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RESOCONTO

 

16 dicembre 2008

Strasburgo

 

 

 


Sarkozy stila il bilancio della Presidenza francese

 

Nicolas Sarkozy ha illustrato all'Aula il bilancio della sua presidenza dell'UE e i risultati dell'ultimo Vertice. Ha in particolare sottolineato i successi ottenuti nell'affrontare il conflitto in Georgia, la crisi economica e il pacchetto climatico. Ha ribadito la necessità di un'Europa forte, unità e più ambiziosa, che poggi sulle nazioni. Molti deputati hanno apprezzato i risultati ottenuti, ma altri hanno criticato il compromesso sul clima e sul trattato di Lisbona.

 

Aprendo il dibattito, il Presidente PÖTTERING ha sottolineato che Nicolas Sarkozy ha assunto la Presidenza dell'UE in un momento in cui erano necessarie azioni e negoziazioni e «lei ha raccolto le sfide in Georgia, sulla crisi finanziaria e su altri problemi».

 

Dichiarazione della Presidenza in carica

 

Nicolas SARKOZY ha anzitutto ricordato che quando la Francia ha assunto la Presidenza la situazione dell'UE era caratterizzata dall'interruzione del processo di ratifica del trattato di Lisbona a seguito del referendum irlandese. Allora, ha aggiunto, non si immaginava che sarebbe scoppiata una guerra in Georgia e che vi sarebbe stata una violenta crisi finanziaria ed economica. La Presidenza, ha quindi spiegato, ha organizzato la sua azione sulla base di due presupposti: il mondo ha bisogno di un'Europa forte e lo può essere solo se resta unita. Un'Europa forte, ha spiegato, non si contenta di seguire la linea di altri, ma ha proprie idee e non evita i problemi.

 

Dopo aver descritto quanto realizzato dalla Presidenza per porre fine al conflitto georgiano, ha sottolineato che l'Europa si è assunta le sue responsabilità, contrariamente a quanto aveva fatto in Bosnia dove si è limitata a seguire l'iniziativa USA. Riguardo alla crisi finanziaria, ha rilevato che non è nata nell'agosto 2007, bensì nel settembre 2008 quando gli americani hanno deciso di lasciare fallire Lehman Brothers. Ha quindi ricordato le iniziative della Presidenza per ottenere un consenso di tutti gli Stati membri su un piano di salvataggio delle banche coordinato a livello UE, ripreso poi dagli USA, e che ha evitato «la distruzione del sistema bancario europeo». Sarkozy ha anche ricordato le iniziative europee volte a definire un piano globale per il rilancio dell'economia, come il G20 e il Vertice di Washington.

 

Il Presidente ha voluto sottolineare il ruolo importante che deve svolgere l'Europa per la pace in Medio Oriente promuovendo il dialogo e non limitandosi a fornire solo assistenza finanziaria. In proposito, ha ricordato che tra i cinque vice segretari dell'Unione per il Mediterraneo figurano un israeliano e un palestinese.
 

Riguardo al clima, il Presidente ha osservato che per alcuni si chiede troppo all'industria, mentre per altri troppo poco, ma ha sottolineato l'obiettivo 20/20/20 è stato mantenuto. In proposito ha affermato che sarebbe stato insensato e irresponsabile rinunciarvi, soprattutto se l'UE intende convincere gli altri partner a fare uno sforzo sul fronte ambientale. Il compromesso, che evita anche i problemi sociali che avrebbero potuto porsi in alcuni Stati membri orientali, è stato approvato all'unanimità perché «la scelta ambientale non deve essere subita, ma rivendicata» e ciò conferisce maggiori garanzie circa la sua attuazione e più credibilità all'Europa. In proposito, ha sottolineato che la presenza vigile del Parlamento europeo ha rappresentato un fattore di convincimento per gli Stati membri più reticenti.

 

In merito all'immigrazione, il Presidente ha rilevato che non è ipotizzabile che 27 Stati membri che hanno abolito le frontiere interne non si dotino di una politica comune, le cui prime basi sono state poste durante questo semestre. Sulla difesa, ha sottolineato che la politica europea deve essere complementare a quella della NATO.

 

Riguardo al trattato di Lisbona, il Presidente ha invece insistito sul fatto che l'unica soluzione consiste nel ripetere il referendum in Irlanda, come poi si è deciso. Per ottenere un compromesso, ha spiegato, è stato necessario garantire a ogni Stato membro che avrebbe mantenuto un commissario. Inoltre è stato deciso che gli Stati membri che hanno già ratificato il trattato non dovranno ripetere l'operazione e che, prima del prossimo allargamento dell'UE, sarà necessario aggiungere al trattato di adesione il "protocollo irlandese" e la questione del numero dei deputati europei, visto che le prossime elezioni si svolgeranno sulla base del trattato di Nizza e alcuni Stati membri hanno ottenuto un aumento della loro rappresentanza da quello di Lisbona.

 

Tirando le somme, il Presidente ha affermato che se non si è capaci di raggiungere un compromesso in 27, «non vale la pena avere un ideale europeo», che significa ascoltare gli altri e cercare di trovare assieme una via comune per superare i problemi. In proposito, ha voluto ringraziare il Parlamento europeo, con il quale è stato «molto facile, gradevole e utile intrattenere numerosi contatti». Tutti, ha aggiunto, «avete dimostrato la volontà di fare progredire, ognuno alla vostra maniera, l'Europa». Il Parlamento, ha ribadito, «è stato un elemento decisivo per ottenere dei risultati». Al riguardo, ha osservato, sorridendo, che «è stato più facile discutere, lavorare e negoziare con il Parlamento europeo che con taluni altri interlocutori». Ha poi ringraziato il Presidente della Commissione, «poiché non sarebbe stato possibile raggiungere i risultati ottenuti dalla Presidenza senza il nostro lavoro mano nella mano con Barroso».

 

Il Presidente ha poi voluto ringraziare i capi di Stato e di governo, spiegando che «non si può costruire l'Europa contro gli Stati». In proposito, ha aggiunto che «l'Europa non è nemica delle nazioni e le nazioni non sono nemiche dell'Europa». Sottolineando che se non avesse cercato di capire i problemi di ogni governo non ce l'avrebbe fatta, ha osservato che è un errore «voler passare sulla testa di coloro che sono eletti nel proprio paese» perché ciò non corrisponde a un ideale europeo, bensì all'«integralismo. Voler costruire l'Europa contro le nazioni, ha insistito, «sarebbe un errore storico».

 

Infine, il Presidente Sarkozy ha voluto fare un'osservazione personale: «durante i sei mesi di presidenza ho imparato molto e ho apprezzato tanto questo lavoro ... perché quando si ha la fortuna di dover risolvere problemi di 27 paesi per sei mesi, si guadagna in tolleranza e i apertura di spirito e si capisce che l'Europa è senza dubbio la più bella idea inventata nel XX secolo». «Ho cercato di fare muovere l'Europa - ha proseguito - ma è l'Europa che mi ha cambiato». Ha poi affermato di credere fermamente che ogni capo di Stato e di governo dovrebbe avere questa responsabilità, così capirebbe che i problemi che affronta nel proprio paese, spesso non possono essere risolti che in accordo con i vicini, capirebbe che, aldilà delle differenze, ci sono tante cose che ci riavvicinano e, infine, capirebbe la cosa più importante: è più facile per l'Europa avere grandi ambizioni invece di ambizioni piccole piccole». Allora, ha concluso, «che l'Europa resti ambiziosa e capisca che il mondo ha bisogno che prenda decisioni!», poiché i problemi bisogna risolverli subito.

 

I deputati gli hanno tributato un lungo applauso.

 

Dichiarazione della Commissione

 

José Manuel BARROSO ha sottolineato che raramente l'Europa si è potuta fregiare di risultati così positivi e anche di un triplo successo. «In una situazione difficile, di crisi e d'urgenza - ha aggiunto - si sono ottenuti progressi notevoli per il futuro dell'Europa e degli europei». Aldilà delle conclusioni importanti nel campo della sicurezza e della difesa, dell'Unione del Mediterraneo e del nuovo partenariato orientale, il Presidente della Commissione si è soffermato sul trattato di Lisbona, sul rilancio economico e sul pacchetto clima/energia. In proposito, rendendo omaggio alla Presidenza e al Parlamento europeo, ha rivendicato il ruolo svolto dalla Commissione in questi successi, dimostrando di «essere una leva indispensabile per trasformare aspirazioni politiche in azioni concrete».

 

Interventi in nome dei gruppi politici

 

Joseph DAUL (PPE/DE, FR) Joseph DAUL (PPE/DE, FR) ha salutato gli sforzi della presidenza francese che, a suo parere, hanno aiutato a conquistare il rispetto mondiale per le politiche europee in materia di cambiamenti climatici e immigrazione, nonché la sua risposta coordinata alla crisi finanziaria. Il sangue freddo della presidenza e il suo pragmatismo, ha aggiunto, hanno permesso la protezione coordinata dei depositi di risparmio e la ricapitalizzazione delle banche, evitando così una reazione a catena dove migliaia di posti di lavoro avrebbero potuto essere persi. Ha quindi evidenziato che è l'economia sociale di mercato che garantisce equità tra l'amministrazione e la forza lavoro.

 

Ha poi ringraziato la presidenza per i risultati dei negoziati sui cambiamenti climatici. Questo complesso accordo tra 27 Stati membri, ha proseguito, proteggerà sia l'ambiente sia i posti di lavoro, e l'Unione europea deve ora guidare la lotta mondiale contro i cambiamenti climatici, incalzare i peggiori inquinatori affinché agiscano e ricercare impegni tangibili presso il Presidente Obama. L'unione necessita di più stabilità politica e di maggior efficacia nella presa di decisioni e, ha quindi concluso, il trattato di Lisbona offre «gli strumenti per portare a termine questo compito».

 

Per Martin SCHULZ (PSE, DE) il bilancio della Presidenza francese «non è niente male» e, al riguardo, ha sottolineato il grande successo ottenuto sul pacchetto clima/energia. Ha poi osservato che nel compromesso sulle emissioni di CO2 delle auto «c'è molto Sacconi e un po' di Sarkozy» e quest'ultimo ha quindi fatto bene a sottolineare il ruolo del Parlamento. Si tratta di un accordo, ha spiegato, che trova l'equilibrio tra necessità economiche e obblighi ecologici. Ha pertanto annunciato che il suo gruppo voterà a favore del pacchetto, precisando però che l'accordo in prima lettura deve essere considerato un'eccezione.

 

In merito alla crisi finanziaria, ha rilevato che le sperequazioni sociali sono dovute a una sbagliata ridistribuzione degli utili e che ciò rappresenta una vera e propria «bomba a orologeria». Si tratta di una priorità che la Presidenza ha affrontato, «ma forse un po' troppo tardi». Riguardo al trattato di Lisbona, ha detto di accettare le conclusioni del Consiglio, precisando però che le concessioni non serviranno a niente se in Irlanda non vi è un governo coraggioso che difenda il trattato. In conclusione, osservando le molte cose positive compiute, ha affermato che la Presidenza francesca ha fatto progredire l'Europa.

 

Per Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) la qualità della presidenza francese è «quasi fiabesca»: cavalcando in soccorso della «nostra signora della Georgia» e dando il benvenuto al ballo alla «Cenerentola di Londra». La presidenza non ha scelto le proprie sfide, ha proseguito, ma le ha affrontate con energia, entusiasmo e creatività. Ne ha quindi lodato gli sforzi per ristabilire la fiducia nei mercati ed evitare il protezionismo. Ha poi sollecitato il Consiglio a ridurre l'IVA sui prodotti a basso consumo di energia o che ricorrono a energie rinnovabili al fine di aiutare l'industria e l'ambiente. Si è poi compiaciuto per il rinnovato impegno al sostegno delle finanze pubbliche e ad un rapido ritorno agli obiettivi di bilancio a medio termine.

 

La presidenza sembra aver trovato una risposta fattibile alle preoccupazioni irlandesi sul nuovo trattato, aggiungendo che «Se Parigi valeva una messa, Dublino vale un commissario». Per quanto riguarda i cambiamenti climatici, pur ritenendo che le deroghe «faranno scendere il prezzo dei carbonio, taglieranno le impennate dei prezzi e sarà più difficile raggiungere gli obiettivi della riduzione di emissioni», ha assicurato il sostegno del suo gruppo al compromesso.

 

Daniel COHN-BENDIT (Verdi/ALE, DE) ha riconosciuto il volontarismo di Sarkozy, ma ha anche osservato che il Presidente non si è attenuto a quanto affermato a luglio in merito all'unanimità «che uccide la democrazia». A suo parere, il Presidente «riduce il Parlamento europeo a un viagra per i governi», quando in realtà «non è il nostro ruolo di essere utilizzati affinché gli altri facciano quanto non vogliono fare». Ha poi sostenuto che «nessuno qui vuole fare l'Europa contro le nazioni». Criticando poi l'atteggiamento della Cancelliera tedesca che ha difeso l'industria tedesca nell'ambito del pacchetto climatico, ha sottolineato che il Presidente «ha dovuto fare dell'egoismo nazionale degli uni e degli altri un compromesso» che il Parlamento dovrà, «in un certo qual modo», giudicare. Ha quindi annunciato il suo voto contrario sostenendo che il voto in prima lettura rappresenta un «ricatto».

 

Ha quindi accusato Sarkozy di ridurre la Commissione a segretariato del Consiglio, sostenendo che è a questo che è servita. Ha poi affermato che il ruolo degli eurodeputati «non è di inginocchiarsi ai partiti nazionali ma di difendere l'interesse europeo». Sul piano di rilancio economico, il leader dei Verdi ha sostenuto che il Presidente non ha fatto niente contro il nazioanlismo economico tedesco e ha criticato il fatto che il piano di Obama sia più ambizioso di quello europeo (3-4% contro 1,5% del PIL). Infine, rilevando l'arresto di un dissidente cinese, ha accusato Sarkozy di farsi umiliare dalla Cina per non umiliarla.

 

Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) ha esordito affermando che, facendo parte di un gruppo che si chiama Unione per l'Europa delle Nazioni, ha apprezzato in modo particolare le parole del Presidente.  La Presidenza, ha proseguito, «ha dimostrato che ci può essere il progetto di un'Europa politica» se si ha «il coraggio che è stato dimostrato nel conflitto tra Russia e Georgia e la capacità di gestire la crisi finanziaria con nuovi metodi di lavoro e interpretazioni aperte contro la rigidità del patto di stabilità». Ha poi apprezzato una Presidenza «che ha riposizionato la politica al centro del dibattito e di conseguenza ha riposizionato l'Europa al centro del dibattito mondiale».
 

Si è inoltre detta convinta che l'indipendenza della BCE «deve significare il suo dovere di confrontarsi più tempestivamente con le istituzioni». Infatti, ha spiegato, «è ormai dimostrato che le crisi non possono essere risolte dalle banche centrali se non c'è a monte una chiara visione politica e una condivisa strategia di sviluppo». La definizione del pacchetto clima-energia, ha poi affermato, «è un grande successo e una speranza per il futuro», insieme all'Unione per il Mediterraneo, «strada maestra per la pace e lo sviluppo».

 

Ha poi osservato che rimangono aperte alcune priorità, augurandosi che possano essere risolte dalla prossima Presidenza. Oltre all'immigrazione, al controllo delle frontiere e al rilancio dell'agricoltura, vi è anche «la reale parità salariale tra uomo e donna». Mentre l'Europa parla di equiparazione tra uomo e donna attraverso l'età pensionabile, ha spiegato, «sarebbe opportuno cominciare a ottenere la parità salariale». In seguito, ha ritenuto che la soluzione di un Commissario per ogni paese è quella «più giusta» e ha quindi ringraziato la Presidenza francese «per aver riportato in vita questa proposta». Infine, sulla crisi finanziaria, ha detto di sostenere il Presidente nella richiesta di una riforma del sistema «che si basi sulla capacità di far prevalere l'economia reale sulla finanza, i beni effettivi rispetto ai beni di carta».

 

Francis WURTZ (GUE/NGL, FR) ha sostenuto che ricorderemo la Presidenza per la serietà degli avvenimenti che si sono succeduti in questi sei mesi. Tuttavia, vediamo politiche delle quali non abbiamo bisogno, che stanno prendendo piede. Evidenziando l'importanza per l'UE del compromesso raggiunto sul pacchetto climatico, ha però affermato che non si tratta di un accordo storico.  Se questo diventa il modello a cui fare riferimento, ha aggiunto, non raggiungeremo alcuni degli obiettivi fissati dalla comunità scientifica e mondiale. In conclusione ha affermato che il suo gruppo non si congratula per la pressione esercitata dal Consiglio sui cittadini irlandesi: non si possono essere trattati in questo modo, bisogna ascoltarli e capirli.

 

Nigel FARAGE (IND/DEM, UK) si è complimentato con la presidenza francese per «la sua energia e il suo dinamismo», pur rammaricandosi che i suoi obiettivi siano stati quelli di «dotare l'Unione di maggiori poteri». Ha quindi reclamato per quello da egli stesso definito «uno sconvolgente attacco al Presidente Klaus», portato avanti dal leder dei Verdi Daniel Cohn-Bendit nel corso del recente incontro tenutosi a Praga dei leader dei gruppi politici del Parlamento europeo con il Presidente della Repubblica ceca, in vista della presidenza ceca che avrà inizio a gennaio.

 

Replica della Presidenza

 

Rivolgendosi al leader del PPE/DE, Nicolas SARKOZY ha affermato di aver apprezzato l'appoggio costante del suo gruppo e il suo sostegno al trattato di Lisbona. A Martin Schulz ha detto che ci vuole coraggio per accettare di parlare con qualcuno che non appartiene alla propria famiglia politica e che il suo gruppo è stato «un partner esigente ma responsabile». Assieme a Joseph Daul è stato possibile «fare avanzare l'Europa». Rispondendo a Graham Watson, ha ricordato che l'ultima volta gli aveva parlato di Carla mentre oggi ha fatto riferimento ad Angela: «ha buoni gusti!», ha esclamato.

 

Tornando serio, ha sostenuto che non si capisce per quale motivo se uno Stato membro vuole ridurre l'IVA su tutti i prodotti può farlo da solo, ma se lo vuole fare su singoli prodotti deve aspettare l'unanimità di tutti i partner. Ha quindi affermato che l'Ecofin di marzo dovrebbe esaminare una proposta al riguardo. Ha poi sostenuto che non è ragionevole che i prodotti puliti costino più cari di quelli inquinanti e che deve quindi essere possibile per gli Stati membri ridurre l'IVA sui prodotti "verdi" se lo auspicano. Si è anche chiesto perché il cioccolato nero gode di un'IVA ridotta e quello al latte, che personalmente preferisce, no. Lo stesso vale, rispettivamente, per i libri e i video, o per i servizi che creano occupazione. Sul numero di commissari, Sarkozy ha sottolineato che se sono 24, 27 o 33 non cambia niente, l'importante è che il Presidente sia dotato di maggiori poteri, per dare una dottrina comune all'insieme del collegio.

 

Riguardo a quanto affermato da Cohn-Bendit, il Presidente ha sottolineato che il leader dei Verdi è «cortese, tollerante e simpatico quando lo si incontra in privato, ma appena c'è una telecamera diventa come pazzo». Ha quindi invitato i cittadini a «non credere alle immagini, perché Cohn-Bendit vale molto di più». Dopo aver ringraziato Cristiana Muscardini per il suo sostegno, il Presidente ha affermato di aver apprezzato l'appoggio dell'Italia, che non era tanto evidente sul pacchetto climatico. Ha infatti spiegato che il governo italiano e Silvio Berlusconi «hanno agevolato il compito» durante l'ultimo Vertice. Ha poi dato ragione alla deputata riguardo al fatto che deve essere data priorità all'economia reale.

 

Rispondendo a Wurtz e a Farage sul trattato di Lisbona, il Presidente ha sottolineato che sarebbe dittatoriale dover subire il rifiuto di un solo paese che frena gli altri 26, piuttosto che riproporre un nuovo referendum. La verità, ha insistito, è che l'Europa ha bisogno dell'Irlanda e viceversa. In proposito ha sostenuto che se l'Irlanda vuole un commissario è con Lisbona che l'avrà, e l'Irlanda ha ben apprezzato l'iniziativa della Commissione per salvare le banche durante la tempesta finanziaria. Riguardo alla polemica con il Presidente ceco, Sarkozy ha detto di aver apprezzato l'atteggiamento coraggioso e ragionevole del Presidente Pöttering: ognuno vuole essere rispettato, «ma per essere rispettato occorre rispettare gli altri», e molti europei si sono sentiti offesi dalla decisione di levare tutte le bandiere europee dagli edifici pubblici in Repubblica Ceca, «non si trattano così il Presidente del Parlamento, i presidenti dei gruppi politici e i simboli dell'Europa». Ha poi concluso sostenendo che i grandi paesi non hanno più diritti dei piccoli in Europa, ma hanno forse maggiori responsabilità».

 

Interventi dei deputati italiani

 

Mario MAURO (PPE/DE, IT) ha voluto rivolgere i complimenti alla Presidenza francese perché «si è respirato in questi sei mesi un'aria del tempo dei padri fondatori, vale a dire profonde convinzioni che ci hanno dimostrato che ciò che ci unisce è più forte di ciò che ci divide». Nel ritenere ciò una «lezione importante venuta dalla Presidenza francese che ha anche aperto un orizzonte molto interessante», ha osservato che «ci ha fatto capire che l'integralismo europeo non è un'opportunità». Inoltre, «il modo equilibrato» con cui è stato gestito il "pacchetto clima", insegna che «l'integrazione non è un valore in sé, ma per la visione che è capace di riportarci tutti quanti ad obiettivi comuni».

 

Se questi insegnamenti sono stati così importanti, ha proseguito, «vale la pena seguire la lezione di coraggio e andare fino in fondo». Più in particolare, sul tema della crisi economica e finanziaria, «varrebbe la pena avere più coraggio e, quindi, che le misure adottate finora venissero corredate da iniziative più decise, come ad esempio l'adozione degli eurobond».

 

Link utili

 

Conclusioni della Presidenza
Elementi del compromesso finale sul pacchetto "Energia e cambiamenti climatici"
Sito della Presidenza


 

Riferimenti

 

Relazione del Consiglio europeo e dichiarazione della Commissione - Risultati del Consiglio europeo dell'11 e 12 dicembre 2008

&

Dichiarazione della presidenza in carica del Consiglio - Semestre di attività della presidenza francese

Dibattito:16.12.2008

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Approvato lo statuto degli assistenti degli eurodeputati

 

L'Aula ha approvato lo statuto degli assistenti dei deputati europei che si applicherà a partire dalla prossima legislatura. Gli assistenti che lavorano a Bruxelles e/o Strasburgo saranno assunti mediante un contratto diretto con il Parlamento europeo e retribuiti dal bilancio UE sulla base di una griglia salariale definita. Gli assistenti dovranno conoscere una lingua straniera e, per gli inquadramenti più alti, possedere una laurea. Avranno diritto anche una rappresentanza sindacale.

 

Adottando con 598 voti favorevoli, 19 contrari e 47 astensioni la relazione di Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT), il Parlamento ha approvato un pacchetto di emendamenti di compromesso negoziati con il Consiglio in merito al nuovo statuto degli assistenti dei deputati europei. Dopo l'approvazione formale da parte del Consiglio, lo statuto sarà applicabile a partire della nuova legislatura che prenderà inizio a seguito delle elezioni europee del 7 giugno 2009.

 

In base allo statuto dei membri del Parlamento europeo, i deputati hanno diritto di essere assistiti da collaboratori personali che scelgono liberamente. Attualmente, tutti i collaboratori sono assunti, in base a contratti soggetti al diritto nazionale, direttamente dai deputati, cui il Parlamento europeo rimborsa le spese sostenute nei limiti di un tetto massimo. Il 9 luglio 2008 l'Ufficio di presidenza del Parlamento europeo ha approvato le misure di attuazione per lo Statuto degli eurodeputati, distinguendo due figure di assistenti: gli assistenti parlamentari accreditati e gli assistenti "locali". I primi, assunti in uno dei tre luoghi di lavoro del Parlamento, sono sottoposti a un regime giuridico specifico e i cui contratti sono stipulati e gestiti direttamente dal Parlamento. Gli "assistenti locali", sono persone fisiche che assistono i deputati nel loro Stato membro di elezione e che hanno stipulato con loro un contratto di lavoro o di prestazione di servizi nel rispetto del diritto nazionale applicabile.

 

Per gli "assistenti locali" il nuovo regime prevede che il deputato si serva di un ente terzo riconosciuto per corrispondere lo stipendio e informi il Parlamento riguardo alla loro situazione. Gli assistenti accreditati, invece, essendo chiamati a svolgere mansioni direttamente connesse con le attività svolte da uno o più eurodeputati nell'esercizio delle sue funzioni al Parlamento europeo, saranno assunti mediante un contratto diretto con il Parlamento e saranno soggetti al regime applicabile agli altri agenti dell'UE. Così si terrà conto della loro particolare situazione, delle particolari funzioni che sono chiamati a svolgere e degli specifici doveri ed obblighi cui devono adempiere nei confronti degli eurodeputati. E' peraltro precisato che ciò non conferisce agli assistenti accreditati un accesso privilegiato o diretto a posti di funzionario o altre categorie di agenti delle Comunità europee o a concorsi interni per tali posti (riservati ai funzionari e agli agenti temporanei).
 

Data la natura dei compiti, è prevista un'unica categoria di assistenti parlamentari accreditati, suddivisa tuttavia in diversi gradi, nei quali tali assistenti sono collocati su indicazione dei deputati interessati, in conformità di specifiche misure di attuazione adottate con decisione interna del Parlamento europeo. Per essere assunti in qualità di assistente parlamentare, occorre essere in possesso dei requisiti seguenti:

 

           essere cittadino di uno degli Stati membri delle Comunità, salvo deroga, e godere dei diritti politici;

           essere in regola con le leggi applicabili in materia di obblighi militari;

           offrire le garanzie di moralità richieste per le funzioni da svolgere;

           essere fisicamente idoneo all'esercizio delle funzioni;

           possedere una conoscenza approfondita di una delle lingue delle Comunità e una conoscenza soddisfacente di un'altra lingua delle Comunità nella misura necessaria alle funzioni da svolgere; e

           aver raggiunto un livello di studi superiori attestato da un diploma, o un livello di studi secondari attestato da un diploma che dia accesso all'istruzione superiore e un'esperienza professionale adeguata di almeno tre anni, o - se giustificato nell'interesse del servizio - una formazione professionale o un'esperienza professionale di livello equivalente.

 

Per l'inquadramento ai gradi più alti (da 14 a 18), gli assistenti saranno tenuti «ad avere completato una formazione universitaria attestata da un diploma o a possedere un'esperienza professionale equivalente».

 

La durata del contratto di un assistente parlamentare dovrebbe essere direttamente collegata alla durata del mandato del deputato o dei deputati interessati e, pertanto, dovrà essere concluso a tempo determinato e giungere a scadenza non oltre il termine della legislatura durante la quale è stato concluso. La remunerazione degli assistenti accreditati sarà finanziata dal bilancio UE con gli stanziamenti globali destinati alla sezione relativa al bilancio del Parlamento europeo. Lo statuto precisa gli importi degli stipendi base.

 

Spetterà al deputato stabilire la durata settimanale del lavoro di un assistente che, è precisato, in tempi normali non potrà superare le 42 ore settimanali. L'assistente, tuttavia, potrà essere tenuto a effettuare ore di lavoro straordinario, ma «soltanto nei casi di urgenza o di aumento eccezionale di lavoro». Le ore di straordinario effettuate, però, non daranno diritto «né a compensazione né a retribuzione». Agli assistenti si applicheranno, per analogia, talune disposizioni previste per funzionari e agenti dell'UE in materia di sicurezza sociale.

 

Gli assistenti parlamentari accreditati dovrebbero avere una rappresentanza statutaria al di fuori del sistema previsto per i funzionari e gli altri agenti delle Comunità. I loro rappresentanti, è precisato, «dovrebbero agire da interlocutori nei confronti dell'autorità competente del Parlamento europeo, tenendo conto che andrebbe stabilito un collegamento formale tra la rappresentanza statutaria del personale e i rappresentanti autonomi degli assistenti».

 

Entro il 31 dicembre 2011 il Parlamento europeo dovrà presentare una relazione sull'applicazione del regolamento al fine di esaminare la necessità eventuale di adattare le norme che si applicano agli assistenti parlamentari accreditati. In base al regolamento, la Commissione potrà formulare le proposte che riterrà opportune al riguardo.

 


 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Emendamenti di compromesso (dal numero 48 a 83)

 

 

Riferimenti

 

Giuseppe GARGANI (PPE/DE, IT)

Relazione sulla proposta di regolamento del Consiglio che modifica il regime applicabile agli altri agenti delle Comunità europee

Procedura: Consultazione legislativa

Dibattito: 16.12.2008

Votazione: 16.12.2008

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Un mercato europeo delle armi e dei mezzi militari

 

Il Parlamento ha adottato una direttiva che mira semplificare il trasferimento intracomunitario dei prodotti destinati alla difesa: armi da fuoco, carri armati, navi e aerei da guerra, apparecchiature varie e agenti chimici. E' quindi instaurato un sistema di autorizzazione preventiva, con la facoltà di chiedere garanzie sulla destinazione finale dei prodotti. I fornitori dovranno tenere un registro dei trasferimenti e l'affidabilità dei destinatari dovrà essere certificata da un ente statale. 

 

Approvando con 545 voti favorevoli, 66 contrari e 44 astensioni la relazione di Heide RÜHLE (Verdi/ALE, DE), il Parlamento ha adottato una direttiva che mira a semplificare le norme e le procedure applicabili al trasferimento intracomunitario di prodotti destinati alla difesa al fine di garantire il corretto funzionamento del mercato interno. Come precisato dal maxi-emendamento di compromesso (sostenuto da commissione parlamentare, PPE/DE, PSE, ALDE e Verdi), la direttiva non incide sulla discrezionalità degli Stati membri in materia di politica di esportazione dei prodotti destinati alla difesa e non pregiudica loro la possibilità di proseguire e intensificare cooperazioni intergovernative. Gli Stati membri avranno due anni per adottare le disposizioni legislative e regolamentari necessarie per conformarsi alla direttiva e dovranno renderle applicabili entro l'anno successivo.

 

Campo d'applicazione

 

La direttiva si applica a una lunga serie di prodotti elencati da un allegato. Questo include fucili, carabine, revolver, pistole, mitragliatrici, silenziatori, cannoni, mortai, armi anticarro, lanciafiamme militari, lanciatori o generatori militari di fumo, gas e materiali pirotecnici e congegni di mira. Comprende anche bombe, siluri, granate, razzi, mine, missili, cariche di profondità e cartucce, nonché apparecchiature appositamente progettate per maneggio, controllo, accensione, motorizzazione, lancio, posizionamento, disinnesco, interferenza, detonazione o rilevazione di questi materiali. Sono compresi poi calcolatori per il bombardamento, apparati di puntamento e sistemi per il controllo delle armi.

 

La direttiva si applica inoltre al trasferimento intracomunitario di carri armati, veicoli corazzati, mezzi anfibi e veicoli in grado di guadare acque profonde e per il rimorchio o il trasporto di munizioni o di sistemi d'arma. Sono incluse anche le navi da combattimento e navi (di superficie o subacquee) appositamente progettate o modificate per operazioni offensive o difensive e i relativi sistemi di propulsione, reti antisommergibile e reti antisiluri, aeromobili da combattimento e loro componenti appositamente progettati per uso militare (inclusi i veicoli aerei senza equipaggio e le attrezzature per il rifornimento in volo), nonché paracaduti e sistemi simili di frenata per uomini, mezzi e armi.
 

Rientrano nel campo d'applicazione anche gli apparati di contromisura elettronica, quelli progettati per la sorveglianza ed il monitoraggio dello spettro elettromagnetico a fini di intelligence o di sicurezza militare, i sistemi d'arma ad energia cinetica, a fascio di particelle, a radio frequenza ad elevata potenza e laser «appositamente progettati per distruggere un bersaglio o far fallire la missione del medesimo». Ma anche taluni software militari, le corazzature o equipaggiamenti di protezione e le apparecchiature specializzate per l'addestramento militare o per la simulazione di scenari militari. Infine, sono compresi gli agenti biologici e materiali radioattivi «adattati per essere utilizzati in guerra» per produrre danni alle popolazioni o agli animali, per degradare attrezzature o danneggiare le colture o l'ambiente, quali agenti nervini (come il Sarin) per guerra chimica e i relativi equipaggiamenti di protezione e decontaminazione.

 

Licenza di trasferimento

 

Il trasferimento di prodotti destinati alla difesa tra Stati membri sarà soggetto a un'autorizzazione preventiva. Non sarà richiesta l'autorizzazione di altri Stati membri per il transito attraverso Stati membri o l'ingresso nel territorio dello Stato membro in cui è situato il destinatario di prodotti destinati alla difesa, fatta salva l'applicazione delle disposizioni necessarie per garantire la tutela della pubblica sicurezza o dell'ordine pubblico, come ad esempio quelle in materia di sicurezza dei trasporti. La direttiva precisa anche i casi in cui gli Stati membri possono esentare i trasferimenti di prodotti destinati alla difesa dall'obbligo dell'autorizzazione preventiva. Ad esempio, se il fornitore o il destinatario è un organismo governativo o fa parte delle forze armate, oppure se si tratta di forniture effettuate dall'Unione europea, dalla NATO, dalla IAEA o da altre organizzazioni intergovernative per lo svolgimento dei propri compiti.

 

Le licenze potranno essere generali, globali o individuali. In forza alla direttiva, gli Stati membri dovranno definire tutte le modalità e le condizioni delle licenze di trasferimento, comprese eventuali restrizioni all'esportazione di prodotti destinati alla difesa a destinatari di paesi terzi, tenendo conto, tra l'altro, «dei rischi che il trasferimento presenta per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, della pace, della sicurezza e della stabilità». Nel rispetto del diritto comunitario, gli Stati membri potranno avvalersi della possibilità di richiedere «garanzie circa l'impiego finale, inclusi certificati relativi all'utilizzatore finale». Inoltre, potranno in qualsiasi momento revocare, sospendere o limitare l'uso delle licenze, «per ragioni di tutela degli interessi essenziali della loro sicurezza, dell'ordine pubblico o della pubblica sicurezza o per il mancato rispetto delle modalità e condizioni cui è subordinata la licenza». 

 

Registro dei trasferimenti e certificazione dell'affidabilità delle imprese

 

Gli Stati membri dovranno garantire che i fornitori di prodotti destinati alla difesa informino i destinatari delle modalità e delle condizioni della licenza di trasferimento, comprese le restrizioni, relative all'impiego finale o all'esportazione di prodotti destinati alla difesa. Dovranno inoltre assicurarsi che i fornitori tengano un registro dettagliato e completo dei loro trasferimenti, conformemente alla legislazione in vigore nel rispettivo Stato membro, e definire gli obblighi in materia d'informazione cui è subordinata l'utilizzazione della licenza generale, globale o individuale di trasferimento. Il registro dovrà essere conservato per almeno tre anni.
 

Gli Stati membri saranno anche tenuti a designare le autorità competenti per la certificazione dei destinatari dei prodotti destinati alla difesa stabiliti nel loro territorio che usufruiscono di licenze emesse da altri Stati membri. La certificazione stabilisce l'affidabilità dell'impresa destinataria, in particolare per quanto concerne la sua capacità - valutata sulla base di una serie di criteri comuni - di rispettare le restrizioni all'esportazione dei prodotti destinati alla difesa ricevuti da un altro Stato membro usufruendo di una licenza di trasferimento.

 

Una serie di disposizioni precisano le norme in materia di cooperazione doganale e amministrativa.

 

 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Maxi-emendamento di compromesso

 

 

Riferimenti

 

Heide RÜHLE (Verdi/ALE, DE)

Relazione sulla proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la semplificazione delle modalità e delle condizioni dei trasferimenti all'interno delle Comunità di prodotti destinati alla difesa

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 15.12.2008

Votazione: 16.12.2008

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Veicoli pesanti meno inquinanti con l'Euro VI


Il Parlamento ha adottato un regolamento che introduce nuove norme per l’omologazione di camion e autobus riguardo, in particolare, alle loro emissioni inquinanti e all'accesso alle informazioni tecniche da parte degli operatori indipendenti. Con l'Euro VI, nel 2014, i nuovi veicoli pesanti dovranno ridurre dell'80% le emissioni di ossidi di azoto e del 66% quelle di particolato. Sono ammessi incentivi finanziari ai veicoli nuovi e per l'adeguamento o la rottamazione di quelli già in servizio.

 

Approvando con 610 voti favorevoli, 11 contrari e 22 astensioni la relazione Matthias GROOTE (PSE, DE), il Parlamento ha adottato il regolamento Euro VI che prevede l'introduzione di prescrizioni tecniche comuni per l’omologazione-tipo di veicoli commerciali pesanti, motori e pezzi di ricambio per quanto riguarda le loro emissioni di monossido di carbonio (CO), ossidi di azoto (NOx) e particolato (PM). Il regolamento stabilisce inoltre regole per la conformità di veicoli e motori quando sono in funzione, la durabilità dei dispositivi di controllo dell’inquinamento, i sistemi diagnostici di bordo (OBD), la misura del consumo di combustibile, le emissioni di anidride carbonica (CO2) e per l’accessibilità alle informazioni sui veicoli, la loro riparazione e manutenzione. Prevede inoltre la possibilità per gli Stati membri di introdurre incentivi finanziari da applicare ai veicoli nuovi che rispettano le disposizioni del regolamento, all'adeguamento di quelli in servizio e alla rottamazione.

 

Scopo del provvedimento è di assicurare il funzionamento del mercato interno e, al tempo stesso, garantire elevati livelli di protezione dell'ambiente. Dato che l'Aula ha approvato il maxi-emendamento di compromesso negoziato con il Consiglio e sostenuto da tutti i gruppi politici, il regolamento potrà entrare in vigore il ventesimo giorno dopo la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Alcune disposizioni saranno applicabili da quella data, altre a partire dal 31 dicembre 2012 e altre ancora dal 31 dicembre 2013.

 

Campo d'applicazione

 

Il regolamento si applica agli autoveicoli a motore con massa di riferimento superiore a 2.610 kg progettati e costruiti per il trasporto di persone, aventi al massimo otto posti a sedere oltre al sedile del conducente e agli stessi veicoli con una massa massima non superiore a 5 tonnellate, nonché ai mezzi progettati e costruiti per il trasporto di merci, aventi massa massima non superiore a 3,5 tonnellate e a quelli con una massa compresa tra 3,5 e 12 tonnellate. Si applica, inoltre, a tutti i veicoli a motore progettati e costruiti per il trasporto di persone, aventi più di otto posti a sedere oltre al sedile del conducente e massa massima superiore a 5 tonnellate, nonché a quelli progettati e costruiti per il trasporto di merci, aventi massa massima superiore a 12 tonnellate. Su richiesta del costruttore, e a determinate condizioni, l'omologazione può anche essere concessa ad altri veicoli con massa diversa.


 

Obblighi dei costruttori

 

I costruttori dovranno dimostrare che tutti i veicoli nuovi venduti, immatricolati o messi in servizio nella Comunità, nonché tutti i motori nuovi e tutti i dispositivi nuovi di controllo dell’inquinamento di ricambio che richiedono un’omologazione, venduti o messi in servizio nell'UE, siano muniti di un’omologazione-tipo in base al regolamento in esame. Dovranno inoltre garantire il rispetto delle procedure di verifica della conformità della produzione, della durata dei dispositivi di controllo dell’inquinamento e della conformità in condizioni d’uso.

 

I produttori dovranno anche garantire il rispetto dei limiti delle emissioni fissate dal regolamento. Le misure tecniche adottate dal costruttore dovranno poi garantire che le emissioni dallo scarico siano effettivamente limitate «per tutta la normale durata di vita dei veicoli in condizioni d’uso normali». In proposito, il regolamento stabilisce percorrenze e periodi di tempo rispetto ai quali vanno effettuate le prove di durabilità dei dispositivi di controllo dell’inquinamento e la prova di conformità di veicoli o motori in servizio.

 

Rispetto dei limiti di emissione

 

I limiti delle emissioni Euro IV per autocarri e autobus sono applicabili a partire dal novembre 2006 e i limiti Euro V sono applicati, per le nuove omologazioni di entrambi, dall’1 ottobre 2008. Il compromesso raggiunto con i Consiglio conferma la proposta della Commissione sui nuovi valori limiti del regime Euro VI. Pertanto, rispetto all'Euro V, ad esempio, la massa delle emissioni di particolato consentita dal nuovo regolamento dovrà essere ridotta del 66% (10 mg/kWh), mentre nel caso degli ossidi di azoto si prevede una riduzione dell'80% (400 mg/kWh). I costruttori dovranno inoltre equipaggiare motori e veicoli in modo tale che le loro componenti suscettibili di esercitare un effetto sulle emissioni siano concepite, costruite e montate in maniera da permettere ai motori e ai veicoli di soddisfare il regolamento durante il loro uso normale. Quest'ultimo, peraltro, vieta il ricorso a strategie di manomissione che riducono l’efficacia dei sistemi di controllo delle emissioni.

 

A partire dal 31 dicembre 2012, le autorità nazionali dovranno rifiutare l’omologazione nazionale o l’omologazione-tipo CE ai "nuovi tipi" di motori o di veicoli che, a causa delle emissioni, non siano conformi al regolamento e alle sue misure di applicazione. Potranno invece essere rilasciati certificati tecnici per livelli di emissione precedenti all'Euro VI per i veicoli destinati all'esportazione fuori dall'UE. Inoltre, dal 31 dicembre 2013, le autorità nazionali dovranno cessare di ritenere validi i certificati di conformità dei "veicoli nuovi" che non rispettano le disposizioni del regolamento e delle sue misure di applicazione, e dovranno vietare la vendita o l'uso di "nuovi motori" non conformi, purché non si tratti di motori di ricambio per veicoli in servizio.

 

La Commissione dovrà adottare una serie di misure applicative, in particolare, riguardo alle emissioni di scarico, compresi i cicli di prova, all'applicazione di sistema di misura portatili per verificare le emissioni effettive durante l'uso, al controllo e alla limitazione delle emissioni fuori ciclo ai fini del rispetto dei limiti di emissione, alla fissazione dei valori limite per il numero di particelle «nel rispetto degli attuali, ambiziosi requisiti in materia ambientale», e alle emissioni a regime minimo. Ma anche sui sistemi OBD, sulla durabilità dei dispositivi di controllo dell'inquinamento, sulle emissioni di anidride carbonica e sul consumo di carburante, sui carburanti di riferimento (come benzina, diesel, gas, bioetanolo, biodiesel e biogas), sul corretto funzionamento degli strumenti di controllo dell'inquinamento. Dovrà inoltre adottare particolari provvedimenti per garantire il corretto funzionamento dei controlli sugli ossidi di azoto.

 

Sanzioni in caso di violazione delle norme

 

Gli Stati membri dovranno fissare sanzioni - effettive, proporzionate e dissuasive - da infliggere in caso di violazione del regolamento, adottare tutte le misure necessarie affinché siano applicate, e notificarle alla Commissione. Le violazioni soggette a sanzioni dovranno comprendere il rilascio di dichiarazioni false durante le procedure di omologazione o le procedure che conducono a un richiamo, la falsificazione dei risultati delle prove di omologazione-tipo o di conformità dei veicoli in servizio, la mancata comunicazione di dati o caratteristiche tecniche che potrebbero condurre al richiamo o al ritiro dell’omologazione, il ricorso a strategie di manomissione e il rifiuto di consentire l’accesso all’informazione.

 

Incentivi finanziari per i veicoli nuovi, per l'adeguamento e la rottamazione

 

Il compromesso con il Consiglio mantiene la proposta originale di consentire agli Stati membri di introdurre incentivi finanziari da applicare ai veicoli prodotti in serie conformi al regolamento e alle sue misure di applicazione. Gli incentivi da applicare «a tutti i veicoli nuovi» commercializzati nello Stato membro interessato dovranno cessare entro il 31 dicembre 2013. Una volta entrate in vigore le misure di applicazione, inoltre, gli Stati membri potranno concedere incentivi per adeguare i veicoli in servizio ai valori limite d'emissione e per demolire quelli non conformi al regolamento. Tutti gli incentivi, è precisato, non potranno superare il costo supplementare dei dispositivi tecnici montati per soddisfare i limiti di emissione fissati dal regolamento, costi d'installazione compresi.

 

Accesso alle informazioni

 

I costruttori dovranno consentire agli operatori indipendenti «un accesso illimitato e normalizzato» all’informazione sulla diagnostica di bordo (OBD), alle attrezzature di diagnostica e altre apparecchiature o strumenti, compreso il relativo software, e all’informazione sulle riparazioni e la manutenzione dei veicoli. Nel caso di omologazione in più fasi, il costruttore responsabile dell'omologazione in questione sarà anche tenuto a fornire l'informazione relativa alle riparazioni sia al costruttore finale che agli operatori indipendenti, relativamente alla fase in questione. Il costruttore finale sarà tenuto a fornire la suddetta informazione agli operatori indipendenti relativamente al veicolo nel suo complesso.

 

Le norme previste in questa materia per i veicoli leggeri (artt. 6 e 7 del regolamento 715/2007) si applicano, mutatis mutandis, anche a quelli pesanti. In particolare, le informazioni comprendono l'identificazione inequivocabile del veicolo, i manuali di uso e manutenzione, i manuali tecnici, le informazioni sulle componenti e le diagnosi, gli schemi di cablaggio, i codici diagnostici di guasto, il numero di identificazione della calibratura del software applicabile a un tipo di veicolo, le informazioni su strumenti e accessori brevettati e fornite per mezzo di tali strumenti e accessori brevettati e le informazioni sui registri di dati e dati bidirezionali di monitoraggio e prova. I costruttori potranno inoltre fatturare spese ragionevoli e proporzionate di accesso alle informazioni per la riparazione e la manutenzione dei veicoli.

 


 

Link utili

 

Proposta della Commissione
Evoluzione dei limiti delle emissioni di ossidi di azoto e particolati dall'Euro I all'Euro VI (
seconda pagina)
Regolamento n°715/2007 relativo all’omologazione dei veicoli a motore riguardo alle emissioni dai veicoli passeggeri e commerciali leggeri (Euro 5 ed Euro 6) e all’ottenimento di informazioni sulla riparazione e la manutenzione del veicolo
Maxi-emendamento di compromesso

 

 

Riferimenti

 

Matthias GROOTE (PSE, DE)

Relazione sulla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo all'omologazione-tipo degli autoveicoli e dei loro motori riguardo alle emissioni dei veicoli pesanti (Euro VI) e all'accesso alle informazioni necessarie alla riparazione e alla manutenzione del veicolo

Procedura: Codecisione, prima lettura

Dibattito: 15.12.2008

Votazione:16.12.2008

 

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