello spettro radio liberato con il passaggio alla TV digitale, il "dividendo digitale", che consentirà anche l'offerta di nuovi servizi. Auspicando maggiori investimenti nelle nuove tecnologie, si sollecitano orientamenti europei per l'assegnazione delle frequenze, tenendo conto dell'interesse generale e degli utilizzatori senza licenza, ma tutelando gli attuali utenti (relazione Toia).

 

Vietare la clonazione di animali a scopi alimentari? - Un'interrogazione orale aprirà un dibattito in Aula sulla clonazione degli animali. Rilevando le sue conseguenze negative sul benessere degli animali, i deputati vorrebbero conoscere le misure attuate per informare i consumatori. Chiedono poi se la clonazione di animali a scopi alimentari sia eticamente giustificata e se vi sia l'intenzione di vietarla e di proibire le importazioni di animali clonati e della loro prole, nonché dei loro prodotti. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Colmare il divario retributivo tra uomini e donne - Una relazione all'esame dell'Aula sollecita misure per colmare le differenze salariali tra uomini e donne, anche imponendo ai datori di lavoro di elaborare piani d'azione specifici. Chiede inoltre di eliminare penalizzazioni derivanti dal congedo maternità e dall'attività autonoma e di promuovere l'imprenditoria femminile. Nel rilevare gli effetti positivi delle "quote rosa" in politica, auspica una politica UE contro la tratta delle donne e misure per scoraggiare la domanda di prostituzione (relazione García Pérez).

Pubblicità: codici etici contro gli stereotipi sulle donne - Gli stereotipi di genere esistono ancora in ampia misura nei media e nella pubblicità e devono essere eliminati. E' quanto sostiene una relazione all'esame dell'Aula chiedendo codici etici e un comportamento più responsabile nel ricorso a modelle "anoressiche" nei mass media e nella pubblicità. Sollecita poi un'attenzione particolare nella diffusione degli stereotipi nei videogiochi, su internet e nei programmi per bambini. Esorta quindi il monitoraggio dei media e campagne di sensibilizzazione (relazione Svensson).

 

Mercoledì 3 settembre

 

Rendere più efficace e coerente il regime di sanzioni UE - Una relazione all'esame dell'Aula chiede un regime sanzionatorio UE più coerente ed efficace che, prevalendo sugli interessi commerciali, colpisca comportamenti contrari alla sicurezza e ai diritti umani e che causano danni volontari e irreversibili all'ambiente.  Occorre poi inserire una clausola sui diritti umani in tutti gli accordi UE e privilegiare sanzioni mirate, corredate di misure incitative. La redazione di liste nere antiterrorismo deve garantire il rispetto dei diritti fondamentali (relazione Flautre).

 

Chimica: nuove norme per etichettare sostanze pericolose - L'Aula è chiamata a adottare un regolamento che istituisce un nuovo sistema di classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose. Lo scopo è di tutelare i consumatori e l'ambiente, ma anche di ridurre i costi per le imprese. Sulle etichette dovranno figurare pittogrammi e indicazioni di pericolo e consigli di prudenza (generali, di reazione, di conservazione e di smaltimento). Gli imballaggi dovranno essere sicuri e non attirare l'interesse dei bambini o indurre in errore i consumatori (relazioni Sartori).

 

Omologazione europea per i veicoli a idrogeno - Sulla base di un accordo con il Consiglio, il Parlamento è chiamato a adottare un regolamento che fissa le norme di omologazione dei veicoli alimentati a idrogeno nonché delle componenti a contatto con l’idrogeno e degli impianti a idrogeno. Il regolamento fissa inoltre le norme per la corretta installazione di tali componenti e impianti (relazione Weisgerber).

 

Trasporto merci sostenibile e intermodale, priorità alle ferrovie - Una relazione all'esame dell'Aula chiede di promuovere un trasporto merci più sostenibile con il miglioramento della logistica e l'integrazione dei corridoi transfrontalieri su rotaia, nonché maggiori investimenti nelle infrastrutture, riservando il 40% dei fondi UE alle ferrovie. Sollecita poi l'introduzione di standard intermodali stabili, un migliore collegamento dei porti con la rete ferroviaria e stradale e la semplificazione delle procedure amministrative (relazione Cramer).

 

Giovedì 4 settembre

 

Detenuti palestinesi in Israele - A seguito del dibattito tenutosi in Aula lo scorso 9 luglio, il Parlamento adotterà una risoluzione sui palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In occasione della discussione, Luisa Morgantini aveva denunciato che migliaia di individui, compresi bambini e adolescenti, sono incarcerati in Israele. Consiglio e Commissione hanno sottolineato il loro impegno volto a fare rispettare i diritti umani e dei fanciulli e le loro richieste di liberazione dei prigionieri.

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RELAZIONI ESTERNE


Situazione in Georgia

 

Il Ministro degli esteri francese illustrerà all'Aula le conclusioni del Vertice straordinario dedicato alla crisi innescata dall'intervento dell'esercito georgiano in Ossezia del Sud che ha provocato una risposta militare della Russia, condannata dall'Occidente. I ritardi nel ritiro delle truppe e il riconoscimento russo dell'indipendenza delle regioni separatiste, che mina l'integrità territoriale della Georgia, hanno riesumato un clima da guerra fredda. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Di fronte alla crisi in Georgia, la Presidenza francese dell'UE ha deciso di convocare una riunione del Consiglio europeo lunedì 1 settembre, nel pomeriggio, a Bruxelles. Si tratterà di affinare la posizione UE relativa all'aiuto alla Georgia e il futuro delle sue relazioni con la Russia. La possibilità di detta riunione era stata sollevata dall'inizio degli scontri, richiesta in particolare da alcuni Stati membri come Polonia o Stati baltici, particolarmente impazienti che l'UE dimostri molta fermezza di fronte all'autorità che la Russia esercita sul suo vicinato.

 

I Capi di Stato e di governo dell'UE esamineranno l'attuazione dell'accordo in sei punti relativo alla cessazione delle ostilità tra russi e georgiani e terranno un dibattito più ampio sulla posizione europea nei confronti di Mosca, e in particolare sul proseguimento dei negoziati relativi al nuovo accordo di partenariato e di cooperazione entro il prossimo vertice UE-Russia (il 14 novembre a Nizza). Il Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert Pöttering, parteciperà alla riunione.

 

Avallato il 13 agosto dai ministri degli esteri dell'UE, l'accordo in sei punti non sembra a questo stadio essere completamente rispettato sul terreno (con le truppe russe che mantengono ancora alcune posizioni sul suolo della Georgia) e il Consiglio di sicurezza ha difficoltà a tradurre il piano in risoluzione ONU. La questione del ritiro delle forze russe sulle loro posizioni precedenti lo scoppio del conflitto e quella dell'invio di osservatori militari o civili nel quadro del meccanismo internazionale previsto dall'accordo per sostituire le truppe russe di mantenimento della pace in loco, rimangono tra i punti più controversi.

 

La crisi nel Caucaso si è acuita a seguito dell'accordo siglato tra USA e Polonia sull'installazione dello scudo missilistico e, soprattutto, dopo il riconoscimento russo della dichiarazione d'indipendenza delle due regioni separatiste dell'Ossezia del Sud e dell'Abkhazia. Di fronte alla condanna dei principali leader occidentali, la Russia ha inoltre minacciato di interrompere la collaborazione in sede NATO e i negoziati per l'accesso della Federazione all'Organizzazione Mondiale del Commercio.

 

In un comunicato pubblicato martedì 26 agosto, la Presidenza del Consiglio dell'Unione europea «condanna fermamente» la decisione russa di riconoscere l'indipendenza delle due regioni separatiste ritenendola «contraria ai principi d'indipendenza, della sovranità e d'integrità territoriale della Georgia, riconosciuti dalla Carta delle Nazioni Unite, dall'Atto finale della Conferenza sulla sicurezza e la cooperazione in Europa e dalle risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza». L'UE, inoltre, «ricorda con forza l'importanza che attribuisce al principio di integrità territoriale della Georgia nelle sue frontiere riconosciute sul piano internazionale» ed «auspica una soluzione politica dei conflitti in Georgia». La Commissione europea condivide e sostiene completamente questa dichiarazione.

 

Il ministro degli esteri francese, Bernard Kouchner, ha affermato che «la Russia è fuori della legalità internazionale», parlando anche di una possibile «pulizia etnica». E ha dichiarato che teme che la Russia possa perseguire «altri obiettivi» in quella zona, in particolare la Crimea, l'Ucraina e la Moldavia. Il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini, secondo il quale «una balcanizzazione del Caucaso ci deve seriamente preoccupare», si recherà in Georgia il 4 settembre per esplorare «la disponibilità a un'azione di ricucitura ... che possa portare nei prossimi mesi a una riconciliazione e stabilità nel Caucaso ... al di là di questo riconoscimento unilaterale che non ha ovviamente il crisma della legalità internazionale». Critiche sono anche state formulate da parte di organizzazioni internazionali. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, si è dichiarato preoccupato soprattutto per le sue conseguenze sulla sicurezza e la stabilità in quella zona. Mentre la NATO «rifiuta» la decisione russa, per l'Organizzazione per la sicurezza e la stabilità in Europa (OSCE) si tratta di «una violazione» dei suoi principi e il Consiglio d'Europa sottolinea la perdita di credibilità internazionale della Russia.

 

Il presidente georgiano, Mikhail Saakachvili, ha auspicato che il Vertice permetterà all'UE di «pronunciarsi chiaramente a favore della Georgia». In un intervento pubblicato sul Financial Times del 27 agosto, invece, il presidente Medvedev garantisce di aver ponderato con cura le conseguenze della sua decisione e stabilisce un nesso tra questa e il riconoscimento del Kosovo nel febbraio scorso.

 

I Ventisette continuano i preparativi per l'invio di una missione di sorveglianza in Georgia. Il Comitato politico e di sicurezza (COPS) si riunirà di nuovo venerdì 29 agosto nel pomeriggio. L'azione comune necessaria per l'avvio di questa missione civile dell'UE nel settore della PESD potrebbe essere adottata in occasione di una delle riunioni formali del Consiglio dell'UE che seguiranno il vertice di lunedì. Gli esperti europei sul posto (13 inviati del Consiglio e della Commissione, come pure il personale del “Border Support Team”), nonché l'Alto rappresentante dell'UE per la PESC, Javier Solana, hanno intrapreso consultazioni con tutte le parti interessate, allo scopo di esaminare le possibilità di dispiegare nel modo più ampio possibile questa missione di sorveglianza. La missione europea potrebbe comprendere tra le 200 e le 250 persone.

 

All'inizio della crisi, il Presidente del Parlamento europeo, Hans-Gert PÖTTERING, aveva stigmatizzato «l'uso sproporzionato della forza da parte dell'esercito russo», sostenendo che «si può raggiungere la pace solo attraverso soluzioni diplomatiche». Il Presidente aveva anche sottolineato la necessità di «garantire ai civili, vittime innocenti del conflitto, l'opportunità di tornare alla loro quotidianità il più presto possibile», mettendo l'accento sulla necessità di garantire l'approvvigionamento degli aiuti umanitari. In una recente intervista al Corriere della Sera, il Presidente ha giudicato «un errore» l'intervento dell'esercito georgiano in Ossezia del Sud, ma ha anche affermato che «la Russia ne ha commesso uno ancora più grande quando ha attaccato la Georgia, che è una nazione indipendente e sovrana». Nell'evidenziare poi il ruolo dell'UE per favorire una soluzione alla crisi, ha rilevato che questa deve partire «dalla riaffermazione dell'integrità territoriale della Georgia» la quale, secondo le leggi internazionali, «comprende anche l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud». Riguardo ai rapporti con la Russia, il Presidente ha affermato: «Viviamo in un mondo interdipendente. Noi abbiamo bisogno dell’energia russa, e loro hanno bisogno di chi la compri». Ha anche sottolineato la necessità per l'Europa di «diversificare sempre più le fonti energetiche: petrolio, gas, nucleare, tutto», ed ha ricordato l'importanza di «non dipendere da un solo fornitore».

 

Il capo della delegazione parlamentare UE-Caucaso meridionale, Marie Anne ISLER BÉGUIN (Verdi/ALE, FR) si è recata in Georgia su mandato del Presidente Pöttering all'indomani dello scoppio del conflitto armato con la Russia, per partecipare ai negoziati di pace. Mercoledì 20 agosto le commissioni parlamentari affari esteri e difesa e la delegazione parlamentare UE-Caucaso meridionale hanno tenuto una riunione straordinaria congiunta per discutere della crisi, assieme al ministro degli esteri georgiano Eka Tkeshelashvili, che aveva chiesto l'invio di una missione UE in Georgia.

 

Link utili

Risoluzione del Parlamento europeo del 5 giugno 2008 sulla situazione in Georgia
 

Riferimenti

Dichiarazione del Consiglio e della Commissione - Situazione in Georgia

Dibattito: 1.9.2008

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Detenuti palestinesi in Israele

 

A seguito del dibattito tenutosi in Aula lo scorso 9 luglio, il Parlamento adotterà una risoluzione sui palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. In occasione della discussione, Luisa Morgantini aveva denunciato che migliaia di individui, compresi bambini e adolescenti, sono incarcerati in Israele. Consiglio e Commissione hanno sottolineato il loro impegno volto a fare rispettare i diritti umani e dei fanciulli e le loro richieste di liberazione dei prigionieri.

 

A seguito del dibattito dello scorso 9 luglio sui detenuti palestinesi nelle carceri israeliane, il Parlamento adotterà una risoluzione sul tema. Nell'interrogazione orale che aveva aperto la discussione in Aula, era ricordato che, nell'ultima relazione sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, il relatore speciale delle Nazioni Unite John Dugard afferma che dal 1967 sono stati imprigionati più di 700.000 palestinesi. I deputati rilevavano poi che attualmente, nelle carceri israeliane, vi sono circa 11.000 detenuti, tra cui 376 bambini, 118 donne, 44 membri del Consiglio legislativo palestinese e circa 800 persone in detenzione amministrativa.

 

Luisa MORGANTINI (GUE/NGL, IT), prima firmataria dell'interrogazione orale, ha sottolineato che la «stragrande maggioranza» dei prigionieri palestinesi è incarcerata in territorio israeliano, «violando l'articolo 76 della Convenzione di Ginevra: arresti arbitrari, rastrellamenti, detenzione amministrativa, torture e abusi durante gli interrogatori nei luoghi di detenzione». Ha poi rilevato che uomini, donne, adolescenti, studenti, parlamentari e sindaci, circa 10.000 individui, sono incarcerati su una popolazione di tre milioni e mezzo di persone. Ha inoltre evidenziato che esiste il divieto di ricevere visite e «così vi sono prigionieri che da anni non possono incontrare fratelli, sorelle, madri, padri».

 

Tutto, ha aggiunto, è documentato da organizzazioni internazionali, Amnesty International, Nazioni Unite ed «ammirevoli organizzazioni israeliane, come Bet'selem, Hamoked o palestinesi come Addameer, Defence the Children International». Tuttavia, a suo parere, «non vi sono pressioni sulle autorità israeliane perché rispettino le convenzioni e le regole che essi stessi ratificano e che noi anche ratifichiamo». Ha poi letto una testimonianza di una madre di 78 anni il cui figlio è prigioniero dal '77 e il cui unico desiderio in questa vita è di vedere suo figlio e «dargli un caldo abbraccio prima di morire».

 

«Possiamo permettere che un uomo che è in carcere da 32 anni non possa neppure vedere la madre? Dove stanno le regole internazionali? Dove sta l'umanità», ha chiesto la deputata. Come Consiglio, come Commissione, come Parlamento, ha concluso, «noi dobbiamo dire con molta forza e con molta rettezza che le regole internazionali vanno rispettate, che i prigionieri palestinesi, e sono 10.000, devono essere liberi di fare la pace fra palestinesi e israeliani».

 

Jean-Pierre JOUYET, in nome de Consiglio, ha sottolineato che sono stati evocati i temi dell'imprigionamento e della detenzione amministrativa dei palestinesi, compresi dei minori, da parte di Israele ed anche il loro trattamento nei territori occupati e in Israele. Per il Consiglio, ha rilevato, «le politiche e le pratiche penali devono rispettare in tutte le circostanze i principi fondamentali dei diritti dell'uomo», così come inscritti nell'ordine giuridico internazionale, specialmente grazie alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e al Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici. Ha poi affermato che sarebbe opportuno vietare ogni detenzione che potrebbe essere qualificata come arbitraria specialmente perché la persona messa in carcere non è stata avvisata delle accuse a suo carico. Il diritto ad un «giusto e pubblico» processo davanti ad un tribunale imparziale e indipendente è, secondo Jouyet, fondamentale in uno Stato di diritto. Ha peraltro ricordato che le giurisdizioni eccezionali possono essere messe in atto soltanto in casi ben precisi e limitati.

 

A suo parere, è poi ugualmente importante rispettare l'obbligo di trattare in modo corretto le persone detenute e gli atti di tortura e altri trattamenti brutali, inumani e degradanti verso i prigionieri «devono essere vietati e repressi severamente». Il Consiglio, ha aggiunto, riconosce lo stato preoccupante della situazione dei diritti dell'uomo nel Medio Oriente, ma si compiace comunque che il dialogo tra l'UE e Israele riguardi tutte le questioni, «compresa la situazione nei territori palestinesi». Quello dei diritti dell'uomo resta, infatti, un argomento evocato a tutti i livelli, in modo permanente, nei contatti politici tra l'UE e Israele. Jouyet ha anche ricordato che nella sua Dichiarazione del 16 giugno scorso, a seguito del Consiglio di associazione con Israele, l'Unione ha chiesto la trasformazione del gruppo informale sulla questione dei diritti dell'uomo in un sub-comitato permanente.  

 

Il Consiglio, ha sottolineato Jouyet, è a conoscenza dei fatti esposti dai deputati al Parlamento e rilevati, in particolare, nell'ultimo rapporto del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti dell'uomo nei territori palestinesi, e da altre organizzazioni non governative. Il Consiglio, ha aggiunto, ha avuto l'occasione di evidenziare la sua preoccupazione e ha richiesto a più riprese la liberazione dei prigionieri palestinesi. Ha riaffermato peraltro la sua posizione secondo la quale il processo politico iniziato ad Annapolis nel novembre del 2007 rappresenta «il solo modo per giungere ad una soluzione negoziata tra le parti che si fondi sulla coesistenza di due Stati, vale a dire uno Stato palestinese indipendente, democratico e sostenibile che viva in pace a fianco di un Israele con frontiere sicure e riconosciute».

 

In questo contesto, ha rilevato, per costruire la fiducia tra le parti associando le popolazioni civili al processo politico in corso, il Consiglio invita Israele «a compiere dei gesti significativi», in particolare liberando, in primo luogo, i bambini, le donne e i prigionieri palestinesi o in detenzione amministrativa. Come risposta all'invocazione di strumenti di diritto internazionale, come suggerito da Luisa Morgantini, il Consiglio mantiene poi la sua posizione che consiste nel difendere e sviluppare il diritto internazionale, come stabilito dalla strategia europea di sicurezza adottata dal Consiglio nel dicembre del 2003.

 

Infine, Jouyet ha sottolineato che la Presidenza, in nome dell'UE, si compiace dell'accordo di scambio siglato tra Israele e Hezbollah. Questo accordo, ha ricordato, prevede la restituzione dei corpi dei combattenti di Hezbollah e la liberazione dei prigionieri palestinesi contro la restituzione dei corpi dei soldati israeliani, Ehud Goldwasser e Eldad Regev, catturati nel 2006. Si è poi augurato che tale scambio sarà effettuato come stabilito, ma ha aggiunto che questo dossier rileva tutta la complessità di un «dossier prigionieri» nel conflitto del Medio Oriente e l'importanza di una sua soluzione. Il Consiglio, ha concluso, ricorda che il processo politico rappresenta il solo mezzo per giungere ad una soluzione negoziata tra le parti e alla coesistenza di due Stati.

 

Benita FERRERO-WALDNER, membro della Commissione europea incaricata delle relazioni esterne, ha affermato di essere molto sensibile alla questione in esame. Ha poi ricordato di aver incontrato, lo scorso febbraio, il Ministro palestinese per gli affari sui detenuti, osservando che la descrizione della situazione dei prigionieri corrisponde a quella nei rapporti citati. La Commissione, ha aggiunto, è consapevole della responsabilità di Israele come potenza occupante e dei conflitti con il diritto internazionale che tali condizioni illustrano. Per questo ha regolarmente sollevato la questione delle detenzioni amministrative con la sua controparte israeliana in sede formale ed informale. 

 

Ha poi rilevato che l'UE ha molte volte chiesto l'immediato rilascio dei legislatori palestinesi detenuti da Israele. La Commissione è anche consapevole che i bambini palestinesi sono tenuti nelle carceri israeliane e in centri di detenzione e ciò è contrario alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo che stabilisce l'età minima a 18 anni per i minori, nonché alla quarta Convenzione di Ginevra che richiede che i prigionieri siano detenuti nei territori occupati. Il trattamento dei bambini, ha aggiunto, dovrebbe quindi rispettare il diritto internazionale.

 

Secondo la commissaria, è necessario porre più attenzione sulla situazione dei bambini coinvolti nella situazione di conflitto. Per questo l'UE ha aggiunto Israele e i territori occupati palestinesi nella lista dei paesi prioritari per la realizzazione delle linee guida europee sui bambini e i conflitti armati. Il rispetto dei diritti umani e l'osservanza del diritto internazionale, a suo parere, sono dei valori fondamentali dell'UE e elementi essenziali della sua politica estera. Di conseguenza, «proteggere i diritti umani è di grande importanza nelle nostre relazioni con Israele». La Commissione, nei suoi incontri con le autorità israeliane continuerà, infatti, ad incoraggiare Israele nell'adattarsi del tutto al diritto e alle convenzioni internazionali.

 

L'UE, ha ricordato Ferrero-Waldner, ha affermato in occasione dell'ultimo Consiglio di Associazione con Israele il suo desiderio di creare un sub-comitato formale sui diritti umani, che costituirebbe «un passo importante verso la formalizzazione di un dialogo su tali tematiche». L'articolo 2 dell'accordo di associazione UE-Israele, a suo parere, continuerà a ricordare sia all'UE sia ad Israele che il rispetto dei diritti umani e dei principi democratici è alla base delle loro relazioni bilaterali. Ha infine aggiunto che «il dialogo è il mezzo più promettente per esercitare un'influenza positiva su Israele».

 

Firmatari italiani dell'interrogazione

 

Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Alessandro Battilocchio, Giovanni Berlinguer, Marco Cappato, Giusto Catania, Luigi Cocilovo, Umberto Guidoni, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Pasqualina Napoletano, Mauro Zani.

 

 

Link utili

 

Relazione del relatore speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967 (in inglese)

 

 

Riferimenti

 

Interrogazioni orali - Detenuti palestinesi nelle carceri israeliane

Docc.: O-0040/2008 e O-0041/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 9.7.2008

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DIRITTI UMANI


Rendere più efficace e coerente il regime di sanzioni UE

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede un regime sanzionatorio UE più coerente ed efficace che, prevalendo sugli interessi commerciali, colpisca comportamenti contrari alla sicurezza e ai diritti umani e che causano danni volontari e irreversibili all'ambiente.  Occorre poi inserire una clausola sui diritti umani in tutti gli accordi UE e privilegiare sanzioni mirate, corredate di misure incitative. La redazione di liste nere antiterrorismo deve garantire il rispetto dei diritti fondamentali.

 

La relazione di Hélène FLAUTRE (Verdi/ALE, FR) osserva anzitutto che la disparità delle basi giuridiche per l'attuazione della politica di sanzioni della UE ne ostacola la trasparenza e la coerenza e, di conseguenza, la sua credibilità. Deplora inoltre che a tutt'oggi non sia stato condotto alcun esercizio di valutazione, né studio di impatto della politica UE in materia di sanzioni e che sia pertanto molto difficile misurarne gli effetti e l'efficacia sul campo.

 

Per i deputati, il ricorso alle sanzioni deve essere previsto in caso di comportamenti da parte delle autorità «che pregiudicano gravemente la sicurezza e i diritti delle persone, o in caso di assodata interruzione o stallo di tutte le relazioni contrattuali e/o diplomatiche per cause imputabili a terzi». Sottolineano poi che le violazioni dei diritti dell'uomo dovrebbero costituire una base sufficiente per l'applicazione di sanzioni, poiché rappresentano anch'esse una minaccia alla sicurezza e alla stabilità. Chiedono inoltre al Consiglio e alla Commissione di includere anche «qualsiasi danno volontario e irreversibile all'ambiente» tra le ragioni che possono dar luogo all'adozione di sanzioni, ritenendo che ciò si configuri come una minaccia per la sicurezza e una violazione grave dei diritti dell'uomo.

 

La relazione, d'altra parte, si rammarica del fatto che l'UE abbia spesso applicato la sua politica sanzionatoria in modo incoerente, «riservando un trattamento differenziato a paesi terzi che in realtà hanno una situazione simile in materia di diritti umani e di democrazia, e si sia quindi esposta alla critica di adottare "due pesi e due misure"». A tale riguardo sottolinea che l'applicazione e la valutazione delle sanzioni da parte dell'UE per violazioni di diritti dell'uomo debba in linea di principio «prevalere su eventuali pregiudizi derivanti dalla loro applicazione agli interessi commerciali dell'Unione europea e dei suoi cittadini». In proposito, si rammarica della riluttanza di alcuni Stati membri ad opporsi a importanti partner come la Russia.

 

D'altra parte, la relazione si compiace dell'inserimento sistematico delle clausole relative ai diritti dell'uomo e insiste sull'inclusione di uno specifico meccanismo di esecuzione in tutti i nuovi accordi bilaterali (anche settoriali) firmati con i paesi terzi. Tuttavia, esorta Commissione e Stati membri a non proporre accordi commerciali di libero scambio e/o accordi di associazione - anche se provvisti di clausole sui diritti dell'uomo - ai governi dei paesi in cui vengono commesse massicce violazioni. I deputati, peraltro, considerano che una persistente violazione dei diritti dell'uomo che non dia luogo ad alcuna misura appropriata né restrittiva pregiudichi gravemente la strategia dell'Unione in materia di diritti umani, la sua politica di sanzioni e la sua credibilità.

 

I deputati ritengono poi che il mantenimento o meno delle sanzioni debba dipendere dal raggiungimento dei loro obiettivi, la cui natura può essere comunque rafforzata o modificata sulla base di una valutazione fondata su chiari parametri di riferimento. Inoltre, l'efficacia delle sanzioni deve essere analizzata sia in termini di efficacia intrinseca delle misure, ossia la loro capacità di esercitare un impatto sulle attività delle persone coinvolte, sia di efficacia politica, ovvero la capacità di indurre l'abbandono o di modificare le attività o le politiche che ne hanno motivato l'adozione. La relazione, peraltro, si esprime contro l'applicazione di sanzioni generalizzate ed indiscriminate che comportano l'isolamento totale della popolazione. Insiste, dunque, affinché qualsiasi sanzione adottata contro le autorità statali sia sistematicamente accompagnata da un sostegno alla società civile del paese coinvolto.

I deputati sottolineano inoltre la necessità di corredare le sanzioni economiche mirate di opportune misure nei confronti degli operatori dell'UE che collaborano con le persone implicate. Tali sanzioni, peraltro, dovrebbero essere applicate da tutte le persone fisiche e giuridiche che svolgono un'attività commerciale nell'UE, inclusi i cittadini di paesi terzi. Invitano poi a limitare l'applicazione delle "deroghe straordinarie" al congelamento dei beni, ma chiedono la creazione di "deroghe umanitarie" e di un sistema che permetta l'accesso alle cure primarie. Consiglio e Commissione, inoltre, dovrebbero vagliare le possibilità e i modi di utilizzo in modo costruttivo dei redditi congelati delle autorità sanzionate, per esempio utilizzandole a favore dello sviluppo. Gli Stati membri, d'altro canto, dovrebbero adottare un approccio concertato all'applicazione delle restrizioni di viaggio e delle relative clausole di esonero.

 

Inoltre, i deputati sono del parere che l'azione coordinata della comunità internazionale abbia un impatto più forte «delle azioni disparate e squilibrate degli Stati o delle entità regionali» e apprezzano quindi che la politica sanzionatoria della UE continui a basarsi sul principio della preferenza del regime delle Nazioni Unite. Sottolineano inoltre la necessità di una analisi approfondita di ciascuna situazione specifica prima dell'adozione di sanzioni, al fine di valutare il potenziale impatto delle diverse sanzioni e di individuare le più efficaci alla luce di tutti gli altri fattori pertinenti e di esperienze comparabili. Chiedono poi agli Stati membri che siedono nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU di cercare sistematicamente di internazionalizzare le sanzioni emanate dall'Unione europea e di coinvolgere il Parlamento in tutte le fasi del processo sanzionatorio.

 

Nel quadro della lotta al terrorismo, la relazione sottolinea che le procedure di redazione delle liste nere, a livello sia di Unione europea che di Nazioni Unite, «sono lacunose sotto il profilo della sicurezza del diritto e dei ricorsi giudiziari». Invita quindi il Consiglio e la Commissione a sostenere l'attuale procedura di inserimento o eliminazione dalle liste nere, al fine di rispettare il diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della persona. Chiede inoltre agli Stati membri di promuovere una siffatta revisione nell'ambito dei meccanismi delle Nazioni Unite al fine di garantire il rispetto dei diritti fondamentali in sede di applicazione di sanzioni mirate.

 

Rammaricandosi infine che nessuno degli organi giudiziari possa valutare l'opportunità delle liste nere, poiché le prove a supporto di tali elenchi si basano innanzitutto su informazioni in possesso dei servizi segreti, i deputati ritengono che «la fondamentale discrezione non debba trasformarsi in impunità nel caso del non rispetto delle leggi internazionali» e chiedono agli Stati membri della UE di assicurare un efficace controllo parlamentare sul lavoro dei servizi segreti. Ribadiscono ciononostante che il sistema delle liste antiterrorismo, sempre che rispetti l'ultima giurisprudenza della Corte di giustizia, «è uno strumento pertinente nonché uno dei pilastri della politica dell'Unione europea in materia di lotta al terrorismo».

 

 

Riferimenti

 

Hélène FLAUTRE (Verdi/ALE, FR)

Relazione sulla valutazione delle sanzioni UE in quanto parte delle azioni e delle politiche della UE in materia di diritti dell'uomo

Doc.: A6-0309/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 3.9.2008

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INDUSTRIA


Il "pacchetto telecom" all'esame del Parlamento

 

L'Aula dibatterà delle tre proposte legislative intese a modificare il quadro normativo sulle comunicazioni elettroniche. L'obiettivo è di aumentarne l'efficacia riducendo le risorse amministrative necessarie all'applicazione della regolamentazione economica e agevolando l'accesso alle frequenze radio. Si tratta inoltre di rafforzare e migliorare la tutela dei consumatori e i diritti degli utenti nonché di rafforzare la tutela della vita privata e la riservatezza dei dati a carattere personale.

 

Una prima proposta riguarda le modifiche alla direttiva quadro per le reti e i servizi di comunicazione elettronica (2002/21), alla direttiva autorizzazioni (2002/20) e alla direttiva accesso (2002/19). Essa mira a adattare il quadro normativo per le comunicazioni elettroniche aumentandone l'efficacia, riducendo le risorse amministrative necessarie all'applicazione della regolamentazione economica (procedura per l'analisi dei mercati) e rendendo l'accesso alle frequenze radio più facile e più efficiente. Più precisamente, intende promuovere una gestione più efficace dello spettro radio in modo da agevolare l'accesso agli operatori e favorire l'innovazione, fare in modo che, laddove rimane necessaria, la regolamentazione sia più efficace e più semplice sia per gli operatori che per le autorità nazionali di regolamentazione (ANR) e, infine, promuovere un'applicazione più coerente delle norme comunitarie per completare il mercato interno delle comunicazioni elettroniche. La commissione per l'industria, l ricerca e l'energia ha approvato la relazione di Catherine TRAUTMANN (PSE, FR) lo scorso 22 luglio.

 

La seconda proposta di riforma riguarda le modifiche da apportare alla direttiva servizio universale (2002/22) e alla direttiva relativa alla vita privata e alle comunicazioni elettroniche (2002/58). Uno dei suoi obiettivi è rafforzare e migliorare la tutela dei consumatori e i diritti degli utenti nel settore delle comunicazioni elettroniche, in particolare fornendo ai consumatori maggiori informazioni sui prezzi e sulle condizioni di fornitura ed agevolando l'accesso e l'utilizzo delle comunicazioni elettroniche, compresi i servizi di emergenza, da parte degli utenti disabili. Mira inoltre rafforzare la tutela della vita privata e la riservatezza dei dati a carattere personale nel settore delle comunicazioni elettroniche, in particolare attraverso disposizioni più rigorose in materia di sicurezza e migliori meccanismi di controllo. La commissione per il mercato il mercato intero e la protezione dei consumatori ha adottato la relazione di Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK) lo scorso 18 luglio.

 

La terza proposta riguarda l'istituzione di una nuova autorità indipendente, in sostituzione del gruppo di regolatori europei (GRE), che operi in stretta cooperazione con le autorità nazionali di regolamentazione e con la stessa Commissione. L'autorità dovrebbe fornire assistenza tecnica alla Commissione e fungere da centro di competenze in materia di reti e servizi di comunicazione elettronica a livello della UE. La nuova autorità dovrebbe inoltre assumere le funzioni fin qui rivestite dall'Agenzia europea per la sicurezza delle reti (ENISA), superando così molti dei problemi individuati nel funzionamento di tale agenzia. La commissione per l'industria, la ricerca e l'energia ha approvato la relazione di Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES) lo scorso 17 luglio.

 

Il Parlamento dovrebbe votare queste tre relazioni nel corso della prossima sessione (22-25 settembre).

 
 

Link utili

 

Proposta della Commissione recante modifica delle direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica
 

Proposta della Commissione recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori

 

Proposta della Commissione che istituisce un'Autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche

 

 

Riferimenti

 

Catherine TRAUTMANN (PSE, FR)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica delle direttive 2002/21/CE che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i servizi di comunicazione elettronica, 2002/19/CE relativa all'accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate, e all'interconnessione delle medesime e 2002/20/CE relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di comunicazione elettronica

Doc.: A6-0321/2008

&

Malcolm HARBOUR (PPE/DE, UK)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 2002/22/CE relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica, della direttiva 2002/58/CE relativa al trattamento dei dati personali e alla tutela della vita privata nel settore delle comunicazioni elettroniche e del regolamento (CE) n. 2006/2004 sulla cooperazione per la tutela dei consumatori

Doc.: A6-0318/2008

&

Pilar del CASTILLO VERA (PPE/DE, ES)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'Autorità europea del mercato delle comunicazioni elettroniche

Doc.: A6-0316/2008

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 2.9.2008

 

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Sfruttare al meglio il "dividendo digitale"

 

Nel dibattito sul "pacchetto telecom", l'Aula esaminerà una relazione che chiede un approccio coordinato a livello UE sull'uso dello spettro radio liberato con il passaggio alla TV digitale, il "dividendo digitale", che consentirà anche l'offerta di nuovi servizi. Auspicando maggiori investimenti nelle nuove tecnologie, si sollecitano orientamenti europei per l'assegnazione delle frequenze, tenendo conto dell'interesse generale e degli utilizzatori senza licenza, ma tutelando gli attuali utenti.

 

Lo spettro radio «è una risorsa naturale scarsa e, nel contempo, un bene pubblico, e un suo uso efficiente è indispensabile per assicurarne l'accesso alle varie parti interessate che desiderano offrire servizi connessi». E' quanto sostiene la relazione di Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT) sottolineando che il passaggio dalla televisione terrestre analogica a quella digitale entro la fine del 2012 «libererà una quantità di spettro senza precedenti in Europa, grazie alla maggiore efficienza di trasmissione offerta dal digitale». Con la tecnologia digitale, infatti, è possibile trasmettere da 6 a 8 canali televisivi ricorrendo alla quantità di spettro necessaria a un solo canale analogico. Secondo uno studio commissionato dal Parlamento europeo, il passaggio al digitale libererà fino al 75% dello spettro ad alta definizione. Questa porzione di spettro è comunemente nota come "dividendo digitale".

 

La relazione rileva peraltro che la conversione immediata al digitale in alcuni Stati membri e le differenze constatate nei piani di conversione nazionali «richiedono una risposta a livello comunitario senza attendere l'entrata in vigore delle direttive di riforma» (il "pacchetto telecom"). Sottolinea poi l'importanza dell'accesso e dell'uso efficiente dello spettro, nonché la necessità di accedere a servizi a banda larga al fine di superare il "divario digitale". Evidenzia inoltre i potenziali vantaggi di un approccio coordinato all'uso dello spettro nell'Unione europea in termini di economia di scala e di sviluppo di servizi interoperabili senza fili, «evitando la frammentazione, che conduce all'impiego subottimale di questa scarsa risorsa». Ferma restando la necessità di una più stretta cooperazione e di una maggiore flessibilità ai fini di un efficiente sfruttamento dello spettro, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero «raggiungere un opportuno equilibrio tra flessibilità e grado di armonizzazione, al fine di trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale».

 

I deputati sollecitano poi gli Stati membri a liberare «quanto prima possibile» i propri dividendi digitali, così da permettere ai cittadini europei di beneficiare dello sviluppo di nuovi servizi innovativi e competitivi. Riconoscono, infatti, che l'aumentata efficienza dello spettro della televisione digitale terrestre dovrebbe consentire la riassegnazione di circa 100 MHz di dividendo digitale alla banda larga mobile e ad altri servizi (quali i servizi di pubblica sicurezza, l'identificazione delle radiofrequenze e le applicazioni di sicurezza stradale), «assicurando allo stesso tempo che i servizi di radiodiffusione continuino a prosperare». A patto però che lo spettro «sia gestito quanto più efficientemente ed efficacemente possibile», al fine di evitare interferenze con la trasmissione di programmi a diffusione digitale di alta qualità. Più in particolare, il dividendo digitale offre all’Europa l'opportunità di sviluppare la televisione mobile e l’accesso a Internet senza filo, «garantendo nuove opportunità ai cittadini, ai servizi, ai mezzi di comunicazione e alla diversità culturale in tutta l’Unione europea».

 

Nel rilevare che attualmente la maggior parte degli Stati membri è in ritardo rispetto agli altri paesi sviluppati per quanto attiene agli investimenti nelle infrastrutture di comunicazione di nuova generazione, i deputati ritengono che a livello nazionale ed europeo si dovrebbero compiere maggiori investimenti per incentivare l'adozione di prodotti e servizi innovativi. Anche perché, grazie alla accresciuta convergenza tecnologica, sarà presto possibile offrire i nuovi pacchetti multiplay, contenenti tecnologie e servizi innovativi, purché vi sia disponibilità di radiofrequenze utili e di nuove tecnologie interattive che garantiscano interoperabilità, connettività e copertura complete, quali le tecnologie del multimedia mobile e le tecnologie per l’accesso a banda larga senza filo.

 

Secondo i deputati, in caso d’asta per l'assegnazione delle frequenze, gli Stati membri dovrebbero adottare un approccio comune per quanto concerne condizioni e modalità d’asta e allocazione delle risorse generate. Invitando quindi la Commissione a presentare orientamenti sulla base di tali criteri, ribadiscono che il principale principio guida nell'assegnazione del dividendo digitale «dovrebbe consistere nel servire l'interesse generale garantendo il miglior valore sociale, culturale ed economico in termini di offerta maggiore e geograficamente più ampia di servizi e di contenuto digitale per i cittadini». Non deve, quindi, trattarsi solamente «di massimizzare le entrate pubbliche». Sottolineano pertanto che occorre trasparenza nell'assegnazione delle frequenze, tenendo conto di tutti i potenziali utilizzi del nuovo spettro e dei vantaggi che essi presentano per la società. Al contempo, comunque, occorre «tutelare i diritti degli attuali utenti di servizi di media audiovisivi».

 

La relazione, d'altro canto, invita gli Stati membri a riconoscere il valore sociale, culturale ed economico di consentire a utilizzatori senza licenza di accedere al dividendo, in particolare nel caso delle piccole e medie imprese e del settore non profit. Si aumenterebbe così l'efficienza dell'uso dello spettro mediante concentrazione di questi usi senza licenza nelle frequenze attualmente non utilizzate ("spazi bianchi"). Esorta quindi gli Stati membri a esaminare, nell'ambito dell'attribuzione degli spazi bianchi, la necessità di un accesso aperto e senza licenza allo spettro da parte di fornitori di servizi non commerciali e educativi e di comunità locali operanti sulla base di attribuzioni di servizio pubblico. Riconoscendo poi che frequenze particolari sono più adatte a particolari servizi, ritiene che l'attribuzione di piccole quantità di spettro senza licenza in altre frequenze più basse possa incoraggiare l'ulteriore innovazione nei nuovi servizi. E' anche necessario tenere presenti le conseguenze per le reti di dimensioni minori, in particolare le reti locali senza fili, per le quali attualmente non è richiesta alcuna licenza, nonché promuovere l'accesso universale alla banda larga, soprattutto nelle zone rurali.

 

I deputati, infine, sottolineano che le emittenti svolgono un ruolo fondamentale nella difesa dei principi del pluralismo e della democrazia. In tale contesto, credono fermamente che le opportunità offerte dal dividendo digitale consentano alle emittenti pubbliche e private di trasmettere un numero di gran lunga superiore di programmi rispondenti a obiettivi di interesse generale, indicati nella legislazione nazionale, come la promozione della diversità linguistica e culturale.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all’uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale
Comunicazione della Commissione - Priorità della politica dell'UE in materia di spettro radio per il passaggio al digitale nel contesto della prossima Conferenza regionale delle radiocomunicazioni dell'UIT del 2006 (RRC-06)
Risoluzione del Parlamento europeo: Verso una politica europea in materia di spettro radio
Risoluzione del Parlamento europeo su come accelerare la migrazione dalla radiodiffusione televisiva in tecnica analogica a quella digitale

 

Riferimenti

 

Patrizia TOIA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione su "Trarre il massimo beneficio dal dividendo digitale in Europa: un approccio comune all'uso dello spettro liberato dal passaggio al digitale"

Doc.: A6-0305/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.9.2008

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SANITÀ PUBBLICA


Chimica: nuove norme per etichettare sostanze pericolose

 

L'Aula è chiamata a adottare un regolamento che istituisce un nuovo sistema di classificazione ed etichettatura delle sostanze pericolose. Lo scopo è di tutelare i consumatori e l'ambiente, ma anche di ridurre i costi per le imprese. Sulle etichette dovranno figurare pittogrammi e indicazioni di pericolo e consigli di prudenza (generali, di reazione, di conservazione e di smaltimento). Gli imballaggi dovranno essere sicuri e non attirare l'interesse dei bambini o indurre in errore i consumatori.

 

Sulla base di un compromesso negoziato con il Consiglio, la relatrice Lia SARTORI (PPE/DE, IT) proporrà al Parlamento di approvare definitivamente un regolamento che istituisce un nuovo sistema di classificazione ed etichettatura delle sostanze e delle miscele pericolose applicando nell'UE i criteri internazionali stabiliti dal Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), noti sotto la denominazione di Globally Harmonised System of Classification and Labelling of Chemicals (GHS). Se l'Aula farà proprio il maxi-emendamento proposto, il regolamento potrà entrare in vigore il giorno dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Talune sue disposizioni si applicheranno a partire dal 1° dicembre 2010 (sostanze) ed altre dal 1° giugno 2015 (miscele).

 

Basandosi sul GHS, il regolamento armonizza i criteri relativi alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele. Prescrive inoltre che i produttori, gli importatori e gli utilizzatori a valle classifichino le sostanze e le miscele poste sul mercato, mentre i fornitori devono imballarle e etichettarle. Produttori e importatori devono poi notificare all'Agenzia europea delle sostanze chimiche gli elementi di tali classificazione ed etichettatura, qualora non fossero stati sottoposti in base al regolamento REACH. Il regolamento, in un allegato, stabilisce inoltre un elenco di sostanze con le rispettive classificazioni ed elementi per l'etichettatura a livello comunitario. Infine, prevede un inventario delle sostanze costituito da tutte le notifiche, registrazioni e classificazioni armonizzate e dagli elementi relativi all'etichettatura.

 

L'obiettivo generale del regolamento è di assicurare un grado elevato di tutela della salute umana e dell'ambiente, garantendo al tempo stesso la libera circolazione delle sostanze e delle miscele nel mercato interno. L'idea è di classificare e etichettare allo stesso modo prodotti chimici identici che presentano lo stesso pericolo ovunque. Attualmente, ad esempio, una determinata quantità di sostanza (come LD50) è qualificata come "pericolosa" in base al GHS, mentre nell'UE, in Australia, Malesia e Tailandia è indicata come "nociva", per USA, Canada, Giappone e Corea è "tossica", in Nuova Zelanda è "rischiosa" e in Cina è indicata come "non pericolosa". L'uso degli stessi criteri per identificare i pericoli dei prodotti chimici e della stessa etichettatura per descriverli permetterà dunque di accrescere la coerenza, la trasparenza e la comparabilità internazionale delle misure di tutela della salute umana e dell'ambiente. Inoltre, non dovendo valutare le informazioni sui pericoli dei loro prodotti chimici secondo diversi criteri, le imprese avranno minori costi da sostenere.

 

Il regolamento non si applica alle sostanze e alle miscele radioattive, a quelle assoggettate a controllo doganale che sono in deposito temporaneo o in zona franca in vista di una riesportazione, alle sostanze intermedie non isolate ed a quelle utilizzate a fini di ricerca e sviluppo scientifici che non sono immesse sul mercato. D'altro canto, Gli Stati membri possono permettere talune eccezioni in casi specifici per talune sostanze o miscele, «qualora ciò fosse necessario nell'interesse della difesa». Il regolamento, infine, non si applica ai rifiuti, nonché a sostanze e miscele destinate all'utilizzatore finale già coperte da una normativa UE, quali i prodotti medicinali e veterinari, i cosmetici, i dispositivi medici, gli alimenti o mangimi (anche quando sono utilizzati come additivi o sostanze aromatizzanti).

 

Come richiesto dai deputati, fatti salvi eventuali sviluppi in sede ONU, la classificazione e l'etichettatura di sostanze PBT (persistenti, bioaccumulanti e tossiche) e vPvB (molto persistenti e molto bioaccumulanti) andrebbero incluse in seguito nel campo di applicazione del regolamento. Gli Stati membri e la Commissione, pertanto, sono chiamate a promuovere l'armonizzazione dei criteri di classificazione e di etichettatura di tali tipi di sostanze a livello di Nazioni Unite.

 

Norme sull'etichettatura: pittogrammi, avvertenze e consigli di prudenza

 

In forza al regolamento, una sostanza o miscela classificata come pericolosa e contenuta in un imballaggio dovrà essere provvista di un'etichetta che indichi nome, indirizzo e numero di telefono del fornitore e la quantità nominale della sostanza o miscela contenuta negli imballaggi disponibili per il pubblico, se tale quantità non è indicata altrove sull'imballaggio. L'etichetta dovrà inoltre contemplare gli "identificatori" del prodotto (ossia le informazioni che permettono di identificare la sostanza o miscela), nonché, se appropriato, i pittogrammi di pericolo e le avvertenze previste dal provvedimento stesso.

 

I pittogrammi di pericolo sono destinati a comunicare informazioni specifiche sul pericolo in questione. Si presentano con forma di un quadrato poggiante su una punta e sono costituiti da un simbolo nero su fondo bianco, con un bordo rosso sufficientemente largo «da risultare chiaramente visibile». Per i prodotti che comportano un rischio di "tossicità acuta", ad esempio, all'interno del quadrato figura un teschio del tipo usato un tempo dai pirati. Ognuno di essi deve coprire almeno 1/20 della superficie dell’etichetta armonizzata e non misurare meno di 0,5 cm2. Anche le diverse avvertenze, corrispondenti a ciascuna classificazione specifica, figurano in un allegato in cui sono indicati gli elementi dell'etichetta prescritti per ciascuna classe di pericolo. Il regolamento precisa peraltro che se è utilizzata l'avvertenza "pericolo", sull'etichetta non deve figurare la parola "attenzione".

 

L'etichetta dovrà comprendere anche le indicazioni di pericolo corrispondenti alla classificazione di una sostanza o miscela pericolosa. Le indicazioni possono riguardare le proprietà fisiche (“Rischio di esplosione per riscaldamento in ambiente confinato”) o la pericolosità per la salute (“Corrosivo per le vie respiratorie”). Per alcune sostanze o miscele, l'etichetta deve contenere informazioni supplementari. Così, nel caso di pitture e vernici il cui tenore di piombo è superiore allo 0,15% del peso totale della miscela, l'etichetta apposta sull'imballaggio deve recare la seguente dicitura: “Contiene piombo. Non utilizzare su oggetti che possono essere masticati o succhiati da bambini ”. Quella sull'imballaggio delle miscele contenenti più dell'1% di cloro attivo deve invece contenere il seguente monito: “Attenzione! Non utilizzare in combinazione con altri prodotti. Possono formarsi gas pericolosi (cloro)”.

 

L'etichettatura deve anche contemplare dei consigli di prudenza che possono essere scelti tra quelli indicati in un allegato del regolamento, «tenendo conto delle indicazioni di pericolo e degli impieghi previsti o identificati della sostanza o miscela». Vi sono consigli a carattere generale come "Tenere fuori dalla portata dei bambini". Ma sono previsti anche consigli più specifici a scopo preventivo, differenziati a seconda della sostanza: "Evitare il contatto con gli occhi, la pelle o gli indumenti", "Evitare il contatto durante la gravidanza/l’allattamento", "Utilizzare soltanto all’aperto o in luogo ben ventilato". Vi sono poi i consigli in materia di reazione a un evento: "In caso di malessere contattare immediatamente un centro antiveleni o un medico" o "In caso di contatto con la pelle (o con i capelli): togliersi di dosso immediatamente tutti gli indumenti contaminati. Sciacquare la pelle/fare una doccia". Per i casi di incendio, può essere indicato "Estinguere con ..." o, più prudentemente, "Evacuare la zona". Vi sono infine consigli in materia di conservazione - "Proteggere dai raggi solari" o "Conservare sotto chiave" - e di smaltimento.

 

Il regolamento prevede peraltro disposizioni particolari relative all'etichettatura applicabile alle bombole del gas, ai contenitori di gas destinati al propano, al butano o al gas di petrolio liquefatto, agli aerosol e ai contenitori muniti di un dispositivo sigillato di polverizzazione e contenenti sostanze classificate come presentanti un pericolo in caso di aspirazione, ai metalli in forma massiva, alle leghe, alle miscele contenenti polimeri, alle miscele contenenti elastomeri e, infine, agli esplosivi immessi sul mercato al fine di ottenere un effetto esplosivo o pirotecnico. Norme specifiche sono poi previste per le sostanze e miscele contenute in imballaggi più piccoli o in contenitori monouso.

 

Più in generale, l'etichetta dovrà essere apposta «fermamente» su una o più facce dell'imballaggio che contiene direttamente la sostanza o la miscela e dovrà essere leggibile orizzontalmente con l'imballaggio disposto in modo normale. Il colore e la presentazione dell'etichetta dovranno poi essere tali che il pittogramma di pericolo se ne distingua chiaramente. Inoltre, gli elementi dell'etichetta dovranno essere riportati in modo chiaro e indelebile, distinguersi chiaramente dallo sfondo ed avere una dimensione e una spaziatura che li rendano «facilmente leggibili». Il provvedimento definisce inoltre le norme riguardo alla disposizione delle informazioni sull'etichetta nonché prescrizioni particolari relative all'etichettatura dell'imballaggio esterno, dell'imballaggio interno e dell'imballaggio unico. Sull'etichetta e sull'imballaggio, comunque, è vietato apporre affermazioni quali "non tossico", "non nocivo", "ecologico" o qualsiasi altra indicazione che lasci supporre che una sostanza o una miscela non siano pericolose o che sia incoerente con la loro classificazione.

 

Accogliendo nella sostanza quanto richiesto dai deputati, il regolamento prevede che dopo tre anni dalla sua adozione l'Agenzia conduca uno studio sulla comunicazione e l'informazione al pubblico riguardo all'uso sicuro delle sostanze e delle miscele, nonché sulla potenziale necessità di fornire informazioni addizionali in etichetta. Tale studio dovrà essere realizzato in consultazione delle autorità competenti e dei soggetti interessati, e portare a un codice di buone prassi. La Commissione, inoltre, dovrà presentare una relazione fondata sullo studio e, se del caso, proporre delle modifiche al regolamento.

 

Imballaggi sicuri, che non attirano l'attenzione dei bambini

 

Il regolamento stabilisce anche norme riguardo agli imballaggi che contengono sostanze o miscele pericolose. Questi, infatti, dovranno essere concepiti e realizzati in modo tale da «impedire qualsiasi fuoriuscita del contenuto», tranne nei casi in cui sono prescritti speciali dispositivi di sicurezza. I materiali che costituiscono l’imballaggio e la chiusura, inoltre, non dovranno poter essere deteriorati dal contenuto, né poter formare con questo composti pericolosi. Tutte le parti dell’imballaggio e della chiusura, poi, dovranno essere «solide e robuste», in modo da escludere qualsiasi allentamento e da «sopportare in piena sicurezza le normali sollecitazioni di manipolazione». Gli imballaggi costituiti da recipienti muniti di un sistema di chiusura che può essere riapplicato dovranno essere congegnati in modo che il recipiente possa essere richiuso varie volte senza fuoriuscite del contenuto.

 

Gli imballaggi contenenti una sostanza o miscela offerta al pubblico non dovranno inoltre avere una forma o un design «che attiri o risvegli la curiosità attiva dei bambini o sia tale da indurre i consumatori in errore». Non potranno avere neanche una presentazione o un design simile a quelli utilizzati per prodotti alimentari, mangimi, medicinali o cosmetici, che potrebbero indurre in errore i consumatori. In alcuni casi, gli imballaggi dovranno poi essere muniti di una chiusura di sicurezza per i bambini. Gli imballaggi dovranno inoltre recare un'indicazione di pericolo riconoscibile al tatto nei casi di sostanze o miscele fornite al pubblico e classificate per tossicità acuta, corrosione della pelle, mutagenicità sulle cellule germinali, cancerogenicità, tossicità per la riproduzione, sensibilizzazione della pelle o delle vie respiratorie, come pericolose in caso di aspirazione o come gas, liquidi e solidi infiammabili.

 

Verso un'armonizzazione delle informazioni da fornire ai Centri Antiveleno

 

In forza al regolamento gli Stati membri dovranno designare uno o più organismi (Centri antiveleno) a cui gli importatori e gli utilizzatori a valle che immettono miscele sul mercato saranno tenuti a comunicare le informazioni utili, in particolare riguardo alle misure di prevenzione e cura, specialmente in caso di risposta di emergenza sanitaria. Come richiesto dai deputati, entro 3 anni dall'entrata in vigore del provvedimento, la Commissione dovrà valutare la possibilità di armonizzare le informazioni da fornire a tali centri e di stabilire un formato unico per la trasmissione delle informazioni. Potrà quindi integrare il regolamento con un allegato che specifichi queste disposizioni.

 

Tutela del segreto commerciale e test sugli animali

 

Un produttore, importatore o utilizzatore a valle di una sostanza presente in una miscela, potrà chiedere all'Agenzia di essere autorizzato a utilizzare un nome chimico alternativo qualora possa dimostrare che l'indicazione dell'identità chimica della sostanza pregiudichi il segreto commerciale, in particolare i propri diritti di proprietà intellettuale. Una domanda del genere dovrà essere accompagnata dal pagamento di una tassa determinata dalla Commissione europea. Come richiesto dai deputati, alle piccole e medie imprese sarà imposta una tassa ridotta.

 

Qualora fossero realizzate nuove prove ai fini del regolamento, i test su animali devono essere compiuti - nel rispetto della legislazione UE (direttiva 86/609/CEE) - «soltanto se non esistono alternative in grado di fornire dati affidabili e di qualità». Sono inoltre vietati i test sull'uomo e su primati non umani. D'altra parte, i dati ottenuti da altre fonti, come studi clinici, possono essere utilizzati ai fini del regolamento.

 

Il regolamento, infine prevede che i fornitori di una filiera industriale debbano cooperare per rispettare i requisiti relativi alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio. I fornitori dovrebbero anche cooperare attraverso la costituzione di un network per condividere i dati e le esperienze nella classificazione delle sostanze e delle miscele. Tale network potrebbe anche essere usato per lo scambio di informazioni e delle migliori prassi allo scopo di semplificare il rispetto degli obblighi in materia di notifica.

 

Background - GHS e sistema UE attuale

 

Il GHS è stato approvato nel dicembre 2002 dal comitato di esperti delle Nazioni Unite sul trasporto di merci pericolose e sul sistema generale armonizzato di classificazione e di etichettatura dei prodotti chimici (CETMD/GHS) che definisce criteri armonizzati per la classificazione e l'informazione sui pericoli per diversi destinatari (consumatori, lavoratori, operatori dei servizi di soccorso) e nei trasporti. Il GHS è gia in uso in Giappone e Nuova Zelanda. E' invece in fase di attuazione nell'UE, in Turchia, Australia, Brasile, Cile, Canada, Corea del Nord, Corea del Sud, Filippine, Vietnam. E' in corso di valutazione in altri paesi come USA, Messico, Russia, Cina, Tailandia e Sud Africa.

 

Il sistema attuale di classificazione e di etichettatura dei prodotti chimici dell'UE - concettualmente simile al GHS - si basa essenzialmente sui seguenti tre atti: la direttiva sulle sostanze pericolose (67/548/CEE), la direttiva sui preparati pericolosi (1999/45/CE) e la direttiva sulla scheda dei dati di sicurezza (91/155/CEE). Queste disposizioni sono state riprese nel regolamento sulla registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH). Quest'ultimo contiene riferimenti alla classificazione delle sostanze e della preparazione, nonché alle schede dei dati sulla sicurezza, ma non stabilisce i criteri per tale classificazione, la cui identificazione costituisce il nucleo del sistema GHS.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Regolamento REACH

Sito della Commissione

 

 

Riferimenti

 

Lia SARTORI (PPE/DE, IT)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele e recante modifica della direttiva 67/548/CEE e del regolamento (CE) n. 1907/2006

Doc.: A6-0140/2008

&

Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica le direttive 76/768/CEE, 88/378/CEE, 1999/13/CE del Consiglio e le direttive 2000/53/CE, 2002/96/CE e 2004/42/CE allo scopo di adeguarle al regolamento (CE) n. … relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele e recante modifica della direttiva 67/548/CEE e del regolamento (CE) n. 1907/2006

Doc.: A6-0142/2008

&

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (CE) n. 648/2004 per adeguarlo al regolamento (CE) n. … relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele e recante modifica della direttiva 67/548/CEE e del regolamento (CE) n. 1907/2006

Doc.: A6-0141/2008

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 3.9.2008

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AGRICOLTURA


Vietare la clonazione di animali a scopi alimentari?

 

Un'interrogazione orale aprirà un dibattito in Aula sulla clonazione degli animali. Rilevando le sue conseguenze negative sul benessere degli animali, i deputati vorrebbero conoscere le misure attuate per informare i consumatori. Chiedono poi se la clonazione di animali a scopi alimentari sia eticamente giustificata e se vi sia l'intenzione di vietarla e di proibire le importazioni di animali clonati e della loro prole, nonché dei loro prodotti. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

I deputati ricordano che la direttiva 98/58/CE stabilisce che "Non devono essere praticati l'allevamento naturale o artificiale o procedimenti di allevamento che provochino o possano provocare agli animali in questione sofferenze o lesioni". Inoltre, il protocollo sulla protezione e il benessere degli animali impone alla Comunità e agli Stati membri «di tenere in debita considerazione i requisiti relativi al benessere degli animali nella formulazione e nell'attuazione delle politiche agricole e nella ricerca».

 

Alla luce di tale situazione, Neil PARISH (PPE/DE, UK), in nome della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, rivolge alla Commissione le seguenti domande:

  • È la Commissione d'accordo sul fatto che la clonazione ha conseguenze negative sul benessere degli animali e ridurrà significativamente la diversità genetica tra le popolazioni zootecniche, accrescendo le probabilità che intere mandrie siano decimate da malattie cui sono predisposte?

  • Può la Commissione fornire indicazioni di lungo termine in materia di benessere e salute degli animali clonati e della loro prole?

  • Quali misure ha finora adottato per informare i consumatori e promuovere dibattiti pubblici sulla clonazione degli animali e le sue potenziali implicazioni (violazioni delle norme in materia di salute e benessere degli animali, salute e sicurezza umana e impatto sulla biodiversità)?

  • Ritiene la Commissione che la clonazione di animali e della loro prole a scopi alimentari sia giustificata dal punto di vista etico e su quali elementi basa la sua valutazione?

  • Quali misure ha adottato finora per impedire che le importazioni di generi alimentari ottenuti da animali clonati e dalla loro prole siano introdotte nella catena alimentare?

  • Intende la Commissione presentare proposte concrete per vietare la clonazione di animali a scopi alimentari, le importazioni di animali clonati, della loro prole e del loro sperma nonché di prodotti ottenuti da animali clonati o dalla loro prole?

 

Link utili

 

Direttiva del Consiglio riguardante la protezione degli animali negli allevamenti (98/58/CE)

 

Riferimenti

 

Interrogazione orale - Clonazione di animali a scopi alimentari

Doc.: O-0069/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 2.9.2008

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POLITICA SOCIALE


Presentazione del pacchetto sociale

 

Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sul pacchetto sociale presentato lo scorso mese di luglio nel quadro dell'agenda sociale rinnovata. Si tratta di 19 iniziative in tema di occupazione e affari sociali, istruzione e giovani, salute, società dell'informazione e affari economici. Ma il tema della mobilità dei pazienti sarà affrontato nel corso della prossima sessione. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Le iniziative della Commissione sono incentrate sulle seguenti priorità:

 

1. Prepararsi al domani: i bambini e i giovani

2. Investire in risorse umane: gestire il cambiamento

3. Consentire vite più lunghe e più sane

4. Combattere la discriminazione

5. Rafforzare gli strumenti

6. Orientare le priorità a livello internazionale

7. Combattere povertà ed esclusione sociale

 

La Commissione propone ad esempio un testo legislativo volto a colmare le lacune del quadro giuridico esistente e a tutelare da discriminazioni fondate su religione o convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali in settori diversi dall'occupazione.

 

Il pacchetto comprende poi una proposta di direttiva sull'istituzione di un comitato d'impresa europeo o di una procedura volta a informare e consultare i lavoratori nelle imprese di dimensione europea. Include poi una proposta di direttiva sull'attuazione dell'accordo concluso dall'associazione europea degli armatori europei e il rispettivo sindacato dei lavoratori.

 

Per quanto riguarda i giovani, la Commissione ha adottato una comunicazione sul miglioramento delle competenze che propone anche un programma di cooperazione tra gli Stati membri volto a adattare i sistemi scolastici alle necessità degli alunni e dei datori di lavoro. E' anche proposta una raccomandazione al Consiglio sulla mobilità dei giovani volontari europei.

 

Le proposte in materia di salute, come la direttiva sulla mobilità dei pazienti, sarà discussa dal Parlamento in occasione della sessione che si terrà alla fine di settembre.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Agenda sociale rinnovata: Opportunità, accesso e solidarietà nell'Europa del XXI secolo
Sito sull'agenda sociale rinnovata (in inglese)

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Pacchetto sociale

Dibattito: 2.9.2008

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DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ


Colmare il divario retributivo tra uomini e donne

 

Una relazione all'esame dell'Aula sollecita misure per colmare le differenze salariali tra uomini e donne, anche imponendo ai datori di lavoro di elaborare piani d'azione specifici. Chiede inoltre di eliminare penalizzazioni derivanti dal congedo maternità e dall'attività autonoma e di promuovere l'imprenditoria femminile. Nel rilevare gli effetti positivi delle "quote rosa" in politica, auspica una politica UE contro la tratta delle donne e misure per scoraggiare la domanda di prostituzione.

 

Nel rispondere al rapporto della Commissione sulla parità tra le donne e gli uomini nel 2008, la relazione di Iratxe GARCÍA PÉREZ (PSE, ES) ribadisce anzitutto la doppia natura della politica sulla parità di opportunità a livello comunitario, che da un lato assicura che la parità tra uomini e donne sia rispettata in tutti gli ambiti politici e, dall'altro, riduce, con interventi specifici, la discriminazione nei confronti delle donne.

 

Nuove misure per colmare il divario retributivo

 

I deputati manifestano preoccupazione dinanzi alla mancanza di progressi per quanto riguarda il divario nella retribuzione tra uomini e donne, che si è stabilmente assestato sul 15% dal 2003, scendendo di un solo punto dal 2000. Esortano pertanto la Commissione e gli Stati membri a valutare le strategie e le azioni in tale ambito e, ove opportuno, a stabilire, in collaborazione con le parti sociali, nuove misure, o nuovi approcci nell'applicazione delle misure esistenti, per migliorare la situazione. A tale riguardo, sostengono la proposta volta a rafforzare la legislazione europea applicabile in materia, «imponendo ai datori di lavoro l'obbligo di eseguire verifiche sui salari e di elaborare piani d'azione specifici atti a colmare il divario salariale».

 

La relazione osserva peraltro che anche le donne con un livello d'istruzione superiore agli uomini «percepiscono salari inferiori, ottengono impieghi più precari e avanzano più lentamente nella carriera» rispetto a quest'ultimi. Nell'esortare quindi la Commissione e gli Stati membri a esaminare le ragioni e a trovare delle soluzioni, chiede inoltre di istituire la giornata internazionale della parità retributiva il 22 febbraio.

 

... e combattere le altre discriminazioni in ambito lavorativo

 

I deputati invitano la Commissione e gli Stati membri a adottare le misure necessarie ad attuare l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche sociali e in materia di occupazione e sicurezza sociale e a combattere ogni forma di discriminazione. Rilevano infatti che vi sono sempre notevoli differenze tra le donne e gli uomini in tutti gli altri aspetti relativi alla qualità dell'ambiente di lavoro. Ad esempio, i tassi di occupazione delle donne con figli a carico raggiungono solo il 62,4%, rispetto al 91,4% degli uomini. Inoltre la partecipazione delle donne al mercato del lavoro à ancora ampiamente caratterizzata da un'elevata e crescente quota di lavoro parziale, pari al 31,4% per le donne nell'UE a 27 rispetto al 7,8% degli uomini, cosicché le donne rappresentano il 76,5% dei lavoratori a tempo parziale. Anche i contratti di lavoro a tempo determinato sono più frequenti tra le donne (15,1%, ossia un punto in più rispetto agli uomini), mentre la disoccupazione di lunga durata è sempre molto più frequente per le donne (4,5%) che per gli uomini (3,5%).

 

Nel ricordare che qualsiasi politica in materia di conciliazione della vita professionale e familiare deve basarsi sul principio della libera scelta delle persone ed essere adeguata alle diverse fasi della vita, i deputati ritengono che l'accordo quadro relativo al congedo parentale possa essere migliorato nei seguenti punti: attuazione di misure volte a incoraggiare i padri a prendere un congedo parentale, rafforzamento dei diritti dei lavoratori che prendono un congedo parentale e attenuazione del regime di congedi, aumento della durata e dell'indennizzo del congedo parentale. Gli Stati membri dovrebbero inoltre proporre misure specifiche per ridurre gli effetti negativi dei congedi di maternità sulla carriera, la retribuzione e i diritti pensionistici. Le imprese sono invece invitate ad applicare misure flessibili di politica familiare volte a facilitare la ripresa lavorativa dopo un'interruzione di carriera.

 

Allo stesso tempo occorre migliorare la disponibilità, la qualità e l'accesso dei servizi per la cura dell'infanzia e dei servizi per la cura delle persone a carico ed assicurare la compatibilità di tali servizi con gli orari di lavoro a tempo pieno delle persone su cui ricade la responsabilità dell'assistenza a bambini e a persone non autosufficienti.

 

La relazione chiede poi alla Commissione di modificare senza indugio la direttiva 86/613/CEE relativa all'applicazione del principio della parità di trattamento fra gli uomini e le donne che esercitano un'attività autonoma, comprese le attività nel settore agricolo, al fine di eliminare la discriminazione indiretta, di sviluppare un obbligo positivo di parità di trattamento e di migliorare la situazione giuridica delle mogli coadiuvanti. Invitando poi gli Stati membri ad attribuire una particolare attenzione alla presenza di strutture a sostegno della maternità per le donne che esercitano un'attività indipendente, chiede anche di promuovere l'imprenditorialità femminile nel settore industriale e di fornire assistenza finanziaria e strutture di consulenza professionale alle donne che costituiscono società.

 

Promuovere l'attività politica delle donne: le quote rosa hanno effetti positivi

 

Ritenendo che, nel complesso, la partecipazione delle donne al processo decisionale, a livello locale, nazionale e comunitario, «sia insufficiente», i deputati invitano la Commissione, gli Stati membri e i partiti politici a prendere in considerazione «azioni positive volte a migliorare la situazione». In tale contesto, sottolineano «gli effetti positivi dell'uso delle quote elettorali sulla rappresentanza delle donne».

 

Combattere la violenza: politiche UE contro la tratta delle donne

 

La relazione  sottolinea l'importanza di combattere la violenza contro le donne e invita pertanto gli Stati membri e la Commissione a intraprendere un'azione concertata in tale ambito, anche attraverso nuove misure. Più in particolare, invita la Commissione e il Consiglio a creare una base giuridica chiara per combattere tutte le forme di violenza contro le donne e a prendere una decisione sulla piena comunitarizzazione di politiche finalizzate alla lotta contro la tratta di esseri umani e sulle relative questioni dell'immigrazione e dell'asilo, specie sul diritto di asilo per motivi di repressione e persecuzione fondati sul genere.

 

I deputati invitano inoltre la Commissione e gli Stati membri a unire i loro sforzi nella lotta contro la criminalità organizzata e le reti di traffici, nonché a adottare e rafforzare misure legislative, amministrative, educative, sociali e culturali volte a «scoraggiare la domanda di prostituzione». Allo stesso tempo, prendendo atto dell'importanza del fatto che le donne abbiano il controllo dei propri diritti sessuali e riproduttivi, sostengono le misure e le azioni volte a migliorare l'accesso delle donne ai servizi della salute sessuale e riproduttiva e ad aumentare la consapevolezza dei loro diritti e dei servizi disponibili.

 

 

Link utili

Relazione della Commissione: Parità tra le donne e gli uomini - 2008
Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini 2006-2010
Decisione del Consiglio relativa al programma concernente la strategia comunitaria in materia di parità tra donne e uomini (2001-2005)

 

 

Riferimenti

 

Iratxe GARCÍA PÉREZ (PSE, ES)

Relazione sulla parità tra le donne e gli uomini - 2008

Doc.: A6-0325/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.9.2008

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Pubblicità: codici etici contro gli stereotipi sulle donne

 

Gli stereotipi di genere esistono ancora in ampia misura nei media e nella pubblicità e devono essere eliminati. E' quanto sostiene una relazione all'esame dell'Aula chiedendo codici etici e un comportamento più responsabile nel ricorso a modelle "anoressiche" nei mass media e nella pubblicità. Sollecita poi un'attenzione particolare nella diffusione degli stereotipi nei videogiochi, su internet e nei programmi per bambini. Esorta quindi il monitoraggio dei media e campagne di sensibilizzazione.

 

Sottolineando l’importanza di dare alle donne e agli uomini «le stesse possibilità di svilupparsi come individui a prescindere dal sesso di appartenenza», la relazione di Eva-Britt SVENSSON (GUE/NGL, SE) rileva che gli stereotipi di genere esistono ancora «in ampia misura», malgrado i diversi programmi comunitari volti a conseguire la parità tra i sessi, e «devono essere eliminati». Osserva inoltre come la discriminazione di genere nei media sia tuttora diffusa, mentre la pubblicità e i media che presentano stereotipi di genere «possono essere considerati come parte di tale fenomeno».

 

Per i deputati, infatti, la pubblicità è una componente dell'economia di mercato che, a causa della sua pervasività, «ha un'innegabile influenza sul comportamento dei cittadini e la formazione delle loro opinioni». Con il marketing, poi, crea cultura «anziché esserne semplicemente il riflesso». La pubblicità, inoltre, presenta sovente la vita reale degli uomini e delle donne «in modo caricaturale». Quella che presenta stereotipi di genere, per di più, «limita le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi e “rinchiude” gli individui in ruoli prestabiliti, artificiali e spesso umilianti, degradanti e instupidenti per entrambi i sessi».

 

Codici etici e di condotta per la pubblicità, no alle modelle "anoressiche"

 

I deputati esortano quindi le istituzioni dell’UE a seguire e/o elaborare codici etici e norme giuridiche applicabili ai creatori e distributori di pubblicità, precisando la nozione di pubblicità discriminatoria ed esigendo il rispetto dei valori della dignità umana. Sollecitano poi l'elaborazione di un "Codice di condotta" per la pubblicità che preveda «il rispetto del principio della parità tra uomini e donne nei comunicati commerciali» ed eviti «le stereotipizzazioni sessiste e ogni sfruttamento o rappresentazione degradante di uomini e donne».

 

Gli Stati membri, dal canto loro, dovrebbero provvedere con idonei mezzi affinché il marketing e la pubblicità garantiscano il rispetto della dignità umana e dell'integrità della persona, non comportino discriminazioni dirette o indirette né contengano alcun incitamento all'odio basato su sesso, razza o origine etnica, religione o convinzioni personali, disabilità, età o orientamento sessuale, e non contengano elementi che, valutati nel loro contesto, approvino, esaltino o inducano alla violenza contro le donne.

 

La relazione osserva peraltro che la rappresentazione mediatica dell'ideale corporeo «può influire negativamente sull'autostima delle donne», in particolare delle adolescenti e di quante sono esposte al rischio di disordini alimentari, come l'Anoressia nervosa e la Bulimia nervosa. Raccomanda quindi che gli operatori radiotelevisivi, gli editori di periodici e i pubblicitari adottino un «comportamento editoriale più responsabile» nei confronti della scelta di donne estremamente magre come modello e «optino per una varietà più realistica di figure corporee». Invita in particolare i pubblicitari «a considerare con maggiore attenzione il ricorso a modelle estremamente magre per la pubblicità dei prodotti».

 

Un'attenzione particolare ai programmi per bambini e ai videogiochi

 

I deputati notano poi che «la stereotipizzazione è utilizzata nel marketing diretto sia agli adulti che ai bambini» e sottolineano che la presenza di stereotipi negli spot pubblicitari trasmessi durante i programmi per bambini costituisce «un vero problema a causa delle sue potenziali ripercussioni sulla socializzazione di genere e, di conseguenza, sul modo in cui i bambini vedono se stessi, i propri familiari e il mondo esterno». Di conseguenza, gli sforzi volti a combattere gli stereotipi di genere nei media e nella pubblicità dovrebbero essere affiancati da strategie e misure educative per sensibilizzare i bambini fin dall'infanzia e per sviluppare il senso critico fin dall'età adolescenziale.

 

Richiamano inoltre l’attenzione sulla relazione concernente la violenza contro le donne elaborata da Amnesty International nel 2004 che mette in evidenza come i nuovi media elettronici presentino un'immagine «stereotipata, sessista e spesso degradante delle donne» e conclude che la maggioranza dei videogiochi costituisce un ulteriore elemento di riproposta di stereotipi discriminatori contro le donne «che perpetuano e banalizzano le violazioni contro i loro diritti umani». Secondo i deputati, è necessario mettere in discussione la suddivisione tradizionale dei ruoli ed eliminare, in particolare, i messaggi che ledono la dignità umana e che contengono stereotipi di genere veicolati dai testi scolastici, dai giocattoli, dai videogiochi per PC e console, da Internet e dalle nuove tecnologie di informazione e di comunicazione (TIC) e dalla pubblicità trasmessa dai vari tipi di media.

 

La relazione rileva inoltre «con estrema preoccupazione» che l'offerta di prestazioni sessuali sulla stampa, compresi i quotidiani locali, oltre a rafforzare lo stereotipo della donna-oggetto, rende tali messaggi visibili ed accessibili ai minori.

 

Monitoraggio dei media, premi e campagne di sensibilizzazione

 

Gli Stati membri, secondo i deputati, dovrebbero istituire organi nazionali preposti al monitoraggio dei media, con una sezione per la parità di genere dotata di competenze specifiche. Questa avrebbe il compito di ricevere i reclami del pubblico, di aggiudicare premi per la parità ai professionisti dei mass media e della pubblicità e di effettuare studi, nonché predisporre relazioni sul tema delle donne nei mezzi di comunicazione e svolgere un monitoraggio regolare e sistematico delle rappresentazioni di genere nei contenuti mediatici. Anche il futuro Istituto europeo per le questioni di genere potrebbe intraprendere ricerche in tal campo.

 

Inoltre, sottolineano la necessità di buoni esempi da una prospettiva di genere nel campo dei media e della pubblicità «per mostrare che un cambiamento è possibile e auspicabile» e  ritengono che tutti gli Stati membri debbano ufficializzare l'aggiudicazione di un premio dell'industria pubblicitaria e di un premio del pubblico per i messaggi pubblicitari che si allontanano maggiormente dagli stereotipi sessisti «per dare un'immagine positiva e valorizzante delle donne, degli uomini e dei rapporti fra i due sessi». Sollecitano infine il lancio in tutta l'UE di campagne di sensibilizzazione a tolleranza zero verso gli insulti a sfondo sessista o le immagini degradanti della donna sui media.

 

 

Riferimenti

 

Eva-Britt SVENSSON (GUE/NGL, SE)

Relazione sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini

Doc.: A6-0199/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.9.2008 

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SVILUPPO E COOPERAZIONE


Sviluppo: ridurre di 3/4 la mortalità per gravidanza

 

Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sul quinto Obiettivo di sviluppo del Millennio: il miglioramento della salute materno-infantile, che raccomanda la riduzione di tre quarti del tasso di mortalità materna e di raggiungere, entro il 2015, l'accesso universale alla salute riproduttiva. Ogni anno più di mezzo milione di donne muore a causa di complicazioni curabili e prevenibili del parto e della nascita. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

Gli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) sono stati stabiliti in base alle azioni e ai target contenuti nella Dichiarazione adottata da 189 nazioni e sottoscritta da 147 capi di Stato e di governo in occasione del Vertice delle Nazioni Unite nel settembre del 2000. Questi dovrebbero essere raggiunti entro il 2015 rispondendo alle maggiori sfide mondiali per lo sviluppo: sradicare la povertà estrema e la fame (1), garantire l'educazione primaria universale (2), promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne (3), ridurre la mortalità infantile (4), migliorare la salute materna (5), combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie (6), garantire la sostenibilità ambientale (7) e sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo (8).

 

Gli OSM raccolgono, in un unico pacchetto, molti dei più importanti impegni assunti separatamente durante le conferenze internazionali e i vertici nel corso degli anni '90. Riconoscono, in modo esplicito, l'interdipendenza tra crescita, riduzione della povertà e sviluppo sostenibile e rilevano che lo sviluppo si basa sulla governance democratica, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti umani, nonché sulla pace e sulla sicurezza. Si fondano su target misurabili e vincolanti nel tempo, accompagnati da indicatori per monitorare i progressi. Più in particolare, gli 8 Obiettivi si articolano in 21 target quantificabili che sono misurati da 60 indicatori.

 

Il quinto Obiettivo del Millennio prevede di migliorare la salute materno-infantile. I target utilizzati sono due: ridurre, tra il 1990 e il 2015, di tre quarti il tasso di mortalità materna e raggiungere, entro il 2015, l'accesso universale alla salute riproduttiva. Gli indicatori utilizzati per misurare il raggiungimento dei target sono il tasso di mortalità materna, la proporzione di nascite assistite da personale sanitario specializzato e il tasso di diffusione di contraccettivi, nonché il tasso di nascita tra le adolescenti, l'assistenza prenatale e i bisogni non realizzati per la pianificazione familiare.

 

Secondo quanto riportato dal Millennium Development Goals Report del 2007, i livelli di mortalità materna rimangono inaccettabili tra i paesi in via di sviluppo, soprattutto nell'Africa sub-sahariana e nel sud dell'Asia. Ogni anno, infatti, più di mezzo milione di donne muore a causa di complicazioni curabili e prevenibili del parto e della nascita. Nell'Africa sub-sahariana, ad esempio, il rischio per una donna di morire per questo tipo di complicazioni nel corso della sua vita è di 1 su 16, in confronto a 1 su 3800 nei paesi sviluppati.

 

La grande maggioranza di morti materne potrebbe essere prevenuta con servizi sanitari appropriati prima, durante e dopo la gravidanza e attraverso interventi salva-vita laddove emergano delle complicazioni. Le disparità nel supporto fornito alle donne durante la gravidanza e la nascita sono evidenti tra paesi e all'interno di essi. Secondo le inchieste condotte tra il 1996 e il 2005, in 57 PVS, l'81% delle donne che vivevano in zone urbane hanno goduto del supporto di personale medico specializzato, mentre nelle aree rurali è stato solo del 49%. Inoltre, l'84% delle donne con un livello di educazione secondario o superiore sono state assistite da personale qualificato, più del doppio rispetto al tasso di madri senza un'educazione formale.
 

L'assistenza prenatale è riconosciuta come elemento centrale dei servizi sanitari per le madri, consentendo di identificare i rischi potenziali della gravidanza. Dal 1990 sono stati fatti progressi in tutte le regioni per assicurare che le donne ricevano almeno una volta durante la gravidanza un'assistenza prenatale (anche in Africa sub-sahariana, più di 2/3 delle donne riceve almeno una volta tale assistenza).

 

Prevenire le gravidanze non pianificate potrebbe evitare circa un quarto delle morti materne, incluse quelle derivanti da aborti non sicuri. Inoltre, la diffusione di contraccettivi è aumentata lentamente dal 55% nel 1990 al 64% nel 2005, ma rimane molto bassa nell'Africa sub-sahariana dove è pari solo il 21%. Infine, in Africa sub-sahariana, nel sud dell'Asia e in America Latina e Caraibi, i tassi di nascita tra le adolescenti rimangono molto alti e non sono diminuiti in modo significativo dal 1990, nonostante la riduzione della fertilità totale in tali regioni.

 

 

Link utili

 

Sito dell'UNDP sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Millennio per lo sviluppo - Obiettivo 5: miglioramento della salute materno-infantile

Dibattito: 3.9.2008

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GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI


Un sistema di allerta UE per i bambini scomparsi

 

Il rapimento dei bambini è tra i crimini più inumani ed è in aumento in Europa. Rilevando come talvolta le vittime siano trasportate aldilà delle frontiere, i deputati sollecitano un sistema di allerta UE per l'immediata trasmissione di particolari sul bambino scomparso, di informazioni sulla sparizione e sui sospetti rapitori, e l'attivazione di un numero verde. Inoltre, gli Stati membri dovrebbero cooperare per consentire di lanciare l'allarme rapidamente in tutti i territori interessati.

 

Il Presidente dovrebbe annunciare l'iscrizione al processo verbale - e quindi l'adozione formale da parte del Parlamento - di una dichiarazione promossa da Roberta ANGELILLI (UEN, IT) e sottoscritta dalla maggioranza dei deputati che invita gli Stati membri a introdurre un sistema di allerta in caso di scomparsa di bambini. Sottolineando come il rapimento dei bambini sia tra i crimini «più inumani», i deputati ricordano infatti che in Europa tali reati sono in aumento e, talvolta, le vittime sono trasportate attraverso le frontiere degli Stati. Rilevano poi che le prospettive di salvare la vita di un bambino rapito diminuiscono via via che passa il tempo e che «non esiste alcun sistema di allerta a livello europeo in caso di scomparsa di un bambino e neppure un sistema nazionale o locale in buona parte dell'UE».

 

L'attivazione di un tale sistema comporterebbe l'immediata trasmissione agli organi d'informazione, alle autorità di frontiera e alle autorità doganali e preposte al mantenimento dell'ordine pubblico di particolari sul bambino smarrito, con la fotografia, se disponibile, di informazioni relative alla scomparsa e/o ai sospetti rapitori e di un numero telefonico da chiamare per fornire informazioni (116 000, se operante). Inoltre, a loro parere, gli Stati membri dovrebbero raggiungere accordi di cooperazione con tutti gli Stati confinanti «in modo da poter lanciare l'allarme rapidamente in tutti i territori interessati». I deputati chiedono poi lo sviluppo di un'organizzazione comune per fornire assistenza e formazione agli organismi nazionali.

 

Background

 

Secondo i dati della Direzione Centrale della Polizia Criminale, il fenomeno dei bambini scomparsi ha riguardato in Italia, nel 2007, 984 bambini e adolescenti. La maggior parte delle denunce, secondo quanto riportato da Telefono Azzurro, concerne minori dai 15 ai 17 anni. Il 75,9% dei minori scomparsi sono stranieri e il 24,1% italiani. Il 49,8% delle denunce si colloca nel Nord Italia, il 25,1% nel Centro, il 25,1% nel Sud e nelle isole.

 

Il concetto di “scomparsa”, ricorda Telefono Azzurro, comprende tutte quelle situazioni in cui si perdono le tracce di un bambino o di un adolescente, indipendentemente dalle cause del suo allontanamento che possono essere molto diverse: rapimento da parte di un estraneo, sottrazione attuata da un genitore), fuga volontaria. La maggior parte dei bambini che “scompaiono” rientrano nella categoria degli allontanamenti volontari. Si tratta, cioè, di bambini e adolescenti che, per diversi motivi, decidono di lasciare l’abitazione familiare o la comunità cui sono affidati. Le sottrazioni di minore, invece, solo in una percentuale residua risultano ad opera di sconosciuti, poiché la maggior parte dei bambini scompare a causa di una persona conosciuta.

 

Guardando ai dati forniti da Child Focus, in Belgio, sono stati aperti 2928 nuovi casi di bambini smarriti nel 2007. Secondo Focus, in Romania, ci sono stati 354 nuovi casi tra la creazione dell'organizzazione nel maggio del 2007 e la fine dello stesso anno. La Fondation pour l’Enfance rileva poi 706 nuovi casi di bambini scomparsi in Francia nel 2007 e Missing People 4802 nuovi casi in Gran Bretagna nel 2007.
 

Telefono Azzurro è membro di Missing Children Europe (European Federation for Missing and Sexually Exploited Children). Tale federazione dal 2001 coordina 21 organizzazioni non governative e associazioni con l’obiettivo di condividere le buone prassi tra i membri e rappresentare i membri presso le Istituzioni europee. Il sistema di child alert, nato negli Stati Uniti ed attualmente esistente (seppur entro i rispettivi confini nazionali) in Gran Bretagna, Grecia e Francia, si basa sulla collaborazione tra polizia e tutte le emittenti nazionali affinché la notizia di un bambino scomparso venga immediatamente e capillarmente diffusa su tutto il territorio.

 

Lo scorso 8 luglio, in occasione del Consiglio informale dei ministri dedicato alla giustizia e agli affari interni, a Cannes, la Presidenza francese ha tentato di convincere i suoi partner europei a dotarsi di sistemi nazionali d'allarme per lottare contro le scomparse di bambini al livello dell'Unione, ma la questione della loro interoperatività suscita ancora dubbi in alcuni Stati membri. Il dispositivo d'ispirazione americana permette alle autorità poliziesche e giudiziarie di dare l'allarme in occasione di una scomparsa di bambino. I mass media, soprattutto televisione e radio, ed anche i pannelli luminosi di segnaletica stradale possono essere utilizzati per trasmettere l'informazione e diffondere fotografie delle vittime.

 

L'obiettivo della Francia, secondo quanto riportato da Agence Europe, è in parte già raggiunto poiché numerosi Stati membri hanno accettato di sviluppare questo tipo di sistemi a livello nazionale, anche se differiscono gli uni dagli altri. «Abbiamo verificato se la maggior parte degli Stati membri si stesse dotando di un sistema di allarme antisequestro. È necessario che sia interoperativo, anche se sono diversi», ha spiegato il commissario europeo incaricato della giustizia, Jacques Barrot.

 

Oltre alla Francia, la Grecia lo applica già e i Paesi Bassi, il Lussemburgo, il Belgio, e il Portogallo hanno dichiarato la loro volontà di andare avanti in questo senso. Diversi Stati membri si sono impegnati a sperimentare l'attivazione transfrontaliera di un allarme antisequestro, sul tipo dell'esercizio che ha avuto luogo, in giugno scorso, tra la Francia, i Paesi Bassi, il Belgio e il Lussemburgo (Spagna, Portogallo, Germania, Repubblica ceca e Svezia come osservatori). E', invece, stata accantonata l'idea di creare un meccanismo europeo che si basa su sistemi nazionali esattamente simili. La Germania e altre nazioni, peraltro, si sono mostrate reticenti all'idea di creare un sistema europeo completamente interconnesso, giudicandolo sproporzionato.

 

La Commissione europea annovera attualmente i dispositivi esistenti e prevede anche di pubblicare una guida pratica per aiutare gli Stati membri.

 

Firmatari italiani

 

Vittorio Agnoletto, Vincenzo Aita, Gabriele Albertini, Roberta Angelilli, Paolo Bartolozzi, Domenico Antonio Basile, Alessandro Battilocchio, Sergio Berlato, Vito Bonsignore, Mario Borghezio, Iles Braghetto, Marco Cappato, Giorgio Carollo, Carlo Casini, Giuseppe Castiglione, Giusto Catania, Fabio Ciani, Luigi Cocilovo, Giovanna Corda, Paolo Costa, Beniamino Donnici, Francesco Ferrari, Roberto Fiore, Alessandro Foglietta, Elisabetta Gardini, Giuseppe Gargani, Donata Gottardi, Lilli Gruber, Sepp Kusstatscher, Romano Maria La Russa, Vincenzo Lavarra, Pia Elda Locatelli, Andrea Losco, Catiuscia Marini, Mario Mauro, Luisa Morgantini, Roberto Musacchio, Cristiana Muscardini, Sebastiano (Nello) Musumeci, Pasqualina Napoletano, Pier Antonio Panzeri, Aldo Patriciello, Umberto Pirilli, Lapo Pistelli, Gianni Pittella, Guido Podestà, Vittorio Prodi, Giovanni Rivera, Giovanni Robusti, Luca Romagnoli, Amalia Sartori, Salvatore Tatarella, Patrizia Toia, Armando Veneto, Riccardo Ventre, Donato Tommaso Veraldi, Iva Zanicchi, Stefano Zappalà.

 

Link utili

 

Testo della dichiarazione scritta

Articolo dalla prima pagina del sito web del Parlamento europeo (10/04/08)

Telefono Azzurro: cosa fare quando un bambino scompare

Sito di Missing Children Europe

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AFFARI ECONOMICI E MONETARI


Più impegno contro l'evasione e abolire i paradisi fiscali

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede maggiore impegno agli Stati membri nella lotta contro le frodi fiscali e l'adozione di una strategia europea in questo campo. Incitando l'UE a promuovere l'abolizione dei paradisi fiscali, anche per tutelare il modello sociale europeo, auspica inoltre l'applicazione della direttiva sulla tassazione del risparmio a tutti i soggetti giuridici e a tutte le fonti di reddito finanziario e una riforma radicale del regime IVA basandolo sul principio di origine.

 

La relazione di Sharon BOWLES (ALDE/ADLE, UK) prende anzitutto atto delle stime che situano le perdite fiscali globali (dirette e indirette) derivanti dalle frodi fiscali tra i 200 e 250 miliardi di euro, equivalenti al 2-2,25% del PIL nell'Unione europea. Su tale importo, ricorda, le frodi nel settore dell'IVA rappresentano 40 miliardi di euro e interessano, secondo le stime, il 10% del gettito IVA, l'8% del gettito totale delle accise sulle bevande alcoliche nel 1998 e il 9% del gettito totale delle accise sui prodotti del tabacco. Ma chiede alla Commissione di studiare un sistema europeo armonizzato per la raccolta dei dati sulla frode fiscale per poter valutare più precisamente la reale portata del fenomeno.

 

Una strategia europea contro la frode fiscale

 

I deputati esortano poi gli Stati membri a «impegnarsi seriamente nella lotta contro la frode fiscale» e ricordano che «non è possibile eliminare l'economia informale senza applicare idonei incentivi». Si rammaricano quindi dell'ostruzionismo «praticato da alcuni Stati membri negli ultimi dieci anni», che ha ostacolato l'adozione da parte del Consiglio di «una strategia efficace dell'Unione europea nella lotta contro la frode fiscale». Tale strategia, a loro parere, dovrebbe mirare a ovviare alle perdite fiscali dovute alle frodi individuando i settori in cui sia la legislazione comunitaria sia la cooperazione amministrativa tra gli Stati membri possono essere migliorate, senza creare inutili oneri per le amministrazioni fiscali e i contribuenti.

 

La relazione sottolinea peraltro che gli Stati membri non possono lottare individualmente contro la frode fiscale a livello transfrontaliero e occorre pertanto migliorare gli scambi di informazioni e la cooperazione fra gli Stati membri e con la Commissione. Inoltre, insiste sul fatto che, al fine di proteggere il gettito fiscale, gli Stati membri dovrebbero adottare misure comparabili contro gli autori delle frodi, «in particolare sul piano delle sanzioni e delle azioni penali», indipendentemente dal luogo in cui si registrano le perdite di gettito. Invita quindi la Commissione a proporre meccanismi atti a promuovere questo tipo di cooperazione tra gli Stati membri.

 

Abolire i paradisi fiscali e riformare la tassazione del risparmio

 

I deputati esortano l'Unione europea ad accordare priorità «all'abolizione dei paradisi fiscali a livello mondiale», considerando i loro effetti negativi sul gettito fiscale dei singoli Stati membri. I paradisi fiscali, inoltre, esercitano una pressione al ribasso sulle aliquote fiscali e, in generale, sul gettito fiscale, «esacerbando in tal modo gli effetti della concorrenza fiscale che erode la sovranità fiscale degli Stati membri». D'altro canto, in tempi di disciplina di bilancio, qualsiasi erosione della base fiscale provocata dai paradisi fiscali o da una concorrenza fiscale incontrollata «pregiudicherà la capacità degli Stati membri di rispettare il patto di stabilità e crescita riformato», mentre una diminuzione delle entrate pubbliche «mette a rischio il modello sociale europeo».

 

In tale contesto, la relazione invita il Consiglio e la Commissione ad avvalersi del potere commerciale dell'UE in sede di negoziazione degli accordi commerciali e di cooperazione con i governi dei paradisi fiscali «al fine di convincerli ad abolire le disposizioni e le pratiche fiscali che favoriscono l'evasione e la frode fiscali». Alla Commissione, pertanto, è chiesto di proporre immediatamente una clausola sul buon governo in materia fiscale nei negoziati sui futuri accordi commerciali. Sottolinea inoltre che l'abolizione dei paradisi fiscali richiede, tra l'altro, una strategia articolata su tre assi: contrastare l'evasione fiscale, ampliare il campo di applicazione della direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio ed esigere che l'OCSE, attraverso i suoi membri, sanzioni i paradisi fiscali che non cooperano.

 

In proposito, la relazione si rammarica del fatto che gli Stati membri ostacolano, «avanzando sempre nuove riserve e utilizzando tattiche dilatorie», una riforma della direttiva sull'imposizione fiscale dei risparmi e sollecita la Commissione a presentare quanto prima le sue proposte, «indipendentemente dalle resistenze che incontrano». Nel sottolineare che la riforma deve rimediare alle sue varie lacune che facilitano le operazioni di evasione e di frode fiscali, i deputati invitano la Commissione a esaminare l'ampliamento nel campo di applicazione della direttiva «a tutti i soggetti giuridici e a tutte le fonti di reddito finanziario».

 

Riformare radicalmente il regime IVA

 

I deputati rilevano che la questione della frode fiscale in materia di IVA è particolarmente preoccupante per il funzionamento del mercato interno in quanto ha conseguenze dirette a livello transfrontaliero, comporta considerevoli perdite di entrate e incide direttamente sul bilancio UE.  Ricordano, peraltro, che l'attuale regime, instaurato dal 1993, doveva essere transitorio e che il Parlamento ha chiesto alla Commissione di presentare proposte in vista dell'adozione di una decisione finale sul sistema definitivo IVA entro il 2010. Il sistema vigente, inoltre, approfittando del mercato unico rende più difficile la lotta alle frodi ed ha portato a un incremento della frode "carosello".

 

La relazione chiede quindi «una revisione radicale» dell'attuale sistema, senza sovraccaricare di burocrazia le imprese oneste. In tale contesto, ricorda che la creazione di un regime IVA basato sul "principio di origine" (in virtù del quale alle operazioni tra gli Stati membri soggette all'IVA sarebbe applicata l'aliquota d'imposta prevista nel paese di origine anziché l'aliquota zero) «costituisce, a lungo termine, uno strumento efficace di lotta contro la frode fiscale». Per applicare un tale regime, ricorda, sono necessarie l'armonizzazione fiscale tra i paesi, al fine di evitare la concorrenza fiscale, e la creazione di un sistema di compensazione.

 

Nel rilevare poi che un sistema di inversione contabile l'IVA (reverse charge) ha il vantaggio di eliminare i rischi di frode "missing trader", i deputati sottolineano però che il sistema IVA doppio sarebbe incompatibile con il buon funzionamento del mercato interno e condurrebbe all'instaurazione di un quadro più complesso, oltre a presentare altri problemi tecnici. Pertanto formulano un invito alla prudenza e sollecitano un attento esame prima dell'introduzione del sistema di inversione contabile, rilevando però che l'applicazione di una soglia al fine di limitare il rischio del consumo finale non tassato contribuisce alla lotta contro la frode.

 

D'altra parte, i deputati ritengono che la migliore soluzione per fare fronte alle frodi in materia di IVA connesse a forniture transfrontaliere consista nell'introdurre un sistema in cui l'esenzione IVA per le forniture intracomunitarie sia sostituito da una tassazione con un’aliquota del 15%. Allo stesso tempo occorrerebbe semplificare notevolmente la varietà e la complessità delle aliquote ridotte. La tassazione delle forniture intracomunitarie renderebbe necessario un riequilibrio dei pagamenti tra gli Stati membri attraverso una stanza di compensazione che faciliterebbe il trasferimento delle entrate tra gli Stati membri.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione su alcuni elementi chiave della strategia di lotta contro la frode all'IVA nell'UE

Direttiva 2003/48/CE in materia di tassazione dei redditi da risparmio sotto forma di pagamenti di interessi (testo consolidato)

Sito della Commissione relativo alla revisione della direttiva sulla tassazione del risparmio (in inglese)

Riferimenti

 

Sharon BOWLES (ALDE/ADLE, UK)

Relazione su una strategia coordinata volta a migliorare la lotta contro la frode fiscale

Doc.: A6-0312/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 1.9.2008

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LIBERA CIRCOLAZIONE DELLE MERCI


Omologazione europea per i veicoli a idrogeno

 

Sulla base di un accordo con il Consiglio, il Parlamento è chiamato a adottare un regolamento che fissa le norme di omologazione dei veicoli alimentati a idrogeno nonché delle componenti a contatto con l’idrogeno e degli impianti a idrogeno. Il regolamento fissa inoltre le norme per la corretta installazione di tali componenti e impianti.

 

L'obiettivo della proposta di regolamento è quello di fissare per la prima volta norme tecniche armonizzate per l’omologazione degli autoveicoli alimentati a idrogeno. L’introduzione di criteri di omologazione europei per i veicoli alimentati a idrogeno è necessaria al buon funzionamento del mercato interno e, al tempo stesso, serve a garantire un elevato grado di tutela della sicurezza pubblica e dell’ambiente. Dal momento che il campo d’applicazione della legislazione sull’omologazione-tipo CE dei veicoli attualmente non comprende i veicoli alimentati a idrogeno, gli Stati membri possono infatti rilasciare singole omologazioni in relazione a tali veicoli senza dover legiferare. Nell’ambito di tale prassi esiste il rischio che ogni Stato membro stabilisca i propri criteri di omologazione, compromettendo il funzionamento del mercato interno. Ciò avrebbe notevoli ripercussioni sui costi a carico dei costruttori e anche sulla sicurezza pubblica, costituendo al tempo stesso una barriera insormontabile per lo sviluppo della tecnologia dell’idrogeno nell’UE.

 

La proposta prevede di emendare la direttiva quadro per includere i veicoli a idrogeno nella procedura di omologazione. Essa specifica i requisiti tecnici di omologazione-tipo delle componenti adatte all’idrogeno (contenitori di idrogeno e altre componenti diverse dai contenitori) che fanno parte del sistema a idrogeno, così da garantire che quelle a contatto con l’idrogeno funzionino in modo adeguato e sicuro. Essa stabilisce inoltre requisiti per l’omologazione-tipo dei veicoli sui quali siano installati componenti o impianti a idrogeno. Modifica inoltre le direttive e i regolamenti sull’omologazione di tipi singoli per comprendervi requisiti specifici dei veicoli alimentati a idrogeno. Il regolamento comprende anche una serie di obblighi in capo ai costruttori.

 

La relatrice Anja WEISGERBER (PPE/DE, DE) presenterà all'Aula degli emendamenti di compromesso che permetteranno l'applicazione del provvedimento due anni dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione

 

 

Riferimenti

 

Anja WEISGERBER (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all’omologazione-tipo di autoveicoli alimentati a idrogeno e che modifica la direttiva 2007/46/CE

Doc.: A6-0201/2008

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 3.9.2008

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TRASPORTI


Trasporto merci sostenibile e intermodale, priorità alle ferrovie

 

Una relazione all'esame dell'Aula chiede di promuovere un trasporto merci più sostenibile con il miglioramento della logistica e l'integrazione dei corridoi transfrontalieri su rotaia, nonché maggiori investimenti nelle infrastrutture, riservando il 40% dei fondi UE alle ferrovie. Sollecita poi l'introduzione di standard intermodali stabili, un migliore collegamento dei porti con la rete ferroviaria e stradale e la semplificazione delle procedure amministrative.

 

Tra il 1995 e il 2005, il trasporto merci è già aumentato di circa il 30% più rapidamente del prodotto interno lordo, soprattutto a causa della crescita del trasporto stradale ed aereo rispetto ad altre modalità. La relazione di Michael CRAMER (Verdi/ALE, DE) incoraggia quindi la Commissione, gli Stati membri e l'industria a sostenere in futuro una politica del trasporto merci più sostenibile, in termini di mobilità, per l'ambiente, il clima, l'economia, la sicurezza e gli interessi sociali, promuovendo l'applicazione di sistemi di logistica più efficienti nell'ambito della graduale integrazione dei corridoi prioritari transfrontalieri per il trasporto di merci su rotaia, dei punti nodali e delle reti convenzionali, nonché promuovendo, per tutti i modi di trasporto, il principio " chi usa e inquina paga". Condivide inoltre il parere della Commissione secondo cui comodalità e intermodalità «rimangono fattori chiave per creare un sistema di trasporto merci europeo sostenibile ed efficiente».

 

Sottolineando che l'UE ha risorse e competenze limitate per il miglioramento dei mercati di trasporto merci, i deputati sollecitano i ministri dei Trasporti ad occuparsi della questione degli investimenti infrastrutturali, trovando almeno un accordo sul coordinamento dei piani nazionali d'investimento in relazione ai loro rispettivi corridoi. Esortano poi la Commissione a concentrare il cofinanziamento dell'UE sull'efficienza, l'interoperabilità e il potenziamento delle infrastrutture ferroviarie e dei nodi intermodali, nonché di tutti gli altri modi di trasporto merci, e «a riservare almeno il 40% delle risorse comunitarie alle infrastrutture di trasporto su rotaia». Inoltre, fin d’ora, occorre esaminare la posizione dei trasporti all'interno del Bilancio per garantire adeguati investimenti futuri in infrastrutture strategiche.

 

In relazione ai contratti pluriennali per la qualità delle infrastrutture ferroviarie, i deputati incoraggiano la Commissione a definire condizioni quadro per norme minime di qualità a livello europeo. Propongono poi agli Stati membri di legare la disponibilità di risorse per la costruzione, l'estensione e la manutenzione delle infrastrutture ferroviarie a queste norme qualitative, «considerandole pacchetti inseparabili», in modo da contribuire a una maggiore efficienza e al risparmio dei costi.

 

D'altra parte, ritengono che le reti dedicate al trasporto merci dovrebbero utilizzare le attuali reti destinate al traffico convenzionale, «ora rese più libere grazie ai progressi conseguiti nell’ambito dei treni ad alta velocità». Più in particolare, i deputati sostengono che le reti di trasporto merci su rotaia devono basarsi sui corridoi per il trasporto merci più “utili al mercato”, tenendo conto degli attuali corridoi ERTMS (sistema europeo di gestione del traffico ferroviario) e delle reti TEN-T (trasporto transeuropeo). E invitano l’Agenzia ferroviaria europea a garantire che tali tratte divengano interoperabili. Allo stesso tempo, esortano la Commissione a sostenere i progetti concernenti l’uso differenziato delle linee ad alta velocità, ad esempio per il trasporto di merci leggere.

 

La relazione chiede poi alla Commissione di definire i "corridoi verdi" «quali progetti esemplari di mobilità e intermodalità, finalizzati al passaggio a modi rispettosi dell'ambiente, alla riduzione della totalità degli incidenti, delle congestioni, del rumore, dell'inquinamento locale tossico e non tossico, delle emissioni di CO2 e del consumo dell'energia e del territorio, nonché all'accresciuta utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili (in particolare l'energia eolica e solare) in conformità della legislazione dell'Unione europea, dei suoi obiettivi e dei sistemi di trasporto intelligenti». In tale contesto, sollecita maggiori incentivi per promuovere la sostenibilità ambientale di tutti i modi di trasporto, «favorendo una loro combinazione ottimale in termini di efficienza, al fine di ridurre al minimo l'impatto sull'ambiente, soprattutto nei "corridoi verdi"».

 

I deputati chiedono che il rispetto ovvero l'introduzione di standard intermodali stabili per quanto concerne dimensioni e peso di veicoli, container e impianti di carico «siano considerati d’importanza strategica per un trasferimento del trasporto merci alla rotaia». Esortano inoltre le autorità internazionali ed europee a normalizzare le tecniche orizzontali, che contribuirebbero a un più agevole trasferimento dai mezzi pesanti alla rotaia come pure su binari a scartamento diverso, al fine di una maggiore efficienza e di una riduzione dei costi. Al riguardo sottolineano l'importanza di adottare in tempi rapidi una norma mondiale per le unità di carico intermodali.

 

Ritengono inoltre che un migliore collegamento dei porti marittimi e interni con la rete ferroviaria e stradale dell'hinterland «costituisca una componente importante dell'infrastruttura dei trasporti» e sottolineano l'importante ruolo delle piattaforme interne e dei bacini di carenaggio. Rilevano poi che gli investimenti in terminali nell'hinterland «possono essere realizzati in modo flessibile e rapido, eliminando le strozzature nella rete intermodale globale».

 

La relazione rileva la necessità dell'uniformazione e della semplificazione delle procedure amministrative delle autorità interessate al mercato del trasporto merci, nonché della semplificazione delle regole e procedure doganali alle frontiere. Esorta quindi la Commissione a chiedere alle pertinenti associazioni e organizzazioni internazionali di mettere a punto un documento intermodale unico. Sottolinea poi l’estrema importanza della tariffazione stradale interoperabile per l’efficienza del trasporto merci in Europa.

 

Infine, convinti che la logistica del trasporto merci nello spazio urbano necessiti di un approccio specifico, i deputati auspicano uno scambio di buone pratiche fra le città, al fine di identificare modalità sostenibili per rifornire gli spazi urbani. Suggeriscono pertanto che la Commissione, al più tardi entro la fine del 2008, proponga un programma per rafforzare la cooperazione fra gli Stati membri responsabili dei progetti in tale settore, al fine di agevolare e valutare soluzioni agli attuali blocchi, con particolare riferimento al trasporto merci, tenendo debito conto del valore aggiunto del fattore logistico.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - L'Agenda dell'UE per il trasporto merci: rafforzare l'efficienza, l'integrazione e la sostenibilità del trasporto di merci in Europa
Comunicazione della Commissione - Piano di azione per la logistica del trasporto merci
Comunicazione della Commissione - Verso una rete ferroviaria a priorità merci
Comunicazione della Commissione - Contratti pluriennali per la qualità delle infrastrutture ferroviarie

 

 

Riferimenti

 

Michael CRAMER (Verdi/ALE, DE)

Relazione sul trasporto di merci in Europa

Doc.: A6-0326/2008

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 3.9.2008

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COOPERAZIONE GIUDIZIARIA


Un quadro comune di riferimento per il diritto UE

 

Un'interrogazione orale alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sul quadro comune di riferimento, ossia il manuale che il legislatore UE utilizza nella revisione della legislazione in vigore e nella preparazione della nuova normativa nel settore del diritto contrattuale. Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

I deputati ricordano che il progetto accademico di quadro comune di riferimento (QCR) è stato presentato alla Commissione alla fine del 2007 e sono stati organizzati numerosi seminari dedicati al tema. Sottolineano tuttavia che «le loro risultanze non si riflettono nel progetto di QCR» e rilevano che la Commissione sta preparando un Libro bianco sulla base di parti selezionate del progetto di QCR. A loro parere peraltro il QCR avrà profonda influenza sui futuri interventi legislativi in materia di diritto contrattuale.

 

Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE), in nome della commissione giuridica, rivolge le seguenti domande alla Commissione:

  • In quale modo intende la Commissione assicurare che il progetto di QCR sia disponibile nel maggior numero possibile di lingue, in modo tale da renderlo accessibile alla totalità delle parti interessate?

  • Quali misure ha attuato la Commissione allo scopo di coordinare i lavori delle DG coinvolte nella preparazione del Libro bianco sul QCR?  

  • In quale modo intende la Commissione garantire che l’esito dei seminari sul QCR recentemente organizzati si rispecchi nel Libro bianco? 

  • Conviene la Commissione che non sussiste la necessità di escludere eventuali contenuti o materiali del progetto di QCR nell’ipotesi in cui il QCR costituisca uno strumento legislativo di efficacia non vincolante?  

  • Conviene la Commissione che il QCR potrebbe rivelarsi uno strumento opzionale relegato a settori in cui si sono concentrati o si potranno concentrare gli interventi del legislatore comunitario, ovvero che sono strettamente legati al diritto contrattuale?  

  • In quale modo intende la Commissione coinvolgere il Parlamento nei processi di selezione? 

  • In quale modo prevede la Commissione che il QCR sarà soggetto a processi di aggiornamento?

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2007 sul diritto contrattuale europeo

Risoluzione del Parlamento europeo del 7 settembre 2006 sul diritto contrattuale europeo

Risoluzione del Parlamento europeo del 23 marzo 2006 sul diritto contrattuale europeo e la revisione dell'acquis: prospettive per il futuro

Relazione della Commissione ”Seconda relazione sullo stato di avanzamento relativo al quadro comune di riferimento” (25.07.2007)

Sito della Commissione "European Contract Law"

 

 

Riferimenti

 

Interrogazione orale - Quadro comune di riferimento per il diritto contrattuale europeo

Doc.: O-0072/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 1.9.2008

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AMBIENTE


Quali sviluppi sulla direttiva per la protezione del suolo?

 

Un'interrogazione orale al Consiglio aprirà un dibattito in Aula sugli sviluppi riguardanti la direttiva quadro sulla protezione del suolo. Ricordando che il Parlamento ha approvato il suo parere lo scorso mese di novembre, i deputati chiedono quali sviluppi vi siano stati al Consiglio da quella data e quando i ministri intendono pronunciarsi su tale argomento comunicando la "posizione comune". Il Parlamento adotterà una risoluzione.

 

I deputati sottolineano che il 14 novembre del 2007, il Parlamento europeo ha formulato il suo parere in prima lettura sulla proposta di direttiva del Parlamento e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE. Non è chiaro tuttavia, a loro parere, quando il Consiglio sarà in grado di adottare una posizione comune e di comunicarla al Parlamento europeo.

 

Miroslav OUZKÝ (PPE/DE, CZ), in nome della Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, rivolge le seguenti domande al Consiglio:

 

·         Quali sviluppi vi sono stati in seno al Consiglio dal momento dell'adozione in prima lettura del parere del Parlamento europeo?  

·         Attualmente, quando intende il Consiglio comunicare al Parlamento europeo la posizione comune?

 

Background

 

Lo scorso novembre, il Parlamento europeo ha approvato la direttiva volta a garantire la conservazione del suolo nell’ambito di un suo utilizzo sostenibile, a prevenire le minacce incombenti e a mitigarne gli effetti. Prevedeva un calendario per l'identificazione dei siti contaminati o a rischio contaminazione e la definizione di strategie per il ripristino dei suoli degradati. Misure necessarie poiché il suolo è un bene comune dell'umanità e una risorsa non rinnovabile. Sottolineava anche la necessità di promuovere un'agricoltura sostenibile.

 

 

Link utili

 

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 14 novembre 2007 sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE
Comunicato stampa sull'approvazione della relazione sulla proposta di direttiva che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE (14.11.2007)

 

 

Riferimenti

 

Interrogazione orale - Sviluppi in seno al Consiglio per quanto riguarda la direttiva quadro sulla protezione del suolo

Doc.: O-0070/2008

Procedura: Interrogazione orale

Dibattito: 4.9.2008

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BILANCI


Presentazione del progetto di Bilancio per il 2009

 

La Presidenza presenterà all'Aula il progetto di Bilancio per il 2009 che, approvato all'unanimità dal Consiglio lo scorso mese di luglio, prevede circa 134 miliardi di euro in stanziamenti d'impegno e poco meno di 115 miliardi in stanziamenti di pagamento. Nel corso della riunione di concertazione con una delegazione del Parlamento, la relatrice generale, pur condividendo le priorità individuate, ha giudicato irrealisti i tagli proposti dai Ministri.

 

I principali elementi della proposta del Consiglio, in stanziamenti d'impegno, riguardano la competitività e la coesione per la crescita e l'occupazione (59,5 miliardi di euro), la preservazione e la gestione delle risorse naturali (57,1 miliardi) e le azioni esterne dell'Unione Europea (7,3 miliardi).

 

Il Consiglio, si legge nel suo comunicato stampa, ha considerato i principi generali seguenti:

 

        lavorare nel quadro degli orientamenti di bilancio definiti per il bilancio 2009 dalle conclusioni del Consiglio adottate nel marzo 2008;

        fissare un bilancio realista ed equilibrato in tutte le sue componenti, nel rispetto della disciplina di bilancio e della sana gestione finanziaria;

        non adottare spese collegate all'attuazione del Trattato di Lisbona;

        fornire finanziamenti adeguati per le varie priorità dell'Unione europea, tenendo conto del tasso di esecuzione del bilancio nel 2007, delle previsioni di bilancio nel 2008 e delle capacità realistiche di attuazione dei programmi.

 

 

Link utili

 

Progetto di bilancio 2009
Commissione Bilanci del Parlamento

 

 

Riferimenti

 

Presentazione da parte del Consiglio del progetto di bilancio generale - Esercizio 2009

Dibattito: 2.9.2008

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Ordine del giorno 1- 4 settembre 2008

Bruxelles

 L'ordine del giorno, che può subire modifiche, è disponibile sul sito.

 

Codici delle procedure parlamentari

 

Serie A

Relazioni e raccomandazioni

Serie B

Risoluzioni e interrogazioni orali

Serie C

Documenti di altre Istituzioni

*

Procedura di consultazione

**I

Procedura di cooperazione, prima lettura

**II

Procedura di cooperazione, seconda lettura

***

Parere conforme

***I

Procedura di codecisione, prima lettura

***II

Procedura di codecisione, seconda lettura

***III

Procedura di codecisione, terza lettura

  

Abbreviazioni

 

BE

Belgio

IT

Italia

PL

Polonia

CZ

Repubblica ceca

CY

Cipro

PT

Portogallo

DK

Danimarca

LV

Lettonia

SI

Slovenia

DE

Germania

LT

Lituania

SK

Slovacchia

EE

Estonia

LU

Lussemburgo

FI

Finlandia

EL

Grecia

HU

Ungheria

SE

Svezia

ES

Spagna

MT

Malta

UK

Regno Unito

FR

Francia

NL

Olanda

BG

Bulgaria

IE

Irlanda

AT

Austria

RO

Romania

 

Gruppi politici

 

PPE/DE

Gruppo del Partito popolare europeo (Democratici-cristiani) e dei Democratici europei

PSE

Gruppo socialista al Parlamento europeo

ALDE/ADLE

Gruppo dell'Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa

Verdi/ALE

Gruppo Verde/Alleanza libera europea

GUE/NGL

Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica

IND/DEM

Gruppo Indipendenza/Democrazia

UEN

Gruppo "Unione per l'Europa delle nazioni"

NI

Non iscritti

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Deputati al Parlamento europeo

Situazione al 28.8.2008
 

 

PPE/DE

PSE

ALDE/ADLE

Verdi/ALE

UEN

GUE/NGL

IND/DEM

NI

Totale

BE

6

7

6

2

 

 

 

3

24

BG

5

5

5

 

 

 

 

3

18

CZ

14

2

 

 

 

6

1

1

24

DK

1

5

4

1

1

1

1

 

14

DE

49

23

7

13

 

7

 

 

99

EE

1

3

2

 

 

 

 

 

6

IE

5

1

1

 

4

1

1

 

13

EL

11

8

 

 

 

4

1

 

24

ES

24

24

2

3

 

1

 

 

54

FR

18

31

10

6

 

3

3

7

78

IT

24

17

12

2

13

7

 

3

78

CY

3

 

1

 

 

2

 

 

6

LV

3

 

1

1

4

 

 

 

9

LT

2

2

7

 

2

 

 

 

13

LU

3

1

1

1

 

 

 

 

6

HU

13

9

2

 

 

 

 

 

24

MT

2

3

 

 

 

 

 

 

5

NL

7

7

5

4

 

2

2

 

27

AT

6

7

1

2

 

 

 

2

18

PL

15

9

6

 

19

 

3

2

54

PT

9

12

 

 

 

3

 

 

24

RO

18

10

6

1

 

 

 

 

35

SI

4

1

2

 

 

 

 

 

7

SK

8

3

 

 

 

 

 

3

14

FI

4

3

5

1

 

1

 

 

14

SE

6

5

3

1

 

2

2

 

19

UK

27

19

11

5

 

1

8

7

78

Totale

288

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