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RESOCONTO

 

23 ottobre 2008

Strasburgo

 

 

 


Tasse aeroportuali: un quadro comune per i grandi scali


Il Parlamento ha adottato una direttiva che istituisce un quadro di norme comuni che disciplina gli aspetti fondamentali dei diritti aeroportuali e le modalità della loro fissazione, applicabili ai 69 aeroporti dell'UE (di cui 8 italiani) che contano un traffico superiore a 5 milioni di passeggeri. Le tasse aeroportuali non dovranno discriminare gli utenti, i quali avranno il diritto di essere consultati e informati sulle modalità di fissazione e sugli importi delle tariffe.

 

Le tariffe per l'uso delle infrastrutture aeroportuali sono attualmente fissate a livello nazionale con meccanismi che, secondo la Commissione europea, non hanno un'adeguata giustificazione. Approvando con 549 voti favorevoli, 12 contrari e 24 astensioni un pacchetto di emendamenti proposti dalla relazione di Ulrich STOCKMANN (PSE, DE), il Parlamento ha adottato una direttiva che intende istituire un quadro di norme comuni che disciplini gli aspetti fondamentali dei diritti aeroportuali e le modalità della loro fissazione negli aeroporti dell'Unione europea. Gli emendamenti approvati dai deputati, infatti, saranno accettati dal Consiglio permettendo l'adozione definitiva del provvedimento. Gli Stati membri saranno tenuti ad applicare la direttiva entro due anni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

 

Campo d'applicazione: aeroporti con almeno 5 milioni di passeggeri l'anno

 

Come richiesto dal Parlamento in prima lettura, la direttiva si applicherà a tutti gli aeroporti UE «il cui volume di traffico annuale superi la soglia di 5 milioni» di movimenti passeggeri (rispetto a 1 milione della proposta della Commissione) o all'aeroporto con il maggior traffico passeggeri di ciascuno Stato membro. Gli Stati membri, inoltre, dovranno pubblicare un elenco - basato su dati Eurostat - degli aeroporti che rientrano nel campo d'applicazione della direttiva.

 

Secondo una classifica elaborata da Airports Council International - Europe rientrerebbero in questa definizione 69 aeroporti europei, tra i quali figurano i seguenti scali italiani: Roma-Fiumicino (circa 33 milioni di passeggeri, 8° aeroporto europeo), Milano-Malpensa (circa 24 milioni, 11a posizione), Milano-Linate (poco meno di 10 milioni di passeggeri, 33a posizione), Venezia (7 milioni di passeggeri), Catania (poco più di 6 milioni), Napoli (5,8 milioni), Bergamo (5,7 milioni) e Roma-Ciampino (5,3 milioni).

 

Diritti aeroportuali

 

In forza alla direttiva si intendono per diritti aeroportuali «i prelievi riscossi a favore del gestore aeroportuale e pagati dagli utenti dell'aeroporto per l'utilizzo delle infrastrutture e dei servizi che sono forniti esclusivamente dal gestore aeroportuale e che sono connessi all'atterraggio, alla partenza, all'illuminazione e al parcheggio degli aeromobili e alle operazioni relative ai passeggeri e alle merci».

Gli Stati membri potranno autorizzare il gestore di una rete aeroportuale a introdurre un sistema di tariffazione comune e trasparente da applicare all'intera rete. I deputati chiedono poi che agli Stati membri sia riconosciuta la facoltà di consentire a un gestore aeroportuale di applicare un sistema di tariffazione comune e trasparente presso gli aeroporti che servono la stessa città o agglomerato urbano, purché ciascun aeroporto rispetti gli obblighi in materia di trasparenza stabiliti dalla direttiva stessa. Non ritengono infatti opportuno applicare lo stesso importo di diritti.

 

Non discriminazione e protezione dell'ambiente

 

La direttiva chiede agli Stati membri di provvedere affinché i diritti aeroportuali «non creino discriminazioni tra gli utenti degli aeroporti». Questi ultimi possono essere persone fisiche o giuridiche che trasportino per via aerea passeggeri, posta e/merci da o per un aeroporto considerato. Come richiesto dai deputati, tuttavia, ciò «non esclude una modulazione dei diritti aeroportuali per motivi di interesse pubblico generale, compresi motivi ambientali». I criteri utilizzati per questa modulazione, però, dovranno essere «pertinenti, obiettivi e trasparenti».

 

Consultazione e trasparenza in materia di diritti aeroportuali

 

Gli Stati membri dovranno provvedere a che, in ciascun aeroporto, sia istituita una procedura obbligatoria di consultazione periodica (almeno una volta l'anno) tra il gestore aeroportuale e gli utenti dello scalo in relazione al funzionamento del sistema dei diritti aeroportuali, all'ammontare di questi diritti e, come richiesto dal Parlamento,  alla qualità del servizio fornito. Il gestore dovrà inoltre consultare gli utenti prima di finalizzare programmi relativi a nuovi progetti di infrastruttura.

 

Nella misura del possibile, inoltre, gli Stati membri dovranno provvedere affinché le modifiche apportate al sistema o all'ammontare dei diritti aeroportuali «siano effettuate con il consenso del gestore aeroportuale da un lato e degli utenti degli aeroporti dall'altro». A tal fine, il gestore aeroportuale dovrà sottoporre agli utenti dell'aeroporto ogni sua proposta al più tardi quattro mesi prima della sua entrata in vigore, motivandone le ragioni, tranne in caso di circostanze eccezionali da giustificare con gli utenti.

 

La direttiva chiede agli Stati membri di provvedere affinché i gestori aeroportuali forniscano agli utenti degli aeroporti le necessarie informazioni su taluni elementi minimi che serviranno come base per la determinazione dell'ammontare di tutti i diritti riscossi dall'aeroporto. Tra queste informazioni figurano: un elenco dei vari servizi forniti, la struttura globale dei costi delle infrastrutture e dei servizi, gli introiti dei vari diritti e li costo totale dei servizi forniti in cambio, le previsioni sulla situazione dell'aeroporto in merito ai diritti, all'evoluzione del traffico e agli investimenti previsti, nonché l'utilizzazione effettiva delle infrastrutture aeroportuali.

 

Come richiesto dai deputati, dovranno essere fornite informazioni anche su qualsiasi finanziamento erogato da autorità pubbliche delle infrastrutture e dei servizi ai quali si riferiscono o diritti aeroportuali e sui risultati attesi dai grandi investimenti proposto con riguardo ai loro effetti sulla capacità dell'aeroporto. D'altro canto, gli utenti degli aeroporti saranno tenuti a informare i gestori sulle previsioni di traffico, la composizione della flotta, i loro progetti di sviluppo nell'aeroporto, ecc..

 

Servizi e tariffe personalizzate e accordi sulla qualità dei servizi

 

La direttiva consentirà al gestore aeroportuale di variare la qualità e l'estensione di particolari servizi, terminali o parti dei terminali degli aeroporti, allo scopo di fornire servizi personalizzati. In tal caso, l'ammontare dei diritti aeroportuali potrà essere differenziato in funzione della qualità e dell'estensione di tali servizi e dei relativi costi o di qualsiasi altra motivazione oggettiva e trasparente. Fatte salve le disposizioni in materia di non discriminazione, i gestori resteranno liberi di fissare tali diritti differenziati.

 

Per garantire il buon funzionamento di un aeroporto, gli Stati membri dovranno adottare le misure necessarie per consentire al gestore aeroportuale e ai rappresentanti o associazioni degli utenti aeroportuali di concludere accordi sulla qualità dei servizi prestati nell'aeroporto.

 

 

Link utili

 

Posizione comune del Consiglio
Prima lettura del Parlamento

 

 

Riferimenti

 

Ulrich STOCKMANN (PSE, DE)

Relazione relativa alla posizione comune del Consiglio in vista dell'adozione della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente i diritti aeroportuali

Procedura: Codecisione, seconda lettura

Dibattito: 21.10.2008

Votazione: 23.10.2008

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Bilancio 2009: più fondi alle priorità strategiche


Deplorando i tagli apportati dal Consiglio a un già modesto progetto preliminare di bilancio per il 2009, il Parlamento propone di aumentare la dotazione di alcune voci prioritarie, quali la crescita e l'occupazione, la lotta ai cambiamenti climatici, la sicurezza, la politica sociale, la coesione e l'azione esterna. Propone quindi stanziamenti d'impegno per 136 miliardi di euro (ossia 2 miliardi in più rispetto al Consiglio) e stanziamenti di pagamento pari a 124,5 miliardi (+ 9 miliardi).

 

Approvando con 509 voti favorevoli, 60 contrari e 25 astensioni la relazione di Jutta HAUG (PSE, DE), il Parlamento deplora gli ulteriori tagli apportati dal Consiglio a un progetto preliminare di bilancio «già modesto». Osserva infatti che gli stanziamenti d'impegno del progetto di bilancio ammontano complessivamente a 133,9 miliardi di euro, pari a una contrazione di 469 milioni di euro rispetto alla proposta della Commissione. Nota poi che l'importo degli stanziamenti di pagamento, pari a 114,9 miliardi di euro, inferiore di 1,7 miliardi a quello del progetto preliminare di bilancio, rappresenta lo 0,89% del reddito nazionale lordo (RNL), «il che colloca i pagamenti a un livello minimo mai raggiunto finora».

 

I deputati propongono invece stanziamenti d'impegno per 136 miliardi di euro (1,04% dell'RNL) e stanziamenti di pagamento di poco inferiori a 124,5 miliardi (0,96% dell'RNL).

 

Più in particolare:

 

Rubriche

Impegni (miliardi di euro)

Pagamenti (miliardi di euro)

1a

Crescita e occupazione: Competitività

11,76

11,38

1b

Crescita e occupazione: Coesione

48,42

39,00

2

Risorse naturali (inclusi ambiente, agricoltura, sviluppo rurale e pesca)

58,72

56,66

3a

Libertà, sicurezza e giustizia

0,86

0,66

3b

Cittadinanza

0,65

0,70

4

L'UE come attore mondiale

7,68

8,15

5

Spese amministrative

7,70

7,70

 


 

Intendono inoltre negoziare con il Consiglio di superare di 390 milioni la soglia fissata dalla prospettive finanziarie, al fine di aumentare, ricorrendo al meccanismo di flessibilità o agli aiuti di urgenza, le risorse di alcune azioni esterne come l'aiuto alimentare, l'assistenza alla ricostruzione della Georgia. Ritengono infatti che solo «dando prova di una ferrea volontà politica» l'Unione europea sarà in grado di onorare gli impegni assunti in ambito di politica estera. D'alta parte mantengono gli importi proposti dalla Commissione per l'aiuto a Palestina, Afghanistan e Kosovo.

 

In generale, per il bilancio 2009, il Parlamento considera priorità importanti la crescita e l'occupazione, la lotta ai cambiamenti climatici e il rafforzamento dell'incolumità e della sicurezza dei cittadini dell'Unione, nonché della dimensione sociale di quest'ultima (anche attraverso l'iniziativa della crescita per l'occupazione, gli aiuti alle piccole e medie imprese e alla ricerca e all'occupazione) nonché il sostegno alla coesione interregionale. I deputati intendono quindi incrementare gli stanziamenti delle linee destinate a finanziare tali priorità.

 

Più in particolare, il Parlamento sostiene che, nella sua forma attuale, il bilancio dell'Unione europea «non sia in grado di conseguire in modo efficace e realistico gli obiettivi fissati dall'Unione in materia di cambiamento climatico». Invita quindi la Commissione a presentare, entro il 15 marzo 2009, un piano ambizioso per un aumento sostanziale dei finanziamenti destinati alla lotta ai cambiamenti climatici, che preveda la creazione di un apposito fondo o di un'apposita linea di bilancio in grado di migliorare la capacità finanziaria per far fronte a tali problemi, in particolare attraverso interventi di attenuazione, adattamento e stabilizzazione. Ritiene inoltre che anche il sistema per lo scambio delle emissioni (ETS) debba essere considerato una potenziale risorsa a livello di Unione europea.

 

Riguardo alla politica sociale, ribadendo l'importanza del principio di solidarietà all'interno dell'Unione europea, il Parlamento si rammarica dei tagli apportati dal Consiglio per quanto riguarda la dotazione del Fondo sociale europeo a favore della competitività e l'occupazione a livello regionale.

 

Per quanto attiene alle risorse naturali, i deputati propongono di incrementare le risorse destinate a LIFE+ e al Fondo europeo di sviluppo rurale e, in merito alla PAC, difendono l'idea che un eventuale passaggio dal primo al secondo pilastro debba rimanere finanziariamente neutra. Ritengono inoltre che i nuovi fondi istituiti - il fondo per la ristrutturazione del settore lattiero-caseario, gli eco-aiuti per la salvaguardia dell'allevamento di ovini e caprini nell'UE e lo strumento finanziario per l'adeguamento della flotta da pesca al rincaro dei prezzi dei carburanti – debbano essere finanziati principalmente a titolo degli stanziamenti inutilizzati del bilancio agricolo. Si compiacciono poi del fatto che il Consiglio e la Commissione siano disposti a istituire un programma per la frutta nelle scuole, rendendo disponibile un congruo importo annuale per combattere l'obesità e altri problemi di salute tra gli scolari.

 

Il Parlamento plaude all'incremento delle risorse destinate alla sicurezza rispetto al bilancio 2008 e rileva l'importanza del principio di solidarietà e della garanzia del massimo livello di protezione dei diritti fondamentali. Sottolinea inoltre l'importanza di stanziare ulteriori risorse nel bilancio comunitario per la gestione dell'immigrazione regolare e l'integrazione dei cittadini di Paesi terzi, affrontando nel contempo il problema dell'immigrazione clandestina e del potenziamento della protezione alle frontiere, tra cui il rafforzamento del Fondo europeo per i rifugiati, per promuovere la solidarietà tra gli Stati membri. D'altro canto, ribadisce la propria delusione per lo scarso incremento proposto dalla Commissione per la sottorubrica relativa alla cittadinanza rispetto al 2008. E reputa inaccettabile che il Consiglio abbia ulteriormente ridotto tali "linee per i cittadini".

 

Approvando con 514 voti favorevoli, 32 contrari e 40 astensioni la relazione di Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL), il Parlamento avanza le sue proposte riguardo al bilancio delle altre istituzioni. In tale ambito, per quanto lo riguarda, propone una dotazione di 1,53 miliardi di euro in stanziamenti d'impegno e di pagamento, sottolineando che il livello complessivo del suo bilancio ammonta al 19,6% delle spese autorizzate nell'ambito della rubrica 5 (spese amministrative) del quadro finanziario pluriennale, vale a dire che è stato mantenuto al di sotto del massimale autoimposto del 20% (ossia un risparmio di 0,9 milioni di euro rispetto alla posizione adottata nel maggio 2008). Questo aumento è dovuto all'entrata in vigore dello Statuto dei deputati e degli assistenti parlamentari all'inizio della prossima legislatura.

 

I deputati rilevano poi di aver deciso di promuovere le attività di informazione svolte negli Stati membri nel quadro della sua strategia e del suo piano d'azione per le elezioni europee del 2009, accogliendo con favore l'idea di coinvolgere maggiormente i giovani nel processo di campagna elettorale, allo scopo di informare i cittadini dell'Unione europea sul ruolo del Parlamento europeo.

 

Nel riconoscere che sono stati e saranno compiuti notevoli sforzi in materia di riassegnazione del personale, al fine di limitare gli aumenti dell'organico e i relativi costi, i deputati ribadiscono il proprio fermo impegno a favore del rapido avvio del Centro visitatori. Sottolineano tuttavia che è tuttora necessario compiere degli sforzi per giungere a una soluzione soddisfacente ed efficace sul piano dei costi. Sottolineano poi che sono state adottate disposizioni finanziarie al fine di facilitare l'introduzione di un nuovo "regime" applicabile agli assistenti parlamentari e accolgono con favore il lavoro attualmente svolto per giungere a un accordo definitivo sulla questione prima della fine dell'anno.

 

In considerazione della notevole entità degli importi implicati, il Parlamento ritiene che l'autorità di bilancio debba esaminare i vincoli finanziari e i costi crescenti legati all'acquisto, alla manutenzione e al rinnovo degli edifici nel corso del prossimo anno, in particolare tenendo conto del fatto che nel 2009 entrerà in vigore lo statuto dei deputati.

 

Prossime tappe

 

Il 21 novembre si terrà una riunione di concertazione tra il Parlamento e il Consiglio volto a trovare un accordo prima della seconda lettura. Il bilancio 2009 dovrebbe essere approvato e firmato nel corso della sessione di dicembre.

 

Link utili

 

Commissione per i bilanci

 

Riferimenti

 

Jutta HAUG (PSE, DE)

Relazione sul progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2009 e la lettera rettificativa n. 1/2009 ((SEC(2008)2435) al progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2009 (Sezione III – Commissione)

&

Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL)

Relazione sul progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2009 (Altre sezioni)

Procedura: Bilancio

Dibattito: 21.10.2008

Votazione: 23.10.2008

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Body scanner: valutare l'impatto sui diritti fondamentali


Il Parlamento ritiene che non vi siano ancora le condizioni per una decisione sull'inclusione dei "body scanner" tra i metodi consentiti di controllo dei passeggeri negli aeroporti dell'UE, ossia dispositivi che producono immagini scannerizzate delle persone come se fossero nude. Viste le implicazioni sul diritto alla riservatezza e sulla dignità delle persone, chiede misure di salvaguardia severe e adeguate, nonché una valutazione, entro tre mesi, dell'impatto di tale misura sui diritti fondamentali.

 

Approvando con 361 voti favorevoli, 16 contrari e 181 astensioni una risoluzione sostenuta da tutti gruppi politici (eccetto IND/DEM), il Parlamento ritiene che non vi siano ancora le condizioni per una decisione in merito alla proposta di regolamento della Commissione che integra le norme di base comuni in materia di sicurezza aerea, includendo tra i metodi consentiti di controllo dei passeggeri negli aeroporti dell'Unione europea, i "body scanner", «ossia dispositivi che producono immagini scannerizzate delle persone come se fossero nude, il che equivale a una perquisizione fisica virtuale».

 

Per il Parlamento, infatti, tale misura, «lungi dall'essere puramente tecnica, ha un grave impatto sul diritto alla riservatezza, il diritto alla protezione dei dati e al rispetto della dignità personale». Pertanto deve essere accompagnata da misure di salvaguardia «severe e adeguate». Chiede quindi alla Commissione di eseguire, entro tre mesi, una valutazione di impatto sui diritti fondamentali e di consultare il Garante europeo per la protezione dei dati, il gruppo di lavoro sui diritti fondamentali e l'Agenzia dei diritti fondamentali. Dovrebbe inoltre eseguire una valutazione scientifica e medica del possibile impatto sulla salute di tali tecnologie, nonché una valutazione dell'impatto in termini economici, commerciali e del rapporto costi-benefici.

 

Reputa che tutte le misure di sicurezza aerea, incluso l'utilizzo di "body scanner", debbano rispettare il principio di proporzionalità - «giustificato e necessario in una società democratica» - e chiede pertanto al Garante europeo per la sicurezza dei dati, al gruppo di lavoro e all'Agenzia dei diritti fondamentali di elaborare urgentemente un parere sui "body scanner" entro l'inizio di novembre 2008. Il Parlamento, inoltre, si riserva il diritto di verificare la compatibilità di tali misure con i diritti umani e le libertà fondamentali presso i servizi giuridici dell'Unione europea e di adottare le misure necessarie sul seguito da dare.

 

Prima di procedere al voto, Manfred WEBER (PPE/DE, DE) ha proposto di rinviare l'approvazione della risoluzione a dopo la tenuta, a novembre, di un'audizione organizzata dalla Commissione. L'Aula ha però respinto la proposta con 198 voti favorevoli, 337 contrari e 22 astensioni.

 

Durante il dibattito in Aula, il 21 ottobre, oltre al commissario ai trasporti Antonio TAJANI, sono intervenuti - in nome dei rispettivi gruppi politici - i seguenti deputati italiani: Claudio FAVA (PSE, IT), Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) e Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT). Il resoconto stenografico è disponibile al link in calce.

 

 

Link utili

 

Resoconto stenografico del dibattito in Aula (21.10.2008)

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sull'impatto delle misure di sicurezza aerea e dell'impiego di "body scanner" sui diritti umani, la vita privata, la dignità personale e la protezione dei dati

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 21.10.2008

Votazione: 23.10.2008

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Bosnia: sì all'accordo di associazione in vista dell'adesione


Il Parlamento dà il via libera all'accordo di associazione con la Bosnia Erzegovina, ritenendo che questo consolidi la sua prospettiva europea. Chiede però riforme economiche e amministrative, e sollecita maggiori sforzi per garantire i diritti delle minoranze e degli omosessuali, e di lottare contro corruzione e criminalità organizzata. Occorre anche assicurare la libertà di espressione e dei media nella Republika Srspka, perseguire i criminali di guerra e agevolare il ritorno dei profughi.

 

Approvando con 567 voti favorevoli, 21 contrari e 5 astensioni la relazione di Doris PACK (PPE/DE, DE), il Parlamento esprime il suo parere conforme sulla conclusione di un accordo di stabilizzazione e di associazione tra l'UE e la Bosnia-Erzegovina.

 

Il Parlamento ha poi adottato una risoluzione con la quale si compiace della firma di questo «importante accordo ed esorta tutti gli Stati membri dell’UE a ratificarlo rapidamente». Ritiene infatti che questo accordo «consolidi la prospettiva europea della Bosnia-Erzegovina e che esso offra un’opportunità unica a questo paese per il raggiungimento della pace, della stabilità e della prosperità». Invita inoltre la Commissione a mettere a punto misure specifiche che riflettano le condizioni particolari in Bosnia-Erzegovina, «al fine di assistere e agevolare il processo di adesione all'Unione europea». Approvando un emendamento del PPE/DE, l'Aula precisa che l'adesione all'UE rappresenta una prospettiva per la Bosnia-Erzegovina «solo in quanto Stato unico e non per le sue entità».

 

Al riguardo, il Parlamento ricorda ai leader politici «che spetta soprattutto a loro cogliere tale opportunità dimostrando lungimiranza e determinazione sufficienti per perseguire congiuntamente a tutti i livelli ... le riforme volte a modernizzare il paese e a renderlo più efficiente e compatibile con gli standard UE». E ciò andrà fatto anche attraverso l'abolizione di tutte le inutili barriere giuridiche e amministrative e la razionalizzazione delle strutture amministrative.

 

In materia economica, i deputati, inoltre, rammentano che la Bosnia-Erzegovina ha tra l'altro l'obbligo di abolire gradualmente tutte le restrizioni quantitative sui prodotti UE e i dazi doganali, snellire il flusso di merci con ogni mezzo di trasporto e fare un inventario esauriente di tutti i regimi d’aiuto nell’intero paese, allineare tali regimi alla normativa comunitaria nonché istituire un’autorità indipendente per gli aiuti di Stato. D'altra parte, ritengono che l'Accordo abbia la potenzialità di imprimere uno slancio all'economia della Bosnia-Erzegovina, «dal momento che contiene disposizioni che vincolano il paese a liberalizzare il proprio mercato». Sottolineano tuttavia che ciò dovrebbe essere effettuato in condizioni trasparenti e nell'ambito di un adeguato quadro giuridico e regolamentare. Incoraggiano poi le autorità a adottare le misure necessarie per incrementare il livello di investimenti esteri diretti nel paese.

Per il Parlamento, lo strumento di preadesione dell'UE deve fornire un sostegno alla modernizzazione dei sistemi di sicurezza sociale del paese e della sua legislazione del lavoro, alle organizzazioni del mercato del lavoro e dei sindacati, al potenziamento delle infrastrutture di trasporto della Bosnia-Erzegovina al fine di agevolare lo sviluppo economico, e alle politiche ambientali per ridurre l'inquinamento, ottimizzare il consumo di energia e migliorare la gestione dei rifiuti. Si compiace inoltre che l'accordo sostiene il principio dell'accesso non discriminatorio all'istruzione e ai sistemi di istruzione e formazione professionale a prescindere dal genere, dall'appartenenza etnica e dalla religione. Ritiene infatti che debbano essere compiuti seri sforzi «per superare le strutture segregazioniste attualmente presenti nel paese».

 

Al riguardo, il Parlamento ritiene che occorra esplicare maggiori sforzi per i diritti delle minoranze in Bosnia-Erzegovina «visti gli scarsi progressi in questo campo». Sottolinea inoltre la necessità di rendere operativi i consigli consultivi sulle minoranze che sono stati recentementi istituiti nella Republika Srpska e saranno istituiti nella Federazione della Bosnia-Erzegovina. Deplora poi «la persistente discriminazione nei confronti di "altri" nella Costituzione e nella normativa elettorale della Bosnia-Erzegovina».

 

Esprimendo poi preoccupazione per il clima di intimidazione nei confronti dei media, degli attivisti per i diritti umani e della società civile in generale che prevale nella Republika Srspka, invita i leader politici a riconoscere l'importante ruolo che rivestono media indipendenti e ONG nella vita democratica della loro entità. Approvando un emendamento sostenuto da PSE e Verdi/ALE, inoltre, esprime preoccupazione per il clima di intolleranza cui devono far fronte le persone lesbiche, gay, omosessuali e transgender (LGBT), in particolare a seguito degli incidenti all'apertura del primo festival gay di Sarajevo a settembre. Invita quindi lo Stato bosniaco e le autorità locali a adottare le misure necessarie per garantire alle persone LGBT il pieno rispetto del loro diritto fondamentale a riunirsi in modo pacifico in Bosnia e Erzegovina.

 

Il Parlamento considera necessario dedicare maggiore attenzione ai processi per crimini di guerra a livello distrettuale e cantonale, al fine di chiarire l'eventualità e le modalità di distribuzione delle cause fra i giudici di Stato e magistrati di livello inferiore e di garantire che gli organi giudiziari e i pubblici ministeri siano dotati di risorse adeguate. Inoltre, rammenta alle autorità della Bosnia-Erzegovina il loro obbligo di piena collaborazione con il Tribunale penale internazionale per la ex-Jugoslavia, in particolare per agevolare l'arresto dei latitanti, identificare e proteggere i potenziali testimoni e fornire al Tribunale i documenti e le prove necessari allo svolgimento delle indagini e dei processi. Invita poi a intraprendere azioni adeguate in risposta alla sottoscrizione da parte della Bosnia-Erzegovina di un accordo bilaterale sull'immunità con gli Stati Uniti riguardante il Tribunale penale internazionale, «il quale non è conforme con la posizione comune dell'UE e con gli orientamenti in questo campo».

 

Preoccupato per la mancanza di progressi per quanto riguarda il ritorno dei profughi e degli sfollati interni, ad esempio a Posavina nella Republika Srpska, il Parlamento sottolinea l'importanza particolare di esplicare maggiore sforzi per facilitare i rimpatri in considerazione della necessità di effettuare entro il 2011 un nuovo censimento della popolazione basato su dati disaggregati. Chiede inoltre alle autorità della Bosnia-Erzegovina di affrontare con urgenza il problema degli 8.000 residenti dei centri collettivi ancora esistenti. Ritiene inoltre che maggiori sforzi debbano essere rivolti ad affrontare la questione delle persone scomparse e dei risarcimenti alle famiglie.

 

Il Parlamento si dice poi persuaso che le disposizioni riguardanti la cooperazione in materia di visti, gestione delle frontiere, migrazione, lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo «costituiranno un incentivo efficace in Bosnia-Erzegovina per sostenere la riforma della polizia recentemente adottata. D'altro canto, si rammarica che, nonostante le importanti sfide che la Bosnia-Erzegovina ha affrontato nella lotta alla corruzione, alla criminalità organizzata, al traffico di esseri umani, al riciclaggio di denaro e al traffico di droga, i progressi in tali settori «siano ostacolati da interferenze politiche e dalla mancanza di volontà politica e di coordinamento tra le agenzie e le forze di polizia delle diverse entità». Esorta quindi le autorità della Bosnia-Erzegovina a intraprendere rapidamente ulteriori azioni per affrontare tali problemi.

 

Infine, il Parlamento ritiene che l'abolizione dell'Ufficio dell'Alto rappresentante, con il parallelo rafforzamento del ruolo del Rappresentante speciale dell'UE, «debba rimanere l'obiettivo ultimo sia per la comunità internazionale sia per i leader locali». Esorta pertanto i leader politici ad assumersi le proprie responsabilità a tale riguardo e a compiere sforzi rilevanti per soddisfare gli obiettivi e le condizioni stabilite dal Consiglio per l'attuazione della pace.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione

 

 

Riferimenti

 

Doris PACK (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio e della Commissione relativa all'accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall'altra

Procedura: Raccomandazione

&

Risoluzione sulla conclusione dell’accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Bosnia-Erzegovina, dall’altra

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 22.10.2008

Votazione: 23.10.2008

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Navi militari UE per tutelare i battelli europei dai pirati


Il Parlamento chiede di fare tutto il possibile per smantellare le reti criminali che traggono profitto dalla pirateria. Sostiene inoltre l'idea di consentire alle navi UE nelle acque internazionali di proteggere i pescherecci e i mercantili europei dagli attacchi, nonché di estendere il diritto di inseguimento alle acque territoriali costiere. Sollecitando la revisione delle norme internazionali in materia, chiede di essere informato sulla portata dell'azione navale decisa dal Consiglio.

 

Approvando una risoluzione proposta dalla commissione per i trasporti, il Parlamento sottolinea che gli assalti criminali contro le navi da pesca, le navi mercantili e le navi passeggeri comunitarie nelle acque internazionali vicino alle coste africane, in particolare nelle acque al largo della Somalia e del Corno d'Africa, sono aumentati di numero e frequenza, mettendo a rischio la vita degli equipaggi e danneggiando gravemente il commercio internazionale.

 

Il Parlamento chiede quindi al Consiglio di considerare la pirateria come un atto criminale nel quadro del diritto internazionale esistente e di fare tutto il possibile per identificare e smantellare le reti di criminalità organizzata che traggono profitto dalla pirateria. In tale contesto, invita la Commissione a istituire quanto prima, nel quadro della nuova politica marittima integrata, un sistema comunitario di cooperazione e di coordinamento reciproco, «che consentirebbe alle navi militari battenti bandiera di uno Stato membro dispiegate nelle acque internazionali di proteggere i pescherecci e le navi mercantili di altri Stati membri». Per i deputati occorre inoltre appoggiare attivamente, nell'ambito delle Nazioni Unite e dell'IMO, l'iniziativa promossa da vari Stati membri «di estendere il diritto di inseguimento per via marittima o aerea» alle acque territoriali degli Stati costieri, previo consenso degli Stati interessati, e di sviluppare un meccanismo di reciproca assistenza contro i casi di pirateria marittima.

 

Il Parlamento chiede poi alla Commissione e al Consiglio di garantire che gli strumenti giuridici dell'Organizzazione marittima internazionale che riguardano la pirateria e le rapine a mano armata «siano riveduti e aggiornati quanto prima» al fine di perseguire e condannare gli autori di tali crimini, nonché di incoraggiare gli Stati costieri e tutti gli Stati membri dell'UE a ratificare il protocollo ONU sulla repressione dei reati contro la sicurezza della navigazione marittima. E invita inoltre il governo di transizione somalo a considerare gli atti di pirateria contro imbarcazioni che trasportano aiuti umanitari «alla stregua di atti criminali che devono essere contrastati arrestando i responsabili nel quadro del diritto internazionale in vigore».

 

Il Parlamento prende poi atto dell'azione di coordinamento militare decisa dal Consiglio a sostegno della risoluzione 1816 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (EU NAVCO). Ma si rammarica del fatto che il Consiglio non lo abbia consultato in merito alla decisione di lanciare tale operazione PESD. Lo invita quindi a fornirgli le informazioni relative alla portata di tale azione e ai compiti esatti che la "cellula di coordinamento dell'UE" del Consiglio europeo svolgerà a sostegno della missione marittima. Nel sottolineare peraltro che gli atti di pirateria e gli atti contro la pirateria «non devono in nessun caso essere considerati come atti di guerra», chiede al Consiglio di adottare regole d'ingaggio «chiare e giuridicamente ineccepibili» per le forze navali impegnate in tali operazioni.

 

D'altro lato, invita il Consiglio ad operare «una netta distinzione» tra il futuro mandato della PESD e le misure di lotta contro la pirateria attuate dai suoi Stati membri nel quadro dell'operazione "Enduring Freedom" nel Corno d'Africa al fine di contrastare le attività terroristiche, nonché ad «evitare qualsiasi coinvolgimento di EU NAVCO nel conflitto in corso in Somalia». Lo sollecita inoltre «a non mettere sullo stesso piano la sfida del terrorismo e la questione dell'immigrazione illegale nonché il traffico di droga e la tratta di esseri umani». Chiede inoltre orientamenti chiari in relazione all'arresto e ai procedimenti penali dei pirati fermati e sollecita «un coordinamento efficace» con le altre navi, in particolare statunitensi e russe, presenti nella regione.

 

Plaude inoltre all'intenzione della Commissione di migliorare il coordinamento con le agenzie europee incaricate del controllo marittimo, ponendo l'accento sulla prevenzione delle attività illegali (tratta di esseri umani e traffico di droga nonché immigrazione illegale), e di promuovere dei negoziati per una migliore gestione dello spazio marittimo con i paesi terzi. Appoggiando poi la cooperazione rafforzata con i paesi vicini per la tutela dei mari al di là delle giurisdizioni nazionali, invita la Commissione a informarlo in merito a qualsiasi decisione relativa al finanziamento di progetti concernenti le rotte marittime a rischio nelle acque del Corno d'Africa, dello stretto di Bab el-Mandeb e del Golfo di Aden.

 

I deputati auspicano inoltre che la Commissione e le Nazioni Unite non trascurino la via della cooperazione e della normalizzazione politica con gli Stati della regione al fine di permettere loro di prevenire e combattere meglio la criminalità marittima e i molteplici fattori alla sua origine. Chiedono poi alle organizzazioni internazionali di raccomandare misure adeguate per impedire che le armi giungano nelle mani di gruppi dediti alla pirateria. Sollecitano anche la comunità internazionale a dispiegare tutti i mezzi necessari per contribuire all'instaurazione di un regime democratico e stabile in Somalia.

 

Link utili

Azione comune 2008/749/PESC del Consiglio, del 19 settembre 2008, relativa all’azione di coordinamento militare dell’Unione europea a sostegno della risoluzione 1816 (2008) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (EU NAVCO)

Resoconto stenografico del dibattito in Aula (23.9.2008)

 

Riferimenti

Risoluzione - Sulla pirateria in mare

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 23.9.2008

Votazione: 23.10.2008

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