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RESOCONTO

 

15 gennaio 2009

Strasburgo

 

 

 


Gaza: cessate il fuoco immediato e ripresa dei negoziati


Cessate il fuoco immediato, ritiro delle truppe israeliane, fine dei lanci di razzi su Israele e del traffico di armi. E' quanto chiede il Parlamento assieme a una tregua negoziale e ipotizzando anche l'invio di una forza multinazionale per ristabilire la sicurezza. Condannando gli attacchi su obiettivi civili, chiede a Israele di garantire il flusso di aiuti umanitari e riaprire i valichi di frontiera. Sollecita Hamas a promuovere il dialogo tra palestinesi, contribuire ai negoziati di pace e a riconoscere il diritto all'esistenza di Israele, per giungere a una soluzione fondata su "due Stati".

 

Approvando a larghissima maggioranza (poche astensioni e nessun voto contrario) una risoluzione sostenuta da tutti i gruppi politici (eccetto l'IND/DEM), il Parlamento chiede «un cessate il fuoco immediato e permanente che preveda altresì la fine del lancio di razzi da parte di Hamas contro Israele e il termine dell'attuale azione militare israeliana a Gaza»

 

Inoltre, accoglie con favore l'adozione della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dell'8 gennaio 2009, ma si rammarica che finora sia Israele sia Hamas non abbiano aderito alla richiesta di cessazione delle ostilità formulata dalle Nazioni Unite. Concorda peraltro sulla necessità di prevedere urgentemente disposizioni e garanzie a Gaza per il mantenimento di un cessate il fuoco durevole «che includa nel contempo il ritiro delle truppe israeliane, la riapertura stabile dei valichi di frontiera e la prevenzione del traffico illegale di armi e munizioni».

 

Il Parlamento chiede una tregua negoziale che dovrebbe essere garantita da un meccanismo, istituito dalla comunità internazionale coordinata dal Quartetto e dalla Lega araba, e che «potrebbe includere una presenza multinazionale nel quadro di un mandato chiaro, al fine di ristabilire la sicurezza e garantire il rispetto del cessate il fuoco per le popolazioni di Israele e di Gaza». Invita poi il Consiglio a esercitare maggiori pressioni per far cessare le violenze in corso e incoraggia gli sforzi diplomatici intrapresi finora dalla comunità internazionale, in particolare dall'Egitto e dall'Unione europea.

 

Nell'esprimere «sgomento» dinanzi alle sofferenze della popolazione civile a Gaza, il Parlamento «condanna con forza in particolare il fatto che durante gli attacchi siano stati colpiti obiettivi civili e delle Nazioni Unite» ed «esprime la propria solidarietà alla popolazione civile vittima della violenza a Gaza e nel sud d'Israele». Osserva infatti che l'operazione israeliana è finora costata la vita a circa un migliaio di persone a Gaza, «la maggior parte delle quali donne e bambini», e ha provocato migliaia di feriti e la distruzione di case, scuole e altre importanti infrastrutture civili. Il Parlamento, inoltre, chiede con insistenza alle autorità israeliane di consentire il libero accesso agli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza e di «garantire un flusso continuo e sufficiente degli aiuti attraverso i corridoi umanitari». Israele dovrebbe anche «assolvere ai suoi obblighi a norma del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario» e permettere alla stampa internazionale di seguire gli avvenimenti sul posto.

Al contempo, i deputati sollecitano Hamas a «porre fine al lancio di razzi e assumersi le sue responsabilità impegnandosi in un processo politico finalizzato a ripristinare il dialogo tra i palestinesi e a contribuire al processo negoziale in corso». A tale proposito, il Parlamento sottolinea la necessità di rinnovare gli sforzi per una «riconciliazione interpalestinese» tra tutte le componenti della società palestinese, sulla base dell'accordo della Mecca del febbraio 2007, che prevede l'accettazione degli accordi precedenti, «incluso il diritto di esistenza dello Stato di Israele». Sottolinea poi che «solo reali progressi verso la pace e un miglioramento sostanziale della situazione in Cisgiordania e a Gaza «possono rafforzare la legittimità dell'Autorità palestinese»

 

Il Parlamento esorta l'UE a prendere una posizione politica «più determinata e coesa» e invita il Consiglio a cogliere l'opportunità di collaborare con la nuova amministrazione statunitense per porre fine al conflitto con un accordo fondato sulla soluzione dei "due Stati", intesa a garantire una nuova sicurezza regionale pacifica in Medio Oriente. Al riguardo, sottolinea «l'esigenza di un collegamento geografico permanente e di una riunificazione politica pacifica e duratura tra la Striscia di Gaza e la Cisgiordania».

 

A seguito del voto, il Presidente PÖTTERING ha annunciato che, in veste di co-presidente, promuoverà l'adozione di una risoluzione simile da parte dell'Assemblea euromediterranea.

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sulla situazione nella Striscia di Gaza

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 14.1.2009

Votazione:15.1.2009 

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Il Parlamento chiede il rilascio delle suore italiane rapite in Somalia


In una risoluzione sulla situazione nel Corno d'Africa, il Parlamento chiede al governo somalo di condannare il rapimento delle due suore cattoliche, Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, e di adoperarsi per accelerarne il rilascio e prevenire ulteriori rapimenti. Sollecita poi l'Etiopia e l'Eritrea a cooperare con le organizzazioni umanitarie e a garantire i diritti dell'uomo e la libertà di stampa e di espressione.

 

Approvando un emendamento proposto da Mario MAURO (PPE/DE, IT) e Stefano ZAPPALÀ (PPE/DE, IT), il Parlamento chiede al governo federale transitorio somalo «di condannare il rapimento delle due suore cattoliche (Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo), di adoperarsi per accelerarne il rilascio e prevenire ulteriori rapimenti».

 

Nella risoluzione sulla situazione nel Corno d'Africa - approvata con 570 voti favorevoli, 11 contrari e 27 astensioni - il Parlamento condanna gli attacchi sempre più frequenti contro operatori umanitari avvenuti negli ultimi mesi che hanno gravemente ostacolato la fornitura degli aiuti e hanno contribuito a peggiorare la situazione umanitaria in Somalia. Chiede inoltre al Consiglio e alla Commissione di continuare il loro sostegno a favore del potenziamento delle istituzioni somale, dell'attuazione dell'accordo di pace di Gibuti e degli sforzi dell'autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) nel processo di pace. Insiste poi sulla necessità di procedere al potenziamento della missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM) e al dispiegamento di una forza di stabilizzazione delle Nazioni Unite in tempi rapidi non appena le condizioni politiche e di sicurezza lo permettano.

 

Il Parlamento chiede al governo etiope di approvare formalmente come definitiva e vincolante la demarcazione tra l'Eritrea e l'Etiopia in base alle coordinate geografiche, elaborata dalla Commissione sui confini. Invita inoltre il governo eritreo ad «accettare un dialogo con l'Etiopia che affronti il processo di disimpegno delle truppe dal confine e la demarcazione fisica in base alla decisione della Commissione sui confini, come pure la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi». E, in tale ambito, chiede alla comunità internazionale e all'UE di esercitare pressioni su entrambe le parti affinché superino l'attuale situazione di stallo.

 

I deputati invitano l'Eritrea a rispettare pienamente i diritti umani e le libertà fondamentali, compresa la libertà di associazione, la libertà di espressione, la libertà dei mezzi di informazione e la libertà di coscienza. In tale contesto, chiedono al governo eritreo di rivelare dove si trovano i prigionieri e il loro stato di salute e di incriminare e rinviare immediatamente al giudizio di un tribunale tutti i detenuti politici e i giornalisti (come Dawit Isaak) imprigionati «o di rilasciarli immediatamente senza condizioni».

Il governo dovrebbe inoltre cooperare «più da vicino» con le organizzazioni internazionali nella valutazione della situazione della sicurezza alimentare allo scopo di consentire interventi rapidi e mirati, nonché modificare la Proclamazione sulle ONG in modo da agevolare i requisiti finanziari per le ONG che vogliono impegnarsi in attività di sviluppo in Eritrea. Sollecitano quindi l'UE a «ripensare» il suo approccio nei confronti dell'Eritrea «qualora non si registrino progressi verso il rispetto degli elementi essenziali dell'Accordo di Cotonou e, più in particolare, sulle questioni fondamentali dei diritti umani.

 

Il Parlamento chiede all'Etiopia di rivedere la legge sulla stampa e la legge sulla registrazione dei partiti, nonché la composizione della Commissione elettorale affinché siano garantiti i diritti politici dei partiti dell'opposizione. Insiste inoltre sull'avvio di indagini su tutti i presunti casi di maltrattamenti e di arresti arbitrari ai danni delle organizzazioni dell'opposizione e della società civile, chiedendo che i responsabili siano consegnati alla giustizia. Il governo etiope dovrebbe poi fornire pieno accesso alle organizzazioni umanitarie alla regione somala di Ogaden, porre in atto tutte le necessarie condizioni per permettere agli aiuti di raggiungere i loro destinatari in tutta la regione e apportare significativi adeguamenti alla Proclamazione per la registrazione e la regolarizzazione delle organizzazioni civili e delle istituzioni benefiche in modo da garantire i principi fondamentali in materia di diritti umani.

 

Più in generale, il Parlamento invita la Commissione a continuare a sostenere le risposte regionali alle sfide transfrontaliere attraverso il partenariato dell'UE per la pace, la sicurezza e lo sviluppo e in particolare la gestione regionale delle risorse idriche quale elemento essenziale della sicurezza alimentare. Chiede poi al Consiglio e alla Commissione di continuare il loro sostegno a favore dell'IGAD nonché i loro sforzi atti a mettere a punto un piano di integrazione per la regione e di potenziarne le istituzioni. D'altro canto, chiede ai governi dell'Etiopia, dell'Eritrea e di Gibuti e al Consiglio, di concordare congiuntamente un approfondimento del dialogo politico sui diritti umani, i principi democratici e lo Stato di diritto, allo scopo di definire obiettivi di riferimento e raggiungere risultati e progressi concreti sul campo.

 

Link utili

 

Risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 10 maggio 2007 sul Corno d'Africa: un partenariato politico regionale dell'UE per la pace, la sicurezza e lo sviluppo

 

Riferimenti

 

Risoluzione sulla situazione nel Corno d'Africa

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 14.1.2009

Votazione: 15.1.2009

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Eutelstat riprenda a trasmettere in Cina il canale NTDTV


Il Parlamento
esorta Eutelstat a riprendere senza indugio le trasmissioni in Cina di NTDTV, l'unica rete televisiva indipendente in lingua cinese. Invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a prendere le azioni necessarie affinché ciò avvenga, sostenendo così l'accesso per milioni di cittadini cinesi ad un'informazione senza censura.

 

Su iniziativa di Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT), oltre 470 deputati hanno firmato una dichiarazione scritta con la quale si esorta Eutelstat a riprendere senza indugio le trasmissioni in Cina della NTDTV, la sola televisione indipendente in lingua cinese a trasmettere in tale paese dal 2004. I deputati chiedono anche di fornire le ragioni di questa interruzione, avvenuta il 16 giugno 2008, «a qualche settimana dai Giochi olimpici, menzionando ragioni tecniche e senza dare altre spiegazioni».

 

Il Parlamento, invita inoltre la Commissione e gli Stati membri a prendere le azioni necessarie affinché ciò avvenga e a sostenere l'accesso per milioni di cittadini cinesi «ad un'informazione senza censura». Rileva infatti che «la libertà di espressione, particolarmente quella dei mezzi d'informazione, incluso Internet, è fortemente ristretta in Cina».

 

Secondo il regolamento interno del Parlamento europeo, qualora una dichiarazione raccolga la firma della maggioranza dei deputati che compongono il Parlamento, il Presidente ne informa il Parlamento e pubblica i nomi dei firmatari nel processo verbale. Tale dichiarazione è quindi trasmessa, come posizione ufficiale del Parlamento, alle istituzioni in essa menzionate, con l'indicazione dei nomi dei firmatari.

 

Nel commentare il superamento del numero di firme necessarie, Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) ha affermato che «il Parlamento dimostra, come sul Premio Sacharov a Hu Jia, come sull'invito al Dalai Lama, che quando critichiamo la Cina o l'UE sui diritti umani lo facciamo a favore della libertà del popolo cinese».

 

La raccolta delle firme dei deputati si chiuderà il 22 gennaio prossimo, non è quindi escluso che le adesioni a questa iniziativa aumentino.

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazione scritta
Articolo 116 del regolamento interno del PE - Dichiarazioni scritte

 
 

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