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ANTEPRIMA
17 - 20 novembre 2008 Strasburgo
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CONFERENZE STAMPA L'ordine del giorno della sessione è soggetto a modifiche. Una conferenza stampa
pre-sessione si svolgerà nell'edificio PHS, Una conferenza stampa per gli
ultimi aggiornamenti La seduta in diretta su
EP Live: |
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Sommario ISTITUZIONI
CONSUMATORI AFFARI ECONOMICI E FINANZIARI
IMMIGRAZIONE BILANCIO DIRITTI DELLE DONNE/PARI OPPORTUNITÀ POLITICA SOCIALE AGRICOLTURA AMBIENTE POLITICA REGIONALE SANITÀ PUBBLICA GIUSTIZIA E AFFARI INTERNI RELAZIONE ESTERNE SICUREZZA E DIFESA CONTROLLO DEI BILANCI RICERCA E INNOVAZIONE ISTITUZIONI IMMUNITÀ E STATUTO DEI DEPUTATI ORDINE DEL GIORNO 17 - 20 NOVEMBRE 2008 CODICI DELLE PROCEDURE PARLAMENTARI, ABBREVIAZIONI, GRUPPI POLITICI |
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Euro: dieci anni di successi, ma occorre fare di più - Una relazione all'esame dell'Aula evidenzia i benefici tratti da 10 anni di moneta unica e chiede di continuare a comunicarli ai cittadini. Ma propone una road map per sfruttarne tutte le potenzialità inutilizzate: rigoroso rispetto del Patto di stabilità, riducendo anche il debito, migliore spesa pubblica e politica fiscale coordinata. Favorevole a una BCE indipendente, chiede l'integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, l'emissione di titoli europei e una migliore rappresentanza esterna dell'euro (relazione Berès, Langen).
Fare di più per colmare il divario salariale tra donne e uomini - Una relazione all'esame dell'Aula chiede alla Commissione di presentare entro la fine del 2009 delle proposte legislative per garantire una migliore attuazione delle norme UE in materia di parità retributiva tra donne e uomini. Raccomanda quindi di valutare la situazione e i sistemi di classificazione delle professioni, ampliare il mandato degli organismi di parità, adottare misure per prevenire le discriminazioni e rafforzare la dimensione di genere, nonché di inasprire le sanzioni (relazione Bauer).
Martedì 18 novembre
Stato di salute della PAC: una riforma più graduale - L'Aula esaminerà una serie di relazioni sull'adeguamento della PAC che suggeriscono molti emendamenti volti soprattutto ad attenuare l'impatto delle misure proposte e a renderle più graduali. Intendono mantenere sugli attuali livelli l'aiuto specifico per il riso e conservare il tabacco tra i settori sostenuti. Propongono una modulazione più moderata, un aumento dei fondi a favore di pratiche sostenibili e il mantenimento dell'intervento per frumento duro e riso, e l'aumento delle quote latte (relazioni Capoulos Santos).
Più frutta fresca nelle scuole, meno bambini obesi - Il Parlamento è consultato sulla proposta di istituire un programma di distribuzione di frutta nelle scuole. I deputati precisano che i prodotti in questione devono essere freschi, di stagione, sani, possibilmente biologici e, se disponibili, locali e tradizionali. Chiedono anche di privilegiare i bambini delle scuole materne e elementari, nonché di aumentare sensibilmente la dotazione finanziaria per garantire a ogni alunno un frutto al giorno. Il programma sosterrà anche azioni d'informazione (relazione Busk).
Tessile: 35 milioni di euro per i lavoratori licenziati in Italia - Una relazione all'esame dell'Aula approva il via libera alla mobilitazione di 35 milioni di euro per coprire parte dei costi relativi alle misure di sostegno dei lavoratori del settore tessile licenziati in Lombardia, Piemonte, Toscana e Sardegna a causa della concorrenza mondiale inaspritasi con la scadenza dell'Accordo multifibre. Tra le misure finanziabili figura l’assistenza nella ricerca di un impiego, l’orientamento professionale, la formazione e la riqualificazione su misura (relazione Böge).
Crisi finanziaria e programma della Commissione per il 2009 - Consiglio e Commissione riferiranno all'Aula dell'esito del G20 di Washington dedicato alla crisi finanziaria mondiale. La Commissione presenterà inoltre il suo programma di lavoro per il 2009 che comprende anche delle misure per reagire alla crisi dei mercati finanziari. Il programma include inoltre azioni per rispondere ai problemi che preoccupano i cittadini europei, quali il mutamento climatico, l’immigrazione e lo sviluppo. Il Parlamento adotterà una risoluzione.
Immunità di Massimo D'Alema - Una
relazione all'esame dell'Aula propone di non autorizzare
l'utilizzazione delle intercettazioni telefoniche e di non revocare
l'immunità dell'ex eurodeputato Massimo D'Alema nell'ambito di un
procedimento dinanzi al Tribunale di Milano relativo alla scalata
della Banca Nazionale del Lavoro. I deputati, infatti, convengono
con il GIP che le altre fonti di prova sono sufficienti a suffragare
l'accusa nei confronti degli indagati e, pertanto, la richiesta
della Procura «è senza oggetto» (relazione Lehne). Mercoledì 19 novembre
Situazione in Congo e risposta dell'UE - Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla risposta dell'UE al deterioramento della Situazione in Congo a seguito del ritorno alle armi dei ribelli guidati dal Laurent Nkunda. Oltre alla situazione politica, la comunità internazionale è fortemente preoccupata per la situazione umanitaria e sanitaria, visto che centinaia di migliaia di cittadini hanno lasciato le loro case per cercare di sottrarsi ai combattimenti.
Una "carta blu" per i lavoratori extra-UE altamente qualificati - Nell'ambito dello sviluppo di una politica UE sull'immigrazione, il Parlamento è consultato su due proposte legislative sul rilascio della "carta blu", un permesso di soggiorno per lavoratori altamente qualificati, e sui relativi diritti sociali. I deputati insistono sulla necessità di garantire ai migranti un salario pari a quello percepito dai cittadini UE per lo stesso lavoro. Chiedono anche di evitare la fuga di cervelli dai paesi terzi in settori quali la sanità e l'istruzione (relazioni Klamt e Gaubert).
Innalzare l'età pensionabile e ridurre le imposte sul lavoro - A fronte dell'invecchiamento della popolazione, una relazione all'esame dell'Aula chiede di ammodernare i sistemi di protezione sociale e i regimi pensionistici per garantirne la sostenibilità nonché di mettere a punto un mercato UE in questo campo. Occorre inoltre innalzare l'età pensionabile, ricorrere maggiormente a schemi pensionistici complementari e professionali, limitare le imposte sul lavoro e garantire finanze pubbliche sane. Vanno poi riformati i sistemi di assistenza sanitaria (relazione Stauner).
La lotta all'AIDS non è terminata - Ventisette milioni di morti dall'inizio dell'epidemia, 2 milioni di decessi solo nel 2007, 33 milioni di persone che vivono affette dall'HIV, soprattutto nell'Africa sub-sahariana. Il fenomeno sembra stabilizzarsi, ma le cifre restano impressionanti. Le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla diagnosi e sul trattamento precoci dell'AIDS. Il Parlamento adotterà una risoluzione. Il primo dicembre sarà celebrata la ventesima giornata mondiale sull'AIDS.
Giovedì 20 novembre
OLAF: maggiore rispetto dei diritti fondamentali - Il Parlamento si pronuncerà su una proposta legislativa volta a migliorare il funzionamento dell'Ufficio antifrode dell'UE. I deputati chiedono in particolare di garantire i diritti procedurali e fondamentali delle persone coinvolte, dotando l'OLAF di un codice di procedura delle indagini, creando la funzione di controllo di legittimità e prevedendo sanzioni disciplinari per chi divulga informazioni non autorizzate. Ma chiedono anche di garantire a protezione delle fonti giornalistiche (relazione Grassle).
Raccolta dei dati personali dei passeggeri aerei nell'UE - A seguito del dibattito in Aula tenutosi la scorsa sessione, il Parlamento adotterà una risoluzione sulla raccolta dei dati personali dei passeggeri aerei nell'UE. |
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Consiglio e Commissione riferiranno all'Aula dell'esito del G20 di Washington dedicato alla crisi finanziaria mondiale. La Commissione presenterà inoltre il suo programma di lavoro per il 2009 che comprende anche delle misure per reagire alla crisi dei mercati finanziari. Il programma include inoltre azioni per rispondere ai problemi che preoccupano i cittadini europei, quali il mutamento climatico, l’immigrazione e lo sviluppo. Il Parlamento adotterà una risoluzione.
Il programma di lavoro pubblicato dalla Commissione per il prossimo anno prevede iniziative in risposta a numerose sfide. Da un lato, il 2009 sarà un anno particolare, in quanto a giugno si terranno le elezioni europee. Dall'altro, sarà anche l’anno conclusivo del mandato della Commissione, in cui ci si concentrerà sull’attuazione dei grandi programmi relativi a settori quali l’energia, il mutamento climatico, l’immigrazione e le politiche sociali. Al tempo stesso, la Commissione intende impegnarsi per contenere la crisi finanziaria e il rallentamento dell’economia. Il programma di lavoro prefigge obiettivi precisi attraverso 12 iniziative strategiche, 37 iniziative prioritarie, 33 proposte di semplificazione e 20 ritiri di proposte. Le priorità si articolano attorno a quattro pilastri.
Nel 2009, un momento decisivo sarà la presentazione del riesame del bilancio, che costituisce un importante contributo al dibattito sulle future priorità dell’Unione e sul loro finanziamento. Promuovere un quadro normativo semplificato e più efficace, privo di oneri amministrativi superflui, resta una delle priorità fondamentali per l’attività legislativa della Commissione nel 2009. Il programma prevede misure di semplificazione specifiche relative a settori che vanno dall’agricoltura all’ambiente e dalla contabilità ai trasporti, oltre al ritiro di proposte pendenti.
Il 2009 sarà il primo anno in cui le priorità in materia di comunicazione interistituzionale saranno concordate dal Consiglio dei ministri, dal Parlamento europeo e dalla Commissione nel quadro della dichiarazione congiunta “Un partenariato per comunicare sull’Europa”.
Link utili Programma di lavoro per il 2009 (in inglese)
Riferimenti Programma legislativo e di lavoro della Commissione per il 2009 Dibattito: 18.11.2008 |
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Una relazione all'esame dell'Aula sollecita iniziative di educazione finanziaria dei consumatori volte a far comprendere loro gli impegni economici cui vanno incontro, evitando così rischi inutili e indebitamenti eccessivi. Chiede programmi basati su principi comuni a tutta l'UE, ma anche il rafforzamento delle norme in materia di informativa da parte degli istituti finanziari. Occorre inoltre avviare campagne di sensibilizzazione e introdurre l'educazione finanziaria nei programmi scolastici.
La relazione di Iliana IOTOVA (PSE, BG) rileva anzitutto che il miglioramento del livello di alfabetizzazione finanziaria dei consumatori dovrebbe essere una priorità dei responsabili politici nazionali ed europei. Sia per i benefici che ne possono trarre le singole persone ma anche per quelli che ricadono sulla società e sull’economia, quali la riduzione del livello dei debiti problematici, l’aumento del risparmio, l'aumento della concorrenza, la capacità di utilizzare correttamente i prodotti assicurativi e la capacità di provvedere adeguatamente per la pensione. Inoltre, gli investitori informati e fiduciosi «possono incrementare la liquidità dei mercati dei capitali per gli investimenti e la crescita».
Pertanto, i deputati accolgono con favore le iniziative della Commissione nel campo dell’educazione finanziaria dei consumatori e la sua intenzione di pubblicare una base dati on-line dei programmi e delle ricerche sull’educazione finanziaria realizzati nell'UE. Sottolineano peraltro che l'obiettivo dell'educazione e della sensibilizzazione dei consumatori in materia di finanza e credito «è quello di migliorare la loro consapevolezza delle realtà economiche e finanziarie, in modo che comprendano gli impegni economici ed evitino rischi inutili, indebitamenti eccessivi e l'esclusione finanziaria». D'altra parte, la crisi dei mutui "subprime", oltre a illustrare i pericoli di un'informazione inadeguata dei mutuatari, dimostra che la mancata comprensione e conoscenza di tali informazioni «fa sì che i consumatori non siano sufficientemente preoccupati dei rischi d'insolvenza e indebitamento eccessivo».
La relazione invita quindi la Commissione a sviluppare a livello di UE, in cooperazione con gli Stati membri, programmi educativi nel campo delle finanze personali, sulla base di norme e principi comuni da applicare in tutti gli Stati membri, con eventuali adattamenti alle necessità nazionali, fissando parametri di riferimento e promuovendo lo scambio delle prassi migliori. Affinché tali programma abbiano la massima efficacia, è precisato che essi devono essere fatti su misura per le esigenze di categorie specifiche di destinatari e, ove opportuno, personalizzati. I deputati sottolineano poi che l’educazione finanziaria «può integrare ma non può sostituire norme coerenti per la protezione dei consumatori nell'ambito delle legislazione sui servizi finanziari, né può sostituire la regolamentazione e la stretta vigilanza sulle istituzioni finanziarie».
A tale proposito, riconoscendo l’importante ruolo del settore privato e delle istituzioni finanziarie nel fornire ai consumatori informazioni, la relazione rileva l’educazione finanziaria dev'essere offerta in modo «equo, imparziale e trasparente», al fine di servire gli interessi dei consumatori, e deve quindi distinguersi chiaramente dalla consulenza commerciale o dalla pubblicità. Anche perché le azioni di formazione e d'informazione devono consentire ai consumatori di avere «un approccio indipendente, basato sul proprio giudizio, ai prodotti finanziari loro offerti o cui intendono ricorrere». A tal fine incoraggia le istituzioni finanziarie a elaborare codici di condotta per il proprio personale e a procedere a «una rigorosa applicazione» delle norme UE esistenti (tra cui la direttiva MIFID).
Allo stesso tempo, la relazione chiede alla Commissione di presentare proposte legislative specifiche relative a un sistema armonizzato di informazione e protezione dei consumatori, in particolare nell'ambito del credito ipotecario: ad esempio prospetti informativi standardizzati europei che siano armonizzati, semplici e raffrontabili e contengano indicazioni comuni sul tasso annuo addebitato, ecc.. La Commissione dovrebbe inoltre contribuire alla sensibilizzazione a livello comunitario tramite il sostegno all’organizzazione di conferenze, seminari e campagne mediatiche e di sensibilizzazione nazionali e locali, nonché di programmi educativi a partecipazione transfrontaliera, in particolare nel campo dei servizi finanziari al dettaglio e della gestione del credito/debito familiare. Dovrebbe inoltre sviluppare ulteriormente e migliorare il portale Dolceta, lo strumento d'informazione on-line per i consumatori.
I deputati esortano poi gli Stati membri a includere l’educazione finanziaria nei programmi scolastici del ciclo primario e secondario «allo scopo di sviluppare le abilità necessarie per la vita di tutti i giorni e di organizzare la formazione sistematica degli insegnanti in questa materia». Allo stesso tempo, dovrebbero prestare particolare attenzione alle necessità educative dei pensionati e delle persone che sono alla fine della loro carriera professionale, «che possono correre il rischio dell'esclusione finanziaria», nonché a quelle dei giovani a inizio carriera «che devono compiere difficili scelte sull'utilizzo più opportuno del loro nuovo reddito». Gli Stati membri, infine, dovrebbero istituire programmi di formazione sull’economia e i servizi finanziari per gli assistenti sociali, i quali sono in contatto con persone a rischio di povertà o d'indebitamento eccessivo.
Link utili
Comunicazione della Commissione sull’educazione finanziaria
Riferimenti
Iliana IOTOVA (PSE, BG) Relazione sulla protezione del consumatore: migliorare l'educazione e la sensibilizzazione del consumatore in materia di credito e finanza Doc.: A6-0395/2008 Procedura: Iniziativa Relazione senza dibattito |
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Una relazione all'esame dell'Aula evidenzia i benefici tratti da 10 anni di moneta unica e chiede di continuare a comunicarli ai cittadini. Ma propone una road map per sfruttarne tutte le potenzialità inutilizzate: rigoroso rispetto del Patto di stabilità, riducendo anche il debito, migliore spesa pubblica e politica fiscale coordinata. Favorevole a una BCE indipendente, chiede l'integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, l'emissione di titoli europei e una migliore rappresentanza esterna dell'euro.
Dieci anni fa, il 1° gennaio 1999, undici Stati membri (Belgio, Germania, Irlanda, Spagna, Francia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Portogallo e Finlandia) hanno adottato la moneta unica dell'Unione europea. Due anni dopo, anche la Grecia ha adottato l'euro e, successivamente, la Slovenia (nel 2007), Cipro e Malta (nel 2008). Dall'inizio del prossimo anno, sarà il turno della Slovacchia, portando così l'Eurozona a 16 membri.
La relazione di Werner LANGEN (PPE/DE, DE) e Pervenche BERÈS (PSE, FR), che traccia un bilancio di questi ultimi dieci anni, sottolinea anzitutto che l'Unione economica e monetaria (UEM) «è stata un successo da molti punti di vista». La moneta unica, infatti, oltre a essere diventata un simbolo dell'Europa, ha promosso l'integrazione economica nella zona euro e portato stabilità, anche sui mercati mondiali delle valute. L'ambiente economico globale, inoltre, è stato favorevole alla creazione di posti di lavoro nel primo decennio dell'euro, e l'euro si è affermato come valuta internazionale, seconda per importanza soltanto al dollaro USA. Tuttavia, la crescita economica e l'aumento della produttività «sono state deludenti».
Per i deputati occorre però fare di più per raccogliere tutti i vantaggi dell'UEM, ad esempio, mettendo gli Stati membri e le regioni con un PIL inferiore alla media in condizione di recuperare lo svantaggio e «rafforzando la comprensione e l'impegno dei cittadini verso la moneta unica». Propongono quindi una roadmap dell'UEM che riguarda la divergenza economica, le riforme strutturali e le finanze pubbliche, la politica monetaria, la comunicazione, l'integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, il ruolo internazionale dell'euro e la sua rappresentanza esterna, gli strumenti economici e la governance.
Più in particolare, per attenuare le divergenze economiche, la relazione chiede riforme semplificate, più coerenti e multisettoriali, tempestivamente coordinate sulla base degli Orientamenti integrati per la crescita e l'occupazione nonché un policy mix nel quadro della Strategia di Lisbona. Ma occorre anche rafforzare reciprocamente le politiche macroeconomiche orientate alla stabilità e alla crescita, seguendo da vicino i bilanci pubblici attraverso l'efficace gestione della politica fiscale e della spesa e il loro impatto sul lato della domanda. Osserva infatti che il Patto di stabilità e crescita (PSC) riveduto «ha dimostrato la propria validità», ma che occorre attenersi «a un certo rigore nel risanamento dei bilanci».
In tale contesto, i deputati criticano pertanto «la mancanza di disciplina» nella lotta contro i disavanzi di bilancio in tempi di crescita economica e sottolineano che gli Stati membri devono operare più efficacemente in direzione di una politica fiscale anticiclica. Sottolineano inoltre la necessità di una strategia a breve termine per ridurre il debito pubblico degli Stati e di una strategia di crescita sana e sostenibile che permetta nel lungo periodo di contenere l'indebitamento entro un limite del 60%. Ritengono infatti che sia la soglia di deficit del 3 % sia la percentuale massima di indebitamento del 60% rispetto al PIL «debbano essere trattati come massimali da non superare» e che il PSC debba essere «rispettato rigorosamente» dagli Stati membri, sotto la vigilanza della Commissione. Quest'ultima, peraltro, è invitata ad esaminare ogni soluzione in grado di rafforzare il "braccio preventivo" del PSC.
Al fine di favorire la crescita e l'occupazione e di affrontare le grandi problematiche come il cambiamento climatico, i deputati ritengono inoltre necessario un miglioramento qualitativo delle finanze pubbliche. Ciò, precisano, comprende l'ulteriore risanamento dei bilanci, un'elevata efficienza della spesa pubblica e la promozione degli investimenti nell'istruzione, nel capitale umano, nella R&S e nelle infrastrutture. Inoltre, le riforme strutturali dovrebbero essere orientate al miglioramento della produttività attraverso una migliore combinazione di politiche economiche e sociali e completate dalla politica della concorrenza da un sostegno alla ristrutturazione dell'economia.
D'altro canto, mettono in guardia da un approccio basato essenzialmente sulla moderazione salariale quale via per conseguire la stabilità dei prezzi e ribadiscono che per affrontare la riduzione del potere d'acquisto derivato dall'inflazione importata occorre una «più equa distribuzione della ricchezza». Si devono però garantire aumenti retributivi reali «in linea con i livelli di produttività». Inoltre, il coordinamento della politica fiscale deve essere utilizzato in modo selettivo per raggiungere gli obiettivi economici e deve essere intensificata la lotta contro le frodi fiscali riguardanti le imposte dirette e indirette.
In materia di politica monetaria, rammentando il loro «impegno deciso» a favore dell'indipendenza della BCE, i deputati sostengono la richiesta di un dibattito pubblico più incisivo sulle future politiche monetarie e valutarie comuni nella zona euro. Osservano poi che l'obiettivo primario della politica monetaria della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi ma ricordano che il trattato le affida anche il compito di sostenere le politiche economiche generali della Comunità. A loro parere, inoltre, la BCE dovrebbe puntare a un regime di Direct Inflation Targeting (ossia di reazione a qualsiasi deviazione dell’inflazione riscontrata rispetto all’obiettivo prefissato), in cui il target di inflazione sia accompagnato da una banda di fluttuazione attorno al tasso-obiettivo».
A tale proposito, la relazione rileva che mentre nella zona euro è stato finora mantenuto un livello elevato di stabilità dei prezzi, l'"inflazione percepita" continua a mostrare notevoli divergenze rispetto ai tassi di inflazione effettivi (inferiori) registrati negli Stati membri nell'ultimo decennio. Chiede pertanto che alla popolazione siano dati maggiori informazioni e chiarimenti in merito alla necessità e al funzionamento dell'UEM. Per i deputati, infatti la moneta unica continua ad essere per l'UE «una priorità in materia di comunicazione». I benefici dell'euro e dell'UEM - stabilità dei prezzi, tassi ipotecari bassi, viaggi più facili, protezione contro le fluttuazioni dei tassi di cambio e gli shock esterni - devono quindi «continuare a essere presentati ed estesamente illustrati ai cittadini» e alle PMI.
Per quanto riguarda l'integrazione e la vigilanza dei mercati finanziari, la relazione sottolinea che «molto vada ancora fatto nel campo della compensazione e regolamento delle transazioni transfrontaliere di titoli» e che occorre una maggiore integrazione nel settore dei servizi al dettaglio. A medio termine, inoltre, sono necessarie l'europeizzazione dell'assetto della vigilanza finanziaria, la trasparenza dei mercati, regole di concorrenza efficaci e un'appropriata regolamentazione, per migliorare la gestione delle crisi e la cooperazione. Allo stesso tempo, occorre evitare il cosiddetto gold plating, ossia una regolamentazione che ecceda i requisiti minimi della normativa comunitaria). Invita quindi la Commissione ad avanzare proposte per modificare l'attuale struttura di vigilanza secondo tali principi. Le chiede inoltre di prendere in esame la creazione di obbligazioni europee e di sviluppare una strategia a lungo termine per consentire l'emissione di tali titoli nella zona euro in aggiunta a quelli nazionali. L'UE dovrebbe anche svolgere un ruolo guida a livello internazionale riguardo alla riforma del sistema di regolamentazione dei servizi finanziari
A proposito di ruolo internazionale, la relazione si rammarica del fatto che i tentativi di migliorare la rappresentanza esterna della zona euro sulle questioni finanziarie e monetarie «non abbiano fatto segnare finora grandi progressi» e sottolinea quindi la necessità di costruire una strategia internazionale commisurata al rango internazionale di questa moneta. A tal fine occorre sviluppare posizioni comuni e consolidare la sua rappresentanza, «ottenendo infine un seggio unico in seno alle competenti sedi e istituzioni finanziarie internazionali». Per tale ragione sostiene l'intento della Commissione di rafforzare l'influenza dell'UEM nelle istituzioni finanziarie internazionali, con una posizione comune dell'UE espressa da rappresentanti di primo piano, quali il presidente dell'Eurogruppo, la Commissione e il presidente della BCE.
La relazione illustra poi una serie di proposte volte a migliorare la governance. Tra le altre cose chiede un rafforzamento dell'assetto istituzionale per il coordinamento della politica economica con, ad esempio, l'organizzazione di riunioni dell'Eurogruppo anche nel settore della competitività/industria, dell'ambiente, dell'occupazione e dell'istruzione. Inoltre, il Comitato di politica economica dovrebbe essere incorporato nel Comitato economico e finanziario per formare un organo preparatorio unico e operativamente coerente per il Consiglio Ecofin e l'Eurogruppo. Un rappresentante del Parlamento, poi, dovrebbe ottenere lo status di osservatore all'interno dell'Eurogruppo e negli incontri informali del Consiglio e si dovrebbero organizzare riunioni fra la Troika, il Parlamento, la Commissione e l'Eurogruppo, se necessario quattro volte l'anno.
Al dibattito in Aula sarà presente il Presidente dell'Eurogruppo.
Link utili
Comunicazione della Commissione - UEM@10: successi e sfide di un
decennio di Unione economica e monetaria
Riferimenti
Werner LANGEN (PPE/DE, DE), Pervenche BERÈS (PSE, FR) Relazione sull'UEM @ 10: successi e sfide di un decennio di Unione economica e monetaria Doc.: A6-0420/2008 Procedura: Iniziativa Dibattito: 17.11.2008 |
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Nell'ambito dello sviluppo di una politica UE sull'immigrazione, il Parlamento è consultato su due proposte legislative sul rilascio della "carta blu", un permesso di soggiorno per lavoratori altamente qualificati, e sui relativi diritti sociali. I deputati insistono sulla necessità di garantire ai migranti un salario pari a quello percepito dai cittadini UE per lo stesso lavoro. Chiedono anche di evitare la fuga di cervelli dai paesi terzi in settori quali la sanità e l'istruzione.
Una prima proposta di direttiva mira a stabilire condizioni d'ingresso e di soggiorno per periodi superiori a tre mesi di cittadini di paesi terzi che intendano svolgere lavori altamente qualificati e dei loro familiari nonché a garantire lo status giuridico dei lavoratori provenienti da paesi terzi già ammessi e semplificare le procedure di domanda. L'idea è di rendere l’UE più capace di attrarre e, laddove necessario, trattenere lavoratori altamente qualificati provenienti da paesi terzi, in modo che l’immigrazione legale contribuisca maggiormente alla competitività dell’economia comunitaria.
La relazione di Ewa KLAMT (PPE/DE, DE) ricorda anzitutto che l'Unione europea deve garantire «l'equo trattamento» dei cittadini dei paesi terzi che vi soggiornano legalmente e che una politica d'integrazione «più incisiva» dovrebbe mirare a garantire loro «diritti e obblighi analoghi a quelli dei cittadini dell'Unione europea». Propone poi una serie di emendamenti.
La direttiva si applica ai cittadini di paesi terzi che chiedono di essere ammessi nel territorio di uno Stato membro per svolgere un lavoro altamente qualificato. Un emendamento ne estende la portata ai cittadini di paesi terzi che già soggiornano legalmente in uno Stato membro dell'UE in virtù di altri regimi. Non possono invece fare domanda i cittadini richiedenti protezione internazionale o lo status di rifugiati, i ricercatori, quelli che beneficiano dello status di soggiornante di lungo periodo in uno Stato membro, né coloro che entrano nell'UE in base a un accordo internazionale - come i lavoratori oggetto di un trasferimento nell'ambito di una società multinazionale. Neanche i familiari di cittadini dell'UE che hanno esercitato o esercitano il loro diritto alla libera circolazione nella Comunità possono beneficare di questo sistema. I deputati escludono inoltre le persone ammesse in uno Stato membro in qualità di lavoratori stagionali.
La "Carta blu UE" è l'autorizzazione che consente al suo titolare di soggiornare e lavorare legalmente nel territorio di uno Stato membro e di spostarsi in un altro Stato membro per svolgervi un lavoro altamente qualificato. Un emendamento precisa che essa può essere concessa solo agli immigrati altamente qualificati provenienti da paesi terzi con cui l'UE ha già concluso accordi di cooperazione e partenariato nei settori della mobilità e dell'immigrazione. La sua validità, per i deputati, deve essere inizialmente di tre anni (contro i due proposti dalla Commissione) e deve poter essere rinnovata per almeno due anni. Se il contratto di lavoro copre un periodo inferiore, può essere rilasciata per la durata del contratto più sei mesi (contro i tre della proposta). Durante il periodo di validità, la Carta blu autorizza il titolare ad entrare, rientrare e soggiornare nel territorio dello Stato membro che l'ha rilasciata e a passare attraverso il territorio di altri Stati membri.
Con "lavoro altamente qualificato",
s'intende l'esercizio di un «lavoro reale ed effettivo», sotto la
direzione di un'altra persona, per il quale un individuo è
retribuito e per il quale sono richiesti titoli di istruzione
superiore. I deputati precisano che si deve trattare di un lavoro
«in qualità di dipendente» oppure, sopprimendo la proposta della
Commissione di includere in questa definizione anche coloro che
hanno un'esperienza professionale equivalente almeno triennale, per
il quale è richiesta una «qualifica professionale superiore».
Diversi emendamenti specificano altre definizioni, come quella di "titolo
di istruzione superiore", indicando che la laurea o il diploma
ottenuto in un paese terzo deve essere riconosciuto dall'autorità
competente dello Stato membro. Un altro aumenta da tre a cinque anni
il periodo di studio oggetto della qualifica. E' anche inserita la
definizione di "attività professionale regolamentata". Pari salario per pari lavoro
Il cittadino di un paese terzo che chiede di essere ammesso deve presentare un contratto di lavoro valido o un'offerta vincolante di lavoro - altamente qualificato, precisano i deputati - nello Stato membro interessato, avente durata di almeno un anno. Deve rispettare i requisiti nazionali per l’esercizio, da parte dei cittadini dell’UE, di una professione regolamentata. deve inoltre esibire un documento di viaggio valido e dimostrare di disporre di un'assicurazione contro le malattie che copra il richiedente stesso e i suoi familiari. Non deve invece rappresentare - per motivi oggettivamente comprovati, chiede un emendamento - «una minaccia per l'ordine pubblico, la pubblica sicurezza o la sanità pubblica».
La proposta pone anche la condizione che la retribuzione del lavoratore non deve essere inferiore a una "soglia salariale nazionale" e deve corrispondere ad almeno tre volte il salario minimo fissato dalla legislazione nazionale. Per i deputati, invece, occorre applicare il principio della "parità di retribuzione per pari lavoro" al fine di garantire ai cittadini di paesi terzi lo stesso trattamento di cui godono i cittadini nazionali. Chiedono quindi che il salario non deve essere inferiore a quello «che percepisce o che percepirebbe un lavoratore comparabile nel paese ospitante». Inoltre, ritengono che il salario deve corrispondere ad almeno 1,7 volte il salario medio nello Stato membro in questione. Ai governi è lasciata la facoltà di determinare quote di ammissione.
Evitare la "fuga di cervelli" dai paesi terzi
Un emendamento chiede agli Stati membri di non cercare in modo attivo di attirare i lavoratori altamente qualificati in settori che sono già, o si prevede che saranno, soggetti a una carenza di personale nei paesi terzi, con particolare riferimento al settore sanitario e al settore dell'istruzione. I deputati, inoltre, inseriscono tra i motivi che possono giustificare il rifiuto di concedere la Carta blu quello di evitare una fuga di cervelli dai settori che risentono di una carenza di personale qualificato nei paesi d'origine. A loro parere, poi, gli Stati membri dovrebbero offrire un sostegno concreto alla formazione di figure professionale in settori chiave indeboliti dalla fuga di cervelli. E occorre definire meccanismi, orientamenti e altri strumenti destinati ad agevolare la migrazione circolare, «che consentano ai lavoratori altamente qualificati di tornare nel proprio paese d'origine».
La direttiva prevede anche i casi in cui è possibile revocare o rifiutare il rinnovo della Carta blu, in particolare se questa è stata ottenuta in maniera fraudolenta, o è stata falsificata o manomessa. I deputati precisano inoltre che tale decisione può essere presa «unicamente se sussiste una minaccia oggettivamente comprovata per l'ordine pubblico, la pubblica sicurezza o la sanità pubblica». D'altro canto, «la disoccupazione non costituisce di per sé un motivo per revocare o non rinnovare una Carta blu UE, a meno che il periodo di disoccupazione superi i sei mesi consecutivi» (contro tre mesi proposti dalla Commissione). Inoltre, i deputati ritengono che Il titolare della Carta blu debba avere il diritto di rimanere nell'UE «fintanto che partecipa ad attività di formazione finalizzate all'accrescimento delle sue competenze professionali o alla sua riqualificazione professionale».
Il Parlamento è anche consultato su una proposta di direttiva relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e che prevede anche un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente nell'UE. La relazione di Patrick GAUBERT (PPE/DE, FR) chiede che il periodo di validità di tali permessi sia stabilito da ciascuno Stato membro ed esclude dal campo di applicazione della direttiva i lavoratori stagionali, che dovranno essere oggetto di un provvedimento specifico. Per i deputati, inoltre, i lavoratori dei paesi terzi devono poter beneficiare di servizi d'informazione e consulenza offerti dai centri per l'impiego. Infine, sopprimono il paragrafo proposto dalla Commissione che dà la possibilità di esigere una prova del possesso di adeguate conoscenze linguistiche per l'accesso all'istruzione e alla formazione.
Attività a livello di Consiglio
A fine settembre, tutte le delegazioni del Consiglio hanno sostenuto una proposta di compromesso stilata dalla Presidenza. Il testo di questo compromesso non è ancora disponibile.
Link utili
Proposta della Commissione sulla "carta blu"
Riferimenti
Ewa KLAMT (PPE/DE, DE) Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio sulle condizioni di ingresso e soggiorno di cittadini di paesi terzi che intendono svolgere lavori altamente qualificati Doc.: A6-0432/2008 & Patrick GAUBERT (PPE/DE, FR) Relazione sulla proposta di direttiva del Consiglio relativa a una procedura unica di domanda per il rilascio di un permesso unico che consente ai cittadini di paesi terzi di soggiornare e lavorare nel territorio di uno Stato membro e a un insieme comune di diritti per i lavoratori di paesi terzi che soggiornano legalmente in uno Stato membro Doc.: A6-431/2008 Procedura: Consultazione Dibattito: 19.11.2008 |
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Una relazione all'esame dell'Aula approva il via libera alla mobilitazione di 35 milioni di euro per coprire parte dei costi relativi alle misure di sostegno dei lavoratori del settore tessile licenziati in Lombardia, Piemonte, Toscana e Sardegna a causa della concorrenza mondiale inaspritasi con la scadenza dell'Accordo multifibre. Tra le misure finanziabili figura l’assistenza nella ricerca di un impiego, l’orientamento professionale, la formazione e la riqualificazione su misura.
L'Italia ha chiesto assistenza in relazione a quattro casi di licenziamento nel settore tessile in Sardegna, Piemonte, Lombardia e Toscana. La relazione di Reimer BÖGE (PPE/DE, DE), chiedendo alle istituzioni interessate di compiere gli sforzi necessari per accelerare la mobilitazione del Fondo di adeguamento alla globalizzazione, approva la decisione di mobilitare 35.158.075 di euro destinati a coprire parte dei costi relativi alle misure di sostegno nelle quattro regioni. Più in particolare la domanda riguarda 10,97 milioni di euro per il licenziamento dei lavoratori in Sardegna, 7,8 milioni di euro per il Piemonte, 12,5 milioni di euro per la Lombardia e 3,8 milioni di euro per la Toscana.
Le quattro domande presentate dalle autorità italiane indicano i seguenti licenziamenti definitivi:
– Sardegna: 1.044 esuberi dal 27 ottobre 2006 al 26 luglio 2007, – Piemonte: 1.537 esuberi dal 1° settembre 2006 al 31 maggio 2007, – Lombardia: 1.816 esuberi dal 1° settembre 2006 al 31 maggio 2007, – Toscana: 1.558 esuberi dal 1° marzo 2007 al 30 novembre 2007.
Le domande attribuiscono gli esuberi nelle quattro regioni ad un contesto di mutamenti radicali nella distribuzione della produzione di tessili. I paesi terzi (in particolare la Cina e l’India) dominano sempre più il commercio mondiale di tessili e abbigliamento e paesi come la Turchia e il Bangladesh continuano ad accrescere la loro quota di produzione mondiale.
Oltre ai mutamenti nel mercato a livello mondiale, i produttori tessili della Comunità hanno dovuto affrontare una maggiore concorrenza specifica a seguito della scadenza dell'accordo multifibre (Multifibre Arrangement, MFA), il quale contingentava la quantità di abbigliamento e tessili che i paesi in via di sviluppo potevano esportare verso i paesi sviluppati. La scadenza del MFA (e dell'accordo sui tessili e sull'abbigliamento (ATA) che lo ha succeduto) nel 2005, hanno aperto i mercati comunitari dei tessili e dell'abbigliamento alla libera concorrenza dei paesi in via di sviluppo. Tra il 2004 e il 2006, il volume dei capi di abbigliamento importati nella Comunità ha registrato un aumento annuo del 10% circa. Il fenomeno è legato principalmente al forte aumento delle importazioni dalla Cina a seguito della scadenza dell'accordo multifibre.
I licenziamenti italiani sono causati dalla
generale tendenza dell’industria dell’abbigliamento e degli
accessori nella Comunità a delocalizzare la produzione verso paesi
terzi che presentano costi meno elevati, come già dimostrato nel
caso di una precedente domanda presentata da Malta. Nelle loro
domande, le autorità italiane hanno fornito dati statistici a
riprova del fatto che gli esuberi sono un risultato diretto
dell’evoluzione dell’industria mondiale dei tessili. Hanno anche
sottolineato che mentre la scadenza dell’MFA e dell’ATA non era
inattesa, l’impatto economico che ha avuto nell’industria tessile
italiana in generale, e nello specifico nelle quattro regioni, è
stato molto più duro del previsto. Background - Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione
Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione è stato istituito per fornire sostegno supplementare ai lavoratori licenziati che risentono delle conseguenze dei cambiamenti fondamentali nella struttura del commercio mondiale e per assisterli nel reinserimento nel mercato del lavoro. L'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 consente di utilizzare il Fondo nei limiti di un importo annuo massimo di 500 milioni di euro.
Nel corso del 2008, secondo anno di attività del Fondo, è stato mobilitato un importo complessivo di 3,1 milioni di euro sulla base della valutazione positiva di quattro domande, presentate da Malta (VF Ltd. e Bortex Clothing Ind. Co Ltd), Portogallo (Opel e Johnson Controls), Spagna (Delphi) e Lituania (Alytaus Tekstile).
In forza al regolamento 1927/2006, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione può essere destinato a sovvenzionare misure attive per il mercato del lavoro che facciano parte di un insieme coordinato di servizi personalizzati volti a reinserire nel mercato del lavoro i lavoratori in esubero. Queste comprendono:
– l’assistenza nella ricerca di un impiego, l’orientamento professionale, la formazione e la riqualificazione su misura, anche nel campo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e della certificazione dell'esperienza acquisita, nonché l’assistenza per la ricollocazione professionale e la promozione dell’imprenditorialità o l’aiuto alle attività professionali autonome; – misure speciali di durata limitata, come le indennità per la ricerca di un lavoro, le indennità di mobilità o le indennità di integrazione salariale di sostegno per chi partecipa ad attività di formazione e di apprendimento lungo tutto l'arco della vita; – misure per stimolare in particolare i lavoratori sfavoriti o più anziani a rimanere o a reinserirsi nel mercato del lavoro.
Link utili
Proposta della Commissione
Riferimenti
Reimer BÖGE (PPE/DE, DE) Relazione sulla proposta di decisione del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la mobilitazione del Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione, in conformità del punto 28 dell'accordo interistituzionale del 17 maggio 2006 tra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione sulla disciplina di bilancio e la sana gestione finanziaria Doc.: A6-0430/2008 Procedura: Bilancio Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento |
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Una relazione all'esame dell'Aula chiede alla Commissione di presentare entro la fine del 2009 delle proposte legislative per garantire una migliore attuazione delle norme UE in materia di parità retributiva tra donne e uomini. Raccomanda quindi di valutare la situazione e i sistemi di classificazione delle professioni, ampliare il mandato degli organismi di parità, adottare misure per prevenire le discriminazioni e rafforzare la dimensione di genere, nonché di inasprire le sanzioni.
La relazione di Edit BAUER (PPE/DE, SK) sottolinea anzitutto che l'applicazione del principio di parità retributiva per lo stesso lavoro e per un lavoro di pari valore «è essenziale per conseguire la parità di genere». Ma osserva che, nell'Unione europea, le donne guadagnano in media il 15% in meno degli uomini e fino al 25% in meno nel settore privato (negli Stati membri il divario varia tra il 4% e più del 25%) e che questo divario «non tende a ridursi in modo significativo». Tant'è che «una donna deve lavorare fino al 22 febbraio (ossia 418 giorni di calendario) per guadagnare quanto un uomo guadagna in un anno».
I deputati chiedono quindi alla Commissione di presentargli, entro il 31 dicembre 2009, una proposta legislativa sulla revisione della normativa esistente relativa all'attuazione del principio di parità retributiva tra donne e uomini (direttiva 2006/54). E, a tal fine, illustrano una serie di raccomandazioni particolareggiate in merito all'introduzione di definizioni più precise riguardo la parità retributiva, all'analisi della situazione, alla valutazione del lavoro e alla classificazione delle professioni, all'ampliamento delle competenze degli organismi di parità, al dialogo sociale, alla prevenzione della discriminazione, all'integrazione della dimensione di genere e all'inasprimento delle sanzioni.
La relazione chiede poi alle istituzioni europee di organizzare una Giornata europea della parità retributiva al fine di contribuire a sensibilizzare alle disparità retributive esistenti e a stimolare tutte le parti interessate ad assumere le iniziative atte a eliminare tali disparità. Durante tale giornata, è precisato, «le donne europee riceveranno (in media) la retribuzione percepita (in media) dagli uomini nel corso di un anno».
Definizioni più precise
La direttiva 2006/54/CE contiene una definizione di "parità retributiva" ma, per disporre di categorie più precise di cui avvalersi per affrontare il problema, i deputati ritengono importante definire più dettagliatamente i diversi concetti, ovvero: il divario di retribuzione tra donne e uomini, tenendo conto che la definizione non dovrà limitarsi ai differenziali retributivi orari lordi; la discriminazione retributiva diretta; la discriminazione retributiva indiretta; il divario di pensione; in diversi pilastri dei sistemi pensionistici, come ad esempio i regimi basati sul principio della ripartizione e le pensioni professionali.
Analizzare la situazione e garantire la trasparenza dei risultati
Secondo i deputati, la mancanza di informazioni e di sensibilizzazione fra i datori di lavoro e i lavoratori in merito all'esistenza o all'eventualità di divari di retribuzione in seno all'impresa «pregiudica l'applicazione del principio sancito dal trattato e dalla legislazione in vigore». Ritengono pertanto fondamentale che nelle imprese (ad esempio in quelle con almeno 20 dipendenti) siano resi obbligatori controlli regolari in materia di retribuzione e di indennità addizionali e la pubblicazione dei relativi risultati. Tali risultati dovrebbero essere forniti sotto forma di statistiche sui salari disaggregate in base al genere, compilati a livello settoriale e nazionale in ciascuno Stato membro.
Valutazione del lavoro e classificazione delle professioni
La relazione chiede di invitare i comparti economici e le aziende a valutare i loro sistemi di classificazione delle professioni, alla luce dell'obbligo di integrare la dimensione di genere e ad apportarvi le necessarie correzioni. Gli Stati membri sono invitati a introdurre classificazioni delle professioni che permettano «sia ai datori di lavoro che ai lavoratori di individuare eventuali discriminazioni in materia di retribuzione basate su una definizione distorta dei livelli retributivi». Questa valutazione, precisano i deputati precisano «deve basarsi su nuovi sistemi di classificazione, inquadramento del personale e organizzazione del lavoro, sull'esperienza professionale e la produttività, valutate soprattutto in termini qualitativi, da cui ricavare dati e griglie di valutazione in base ai quali determinare le retribuzioni, tenendo debitamente conto del concetto di comparabilità».
Più competenze agli organismi per la parità
I deputati chiedono una revisione della direttiva 2006/54/ CE al fine di rafforzare il mandato degli organismi per la parità, includendovi il sostegno e la consulenza alle vittime di discriminazioni retributive, l'elaborazione di studi indipendenti sul divario di retribuzione, nonché la pubblicazione di relazioni indipendenti e la formulazione di raccomandazioni su qualsiasi argomento relativo alla discriminazione retributiva (diretta e indiretta). Dovrebbero inoltre avere la facoltà di adire un tribunale nei casi di discriminazioni retributive e di offrire una formazione specifica destinata alle parti sociali, avvocati, magistrati e difensori civici.
Dialogo sociale: più controlli sui contratti collettivi
Per i deputati sono necessari ulteriori controlli in merito ai contratti collettivi, ai livelli di retribuzione applicabili e ai sistemi di classificazione professionale, soprattutto per quanto riguarda il trattamento dei lavoratori a tempo parziale e di quelli con contratti di lavoro atipici o gli straordinari/bonus (che vengono più spesso accordati agli uomini che alle donne). Tali misure devono riguardare anche le condizioni secondarie e i regimi occupazionali di sicurezza sociale (regimi di congedo e pensionistici, veicoli di servizio, custodia dei bambini, orari di lavoro flessibili ecc.).
Misure per la prevenzione della discriminazione
I deputati chiedono agli Stati membri di adottare azioni specifiche in materia di formazione e classificazione delle figure professionali, rivolte al sistema scolastico e della formazione professionale. Così come azioni specifiche per conciliare l'attività professionale e la vita familiare relative ai servizi di infanzia e di cura nonché alla flessibilità dell'organizzazione e dell'orario di lavoro, e prevedendo anche i congedi parentali con copertura economica per entrambi i genitori. Vanno anche promossi accordi salariali volti a combattere le discriminazioni retributive e indagini sistematiche sulla parità di trattamento salariale. Infine, dovrebbero prevedere l'inserimento di una clausola di parità nei contratti pubblici e l'introduzione di un "certificato di qualità delle politiche di genere e retributive" da attribuire alle imprese, e che comporti vantaggi in termini di accesso a misure di sostegno e fondi pubblici nazionali, locali ed europei e di punteggio all'interno delle gare di appalto.
Integrazione della dimensione di genere
Per i deputati l'integrazione della dimensione di genere dovrebbe essere rafforzata inserendo nella direttiva 2006/54/CE delle indicazioni precise per gli Stati membri riguardo al principio della parità di trattamento in materia retributiva e per il superamento dei differenziali tra uomini e donne. In tale contesto, la Commissione dovrebbe inoltre fornire assistenza agli Stati membri ad esempio, creando una banca dati sulle modifiche dei sistemi di classificazione e di inquadramento dei lavoratori o diffondendo informazioni e guide circa strumenti pratici (in particolare destinati alle PMI) su come superare il divario. Inasprire le sanzioni
La relazione chiede alla Commissione e agli Stati membri di rafforzare la normativa in vigore con sanzioni appropriate, visto che le attuali disposizioni non sono giudicate sufficienti. Occorre quindi realizzare uno studio sulla possibilità, l'efficacia e gli effetti di eventuali sanzioni quali l'indennizzo o la riparazione privi di un massimale a priori o sanzioni amministrative pecuniarie (in caso di mancata notifica e consegna obbligatoria delle statistiche salariali richieste dagli ispettorati del lavoro). Ma anche l'esclusione dal beneficio di prestazioni e sovvenzioni pubbliche (anche da finanziamenti comunitari gestiti dagli Stati membri) e dalle procedure di appalti pubblici e la pubblicazione dell'elenco dei trasgressori.
Link utili
Comunicazione della Commissione - Combattere il divario di
retribuzione tra donne e uomini
Riferimenti
Edit BAUER (PPE/DE, SK) Relazione recante raccomandazioni alla Commissione sull'applicazione del principio della parità retributiva tra donne e uomini Doc.: A6-0389/2008 Procedura: Iniziativa legislativa Dibattito: 17.11.2008 |
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A fronte dell'invecchiamento della popolazione, una relazione all'esame dell'Aula chiede di ammodernare i sistemi di protezione sociale e i regimi pensionistici per garantirne la sostenibilità nonché di mettere a punto un mercato UE in questo campo. Occorre inoltre innalzare l'età pensionabile, ricorrere maggiormente a schemi pensionistici complementari e professionali, limitare le imposte sul lavoro e garantire finanze pubbliche sane. Vanno poi riformati i sistemi di assistenza sanitaria.
La relazione di Gabriele STAUNER (PPE/DE, DE) rileva anzitutto che il concetto di previdenza sociale «non è inteso come rapporto costi-benefici», bensì come «contratto sociale da cui derivano diritti e doveri sia per il cittadino sia per lo Stato, e come tale dovrebbe essere trattato». Fermo restando che gli aspetti di bilancio della previdenza sociale «non devono in alcun caso essere trascurati». Anche perché la spesa dell’Unione europea destinata alla protezione sociale ammonta al 27,2% del PIL (dati del 2008), la cui quota principale serve a finanziare le prestazioni di vecchiaia e le pensioni (46%). Mentre, secondo le proiezioni, il rapporto fra le persone con più di 65 anni e quelle in età lavorativa passerà da 1:4 del 2005 a 1:2 nel 2050.
Pertanto, la relazione invita gli Stati membri ad ammodernare i sistemi di protezione sociale (segnatamente tramite una maggiore differenziazione nelle formule delle prestazioni e nei meccanismi di finanziamento) nonché a incrementare gli investimenti nel capitale umano promuovendo la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione e mediante un’istruzione e una formazione di miglior livello nel contesto dell’apprendimento permanente per tutti. Nel contesto delle attuali tendenze demografiche, economiche e sociali, evidenzia l’importanza di reperire nuovi metodi per una distribuzione efficace ed equa dei costi e dei benefici su una popolazione che sarà composta da un minor numero di persone economicamente attive e da un maggior numero di persone economicamente inattive.
I deputati evidenziano quindi la necessità di discutere a livello nazionale un innalzamento dell’età pensionabile prevista dalla legge. A loro parere, infatti, è necessario che i lavoratori «siano incoraggiati a continuare a svolgere la propria attività su base volontaria e finché le condizioni lo permettano, fino all’età legale o anche oltre». Invitano quindi gli Stati membri a creare incentivi finanziari e sociali «che stimolino i lavoratori a proseguire volontariamente l’attività lavorativa anche dopo il raggiungimento dell’età pensionabile prevista dalla legge». Le parti sociali, invece, sono esortate a negoziare misure ad hoc per ciascun settore in relazione sia all’invecchiamento dei lavoratori sia a una politica del personale attenta agli aspetti legati all’età.
La relazione ritiene che i regimi pensionistici pubblici rafforzano la solidarietà sociale e rientrano nella responsabilità degli Stati membri e che la salvaguardia di questi sistemi pensionistici dovrebbe costituire una priorità politica. Invita tuttavia gli Stati membri a prendere in debita considerazione l’esigenza di procedere a un ripensamento degli schemi pensionistici tradizionali fondati su una valutazione sistematica del rischio. Una loro trasformazione è anche necessaria «per conseguire un mercato del lavoro flessibile». In tale contesto suggerisce che le pensioni obbligatorie (primo pilastro) siano affiancate da sistemi pensionistici professionali a finanziamento collettivo (secondo pilastro) e da prodotti complementari individuali (terzo pilastro).
Per i deputati, d'altra parte, il maggior uso di alternative alle pensioni finanziate dallo Stato, come i regimi pensionistici complementari, «potrebbero costituire un’alternativa attuabile». In tale ambito, rilevano che le pensioni private potrebbero includere regimi pensionistici professionali gestiti dai datori di lavoro o da altre organizzazioni e associazioni collettive, oppure quelli finanziati personalmente dai lavoratori. Tuttavia, osservano che l’esistenza di pensioni private «aumenterebbe la necessità di un’adeguata regolamentazione dei fondi pensionistici privati, della trasferibilità di tali pensioni e della promozione e del continuo ammodernamento (fra cui, più flessibilità) di queste alternative». Rilevano inoltre la necessità di rafforzare i livelli di partecipazione e di contribuzione dei lavoratori ai regimi pensionistici esistenti al fine di assicurare un reddito adeguato agli interessati e sostengono la necessità da parte dei datori di lavoro di continuare a versare contributi sufficienti, in particolare ai regimi pensionistici contributivi.
Più in generale, la relazione sottolinea l’importanza di mettere a punto un mercato europeo dei sistemi pensionistici e di previdenza sociale «trasparente e flessibile», riducendo le barriere fiscali e gli ostacoli alla trasferibilità dei diritti pensionistici da uno Stato membro all’altro. Invita quindi la Commissione a elaborare un quadro di regolamentazione e vigilanza dei prodotti pensionistici paneuropei che sia «adeguato e fattibile». La esorta inoltre a procedere urgentemente a una revisione della direttiva 2003/41/CE in modo da creare un solido regime di solvibilità adattato agli enti pensionistici professionali, estendendo ai fondi pensionistici alcuni aspetti della direttiva sull’accesso alle attività di assicurazione e di riassicurazione e al loro esercizio (“Solvibilità II”). Rileva peraltro che un mercato interno delle pensioni professionali e complementari «consentirebbe ai cittadini di usufruire della portabilità delle pensioni professionali, stimolerebbe la concorrenza e ridurrebbe il costo del risparmio per la pensione».
I deputati ritengono che, a livello europeo e nazionale, si debba mantenere l’equilibrio fra l’attuabilità economica dei sistemi previdenziali e di sicurezza sociale, da un lato, e la copertura dei rischi sociali, dall’altro. In tale ambito, rilevano che la normativa UE sul lavoro dovrebbe potenziare i contratti di lavoro a tempo indeterminato come forma predominante di occupazione. Ma riconoscono che è anche necessario tutelare i diritti dei lavoratori con altre forme di occupazione. Sottolineano inoltre la necessità per gli Stati membri di mantenere livelli adeguati di finanziamento dei sistemi pensionistici e di protezione sociale, che individuino solide basi imponibili alternative. Enfatizzano poi l’importanza di limitare il ricorso alle imposte sul lavoro al fine di aumentare la competitività delle economie degli Stati membri e di offrire ulteriori incentivi al lavoro. Suggeriscono pertanto di prendere in considerazione nuovi metodi fiscali e/o alternative per migliorare la sostenibilità finanziaria della spesa sociale, che potrebbero ridurre la pressione fiscale sulle persone con redditi inferiori.
Gli Stati membri dovrebbero anche assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche in modo da far fronte alla crescente pressione esercitata dall’invecchiamento della popolazione e includere nei loro bilanci annuali un fondo per il pagamento delle pensioni future. La relazione ritiene peraltro che i migranti possano contribuire a raggiungere un maggiore equilibrio nei regimi di previdenza sociale «purché siano assunti legalmente e contribuiscano pertanto al loro finanziamento». Evidenzia poi la necessità di prendere in esame «un graduale passaggio dai sistemi previdenziali a ripartizione ai sistemi previdenziali a capitalizzazione». Auspica inoltre che il Consiglio rifletta sull’opportunità di apportare ulteriori miglioramenti al Patto di stabilità, permettendo ad esempio che gli investimenti a più lungo termine siano contabilizzati su un periodo di tempo più dilazionato.
La relazione fa poi notare che, al fine di garantire condizioni di vita adeguate per le persone disabili ed evitare la "trappola degli aiuti", è necessario introdurre misure compensative per il costo della vita più elevato sostenuto dai disabili a causa della loro condizione e coordinarle con regimi pensionistici e misure politiche di integrazione sociale. Sottolineando inoltre la necessità di prevedere misure compensative per le donne e le persone dedite all’assistenza, «che offrano loro scelte effettive nella decisione di avere figli e di prenderne cura, liberandole dai timori di possibili svantaggi finanziari o di ostacoli nell’avanzamento della carriera». In tale contesto, plaude alle iniziative di taluni Stati membri volte a abbonare il periodo consacrato ai figli o alla famiglia nel regime pensionistico obbligatorio. Al contempo vanno migliorati i servizi di sostegno e di custodia dei bambini e di assistenza ai familiari non autosufficienti, «così da ridurre il numero delle persone che lavorano a tempo parziale su base volontaria».
La relazione insiste poi sull’importanza di preservare i valori e i principi che costituiscono il fondamento della totalità dei sistemi di assistenza sanitaria dell’UE, ferma restando la necessità di un uso razionale di risorse limitate. Considerato l’aumento dei costi dell’assistenza sanitaria e delle cure continuative di lunga durata, reputa opportuno che gli Stati membri riflettano sui loro modelli di finanziamento. Riconosce poi «la crescente popolarità» sia di soluzioni fondate su criteri di mercato sia della privatizzazione nel finanziamento dei servizi sanitari, ma rileva che «la privatizzazione funzionale dei sistemi sanitari pubblici, l’orientamento al profitto e la concorrenza tra intermediari finanziari rendono generalmente più onerosa la gestione dei sistemi sanitari», mentre i vantaggi in termini di contenimento dei costi, efficienza e qualità dei servizi di assistenza «restano discutibili». Raccomanda pertanto ai governi degli Stati membri con un sistema a pagatore unico di mantenere tale modello.
D'altra parte, esorta gli Stati membri a evitare un approccio puramente finanziario nell’adozione di riforme politiche volte a ridisegnare il quadro giuridico dei rispettivi sistemi sanitari nazionali. In tale ambito, dovrebbero prender in considerazione l’intero spettro delle funzioni e delle politiche di finanziamento del sistema sanitario, «anziché concentrarsi esclusivamente sui meccanismi contributivi».
Link utili
Comunicazione della Commissione - Ammodernare la protezione
sociale per un rafforzamento della giustizia sociale e della
coesione economica: portare avanti il coinvolgimento attivo delle
persone più lontane dal mercato del lavoro
Riferimenti
Gabriele STAUNER (PPE/DE, DE) Relazione sul futuro dei regimi previdenziali e pensionistici Doc.: A6-0409/2008 Procedura: Iniziativa Relazione senza dibattito (voto 20.11.2008) |
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L'Aula esaminerà una serie di relazioni sull'adeguamento della PAC che suggeriscono molti emendamenti volti soprattutto ad attenuare l'impatto delle misure proposte e a renderle più graduali. Intendono mantenere sugli attuali livelli l'aiuto specifico per il riso e conservare il tabacco tra i settori sostenuti. Propongono una modulazione più moderata, un aumento dei fondi a favore di pratiche sostenibili e il mantenimento dell'intervento per frumento duro e riso, e l'aumento delle quote latte.
La politica agricola comune (PAC) è stata riformata e semplifica in profondità nel 2003, inglobando la maggior parte degli aiuti diretti agli agricoltori nel regime di pagamento unico, e con l'adozione di un'unica organizzazione comune di mercato. In seguito a un lungo processo di analisi e di consultazioni, come previsto all'adozione della riforma, la Commissione ha presentato le sue proposte di adeguamento al fine di semplificare ulteriormente la PAC, permetterle di cogliere nuove opportunità di mercato e di affrontare nuove sfide, quali i cambiamenti climatici, la gestione delle risorse idriche e la bioenergia.
Una prima relazione di Luís CAPOULAS SANTOS (PSE, PT) propone 185 emendamenti volti essenzialmente ad attenuare l'impatto delle misure proposte dalla Commissione e renderle più graduali. Il Consiglio "Agricoltura" si dovrebbe pronunciare in merito a queste proposte il giorno stesso in cui il Parlamento adotterà la sua posizione.
Sì al disaccopiamento degli aiuti, ma non per il riso e le piante proteiche
La proposta prevede di eliminare il sostegno rimasto accoppiato in taluni settori, fatta eccezione per i premi concernenti le vacche nutrici e le carni ovicaprine, per i quali viene lasciata agli Stati membri la facoltà di mantenerli per sostenere l'attività produttiva in regioni pressoché prive di alternative economiche. I deputati accolgono questa proposta chiedendo un aumento dei premi e suggerendo di estendere questa deroga ai premi per i bovini maschi, alle piante proteiche (55,57 euro/ha su una superficie massima garantita di 1,4 milioni di ettari) e ai foraggi essiccati. Chiedono inoltre di mantenere sull'attuale livello l'aiuto specifico per il riso (per l'Italia: 453 euro/ha) fino al 2013, respingendo la proposta di dimezzarne l'importo nel 2010 e 2011, per poi sopprimerlo.
I deputati chiedono anche di mantenere fino al 2013 gli aiuti per il lino, la fecola di patate e il cotone e di non sopprimere l'aiuto alla ristrutturazione del settore dello zucchero fino al 2013/2014. Inoltre, reintroducono il tabacco tra i settori che possono beneficiare di un regime di sostegno, sopprimendo anche la proposta di assegnare, a partire dal 2011, 484 milioni di euro quale sostegno comunitario supplementare per l'attuazione di misure a favore delle regioni produttrici nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale. Per coerenza, tuttavia, in Aula dovrebbe essere adottato un emendamento che - come fatto per le proteiche - specifichi i dettagli riguardo al mantenimento dell'aiuto oltre il 2009.
Sì alla modulazione, ma più moderata
La modulazione è un mezzo di trasferimento finanziario, da applicare alle imprese che percepiscono più di 5.000 euro di aiuti, in virtù del quale i pagamenti diretti agli agricoltori sono sottoposti a una riduzione percentuale il cui ricavato viene riallocato allo sviluppo rurale. E' stata introdotta a partire dal 2005 nei "vecchi" Stati membri ad un tasso iniziale del 3%, salito poi al 4% l'anno successivo e al 5% dal 2007 in poi. Per affrontare le nuove sfide, la Commissione propone di aumentarlo progressivamente di un ulteriore 8% (per giungere al 13% nel 2012), accompagnandolo da una riduzione aggiuntiva degli aiuti fissata in base all'importo totale percepito dalle aziende. I deputati chiedono invece di limitare l'aumento al 2% (per giungere a un totale del 7% nel 2012) e di contenere l'elemento di progressione fondato sull'importo degli aiuti percepiti.
Sostegni specifici all'agricoltura sostenibile e ai settori in difficoltà
Un emendamento dà la facoltà agli Stati membri di decidere di utilizzare fino al 15% dei massimali nazionali per concedere un sostegno agli agricoltori. Fino al 10% del massimale può essere attribuito per la promozione di forme sostenibili di produzione importanti per la protezione o il miglioramento dell'ambiente, del clima, della biodiversità e della qualità delle acque, come l'agricoltura biologica e l'allevamento a pascolo. Ma anche per il miglioramento della qualità, della commercializzazione, soprattutto a livello regionale, e della competitività dei prodotti agricoli.
Inoltre, i deputati suggeriscono di poter ricorrere a questi fondi per affrontare svantaggi specifici a carico degli agricoltori del settore del latte e del settore del riso attivi in zone vulnerabili dal punto di vista economico o sensibili dal punto di vista dell'ambiente, nonché dei produttori di carni bovine, ovine e caprine. A condizione, però, che ciò sia necessario per incoraggiare il mantenimento dei livelli di occupazione e produzione attuali. Un finanziamento dovrebbe inoltre poter essere concesso in zone in cui si applicano programmi di ristrutturazione e/o sviluppo al fine di evitare l'abbandono delle terre e/o compensare svantaggi specifici per gli agricoltori di tali zone. A tale proposito, un emendamento precisa che la priorità deve essere accordata in particolare «ai nuovi operatori, ai giovani agricoltori, alle aziende a conduzione familiare o ad altri agricoltori prioritari, come i produttori membri di un'organizzazione di produttori o cooperativa agricola».
Contributi per le assicurazioni
Gli Stati membri, chiedono i deputati, devono anche avere la facoltà di decidere annualmente di utilizzare fino al 5% dei massimali nazionali per concedere un sostegno agli agricoltori o alle organizzazioni o raggruppamenti di produttori sotto forma di contributi per il pagamento dei premi di assicurazione di contributi a fondi di mutualizzazione, a condizioni prestabilite. Un emendamento, inoltre, amplia il ventaglio dei rischi contro i quali è possibile ricorrere a contributi statali per il pagamento dei premi assicurativi, purché siano adottate misure di prevenzione pertinenti.
Oltre alle perdite dovute alle avversità atmosferiche, quindi, potranno beneficiare di un sostegno i premi volti a coprire le perdite dovute ad altri tipi di fenomeni climatici e le perdite economiche causate da malattie degli animali o delle piante o da infestazioni parassitarie (ossia i costi aggiuntivi sostenuti a seguito di misure eccezionali attuate per ridurre l'approvvigionamento del mercato o ogni perdita di produzione rilevante). Il contributo finanziario dovrà essere pari al 60% del premio assicurativo (con la possibilità di salire fino al 70% in determinate circostanze) e le spese dovranno essere cofinanziate dall'UE al 50% (la proposta della Commissione prevedeva il 40%). E' anche previsto un sistema analogo per i fondi di mutualizzazione.
Mantenere l'intervento sui mercati
La Commissione propone di semplificare e
armonizzare le disposizioni vigenti in materia di intervento
pubblico mediante un'applicazione più estesa del sistema di gare.
Nel settore dei cereali propone di introdurre la procedura di gara
per il frumento panificabile, mentre per i cereali da foraggio
verrebbe applicato lo stesso modello del granturco. Propone di
abolire l'intervento per il frumento duro, il riso e le carni suine.
La procedura di gara si applicherà anche al burro e al latte
scremato in polvere. I deputati ritengono invece che l'intervento
per il frumento, il grano duro, il granturco, l'orzo, il sorgo, il
riso e le carni suine vada mantenuto in quanto rete di sicurezza.
Per i cereali, tuttavia, riducono il periodo in cui è possibile
ricorrere a questo meccanismo nell'intervallo tra marzo e maggio
(invece di novembre-maggio). D'altro canto, chiedono di abolire sin
d'ora le restituzioni all'esportazione di cereali e riso. Quote latte
I deputati propongono, in aggiunta all'aumento del 2% già concordato per il 2008/09, di alzare dell'1% le quote latte nelle campagne 2009/10 e 2010/11. Un emendamento mira a conferire la facoltà agli Stati membri di applicare aumenti temporanei delle quote, basati sulla sottoutilizzazione delle quote negli altri Stati membri, «a condizione di comprovare che il loro mercato lattiero-caseario potrebbe non essere in grado di conseguire una "transizione morbida"». Per gli anni successivi dovrà realizzarsi, entro fine 2010, un nuovo esame della situazione del mercato del latte e una valutazione dell'efficacia dei sistemi di gestione nazionali nel quadro della liberalizzazione del regime di quote. I deputati, infine, chiedono che il gettito proveniente dai prelievi supplementari pagati per il superamento delle quote sia devoluto al Fondo lattiero per l'introduzione di misure di accompagnamento nel settore.
Link utili
Proposta della Commissione http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=COM:2008:0306:FIN:IT:PDF
Riferimenti
Luís CAPOULAS SANTOS (PSE, PT) Doc: A6-402/2008 Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che stabilisce norme comuni relative ai regimi di sostegno diretto agli agricoltori nell'ambito della politica agricola comune e istituisce taluni regimi di sostegno a favore degli agricoltori & Doc: A6-401/2008 Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica i regolamenti (CE) n. 320/2006, (CE) n. 1234/2007, (CE) n. 3/2008 e (CE) n. […]/2008 al fine di adeguare la politica agricola comune & Doc: A6-390/2008 Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1698/2005 sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) & Doc: A6-377/2008 Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio recante modifica della decisione 2006/144/CE relativa agli orientamenti strategici comunitari per lo sviluppo rurale (periodo di programmazione 2007-2013) Procedura: Consultazione Dibattito: 18.11.2008 |
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Più frutta fresca
nelle scuole, meno bambini obesi Il Parlamento è consultato sulla proposta di istituire un programma di distribuzione di frutta nelle scuole. I deputati precisano che i prodotti in questione devono essere freschi, di stagione, sani, possibilmente biologici e, se disponibili, locali e tradizionali. Chiedono anche di privilegiare i bambini delle scuole materne e elementari, nonché di aumentare sensibilmente la dotazione finanziaria per garantire a ogni alunno un frutto al giorno. Il programma sosterrà anche azioni d'informazione.
La Commissione propone un programma - "Frutta nelle scuole" - volto a finanziare la fornitura agli alunni di alcuni prodotti ortofrutticoli con l'obiettivo generale di aumentare in modo duraturo la razione di tali prodotti nella dieta dei bambini, proprio nella fase in cui si formano le loro abitudini alimentari. Nell’UE, infatti, si consuma meno frutta e verdura rispetto alla quantità raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità (almeno 400 grammi al giorno) e il consumo è inoltre in calo. Al tempo stesso si registra una crescita epidemica dell’obesità tra i bambini: secondo le stime, 22 milioni di bambini nell’UE sono in sovrappeso, e di questi 5,1 milioni in grave sovrappeso. Un elevato consumo di frutta e verdura, invece, riduce il rischio di contrarre gravi patologie e previene il sovrappeso e l’obesità.
La relazione di Niels BUSK (ALDE/ADLE, DK) accoglie con favore la proposta della Commissione ma propone una serie di emendamenti volti a precisare il tipo di prodotti da distribuire e a rafforzare la dotazione del bilancio del programma.
Solo frutta fresca, locale, di stagione, sana e possibilmente biologica
Anzitutto, i deputati propongono di limitare il programma alla distribuzione gratuita di frutta fresca, ritengono infatti che quella trasformata abbia un valore nutritivo inferiore e che vada perciò esclusa dal regolamento. Chiedono quindi di rinominare "Frutta fresca nelle scuole" il programma da avviare nell'anno scolastico 2009/10, proponendo inoltre di estenderne l'applicazione agli istituti prescolastici. Di più, la priorità dovrà essere proprio data ai bambini in età prescolare e agli alunni delle elementari, a cui la frutta dovrebbe essere distribuita gratuitamente ogni giorno. Per i deputati, infatti, il programma «deve essere chiaramente identificato come un'iniziativa dell'UE per lottare contro l'obesità e sviluppare il gusto presso i giovani».
I deputati suggeriscono poi di ricorrere unicamente alla frutta più fresca possibile che sia di origine UE dando priorità, se disponibili, a prodotti tradizionali e locali, «al fine di evitare viaggi inutili per il trasporto e il conseguente inquinamento ambientale». Inoltre, a loro parere, le autorità scolastiche dovrebbero garantire in via prioritaria la distribuzione di frutta di stagione. Ritengono infatti che l'iniziativa debba anche consentire, mediante adeguati programmi educativi, «di sensibilizzare i bambini all'alternarsi delle stagioni». La selezione dei prodotti dovrà anche tenere conto di criteri sanitari, come il minor quantitativo possibile di additivi artificiali e poco sani. Se disponibile, dovrà inoltre essere privilegiata la frutta biologica. Si dovrà inoltre tenere conto del basso costo dei prodotti.
Strategie nazionali e misure educative
Per assicurare una corretta attuazione del
programma, gli Stati membri che intendono parteciparvi dovranno
elaborare preliminarmente una strategia a livello nazionale o
regionale, prevedendo anche delle misure di accompagnamento per
renderlo efficace. I deputati accolgono questa impostazione ma
suggeriscono di imporre agli Stati membri l'obbligo di predisporre
anche misure didattiche, sulla base di linee guida fornite dalla
Commissione. Le misure di accompagnamento, precisano i deputati,
includono servizi di consulenza sanitaria e alimentare, di
informazione sui benefici della frutta per la salute, adeguati
all'età degli studenti, nonché informazioni sulle caratteristiche
specifiche dell'agricoltura biologica. Queste misure dovrebbero
inoltre poter beneficiare di un aiuto comunitario, già previsto per
la copertura di taluni altri costi inerenti alla logistica, alla
distribuzione, all'attrezzatura, alla comunicazione, al monitoraggio
e alla valutazione. Finanziamento: 90, 360 o 500 milioni?
La Commissione europea propone di dotare il programma di 90 milioni di euro per l'anno scolastico 2009/10. Notando che con questo importo è possibile distribuire solo un frutto a settimana, per 30 settimane, a ogni studente tra i 6 e i 10 anni, il relatore ha proposto alla commissione agricoltura di aumentare la dotazione fino a 360 milioni così da permettere a ogni alunno di avere un frutto al giorno per tutto l'anno scolastico. Al momento del voto, tuttavia, la maggioranza dei deputati è andata oltre gli auspici del relatore approvando un emendamento che chiede ben 500 milioni di euro. Non è escluso, però, che il relatore riproponga alla plenaria il suo emendamento che egli considera più realistico, anche alla luce della posizione assunta dal Parlamento in prima lettura del Bilancio generale dell'UE 2009 che, per questo programma, propone 181 milioni per il primo trimestre del prossimo anno scolastico (gli altri trimestri sarebbero finanziati sul Bilancio 2010).
Oltre a sollecitare l'aumento della dotazione, i deputati sopprimono la proposta di limitare l'aiuto comunitario al 50% dei costi di fornitura e dei costi correlati (75% nelle regioni interessate dall'obiettivo di convergenza), portando la partecipazione dell'UE al 100%, anche per le misure di accompagnamento. Chiedono inoltre che se uno o più Stati membri non utilizzano i finanziamenti comunitari, i fondi siano trasferiti e utilizzati in altri Stati membri.
Un emendamento precisa poi che la partecipazione dell'UE non deve sostituire gli attuali finanziamenti pubblici di eventuali programmi nazionali analoghi. Sottolineano, d'altro canto, che il programma europeo non deve pregiudicare eventuali iniziative analoghe avviate a livello nazionale. Allo stesso tempo, i deputati chiedono di incoraggiare gli Stati membri a concedere aiuti nazionali supplementari per finanziare la distribuzione dei prodotti, i costi correlati e le misure di accompagnamento. Il finanziamento nazionale, precisano, deve essere di natura integrativa e deve essere riservato ai nuovi programmi o all'estensione di quelli esistenti.
Link utili
Proposta della Commissione
Riferimenti
Niels BUSK (ALDE/ADLE, DK) Doc: A6-391/2008 Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1290/2005 del Consiglio relativo al finanziamento della politica agricola comune e il regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio recante organizzazione comune dei mercati agricoli e disposizioni specifiche per taluni prodotti agricoli (regolamento unico OCM) al fine di istituire un programma "Frutta nelle scuole" Procedura: Consultazione Dibattito: 18.11.2008 |
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Come contrastare
la moria di api? Un'interrogazione alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sulla situazione dell'apicoltura europea in relazione alla moria di api che si ripercuote sulla produzione di miele e, per la riduzione dell'impollinazione, su quella degli alimenti. I deputati chiedono di sviluppare la ricerca, cessare i trattamenti antiparassitari durante la fioritura e ridurre l'impiego di sementi modificate, nonché di aiutare finanziariamente le aziende in difficoltà. Il Parlamento adotterà una risoluzione.
I deputati della commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale sottolineano anzitutto che l'apicoltura mondiale, in generale, ed europea, in particolare, «riscontra enormi difficoltà nella salvaguardia del patrimonio apicolo vivente, mentre i prodotti delle arnie sono gravemente minacciati». Ricordando poi la minaccia di una diminuzione della popolazione apicola e, di conseguenza, dell'insufficiente impollinazione, i deputati rilevano che senza api domestiche e senza la relativa impollinazione «non potremmo più produrre la qualità e la quantità di piante, frutta e verdura tanto importanti per l'alimentazione umana ed animale». Precisano inoltre che «non solo le colture dipendenti dalle api, ma tutta la biodiversità è minacciata».
A loro parere, inoltre, la notevole diminuzione delle risorse di polline e nettare, «dovuta anche all'uso di sementi modificate e trattate», è una delle principali cause del loro deperimento. Tale diminuzione «crea uno squilibrio alimentare nelle api e provoca un indebolimento delle loro difese immunitarie, cosa che le rende vulnerabili ai parassiti, alle patologie e ad altri virus». D'altra parte, la presenza continua nelle arnie del parassita Varroa, «l'AIDS delle api», e l'espansione del Nosema ceranae «sono all'origine della crisi sanitaria apicola». Sottolineano poi che i virus e le micosi rappresentano altrettante minacce per le api domestiche, mentre «i nostri apicoltori perdono in inverno fino al 50-80% delle loro arnie». Pongono infine luce che la ricerca scientifica sulle patologie e i loro rimedi «è oggi troppo poco sviluppata».
I deputati chiedono quindi alla Commissione quali sforzi intende compiere per:
- sviluppare la ricerca contro i parassiti e le malattie che decimano le api; - creare zone di compensazione ecologica (quali maggesi apicoli) ricche di polline e nettare e zone cuscinetto ai bordi delle vie di comunicazione; - promuovere le misure necessarie per lottare contro i rischi di un'impollinazione insufficiente, ossia la completa cessazione dei trattamenti antiparassitari durante la fioritura e la riduzione dell'impiego di sementi modificate; - controllare e monitorare la qualità delle acque di superficie, in quanto le api reagiscono con molta sensibilità a qualsiasi deterioramento dell'ambiente; - aiutare finanziariamente le aziende in difficoltà?
Background - l'apicoltura in Italia e in Europa
Nel mese di luglio, l'organizzazione delle imprese agricole Coldiretti, ha denunciato che la moria delle api non si traduce soltanto in un forte decremento della produzione di miele, ma mette a rischio la produzione di mele, pere, mandorle, agrumi, pesche, kiwi, castagne, ciliegie, albicocche, susine, meloni, cocomeri, pomodori, zucchine, soia, girasole e colza. Rilevava inoltre che le api sono utili anche per la produzione di carne con l'azione impollinatrice che svolgono nei confronti delle colture foraggiere da seme come l'erba medica ed il trifoglio, mentre la grande maggioranza delle colture orticole da seme si possono riprodurre grazie alle api come l'aglio, la carota, i cavoli e la cipolla. Ricordava, peraltro, che Albert Einstein aveva affermato: “se l'ape scomparisse dalla faccia della terra, all'uomo non resterebbero che quattro anni di vita”.
Coldiretti forniva poi i seguenti dati:
- Le api concorrono per l'80% al lavoro di impollinazione; - L'alimentazione dipende per un terzo da coltivazioni impollinate attraverso il lavoro degli insetti; - In Italia ci sono oltre 1,1 milioni di alveari per un business di 60 milioni di euro; - L'impollinazione delle colture in Italia ha un valore stimato in 2,5 miliardi di euro all'anno; - Sono 50.000 gli apicoltori di cui 7.500 quelli “professionisti” che totalizzano un fatturato stimato in circa 25 milioni di euro;
Secondo i dati trasmessi dagli Stati membri relativi al 2005, il numero complessivo di apicoltori nella Comunità è di 593.000, di cui 17.986 sono considerati professionali (almeno 150 alveari). Per quanto riguarda la percentuale di apicoltori professionali, al primo posto si trova la Spagna con il 76% ed al secondo la Grecia. In assoluto, gli apicoltori professionali si concentrano in cinque Stati membri: la Grecia, la Spagna, la Francia, l'Italia e l'Ungheria. Il numero totale di alveari è di 11.631.300, di cui 4.321.901 appartenenti ad apicoltori professionali. In altre parole, il 3% degli apicoltori possiede all'incirca il 40% degli alveari. Gli Stati membri che hanno il maggior numero di alveari sono la Spagna, la Grecia, la Francia e l'Italia. Fra gli Stati membri che hanno aderito all'UE nel 2004, il numero di alveari più elevato è stato registrato in Polonia ed Ungheria.
Nel 2005/2006 la produzione totale di miele dell'UE, secondo Eurostat, era pari a 201.000 tonnellate, sufficiente a garantire un auto-approvvigionamento di poco superiore al 60%. Le maggiori produzioni si sono registrate in Spagna (32.000 t.), Germania e Ungheria (20.000 t.), Romania (18.000 t.), Grecia, Francia e Polonia (16.000 t.), e Italia (13.000 t.). A livello mondiale, il maggiore produttore è la Cina, mentre gli altri principali produttori sono gli Stati Uniti e l'Argentina, che raggiungono entrambi 85.000 t di miele.
Link utili
Regolamento (CE) n. 797/2004 del Consiglio, del 26 aprile 2004, relativo alle azioni dirette a migliorare le condizioni della produzione e della commercializzazione dei prodotti dell'apicoltura
Riferimenti
Interrogazione orale - Situazione apicola Doc.: O-0104/2008 Procedura: Interrogazione orale Dibattito: 19.11.2008 |
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Un'interrogazione alla Commissione aprirà un dibattito in Aula sul riesame dei criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri. I deputati chiedono per quale motivo non intende proporre una direttiva specifica in questo campo, privilegiando un "approccio frammentario", e perché non è pronta a trasformare la Rete europea per l'attuazione e il rispetto del diritto dell'ambiente in un valido organismo comunitario di ispezione ambientale. Il Parlamento adotterà una risoluzione.
I deputati della commissione per l'ambiente ricordano anzitutto che nella comunicazione sul riesame della raccomandazione 2001/331/CE che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri, la Commissione osserva, tra l'altro, che:
– le informazioni presentate dagli Stati membri sull'attuazione della raccomandazione erano "incomplete o difficili da raffrontare"; – esistono ancora grandi disparità sulle modalità di svolgimento delle ispezioni ambientali da parte delle autorità nazionali, regionali e locali nell'UE; – il campo di applicazione della raccomandazione è inadeguato e non comprende molte importanti iniziative, tra cui Natura 2000, e il controllo delle spedizioni illegali di rifiuti; – in molti casi i piani di ispezione non sono stati attuati e, se esistono, spesso non vengono messi a disposizione del pubblico.
A loro parere, un'applicazione efficace ed equa della normativa comunitaria in campo ambientale «è essenziale» e, pertanto, «qualsiasi intervento di portata inferiore delude le aspettative dei cittadini e compromette la reputazione dell'UE quale valido protettore dell'ambiente». Rivolgono quindi alla Commissione le seguenti domande:
Link utili Comunicazione della Commissione Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 4 aprile 2001, che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri
Riferimenti Interrogazione orale - Riesame della raccomandazione 2001/331/CE che stabilisce i criteri minimi per le ispezioni ambientali negli Stati membri Doc.: O-0085/2008 Procedura: Interrogazione orale Dibattito: 19.11.2008 |
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Un'interrogazione alla Commissione aprirà un dibattito in Aula riguardo al Fondo di solidarietà dell'UE, lo strumento finanziario volto a sostenere le regioni colpite da calamità naturali. I deputati chiedono perché la revisione del Fondo è arenata da più di due anni al Consiglio, nonostante il Parlamento si sia già pronunciato, e quali sono le posizioni degli Stati membri al riguardo.
La proposta della Commissione europea che modifica il regolamento 2012/2002 sul Fondo di solidarietà dell'Unione europea è stata lasciata in sospeso dal Consiglio per più di due anni a partire dalla prima lettura del Parlamento europeo. Per quest'ultimo è invece di fondamentale importanza poter disporre di un regolamento sul Fondo di solidarietà che risponda adeguatamente alle sfide e che permetta all'Unione di fornire una pronta ed efficiente assistenza agli Stati membri colpiti da catastrofe.
Il Presidente della commissione parlamentare per lo sviluppo regionale, Gerardo GALEOTE QUECEDO (PPE/DE, ES), porrà quindi i seguenti quesiti alla Commissione:
Background - il Fondo di solidarietà dell'UE
Il Fondo di solidarietà dell’Unione europea (FSUE), è uno strumento finanziario supplementare, distinto dagli altri strumenti strutturali, che è stato creato a seguito delle alluvioni che hanno devastato i paesi dell’Europa centrale nell’agosto 2002. La torrida estate del 2003, che ha avuto conseguenze particolarmente drammatiche nelle regioni mediterranee colpite da siccità e incendi, ha confermato l’importanza di un’efficace organizzazione della solidarietà europea in caso di calamità. Per maggiori informazioni sul fondo di solidarietà si veda il sito indicato più sotto.
Link utili
Proposta della Commissione Prima lettura del Parlamento Sito sul Fondo di solidarietà
Riferimenti
Interrogazione orale - Fondo di solidarietà dell'Unione europea: ostacoli alla riforma Doc.: O-0092/2008 Procedura: Interrogazione orale Dibattito: 17.11.2008 |
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Ventisette milioni di morti dall'inizio dell'epidemia, 2 milioni di decessi solo nel 2007, 33 milioni di persone che vivono affette dall'HIV, soprattutto nell'Africa sub-sahariana. Il fenomeno sembra stabilizzarsi, ma le cifre restano impressionanti. Le dichiarazioni del Consiglio e della Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla diagnosi e sul trattamento precoci dell'AIDS. Il Parlamento adotterà una risoluzione. Il primo dicembre sarà celebrata la ventesima giornata mondiale sull'AIDS.
Secondo i dati forniti dall'UNAIDS, dall'inizio dell'epidemia, nel 1990, nel mondo sono morte circa 27 milioni di persone a causa dell'AIDS. Nel 2007, 33 milioni di persone vivevano con l'HIV (di cui 2 milioni di bambini), sono state rilevate 2,7 milioni di nuove infezioni, mentre circa 2 milioni di persone sono decedute a causa dell'AIDS. Il tasso di nuove infezioni si è ridotto in molti paesi ma, su scala mondiale, questa tendenza è stata parzialmente compensata con l'aumento registrato in altri paesi. L'HIV colpisce «in maniera sproporzionata» i consumatori di droghe iniettabili, gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini e i/le professionisti/e del sesso.
Con 22 milioni di persone, nel 2007, l'Africa sub-sahariana ospita il 67% di tutte le persone che nel mondo vivono affette da virus dell'HIV e il 90% dei bambini che vivono con l'infezione; sono state rilevate circa 2 milioni di nuove infezioni e 1,5 milioni di persone sono decedute a causa dell'AIDS. In Asia e nel Sudest asiatico vivono più di 4 milioni di persone infettate, 330.000 persone hanno contratto il virus nel 2007 e altrettante sono morte di AIDS. In Europa occidentale e centrale, le persone che vivono con l'HIV sono stimate in 730.000, le nuove infezioni registrate nel 2007 ammontano a 27.000 e i decessi a causa dell'AIDS sono stati circa 8.000.
L'AIDS e l'HIV in Italia (fonte: Ministero della salute/ISS)
Nel nostro Paese dall’inizio dell’epidemia ad oggi si sono registrati 59.500 casi di Aids, tra questi i decessi sono stati 35.300. Dal 1995, anno del picco dell’epidemia, ad oggi si è passati dai 5.600 casi di malattia conclamata ai circa 1.200 attuali. Ciò ha portato ad un aumento della prevalenza di persone che vivono con una diagnosi di AIDS: ad oggi se ne stimano circa 24.000. Stessa situazione si rileva per i sieropositivi, nei quali sono comprese anche le persone affette da AIDS, che si stima siano oltre 120 mila. Questo numero tende ad aumentare lievemente, in quanto ogni anno si verificano circa 3.500-4.000 nuove infezioni che si vanno a sommare alla gran parte di quelle acquisite negli anni precedenti: l’aumento della sopravvivenza delle persone sieropositive comporta, anche in questo caso, un aumento del numero di infetti a livello del territorio nazionale.
I dati evidenziano anche un cambiamento delle caratteristiche delle persone infette o con AIDS: diminuiscono i tossicodipendenti mentre aumentano le persone che hanno acquisito l’infezione per via sessuale (sia etero che omo/bisessuale) e gli stranieri. Nel 1997 la percentuale dei casi di Aids era infatti costituita per il 58,1% da tossicodipendenti e per il 20,7% da contatti eterosessuali e per il 15% omo/bisessuali. Nel 2007 i casi tra i tossicodipendenti sono diminuiti al 27,4% mentre i contatti eterosessuali sono passati al 43,7% e quelli omo/bisessuali al 22%. Aumenta anche l’età delle persone colpite, che, per i casi di AIDS, ormai supera i 40 anni in media. Per quanto riguarda l’andamento della mortalità si conferma il picco del 1995 con 4.581 morti per AIDS mentre a partire dal 1997 si inizia a registrare un progressivo decremento delle morti fino all’attuale stima per l’anno 2007 di circa 200 decessi.
Link utili
Sito della Commissione europea sull'AIDS Sito dell'UNAIDS Sito della campagna mondiale Riferimenti
Dichiarazioni della Commissione e della Commissione - HIV/AIDS: diagnosi e trattamento precoci Dibattito: 19.11.2008 |
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A seguito del dibattito in Aula tenutosi la scorsa sessione, il Parlamento adotterà una risoluzione sulla raccolta dei dati personali dei passeggeri aerei nell'UE.
A fine ottobre il Consiglio UE ha discusso, senza giungere a conclusioni definitive, di talune caratteristiche di un futuro sistema di raccolta dei dati personali (PNR) ottenuti dalle compagnie aeree in occasione della prenotazione di un viaggio su linee internazionali che interessano il territorio di uno Stato membro. Questi dati, che sarebbero trasmessi alle autorità pubbliche prima dell'imbarco dei passeggeri, alimenterebbero l'analisi della minaccia terroristica e criminale, e potrebbero essere utilizzati nel quadro di indagini particolari.
Riguardo all'inclusione dei dati PNR relativi ai voli comunitari, il Consiglio ha constatato che esiste una discussione sul rapporto costi/benefici e, pertanto, sulla necessità di valutare ciò prima di decidere di procedere all'integrazione nello strumento comunitario. Questi dati sono già raccolti in taluni Stati membri e continueranno ad esserlo, in virtù del loro margine di manovra nazionale. Il Consiglio ha quindi concordato di riesaminare tale questione dopo qualche anno dall'attuazione del sistema PNR europeo.
I dati PNR riguardano i dati del passaporto, il nome, l'indirizzo, i numeri di telefono, l'agenzia di viaggio, il numero di carta di credito, le preferenze riguardo ai sedili e altre informazioni. In diverse occasioni i deputati hanno messo in guardia da un uso distorto di questi dati e dai rischi di violazione della privacy.
Riferimenti
Risoluzioni sui dati PNR dell'Unione europea Procedura: Risoluzione Dibattito: 20.10.2008 |
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Le dichiarazioni di Consiglio e Commissione apriranno un dibattito in Aula sulla risposta dell'UE al deterioramento della Situazione in Congo a seguito del ritorno alle armi dei ribelli guidati dal Laurent Nkunda. Oltre alla situazione politica, la comunità internazionale è fortemente preoccupata per la situazione umanitaria e sanitaria, visto che centinaia di migliaia di cittadini hanno lasciato le loro case per cercare di sottrarsi ai combattimenti.
Lo scorso 11 novembre, dopo essere stato informato del viaggio a Goma del Ministro degli esteri francesi, il Consiglio ha espresso viva preoccupazione per la situazione in Congo per la recrudescenza dei combattimenti e alle gravi conseguenze umanitarie dell'offensiva condotta dai ribelli che ha portato allo spostamento di massa della popolazione nel Nord-Kivu. In proposito ha accolto con favore le decisioni della Commissione e degli Stati membri riguardo all'aumento dell'aiuto umanitario alle popolazioni civili implicate nella crisi.
Il Consiglio ha poi condannato con fermezza il proseguimento delle violazioni dei diritti umani nell'Est del paese, in particolare le numerose violenze sessuali e il reclutamento di bambini-soldati da parte dei gruppi armati. Ricordando al governo congolese la sua responsabilità circa il comportamento delle sue forze armate, lo invita inoltre a fare tutto il possibile per rafforzare la protezione delle popolazioni civili e lottare contro l'impunità. Esorta poi tutte le parti a rispettare il cessate il fuoco e a reintegrare il processo di pace.
I Ministri, inoltre, ricorda la necessità di porre termine all'attività di gruppi armati stranieri nell'Est del paese e incoraggia i governi congolese e ruandese a intensificare la loro cooperazione, nonché a privilegiare la via del dialogo e contribuire a una pace durevole e alla stabilità della regione. Nel sostenere l'attività della missione ONU, il Consiglio sottolinea l'importanza di discutere sul rinnovo del suo mandato e sul rafforzamento delle sue capacità di agire.
Nel corso di un summit internazionale sulla crisi in corso tenutosi a Nairobi il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha affermato che il conflitto in Congo rischia di estendersi a tutta la regione dei Grandi laghi africani, aggiungendo «che la comunità internazionale non può consentirlo». «La recente offensiva militare del CNDP (ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo, dell'ex generale congolese Laurent Nkunda) ha radicalmente aggravato la situazione, causato serie conseguenze umanitarie, e precipitato una volta di più l'est del paese in una fase di crisi», ha commentato il segretario dell'Onu. «È un momento critico per la regione dei Grandi laghi, per l'Africa intera. Dobbiamo lasciare il ciclo di violenza alle nostre spalle».
Riferimenti
Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Risposta UE al deterioramento della situazione nell'Est della Repubblica democratica del Congo Dibattito: 19.11.2008 |
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Un'interrogazione orale aprirà un breve dibattito in Aula in merito alla necessità di dare attuazione alla Convenzione sulle munizioni a grappolo entro la fine del 2008, anche alla luce del recente ricorso a tale tipo di armi durante la crisi che ha coinvolto la Georgia. I deputati chiedono al Consiglio quali azioni ha intrapreso per convincere tutti gli Stati a firmare, ratificare e attuare la Convenzione. Il Parlamento adotterà una risoluzione.
I deputati ricordano che a conclusione della riunione internazionale degli Stati che si è tenuta a Dublino tra il 19 e il 30 maggio 2008, 107 Stati hanno adottato la Convenzione sulle munizioni a grappolo, che vieta l’utilizzo, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio di tali armi. La Convenzione sarà aperta alla firma il 3 dicembre 2008 a Oslo, ed entrerà in vigore sei mesi dopo il deposito presso il segretario generale dell’ONU degli strumenti di ratifica da parte di 30 Stati.
A loro parere, il recente ricorso a tale tipo di armi durante la crisi che ha coinvolto la Georgia «indica ancora una volta la necessità urgente di istituire la succitata Convenzione». Per tale motivo chiedono al Consiglio quali azioni ha intrapreso per convincere tutti gli Stati – in particolare gli Stati membri dell’Unione europea – a firmare, ratificare e dare immediata attuazione alla Convenzione sulle munizioni a grappolo.
Link utili
Risoluzione del Parlamento europeo del 25 ottobre 2007 su "Verso
un trattato internazionale per la messa al bando delle munizioni a
grappolo"
Riferimenti
Interrogazione orale - Attuazione della Convenzione sulle munizioni a grappolo Doc.: O-0110/2008 Procedura: Interrogazione orale Dibattito: 18.11.2008 |
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Il Parlamento si pronuncerà su una proposta legislativa volta a migliorare il funzionamento dell'Ufficio antifrode dell'UE. I deputati chiedono in particolare di garantire i diritti procedurali e fondamentali delle persone coinvolte, dotando l'OLAF di un codice di procedura delle indagini, creando la funzione di controllo di legittimità e prevedendo sanzioni disciplinari per chi divulga informazioni non autorizzate. Ma chiedono anche di garantire a protezione delle fonti giornalistiche.
La proposta della Commissione intende migliorare il funzionamento dell'OLAF all’interno del quadro esistente senza alterarne la struttura istituzionale. La relazione di Ingeborg GRÄSSLE (PPE/DE, DE), che propone ben 92 emendamenti alla proposta, sottolinea anzitutto la necessità di valutare il quadro giuridico, istituzionale e operativo della lotta contro la frode, la corruzione e qualsiasi altra attività a detrimento degli interessi finanziari della Comunità europea. A tal fine occorre invitare le istituzioni a concertare la loro azione e promuovere la riflessione sugli aspetti fondamentali della strategia antifrode europea ed è opportuno stabilire una procedura di concertazione fra il Parlamento europeo, il Consiglio e la Commissione.
Garanzie procedurali e diritti fondamentali
Un emendamento sottolinea la necessità di prevedere una base giuridica che permetta all'Ufficio di dotarsi di un codice di procedura delle indagini per assicurare «la massima trasparenza possibile» delle sue attività operative. Il codice, in particolare, dovrebbe riguardare i principi che disciplinano la procedura d'indagine, i diritti legittimi delle persone interessate e le garanzie procedurali, le disposizioni in materia di protezione dei dati, la politica di comunicazione dell'informazione relativa ad alcuni aspetti dell'attività operativa dell'Ufficio, il controllo di legittimità degli atti d'indagine e i mezzi di ricorso delle persone interessate.
Inoltre, al fine di assicurare il rispetto delle garanzie procedurali durante lo svolgimento delle indagini, i deputati ritengono che, in seno all'Ufficio, è necessario garantire una funzione di controllo di legittimità. Questo dovrebbe intervenire in particolare prima dell'apertura e della chiusura di un'indagine, e prima di ogni trasmissione di informazioni alle autorità competenti degli Stati membri. Esso dovrebbe inoltre essere effettuato da esperti di diritto che possono esercitare una funzione giudiziaria in uno Stato membro e che operano in seno all'Ufficio. Dovrebbe anche essere sollecitato il parere di tali esperti nel quadro del comitato esecutivo dell'Ufficio.
Per i deputati, inoltre, il rispetto dei diritti fondamentali delle persone che sono oggetto di indagini dovrebbe essere costantemente garantito, in particolare durante la comunicazione di informazioni. Occorre quindi chiarire i principi di base della politica di comunicazione dell'Ufficio. A loro parere, la comunicazione di informazioni relative alle indagini dell'Ufficio al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Commissione e alla Corte dei conti, in modo bilaterale o nel quadro della procedura di concertazione, «va effettuata nel rispetto della riservatezza delle indagini, dei diritti legittimi delle persone interessate e, se del caso, delle disposizioni nazionali applicabili alle procedure giudiziarie». Il codice di procedura d'indagine, inoltre, dovrebbe precisare le sanzioni disciplinari da applicarsi in caso di divulgazione non autorizzata di informazioni.
Allo stesso tempo, tuttavia, facendo riferimento al "caso Tillak", un emendamento afferma che tutti gli organi dell'Unione europea che prendono parte ai lavori investigativi «devono rispettare il principio della protezione delle fonti giornalistiche conformemente alla legislazione nazionale». Ciò, secondo i deputati deve consentire «un'informazione obiettiva dei contribuenti europei» e «garantire la libertà di stampa».
Nelle sue indagini l’Ufficio deve raccoglie elementi «a carico e a favore dell’interessato». I deputati precisano che le indagini devono essere svolte «in modo obiettivo e imparziale, nel rispetto del principio della presunzione d'innocenza e delle garanzie procedurali, esposte nel codice di procedura». Diversi emendamenti sono volti a potenziare il ruolo e il mandato del comitato di vigilanza, il quale dovrebbe sorvegliare anche gli sviluppi relativi alle garanzie procedurali, senza però interferire nelle indagini.
Un lungo emendamento, inoltre, conferisce il diritto a qualsiasi persona coinvolta personalmente in un'indagine di presentare denuncia presso il comitato di vigilanza, allegando una violazione dei diritti procedurali o umani durante un'indagine. Ricevuta una denuncia, il comitato di vigilanza deve trasmetterla senza indugio al consigliere revisor incaricato del controllo del rispetto delle procedure. Quest'ultimo, dovrà esercitare le proprie funzioni nella più completa indipendenza, senza sollecitare né accettare istruzioni da chicchessia. Il consigliere revisore sarebbe inoltre competente per trattare le denunce degli informatori.
Nomina del Direttore generale
Per rafforzare la completa indipendenza nella gestione dell’Ufficio, la Commissione propone che il direttore generale sia designato per un periodo di sette anni non rinnovabili. I deputati ritengono invece che esso debba essere nominato per cinque anni, rinnovabile una volta. Al momento della selezione, precisa un emendamento, i candidati dovrebbero esercitare o aver esercitato un'alta funzione giudiziaria o una funzione esecutiva di indagine e possedere un'esperienza professionale operativa di almeno 10 anni in un posto di elevata responsabilità gestionale. Una parte significativa di tale esperienza professionale, inoltre, deve essere acquisita nel settore della lotta antifrode a livello nazionale e/o comunitario. I deputati chiedono inoltre che il direttore generale sia designato di comune accordo fra il Parlamento europeo e il Consiglio e nominato poi dalla Commissione.
Link utili
Proposta della Commissione
Riferimenti
Ingeborg GRÄSSLE (PPE/DE, DE) Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 1073/1999 relativo alle indagini svolte dall’Ufficio per la lotta antifrode (OLAF) Doc.: A6-0394/2008 Procedura: Codecisione, prima lettura Dibattito: 20.11.2008 |
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Le interrogazioni al Consiglio e alla Commissione apriranno un dibattito in Aula sul futuro della politica spaziale europea. I deputati chiedono come si intende promuovere la ricerca in questo campo, quali sono le opzioni esplorate per Galileo ed Egnos e Kopernikus, quale modello di governance per tale politica e, infine, se vi è l'intenzione di svolgere ricerche sul volo suborbitale. Il Parlamento adotterà una risoluzione.
I deputati della commissione per l'industria, la ricerca e l'energia ricordano che da più di 30 anni l'UE e i suoi Stati membri sono impegnati nel finanziamento e nello sviluppo della scienza e della tecnologia spaziale. L'adozione dell'accordo quadro CE-ESA nel novembre 2003, aggiungono, ha gradualmente portato alla definizione di una politica spaziale europea. Inoltre, la risoluzione del "Consiglio Spazio" del 22 maggio 2007 ha confermato tale impegno, mentre il progetto di trattato di Lisbona e l'articolo 189 del TFUE forniscono all'UE un quadro giuridico di riferimento per le iniziative della Commissione e per tradurre le risoluzioni del Consiglio in iniziative politiche. I deputati rivolgono quindi le seguenti domande:
– Dato il tasso di crescita del mercato spaziale europeo, pari al 7% l'anno, possono il Consiglio e la Commissione assicurare al PE che adotterà iniziative politiche volte ad accrescere il contributo del settore spaziale alla strategia di Lisbona, per l'esattezza alle attività di R&S e alla competitività dell'industria europea, sulla base del settore tecnologico aerospaziale europeo, che soddisfa buona parte della domanda mondiale in termini di produzione e lancio di satelliti nonché di servizi satellitari?
– Il Consiglio e la Commissione hanno elaborato opzioni strategiche in due ambiti prioritari: - Galileo ed Egnos, nella fattispecie per quanto concerne la cooperazione con i partner internazionali sulle questioni della compatibilità e della interoperabilità del sistema e delle applicazioni e gli strumenti per un utilizzo ottimale delle attività di R&S a favore dei sistemi di navigazione satellitare nonché delle reti, dei servizi e delle applicazioni di telecomunicazione via satellite; - l'iniziativa Kopernikus, nella fattispecie per quanto riguarda l'utilizzo delle infrastrutture di osservazione terrestre degli Stati membri, il loro finanziamento, il quadro giuridico di riferimento, la politica sui dati e sulle informazioni, partendo dal presupposto che si tratta di un bene pubblico? – Poiché i sistemi spaziali costituiscono dotazioni strategiche che garantiscono l'indipendenza dell'UE, quale modello di governance prevedono il Consiglio e la Commissione per una politica spaziale europea che preveda tre aspetti: a) spazio e sicurezza; b) esplorazione dello spazio, compresa la presenza umana; c) spazio e cambiamento climatico? – Intendono il Consiglio e la Commissione svolgere ricerche sul volo suborbitale, attualmente in fase di sviluppo commerciale, e sostenerlo, dal momento che gli Stati Uniti hanno già proposto norme mirate a disciplinare tale attività e che si cominciano a cercare aeroporti spaziali da poter utilizzare?
Link utili
Sito di Galileo
Riferimenti Interrogazione orale - Politica spaziale europea Doc.: O-0111/2008 e O-0112/2008 Procedura: Interrogazione orale Dibattito: 18.11.2008 |
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Nel quadro delle iniziative promosse per l'Anno europeo del dialogo interculturale, il Parlamento accoglierà in seduta solenne il rabbino capo del Commonwealth, Jonathan Sacks. E' in tale ambito che i deputati hanno già potuto ascoltare il Gran Muftì di Siria, la relatrice ONU sulla libertà religiosa e il Patriarca di Costantinopoli. Il 4 dicembre, sarà il turno del Dalai Lama. Tra gli altri, il Parlamento ha anche invitato il Papa, e i presidenti palestinese e israeliano.
Jonathan Sacks, filosofo e teologo, è rabbino capo del Commonwealth dal 1991. Nato a Londra nel 1948 è sposato con Elaine dal 1970, con la quale ha avuto tre figli. E' attualmente "Visiting Professor" al Kings’ College di Londra ed è Honorary Fellow del Gonville e Caius College di Cambridge. È autore di numerosi saggi, tra cui The Politics of Hope (1997) e Radical Then, Radical Now (2001).
Background
Link utili
Sito web del rabbino capo
Riferimenti
Seduta solenne - Allocuzione di Sir Jonathan Sacks 19.11.2008 |
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Una relazione all'esame dell'Aula propone di non autorizzare l'utilizzazione delle intercettazioni telefoniche e di non revocare l'immunità dell'ex eurodeputato Massimo D'Alema nell'ambito di un procedimento dinanzi al Tribunale di Milano relativo alla scalata della Banca Nazionale del Lavoro. I deputati, infatti, convengono con il GIP che le altre fonti di prova sono sufficienti a suffragare l'accusa nei confronti degli indagati e, pertanto, la richiesta della Procura «è senza oggetto».
La relazione di Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE) suggerisce ai deputati di non autorizzare l'utilizzazione delle intercettazioni telefoniche e di non revocare l'immunità dell'ex eurodeputato Massimo D'Alema.
Infatti, dopo aver ricordato le norme in materia di immunità dei deputati europei e la legge italiana riguardo ai procedimenti penali per le alte cariche dello Stato, il relatore sottolinea che la richiesta «dovrebbe riguardare l'autorizzazione all'uso di presunti elementi probatori», ma secondo la stessa Ordinanza del Giudice delle Indagini Preliminari le fonti di prova utilizzate, sono già "sufficienti a suffragare l'ipotesi accusatoria a carico di taluni soggetti già per essa indagati", cioè gli stessi terzi intercettati - «i quali peraltro sono già stati rinviati a giudizio ed il cui procedimento giudiziario è già in fase avanzata». Quindi da questo punto di vista la richiesta della Procura della Repubblica di Milano «è senza oggetto».
Inoltre, nel caso in cui la richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano, venga invece considerata come una "autorizzazione a procedere" nei confronti di Massimo D'Alema, il relatore evidenzia che l'ordinamento italiano non prevede, fin dal 1993, questo istituto giuridico e, dunque, in tal caso «la richiesta sarebbe senza oggetto».
Antefatti
Il relatore ricorda che, nel 28 maggio 2008, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha chiesto l'autorizzazione all'utilizzazione per un procedimento penale di conversazioni telefoniche "indirette" tra una persona indagata e l'ex parlamentare europeo Massimo D'Alema. Nella fattispecie si tratta del procedimento penale 19195/2005, relativo alla tentata scalata della Banca Nazionale del Lavoro che vede indagati e rinviati a giudizio un gruppo di persone sospettate di aver violato la legislazione italiana che sanziona i reati di manipolazione di mercato e di insider trading.
Nell'ambito delle indagini preliminari sono state effettuate delle intercettazioni telefoniche secondo le norme del Codice di Procedura Penale italiano. In alcune di queste intercettazioni vi sono conversazioni tra gli indagati ed alcuni parlamentari nazionali, tra i quali Massimo D'Alema che all'epoca era membro del Parlamento europeo. Si tratta quindi, nota il relatore, «di intercettazioni indirette di parlamentari che conversano con utenti regolarmente intercettati».
Il 20 luglio 2007 il giudice per le indagini
preliminari, Clementina Forleo, ha chiesto alla Camera dei Deputati
(per i deputati D'Alema, Fassino, Cicu) ed al Senato (per i senatori
La Torre e Comincioli), l'autorizzazione all'utilizzo delle predette
intercettazioni. Nell'ottobre del 2007 la Camera dei Deputati, si è
dichiarata incompetente a riguardo di Massimo D'Alema in quanto al
momento delle conversazioni intercettate egli era membro del
Parlamento europeo. In base a questa decisione la Procura di Milano
si è rivolta dunque al Parlamento europeo per chiedere
l'autorizzazione delle intercettazioni indirette di Massimo
D'Alema.
Riferimenti
Klaus-Heiner LEHNE (PPE/DE, DE) Relazione sulla richiesta di difesa dei privilegi e delle immunità di Massimo D'Alema Doc.: A6-0422/2008 Procedura: Immunità Relazione senza dibattito ai sensi dell'articolo 131 del Regolamento del Parlamento |
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Ordine del giorno 17 - 20 novembre 2008 Strasburgo L'ordine del giorno, che può subire modifiche, è disponibile sul sito.
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Codici delle procedure parlamentari
Abbreviazioni
Gruppi politici
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