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RESOCONTO
21 ottobre 2008 Strasburgo
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Sarkozy al Parlamento: rifondare il capitalismo senza rimetterlo in questione | |
Aprendo il dibattito in Aula, il Presidente PÖTTERING ha sottolineato che la Presidenza francese ha dimostrato capacità di agire di fronte alla crisi finanziaria internazionale, osservando che se non ci fossero stati una risposta comune e l'euro «ci troveremmo in una situazione disastrosa». Ha quindi definito un successo le decisioni e gli impegni presi in questi ultimi tempi per rispondere alla crisi. Il Presidente ha inoltre rilevato che il Consiglio europeo, di concerto con la Commissione e con il Parlamento, ha fatto in modo che l'Unione europea fosse un attore determinante per il benessere di tutti i cittadini. Ha quindi concluso sostenendo che è spesso nei momenti di crisi che l'UE ha dimostrato la sua vera forza.
Dichiarazione della Presidenza in carica
Nicolas SARKOZY ha esordito sottolineando che le istituzioni europee devono essere unite nel fronteggiare le crisi che si presentano se non si vuole indebolire l'UE e si intende trovare un consenso per fare sentire a livello internazionale le parole di un'Europa unita, indipendente e volontarista.
In merito alla crisi in Georgia, il Presidente ha rilevato come l'Europa abbia permesso di trovare una soluzione alla «reazione sproporzionata della Russia» a seguito della «inappropriata» iniziativa georgiana, portando al cessate il fuoco, al ritiro delle truppe e alla convocazione di negoziati internazionali. Osservando le divisioni politiche emerse con gli USA e altri partner all'inizio della crisi, ha affermato che l'Europa «non deve essere complice di una nuova guerra fredda per mancanza di sangue freddo» e che sarebbe stato «irresponsabile» creare condizioni per uno scontro. Ha quindi sottolineato che il Presidente russo ha rispettato gli impegni presi con l'UE e che «grazie all'Europa la catastrofe è stata evitata».
Riguardo alla crisi «sistemica e incredibile» che ha colpito i mercati finanziari globali, Sarkozy ha ripercorso le iniziative prese dalla Presidenza (dal G4 all'incontro con Bush), ricordando la decisione adottata dal Consiglio europeo in merito a un «piano gigantesco di 1800 miliardi di euro». Ma, ha osservato, oltre alla gestione della crisi, è necessaria «una rifondazione del capitalismo mondiale», perché quanto è successo è stato un «tradimento del capitalismo», ma non lo rimette in causa. L'UE, ha spiegato, proporrà delle misure affinché nessun istituto partecipato da uno Stato lavori nei paradisi fiscali, le remunerazioni dei trader non spingano a prendere rischi sconsiderati e affinché sia ripensato il sistema monetario attraverso tassi fissi. L'Europa, ha aggiunto, non deve pagare il deficit della prima potenza mondiale.
Il Presidente ha poi ricordato che si terranno diversi vertici internazionali in autunno e, in quelle occasioni, l'Europa dovrà parlare con una sola voce per farsi sentire. Ha inoltre sottolineato che la crisi finanziaria porta alla crisi economica - «la stiamo vivendo» - e ci vuole quindi una risposta univoca dell'Europa. Non la stessa, ha precisato, ma è necessario che i diversi Stati membri si coordinino, concertino e si informino sulle misure che intendono prendere. Paventando il rischio che società europee siano prede di fondi esteri che colgono l'opportunità offerta dal ribasso delle quotazioni, il Presidente ha rilevato la necessità di riflettere all'opportunità di creare fondi sovrani in ogni Stato membro che agiscano di concerto per dare una risposta industriale alla crisi. Anche perchè l'Europa ha bisogno di un'industria forte e non bisogna essere naïf accollandole oneri ecologici non vincolanti al di fuori dell'UE inficiandone la competitività, come accade con i costruttori di automobili.
Per quanto riguarda il pacchetto climatico e energetico, il Presidente ha sottolineato che esso si fonda sulla convinzione che «il mondo va verso una catastrofe se continua a produrre in questo modo». Si tratta quindi di una politica strutturale che non va abbandonata a causa della crisi finanziaria. Ciò, ha insistito, sarebbe «irresponsabile» poiché minerebbe la capacità dell'UE di convincere i partner internazionali a aderire agli sforzi in questo campo. L'obiettivo 20/20/20 e il calendario vanno quindi mantenuti, senza rimettere in causa la codecisione con il Parlamento e agendo con la necessaria flessibilità per tenere conto delle preoccupazioni di taluni Stati membri.
Dopo aver ricordato l'importante accordo cui è giunto il Consiglio europeo in merito al "patto per l'immigrazione", il Presidente ha sottolineato che la crisi chiama a una riforma delle istituzioni europee. In proposito, ha osservato che «non sarebbe ragionevole» continuare con una presidenza tornante di sei mesi, anche alla luce di crisi lunghe come quelle appena affrontate in Georgia e sui mercati finanziari. A dicembre, ha quindi spiegato, sarà presentata una roadmap su come rispondere al problema posto dalla mancata ratifica in Irlanda. Inoltre, pur rendendo omaggio alla BCE e all'Eurogruppo, ha rilevato l'esigenza di un governo economico europeo «degno di questo nome» che sia gestito a livello di Capi di Stato e di governo.
Dichiarazione della Commissione
José Manuel BARROSO ha sottolineato che il Consiglio europeo ha evitato che fossero prese decisioni a livello di singoli Stati membri delineando una risposta comune alla crisi. In materia economica, ha anche spiegato, occorrono azioni immediate contro la crisi ed è necessario riformare il sistema internazionale e rafforzare l'economia reale. L'Europa, a suo parere, «deve forgiare la mondializzazione con i suoi propri valori e difendere i propri interessi». Dopo aver ricordato che sarà esaminata una proposta sulle remunerazioni dei manager, ha annunciato la composizione del Gruppo di Alto livello, cui prenderà parte anche Rainer Masera. Il Gruppo presenterà i primi risultati delle sue analisi al Consiglio di primavera.
Per il Presidente della Commissione è in corso una fase storica in cui la crisi «mette in discussione le vecchie certezze» ed è quindi il momento di apportare i cambiamenti necessari per trovare soluzioni adeguate al XXI secolo. L'UE dovrà proporre dei principi per un nuovo ordine globale.
Interventi in nome dei gruppi politici
Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha sottolineato che per ben due volte nel corso dell'estate, lavorando all'unisono, l'Europa ha mostrato il cammino per risolvere le crisi maggiori: la Georgia e i mercati finanziari. Il Presidente Sarkozy ha lavorato incessantemente e dimostrato il valore della Presidenza UE nonché il ruolo dell'Europa a livello mondiale. Il Parlamento, ha aggiunto, ha già svolto il lavoro più importante per quanto riguarda la situazione finanziaria, con raccomandazioni sulla regolazione la sorveglianza, con una riforma e uno stop ai paracaduti dorati. Ed è proprio «durante le crisi economiche che si elaborano regole per il futuro. I mercati liberi devono essere corredati di regole e regolamenti i quali, se già in vigore, non sono stati applicati correttamente». Ha quindi ricordato che le piccole e medie imprese hanno bisogno di sostegno e occorre garantire il mercato sociale e la solidarietà. Chiedendo al più presto la ratifica del trattato di Lisbona da parte di tutti per poter operare in maniera più tranquilla, ha concluso ricordando che il futuro riserva molte sfide comuni: il clima, l'energia e la sicurezza e, nell'interesse delle generazioni future, bisogna lavorare sulla base del modello di un'economia sociale di mercato per risolverle.
Per Martin SCHULZ (PSE, DE) è necessario che l'Europa trovi il posto adeguato a livello mondiale. Ha poi insistitio sul fatto che la deregulation sostenuta dal Presidente USA «è fallita» e l'UE ha la possibilità di creare un nuovo ordine sociale. Nel sostenere le misure proposte da Sarkozy, il leader dei socialdemocratici ha rivolto un appello affinché il disastro finanziario e la crisi dell'economia reale non si ripetano mai più. Occorrono quindi nuove regole, per le banche e anche per i private equity, ed è necessario agire in fretta. Ha poi sottolineato che la ricetta sostenuta da Sarkozy, da Barroso e da Daul sono di matrice socialdemocratica. Contrariamente a quanto sostenuto in passato dallo stesso Presidente francese e dal programma politico 2006 del PPE, ha rilevato che «lo Stato deve intervenire di più e controllare maggiormente l'economia». Ha poi concluso sostenendo che la crisi non giustifica l'abbandono degli obiettivi ambientali.
Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) ha sottolineato che le conclusioni del Consiglio menzionano solo la cooperazione tra Consiglio e Commissione ignorando il ruolo di colegislatore del Parlamento europeo in materia climatica. Ha peraltro rilevato che le azioni in questo campo non debbono essere rinviate. Riguardo alla crisi finanziaria, il leader liberaldemocratico ha ricordato che la libera circolazione di beni, capitali e persone è alla base del successo dell'UE. Si è detto comunque favorevole a misure europee per fronteggiare la crisi, chiedendo la riduzione dei tassi d'interesse per evitare la recessione. Si è anche detto d'accordo sull'idea di fissare standard in materia contabile e ha chiesto regole sulle agenzie di rating. Infine, ha esortato l'istituzione di un sistema europeo di supervisione dei mercati finanziari.
Daniel COHN-BENDIT (Verdi/ALE, DE) ha sottolineato che la crisi finanziaria, quella ecologica e la fame nel mondo sono interdipendenti e che sono iniziate molti anni fa. Chiedendo a Sarkozy e alla Commissione di fare un minimo di autocritica, ha rivolto un appello affinché si giunga a «un'economia ecologica e sociale di mercato», rimettendo in questione le fondamenta stesse del nostro modo di produrre. Ha proposto quindi un "green deal" per il rilancio ecologico dell'economia. Ha poi contestato l'idea di difendere l'industria automobilistica, sostenendo che quella tedesca si oppone ai criteri ecologici e «mette i soldi nei paradisi fiscali». A quest'ultimo proposito, ha chiesto che i paradisi fiscali siano obbligati a comunicare allo Stato membro di origine tutti soggetti che vi fanno ricorso. Infine, ha denunciato il «putch istituzionale» perpetrato dai Capi di Stato e di governo che hanno deciso di adottare i provvedimenti all'unanimità ed esautorare il Parlamento.
Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) ha affermato di condividere totalmente le dichiarazioni del Presidente, soprattutto per l'attività svolta «in questi mesi difficili», e si è detta soddisfatta per le proposte avanzate. Ha però voluto ricordare le responsabilità di alcuni commissari, come quello alla concorrenza, le cui dichiarazioni non hanno agevolato la sicurezza e serenità dei mercati. Ha inoltre sottolineato che la Commissione avrebbe dovuto essere «più tempestiva nel rispondere sui derivati, prodotto che ha messo in ginocchio molti cittadini ma anche molte amministrazioni e Stati dell'Unione europea». Ha poi sostenuto l'idea di un'Europa che abbia un Presidente non più a turno semestrale che risponda «all'immagine di un'Europa effettivamente unita, non uguale, ma capace di individuare insieme i problemi e di trovare insieme strategie per poterli combattere e soprattutto risolvere».
A suo parere, inoltre, per cambiare una crisi sistemica occorre individuare un nuovo sistema che permetta di rifondare il capitalismo mondiale. Ma, ha precisato, occorre dire che «la libertà del mercato non è il liberismo esasperato e che oggi un sistema che voglia basarsi sul capitale deve essere capace di coniugare anche il sociale e il liberale». Ricordando il fallimento di talune banche, ha poi sottolineato che «non si può gestire l'economia se non c'è anche una visione politica che ispiri quali sono i traguardi da raggiungere». Ha quindi auspicato che la BCE possa anche avere un maggiore controllo sulla qualità del sistema finanziario, «ma non la vogliamo chiusa in uno splendido isolamento».
Infine, la deputata ha ringraziato il Presidente per l'adozione del patto dell'immigrazione e di asilo. In proposito si è rallegrata che vi siano finalmente regole comuni in un settore «che riguarda tutti e che ci deve vedere particolarmente uniti». Ha poi auspicato che «su alcuni temi caldi si possa realizzare un'armonizzazione delle sanzioni penali e civili per combattere gli speculatori e per coloro che mettono a rischio la sicurezza del consumatore e quindi la stabilità dell'economia».
Per Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) l'Europa non si è mai trovata in una crisi tanto grave che potrebbe avere conseguenze sociali immani in tanti Stati membri, ma ha anche sottolineato che molti paesi terzi del Sud devono fronteggiare una crisi alimentare e energetica. Chi vuole moralizzare il capitalismo, ha detto, ha molto lavoro da fare. Se ognuno dei nostri paesi è minacciato dalla crisi sociale, ha aggiunto, è perché i nostri popoli «pagano caro tutto un modello di sviluppo» nato oltre atlantico e fatto proprio dall'UE. E «tutti i dirigenti politici che hanno operato a favore di questa virata strategica» devono renderne conto ai cittadini. Non possono ritenersi paghi prendendo delle misure necessarie, perché è «il cuore del sistema che deve essere cambiato: il denaro per il profitto e il profitto per il denaro; una spirale diabolica che porta allo svilimento del lavoro, alla deflazione dei salari, al razionamento della spesa sociale e allo spreco delle risorse naturali». Citando il Gattopardo, ha poi espresso dubbi sulla reale volontà dei dirigenti europei di cambiare la situazione.
Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) ha rilevato che in Georgia Sarkozy non ha agito in nome dell'UE in quanto non aveva nessun mandato e, comunque, si è detto contrario a una Presidenza del Consiglio fissa. In merito alla crisi finanziaria, ha negato la necessità di nuove norme che, a suo parere, sono già troppe. Ha quindi concluso che i paesi fuori dall'UE dispongono di migliori strumenti per affrontare la crisi.
Repliche della Presidenza
Riguardo alla crisi finanziaria, Nicolas SARKOZY ha sottolineato che il sostegno alle banche è stato anche conferito per tutelare i risparmiatori. Si è detto poi favorevole a un regolatore europeo ma le attuali condizioni non lo permetterebbero e, per tale motivo, è più realistico iniziare con un migliore coordinamento tra i regolatori nazionali. Ha poi affermato che l'atteggiamento delle agenzie di rating «è stata la cosa più scandalosa» della crisi e si dovrà affrontare la questione della loro indipendenza nonché l'ipotesi di un'agenzia di rating europea. Sostenendo poi che le regole contabili USA non sono più tollerabili e che bisogna cambiarle anche a livello europeo, ha notato che «gli USA vivono al di sopra dei loro mezzi da quasi tre decenni», con tassi troppo bassi che hanno spinto a indebitarsi, e devono quindi assumersi le proprie responsabilità. Il Presidente ha inoltre sottolineato che occorre sì riformare il capitalismo, ma questo «non ha mai fatto tanti danni sociali e ecologici quanti ne ha fatti l'economia collettivista». Si è quindi detto favorevole al libero mercato e al libero scambio, ed ha precisato che «la concorrenza non deve essere fine a sé stessa bensì un mezzo a servizio della crescita».
In materia di clima, il Presidente ha ribadito che non bisogna rinunciare alle ambizioni ed ha precisato che il Consiglio non ha assolutamente esautorato il Parlamento europeo, né il suo ruolo di legislatore. Sarkozy ha anche ribadito il suo appoggio alla ratifica del trattato di Lisbona dicendosi determinato a lottare per convincere i partner della sua necessità. Anche perché «se non c'è Lisbona, c'è Nizza e, quindi, non sarà possibile procedere con l'ampliamento dell'UE». In proposito ha anche sottolineato che solleciterà il Presidente polacco a mantenere gli impegni presi. Infine, ha rilevato la «novità straordinaria» del Patto per l'immigrazione, anche se sarebbe stato auspicabile andare più lontano, è ha notato il coraggio dimostrato nell'adottarlo a pochi mesi dalle elezioni.
Link utili
Conclusioni
del Consiglio europeo
Riferimenti
Relazione del Consiglio europeo e dichiarazione della Commissione - Riunione del Consiglio europeo (Bruxelles, 15-16 ottobre 2008) Dibattito: 21.10.2008 Votazione: 22.10.2008 |
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Norme più chiare per i divorzi di coppie internazionali | |
Il Parlamento si è pronunciato su una proposta di regolamento che intende chiarire le norme sulla competenza giurisdizionale, sul riconoscimento e sull'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e quelle norme sulla legge applicabile, introducendo un certo grado di autonomia delle parti. I deputati insistono sulla necessità di garantire a entrambi i coniugi le informazioni sulle conseguenze giuridiche e sociali della loro scelta riguardo alla giurisdizione e alla legge applicabile.
Approvando con 522 voti favorevoli, 89 contrari e 35 astensioni la relazione di Evelyne GEBHARDT (PSE, DE), il Parlamento accoglie con favore la proposta della Commissione di istituire un quadro normativo chiaro e completo che comprenda le norme relative alla competenza giurisdizionale, al riconoscimento e all'esecuzione delle decisioni in materia matrimoniale e le norme sulla legge applicabile, introducendo anche un certo grado di autonomia delle parti. Ma propone una serie di emendamenti, soprattutto per garantire che i coniugi prendano una decisione in modo consapevole.
Ad oggi, una volta avviato il procedimento di divorzio davanti alle autorità giurisdizionali di uno Stato membro, la legge applicabile è individuata attraverso le norme di conflitto di tale Stato, che variano molto tra paese e paese. La combinazione fra la diversità delle norme di conflitto nazionali e le attuali disposizioni UE in materia di attribuzione della competenza giurisdizionale può generare un certo numero di problemi nel caso dei divorzi "internazionali". Oltre all'incertezza giuridica risultante dalla difficoltà per i coniugi di individuare quale legge si applicherà al loro caso, vi è anche il rischio della "corsa in tribunale", espressione che designa una situazione nella quale il coniuge più informato tenterà di adire per primo l'autorità giurisdizionale la cui legge tutela meglio i suoi interessi. Inoltre, i cittadini comunitari che risiedono in uno Stato terzo possono avere difficoltà a trovare un'autorità giurisdizionale competente in materia di divorzio e a far riconoscere nei rispettivi Stati di origine una sentenza di divorzio pronunciata in uno Stato terzo. La proposta intende ovviare a questi rischi, senza però instaurare un regime comune in materia di divorzio in Europa.
Agevolare una scelta illuminata da parte dei coniugi
Con una serie di emendamenti, il Parlamento intende agevolare una «scelta illuminata» delle coppie nella decisione in merito all'autorità giurisdizionale che deve trattare il loro divorzio. Pertanto, ritiene che prima di designare la giurisdizione competente e la legge applicabile occorre che i coniugi abbiano accesso a informazioni aggiornate relative agli aspetti essenziali della legge nazionale e comunitaria e delle procedure in materia di divorzio e di separazione personale. Per garantire l'accesso a un'appropriata informazione di qualità, un emendamento chiede alla Commissione di aggiornarla regolarmente nel sistema di informazioni pubblico basato su Internet. I deputati precisano inoltre che a entrambi i coniugi vanno garantiti pari opportunità e, a tal fine, ritengono essenziale che ciascuna parte sappia esattamente quali sono le conseguenze giuridiche e sociali della scelta della giurisdizione e della legge applicabile. Chiedono comunque che la possibilità di scegliere la legge applicabile non leda gli interessi della prole.
In base alla proposta della Commissione, i coniugi avrebbero la facoltà di designare di comune accordo la legge applicabile al divorzio o alla separazione scegliendo tra diverse possibilità, purché tale scelta sia conforme ai diritti fondamentali definiti dai Trattati e dalla Carta dei diritti fondamentali dell'UE e alle politiche pubbliche. Il Parlamento chiarisce alcune delle opzioni proposte - lo Stato di uno dei due coniugi, quello in cui avevano in precedenza la residenza abituale per un certo numero di anni, quello in cui è stata presentata la domanda - e aggiunge anche lo Stato di residenza abituale dei coniugi al momento in cui è concluso l'accordo, nonché lo Stato in cui è stato celebrato il matrimonio. L'Aula ha peraltro respinto un emendamento presentato dal PPE/DE volto a precisare che le leggi tra le quali poter scegliere dovevano essere quelle emanate dagli Stati membri dell'UE.
Un altro emendamento precisa che se la legge designata non riconosce la separazione o il divorzio o lo fa in modo discriminatorio per uno dei due coniugi, «si applica la legge del foro». Obiettivo di questo emendamento è risolvere i problemi che incontrano alcune donne straniere che chiedono la separazione o il divorzio in taluni Stati membri. L'interesse di una persona ad ottenere la separazione o il divorzio, in quanto espressione della sua autonomia personale, deve prevalere sul criterio dell'applicazione della legge nazionale. Avviene che in questi casi l'applicazione della legge nazionale comune dei coniugi renda difficile l'accesso alla separazione o al divorzio di determinate persone residenti in taluni Stati membri.
Il Parlamento è solo consultato su questa proposta, mentre a livello di Consiglio, dove è richiesta l'unanimità, la proposta è osteggiata dalla Svezia. Sembra però che almeno 9 Stati membri - Italia, Francia, Spagna, Romania, Austria, Ungheria, Grecia, Slovenia e Lussemburgo - abbiano intenzione di avviare una cooperazione rafforzata in questa materia.
Link utili
Proposta della Commissione
Riferimenti
Evelyne GEBHARDT (PSE, DE) Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 2201/2003 limitatamente alla competenza giurisdizionale e introduce norme sulla legge applicabile in materia matrimoniale Procedura: Consultazione legislativa Dibattito: 20.10.2008 Votazione: 21.10.2008 |
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Via libera al nuovo Erasmus Mundus | |
Il Parlamento ha approvato il nuovo programma Erasmus Mundus 2009-2013 che intende attrarre i migliori studenti dei paesi terzi grazie alla qualità degli studi proposti dagli atenei europei, alla qualità dell'accoglienza e a un sistema di borse di studio competitive a livello mondiale. Mira inoltre a promuovere la comprensione tra i popoli, contribuire allo sviluppo dell'istruzione superiore nei paesi terzi, scongiurando al contempo la fuga dei cervelli, e favorire i gruppi più svantaggiati.
Approvando con 623 voti favorevoli, 56 contrari e 5 astensioni la relazione di Marielle DE SARNEZ (ALDE/ADLE, FR), il Parlamento ha fatto proprio un maxi-emendamento di compromesso negoziato con il Consiglio in merito alla decisione che istituisce il programma "Erasmus Mundus" 2009-2013 che potrà contare su una dotazione di circa 950 milioni di euro. Lo scopo è, da un lato, di promuovere la qualità nell'istruzione superiore nell'UE e la comprensione interculturale mediante la cooperazione con i paesi terzi e, dall'altro, favorire lo sviluppo dei paesi terzi nel campo dell'istruzione superiore.
Il programma ha i seguenti obiettivi specifici:
Gli obiettivi del programma sono perseguiti mediante le seguenti azioni:
Si potranno applicare i seguenti tipi di approccio, se del caso combinandoli:
Per garantire ai beneficiari dei programmi un'accoglienza e un soggiorno di qualità, la decisione sollecita gli Stati membri a sforzarsi per semplificare le procedure in materia di visti. Inoltre, gli studenti che hanno ottenuto delle borse dovranno essere informati sulla loro destinazione iniziale degli studi con sufficiente anticipo, non appena sarà stata adottata la decisione sull’assegnazione della borsa.
Link utili Maxi-emendamento di compromesso Proposta di decisione che istituisce un programma d'azione comunitaria per il miglioramento della qualità nell’istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale mediante la cooperazione con i paesi terzi (Erasmus Mundus) (2009-2013)
Riferimenti Marielle DE SARNEZ (ALDE/ADLE, FR) Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un programma d'azione comunitaria per il miglioramento della qualità nell’istruzione superiore e la promozione della comprensione interculturale mediante la cooperazione con i paesi terzi (Erasmus Mundus) Procedura: Codecisione, prima lettura Dibattito: 20.10.2008 Votazione: 21.10.2008 |
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