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RESOCONTO

 

18 dicembre 2008

Strasburgo

 

 

 


Nuove norme sulla sicurezza dei giocattoli

 

Il Parlamento ha adottato una direttiva che aggiorna e integra le attuali norme sulla sicurezza dei giocattoli, per garantirne la circolazione nell'UE e tutelare meglio i bambini al di sotto dei 14 anni. I giocattoli - e gli imballaggi di quelli contenuti negli alimenti - non dovranno presentare il rischio di asfissia, né danneggiare l'udito. Dovranno presentare livelli molto più bassi di metalli pesanti e, quelli cosmetici, non potranno contenere un lungo elenco di fragranze allergizzanti.

 

Approvando con 481 voti favorevoli, 73 contrari e 40 astensioni il compromesso negoziato con il Consiglio dalla relatrice Marianne THYSSEN (PPE/DE, BE), il Parlamento ha adottato definitivamente una direttiva che aggiorna, integra e chiarisce le attuali norme sulla sicurezza dei giocattoli. La direttiva potrà entrare in vigore poco dopo la sua pubblicazione ma, per consentire agli operatori di adattarsi alle nuove regole, diventerà applicabile solo due anni dopo.

 

La direttiva si applicherà ai prodotti concepiti o destinati, in tutto o in parte, a essere utilizzati per fini di gioco da bambini di età inferiore a 14 anni. Un allegato elenca una serie di prodotti che non rientrano in questa definizione, tra questi figurano decorazioni e addobbi per festività e feste, prodotti destinati a collezionisti adulti, attrezzature sportive come pattini a rotelle o skateboard, biciclette con un'altezza massima alla sella di oltre 435 millimetri, monopattini e altri mezzi di trasporto destinati allo sport o a essere utilizzati per spostamenti sulla pubblica via, puzzle di oltre 500 pezzi, attrezzature subacquee, sedili gonfiabili e braccioli, fucili e pistole a gas compresso (escluse le pistole ad acqua), fuochi d'artificio, prodotti e giochi con proiettili appuntiti (quali giochi di freccette con punte metalliche).

 

Ma non sono considerati giocattoli nemmeno i prodotti educativi funzionali, quali forni, ferri da stiro o altri prodotti elettrici venduti esclusivamente per essere utilizzati a fini didattici sotto sorveglianza di un adulto, apparecchiature elettroniche quali PC e console di gioco o accessori di moda per bambini. Inoltre, la direttiva non si applicherà alle attrezzature per aree da gioco aperte al pubblico, alle macchine da gioco automatiche, a moneta o no, destinate al pubblico, ai veicoli-giocattolo con motore a combustione o a vapore, nonché alle fionde e alle catapulte.

 

La sicurezza prima di tutto

 

La direttiva stabilisce che i giocattoli, comprese le sostanze chimiche che contengono, non devono compromettere la sicurezza o la salute dell'utilizzatore o dei terzi, quando siano utilizzati conformemente alla loro destinazione o «quando ne sia fatto un uso prevedibile in considerazione del comportamento abituale dei bambini». E' anche precisato che si deve tenere conto «dell'abilità dell'utilizzatore e, se del caso, di chi effettua la sorveglianza», in particolare per quanto riguarda i giocattoli che per le loro funzioni, dimensioni e caratteristiche, sono destinati ai bambini di età inferiore a 36 mesi o ad altri gruppi di età indicati.

Inoltre, le etichette apposte e le istruzioni per l'uso di cui i giocattoli sono corredati, presentate in conformità alle prescrizioni della direttiva, dovranno «richiamare l'attenzione degli utilizzatori o di chi effettua la sorveglianza sulla pericolosità e sui rischi di danni che l'uso dei giocattoli comporta e sul modo di evitare tali rischi». Se opportuno, le avvertenze - chiaramente visibili, ben leggibili e facilmente comprensibili - dovranno indicare anche le restrizioni relative agli utilizzatori. Per alcune categorie di giocattoli, un allegato precisa quali avvertenze apporre. Ad esempio, per le imitazioni di caschi deve figurare l'avvertenza: "questo giocattolo non fornisce protezione".

 

Gli Stati membri dovranno quindi prendere tutti i provvedimenti necessari per garantire che i giocattoli siano immessi sul mercato soltanto se rispettano questi requisiti essenziali di sicurezza e i requisiti specifici illustrati in un allegato della direttiva che riguarda le proprietà fisiche e meccaniche, l'infiammabilità, le proprietà chimiche ed elettriche, l'igiene e la radioattività dei giocattoli.

 

Più in particolare, facendo seguito a quanto richiesto dai deputati, la direttiva stabilisce che i giocattoli non devono presentare il rischio di asfissia per blocco del flusso d'aria a seguito dell'ostruzione delle vie aeree dall'esterno, a livello della bocca e del naso. I giocattoli e le loro parti devono anche essere di dimensioni tali da non presentare il rischio di asfissia per blocco delle vie aeree interne causata da corpi incastrati nella bocca o nella faringe o insinuati all'ingresso delle vie respiratorie inferiori. I giocattoli chiaramente destinati ad essere utilizzati da bambini di età inferiore a 36 mesi, i loro componenti e le eventuali parti staccabili, inoltre, devono avere dimensioni tali da prevenirne l'ingestione o l'inalazione. Questo requisito, peraltro, si applica anche agli altri giocattoli destinati a essere portati alla bocca, ai loro componenti e alle loro eventuali parti staccabili. Anche l'imballaggio dei giocattoli non deve presentare rischio di strangolamento e asfissia per ostruzione delle vie aeree esterne.

 

Inoltre, i giocattoli contenuti in alimenti o incorporati a essi devono avere un proprio imballaggio, che – nelle condizioni originali – deve essere di dimensioni tali da impedirne l'ingestione e/o inalazione. L'imballaggio di tali giocattoli di forma sferica, ovoidale o ellissoidale e ogni sua parte staccabile, o l'imballaggio cilindrico con estremità arrotondate dovrà essere di dimensioni tali da prevenire l'ostruzione delle vie aeree causata da corpi incastrati nella bocca o nella faringe o insinuati all'ingresso delle vie respiratorie inferiori. Inoltre, sono vietati i giocattoli «che sono legati in modo indissolubile al prodotto alimentare al momento del consumo, tanto da richiedere la consumazione del prodotto alimentare perché si possa accedere al giocattolo».

 

I giocattoli dovranno poi essere progettati e prodotti in modo che non ci siano rischi di effetti nocivi sulla salute dell'uomo dovuti all'esposizione alle sostanze o alle miscele chimiche di cui i giocattoli sono costituiti o che sono in essi contenuti. In particolare, è vietato l'impiego di sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (CMR) nei giocattoli, in loro componenti o in parti dei giocattoli distinte a livello microstrutturale. Rispetto alla proposta della Commissione, le deroghe a questa norma sono state chiarite e rese più rigorose. Su insistenza dei deputati, inoltre, sono stati dimezzati i limiti di migrazione dei metalli pesanti - arsenico, cadmio, cromo (VI), piombo, mercurio e stagno organico - dai giocattoli o dai loro componenti accessibili nel corso di un uso normale.

 

I giocattoli cosmetici, come i cosmetici per le bambole, dovranno invece rispettare le prescrizioni della direttiva 76/768/CEE in materia di composizione e di etichettatura. Su richiesta dei deputati, inoltre, il numero di fragranze allergizzanti vietate nei giocattoli è stato aumentato da 39 a 55, rispetto alla proposta della Commissione. La presenza di tracce di queste sostanze sarà tuttavia consentita purché tecnicamente inevitabile in base alle norme di buona fabbricazione e, come richiesto dai deputati, se non supera una quantità definita (100 ppm). Inoltre, sul giocattolo, sull'etichetta, sull’imballaggio e nelle istruzioni allegate al giocattolo, devono essere elencate le denominazioni di 11 fragranze allergizzanti eventualmente aggiunte in quanto tali nel giocattolo in concentrazioni superiori allo 0,01% in peso (del giocattolo o delle sue componenti).

 

I giocattoli destinati a produrre un suono, in forza alla direttiva, dovranno essere progettati e prodotti - riguardo ai valori picco del rumore impulsivo e del rumore prolungato da essi emesso - in modo tale che il suono «non possa danneggiare l'udito dei bambini».

 

Marchio CE

 

I giocattoli resi disponibili sul mercato dovranno recare il marchio CE che attesta la loro conformità ai requisiti di sicurezza definiti dalla direttiva. Il marchio CE deve essere apposto «in modo visibile, leggibile e indelebile sul giocattolo o su un'etichetta affissa o sull'imballaggio». Nel caso di giocattoli di piccole dimensioni o costituiti da piccole parti, il marchio CE può essere apposto su un'etichetta oppure su un foglio informativo. Qualora l'eventuale marcatura CE non sia visibile dall'esterno dell'imballaggio, questa va apposta almeno sull'imballaggio.

 

Obblighi dei produttori

 

Nell'immettere sul mercato i loro giochi, i produttori dovranno garantire che essi siano stati progettati e prodotti nel rispetto delle esigenze di sicurezza stabilite dalla direttiva. Prima di immettere un giocattolo sul mercato i fabbricanti dovranno effettuare un'analisi della pericolosità che esso può eventualmente presentare. I produttori dovranno creare un dossier per ogni gioco, realizzare una valutazione della conformità e conservare la documentazione tecnica e la dichiarazione CE di conformità per un periodo di dieci anni a decorrere dall'immissione del giocattolo sul mercato.

 

Dovranno inoltre garantire che il gioco sia accompagnato dalle istruzioni e dalle informazioni di sicurezza in una lingua facilmente comprensibile dai consumatori e determinata dallo Stato membro interessato. Qualora un produttore dovesse rendersi conto che un suo giocattolo non è conforme alla normativa comunitaria sarebbe tenuto a prendere le misure correttive necessarie o, se necessario, ritirarlo dal mercato, informando comunque le autorità nazionali competenti del problema. Queste ultime dovrebbero poi attivare una procedura di salvaguardia, da estendere eventualmente a livello comunitario.

 

Gli importatori dovranno immettere sul mercato solamente giocattoli che rispettano le specifiche comunitarie. Mentre i distributori dovranno agire con la dovuta diligenza in relazione ai requisiti applicabili.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Direttiva relativa al ravvicinamento delle legislazioni degli Stati membri concernenti la sicurezza dei giocattoli (88/378/CEE)
 

Riferimenti

 

Marianne THYSSEN (PPE/DE, BE)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla sicurezza dei giocattoli

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 15.12.2008

Votazione:18.12.2008

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Depositi bancari garantiti per 100.000 euro, entro fine 2010


Il Parlamento ha adottato una direttiva che aumenta, dal giugno 2009, da 20.000 a 50.000 euro la garanzia sui depositi in caso di fallimento di una banca. Entro la fine del 2010 la garanzia salirà a 100.000 euro. Lo scopo è di ripristinare la fiducia dei risparmiatori e dare maggiore stabilità ai mercati finanziari, soprattutto alla luce delle recenti turbolenze. I tempi di rimborso saranno ridotti a 20 giorni, dagli attuali tre mesi. I correntisti dovranno essere informati dei loro diritti.

 

Dal 1994 le norme comunitarie assicurano che tutti gli Stati membri dispongano di una rete di sicurezza per i depositanti in caso di fallimento delle banche. La direttiva 94/19/CE ha fissato il livello minimo di copertura a 20.000 euro, consentendo però agli Stati membri di prevedere una copertura maggiore. In Italia, la copertura dei depositi è assicurata per 103.291,38 euro, i "vecchi" 200 milioni di lire (si veda il breve background in calce). Gli avvenimenti del 2007 e del 2008 e soprattutto le attuali turbolenze sui mercati finanziari hanno però messo in luce talune carenze e le loro conseguenze in termini di fiducia dei depositanti. Inoltre, cresce la consapevolezza che molti risparmiatori potrebbero essere colti di sorpresa e non venire rimborsati in caso di fallimento della loro banca, perché i loro risparmi superano i limiti di copertura vigenti nel loro paese. Il livello di 20.000 euro, infatti, non sembra più adeguato alla situazione attuale.

 

Nell'ottobre 2008, pertanto, il Consiglio europeo ha chiesto alla Commissione di presentare una proposta per ripristinare la fiducia dei depositanti e dare maggiore stabilità ai mercati finanziari. Approvando con 557 voti favorevoli, 21 contrari e 3 astensioni un compromesso negoziato con il Consiglio dal relatore Jan EHLER (PPE/DE, DE), il Parlamento ha adottato una direttiva che aumenta fino a 50.000 euro, entro il 30 giugno 2009, la «copertura totale dei depositi». Inoltre, entro la fine del 2010, questo importo dovrà essere ulteriormente incrementato fino a 100.000 euro. Secondo le stime, il sistema vigente copre circa il 65% dei depositi aventi titolo, mentre i nuovi importi coprirebbero l'80% (con una copertura di 50.000 euro) e il 90% (con una copertura di 100.000 euro) dei depositi.

 

Gli importi delle garanzie sui depositi dovranno essere applicati a tutti i depositanti indipendentemente dal fatto che la moneta dello Stato membro sia l'euro o meno, e potranno peraltro essere adeguati in funzione del tasso d'inflazione. D'altro canto, la Commissione potrà presentare una proposta di modifica di questa disposizione se la relazione che dovrà stilare entro fine 2009 concluderà che tale aumento e tale armonizzazione siano «inopportuni e non sostenibili sul piano finanziario per tutti gli Stati membri ai fini della protezione dei consumatori, della stabilità finanziaria e della prevenzione delle distorsioni transfrontaliere fra Stati membri».

 

Queste disposizioni, è precisato, non ostano al mantenimento in vigore di misure che, anteriormente al 1° gennaio 2008, offrivano la copertura totale per determinati tipi di depositi, in particolare per ragioni di carattere sociale.

 

Tempi più brevi per i rimborsi e informazioni ai correntisti

 

Il termine di rimborso di tre mesi previsto attualmente, prorogabile a 9 mesi, è ritenuto in contrasto con la necessità di preservare la fiducia dei depositanti e non risponde alle loro esigenze. Pertanto, il termine è ridotto a venti giorni lavorativi. Questo periodo potrà essere esteso di altri 10 giorni lavorativi «solo in casi eccezionali e previo accordo delle autorità competenti». Due anni dopo l'entrata in vigore della direttiva la Commissione dovrà presentare una relazione sull'efficacia e i tempi delle procedure di rimborso, che stabilisca l'eventuale opportunità di una riduzione dei tempi di rimborso a 10 giorni lavorativi.

 

Gli Stati membri, inoltre, dovranno cercare di garantire la continuità dei servizi bancari e l'accesso alla liquidità delle banche, soprattutto in periodi di turbolenze finanziarie. A tal fine, gli Stati membri sono incoraggiati ad introdurre quanto prima possibile disposizioni atte ad assicurare rimborsi d’emergenza di congruo ammontare su richiesta del depositante entro e non oltre tre giorni dalla data della richiesta.

 

Come richiesto dai deputati, gli Stati membri dovranno provvedere affinché gli enti creditizi mettano a disposizione dei depositanti effettivi e potenziali le informazioni necessarie per individuare il sistema di garanzia dei depositi al quale aderiscono l'ente e le sue succursali all'interno della Comunità. I depositanti dovranno essere informati sulle disposizioni del sistema di garanzia dei depositi o di eventuali accordi alternativi, compresi l'importo e la portata della copertura forniti dal sistema stesso. A richiesta, inoltre, dovranno essere fornite, informazioni sulle condizioni di indennizzo e sulle formalità che devono essere espletate per ottenerlo.

 

Background - Le garanzie sui depositi in Italia

 

In Italia vigono due sistemi di garanzia dei depositi: il Fondo di Garanzia dei depositanti del credito cooperativo e il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Entro i primi tre mesi dall’inizio della liquidazione coatta amministrativa della banca (prorogabili ad un periodo non superiore a nove mesi) sono rimborsati 20.000 euro. La restante parte viene restituita, entro il limite di 103.291,38 euro, in base ai tempi della liquidazione stabiliti dai liquidatori

 

Il Fondo interbancario di tutela dei depositi, costituito nel 1987 nella forma di consorzio volontario, è oggi un consorzio obbligatorio, riconosciuto dalla Banca d’Italia, la cui attività è disciplinata dallo Statuto e dal Regolamento. Tutte le banche italiane, devono aderirvi. Le banche europee presenti in Italia possono scegliere se aderire al fondo oppure no: se non aderiscono, vige il tetto di rimborso del Paese d'origine, altrimenti viene integrato con quello italiano. Le banche extracomunitarie invece non hanno scelta: sono obbligate ad aderire.

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Direttiva 94/19/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 1994 relativa ai sistemi di garanzia dei depositi (testo consolidato)
Fondo interbancario di tutela dei depositi

Riferimenti

 

Jan EHLER (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica della direttiva 94/19/CE relativa ai sistemi di garanzia dei depositi per quanto riguarda il livello di copertura e il termine di rimborso

Procedura: codecisione, prima lettura

Dibattito: 15.12.2008

Votazione:18.12.2008

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Bilancio 2009 dell'UE: impegni per circa 134 miliardi di euro

 

Il Parlamento conferma il livello globale di pagamenti per il bilancio 2009 della Commissione a 116,096 miliardi di euro, ossia lo 0,89% dell'RNL dell'Unione europea. L'importo totale degli impegni è invece pari a 133,846 miliardi di euro, vale a dire l'1,03% dell'RNL. Subito dopo la votazione, il Presidente PÖTTERING, il Ministro del bilancio francese Eric WOERTH e la commissaria competente Dalia GRYBAUSKAITĖ hanno firmato ufficialmente il Bilancio 2009.

 

L'Aula ha poi adottato con 539 voti favorevoli, 33 contrari e 27 astensioni la relazione di Jutta HAUG (PSE, DE) e Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL) che illustra le priorità politiche del Parlamento e esprime una serie di considerazioni sul bilancio adottato.

 

Priorità politiche del Parlamento

 

Gli importi di bilancio negoziati con il Consiglio dovrebbero permettere il mantenimento delle priorità politiche definite dal Parlamento nel corso della prima  lettura. Si tratta innanzitutto delle linee di bilancio iscritte alla rubrica 1 (occupazione, crescita, coesione, competitività). Per una serie di azioni e programmi, in particolare nel campo della ricerca e per il programma Galileo, i deputati hanno adottato spese superiori rispetto al progetto preliminare di bilancio e alle sue successive rettifiche proposte dalla Commissione europea.

 

Inoltre, hanno mantenuto gli incrementi di spesa approvati in prima lettura per Frontex (Agenzia europea per la gestione della cooperazione operazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea), per il Fondo europeo per i rifugiati (rubrica 3 cittadinanza, libertà, sicurezza e giustizia) e per le azioni e le politiche relative al clima e all'energia.


 

Rilancio dell'economia

 

Il Parlamento invita la Commissione e la Banca europea per gli investimenti a «riferire regolarmente sulle attività intraprese per contrastare la crisi economica». In proposito, esprime la sua ferma volontà di negoziare con il Consiglio la proposta della Commissione di rivedere per un importo di 5 miliardi il quadro finanziario pluriennale 2007-2013 nell'ambito del piano di rilancio economico deciso dai Capi di Stato e di governo al Vertice di dicembre. D'altro canto sottolinea che la crisi attuale «non deve essere utilizzata come pretesto per ritardare il riorientamento, estremamente necessario, della spesa verso investimenti "verdi"». La crisi andrebbe piuttosto utilizzata «come un ulteriore incentivo».

 

Aiuto ai paesi in via di sviluppo per l'impennata dei prezzi alimentari

 

L'accordo raggiunto con il Consiglio sulla creazione di un nuovo strumento di risposta rapida all'impennata dei prezzi alimentari nei paesi in via di sviluppo (lo "strumento alimentare") ha permesso di stanziare un miliardo di euro per tre anni. Entrambi i rami dell'autorità di bilancio sono convenuti sul fatto che lo strumento di flessibilità dovrà contribuire al finanziamento dello strumento alimentare attraverso la mobilizzazione di un importo di 420 milioni di euro per il bilancio 2009, sui 730 milioni di euro disponibili. Per il 2009 la commissione per i bilanci ha creato una linea specifica di bilancio di 568 milioni di euro di impegno e rettificato la struttura delle spese in modo da tener conto degli importi necessari al finanziamento di tali aiuti.

 

Approvando con 559 voti favorevoli, 14 contrari e 10 astensioni la relazione di Reimer BÖGE (PPE/DE, DE), il Parlamento ha accolto con favore l'accordo raggiunto in fase di conciliazione sull'uso dello strumento di flessibilità a favore dello strumento alimentare per un importo totale di 420 milioni di euro nel bilancio 2009.

 

Fondi strutturale e coesione

 

I deputati si dicono preoccupati in merito al livello estremamente basso dei pagamenti, ben al di sotto di quanto previsto nel quadro finanziario pluriennale e che non corrisponde alle vere sfide che deve affrontare l'Unione europea in una situazione di crisi economica. Rilevano quindi la necessità di migliorare e di semplificare le misure per accelerare il funzionamento dei fondi strutturali e del Fondo di coesione e invitano la Commissione, nel quadro giuridico attuale, ad effettuare rapidamente le valutazioni di conformità della gestione e dei sistemi di controllo degli Stati membri, al fine di facilitare il lancio dei grandi progetti.

 

Cambiamento climatico

 

I deputati ritengono che le misure di lotta contro il cambiamento climatico non siano state prese in sufficiente considerazione nel bilancio dell'Unione europea e si dicono pronti a «sostenere ogni sforzo volto ad aumentare e a concentrare le risorse finanziarie necessarie per promuovere la leadership dell''Europa nella lotta contro le conseguenze del cambiamento climatico». Pertanto invitano nuovamente la Commissione a presentare, entro il 15 marzo 2009, un piano ambizioso per migliorare la capacità finanziaria per far fronte ai problemi legati al cambiamento climatico. L'idea è quella di avviare una riflessione approfondita sulla possibilità di utilizzare il sistema per lo scambio delle emissioni come una potenziale risorsa a livello dell'Unione europea in futuro.
 

Azioni esterne

 

Ancora una volta i deputati deplorano che la rubrica 4 - "L'Unione europea come attore mondiale" - sia sotto costante pressione, poiché i margini disponibili non sono sufficienti per finanziare le priorità che sono emerse nel corso dell'anno senza pregiudicare le sue priorità tradizionali.

 

Sottolineano quindi che gli stanziamenti di impegno a favore della Palestina ammonteranno a 300 milioni di euro, importo che rappresenta una diminuzione del 21% rispetto al livello dei fondi impegni nel 2008 successivamente agli storni. Inoltre, gli stanziamenti destinati all'assistenza a favore del Kosovo saranno «appena sufficienti a mantenere il ritmo delle riforme degli investimenti». I deputati, d'altro canto, accolgono con favore il fatto che l'Unione abbia deciso di contribuire al processo di ricostruzione in Georgia impegnandosi a fornire la sua assistenza finanziaria per un importo fino a 500 milioni di euro ripartiti su tre anni, sulla base di determinate condizioni politiche.

 

Bilancio dell'Unione europea per il 2009

 

Capitoli

Impegni

Pagamenti

1a

Crescita e occupazione: competitività

11.768.997.000

11.024.385.513

1b

Crescita e occupazione: coesione

48.426.884.669

34.975.134.166

2

Risorse naturali (compresi l'ambiente, la pesca e lo sviluppo rurale)

56.121.437.011

52.583.314.070

3a

Liberta, sicurezza e giustizia

863.925.000

617.440.000

3b

Cittadinanza

650.963.000

678.960.000

4

L'UE come attore mondiale

8.103.930.360

8.324.169.158

5

Spese amministrative

7.700.730.900

7.700.730.900

6

Compensazioni per la Bulgaria e la Romania

209.112.912

209.112.912

 

Totale

133.845.980.852

116.096.062.329

 

% dell'RNB

1,03%  

0,894%

 

Link utili

 

Proposta della Commissione sulla mobilitazione dello strumento di flessibilità

 
 

Riferimenti

 

Jutta HAUG (PSE, DE) e Janusz LEWANDOWSKI (PPE/DE, PL)

Relazione sul progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2009 quale modificato dal Consiglio (tutte le sezioni) e le lettere rettificative nn. 1/2009 (SEC(2008)2435 – 13702/2008 – C6-0344/2008), 2/2009 (SEC(2008)2707 – 16259/2008 – C6-0458/2008) e 3/2009 (SEC(2008)2840 – 16260/2008 – C6-0459/2008) al progetto di bilancio generale dell'Unione europea per l'esercizio 2009

Dibattito: 17.12.2008

&

Reimer BÖGE (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la mobilizzazione dello strumento di flessibilità, in conformità del punto 27 dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria

Procedura: Bilancio

Relazione senza dibattito

Votazione:18.12.2008 

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Un sistema UE di crediti per l'istruzione e la formazione


Il Parlamento ha adottato due raccomandazioni in materia di istruzione e formazione professionale che invitano gli Stati membri a utilizzare un sistema europeo di crediti ed un quadro europeo di riferimento per l'assicurazione della qualità. Gli obiettivi sono, rispettivamente, di agevolare la mobilità transfrontaliera accrescendo la comparabilità dei diplomi e di monitorare il miglioramento dei sistemi di istruzione e formazione.

 

Approvando con 564 voti favorevoli, 12 contrari e 8 astensioni il compromesso negoziato con il Consiglio dal relatore Thomas MANN (PPE/DE, DE), il Parlamento ha adottato una raccomandazione sull'istituzione di un sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET). Uno dei principali ostacoli al manifestarsi di un maggiore interesse nei confronti della mobilità transnazionale nell'ambito dell'istruzione e della formazione professionale iniziale e continua è infatti rappresentato dalla difficoltà di individuare, convalidare e riconoscere i risultati dell'apprendimento conseguiti durante il soggiorno in un altro paese. Inoltre l'apprendimento permanente si sta realizzando sempre più in paesi diversi e in un'ampia varietà di contesti, formali, non formali e informali. Una delle principali sfide da raccogliere è costituita dalla diversità o addirittura dalla frammentazione dei sistemi di istruzione, di formazione professionale e delle qualifiche in Europa.

 

Il sistema ECVET proposto rientra in una serie di iniziative europee, tra le quali figurano il sistema europeo di trasferimento di crediti accademici (ECTS), Europass, la carta europea di qualità per la mobilità, i principi europei per l'individuazione e la convalida dell'apprendimento informale e non formale e il quadro europeo delle qualifiche e dei titoli per l'apprendimento permanente (EQF).

 

La raccomandazione impegnerebbe gli Stati membri a utilizzare il sistema ECVET su base volontaria. Essa istituisce tale sistema quale strumento metodologico suscettibile di essere utilizzato per descrivere le qualifiche in termini di unità di risultati dell'apprendimento, con i relativi punti, in vista del trasferimento e dell'accumulazione di tali risultati. Il sistema ECVET si basa sulla concezione di unità di risultati dell'apprendimento coerenti e significative e non sulla frammentazione delle qualifiche. Esso non intende armonizzare le qualifiche e i sistemi di istruzione e di formazione professionale, né lo richiede. Al contrario esso mira ad accrescere la comparabilità e compatibilità. Gli Stati membri sono invitati ad applicare il sistema ECVET entro il 2012, a sviluppare partnership e reti a livello europeo, nazionale, regionale, locale e settoriale in funzione delle necessità, nonché a promuovere e applicare i principi di assicurazione della qualità nell'istruzione e nella formazione professionale in sede di applicazione dell'ECVET.
 

Approvando 561 voti favorevoli, 16 contrari e 10 astensioni il compromesso negoziato con il Consiglio dal relatore Jan ANDERSSON (PSE, SE), il Parlamento ha adottato poi un'altra una raccomandazione volta a istituire un quadro europeo di riferimento per l'assicurazione della qualità come strumento di riferimento che permetta         agli Stati membri di promuovere e monitorare il miglioramento costante dei loro sistemi di istruzione e formazione professionali (IFP), sulla base di orientamenti europei comuni.

 

La raccomandazione invita gli Stati membri ad incoraggiare l'uso del quadro di riferimento per favorire il miglioramento continuo della qualità dell'IFP e a svilupparlo ulteriormente. Raccomanda inoltre l'uso del quadro di riferimento al fine di promuovere un'ampia cooperazione e l'apprendimento reciproco attraverso la rete europea per l'assicurazione della qualità dell'istruzione e della formazione professionali, di rafforzare e sviluppare i punti di riferimento nazionali per l'assicurazione della qualità, e di monitorare l'applicazione di tale quadro di riferimento ai fini di un eventuale riesame della raccomandazione cinque anni dopo la sua adozione.

 

 

Link utili

 

Maxi-emendamento di compromesso sulla raccomandazione relativa del sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione
Maxi-emendamento di compromesso sulla raccomandazione relativa all'istituzione di un quadro europeo di riferimento per l'assicurazione della qualità dell'istruzione e della formazione professionali

 

 

Riferimenti

 

Thomas MANN (PPE/DE, DE)

Relazione sulla proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio sull'istituzione del sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET)

&

Jan ANDERSSON (PSE, SE)

Relazione sulla proposta di raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio sull'istituzione di un quadro europeo di riferimento per l'assicurazione della qualità dell'istruzione e della formazione professionali

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 15.12.2008

Votazione: 18.12.2008

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Rafforzare la lotta alla contraffazione e alla pirateria

 

Il Parlamento chiede una politica ambiziosa di lotta alla pirateria, anche migliorando l'accordo sulle proprietà intellettuali e promuovendo più spesso ricorsi in sede WTO. Sollecitando un maggiore coordinamento con i paesi terzi interessati, specie la Cina, chiede che il futuro accordo anticontraffazione non permetta l'accesso delle autorità a computer privati. Nell'UE occorre armonizzare la normativa, sanzioni penali incluse, migliorare la cooperazione doganale e aiutare le PMI a difendersi.

 

Nel 2007 le dogane comunitarie hanno sequestrato 79 milioni di articoli contraffatti nel corso di oltre 43.000 operazioni, il 17% in più rispetto all'anno precedente. Più in particolare, l'incremento è stato del 264% per cosmetici e prodotti per l'igiene personale, del 98% per i giocattoli, del 62% per alimenti e computer e del 51% per i farmaci. Queste tipologie di articoli, da sole, rappresentavano il 23% dei prodotti requisiti.

 

Approvando una risoluzione proposta dai Verdi che riprende quasi interamente la relazione di Gianluca SUSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento sottolinea anzitutto che l'economia dell'Unione europea si è specializzata in produzioni di elevata qualità, ad alto valore aggiunto, spesso protette da marchi, brevetti o indicazioni geografiche, che, per loro natura, «sono tra i più suscettibili di essere contraffatti». Chiede quindi di definire una linea politica «chiara, strutturata e ambiziosa» che, accanto alle iniziative in materia doganale, coordini e indirizzi le azioni "esterne" dell’UE in materia di lotta alla contraffazione e alla pirateria. Anche perché, secondo il relatore, il mercato della contraffazione è stimato in 500 miliardi di euro, ossia il 7-10% del commercio mondiale.

 

Garantire il rispetto delle norme internazionali

 

Il Parlamento chiede alla Commissione di perseverare in sede di Consiglio TRIPs (l'accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio) affinché le norme minime introdotte negli ordinamenti nazionali «siano accompagnate da effettive misure di attuazione e di repressione delle violazioni». Occorre inoltre valutare l'eventuale necessità di modificare ulteriormente detto accordo, «allo scopo di creare un giusto bilanciamento tra gli interessi dei titolari e quelli dei potenziali utilizzatori dei DPI» (diritti delle proprietà intellettuali), tenendo in considerazione il diverso livello di sviluppo e distinguendo tra paesi produttori, di transito e di utilizzo di beni contraffatti e piratati.
 

I deputati si dicono poi convinti che il rafforzamento della lotta alla contraffazione passi anche attraverso un ricorso più frequente e mirato all'organo di soluzione delle controversie dell'OMC il quale «può garantire una migliore tutela dell'industria e dei consumatori europei mediante il consolidamento di una giurisprudenza che rafforzi il contenuto e la portata dell'accordo TRIPs». Ritengono inoltre necessario attuare specifiche iniziative a favore di una più diffusa educazione dei consumatori, sia in Europa che nei PVS, per evitare i rischi connessi ai prodotti contraffatti potenzialmente pericolosi.

 

Nel rammentare che in varie economie emergenti la produzione di beni contraffatti «ha raggiunto dimensioni allarmanti», il Parlamento sollecita speciali misure per potenziare il coordinamento tra le dogane e gli organi giudiziari e di polizia dei paesi interessati, nonché per favorire l'armonizzazione delle normative con quelle dell'UE. Chiede inoltre di proseguire i programmi di assistenza tecnica «che hanno contribuito al rafforzamento dei DPI nei paesi emergenti e in via di sviluppo» e di elaborare un protocollo in materia di contraffazione aggiuntivo alla Convenzione internazionale sulla criminalità organizzata.

 

Al riguardo, nel rilevare che il 60% delle merci contraffatte confiscate dalle autorità doganali dell'Unione europea è prodotto in Cina, il Parlamento invita la Commissione, congiuntamente con le autorità cinesi, «a elaborare con la massima urgenza un piano di azione per la lotta alla contraffazione». Chiede inoltre alla Cina di moltiplicare gli sforzi e a «perseguire con rinnovata energia coloro che violano i DPI». D'altro canto, nota con rammarico che la protezione dei DPI in Turchia «non è ancora all'altezza degli standard dell'Unione europea e necessita quindi di essere rivista» e rammenta che la Turchia «sarà un candidato credibile all'adesione soltanto se sarà in grado di recepire l'acquis comunitario e di garantire il rispetto pieno dei DPI entro i suoi confini».

 

Più in generale, il Parlamento raccomanda che venga instaurato un incisivo meccanismo di monitoraggio in merito alle possibili violazioni dei DPI tutelati nei diversi accordi, abbinato a strumenti di incentivo commerciale che premino un concreto impegno nella lotta alla contraffazione e alla pirateria. In tale contesto, è del parere che, nei casi di violazione particolarmente grave della proprietà intellettuale, ad esempio quelli che costituiscono una seria minaccia per la sicurezza e la salute pubblica, debba essere presa in debita considerazione la possibilità di una temporanea sospensione delle preferenze tariffarie, come previsto dal regolamento SPG.

 

Verso un accordo anticontraffazione, purché si rispetti la privacy

 

Il Parlamento invita la Commissione a negoziare con i paesi terzi la creazione di task force operative per la lotta alla contraffazione e le chiede di procedere a tale attività anche attraverso accordi bilaterali, regionali e plurilaterali per l'avvicinamento delle legislazioni, prevedendo anche efficienti sistemi di soluzione delle controversie e sanzioni in caso di mancato rispetto delle obbligazioni.

 

In tale ambito, i deputati reputano indispensabile che l'accordo commerciale anticontraffazione (ACTA) in corso di negoziato sia valutato a livello sociale e di libertà civili e, in tale ambito, sottolineano che «l'uso personale senza fini di lucro va distinto dalla commercializzazione in modo fraudolento e intenzionale dei prodotti contraffatti e piratati».
 

Chiedono quindi alla Commissione di garantire che l'ACTA «non fornirà alle autorità pubbliche l'autorizzazione di accedere a computer privati». Nei negoziati la Commissione dovrebbe anche tenere in considerazione alcune forti critiche concernenti l'ACTA, come la possibilità che esso consenta ai titolari di marchi e di diritti d'autore «di intromettersi nella sfera privata dei presunti contravventori senza un equo processo», criminalizzi ulteriormente le violazioni non commerciali e rafforzi le tecnologie di gestione dei diritti digitali a scapito dei diritti di uso corretto.

 

All'ACTA partecipano l'UE, l'Australia, il Canada, il Giappone, la Corea, il Messico, il Marocco, la Nuova Zelanda, Singapore, la Svizzera e gli USA. I deputati ritengono però necessario compiere sforzi volti a includere le economie emergenti, quali la Cina, l'India e il Brasile e i blocchi commerciali regionali come Mercosur, CARICOM e ASEAN, invitandoli a impegnarsi fin d'ora a garantire il rispetto dei DPI sul loro territorio.

 

Armonizzare norme e sanzioni penali nell'UE e migliorare il coordinamento doganale

 

Il Parlamento chiede un maggiore impegno per la repressione del fenomeno della contraffazione e l'armonizzazione delle legislazioni nazionali, anche perché nota che, all'interno dell'UE, manca una definizione armonizzata dei termini "contraffazione" e "pirateria" e che quelle degli Stati membri sono diverse tra loro. Invita poi la Commissione a compiere ogni sforzo necessario per concordare sanzioni minime comuni nel diritto penale europeo contro le violazioni gravi dei diritti di proprietà intellettuale, e la sollecita a prendere in considerazione le specificità dell'uso di Internet come vettore nella diffusione di prodotti contraffatti.

 

I deputati raccomandano poi un ulteriore perfezionamento e un migliore coordinamento delle procedure doganali nell'UE al fine di restringere in modo sostanziale l'accesso al mercato unico dei prodotti contraffatti e piratati. Nel chiedere il rafforzamento del personale doganale, invitano gli Stati membri ad applicare in modo uniforme nell'Unione i regolamenti comunitari in materia di dazi, a istituire un servizio preposto alla lotta contro la contraffazione e all'informazione su questo problema e ad elaborare una strategia comune per la distruzione delle merci contraffatte. Ma sottolineano anche la necessità di una più ampia cooperazione tra i settori pubblico e privato allo scopo di rendere la lotta alla contraffazione «più attiva, dinamica ed efficace».

 

Aiutare le PMI a difendersi dalla pirateria

 

Il Parlamento ritiene che una migliore collaborazione con i paesi terzi possa garantire un più efficace scambio di informazioni, un migliore uso delle risorse disponibili e una maggiore incisività delle iniziative di contrasto alla contraffazione. Invita quindi la Commissione a rendere il "Market access team" nelle delegazioni dell'Unione europea un tangibile punto di riferimento per le imprese comunitarie (in particolare le PMI) che lamentino violazioni della proprietà intellettuale e a creare un helpdesk per le PMI che fornisca loro assistenza tecnica nelle procedure di gestione delle merci contraffatte.

 

Ricorda poi l'importanza di disporre di un brevetto comunitario che permetta alle imprese innovatrici di proteggere quanto più possibile le proprie invenzioni e di beneficiarne in maggiore misura. Richiama quindi l'attenzione sull'importanza di armonizzare i diritti di proprietà intellettuale e i brevetti nazionali e comunitari di proprietà industriale nella lotta contro la contraffazione e invita gli Stati membri a incoraggiare le aziende a proteggere i loro servizi e prodotti mediante la registrazione di marchi, disegni, brevetti, ecc.

Considerando essenziale che le PMI siano messe nelle condizioni di poter validamente difendere i loro diritti specialmente per quanto riguarda le violazioni dei DPI nei paesi terzi, i deputati reputano infine necessario, ai fini della tracciabilità, incoraggiare le iniziative dell'industria volte a utilizzare moderne tecnologie che permettano di distinguere più efficacemente i prodotti originali da quelli contraffatti. Pertanto, chiedono alla Commissione di adoperarsi per favorire tutte le iniziative costruttive in quest'ottica.

 

 

Link utili

 

Sintesi del rapporto OCSE sull'impatto economico della contraffazione (in inglese)
Comunicazione della Commissione - Una strategia europea in materia di diritti di proprietà industriale (16.07.2008)
Relazione della Commissione sulle attività doganali comunitarie di lotta alla contraffazione e alla pirateria nel 2007 (in inglese)
Sito del WTO sull'accordo TRIPs - tutela delle proprietà intellettuali (in inglese)
Scheda sul Anti-Counterfeiting Trade Agreement (in inglese)
Proposta di direttiva relativa alle misure penali finalizzate ad assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale
Direttiva 2004/48/CE sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale
Regolamento (CE) n. 1383/2003 relativo all'intervento dell'autorità doganale nei confronti di merci sospettate di violare taluni diritti di proprietà intellettuale e alle misure da adottare nei confronti di merci che violano tali diritti

 

Riferimenti

 

Gianluca SUSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione sull'impatto della contraffazione sul commercio internazionale

Procedura: Iniziativa

Dibattito:17.12.2008

Votazione: 18.12.2008

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Immigrazione: pattuglie di vigilanza comuni alle frontiere marittime a più alto rischio

 

Dotare Frontex dei mezzi necessari

 

Il Parlamento insiste inoltre sulla necessità per l'Agenzia di poter contare sulla disponibilità dei mezzi messi a disposizione dagli Stati membri, sia per il suo coordinamento delle operazioni puntuali congiunte che per le sue missioni permanenti. Rammaricandosi che questi ultimi non abbiano una sufficiente volontà di fornirle le necessarie risorse, li esorta a farlo. Chiede inoltre agli Stati membri di formalizzare quanto prima un sistema di "solidarietà obbligatoria e irrevocabile" che consenta a Frontex «di eliminare l'incertezza che pesa sull'estensione dei mezzi su cui può far affidamento in tempo reale». Ricorda peraltro di aver già aumentato il bilancio dell'Agenzia e che vigilerà sulla sua corretta esecuzione nonché sul suo aggiustamento all'evoluzione delle sue funzioni.

 

Migliorare la cooperazione con i paesi terzi

 

I deputati invitano l'Unione europea ad inserire nel quadro dei negoziati con i paesi terzi la necessità di intensificare la cooperazione in materia di immigrazione da parte di questi ultimi e ad esortare i paesi terzi la cui cooperazione è insufficiente, se non addirittura inesistente, a fare del loro meglio per agevolare il lavoro dell'Agenzia. Notano infatti che seppur la quasi totalità dei paesi terzi con i quali Frontex è chiamata a operare quotidianamente ha compiuto importati sforzi «che si sono tradotti in risultati estremamente positivi», in altri casi la cooperazione e ancora carente, come «ad esempio nel caso della Turchia e della Libia». Commissione e Stati membri dovrebbero poi raddoppiare i propri sforzi per aumentare il livello di cooperazione da parte dei paesi terzi, specificamente tramite i negoziati sugli accordi di riammissione .

 

Un sistema europeo di gestione delle frontiere

 

Nel chiedere di riflettere sulla fattibilità di un sistema europeo di guardie di frontiera, il Parlamento insiste sulla necessità di un piano esaustivo che stabilisca l'architettura generale della strategia comunitaria di gestione delle frontiere, fornisca dettagli sulle modalità di interfunzionamento di vari programmi e piani connessi e sul modo di ottimizzarne l'interazione fra tali programmi. Si compiace quindi della riflessione sull'istituzione di un sistema di sorveglianza delle frontiere EUROSUR per garantire una gestione ottimale di tutti i dispositivi di monitoraggio, estendendo essenzialmente la loro copertura attuale.

 

Il Parlamento sottolinea poi la necessità di intensificare la cooperazione sull'analisi dei rischi tra l'Agenzia e Europol e le altre agenzie europee nonché gli organismi internazionali e le autorità di controllo delle frontiere dei paesi terzi. Soprattutto per bloccare le reti internazionali della tratta di esseri umani e per consegnare alla giustizia le persone coinvolte nella tratta degli immigranti illegali.

 

Ritenendo indispensabile uno strumento volto a rendere possibile il trasferimento di informazioni (intelligence) da Frontex a coloro che possono usarle al meglio, invita l'Agenzia a istituire un ambiente comune di condivisione dell'informazione tra le autorità nazionali competenti. Sarebbe così possibile ottimalizzare la raccolta, l'analisi e la diffusione dei dati sensibili.


 

Garantire il rispetto dei diritti umani e il controllo democratico

 

Il Parlamento chiede che il mandato di Frontex includa esplicitamente l'obbligo di rispettare gli standard internazionali in materia di diritti umani e il dovere verso i richiedenti asilo nelle operazioni di salvataggio in alto mare. Esorta poi la Commissione a valutare pienamente le attività di Frontex per quanto riguarda l'impatto che hanno sulle libertà fondamentali e sui diritti, compresa la responsabilità di proteggere le persone. Nel quadro del mandato, dovrebbe inoltre essere formalizzata la cooperazione con l'Alto Commissario dell'ONU per i rifugiati e con le altre organizzazioni non governative pertinenti.

 

I deputati chiedono infine un rafforzamento del controllo democratico di Frontex, da parte del Parlamento europeo, e invitano l'Agenzia a informarlo sui negoziati volti a concludere accordi con i paesi terzi, a presentare valutazioni tattiche imperniate su regioni frontaliere specifiche e a rendere pubblici i rapporti di valutazione sulle operazioni congiunte, nonché le analisi dei rischi, gli studi di fattibilità e le statistiche sui movimenti migratori.

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Relazione sulla valutazione e sullo sviluppo futuro dell'Agenzia FRONTEX
Comunicazione della Commissione - Esame della creazione di un sistema europeo di sorveglianza delle frontiere (EUROSUR)
Comunicazione della Commissione - Preparare le prossime fasi della gestione delle frontiere nell'Unione europea
Regolamento (CE) n. 2007/2004 che istituisce un'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea
Regolamento (CE) n. 863/2007 che istituisce un meccanismo per la creazione di squadre di intervento rapido alle frontiere

 

Riferimenti

 

Javier MORENO SÁNCHEZ (PSE, ES)

Relazione sulla valutazione e sullo sviluppo futuro dell'Agenzia FRONTEX e del sistema europeo di sorveglianza delle frontiere EUROSUR

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 17.12.2008

Votazione: 18.12.2008

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L'UE ha la "responsabilità di proteggere" dai crimini di guerra


Il Parlamento ritiene che la comunità internazionale abbia la responsabilità di proteggere le popolazioni da genocidi, crimini di guerra e pulizia etnica, anche con la forza militare, e rileva che l'UE dovrebbe essere vincolata a questo principio. Chiede di sviluppare la capacità militare dell'UE per contribuire alla stabilità post-bellica e di rendere giustizia alle vittime dei conflitti, specie delle violenze sessuali. Rileva l'obbligo morale dell'UE di accogliere i profughi e la necessità di politiche migratorie eque e di aiuti per ripristinare la legalità e rilanciare l'economia.

 

Approvando con 399 voti favorevoli, 25 contrari e 27 astensioni la relazione di Nirj DEVA (PPE/DE, UK), il Parlamento afferma di sostenere il concetto di "responsabilità di proteggere" le popolazioni dal genocidio, dai crimini di guerra, dalla pulizia etnica e dai crimini contro l'umanità quale sancito dalle Nazioni Unite e sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri «dovrebbero considerarsi vincolati». Ritiene quindi che, nei casi in cui i governi non siano capaci o siano riluttanti a fornire tale protezione, «la responsabilità di adottare misure appropriate diventa una responsabilità collettiva di tutta la comunità internazionale». Prende inoltre atto che tali misure «dovrebbero essere preventive come pure reattive e «comportare l'uso della forza coercitiva militare, se non come ultima risorsa». In proposito, riconosce che ciò costituisce «una nuova importante attuazione del principio di sicurezza umana».

 

I deputati sottolineano l'importanza di affrontare alla radice le cause dei conflitti nel quadro dei dialoghi politici della UE con i paesi terzi e dei programmi di cooperazione allo sviluppo «per potere sviluppare meccanismi che forniscano segnali precoci di allerta degli stati in difficoltà». Nell'invitare la Commissione a inserire la prevenzione dei conflitti tra le questioni trasversali nell'ambito della cooperazione allo sviluppo, rilevano poi l'esigenza essenziale di continuare a sviluppare la capacità militare della PESD in modo che l'Unione europea e i suoi Stati membri possano meglio contribuire alla stabilizzazione e allo sviluppo delle società che escono da un conflitto. Anche perché «senza le garanzie di sicurezza fornite dalla presenza sul terreno di forze di pace non sussiste, in generale, il presupposto essenziale per la stabilità delle società dilaniate da un conflitto».

 

Il Parlamento ricorda poi che «la pace non significa unicamente assenza di guerra», poiché «non può esistere la pace senza giustizia». Ritenendo che la giustizia per le vittime di conflitti sia «essenziale», rileva che i tribunali nazionali - se efficienti, indipendenti e imparziali - sono più qualificati dei tribunali internazionali per i crimini di guerra a garantire l'appropriazione da parte dei cittadini dei processi giudiziari nazionali e la punizione dei colpevoli. Invita quindi a rafforzare i sistemi giudiziari e chiede l'assistenza legale per i gruppi vulnerabili e le minoranze etniche. Al contempo, ritiene assolutamente necessario per tutti gli Stati firmare e ratificare lo Statuto di Roma per rendere più operativo il sistema Tribunale Penale Internazionale.

Giudica inoltre essenziale porre un termine all'impunità dei crimini sessuali, escludere tali reati, laddove possibile, dalle disposizioni di amnistia e garantire che tutte le vittime di violenza sessuale, in particolare le donne e le ragazze, abbiano uguale tutela dalla legge e parità di accesso alla giustizia. Evidenzia poi la necessità per le donne che hanno subito violenza sessuale «di beneficiare del pieno accesso ai servizi di igiene riproduttiva e sessuale e a programmi di sensibilizzazione che le aiutino a lottare contro la stigmatizzazione di cui sono vittime». D'altro canto, raccomanda l'applicazione del codice di condotta per il personale dell'ONU che opera in aree postbelliche e chiede "tolleranza zero" nei confronti di violenze sessuali perpetrate da membri delle forze di pace o delle ONG. Rileva anche l'opportunità di includere disposizioni specifiche per le ex combattenti nei programmi di disarmo, smobilitazione e reinserimento.

 

Nel sostenere che i capi ex combattenti debbano assolutamente rinunciare alla violenza prima di essere inseriti in strutture istituzionali formali che incoraggino la condivisione del potere, il Parlamento sottolinea che il ritorno volontario dei profughi e degli sfollati interni debba avere priorità elevata garantendo loro nel contempo una possibilità di vita effettiva. Allo stesso tempo, rileva che gli Stati membri hanno «l'obbligo morale di dare rifugio ai profughi provenienti da zone interessate da conflitti», sulla base di una ripartizione dell'onere, e dovrebbero assistere attivamente i profughi che desiderino fare ritorno nei rispettivi paesi d'origine al termine di un conflitto violento.

 

I deputati, peraltro, attribuiscono un'importanza cruciale a politiche migratorie eque nei confronti dei paesi in via di sviluppo. A loro parere, infatti, le migrazioni «possono essere trasformate in una forza positiva nel processo di sviluppo», in particolare attraverso le rimesse inviate dagli emigrati residenti nell'UE e limitando il fenomeno della fuga dei cervelli, agevolando la migrazione di ritorno e impedendo la tratta di esseri umani. Sottolineano anche la necessità di intraprendere un'azione per promuovere la riunificazione familiare e la reintegrazione dei bambini vittime di conflitti armati e garantirne l'accesso a programmi educativi, di formazione professionale e di supporto psicologico, con particolare attenzione per le esigenze specifiche delle ragazze.

 

Fortemente convinti che vada fatto ogni sforzo per garantire un livello minimo nei servizi di base per le popolazioni vittime di conflitti, i deputati sottolineano la necessità di rafforzare il coordinamento civile-militare e di raggiungere un equilibrio tra le componenti civili e militari dell'aiuto allo sviluppo al fine di garantire il funzionamento delle infrastrutture di base e dei servizi pubblici «senza sminuire l'importanza delle esigenze di ricostruzione e ripristino e del rilancio dei processi democratici ed economici».

 

Più in particolare, ritenendo che la legittimità dello Stato possa essere conseguita solo attraverso il buon governo e le politiche efficaci, il Parlamento sottolinea che istituzioni, processi elettorali, iscrizione dei votanti nelle liste elettorali, identificazione dei votanti e meccanismi anticorruzione «devono essere quanto più trasparenti e/o responsabili possibile». Rileva inoltre che, in occasione di elezioni all'interno di paesi che versano in una situazione postbellica, l'adesione delle donne deve «essere favorita mediante programmi specifici e quote di partecipazione a ogni livello».
 

La Commissione è poi invitata a istituire un'unità di deregolamentazione che fornisca consulenza ai paesi in situazione postbellica su come organizzare le infrastrutture economiche in maniera tale da eliminare i controlli burocratici che bloccano o rallentano la creazione di piccole imprese, l'apertura di conti bancari o la registrazione di proprietà fondiarie e società. Il Parlamento rileva inoltre la necessità di introdurre incentivi fiscali per le nuove imprese soprattutto attraverso programmi di sostegno al bilancio limitando, ove possibile, il ricorso al capitale di rischio.

 

Sottolinea poi l'importanza di un controllo indipendente sulla trasparenza e la responsabilità nell'utilizzo delle risorse, ed evidenzia la necessità di contrastare gli sprechi, le frodi e la corruzione, sotto qualsiasi forma, attraverso un meccanismo adeguato. Il Parlamento sollecita infine gli Stati membri a promuovere e sostenere una buona governance di tutte le risorse naturali e a prendere iniziative contro il loro sfruttamento e traffico.

 

Riferimenti

 

Nirj DEVA (PPE/DE, UK)

Relazione sulle prospettive di sviluppo per la costruzione della pace e la ricostruzione della nazione nelle situazioni postconflittuali

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 18.12.2008

Votazione: 18.12.2008

 

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