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RESOCONTO

 

12 marzo 2009

Strasburgo

 

 

 


Progressi di Croazia, Turchia e FYROM verso l'adesione


Il Parlamento è fiducioso che i negoziati d'adesione con la Croazia possano concludersi nel 2009, purché si intensifichi la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione. L'Aula ha respinto degli emendamenti sulla restituzione dei beni agli esuli italiani e sulla responsabilità per le foibe. Preoccupato per la polarizzazione della società e il rallentamento delle riforme in Turchia, la esorta a portare avanti il processo, specie sulla libertà di espressione, di stampa e di culto.

 

Croazia: possibile concludere i negoziati nel 2009

 

Approvando una risoluzione con 548 voti favorevoli, 40 contrari e 34 astensioni, il Parlamento si congratula con la Croazia «per i buoni risultati raggiunti nel 2008 con l’adozione della pertinente legislazione e l’attuazione delle riforme necessarie per qualificarsi per l’adesione all’UE». Si dice inoltre «fiducioso» che si possa raggiungere l’obiettivo di «concludere i negoziati nel 2009», a condizione che il governo della Croazia intensifichi i suoi sforzi volti ad affrontare, in particolare, alcune delle questioni più delicate connesse al processo di adesione, tra cui la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione e ottemperi ai criteri di riferimento fissati in questi settori, e purché il Consiglio sia in grado e disposto ad avviare tutti i capitoli di negoziato senza ulteriori indugi.

 

Nel sottolineare inoltre l'esigenza di proseguire la riforma della pubblica amministrazione il Parlamento rileva anche l’importanza di fornire agli investitori stranieri certezza giuridica e uguaglianza dinanzi alla legge. In tale contesto esorta le autorità croate ad affrontare con urgenza i casi in sospeso concernenti la restituzione delle proprietà.

 

Ma l'Aula non ha accolto l'emendamento presentato da Roberta ANGELILLI (UEN, IT) e Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) volto a precisare che ciò comprende anche «i numerosi casi di restituzione di proprietà portati avanti da cittadini stranieri». Con 43 voti favorevoli, 565 contrari e 9 astensioni ha anche respinto un emendamento delle stesse deputate in cui era espressa preoccupazione «per il perdurare della legge sulla "denazionalizzazione" che vieta la restituzione dei beni espropriati ai cittadini non croati» e si chiedeva di risolvere il problema


 

della restituzione dei beni e/o di garantire un adeguato risarcimento per quelli non restituibili «agli esuli italiani o di origine italiana espulsi dal governo iugoslavo a partire dal 1947». In proposito, un altro emendamento bocciato precisava che «ben 1.411 beni appartenenti a italiani e situati in territorio croato dell'ex zona B di Trieste «sono attualmente disponibili e liberi da vincoli e potrebbero essere immediatamente restituiti ai legittimi proprietari».

 

A questo proposito, l'Aula ha inoltre respinto - con 35 voti favorevoli, 570 contrari e 12 astensioni - un altro emendamento delle due deputate italiane che, «al fine di instaurare un vero spirito di pacificazione e riconciliazione tra i popoli europei dopo gli orrori del passato», chiedeva alla Croazia, come «condizione fondamentale» per la sua piena adesione all'UE,   «l'ammissione di ogni responsabilità politica, morale e materiale per il massacro di diverse migliaia di italiani attraverso una capillare pulizia etnica perpetrata dalle milizie comuniste dell'ex regime iugoslavo».

 

Il Parlamento ritiene poi necessario compiere sforzi ancora più incisivi nel settore giudiziario, anche per garantire che i crimini di guerra siano trattati conformemente a norme comuni, a prescindere dall'origine etnica. Invita inoltre il governo croato a intensificare i propri sforzi per mettere immediatamente a disposizione i documenti militari relativi al caso Gotovina, prendendo atto che il paese ha accolto la maggior parte delle richieste di assistenza del Tribunale penale internazionale per la ex Iugoslavia.

 

Pur ritenendo «soddisfacente» la libertà di stampa in Croazia, il Parlamento richiama l’attenzione sui recenti casi di intimidazione e addirittura di uccisione di giornalisti che investigavano su casi di corruzione e di criminalità organizzata. Si compiace inoltre per l’adozione da parte del governo di un piano d'azione volto all'attuazione del diritto costituzionale sulle minoranze nazionali e per l'aumento dei finanziamenti.

 

Per quanto riguarda i criteri economici, il Parlamento ritiene incoraggiante «l’aumento dell’occupazione e la crescita economica sostenuta registrata dalla Croazia», ma sottolinea l’esigenza di affrontare i crescenti disavanzi della bilancia commerciale e dei conti correnti, nonché l’indebitamento estero. Si compiace inoltre dei progressi compiuti nel processo di privatizzazione in corso e, accogliendo con favore l’adozione di un piano d’azione per l’attuazione del protocollo di Kyoto, invita le autorità a prendere tutte le misure del caso per ridurre di fatto le emissioni industriali.

 

Infine, sottolineando che le questioni bilaterali (la controversia frontaliera con la Slovenia) «non dovrebbero costituire un ostacolo ai progressi dei negoziati di adesione», sollecita il governo croato e i governi dei paesi vicini a risolvere velocemente tutte le questioni in sospeso, deferendo la questione a una corte internazionale.

 

Turchia: proseguire le riforme

 

In una risoluzione adottata con 528 voti favorevoli, 52 contrari e 43 astensioni, il Parlamento ricorda che l'apertura dei negoziati di adesione con la Turchia, nel 2005, «costituisce il punto di partenza di un processo di lunga durata e senza limiti di tempo». Osservando poi che a piena osservanza di tutti i criteri di Copenaghen e la capacità di integrazione all'Unione «rimangono la base per l'adesione all'Unione europea», esprime preoccupazione per il continuo rallentamento del processo di riforma registrato in Turchia per il terzo anno consecutivo. Esorta quindi il governo del paese «a dare prova della propria volontà politica di portare avanti il processo di riforma».
 

Il Parlamento deplora che gli sforzi inizialmente intrapresi per riformare in profondità la costituzione «siano sfociati in una polemica sulla questione del velo e abbiano accentuato la polarizzazione della società». Invita quindi il governo turco a riprendere la stesura di una nuova costituzione civile imperniata sulla tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali, associando al processo i partiti politici e la società civile, nonché le minoranze etniche e religiose. Sollecita poi i leader dei partiti politici ad adoperarsi «seriamente» per avviare un dialogo e a concordare un piano per le riforme finalizzato a modernizzare il paese, «creando una società democratica, pluralista, secolare e prospera, basata sullo Stato di diritto».

 

Esprimendo preoccupazione per le cause di interdizione di due partiti parlamentari avviate nel 2008, il Parlamento deplora che in Turchia la libertà di espressione e la libertà di stampa «non siano ancora pienamente tutelate» e, in proposito, sottolinea «la frequente censura di siti web o le pressioni e i processi ai danni di giornalisti critici». Ritenendo inoltre «insufficiente» la modifica dell'articolo 301 del codice penale adottata nell'aprile 2008, «in quanto chi esprime le proprie opinioni non violente continua a essere perseguito»,  ribadisce la necessità di abrogare tale articolo e di riformare in modo sostanziale il codice penale e altre leggi invocate per limitare arbitrariamente l'espressione di opinioni non violente.

 

Il Parlamento ribadisce la necessità di sviluppare un quadro giuridico affinché tutte le comunità religiose possano operare senza indebite restrizioni, in particolare per quanto riguarda l'istruzione religiosa e la costruzione di luoghi di culto. Reiterando l'invito a riaprire immediatamente il seminario greco-ortodosso di Halki e a utilizzare in pubblico il titolo ecclesiastico di Patriarca ecumenico, si rammarica del previsto esproprio del monastero siro-ortodosso di S. Gabriele di Tur Abdin e dei procedimenti giudiziari nei confronti dei suoi rappresentanti ed esorta il governo turco ad affrontare quanto prima i problemi degli aleviti nonché a rendere facoltativi i corsi di religione gestiti dallo Stato.

 

Pur compiacendosi della valutazione della Commissione secondo cui il quadro giuridico volto a tutelare i diritti della donna e a garantire l'uguaglianza di genere «è sostanzialmente definito», il Parlamento ribadisce il suo appello al governo turco affinché prenda ulteriori misure concrete per responsabilizzare le donne nella sfera politica, economica e sociale. Accoglie con favore la creazione di una commissione per le pari opportunità nel Parlamento turco, ma esprime preoccupazione per l'aumento dei cosiddetti "delitti d'onore" ed esorta le autorità turche e la società civile a intensificare i loro sforzi per prevenire tali delitti, la violenza domestica e i matrimoni forzati.

 

Il Parlamento deplora inoltre che non si siano compiuti progressi nell'instaurare una piena vigilanza civile e sistematica sull'esercito e nel rafforzare il controllo parlamentare sulla politica militare e di difesa. Sottolineando inoltre l'impellente necessità di intraprendere ulteriori sforzi sistematici per migliorare l'imparzialità e la professionalità della magistratura, esorta il governo turco a intraprendere ulteriori sforzi per eliminare la tortura e i maltrattamenti, tanto all'interno quanto all'esterno dei luoghi di detenzione ufficiali e «di porre fine alla cultura dell'impunità». Deplora poi che il governo turco non abbia presentato alcuna strategia di ampio respiro contro la corruzione.

 

Riguardo alle questioni economiche e sociali, il Parlamento si compiace della valutazione della Commissione secondo cui la Turchia è un'economia di mercato funzionante. Allo stesso tempo deplora che molti degli impegni assunti dalla Turchia nel quadro dell'Unione doganale CE-Turchia non vengano rispettati. Si compiace, invece, dell'adozione della legge sulla previdenza sociale e l'assicurazione malattia generale e valuta inoltre positivamente il pacchetto sull'occupazione adottato nel maggio 2008 allo scopo di promuovere le opportunità lavorative per le donne, i giovani e le persone disabili. Ma, deplorando che non siano stati compiuti progressi sulla modifica della legislazione sui diritti dei sindacati, invita il parlamento turco ad adottare una nuova legge sulle organizzazioni sindacali.

 

Il Parlamento prende atto dei progressi compiuti nel settore dei flussi migratori e dell'asilo, ma deplora però che dal dicembre 2006 la Turchia non abbia ripreso i negoziati con la Commissione relativi alla conclusione di un accordo in materia di riammissione, «la cui firma rappresenta una condizione per la stipula di un accordo in materia di agevolazioni per i visti».

 

Condannando le violenze perpetrate dal PKK e da altri gruppi terroristici nel territorio turco, il Parlamento esorta il governo turco ad avviare, in via prioritaria, un'iniziativa politica che favorisca una soluzione duratura della questione curda.  Nell'esprimere poi preoccupazione per le continue manifestazioni di ostilità e violenza nei confronti delle minoranze, esorta il governo turco ad attivarsi contro le organizzazioni e i gruppi che fomentano l'ostilità nei loro confronti e a tutelare tutti coloro che sono minacciati e temono per la propria vita.

 

Accogliendo con favore la visita in Armenia del presidente Gül, il Parlamento esorta il governo turco a riaprire la frontiera con l'Armenia e a ripristinare piene relazioni economiche e politiche con tale paese. Ribadisce poi il proprio appello ai due governi affinché avviino un processo di riconciliazione «che tenga conto sia del presente sia del passato e che consenta una discussione franca e aperta sugli eventi trascorsi».

 

Esprime inoltre apprezzamento per l'impegno dimostrato dai governi turco e greco nel migliorare le relazioni bilaterali. Deplorando che il governo turco non abbia ancora applicato integralmente l'accordo di associazione CE-Turchia e il protocollo aggiuntivo, sottolinea poi la necessità di pervenire a una soluzione globale della questione cipriota basata sulle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e sui principi basilari dell'UE. Appoggia quindi i negoziati diretti in corso a Cipro tra i leader delle due comunità e «invita la Turchia a favorire un clima adatto alle trattative ritirando le forze turche e consentendo ai due leader di negoziare liberamente il futuro del loro paese».

 

Infine, riguardo alla cooperazione su questioni internazionali e globali, il Parlamento apprezza il contributo apportato dalla Turchia alla ricerca di soluzioni per molte regioni in crisi in tutto il mondo, in particolare in Medio Oriente e nel Caucaso meridionale e per quanto riguarda le relazioni tra Afghanistan e Pakistan. Si compiace inoltre del costante contributo apportato dalla Turchia alla politica estera e di sicurezza comune dell'UE e alle operazioni della NATO, ma  chiede al governo turco di firmare e sottoporre a ratifica lo Statuto del Tribunale penale internazionale, «accrescendo così il contributo e l'impegno della Turchia al sistema multilaterale globale».

 

Ex Repubblica Iugoslava di Macedonia (FYROM): aprire i negoziati entro l'anno

 

Approvando una risoluzione con 478 voti favorevoli, 92 contrari e 42 astensioni, il Parlamento esprime apprezzamento per il fatto che i partiti di governo e l'opposizione dell'ex Repubblica iugoslava di Macedonia uniscano i loro sforzi al fine di adempiere ai criteri per l'appartenenza all'UE e di aderire quanto più rapidamente possibile all'Unione. Ribadisce inoltre il pieno supporto alla prospettiva europea del paese e di tutti i paesi dei Balcani occidentali, «che è essenziale per la stabilità, la riconciliazione e il futuro pacifico della regione».

 

Il Parlamento deplora tuttavia che, a tre anni dal conferimento dello status di candidato, i negoziati di adesione non siano stati ancora avviati, «creando una situazione insostenibile che demotiva il paese e rischia di destabilizzare la regione». Ritiene quindi auspicabile «porre fine a questa situazione eccezionale» ed esorta ad accelerare il processo di adesione prendendo entro l'anno una decisione sull'apertura dei negoziati.

Ribadisce poi l'importanza di cercare di risolvere le questioni pendenti con i paesi confinanti pervenendo, tra l'altro, a una soluzione negoziata e reciprocamente accettabile sulla questione del nome. In proposito, approva gli sforzi profusi del mediatore delle Nazioni Unite per pervenire quanto prima a un accordo definitivo tra l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia e la Grecia sulla base della sua proposta del 6 ottobre 2008. Avverte che, se non si raggiungerà rapidamente un accordo tra i due Stati, «il processo di adesione all'UE ... potrebbe subire uno stallo a lungo termine».

 

 

Link utili

 

Progress report della Commissione (inglese)
Riassunto dei progress report (inglese, francese e tedesco)

 

Riferimenti

 

Risoluzione sulla relazione 2008 sui progressi compiuti dalla Turchia

&

Risoluzione sulla relazione 2008 sui progressi compiuti dall'ex Repubblica iugoslava di Macedonia

&

Risoluzione sulla relazione concernente i progressi compiuti dalla Croazia nel 2008

Procedura: Risoluzione

Dibattito: 11.3.2009

Votazione: 12.3.2009

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Videogiochi più sicuri per i bambini

 

Pur riconoscendo gli aspetti positivi insiti nei videogiochi, il Parlamento esprime preoccupazione sui potenziali pericoli di un loro uso non corretto, specie per i minori. Chiede quindi norme UE per l'etichettatura e la classificazione dei giochi, adeguati controlli negli internet café e sanzioni severe a chi consente l'accesso a giochi non adatti, nonché un codice di condotta europeo per rivenditori e produttori. Occorre poi organizzare campagne di sensibilizzazione destinate ai genitori.

 

Approvando con 552 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astensioni la relazione di Toine MANDERS (ALDE/ADLE, NL), il Parlamento osserva anzitutto che i videogiochi «costituiscono un grande stimolo e, oltre al divertimento, possono essere utilizzati a fini d’istruzione», riconoscendo loro inoltre il valore formativo «nel facilitare l'approccio dei minori alle nuove tecnologie». I videogiochi possono infatti stimolare l’apprendimento di fatti e capacità «quali il pensiero strategico, la creatività, la cooperazione e il pensiero innovativo» che rappresentano «talenti importanti nella società dell’informazione». Inoltre, in ambito medico, la cosiddetta "videogame therapy" «ha dimostrato di essere efficace nella riabilitazione dei pazienti che hanno subito ictus o trauma cerebrali, dei bambini autistici e delle persone affette da problemi muscolari».

 
Tuttavia, i deputati condividono la preoccupazione della Commissione relativamente ai potenziali pericoli connessi a un uso non corretto dei videogiochi da parte dei minori e, pertanto, accolgono con favore la sua comunicazione sull'utilizzo dei videogiochi. Più in particolare, ritengono importante impedire ai minori di «accedere a giochi con contenuto nocivo» o non adatto a loro, e sottolineano il problema dell'assuefazione riscontrato per alcuni giocatori. Rilevano poi che, sebbene la violenza dei videogiochi non si traduca automaticamente in comportamenti violenti, «una prolungata esposizione a scene brutali ... può avere un impatto negativo sugli spettatori e tradursi in comportamenti violenti».

 
Il Parlamento sostiene quindi la necessità di un approccio precauzionale per quanto riguarda l'impatto dei giochi sul comportamento, in particolare su quello dei minori e di sistemi efficaci di verifica dell’età per i giochi. Ritenendo che le imprese del settore vadano incoraggiate a sviluppare e migliorare ulteriormente sistemi di autoregolamentazione, rileva la necessità «di una normativa unitaria UE nel settore» e di sistemi globali di classificazione dei videogiochi.


 

Più in particolare, il Parlamento sostiene l'adozione di norme di etichettatura armonizzate a livello UE per i videogiochi. Chiede inoltre sforzi supplementari per l'integrazione di un'avvertenza sonora nel sistema paneuropeo d’informazione sui giochi (PEGI), che è già «uno strumento importante» per consentire ai genitori di scegliere giochi adatti ai bambini. Propone poi di esaminare il vantaggio di predisporre un “bottone rosso” da poter installare nelle console (mobili) oppure nei dispositivi di gioco e nei computer, «che sia in grado di bloccare un certo gioco o che possa controllare l’accesso al gioco a certe ore o ad alcune parti del gioco».

 

I deputati notano poi che i videogiochi possono essere utilizzati su piattaforme differenti quali console per giochi, personal computer e, sempre più spesso, sui cellulari, e acquisiscono sempre di più un carattere interattivo. Inoltre, è aumentato il ricorso a giochi acquistati e scaricati da internet, anche nei cyber café, rendendo sempre più difficili i controlli dei genitori. Sottolineano quindi l’importanza di misure di controllo adeguate per gli acquisti on line, inclusi quelli tramite carte di credito o buoni, e si attendono che il settore professionale dei giochi «integri sistematicamente modelli di accesso per i giochi online in maniera tale che i minori non siano esposti a contenuti nocivi». Anche perché il 3,2% dei minori tra i 6 e i 17 anni naviga in rete all'interno di Internet café senza alcun controllo da parte degli adulti.


Chiedendo agli Stati membri di adottare misure adeguate al fine di impedire ai bambini di comprare e utilizzare giochi classificati per un livello di età superiore, ad esempio tramite controlli di identità, il Parlamento rileva l'esigenza di un approccio comune in direzione di sanzioni severe per i rivenditori e i titolari di Internet café. Li invita inoltre a predisporre una legislazione ad hoc, di natura civile e penale, riguardante la vendita al dettaglio di videogiochi (ivi inclusi quelli per tv e computer) violenti, tenendo conto in particolare «dei giochi online che si rivolgono soprattutto ai bambini e ai giovani al fine di generare profitti».  Sostiene poi la proposta della Commissione di introdurre un codice di condotta paneuropeo per i rivenditori e i produttori di videogiochi al fine di evitare la vendita ai minori di articoli dai contenuti violenti o nocivi.


Il Parlamento sollecita poi la Commissione a finanziare ulteriormente, nell'ambito del programma "Internet più sicuro", il sistema PEGI Online che gestisce i giochi scaricati da internet o online. Invita inoltre il settore dei videogiochi e delle console di gioco a migliorare ulteriormente i sistemi PEGI e PEGI Online e, in particolare, ad aggiornare periodicamente i criteri di etichettatura e classificazione per fasce d'età «al fine di promuovere più attivamente il sistema PEGI e di ampliare l'elenco dei firmatari».

 
Esortando poi gli Stati membri a garantire che qualsiasi sistema nazionale di classificazione «non venga sviluppato in maniera da portare ad una frammentazione del mercato», i deputati ritengono che gli organismi nazionali competenti per la messa al bando dei videogiochi debbano informare i loro omologhi degli altri Stati membri e pubblicare il divieto imposto nel sistema PEGI inviando un messaggio di notifica automatico.

 
La Commissione è poi invitata ad attuare misure legislative specifiche volte a scoraggiare l'uso improprio dei giochi online per attività commerciali sleali, fra cui attività che inducono con l'inganno utenti minorenni ad assumere impegni giuridici (ad esempio attraverso sottoscrizioni automatiche o dialer che impostano connessioni a costosi numeri a pagamento) o che inviano messaggi promozionali anticoncorrenziali come, ad esempio, il product placement o altre tecniche di marketing nascosto (stealth marketing).
 

Per i deputati è poi necessario organizzare campagne d'informazione e sensibilizzazione nazionali destinate ai consumatori, in particolare ai genitori, per aiutarli a scegliere videogiochi adatti all'età e al livello di conoscenze dei loro figli «evitando prodotti non adeguatamente etichettati». Ma anche per colmare il divario tecnologico generazionale e promuovere i sistemi PEGI e PEGI Online. La Commissione dovrebbe inoltre agevolare lo scambio delle migliori pratiche fra le competenti autorità dell'educazione nazionale in vista di integrare l'alfabetizzazione nel settore dei giochi negli obiettivi educativi della scuola primaria e secondaria.

 
Infine, il Parlamento chiede alla Commissione e agli Stati membri di collaborare con le autorità in altre regioni del mondo per incoraggiare l’adozione di orientamenti internazionali, sistemi di etichettatura e codici di condotta intesi a promuovere sistemi globali di classificazione per i videogiochi e i giochi on line.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi
Comunicazione della Commissione - Un approccio europeo all'alfabetizzazione mediatica nell'ambiente digitale

 

 

Riferimenti

 

Toine MANDERS (ALDE/ADLE, NL)

Relazione sulla protezione dei consumatori, in particolare dei minori, per quanto riguarda l'utilizzo dei videogiochi

Procedura: Iniziativa

Relazione senza dibattito

Votazione: 12.3.2009

 

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Proteggere i terreni agricoli dal deterioramento

 

Il Parlamento raccomanda lo sviluppo di un sistema di allarme preventivo sullo stato del suolo per agire in tempo contro le minacce di erosione, inquinamento e perdita della biodiversità. Nel sollecitare maggiori fondi per la prevenzione e la ricerca, chiede politiche agricole nuove adatte alle condizioni mediterranee e lo sviluppo di colture locali. Ma anche piani di gestione delle risorse idriche e di lotta agli incendi, nonché programmi di imboschimento e di recupero delle foreste.

 

Approvando con 327 voti favorevoli, 268 contrari e 11 astensioni una risoluzione alternativa a quella redatta da Vincenzo AITA (GUE/NGL, IT) sulla sfida del deterioramento dei terreni agricoli nell'UE, in particolare nell'Europa meridionale, il Parlamento rileva anzitutto che il suolo «è alla base della produzione dell'alimentazione umana, del foraggio, delle fibre tessili e dei combustibili e svolge un ruolo importante nella captazione di CO2». Osserva tuttavia che oggi esso «è più che mai esposto a danni irreversibili provocati dall'erosione eolica e laminare, dall'inquinamento, dalla salinizzazione, dall'impermeabilizzazione, dal depauperamento delle sostanze organiche e dalla perdita della biodiversità». Ciò, è sottolineato, può avere effetti importanti sui sistemi di produzione, sull'orientamento produttivo e sull'offerta di derrate alimentari, «con evidenti ricadute sul tema della sicurezza alimentare, nonché sull'assetto sociale, culturale e economico delle aree interessate».

 

Il Parlamento raccomanda quindi di sviluppare un sistema di allarme preventivo e di sorveglianza continua sullo stato del suolo, per poter agire in tempo utile contro l'erosione, il depauperamento delle sostanze organiche che determina emissioni di gas a effetto serra, e la perdita di terreni arabili e di biodiversità. Chiede inoltre di includere esplicitamente tra gli orientamenti e i metodi di gestione della PAC principi e strumenti per la protezione climatica e, più in particolare, per limitare i danni conseguenti al deterioramento del suolo. Ha però soppresso la richiesta di rafforzare i parametri relativi all’ecocondizionalità e la loro applicazione nell’Unione, che compariva nella relazione originaria.

 

Nel sottolineare che il finanziamento comunitario dei provvedimenti tesi a favorire l’adattamento del settore agricolo al cambiamento climatico deve essere fondato su un approccio territoriale che tenga conto del grado di vulnerabilità delle diverse regioni dell'UE, i deputati rilevano che, secondo le attendibili valutazioni realizzate a livello internazionale ed europeo, i terreni agricoli dell'Europa meridionale «sono più vulnerabili al cambiamento climatico». Deplorando l’atteggiamento «poco lungimirante»
 

dei capi di Stato e di governo nel momento in cui hanno deciso di ridurre la dotazione finanziaria dello sviluppo rurale, prendono atto che le risorse previste «non sono sufficienti per far fronte alle sfide del cambiamento climatico». Ma è stata soppressa la proposta di invitare la Commissione a esaminare la possibilità di istituire un fondo specifico per finanziare azioni preventive a favore di tutti i settori economici interessati, incluso il settore agricolo.

 

Per il Parlamento, i problemi attuali impongono «politiche agricole nuove, integrali e scientifiche, che corrispondano alle condizione climatiche mediterranee» e che riflettano la ricerca e lo sviluppo su colture localmente adattate alle nuove sfide ambientali, in settori che includano il risparmio idrico, fornendo al contempo agli agricoltori un reddito sufficiente a garantire un livello di vita europeo. Nell'ambito della revisione di medio percorso del VII programma quadro, invita la Commissione a considerare maggiori incentivi per sostenere programmi di ricerca e sviluppo finalizzati a migliorare le conoscenze per una gestione più sostenibile del suolo e delle aree interessate dai fenomeni di degrado. In tale contesto, la esorta anche a verificare se occorra istituire un quadro a cui ricorrere per contrastare le cause e gli effetti del cambiamento climatico (il testo originale ipotizzava invece uno strumento di finanziamento). Considera inoltre necessario intensificare ricerca, sviluppo e innovazione, rivolgendo un'attenzione particolare alle regioni più colpite da carenza idrica e siccità, «tenendo conto dei progressi biotecnologici».

 

Nella strategia di conservazione del suolo, secondo i deputati, si dovranno favorire maggiormente azioni orientate a controllare e migliorare la funzionalità e la sostenibilità ecologica dei sistemi di drenaggio esistenti, elaborando piani di gestione delle risorse idriche ecologicamente sostenibili ed adeguati alle condizioni locali. Occorre anche offrire consulenza agli agricoltori che operano su terreni a rischio di siccità «per indirizzarli verso soluzioni vincenti caratterizzate da colture adattate alla situazione locale e con un fabbisogno idrico contenuto». Il Parlamento si dice quindi favorevole a un aumento del sostegno comunitario a favore del miglioramento della gestione idrica dei terreni agricoli e ritiene necessario «incoraggiare l'introduzione di sistemi di irrigazione più efficienti, adeguati alle diverse colture, promuovere la ricerca in materia e incentivare il ricorso ai progressi biotecnologici».

 

La relazione invita inoltre gli organismi competenti a livello territoriale ad intervenire per programmare piani di gestione e tecnologie di utilizzo dell'acqua ad uso irriguo, prevedere un utilizzo mirato delle risorse idriche e ad ottimizzare la gestione delle risorse idriche disponibili, «considerando la necessità di ridurre gli sprechi di risorse nei sistemi di distribuzione». Sottolineando poi l’importanza delle colture a terrazze per contrastare l’erosione e potenziare la capacità d’immagazzinamento idrico dei terreni, considera opportuno «adottare misure per conservare, ripristinare e costruire terrazzamenti».

 

I deputati chiedono anche l'istituzione di un osservatorio comunitario sulla siccità, come servizio speciale dell'Agenzia europea per l'ambiente e il rafforzamento della capacità di reazione coordinata dell’Unione europea nella lotta agli incendi, poiché entrambi i fenomeni contribuiscono considerevolmente alla desertificazione e al deterioramento dei terreni agricoli, «in special modo nelle regioni mediterranee». A loro parere andrebbero inoltre valorizzate le specie arbustive mediterranee «visto che presentano una buona resistenza al fuoco ed un'ottima capacità di recupero vegetativo», oltre a essere idonee per contrastare i processi di erosione dei suoli. Ritengono poi che le sistemazioni agrario-forestali debbano includere programmi di imboschimento dei terreni agricoli marginali e/o inquinati, dichiarandosi favorevoli all’introduzione di una politica forestale comunitaria, «il cui principale obiettivo sia la lotta al cambiamento climatico».

 

Nel quadro di un mercato internazionale del carbonio, il Parlamento chiede di incoraggiare la conservazione e il recupero delle foreste nonché la riforestazione a partire dalle specie miste, e sottolinea la necessità di attuare, all'interno dell'UE, una gestione integrale e sostenibile delle foreste. Rilevando poi il ruolo delle foreste nel ciclo dell’acqua e l'importanza di una combinazione equilibrata fra superfici boschive, pascoli e terreni coltivati, ai fini di una gestione idrica sostenibile, chiede agli Stati membri di ricorrere al secondo pilastro della PAC per assegnare premi a tali attività agricole e in tal modo contribuire alla produzione di beni pubblici (stoccaggio dell'anidride carbonica, biodiversità, mantenimento del suolo). Nell'ambito di queste attività, inoltre, occorre riconoscere la possibilità di collegare l'emissione di certificati verdi alla produzione di tali beni pubblici.

 

I deputati chiedono anche di incentivare la conservazione e la piantagione di siepi e di incentivare con interventi specifici le produzioni vivaistiche locali visto che possono produrre ecotipi meglio adatti all'ambiente. Riconoscendo poi il ruolo fondamentale delle risorse fitogenetiche al fine di adeguare le attività agricole ai cambiamenti delle condizioni climatiche, invitano Commissione e Stati membri a presentare programmi che promuovano la conservazione e lo sviluppo delle risorse fitogenetiche sia tramite gli agricoltori e i giardinieri sia attraverso le piccole e medie aziende vivaistiche.

 

Infine, la relazione chiede che l’Unione proponga azioni di informazione e di formazione destinate agli agricoltori allo scopo di promuovere l'introduzione di tecniche agricole atte a favorire la conservazione del suolo, specialmente per quanto riguarda gli effetti del cambiamento climatico e il ruolo svolto dalla produzione agricola nei fenomeni climatici. Idonei programmi di formazione e aggiornamento dovrebbero essere indirizzati anche agli addetti al settore e al pubblico.

 

La risoluzione alternativa, infine, ha soppresso il sollecito al Consiglio affinché approvasse una posizione comune sulla proposta di direttiva quadro in materia di protezione del suolo.

 

Link utili

Risoluzione del Parlamento europeo del 9 ottobre 2008 su come affrontare il problema della carenza idrica e della siccità nell'Unione europea

Proposta di direttiva che istituisce un quadro per la protezione del suolo e modifica la direttiva 2004/35/CE

Direttiva 2004/35/CE sulla responsabilità ambientale in materia di prevenzione e e riparazione del danno ambientale

 

Riferimenti

Vincenzo AITA (GUE/NGL, IT)

Relazione sulla sfida del deterioramento dei terreni agricoli nell'UE, in particolare nell'Europa meridionale: la risposta attraverso gli strumenti della politica agricola dell'UE

Procedura: Iniziativa

Relazione senza dibattito

Votazione: 12.3.2009

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Tibet: la Cina riprenda i negoziati e riapra le frontiere


Nel 50° anniversario della fuga del Dalai Lama dal Tibet, il Parlamento sollecita la Cina a riprendere i negoziati sulla base del Memorandum sulla effettiva autonomia del popolo tibetano. Nel condannare ogni atto di violenza, chiede inoltre al governo cinese di rilasciare tutti i manifestanti pacifici arrestati, di rispondere di coloro che sono stati uccisi o risultano scomparsi e di garantire l'accesso alla regione a giornalisti, esperti ONU di diritti umani e ONG.

 

In occasione del 50° anniversario della fuga del Dalai Lama dal Tibet e l'inizio del suo esilio in India, con 338 voti favorevoli, 131 contrari e 14 astensioni, il Parlamento ha adottato una risoluzione, sostenuta da PPE/DE, ALDE, UEN e Verdi/ALE, che sollecita il governo cinese a considerare il Memorandum sulla effettiva autonomia per il popolo tibetano del novembre 2008 quale base per un dibattito sostanziale «che conduca ad un cambiamento positivo e significativo in Tibet, conforme ai principi enunciati nella costituzione e nelle leggi della Repubblica popolare cinese» .

 

Il Parlamento invita anche la Presidenza del Consiglio ad adottare una dichiarazione che inviti il governo cinese ad avviare un dialogo costruttivo al fine di pervenire a un accordo politico globale. In proposito, sottolinea che il Dalai Lama «ha fatto appello alla non violenza, è stato insignito del premio Nobel per la pace per il suo impegno e non chiede l'indipendenza del Tibet bensì la ripresa dei negoziati con le autorità cinesi, onde giungere a un accordo politico globale su un’effettiva autonomia nel quadro della Repubblica popolare cinese».

 

Nel condannare tutti gli atti di violenza, «siano essi azioni da parte di dimostranti o repressione sproporzionata da parte delle forze dell'ordine», il Parlamento invita il governo cinese a rilasciare «immediatamente e incondizionatamente» tutte le persone che sono in stato di detenzione soltanto per aver partecipato a proteste pacifiche. Dovrebbe inoltre rispondere di coloro che sono stati uccisi o risultano scomparsi e di tutti i detenuti, indicando la natura delle accuse a loro carico. Al riguardo ricorda che un vasto numero di monaci del monastero di An Tuo sono stati arrestati il 25 febbraio 2009 durante una marcia pacifica in occasione del nuovo anno tibetano.
 

Osservando che le autorità cinesi hanno rafforzato la sicurezza in Tibet, impedendo ai giornalisti e agli stranieri di visitare la regione, «mettendo in atto una dura campagna repressiva nei confronti del popolo tibetano», il Parlamento chiede alla autorità cinesi di abolire i permessi speciali richiesti per l'accesso al Tibet e di garantirne l'accesso ai media stranieri, incluso alle zone tibetane al di fuori della Regione autonoma. Sollecita inoltre le autorità cinesi a garantire accesso senza restrizioni agli esperti ONU di diritti umani e alle ONG internazionali riconosciute, «in modo che possano esaminare la situazione ivi vigente».

 

Infine, il Parlamento esorta la Presidenza del Consiglio a prendere l’iniziativa di inserire la questione del Tibet all’ordine del giorno di una riunione del Consiglio "Affari generali", al fine di discutere il contributo dell'Unione europea alla ricerca di una soluzione. E incarica il suo Presidente di trasmettere la risoluzione anche al parlamento della Repubblica popolare cinese e a Sua Santità il Dalai Lama.

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo del 10 aprile 2008 sul Tibet

 

 

Riferimenti

 

Risoluzione sul 50° anniversario della rivolta in Tibet e sul dialogo tra il Dalai Lama e il governo cinese

Procedura: Risoluzione comune

Dibattito: 12.3.2009

Votazione: 12.3.2009

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Ricerca: impedire la fuga dei cervelli


A fronte della carenza di ricercatori nell'UE, il Parlamento chiede di scoraggiare la “fuga di cervelli", promuovere il rientro dei ricercatori e creare un mercato unico della ricerca. Occorre quindi migliorare le retribuzioni, le opportunità di carriera e la portabilità delle sovvenzioni, garantire la flessibilità delle condizioni di lavoro e creare un fondo pensionistico europeo. Ma anche rafforzare la collaborazione con il settore privato e agevolare gli scambi con ricercatori di paesi terzi.

 

Approvando con 512 voti favorevoli, 16 contrari e 14 astensioni la relazione di Pia LOCATELLI (PSE, IT), il Parlamento rileva che l’Europa ha bisogno di un maggior numero di scienziati, poiché la loro attività è indispensabile all’incremento della produttività e della competitività europee, e contribuisce alla realizzazione degli obiettivi della strategia di Lisbona. Occorre quindi incoraggiare il rientro dei ricercatori europei che lavorano al di fuori dell'Unione e agevolare l'ingresso di quelli di paesi terzi che desiderano lavorare al suo interno. Appoggia quindi l'iniziativa della Commissione relativa ad una partnership europea per i ricercatori, ritenendo che le azioni proposte dovrebbero anche permettere di rimuovere i principali ostacoli che impediscono la realizzazione di uno Spazio europeo della ricerca (SER).


Più in particolare, al fine di evitare una "fuga di cervelli" all'interno dell'UE, i deputati suggeriscono agli Stati membri di sfruttare con maggiore efficacia le opportunità offerte dai meccanismi di finanziamento del programma specifico "Persone". Occorre quindi rendere il ritorno agli istituti d'origine più allettante per gli studiosi, tramite l'aumento delle retribuzioni e l'offerta di vantaggi aggiuntivi, garantendo così che le condizioni economiche siano paragonabili a quelle di cui hanno beneficiato durante il periodo di mobilità.

 
Il Parlamento incoraggia gli Stati membri a migliorare le opportunità di carriera per i giovani ricercatori, ad esempio aumentando i finanziamenti e consentendo l'avanzamento professionale non sulla base dell'anzianità, bensì dei risultati acquisiti, come la capacità di innovazione, i tirocini nelle imprese, ecc.. Chiede inoltre la definizione di un modello unico di carriera nel campo della ricerca a livello UE, nonché l'introduzione di un sistema integrato di informazione sulle offerte di lavoro e di contratti di tirocinio nell'ambito della ricerca europea, contribuendo alla creazione

 

di un mercato unico del lavoro per i ricercatori. Esorta poi la Commissione e gli Stati membri a rivedere lo status giuridico dei dottorandi negli Stati membri per valutare la possibilità di introdurne uno uniforme. Occorre anche una maggiore apertura delle procedure di reclutamento da parte degli organismi pubblici.

 

Gli Stati membri e la Commissione sono poi incoraggiati a rivedere le condizioni necessarie all'introduzione della portabilità delle sovvenzioni individuali di ricerca, qualora ciò permetta agli organismi di finanziamento di soddisfare in modo più efficace le loro esigenze di analisi, e agli scienziati, di accedere a strutture di ricerca non disponibili negli istituti d'origine. Il Parlamento ritiene inoltre che, per conseguire una maggiore mobilità, occorra adottare un sistema di "buoni-ricerca", in grado di rafforzare l'interesse e i vantaggi per gli istituti e le università che ospitano studiosi provenienti da altri Stati membri.

 
I deputati sottolineano poi la necessità di una maggiore flessibilità delle condizioni di lavoro dei ricercatori, al fine di consentire loro di conciliare il lavoro con la vita familiare, e chiedono l'eliminazione dei differenziali retributivi di genere.


Commissione e Stati membri sono invitati a valutare la possibilità di creare un Fondo pensionistico europeo per i ricercatori, indipendentemente dalla durata del contratto di ricerca, e a accordare maggiore importanza alla ricerca scientifica all'interno del bilancio UE.
 
Secondo i deputati, l’importanza di condividere la conoscenza con l’industria, la comunità imprenditoriale e la società, «non è ancora riconosciuta da molte università», e ciò «è all’origine di una mancanza di collegamenti con il mondo delle imprese e fattore di indebolimento per la competitività nell'Unione europea». Invitano quindi gli Stati membri e gli istituti pubblici di ricerca e le università, a fornire incentivi alla ricerca applicata, in vista di una più stretta collaborazione con il settore privato.

 
Infine, il Parlamento chiede di facilitare gli scambi con ricercatori di paesi terzi, attraverso l'introduzione di meccanismi quali i visti speciali e fornendo loro i necessari servizi di supporto, fra cui l'accesso all'alloggio, alle scuole e alle strutture per l’infanzia.

 

Link utili
 

Comunicazione della Commissione - Una strategia di mobilità per lo spazio europeo della ricerca

 

Riferimenti

 

Pia Elda LOCATELLI (PSE, IT)

Relazione su migliori carriere e maggiore mobilità: una partnership europea per i ricercatori

Procedura: Iniziativa

Relazione senza dibattito

Votazione: 12.3.2009

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UE e Israele verso un mercato aereo comune


Il Parlamento ha approvato la conclusione di un accordo sui servizi aerei tra l'UE e Israele che sostituirà gli attuali accordi bilaterali siglati con i singoli Stati membri. Rilevando l'importanza di Israele nel mercato mediorientale, auspica che l'ampliamento dello spazio aereo comune sia preceduto da una convergenza normativa in settori, quali la sicurezza, la protezione, l'ambiente, gli aiuti statali, la concorrenza e i diritti dei lavoratori.

 

Adottando con 615 voti favorevoli, 23 contrari e 23 astensioni la relazione di Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT), il Parlamento approva la conclusione di un accordo comunitario con il governo israeliano volto a sostituire talune disposizioni negli accordi bilaterali esistenti relativi ai servizi aerei tra Israele e gli Stati membri. L'accordo raggiunto prevede la sostituzione delle tradizionali clausole di designazione bilaterali con i singoli Stati membri con una clausola comunitaria riferita a tutti i vettori dell'UE, dello Spazio economico europeo e della Svizzera, per evitare discriminazioni tra i vettori aerei comunitari. E' stato poi modificato il sistema di tassazione del carburante e le tariffe di trasporto praticabili dai vettori aerei designati dallo Stato d'Israele per i collegamenti aerei intracomunitari saranno assoggettate al diritto dell'UE.


Adottando con 455 voti favorevoli, 62 contrari e 54 astensioni la relazione di Luca ROMAGNOLI (NI, IT) sullo sviluppo di uno spazio aereo comune con Israele, il Parlamento sottolinea la centralità di questo paese nel mercato dell'aviazione mediorientale e la sua importante posizione strategica. Accoglie quindi con favore l'Accordo, sottolineandone l'importanza ai fini dell'ampliamento dello spazio aereo comune. Osserva tuttavia che «esso non deve in alcun modo limitare il livello di accesso al mercato, raggiunto con gli accordi bilaterali esistenti» e che l'apertura di quest'ultimo dovrà essere «graduale, reciproca e sostenibile».

 
Per i deputati, il raggiungimento di questo obiettivo è infatti imprescindibile dalla convergenza normativa in una serie di settori, quali la sicurezza, la protezione, l'ambiente, gli aiuti statali, tutti gli aspetti della legislazione in materia di concorrenza e i diritti dei lavoratori. Il grado di liberalizzazione, inoltre, deve essere collegato al livello delle condizioni di concorrenza eque raggiunte in questi campi. Infine, insiste sulla necessità che l'accordo preveda «norme rigorose in materia di sicurezza e protezione». 


 

Link utili

 

Proposta di decisione concernente la conclusione dell'Accordo tra la Comunità europea e lo Stato d'Israele su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei
Comunicazione della Commissione - Sviluppare uno spazio aereo comune con Israele
Risoluzione del Parlamento europeo del 17 gennaio 2006 sullo sviluppo dell'agenda per la politica estera comunitaria in materia di aviazione

 

Riferimenti

 

Luca ROMAGNOLI (NI, IT)

Relazione sullo sviluppo di uno spazio aereo comune con Israele

Procedura: Iniziativa

&

Paolo COSTA (ALDE/ADLE, IT)

Relazione sulla proposta di decisione del Consiglio concernente la conclusione dell'Accordo tra la Comunità europea e lo Stato d'Israele su alcuni aspetti relativi ai servizi aerei

Procedura: Consultazione legislativa

Relazioni senza dibattito

Votazione: 12.3.2009

 

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