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RESOCONTO

 

26 novembre 2009

Strasburgo

 

 

 



 

 

Allargamento UE: perseverare con le riforme

 

I paesi candidati, attuali e potenziali, devono perseverare nelle riforme per mantenere la rotta verso l'adesione all'UE. E' quanto afferma il Parlamento soprattutto in merito allo Stato di diritto, alla libertà di espressione, al rispetto delle minoranze, nonché alla lotta contro la corruzione e la criminalità. La situazione di Croazia, Turchia, FYROM, paesi dei Balcani Occidentali e Islanda è stata valutata, ricordando anche la necessità di potenziare la capacità d'integrazione dell'UE.

 

Approvando per alzata di mano una risoluzione presentata dal presidente della commissione affari esteri, Gabriele Albertini (PPE, IT), il Parlamento europeo ribadisce il suo fermo impegno per la politica di allargamento, giudicandolo "una delle politiche più riuscite dell'UE" che "ha recato benefici sia ai vecchi che ai nuovi Stati membri".

 

Allo stesso tempo, invita le istituzioni UE "ad analizzare e a potenziare la capacità di integrazione dell'Unione europea". Approvando un emendamento del PPE, l'Aula ribadisce che, anche ai fini della capacità d'integrazione dell'Unione europea, "è imperativo che i paesi candidati così come l'Unione europea mantengano fermo l'impegno al rispetto pieno e rigoroso di tutti i criteri" politici per l'adesione (stabiliti al Consiglio europeo di Copenhagen del 1993.

 

Per mantenere il sostegno dei cittadini dell'UE a favore di ulteriori allargamenti e l'impegno dei cittadini dei paesi candidati nei confronti della prosecuzione delle riforme, il Parlamento ritiene “indispensabile” fornire loro informazioni chiare ed esaurienti sui benefici e sulle implicazioni di tale politica. Invitando la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi in tal senso, considera altrettanto essenziale "ascoltare i cittadini e rispondere alle loro preoccupazioni e alle loro domande".

 

Nel sottolineare poi che lo Stato di diritto rappresenta una delle condizioni primarie per l'adesione all'UE, il Parlamento plaude agli sforzi compiuti per l'attuazione delle riforme, ma sollecita alcuni paesi a intensificare i loro sforzi nella lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata". Parimenti, rileva con preoccupazione che in alcuni paesi - come i Balcani occidentali e la Turchia - la libertà d'espressione e dei media non viene ancora rispettato appieno e li invita quindi “a istituire quadri giuridici appropriati”.

 

Croazia

 

Il Parlamento plaude alla Croazia per i continui progressi registrati nell'adempimento dei criteri di adesione all'Unione nonché degli obblighi che essa comporta. Ritiene che i negoziati di adesione possano essere conclusi entro la metà del 2010, “a patto che la Croazia intensifichi i suoi sforzi e ottemperi a tutti i criteri e parametri di riferimento necessari, tra i quali la piena cooperazione con l'ICTY” (Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia).
 

Turchia

 

Il Parlamento plaude ai progressi compiuti dalla Turchia verso l'adempimento dei criteri politici per l'adesione. Evidenziando l'importanza cruciale della rapida attuazione della riforma giudiziaria, si dice preoccupato per la situazione riguardante la libertà di espressione e la libertà di stampa. Rammaricandosi per i progressi limitati realizzati nell'ambito della libertà di culto, sollecita il governo ad istituire un quadro giuridico che consenta a tutte le comunità religiose non musulmane e alla comunità alevita “di operare senza indebite restrizioni”.

 

Accogliendo con favore la firma da parte della Turchia dell'accordo intergovernativo sul gasdotto "Nabucco", i deputati chiedono l'apertura del capitolo energia nei negoziati di adesione. Invitano inoltre il governo turco e tutte le parti interessate "a contribuire attivamente a una soluzione globale della questione cipriota". Incoraggiandolo poi a prendere provvedimenti concreti per affrontare la situazione dei cittadini di origine curda, elogiano gli sforzi compiuti per normalizzare le relazioni con l'Armenia.

 

FYROM

 

Il Parlamento si congratula con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia (FYROM) sui progressi realizzati e chiede al Consiglio di agire conformemente alla raccomandazione della Commissione circa l'apertura dei negoziati di adesione con il paese. Auspica inoltre che si riescano a trovare soluzioni soddisfacenti per entrambe le parti riguardo alle questioni in sospeso con i paesi vicini, compresa la questione del nome del paese tuttora non risolta tra la FYROM e la Grecia. Invita le autorità a perseverare negli sforzi di riforma, in particolare per quanto riguarda la pubblica amministrazione e il sistema giudiziario, la politica anticorruzione, i diritti delle donne e le relazioni interetniche.

 

Balcani Occidentali

 

ll Parlamento accoglie positivamente il fatto che si possa prevedere l'entrata in vigore del regime di esenzione dall'obbligo di visto per i cittadini della FYROM, del Montenegro e della Serbia a partire dal 19 dicembre 2009. Esorta inoltre la Bosnia-Erzegovina e l'Albania a portare avanti i preparativi affinché la liberalizzazione dei visti possa applicarsi a partire dal luglio 2010. La Commissione dovrebbe inoltre avviare il dialogo sui visti con il Kosovo “quanto prima possibile”.

 

Il Parlamento sottolinea poi che la piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale costituisce per i paesi dei Balcani occidentali “una condizione fondamentale per progredire verso l'adesione all'Unione”. Invita inoltre tutti i paesi interessati ad adoperarsi al massimo per risolvere nelle fasi iniziali del processo di allargamento i disaccordi con i paesi loro vicini.  D'altro lato, plaude alla volontà della Commissione di fornire aiuti finanziari straordinari per mitigare gli effetti della crisi.

 

I deputati chiedono una maggiore volontà politica e un migliore coordinamento per l'attuazione della strategia contro la tratta degli esseri umani. Invitano poi tutti i paesi interessati a compiere un maggiore sforzo nel campo dei diritti delle donne e della parità tra i sessi. Allo stesso tempo, chiedono di migliorare la situazione delle minoranze etniche, in particolare dei rom che “sono sovente vittime di discriminazione”.

 

Prendendo atto con soddisfazione dei progressi compiuti dalla Serbia, il Parlamento esorta il Consiglio a decidere in merito alla ratifica dell'accordo interinale. Nel chiedere poi alla Serbia di cooperare pienamente col Tribunale internazionale, plaude alla firma del protocollo di polizia con l'EULEX e chiede di intensificare ulteriormente la cooperazione. D'altro canto, deplora l'invito rivolto dalle autorità serbe ai serbi del Kosovo a boicottare le elezioni locali del 15 novembre 2009, esortandole ad adottare un approccio costruttivo.

 

I deputati si dichiarano insoddisfatti per i progressi limitati conseguiti dalla Bosnia-Erzegovina in materia di sicurezza e gestione delle frontiere e rilevano con crescente preoccupazione “l'instabilità del clima politico e la mancanza di una visione comune condivisa da entrambe le entità”. Nel condannare “l'uso di un linguaggio incendiario", esortano il Consiglio a promuovere il dialogo al fine di aiutare il paese nel cammino verso l'integrazione europea.

 

Il Parlamento plaude all'intenzione della Commissione di rafforzare le relazioni con il Kosovo. Si aspetta inoltre che il processo di decentramento sia concluso entro la fine dell'anno assicurando in tal modo la rappresentazione politica per tutti gli abitanti del Kosovo e in particolare per la minoranza serba. Plaude inoltre al conseguimento da parte dell'EULEX di una piena capacità operativa tale da consentirle di “spianare la strada all'integrazione del Kosovo nell'Unione”.

 

Il Parlamento riconosce i progressi compiuti dal Montenegro e lo elogia per i suoi risultati, in particolare per il regolare svolgimento delle recenti elezioni e per le solide prestazioni della sua economia, esortandolo a perseverare nei suoi sforzi di riforma.

 

I deputati riconoscono i progressi compiuti dall'Albania ed esortano l'opposizione a cessare di boicottare il parlamento. Incoraggiano poi le autorità albanesi a proseguire negli sforzi di riforma a favore del progresso economico e sociale dei cittadini, “in modo che il paese possa avanzare sul cammino dell'adesione all'Unione europea”.

 

Islanda

 

Il Parlamento accoglie con favore la domanda di adesione dell'Islanda. Si aspetta inoltre che la Commissione si esprima presto al riguardo e che questo paese, “dati la sua consolidata tradizione democratica e il suo elevato grado di allineamento con l'acquis comunitario”, ottenga lo status di paese candidato in tempi brevi.

 

Background

 

La Turchia è un paese candidato dal 1999, la Croazia dal 2004 e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia dal 2005. L'Albania, il Montenegro e l'Islanda hanno presentato richiesta di adesione all'Unione e la Commissione sta valutando le domande del Montenegro e dell'Islanda. Con la Bosnia-Erzegovina e con la Serbia sono stati firmati accordi di stabilizzazione e associazione. La Commissione ha annunciato l'intenzione di proporre accordi commerciali e la liberalizzazione dei visti per il Kosovo a medio termine.
 

Link utili

 

Sito della Commissione sull'allargamento
Comunicazione della Commissione - Strategia di allargamento e sfide principali per il periodo 2009-2010

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Vietare il fumo in tutti i luoghi pubblici chiusi dell'UE

 

Solo un divieto totale di fumare in tutti i luoghi di lavoro chiusi e in tutti gli edifici e i mezzi di trasporto pubblici può garantire la tutela della salute degli impiegati e dei non fumatori e incentivare i fumatori a smettere. E' quanto afferma il Parlamento chiedendo una particolare attenzione per chi lavora in hotel e ristoranti. Incoraggia poi misure di sensibilizzazione, come le informazioni sui pacchetti, e la lotta contro il traffico e la contraffazione dei prodotti del tabacco.

 

Approvando una risoluzione con 520 voti favorevoli, 53 voti contrari e 45 astensioni, il Parlamento europeo sottolinea che "soltanto un divieto totale di fumo in tutti i luoghi di lavoro chiusi, compreso il settore della ristorazione, e in tutti gli edifici e i mezzi di trasporto pubblici può garantire la tutela della salute degli impiegati e dei non fumatori nonché incentivare considerevolmente i fumatori a smettere di fumare".

 

Su proposta del PPE, ha però bocciato l'idea di richiedere una proposta legislativa alla Commissione per introdurre tale divieto entro il 2011. Ma si rammarica che la Presidenza abbia deciso di adottare una raccomandazione del Consiglio su questo tema senza il preventivo parere del Parlamento.

 

I deputati evidenziano che il tabacco è la singola causa principale di decessi evitabili nell'UE, “essendo responsabile di oltre mezzo milione di morti all'anno”, mentre il 25% dei decessi per tumore e il 15% del totale del morti nell'UE possono essere attribuiti al fumo. Ricordano d'altronde che, secondo uno studio dell'Eurobarometro, il 70% della popolazione dell'UE non fuma, mentre un'ampia maggioranza dei suoi cittadini è favorevole a un divieto di fumo in tutti i luoghi pubblici luoghi di lavoro, ristoranti, bar e pub.

 

Molte differenze tra gli Stati membri e tra le categorie professionali

 

La risoluzione sottolinea che il Parlamento ha ripetutamente sostenuto l'adozione di misure più incisive per contrastare la dipendenza dal tabacco e ridurre l'esposizione dei giovani al fumo di seconda mano.  Evidenzia poi che le differenze tra le leggi nazionali “provocano un'enorme diversità nella protezione dall'esposizione al fumo di tabacco di seconda mano tra gli Stati membri”. Accogliendo con favore le azioni intraprese da alcuni Stati membri a protezione dal fumo passivo, invita i governi nazionali “a proseguire nell'introduzione di norme volte alla protezione dei non fumatori”.

 

D'altro canto, i deputati deplorano che la mancanza di normative esaustive in materia di ambienti senza fumo nella maggior parte degli Stati membri - in particolare nei settori dell'ospitalità e del tempo libero - “provochi disuguaglianze tra le diverse categorie professionali e i gruppi socio-economici”. Tant'è che per i lavoratori del settore alberghiero, ad esempio, “la probabilità di essere esposti al fumo di tabacco per più di cinque ore giornaliere è tre volte maggiore rispetto agli impiegati”. Le legislazioni nazionali sul divieto di fumo dovrebbero quindi rispettare “il principio di uguaglianza tra i diversi tipi di struttura ricettiva del settore dell'ospitalità”.


 

Ruolo dell'UE

 

Il Parlamento accoglie con favore il fatto che l'UE sia attiva nello sviluppo di una politica globale di controllo del tabacco caratterizzata da misure legislative, dal sostegno alle iniziative europee di prevenzione e abbandono del fumo e dall'integrazione del controllo del tabacco in una gamma di altre politiche comunitarie, “divenendo in tal modo un attore principale". In proposito, apprezza "la recente dimostrazione della coerenza delle sue politiche". Facendo proprio un emendamento proposto dal PPE, d'altro canto, l'Aula ha soppresso il riferimento alla cessazione nel 2010 dei sussidi diretti connessi alla produzione assegnati alla coltura del tabacco, in seguito alla riforma del settore del tabacco del 2004.

 

II Parlamento chiede poi alla Commissione di elaborare una relazione sui costi per i sistemi sanitari nazionali e per l'economia dell'UE derivanti dal fumo ed a svolgere uno studio sugli effetti dell'esposizione al fumo dei bambini in tutti i luoghi che frequentano. La incoraggia inoltre a continuare l'attuazione di misure di supporto a livello dell'UE quali, ad esempio, le misure di sensibilizzazione, “comprese le informazioni sui pacchetti di prodotti del tabacco, che si affianchino alle campagne di comunicazione nazionale volte a scoraggiare il fumo”. Dovrebbe anche garantire il sostegno di tutti gli attori all'attuazione delle strategie e dei programmi nazionali di controllo del tabacco.

 

I deputati reputano poi essenziale che la Commissione, collabori strettamente con gli Stati membri per dotarsi di nuovi strumenti preposti alla lotta contri i diversi tipi di traffico e di contraffazione dei prodotti del tabacco, in particolare in Internet, visto che pongono rischi maggiori ed imminenti per la salute dei consumatori. Chiedono poi una modifica della direttiva sui prodotti del tabacco in linea con la risoluzione del Parlamento del 2007.

 

Parlamento europeo libero dal fumo

 

I deputati invitano nuovamente il Presidente e l'Ufficio di presidenza ad introdurre un divieto di fumo “senza eccezioni in tutti i locali del Parlamento europeo con effetto immediato” e chiedono che detto divieto “sia applicato con rigorosità”.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione per una raccomandazione del Consiglio relativa agli ambienti senza fumo (30 giugno 2009),
Libro verde della Commissione - Verso un'Europa senza fumo: opzioni per un'iniziativa dell'Unione europea"
Risoluzione del Parlamento europeo (24 ottobre 2007) sul Libro verde
Portale UE sulla salute – tabacco
Sito della Commissione sul tabacco

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Una direttiva europea contro la violenza sulle donne
 

Il Parlamento sottolinea che la violenza contro le donne costituisce una violazione dei diritti umani diffusa in tutta Europa e chiede quindi una direttiva per prevenire e combattere questo fenomeno. Sollecita inoltre i governi a perseguire d'ufficio lo stupro in ambito familiare, a punire i responsabili di delitti d'onore e mutilazioni genitali femminili e a riconoscere le condanne inflitte in altri paesi UE. Occorre poi fornire assistenza legale gratuita alle vittime di violenza o della tratta e sostenere campagne di sensibilizzazione contro gli stereotipi sulle donne.

 

Una risoluzione adottata dal Parlamento, sottolineando il numero "allarmante" di vittime, afferma che la violenza degli uomini nei confronti delle donne costituisce una violazione dei diritti umani, in particolare del diritto alla vita, alla sicurezza, alla dignità, all'integrità mentale e fisica nonché alla scelta e alla salute sessuale e riproduttiva. Nota peraltro che si tratta di "un problema strutturale diffuso in tutta l'Europa e nel mondo intero ... collegato all'iniqua distribuzione del potere tra donne e uomini" nella società.

 

Il Parlamento chiede quindi l'istituzione di una base giuridica chiara per la lotta contro tutte le forme di violenza contro le donne, e invita la Commissione a proporre una direttiva globale sull'azione di prevenzione e di lotta contro tutte le forme di violenza contro le donne. Dovrebbe inoltre sottoporre un piano strategico comunitario mirato e più coerente ed esaminare la possibilità di adottare nuove misure. L'UE, più in generale, dovrebbe affrontare le cause profonde della violenza "attraverso misure preventive quali sanzioni, azioni nel campo dell'istruzione e campagne di sensibilizzazione".

 

I deputati esortano gli Stati membri a migliorare le proprie leggi e politiche volte a combattere tutte le forme di violenza contro le donne e a sostenere le organizzazioni di volontariato che forniscono accoglienza e sostegno psicologico alle donne vittime di violenze. Li invitano inoltre a riconoscere come reati "la violenza sessuale e lo stupro a danno di donne, anche all'interno del matrimonio e di rapporti intimi non ufficializzati e/o se commessi da parenti maschi, nei casi in cui la vittima non era consenziente, e ad assicurare che detti reati siano perseguiti d'ufficio".

 

Il Parlamento chiede inoltre di "respingere ogni riferimento a pratiche culturali, tradizionali o religiose o a tradizioni come circostanze attenuanti in casi di violenza contro le donne, compresi i cosiddetti "delitti d'onore" e le mutilazioni genitali femminili", che "sono una realtà nell'UE". Viceversa, invita gli Stati membri ad adottare misure adeguate per far cessare queste pratiche e a perseguire chiunque le realizzi. I governi dovrebbero anche esaminare con urgenza "le gravissime violazioni" dei diritti umani perpetrate nei confronti delle donne rom, punire i colpevoli e a fornire un adeguato indennizzo alle vittime della sterilizzazione forzata.

 

I deputati insistono anche sulla necessità di migliorare la collaborazione tra gli operatori della giustizia e di trovare i mezzi per eliminare gli ostacoli al riconoscimento degli atti giuridici in altri Stati membri, "ivi comprese le condanne per reati di violenza di genere e le misure restrittive adottate nei confronti degli autori delle violenze". Chiedono poi che, nell'ambito del Sistema europeo d'informazione sui casellari giudiziari, "venga accordato un posto di rilievo ai precedenti di violenza di genere".

 

Il Parlamento sollecita inoltre l'istituzione di meccanismi atti ad agevolare, per le donne che sono vittime della violenza di genere e delle reti della tratta, l'accesso a un'assistenza legale gratuita che consenta loro di far valere i propri diritti in tutta l'Unione, indipendentemente dalla loro nazionalità. Osserva peraltro che "la tolleranza che l'Europa manifesta nei confronti della prostituzione determina l'intensificarsi della tratta di donne nel suo territorio a fini sessuali, nonché l'aumento del turismo sessuale".

 

Il Parlamento, infine, nota che la rappresentazione della donna, "spesso distorta e consumistica", fornita dai media "pregiudica il rispetto della dignità umana". Invita quindi governi nazionali e Commissione a intraprendere un'azione concertata comprendente campagne di sensibilizzazione e informazione dell'opinione pubblica sulla violenza domestica e strategie che consentano di modificare, tramite l'istruzione e i media, gli stereotipi sociali sulle donne.

 

Nel corso del dibattito sono intervenute le seguenti deputate italiane: Barbara Matera (PPE), Silvia Costa (S&D) e Licia Ronzulli (PPE).

 

Link utili

 

Dibattito in Aula (25.11.2009)
Proposta di risoluzione (adottata dal PE il 25.11.2009, senza modifiche)
Orientamenti dell'UE sulle violenze contro le donne e la lotta contro tutte le forme di discriminazione nei loro confronti
Risoluzione del Parlamento europeo sulla lotta contro le mutilazioni sessuali femminili praticate nell'UE (24.03.2009)
Sito della commissione parlamentare sui diritti della donna e sull'uguaglianza di genere

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Somalia: rafforzare l'operazione navale contro la pirateria
 

Nel riconoscere il successo dell'operazione navale dell'UE al largo della Somalia, il Parlamento ne chiede la proroga e l'estensione del raggio d'azione, deplorando che un atteggiamento debole possa incoraggiare nuovi atti di pirateria. Ma insiste anche sulla necessità di affrontare le cause della pirateria: povertà e assenza dello Stato. Condanna poi le violazioni dei diritti umani nel paese e chiede l'immediata cessazione delle ostilità che stanno anche causando una catastrofe umanitaria.

 

Approvando con 479 voti favorevoli, 96 contrari e 54 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto Verdi/ALE e GUE/NGL), il Parlamento rileva con grande soddisfazione che l'operazione navale dell'UE, EUNAVFOR Atalanta, "continua a contribuire con successo alla sicurezza marittima al largo della Somalia". Invita quindi il Consiglio a prorogare l'operazione di un altro anno al termine dell'attuale mandato, che scade il 12 dicembre 2009, e appoggia un'eventuale estensione verso sud della zona di operazione. Sottolinea, tuttavia, che tale estensione "non dovrebbe intaccare l'obiettivo centrale della missione, ossia la protezione dei convogli del PAM e di altre navi vulnerabili, come le navi mercantili e i pescherecci".

 

I deputati rilevano inoltre che la pirateria "potrà essere contrastata con successo solo affrontando le cause alla radice di tale fenomeno". Queste, è precisato, "vanno ricercate a terra, ossia nella povertà e nel fallimento dello Stato", e "possono essere eliminate solo attraverso la pace, lo sviluppo e la costruzione dello Stato in Somalia". Tuttavia, fintanto che non sarà stata trovata una soluzione politica al problema dell'affidabilità della Somalia, "sarà necessario continuare a dare la precedenza alla strategia di sicurezza attuata mediante l'operazione Atalanta e addirittura rafforzarla, in termini di risorse impiegate e di allargamento dell'area in cui operano le forze dispiegate".

 

Il Parlamento, inoltre, deplora il fatto che "un atteggiamento debole nei confronti delle richieste dei pirati somali, che escluda l'applicazione delle misure coercitive necessarie, potrebbe avere in futuro effetti controproducenti e indesiderabili, incoraggiando nuovi atti di pirateria nella zona". Invita pertanto il Consiglio a esaminare la possibilità di definire una nuova operazione PESD su piccola scala, parallelamente all'operazione Atalanta, per contribuire alla formazione delle forze di sicurezza del governo federale di transizione.

 

Rammaricandosi che il 35-40% delle navi nella zona non siano registrate presso l'organo centrale di coordinamento della sicurezza marittima, il Parlamento cheide agli Stati membri di garantire che ciò avvenga ed esorta tutte le navi a seguire le raccomandazioni della EUNAVFOR - Atalanta" per  garantire il massimo livello di sicurezza possibile e ridurre in tal modo i rischi di attacchi o sequestri".

 

 

Situazione politica e diritti umani

 

Il Parlamento, "condanna fermamente le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani perpetrate da tutte le parti coinvolte nel conflitto somalo". Chiede quindi "l'immediata cessazione delle ostilità" e invita tutti i gruppi armati a deporre con urgenza le armi e "ad unirsi in un autentico dialogo ... con il governo federale di transizione".

 

Al contempo, i deputati esigono che tutte le fazioni in lotta "si astengano da attacchi indiscriminati contro i civili" e chiedono che "un comitato indipendente sia incaricato di indagare sui crimini di guerra e sulle violazioni dei diritti umani". Ribadiscono inoltre il loro sostegno al governo federale di transizione e condannano gli attacchi armati contro il governo, le Nazioni Unite e le ONG. Auspicano poi che si ricominci ad applicare e controllare rigorosamente l'embargo sulle armi e che quanti lo violano siano chiamati a risponderne.

 

Il Parlamento chiede inoltre che vengano create immediatamente le giuste condizioni "per rispondere in modo adeguato alla catastrofe umanitaria in atto in Somalia" e invita la Comunità internazionale, e soprattutto l'Unione europea, a rafforzare l'assistenza umanitaria per gli sfollati interni e le popolazioni bisognose di aiuti.

 

Rifiuti tossici

 

Il Parlamento invita l'ONU e la Commissione europea a condurre indagini approfondite sugli scarichi di rifiuti tossici e la pesca illegale lungo le coste somale, ad accertare le responsabilità a tutti i livelli, ad appoggiare gli sforzi per portare in giudizio i responsabili di questi crimini e a far sì che l'inquinamento ambientale sia affrontato in tutti i suoi aspetti.

 

Background - operazione Atalanta

 

Nel quadro dell'azione globale dell'Unione europea nel Corno d'Africa, l'8 dicembre 2008 il Consiglio ha deciso di lanciare la prima operazione navale dell'UE, denominata EUNAVFOR Atalanta, con il mandato di reprimere, scoraggiare e prevenire gli atti di pirateria e di rapina armata al largo della Somalia e contribuire alla protezione delle navi mercantili. Dal dicembre 2008 l'operazione Atalanta ha efficacemente protetto 50 navi del Programma alimentare mondiale, le quali hanno così potuto sbarcare circa 300 mila tonnellate di generi alimentari, di cui hanno beneficiato direttamente 1,6 milioni di somali.

 

Link utili

 

Sito dell'operazione Atalanta

 

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