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RESOCONTO

 

3 febbraio 2009

Strasburgo

 

 

 


Una nuova direttiva per conciliare vita privata e lavorativa


Il Parlamento chiede una nuova direttiva volta a disciplinare i diritti e le garanzie riguardo alla conciliazione della vita professionale con quella privata. Sollecita l'istituzione di orari di lavoro flessibili per i genitori, il miglioramento dell'accesso alle strutture di assistenza per le persone non autosufficienti e regimi pensionistici che tengano conto del tempo dedicato alla cura della famiglia, nonché regimi di congedo parentale a carico della collettività e politiche fiscali mirate.

 

Il tasso di occupazione delle donne con figli a carico è appena del 62,4% contro il 91,4% degli uomini, mentre sono donne il 76,5% dei lavoratori a tempo parziale. Approvando con 358 voti favorevoli, 271 contrari e 23 astensioni una risoluzione proposta dai Verdi/ALE in alternativa alla relazione di Anna ZÁBORSKÁ (PPE/DE, SK), il Parlamento sottolinea anzitutto che il principio di solidarietà tra generazioni è uno degli assi portanti del modello sociale europeo.

 

Rileva peraltro che, alla base del patto tra generi e generazioni, «deve stare la possibilità di organizzare la propria vita lavorativa e privata». Si tratta, più precisamente, di poter «conciliare le esigenze economiche e produttive del lavoro professionale con la facoltà di scegliere tempi e impegni, in un quadro di diritti e di responsabilità definiti per via legislativa e contrattuale». Chiede quindi alla Commissione di presentare una nuova proposta di direttiva a disciplina di diritti e garanzie specifici in merito alla conciliazione della vita professionale e della vita privata in presenza di familiari non autosufficienti a carico (minori, anziani e disabili).

 

D'altro canto, i deputati temono che la proposta della Presidenza ceca, secondo cui la cura dei figli rappresenta una vera e propria alternativa alla carriera professionale, «tenda ad una divisione tradizionale dei compiti tra uomini e donne». Invitano invece gli Stati membri a prendere in considerazione orari di lavoro flessibili per i genitori (in base a libera scelta) e orari flessibili per le strutture di custodia dell'infanzia, per aiutare sia le donne che gli uomini a conciliare meglio la vita professionale con quella familiare. Chiedono poi di includere nella direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro un apposito articolo sulla conciliazione tra vita professionale, familiare e personale.

 

In proposito, ricordano agli Stati membri che, al Consiglio europeo di Barcellona del 2002, si sono assunti l'impegno di rimuovere gli ostacoli ad un'equa partecipazione di donne e uomini al mercato del lavoro e introdurre entro il 2010 strutture di assistenza per il 90% dei bambini dai tre anni all'età della scolarizzazione obbligatoria e per il 33% dei bambini al di sotto dei tre anni. Occorre quindi migliorare l'accessibilità ai servizi di cura e assistenza e la flessibilità di tali servizi. Anche perché, al momento, vi è un «enorme squilibrio» fra uomini e donne nella condivisione delle responsabilità domestiche e familiari, che spinge prevalentemente le donne a scegliere orari di lavoro flessibili o a lasciare del tutto il lavoro.

Il Parlamento evidenzia che i regimi pensionistici degli Stati membri riconoscono ancora a molte donne unicamente diritti derivati, basati esclusivamente sulla carriera professionale dei mariti, «per cui la maggior parte delle persone anziane che vivono in condizioni di povertà sono donne». Invita quindi gli Stati membri ad affrontare i fattori strutturali che contribuiscono alla disuguaglianza nei regimi pensionistici, fra cui l'organizzazione delle attività di assistenza e la conciliazione della vita familiare con quella professionale, le disuguaglianze nel mondo del lavoro, lo scarto retributivo fra uomini e donne e la discriminazione diretta nei regimi pensionistici. Anche perché ritiene che la persona che dedica il suo tempo alla cura e all'educazione dei figli o all'assistenza ad una persona anziana «dovrebbe avere un riconoscimento da parte della società», in particolare in materia previdenziale e pensionistica.

 

Gli Stati membri, per i deputati, dovrebbero anche sostenere i regimi di congedo (congedo parentale, congedo per adozione, congedo di solidarietà) applicabili a coloro che intendono interrompere l'attività professionale per prendersi cura di una persona non autosufficiente. Occorre inoltre intervenire per migliorare il trattamento non solo del congedo di maternità, ma anche del congedo di paternità e del congedo parentale, con particolare riferimento a quello fruito dai padri lavoratori. Il Parlamento invita quindi la Commissione, di concerto con gli Stati membri e le parti sociali, ad avviare un riesame delle politiche di equilibrio tra vita professionale e vita privata garantendo che i costi della maternità/paternità «non gravino sull'azienda ma sulla collettività», al fine di «eliminare i comportamenti discriminatori in seno all'azienda e sostenere il rilancio demografico».

 

Il Parlamento ritiene poi che la solidarietà tra le generazioni vada promossa anche mediante attente politiche fiscali, sotto forma di trasferimenti, deduzioni e detrazioni. Invita quindi gli Stati membri a promuovere una politica fiscale che tenga conto degli obblighi finanziari delle famiglie, in particolare del costo della cura dell'infanzia e dell'assistenza alle persone anziane e non autosufficienti grazie a un regime fiscale o a un sistema di sgravi fiscali. Ma anche a rivedere il loro regime impositivo e a stabilire aliquote di tassazione basate sui diritti individuali. Di conseguenza, chiede l'individualizzazione dei diritti pensionistici e dei diritti previdenziali.

 

Infine, il Parlamento rileva la necessità di adottare azioni positive per facilitare il ritorno al lavoro di donne e uomini che hanno dedicato un periodo alla famiglia.

 

 

Link utili

 

Maxi-emendamento - Testo della relazione

 

 

Riferimenti

 

Anna ZÁBORSKÁ (PPE/DE, SK)

Relazione sulla non discriminazione in base al sesso e la solidarietà tra le generazioni

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.2.2009

Votazione: 3.2.2009

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Energia: sostegno alle interconnessioni e ai rigassificatori


Auspicando un radicale mutamento della politica energetica UE, il Parlamento sostiene la realizzazione delle interconnessioni, quali l'ITGI e il South stream, e chiede ai governi di dotarsi di sufficienti rigassificatori. Sollecita grandi investimenti infrastrutturali, una rete energetica comune, piani anticrisi e più intense relazioni col Mediterraneo e la Russia. Rilevando l'importanza del nucleare e di garantirne un uso sicuro, invoca il risparmio energetico e l'uso di fonti rinnovabili.

 

Approvando con 406 voti favorevoli, 168 contrari e 87 astensioni la relazione di Anne LAPERROUZE (ALDE/ADLE, FR), il Parlamento osserva anzitutto che è necessario un «radicale mutamento» della politica energetica per raggiungere, «in modo indissociabile», i tre obiettivi principali che l'UE deve perseguire in materia, ossia la sicurezza dell'approvvigionamento e la solidarietà tra gli Stati membri, la lotta al cambiamento climatico e la competitività. Anche perché l'Unione importa oggi il 50% dell'energia che consuma e tale percentuale potrebbe raggiungere il 70% nel 2030.

 

Il Parlamento invita gli Stati membri a considerare il riesame strategico quale base per l'attuazione di una politica energetica per l'Europa e la definizione di un piano d'azione ambizioso per il periodo 2010 - 2012. Confermando gli obiettivi 20-20-20 entro il 2020, invita però l'UE e gli Stati membri a ridurre le emissioni di gas a effetto serra almeno dell'80% entro il 2050, nonché a perseguire un miglioramento dell'efficienza energetica del 35% e il raggiungimento di una quota di energia da fonti rinnovabili pari al 60%. In tale contesto, esorta la Commissione a sostenere tutti gli investimenti previsti in nuove infrastrutture per l'importazione di energia e in tecnologie connesse alle energie rinnovabili.

 

Più in generale, ritiene che un'adeguata politica europea nel campo dell'energia debba fondarsi su un mix energetico equilibrato, basato sul ricorso a energie senza carbonio, alle energie fossili meno inquinanti e a nuove tecnologie che consentano una drastica riduzione delle emissioni di gas serra provocate dai combustibili fossili solidi. Approvando un emendamento dei Verdi, inoltre, rileva che la riduzione dei consumi sia «una priorità assoluta», anche perché rappresenta un mezzo molto efficace e poco costoso di aumentare la sicurezza energetica. Chiede quindi di rendere giuridicamente vincolante l'obiettivo di risparmio del 20% entro il 2020. Con 629 voti favorevoli, 23 contrari e 13 astensioni, ha adottato un emendamento del PSE che invita inoltre la Commissione e la Presidenza a presentare un piano di diversificazione delle fonti energetiche «nuovo, ambizioso e lungimirante».


 

Sicurezza dell'approvvigionamento e infrastrutture

 

Notando «un gravissimo ritardo» nella realizzazione delle reti prioritarie di interesse europeo per il trasporto dell'energia, il Parlamento accoglie favorevolmente l'idea di aumentare i finanziamenti europei allo scopo di incoraggiare gli investimenti nelle reti e prende atto con interesse della proposta della Commissione di stanziare – nel quadro del piano di ripresa economica 2008 – 5 miliardi di euro delle dotazioni 2008/2009 rimaste inutilizzate, destinandoli in particolare alla realizzazione di nuove interconnessioni energetiche.

 

Sottolinea poi l'importanza del piano d'interconnessione del Baltico e dello sviluppo delle interconnessioni con l'Europa sud-occidentale e accoglie la creazione di una "super-rete" europea mediante il collegamento delle infrastrutture di rete delle regioni del Mare del Nord, del Mediterraneo e del Baltico. Esprime inoltre il proprio sostegno ai progetti finalizzati a diversificare le fonti e le rotte di approvvigionamento, e nella fattispecie allo sviluppo di un corridoio meridionale per il gas comprendente il progetto Nabucco, l'interconnettore Turchia-Grecia-Italia (ITGI) e il progetto South Stream.

 

Ritiene anche che tutti gli Stati membri debbano poter disporre di capacità sufficienti relativamente al gas naturale liquefatto (GNL), consistenti in impianti di liquefazione nei paesi produttori e in terminali GNL e unità galleggianti di rigassificazione nell'UE. Reputa inoltre che i nuovi terminali GNL «dovrebbero essere considerati progetti di interesse europeo per via del loro contributo fondamentale alla diversificazione delle vie di approvvigionamento». Invita quindi la Commissione a dare il suo pieno sostegno agli investimenti destinati alla costruzione di impianti per lo stoccaggio strategico di gas.

 

Mercato interno dell'energia e rete energetica comune

 

Il Parlamento invita la Commissione e gli Stati membri ad adoperarsi attivamente per aumentare il numero degli operatori nel mercato dell'energia, e in particolare ad adottare misure per promuovere la produzione di energia da parte delle PMI e il loro ingresso nel mercato. Invita poi gli Stati membri e la Commissione a realizzare grandi investimenti nelle reti energetiche e a completare il mercato interno dell'energia attraverso iniziative quali «il gestore europeo della rete di trasmissione e la creazione di una rete europea del gas unica». Andrebbe inoltre anticipato al 2020 l'obiettivo di sviluppare e completare una rete elettrica interconnessa e "intelligente". Pertanto, chiedono agli Stati membri di cooperare all'elaborazione di un piano strategico europeo finalizzato alla programmazione pluriennale degli investimenti necessari. A loro parere, d'altra parte, il completamento del mercato interno dell'energia sarà conseguito solo se saranno realizzate interconnessioni fisiche che colleghino tutti gli Stati membri a una rete energetica comune.

 

Relazioni esterne in materia di energia

 

Il Parlamento ribadisce la necessità di intensificare ulteriormente gli sforzi dell'Unione per sviluppare una politica estera comune in tema di energia tanto coerente quanto efficace. Sottolinea peraltro che lo sviluppo di legami tra l'UE e i paesi produttori e di transito «dovrebbe accompagnarsi alla promozione e al rispetto della democrazia, dei diritti umani e dello Stato di diritto». Invita inoltre l'UE ad approfondire la questione degli investimenti esteri nel settore europeo dell'energia «applicando la clausola di reciprocità» e a rafforzare il potere contrattuale delle imprese europee nei confronti delle imprese statali dei paesi terzi.
 

Nel chiedere poi di promuovere la cooperazione su scala internazionale, i deputati invitano l'UE a collaborare con i paesi dell'area del Mediterraneo e del Nord Africa, in particolare per quanto riguarda l'energia solare ed eolica. Esortano la Commissione a creare nuovi mercati regionali dell'energia con i paesi vicini, come la Comunità euromediterranea dell'energia e rilevano la necessità di includere la Turchia nel dispositivo europeo di dialogo permanente con la regione caspio-caucasica. Appoggiano poi l'intenzione di negoziare un nuovo accordo di ampia portata con la Russia in sostituzione di quello del 1997. Ma sottolineano la necessità di includere l'Ucraina nel dispositivo europeo di dialogo permanente con la Russia e, in tale contesto, approvando un emendamento proposto dal PSE, chiedono che sia concluso un accordo trilaterale «al fine di garantire la sicurezza degli approvvigionamenti nei prossimi anni». Rilevano inoltre l'importanza geopolitica della regione del Mar Nero per la sicurezza energetica dell'UE e per la diversificazione del suo approvvigionamento di energia.

 

Meccanismi di risposta alle crisi

 

Prendendo atto «della mancata solidarietà degli Stati membri» durante la recente crisi del gas, il Parlamento chiede di istituire un meccanismo che consentirebbe all'UE di agire in modo efficace, rapido e coerente nelle situazioni di crisi provocate dall'interruzione di fornitura. Si compiace inoltre della volontà della Commissione di rivedere la direttiva che stabilisce l'obbligo per gli Stati membri di mantenere un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi e di migliorare le misure volte a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento di gas naturale.

 

Sottolinea, in proposito, che gli elementi principali della revisione della direttiva 2004/67/CE dovrebbero essere vincolanti e includere efficaci piani d'azione a livello nazionale e dell'UE per le situazioni d'emergenza. Questi dovrebbero stabilire, tra le altre cose, una dichiarazione comune di situazione di emergenza, la ripartizione degli approvvigionamenti disponibili e delle capacità di infrastruttura tra i paesi colpiti, un dispacciamento coordinato e l'introduzione di misure di emergenza nei paesi non interessati dall'emergenza, in modo da aumentare il volume di gas a disposizione dei mercati colpiti. Invita inoltre l'UE e i suoi Stati membri «a mettere a punto un sistema di stoccaggio del gas con capacità di erogazione rapida».

 

Efficienza energetica e migliore utilizzo delle risorse autoctone dell'UE

 

Il Parlamento sollecita un approccio ambizioso per quanto riguarda la futura legislazione in materia di risparmio ed efficienza energetici, in particolare nei settori dell'edilizia, dell'industria e dei trasporti e per la pianificazione urbana e le apparecchiature. In proposito, auspica la messa a punto di una strategia di promozione e sostegno economico per infrastrutture come le reti di riscaldamento e refrigerazione che utilizzano risorse locali quali l'energia geotermica e il calore ottenuto attraverso la cogenerazione, l'adozione di ambiziosi obiettivi per quanto riguarda l'efficienza dei carburanti dei veicoli e la promozione del trasporto ferroviario.

 

I deputati ritengono che le energie rinnovabili come quella eolica, solare, idraulica o geotermica, la biomassa e le risorse marine «siano la fonte potenziale di energia più importante dell'Unione europea, che può contribuire a stabilizzare i prezzi dell'energia e a contenere l'aumento della dipendenza energetica». Sollecitano poi un piano volto ad equipaggiare i tetti degli edifici di dispositivi come i pannelli solari per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. E invitano gli Stati membri e le autorità locali a offrire incentivi per l'utilizzazione degli oli usati e delle risorse locali sostenibili ottenute dalla biomassa.
 

Al contempo reputano che vada sviluppato lo sfruttamento delle risorse fossili autoctone, in particolare i giacimenti di gas naturale sulla terraferma e off-shore, per contribuire ad accrescere l'autonomia energetica dell'Europa. Sollecitano inoltre incentivi per incrementare l'impiego dei combustibili biogenici nelle centrali elettriche alimentate a combustibili fossili.

 

Sì all'energia nucleare, purché sia sicura

 

Con 355 voti favorevoli, 243 contrari e 44 astensioni, il Parlamento valuta positivamente la posizione generalmente favorevole della Commissione sull'energia nucleare e ne ricorda l'importanza, essendo prodotta da 15 Stati membri su 27 e utilizzata da un numero ancora maggiore di essi, soddisfacendo circa 1/3 della domanda di elettricità nell'UE. Nel rilevare poi la competitività dell'energia nucleare, che non risente delle fluttuazioni del prezzo del combustibile, ritiene importante mantenere il suo contributo nel mix energetico e, a tal fine, promuovere la definizione di un quadro regolamentare ed economico armonizzato che agevoli l'adozione delle decisioni d'investimento necessarie. Chiedendo di elaborare una tabella di marcia concreta per gli investimenti nel nucleare, ritiene però tassativo lanciare un dibattito sull'uso sicuro di questa fonte di energia.

 

Al contempo esorta gli Stati membri interessati ad intensificare gli sforzi per risolvere il problema dello smaltimento definitivo di ogni tipo di rifiuti radioattivi e ritiene essenziale garantire ai cittadini che nell'UE l'energia nucleare «viene utilizzata in modo sicuro e trasparente, secondo il più alto livello di sicurezza tecnologicamente possibile». Accoglie quindi con favore l'adozione, da parte della Commissione, di una nuova proposta di direttiva che stabilisce un quadro comunitario per la sicurezza delle centrali nucleari. D'altra parte, l'Aula ha respinto - con 126 voti favorevoli e 495 contrari - un emendamento proposto dai Verdi che invitava gli Stati membri che ancora vi dipendono a «predisporre e ad attuare un piano di uscita graduale dal nucleare».

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Secondo riesame strategico della politica energetica
Sito della Commissione sul secondo riesame strategico della politica energetica

 

Riferimenti

 

Anne LAPERROUZE (ALDE/ADLE, FR)

Relazione sul secondo riesame strategico della politica energetica

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.2.2009

Votazione:3.2.2009

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Più severità nella lotta alla pedopornografia


Punire il "grooming" e i gestori di forum pedofili, disattivare i siti web pedopornografici, ostacolare i loro sistemi di pagamento on line e promuovere l'uso di filtri per i siti porno. E' quanto raccomanda il Parlamento per combattere lo sfruttamento sessuale dei bambini. Chiede anche di adottare norme comuni sul turismo sessuale, di sanzionare ogni atto sessuale con minori non consenzienti e i matrimoni forzati, ampliare le circostanze aggravanti, favorire le denunce e tutelare le vittime.

 

Approvando con 591 voti favorevoli, 2 contrari e 6 astensioni la relazione di Roberta ANGELILLI (UEN, IT), il Parlamento rivolge al Consiglio una serie di raccomandazioni per lottare contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e contro la pedopornografia. Anzitutto chiede di incoraggiare gli Stati membri che non lo hanno ancora fatto a sottoscrivere, ratificare e attuare tutte le convenzioni internazionali pertinenti, in particolare quella del Consiglio d'Europa (firmata dall'Italia nel novembre 2007, ndr), e ad aiutarli a migliorare la loro legislazione, anche sancendo che i reati a sfondo sessuale nei confronti delle persone di età inferiore a 18 anni «siano sempre classificati in tutta l'Unione europea come abuso di minori» e penalizzando tutte le forme di abuso sessuale nei confronti dei minori.

 

Il Parlamento chiede poi al Consiglio di assistere gli Stati membri che non hanno ancora completamente attuato la decisione quadro relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile a farlo «nel più breve tempo possibile». In tale contesto, l'accento dovrà essere posto sull'adozione di testi legislativi relativi alla definizione di pornografia infantile, prevedendo meccanismi per la protezione delle vittime e applicando le disposizioni sulla giurisdizione extraterritoriale. A quest'ultimo proposito, affinché i bambini siano tutelati efficacemente dallo sfruttamento sessuale, tutti gli Stati membri dovrebbero classificare come reato il turismo sessuale infantile e far sì che tutti i cittadini dell'UE che compiono un reato a sfondo sessuale nei confronti dei bambini in uno Stato membro dell'Unione europea o in un paese terzo «siano assoggettati a un diritto penale extraterritoriale uniforme, applicabile in tutta l'Unione europea».

 

Ma i deputati chiedono anche di rivedere la decisione quadro in modo da elevare il livello di protezione almeno sino a quello previsto dalla Convenzione del Consiglio d'Europa e da concentrare l'attenzione sugli abusi connessi a Internet e ad altre tecnologie della comunicazione.  Più in particolare, chiedono di punire la partecipazione ad attività sessuali con una persona di età inferiore a 18 anni ricorrendo a coercizione, forza o minaccia, oppure abusando di una posizione riconosciuta di fiducia, autorità o influenza, o di una disabilità mentale o fisica del minore, o ancora dando in pagamento denaro o altre forme di compenso in cambio del coinvolgimento del bambino in attività sessuali. La nuova decisione quadro dovrebbe anche penalizzare il matrimonio forzato di un bambino nonché la partecipazione intenzionale a esibizioni di carattere pornografico che coinvolgano bambini e li costringano intenzionalmente ad assistere ad abusi o attività sessuali.

Lotta agli abusi on line

 

Il Parlamento chiede poi che la nuova decisione quadro penalizzi il "grooming" (ossia l'adescamento online dei minori a scopo sessuale) e la gestione di chat room pedofile o di forum di pedofili su Internet. Raccomanda agli Stati membri di adottare anche misure volte a ritirare da Internet qualsiasi materiale illegale legato allo sfruttamento dei bambini, e ad agire di concerto con i gestori di Internet per disattivare i siti web utilizzati per commettere, o per pubblicizzare la possibilità di commettere i reati contemplati dalla decisione quadro. Ma anche di esaminare la possibilità di chiudere o ostacolare i sistemi di pagamento online per i siti web coinvolti nella vendita in rete di materiale pedopornografico. Occorre inoltre incoraggiare gli Stati membri a fornire ai genitori programmi di facile gestione che consentano loro di bloccare l'accesso a siti pornografici da parte dei minori. L'Aula ha però respinto la richiesta di poter obbligare i gestori di Internet a bloccare l'accesso a tali siti web e, in caso di inadempienza, di esigere la cancellazione dei nomi di dominio registrati utilizzati a tali scopi.

 

Punire gli istigatori e ampliare le circostanze aggravanti

 

I deputati ritengono che la nuova decisione quadro debba anche penalizzare l'istigazione, la pubblicità, il favoreggiamento, la complicità e il tentativo di commettere tutti i reati in essa previsti. Suggeriscono inoltre l'ampliamento del catalogo di circostanze aggravanti nel determinare le sanzioni e la classificazione come circostanza aggravante dello sfruttamento di una posizione dominante da parte di chi commette un reato (in un contesto familiare, educativo, professionale, ecc.).

 

Impedire la recidiva e promuovere le denunce

 

I deputati raccomandano la creazione di sistemi nazionali di gestione per gli autori di reati a sfondo sessuale che comprendano la valutazione del rischio, nonché programmi di intervento per prevenire o ridurre al minimo il rischio di recidiva, e la disponibilità di terapie per gli autori di reati a sfondo sessuale, eventualmente finanziati dall'UE. Chiedono anche di modificare la decisione quadro per imporre agli Stati membri l'obbligo di garantire che i candidati a determinate attività professionali attinenti alla cura dei bambini siano soggetti a controlli del casellario giudiziario, compresa la creazione di regole chiare o linee guida per i datori di lavoro quanto ai loro obblighi.

 

Il Parlamento propone inoltre l'obbligo per le persone che operano regolarmente a contatto con i bambini di segnalare situazioni in cui vi sono fondati motivi per sospettare un abuso e suggerisce l'adozione di misure volte a incoraggiare le vittime di abusi sessuali a sporgere denuncia presso i tribunali nazionali affinché siano avviate azioni civili e penali contro gli autori di reati a sfondo sessuale. L'Aula ha però respinto (293 sì, 333 no e 8 astensioni) la richiesta di svincolare specifiche categorie professionali dall'obbligo di riservatezza nei casi in cui le informazioni su un reato provengano direttamente da una vittima di sfruttamento sessuale.

 

Tutelare le vittime, anche potenziali

 

La nuova decisione quadro, secondo i deputati, dovrebbe prevedere il miglioramento dell'identificazione dei bambini maltrattati attraverso la formazione del personale che ha contatti regolari con loro, nonché del personale delle forze dell'ordine che potrebbe avere contatti con i bambini maltrattati. Dovrebbe anche contemplare la garanzia della maggiore tutela possibile dei bambini nel corso dei procedimenti giudiziari e delle indagini al fine di evitare traumi, prevedendo un regime specifico per la raccolta, attraverso colloqui, di elementi di prova da bambini vittime. I deputati, inoltre, incoraggiano gli Stati membri ad adottare tutte le misure necessarie volte a scongiurare la discriminazione e la stigmatizzazione delle vittime di abusi minorili.

 

Infine, il Parlamento raccomanda al Consiglio di incoraggiare gli Stati membri a istituire un sistema di allerta per i minori scomparsi al fin di migliorare la cooperazione a livello europeo e di istituire un programma d'azione volto a fornire un livello di protezione e di sostegno adeguati ai bambini che sono stati identificati come vittime di abusi sessuali in immagini pornografiche.

 

 

Link utili

 

Decisione quadro 2004/68/GAI del Consiglio, del 22 dicembre 2003, relativa alla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile
Sito della Commissione europea sui diritti dei bambini
Sito dell'Osservatorio italiano per contrasto alla pedofilia

 

 

Riferimenti

 

Roberta ANGELILLI (UEN, IT)

Relazione con proposta di raccomandazione del Parlamento europeo al Consiglio sulla lotta contro lo sfruttamento sessuale dei bambini e la pornografia infantile

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 3.2.2009

Votazione:3.2.2009

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Dibattito in Aula su Guantanamo e CIA


Nel corso del dibattito in Aula, tutti si sono rallegrati per la decisione del Presidente USA, Obama, di chiudere Guantanamo. Opinioni discordanti si sono invece registrate sull'opportunità o meno di accogliere i detenuti in Europa. Alcuni deputati hanno inoltre chiesto di far luce sul ruolo dei governi europei nelle attività della CIA sul territorio dell'UE. Il Parlamento adotterà una risoluzione su Guantanamo.

 

Dichiarazione della Presidenza

 

Alexandr VONDRA, dopo aver rilevato le reiterate richieste del Parlamento affinché fosse chiuso Guantanamo, ha accolto con favore la decisione in tal senso assunta dal Presidente Obama. Ha quindi ricordato che il Consiglio ha discusso del modo in cui gli Stati membri possono offrire la loro assistenza agli USA e, in particolare, della possibilità di accogliere ex detenuti di Guantanamo. Pur concordando sull'opportunità di giungere a una risposta politica comune, ha spiegato, l'eventuale azione europea coordinata solleva una serie di questioni politiche, legali e di sicurezza che richiedono un ulteriore esame e il coinvolgimento dei Ministri UE della giustizia. Ha quindi assicurato che la Presidenza seguirà da vicino la questione, tenendo informato il Parlamento degli sviluppi.

 

Apprezzando poi gli altri provvedimenti assunti da Obama, come lo stop degli interrogatori "rafforzati", il Ministro ha rilevato che consente un ulteriore rafforzamento della cooperazione tra l'UE e gli USA. Riguardo all'attività della CIA in Europa, ha sottolineato che il Consiglio «ha sempre reiterato il suo impegno a combattere il terrorismo ricorrendo a tutti i mezzi legali, poiché questo è una minaccia al nostro sistema di valori fondati sullo Stato di diritto». Ricordando che l'esistenza di prigioni segrete è contraria al diritto internazionale, ha esortato a concentrarsi sul futuro, piuttosto che sul passato, alla luce della nuova Presidenza USA.

 

Dichiarazione della Commissione

 

Jacques BARROT ha dichiarato che la Commissione si compiace dei «chiari mutamenti della politica americana», compresa «la maggior attenzione riservata ai diritti umani, in particolare ai sospettati di atti di terrorismo».L'Unione europea aveva reiteratamente chiesto la chiusura di Guantanamo, ha aggiunto, e la posta in gioco «non è unicamente il rispetto del diritto internazionale», poiché le detenzioni senza processo «giocano in favore dei gruppi terroristici alla ricerca di nuovi affiliati».
 

Ha quindi ricordato che, il 26 gennaio i Ministri degli affari esteri hanno discusso di Guantanamo per trovare un'azione concordata a livello UE, rilevando che la questione di trovare «posti sicuri» per i detenuti sarà esaminata, ma si tratta di un «tema delicato». Fino ad ora, ha comunque osservato, gli Stati Uniti non hanno inviato richieste formali agli Stati membri per accogliere i detenuti. Il 26 febbraio il Consiglio giustizia e affari interni cercherà di trovare un approccio concertato a livello UE ma, ha sottolineato, spetterà agli Stati membri prendere decisioni, caso per caso.

 

Passando poi alla questione delle consegne da parte della CIA, Barrot ha evidenziato la necessità di sconfiggere il terrorismo rispettando i diritti umani, di stabilire la verità e, infine, di prevenire qualsiasi possibilità che tali atti si ripetano. Ha quindi ricordato di aver richiesto informazioni ad alcuni Stati membri, tra i quali la Polonia e la Romania, ma la responsabilità di condurre indagini compete essenzialmente alle autorità nazionali e non all'UE.

 

Interventi in nome dei gruppi politici

 

Hartmut NASSAUER (PPE/DE, DE) ha riconosciuto che «motivi di umanità» nei confronti di persone che sono state torturate, e che «hanno diritto alla nostra compassione», potrebbero giustificare l'accoglienza dei detenuti di Guantanamo in Europa. Tuttavia, ha sottolineato che occorre prendere in considerazione il fatto che molti di questi detenuti sono o sono stati terroristi e che «noi abbiamo l'obbligo di tutelare i cittadini europei da potenziali terroristi».

 

Martin SCHULZ (PSE, DE) ha risposto all'oratore precedente sottolineando che la sicurezza è stata messa in pericolo accettando che l'Amministrazione Bush agisse come ha fatto. Sarebbe quindi un errore «lasciare solo» il nuovo Presidente USA che vuole cambiare direzione e ciò sarebbe in contraddizione con il ruolo dell'UE di diffondere i diritti fondamentali e i suoi valori nel mondo. Guantanamo, ha aggiunto, «è un luogo di tortura e di vergogna, un simbolo che non si può accettare». Ricordando poi che la Carta UE dei diritti fondamentali sancisce l'inviolabilità della dignità umana, ha sottolineato che tale principio «va garantito anche a coloro che violano i nostri principi». E' solo così, ha concluso, «che possiamo contribuire alla sicurezza».

 

Graham WATSON (ALDE/ADLE, UK) si è compiaciuto per l'elezione del Presidente Obama e delle decisioni prese riguardo a Guantanamo e alle pratiche utilizzate nella lotta al terrorismo. Rallegrandosi inoltre per l'assicurazione che l'America ha disconosciuto le pratiche «squallide» come quella delle consegne straordinarie, ha ricordato che l'Europa non può restarne fuori, in quanto troppi Stati membri ne erano complici. L'atteggiamento individualista del 43° Presidente degli Stati Uniti, ha aggiunto, «ha portato ad un fallimento».  Sui prigionieri di Guantanamo ha rilevato la necessità di una posizione coordinata a livello europeo, sottolineando che l'Europa sbaglierebbe a negare l'eventuale richiesta di aiuto americana.

 

Konrad SZYMAŃSKI (UEN, PL), rilevando che un detenuto rilasciato su nove «è tornato a fare il terrorista», ha affermato che occorre «tirar fuori i nostri cittadini», isolare quelli pericolosi e riformare la Convenzione di Ginevra.

 

Kathalijne BUITENWEG (Verdi/ALE, NL) ha apprezzato gli sforzi profusi per avere una risposta congiunta ed ha sottolineato che ci sono altrei carceri, come quelli in Afghanistan, che dovrebbero essere chiuse. In merito alle attività della CIA in Europa, ha sostenuto che «non si devono chiudere gli occhi sul passato» per il solo fatto che è cambiato il Presidente USA.

Gabriele ZIMMER (GUE/NGL, DE) ha sottolineato che per anni sono stati negati i diritti fondamentali e che ora si cerca di ripristinarli, ma l'Europa esita. Occorre invece che parli con voce univoca e che Guantanamo «serva da trampolino per altre azioni».

 

Nils LUNDGREN (IND/DEM, SE), lodando Obama per le sue inziative, ha sostenuto che i detenuti non condannati hanno il diritto di non rimanere negli USA, ma l'UE non è obbligata ad accoglierli.

 

Interventi dei deputati italiani

 

Per Claudio FAVA (PSE, IT), chiudendo Guantanamo «si permette di correggere un vulnus che ha mortificato il diritto internazionale e che soprattutto non è servito alla lotta contro il terrorismo». Ha però aggiunto che, oggi, «non basta cogliere con favore la scelta di Obama» poiché è anche «il tempo delle responsabilità ... che chiamano in causa anche l'Europa e gli Stati membri». Guantanamo, ha spiegato, «è anche il frutto del silenzio dell'Europa ed è la collaborazione di molti nostri governi con il sistema delle renditions». In questi anni, ha aggiunto, «è accaduto che, da una parte, i nostri governi dicevano che Guantanamo andava chiuso e, dall'altra, spedivano laggiù i funzionari di polizia a interrogare i detenuti». Si tratta, ha insistito, «di responsabilità negate quando questo Parlamento ha indagato, ma che sono state ammesse e accertate negli ultimi due anni».

 

In proposito, ha citato le scuse di Blair per i voli CIA, le prove emerse sui sorvoli della Spagna e le ammissioni del governo portoghese sul fatto che il governo dell'allora Primo Ministro Barroso «sapeva e ha messo a disposizione aeroporti e cielo del Portogallo per voli illegali della CIA». Si è quindi chiesto «e il diritto dei cittadini a sapere?». Ha quindi osservato che in questi anni «abbiamo manifestato molta buona volontà e molta ipocrisia, anche nelle parole mancate da parte del Consiglio». Il Parlamento, ha quindi ricordato, «due anni fa ha rivolto 46 raccomandazioni al Consiglio: ci saremmo aspettati che di queste raccomandazioni almeno qualcuna venisse presa nel dovuto esame».

 

Jas GAWRONSKI (PPE/DE, IT) si è rallegrato che la risoluzione riconosca l'opportunità per i paesi europei di accettare i prigionieri di Guantanamo, dicendosi d'accordo con i presidenti Schulz e Watson. Osservando poi che nella risoluzione si parla di importanti cambiamenti nella politica americana rispetto alle leggi umanitarie, ha sottolineato di vedere anch'egli «qualche cambiamento, certo di tono, ma anche molta continuità con la politica dell'"odiato" Bush, visto che Obama non ha abbandonato il programma di extraordinary renditions e delle prigioni della CIA in territorio straniero», ponendo ciò all'attenzione della Presidenza ceca «che sembra avere un'idea diversa». In proposito, ha affermato che «gli entusiasti di Obama» potrebbero «presto soffrire qualche delusione».

 

«La propaganda antiamericana, già così attiva nella commissione CIA di due anni fa - ha proseguito - ritorna nell'interrogazione orale sui voli della CIA in Europa». Al riguardo ha evidenziato che in un considerando si denuncia l'esistenza di una struttura segreta della CIA in Polonia. Cosa che, a suo parere, «non dovrebbe scandalizzare», poiché «sarebbe semmai strano il contrario». Ha quindi concluso sostenendo che ai firmatari dell'interrogazione desse fastidio il fatto che tale struttura fosse segreta: «vorrebbero sempre che i servizi segreti agissero senza segretezza, all'aperto, e che gli aerei della CIA portassero "CIA" scritto sulle ali come fosse British Airways o Air France». A suo parere però, «saranno delusi: neanche Obama arriverà a questo».

 

Per Marco CAPPATO (ALDE/ADLE, IT) «gli Stati Uniti hanno creato il problema Guantanamo, un Presidente degli Stati Uniti si prepara a risolverlo, dobbiamo sapere se l'Unione europea avrà una qualsiasi forza e capacità di giocare un ruolo». A suo parere, infatti, «l'Unione europea deve collaborare, i nostri Stati membri devono accogliere i prigionieri, come i prigionieri uiguri ad esempio, senza sottostare alle pressioni della Cina». «Se non facciamo questo», ha ammonito, «rischiamo di essere irrilevanti anche nella fase della chiusura di Guantanamo».

 

Ha poi aggiunto che ciò «può essere l'inizio di un nuovo lavoro per l'emersione della verità, delle responsabilità dei nostri governi nazionali – il governo portoghese, per esempio, quando era presidente Barroso – rispetto al fatto che sia stata lasciata cadere la proposta di esilio a Saddam Hussein, proposta che era l'unica alternativa alla guerra e che i nostri governi, insieme a quello degli Stati Uniti, hanno lasciato cadere».

 

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo del 13.06.2006 sulla situazione dei detenuti a Guantánamo
Relazione del Parlamento europeo sul presunto uso dei paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegali di prigionieri
Comunicato stampa sulla relazione
Sito della commissione temporanea
Relazione Catania sui diritti fondamentali nell'UE

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Rimpatrio e reinserimento dei detenuti di Guantánamo

&

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Presunto utilizzo di paesi europei da parte della CIA per il trasporto e la detenzione illegale di persone

Dibattito: 3.2.2009

Votazione (Guantánamo): 4.2.2009

Votazione (CIA): Prossima tornata

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Misure mirate per l'aviazione d'affari


Il Parlamento rileva l’esigenza di tenere conto degli interessi e delle specificità dell'aviazione generale e d'affari nello sviluppo di future iniziative sul trasporto aereo. Chiede quindi una certa flessibilità per il settore nell'attuazione delle misure UE sulla sicurezza e i controlli, e il miglioramento dell'accesso agli aeroporti, anche mediante un'assegnazione degli slot più favorevole. Sollecita poi il sostegno all'industria europea della costruzione di aeromobili.

 

L’aviazione generale e di affari comprende tutte le operazioni degli aeromobili civili diverse dal trasporto aereo a fini commerciali, incluse le operazioni di trasporto aereo civile a richiesta del cliente contro remunerazione.  L'Europa conta circa 50.000 aeromobili a motore adibiti all'aviazione generale e di affari a fronte di una flotta commerciale di circa 5.000 aerei. Ad essi si aggiungono i 180.000-200.000 velivoli ultraleggeri e velivoli non motorizzati impiegati per il volo da diporto o sportivo. Nel 2006 circa il 9% di tutti i movimenti aerei registrati da Eurocontrol era costituito da voli dell'aviazione generale e di affari. Dal 2003, inoltre, il numero dei movimenti in questo segmento è cresciuto a un ritmo doppio di quello del resto del traffico aereo (un aumento del 22% del numero dei voli tra il 2003 il 2006, contro un aumento del 14% del traffico restante).

 

Il Parlamento ha adottato con 524 voti favorevoli, 74 contrari e 6 astensioni la relazione di Luís QUEIRÓ (PPE/DE, PT) che, accogliendo molto favorevolmente la comunicazione della Commissione sull'aviazione generale e di affari, sottolinea l’esigenza di tenere conto degli interessi e delle specificità di tale settore nello sviluppo di future iniziative politiche in materia di trasporto aereo, con l’obiettivo di rafforzarne la competitività.

 

I deputati rilevano anche la necessità di svolgere valutazioni di impatto per segmento di attività finalizzate ad applicare normative differenziate in funzione delle diverse categorie di imprese e di utenti dello spazio aereo e invitano la Commissione a garantire che le norme di attuazione per la sicurezza dell’aviazione «siano proporzionate e commisurate alla complessità della rispettiva categoria di aeromobile e al suo funzionamento». Ritenendo che «un certo livello di flessibilità sia auspicabile nella fase di applicazione della normativa comunitaria», suggeriscono quindi di raggiungere questo obiettivo «delegando taluni poteri di controllo alle associazioni e alle organizzazioni dell’aviazione da diporto e sportiva». A patto, però, che queste «siano sottoposte ad adeguata sorveglianza». Chiedono inoltre alla Commissione di valutare la possibilità di stabilire «procedure di sicurezza e processi di controllo semplificati per i passeggeri dei voli dell’aviazione di affari», purché non sia compromessa la sicurezza.

 

Il Parlamento sottolinea poi che è sempre più difficile per l’aviazione generale e di affari accedere sia agli aeroporti principali sia a quelli regionali, «poiché la crescita della domanda di trasporto aereo commerciale riduce la disponibilità di slots e di piazzali». Sollecita quindi la Commissione e gli Stati membri ad attuare misure intese ad utilizzare al meglio le capacità esistenti con una migliore programmazione e lo spiegamento di moderne tecnologie. Incoraggia inoltre gli Stati membri e le autorità regionali e locali ad investire nella modernizzazione e nella costruzione di aeroporti di piccole e medie dimensioni e nelle specifiche infrastrutture necessarie all’esercizio e allo stazionamento. Chiede inoltre di valutare la possibilità di destinare aeroporti potenziali o esistenti (compresi quelli militari in disarmo) agli usi specifici dell’aviazione generale e di affari.

 

D'altra parte, il Parlamento rileva che l’aviazione di affari, laddove possibile, «deve poter accedere agli aeroporti principali per collegare le regioni d’Europa ai suoi centri economici». Pertanto, chiede alla Commissione di elaborare una relazione, entro la fine del 2009, sull'eventuale necessità di adeguare le pertinenti disposizioni del regolamento vigente sull’assegnazione delle bande orarie. Insiste poi sulla necessità di sviluppare un approccio armonizzato a livello europeo teso a garantire coerenza tra l’assegnazione delle bande orarie e i programmi di volo e, in tale contesto, invita la Commissione a proporre misure adeguate.

 

Più in generale, i deputati auspicano che l’introduzione di un sistema per la gestione del traffico aereo con tecnologie moderne e innovative nel quadro del progetto SESAR contribuisca alla lotta contro la frammentazione dello spazio aereo europeo e la sua prevista congestione, aumentando nel contempo considerevolmente le capacità dello spazio aereo. Sottolineano poi che il programma SESAR deve comunque «tenere pienamente conto delle specificità dell’aviazione generale e di affari e generare vantaggi concreti per il settore senza gravarlo di oneri inutili». Pertanto, le norme del Cielo unico europeo e il progetto SESAR «non devono generare requisiti tecnologici sproporzionati ed eccessivamente costosi per gli apparecchi di piccole dimensioni utilizzati secondo le regole del volo a vista».

 

Il Parlamento ritiene che l’impatto sull’ambiente dell’aviazione generale e di affari, in termini di emissioni di CO2 e di inquinamento acustico, «è relativamente modesto rispetto a quello generato dal trasporto aereo commerciale». Ma i deputati si dicono comunque persuasi dell'esigenza di ridurre le emissioni, anche se la maggior parte dell'aviazione generale e di affari non rientra nel campo di applicazione della proposta sull'estensione al trasporto aereo del sistema di scambio delle quote di emissione. L’inquinamento acustico, invece, deve essere affrontato a livello nazionale e locale secondo i deputati.

 

Infine, i deputati invitano la Commissione ad adottare le misure appropriate per facilitare l’accesso ai mercati mondiali dell’industria europea della costruzione di aeromobili per l’aviazione generale e di affari, nonché a rafforzare il proprio sostegno alla ricerca, allo sviluppo e all’innovazione nel settore aeronautico, soprattutto attraverso le piccole e medie imprese (PMI) che progettano e costruiscono aeromobili per l’aviazione generale e di affari. Rilevano poi l'esigenza di promuovere l’aviazione da diporto e sportiva, come anche gli aeroclub europei, in quanto costituiscono un’importante fonte di personale qualificato per tutto il settore dell’aviazione.

 

Background - l'industria europea per l'aviazione di affari

 

Secondo la Commissione europea, nel settore dell'aviazione generale e di affari l'industria aeronautica dell'UE è sana ed in rapida crescita. Il 75% circa di tutti i certificati di omologazione rilasciati dall'EASA riguardano questo settore. Nel primo semestre del 2007 i principali costruttori europei di aeromobili ad ala fissa per l'aviazione generale e di affari hanno collocato sul mercato prodotti per circa un miliardo di euro, con un incremento del 33,6% rispetto allo stesso periodo del 2006, valore che rappresenta il 16% circa del valore del mercato mondiale dell'aviazione generale e di affari.

 

 

Link utili

 

Comunicazione della Commissione - Agenda per un futuro sostenibile nell’aviazione generale e di affari
Sito della Commissione sul trasporto aereo

 

 

Riferimenti

 

Luís QUEIRÓ (PPE/DE, PT)

Relazione sull’Agenda per un futuro sostenibile nell’aviazione generale e di affari

Procedura: Iniziativa

Dibattito: 2.2.2009

Votazione:3.2.2009

 
Lampedusa: occorre una vera politica europea per l'immigrazione


Si è tenuto in Aula un dibattito in merito alla situazione nei centri d'accoglienza per immigrati nell'UE, specie a Lampedusa e Mayotte. Riguardo alla prima, alcuni deputati hanno additato la politica del governo italiano, mentre altri l'hanno difesa. Molti concordano sulla necessità di una vera politica UE dell'immigrazione. Il Commissario, che visiterà presto Lampedusa, ha annunciato la disponibilità di nuovi fondi, rilevando l'esigenza di dimostrare più solidarietà tra gli Stati membri.

 

Dichiarazione della Presidenza in carica

 

Alexandr VONDRA ha ricordato due principi fondamentali: rispettare gli impegni presi dall'UE a livello internazionale e garantire la dignità e i diritti umani dei migranti. Ha quindi sottolineato le pressioni particolarmente forti sui paesi del Sud Mediterraneo, osservando che il significativo aumento dei flussi deve portare a un rafforzamento della politica interna dell'UE in tema di asilo e immigrazione, così come della politica esterna per garantire una gestione dei flussi più efficiente. Ha poi rilevato che, nel caso di Lampedusa e Mayotte, vi sono due tipi distinti di flussi: i richiedenti asilo e i migranti economici. In proposito ha ricordato per grandi linee le norme UE nei due campi, ricordando che la nuova direttiva sui rimpatri sarà d'applicazione tra due anni e che essa non si applica però al territorio di Mayotte.

 

Dichiarazione della Commissione

 

Anche Jacques BARROT ha sottolineato che l'UE si è dotata, con la nuova direttiva che si applicherà dal 24.12.2010, di un quadro armonizzato sui rimpatri che costituisce un mezzo di controllo comunitario che consente di verificare il rispetto dei principi fondamentali dei migranti. Ha poi ricordato che la Commissione ha adottato a dicembre una proposta riguardo ai richiedenti asilo.

 

La Commissione, ha quindi proseguito, «è cosciente della situazione difficile che affrontano le autorità italiane in ragione degli arrivi massicci d'immigrati irregolari e di richiedenti asilo sulle coste meridionali del Paese e, in particolare, a Lampedusa». Fino ad ora, ha spiegato, «l'Italia è riuscita a dare accesso al suo territorio, salvando la vita a numerosi migranti e istituendo una procedura che permette di esaminare in buone condizioni le richieste di asilo». Ha inoltre osservato che l'Italia «ha riconosciuto la necessità di protezione internazionale nella metà dei casi individuali», cosa che dimostra come nei flussi vi siano richiedenti asilo e immigranti irregolari.
 

Da diversi anni, ha aggiunto, la Commissione stanzia mezzi finanziari volti, in particolare, ad aiutare taluni Stati membri e, in particolare, l'Italia. In proposito ha citato il progetto Presidium e le misure d'urgenza del Fondo europeo per i rifugiati. Sottolineando che la Commissione ha approvato da poco un aiuto d'urgenza di 7 milioni di euro, ha affermato che se l'Italia lo giudica necessario, «la Commissione è pronta a esaminare una nuova domanda d'aiuto d'urgenza, al fine di migliorare le strutture d'accoglienza sia a Lampedusa sia in Sicilia e sul continente, e di rafforzare la capacità delle autorità italiane di esaminare le situazioni individuali in buone condizioni». Ha quindi ricordato che si renderà presto sull'isola e a Malta per esaminare in loco la situazione.

 

Il Commissario ha inoltre aggiunto che «una delle chiavi della soluzione è l'istituzione di un quadro di cooperazione solido con la Libia, paese principale di transito sulle vie migratorie dell'Africa dell'Est». Ha quindi offerto il suo sostegno agli sforzi volti a raggiungere rapidamente un risultato nei negoziati in corso. Altrimenti, ha ammonito, «sarà molto difficile poter affrontare tutti i problemi posti».

 

Si è poi soffermato sulla particolare situazione di Mayotte.

 

Interventi in nome dei gruppi politici

 

Margie SUDRE (PPE/DE, FR) ha sottolineato come il Parlamento non smetta di difendere la dignità umana in tutte le circostanze, incluso per quanto riguarda le condizioni di ritenzione degli immigrati clandestini. Dopo essersi attardata sulla situazione di Mayotte, ha sostenuto che l'Europa «non deve occultare che talune regioni sono confrontate a situazioni estreme» e che «la stigmatizzazione del centro di Mayotte non porta a una soluzione più rapida e più efficace della crisi».

 

Claudio FAVA (PSE, IT) ha esordito citando il ministro degli Interni italiano Maroni: "Per contrastare l'immigrazione clandestina bisogna essere cattivi. Gli immigrati vengono perché è facile arrivare qui e nessuno li caccia, ma proprio per questo abbiamo deciso di cambiare musica". In proposito ha affermato che ciò «sembra una parodia della politica e invece è la politica del governo italiano», osservando come «dentro a questa politica ci sia un profondo disprezzo di ciò che noi qui discutiamo e delle regole che l'Unione europea si dà». Dopo aver dibattuto di quella di Guantanamo, il deputato ha rilevato l'esigenza di parlare con urgenza della chiusura di Lampedusa, «cioè un carcere a cielo aperto».

 

Ricordando gli elementi principali del quadro giuridico comunitario in materia di rimpatri, ha quindi sottolineato che questo è «sostanzialmente e formalmente violato ogni giorno a Lampedusa». Ciò vale anche per la normativa sull'asilo, che interessa «la maggior parte di coloro che si trovano a Lampedusa». In proposito, ha sostenuto che spesso vi sono 180 giorni di reclusione «anche per chi fugge da persecuzioni politiche e dalla guerra». Questi, a suo giudizio, «sono atti di inciviltà giuridica» che si misurano con le 1.200 persone morte tentando di attraversare il Mediterraneo. Invitando il commissario a visitare Lampedusa, ha concluso suggerendogli di comunicare la sua venuta all'ultimo momento, «altrimenti le faranno trovare il Cpt lucidato come una sala da ballo e le faranno immaginare che sia quello il luogo di detenzione del quale stiamo parlando questa sera».

 

Per Jeanine HENNIS-PLASSCHAERT (ALDE/ADLE, NL) i reportage sono eloquenti e il Consiglio pronuncia solo «belle parole in contraddizione con la realtà». Riconoscendo la difficoltà di trovare una soluzione, ha però rilevato l'importanza di migliorare la situazione e garantire il rispetto minimo delle norme UE. A suo parere, spetta al Consiglio e agli Stati membri trovare una soluzione.

Cristiana MUSCARDINI (UEN, IT) si è anzitutto dispiaciuta che «per motivi elettorali l'onorevole Fava sia costretto a dire una serie di cose non vere, di cui risponderà dopo la campagna elettorale alla sua coscienza». Ha poi osservato che «era così interessato al problema di Lampedusa che ha già lasciato l'Aula». Un'Aula, ha aggiunto, «che dovrebbe esprimere riconoscenza per la generosità nell'accoglienza dimostrata in questi anni dai cittadini di Lampedusa».

 

La deputata ha poi sottolineato i ritardi dell'Unione «nella soluzione di molti problemi legati all'immigrazione clandestina e nell'erogazione di aiuti ai paesi con frontiere esterne a rischio». Alcuni paesi, ha proseguito, «non hanno dimostrato l'accoglienza data invece dall'Italia a migliaia di disperati che rischiavano di affogare in mare per colpa di trafficanti di uomini e per l'inerzia di molti governi extraeuropei che non hanno rispettato e siglato gli accordi per il controllo dell'immigrazione clandestina». Ha quindi invocato «aiuti specifici ed economici direttamente per le popolazioni delle zone di frontiera esterne, più esposte geograficamente all'arrivo di immigrati clandestini, anche tramite la costruzione di zone franche che portino a un investimento di risorse e sgravi fiscali da non computarsi nell'ambito degli accordi sul Patto di stabilità».

 

Per Monica FRASSONI (Verdi/ALE, IT) «appare chiaro che il diritto comunitario internazionale è quotidianamente violato a Lampedusa». Ha quindi lamentato che le parole del Commissario e del Ministro «rimangono delle dichiarazioni formali, di wishful thinking, che non saranno seguite da fatti». Si è poi chiesta «se l'Unione europea non ha veramente nessuno strumento per fermare questa situazione: la detenzione illegale c'è, la situazione aberrante delle condizioni di accoglienza è chiara, i rischi di eliminazione virtuale del diritto di asilo ci sono». L'Unione europea, ha aggiunto, «è l'unica che può far recedere l'Italia e gli altri paesi da questa situazione». Ha concluso dicendosi «estremamente preoccupata dell'annuncio di nuovi denari per l'Italia senza condizioni: Come saranno spesi? E' cosciente il Commissario che la tanto criticata azione di monitoraggio – leggi schedatura – dei rom dell'anno scorso avrà finanziamenti dall'Europa? Quindi, che tipo di fiducia può avere questo tipo di azione?».

 

Giusto CATANIA (GUE/NGL, IT), citando anch'egli quanto detto da Roberto Maroni, ha sostenuto che  il Ministro «da giorni e da mesi pratica la cattiveria nei confronti dei migranti in condizione irregolare». Perché «la cosiddetta emergenza Lampedusa», che ormai perdura da dieci anni, «è stata voluta e creata dal governo italiano ... con la scelta di non far partire più nessun migrante da Lampedusa. Tant'è, ha insistito, che il centro «ha avuto ben 1.800 persone che sono state rinchiuse senza che il governo predisponesse un trasferimento di queste persone, trattenute in condizioni disumane e degradanti, in modo tale che il centro esplodesse in una vera e propria emergenza democratica».

 

La vera emergenza, ha detto, «è quella di voler fare una sorta di zona franca del diritto, cioè un luogo dove i migranti accedono e vengono espulsi senza che i loro casi vengano analizzati caso per caso». Ricordando che l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha asserito che il 75% delle persone che accedono via mare in Italia chiede il diritto di asilo, ha osservato che «se fossero valide le procedure del ministro Maroni, probabilmente non avrebbero la possibilità di accedere al diritto di asilo, visto che vengono immediatamente espulsi da Lampedusa». La vera e propria emergenza e la causa di questa emergenza, ha ribadito, «è la politica del governo italiano»e «i cittadini di Lampedusa se ne sono accorti», mobilitandosi «contro il governo, contro la politica sull'immigrazione e per far sì che non si apra il centro che prevede immediatamente l'espulsione». Ha quindi concluso ricordando di aver consegnato un dossier al commissario e che anche una delegazione del suo gruppo si recherà a Lampedusa.

Hans BLOKLAND (IND/DEM, NL) ha ricordato che una delegazione del Parlamento europeo si è recata a Lampedusa, e in altri centri, ed ha stilato un rapporto. Ha poi detto che è «allucinante che si debba parlare in continuazione di Lampedusa» e che le misure prese a livello UE sono state inefficaci visto che nell'isola italiana sono aumentati gli sbarchi. Ha quindi chiesto cosa fa il Consiglio per aiutare l'Italia a dotarsi di strutture diverse e, riferendosi a un reportage visto in TV, ha chiesto al governo italiano di essere più trasparente sulla questione.

 

Per Koenraad DILLEN (NI, BE) tutti conoscono la situazione di Lampedusa, ma ha sostenuto che le autorità locali non hanno colpe, visto che manca una politica UE dell'immigrazione. Ha poi chiesto di punire più severamente i trafficanti e di dotarsi di una politica ispirata a quella svizzera per la protezione delle frontiere.

 

Interventi dei deputati italiani

 

«Non mi stupisco più di nulla in quest'Aula» ha esordito Stefano ZAPPALÀ' (PPE/DE, IT), poiché «uno che lo scorso anno ha affermato di vergognarsi di essere cittadino italiano non poteva che fare le affermazioni che ha fatto adesso l'on. Fava». Dispiacendosi della sua assenza, ha detto che «sarebbe interessante sapere quanti voti prende nella sua città e quanti voti rappresenta». Ha poi osservato che da qualcuno sono state dette «alcune ignoranti stupidità» ed ha auspicato la rapida visita del commissario nei centri di Malta e  Lampedusa per rendersi conto di «quanto colpevole è l'assenza di una politica comunitaria su questa materia», con il risultato che «qualche stupido ignorante poi si permette di attaccare quelle che sono invece le realtà drammatiche che vivono i cittadini e i governi nazionali».

 

Il deputato ha quindi citato alcuni numeri: «nel 2007 sono arrivati a Lampedusa qualcosa come 11.000 migranti, nel 2008 ne sono arrivati tre volte tanto, circa 31.000». I richiedenti asilo, ha aggiunto, «sono stati sì e no un decimo». Inoltre, «sono arrivati 2.000 migranti soltanto nei giorni di 26, 27 e 28 dicembre, sono state esaminate 76 richieste di asilo in tre giorni, di queste 36 con esito positivo, 3 sono sospese e 37 respinte». Ha quindi osservato che Lampedusa e Malta centri «sono soggetti a una pressione terrificante». I cittadini, ha concluso, «non ce l'hanno con il governo italiano», pertanto il Parlamento, «piuttosto che accusare le autorità legittime che fanno il massimo possibile, dovrebbe invece cercare di ottenere che questa Unione europea faccia veramente il suo dovere».

 

Anche Roberta ANGELILLI (UEN, IT) ha invitato il commissario a recarsi a Lampedusa, «senza avvertire, proprio per rendersi conto di persona come sia difficile gestire una situazione così emergenziale». Una situazione, ha spiegato, in cui «in un'isola di pochi chilometri quadrati dove da anni ed anni – e nel frattempo si sono succeduti i governi di destra e di sinistra – sbarcano continuamente migliaia e migliaia di persone». Alcune di queste persone, ha aggiunto, «muoiono durante il tragitto per le condizioni inumane in cui sono sottoposte da trafficanti senza scrupoli».

 

Ha poi sottolineato che per procedere all'eventuale rimpatrio o per verificare se posseggono lo status di rifugiati politici o se bisogna concedere l'asilo politico, «le persone devono essere identificate e questo ovviamente richiede dei tempi». Ha quindi esclamato di smetterla «con la demagogia», anche perché «l'Italia sta pagando un prezzo in termini di responsabilità altissimo e sproporzionato rispetto al sostegno, sia in termini finanziari che legislativi, fornito dalla stessa Unione europea».

 

Per Maddalena CALIA (PPE/DE, IT) la lotta all'immigrazione clandestina, per le sue dimensioni e i suoi effetti, «rappresenta una problematica che deve essere risolta a livello comunitario», perché «solo l'Unione europea ha la forza politica necessaria per individuare soluzioni adeguate e contenere il fenomeno, mentre nessun singolo Stato, operando da solo, può giungere a risultati analoghi». E il governo italiano, in attesa che l'Europa attui le sue strategie, «va avanti lavorando nel rispetto sia del Patto europeo sull'immigrazione e l'asilo sia della direttiva rimpatri».

 

Ha poi giudicato ingiuste le critiche alla proposta del ministro degli Interni Maroni di creare un centro di identificazione ed espulsione sull'isola «per attuare, visto il caso specifico, una politica di rimpatrio diretto». Questa scelta, ha spiegato, «non pregiudica i diritti fondamentali dei clandestini, dei rifugiati e di coloro che richiedono asilo». E in proposito ha ribadito i dati già citati dal collega Zappalà e precisato che tutti i richiedenti asilo «sono stati trasferiti dall'isola ai centri di Trapani, Bari e Crotone», a dimostrazione che «che chi ha i requisiti viene accolto».

 

La deputata ha poi ricordato che, sul piano internazionale, il Parlamento italiano ha ratificato l'accordo stipulato con la Libia «dove si stabilisce espressamente, all'articolo 19, la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche più efficiente per prevenire l'immigrazione clandestina». Inoltre, ha proseguito, «la scorsa settimana i ministri Maroni e Frattini hanno incontrato le autorità della Tunisia per cercare di giungere anche con questo paese a un accordo di riammissione, condizione essenziale per un rimpatrio sostenibile». L'idea che deve passare, ha concluso, «è che dobbiamo essere assolutamente fermi nei confronti dell'immigrazione clandestina, ma allo stesso tempo accoglienti e solidali con chi si integra e contribuisce allo sviluppo sociale ed economico dei nostri paesi».

 

Mario BORGHEZIO (UEN, IT) ha esordito sostenendo che «l'Europa deve decidersi: vuole un'immigrazione regolata o l'invasione e lo sfruttamento criminale dei clandestini?». Ha poi giudicato giusta la scelta del governo italiano: «fermare i clandestini a Lampedusa e rinegoziare al contempo con i paesi di provenienza gli accordi di rimpatrio». Ci vogliono però i mezzi adeguati, ha aggiunto, «e l'Europa non deve solo discutere, solo criticare, solo guardare con il binocolo; deve aiutare il nostro paese e quegli altri che con esso sostengono la linea Maroni». Ha quindi sottolineato la partenza per la Tunisia 120 clandestini, «fatti quelli che i precedenti governi non facevano». Così, a suo parere, «si tagliano le unghie ai criminali mafiosi che sfruttano e che fanno fare questi viaggi».

 

«Un professionista dell'antimafia come il collega Fava», ha proseguito, «dovrebbe riuscire a capirlo, non è difficile». La linea Maroni, ha spiegato, «è approvata da Malta, Grecia e Cipro». Inoltre, «tutti i richiedenti asilo e tutti i minori sono già trasferiti in appositi centri» ed è perciò falso quanto è stato detto. Ma il messaggio chiaro, ha concluso, «in Europa si entra solo regolarmente e non attraverso le barche dei mafiosi e dei delinquenti trafficanti!».

 

Roberto FIORE (NI, IT) ha sottolineato che «in questo momento i lampedusani sono in protesta, e hanno marciato nella quasi totalità l'altro giorno sulle strade dell'isola, perché non vogliono né il CPT e né il CIE, che è l'ultima trovata». Questo centro di espulsione e identificazione, ha spiegato, «dovrebbe nascere in un'isola che, ricordiamo, è lunga undici chilometri per tre, quindi uno spazio risibile di fronte alle migliaia di immigrati che si troverebbero nell'isola nei prossimi mesi». Ha poi ricordato che si trovava sull'isola quando si è verificata «la fuga repentina e inaspettata dei 1.000 immigrati dal CPT» ed di aver assistito «allo sgomento e alla paura della gente del posto che non ha più voglia di vivere questo tipo di cose», anche perché si tratta di un'isola che ha vissuto di pesca e di turismo «e vede la propria economia distrutta da una politica cieca sull'immigrazione».

Altri interventi su Lampedusa

 

Dopo aver ricordato già nel 2005 delegazione parlamentare si era commossa di fronte alle condizioni dei migranti trattenuti a Lampedusa, Martine ROURE (PSE, FR) ha osservato che nel 2008 l'isola ha dovuto gestire l'arrivo di 31.700 migranti. Ha tuttavia sottolineato che, se per alcuni anni questi flussi sono stati ben gestiti, la situazione si è «deteriorata gravemente» a causa della decisione del Ministro Maroni di interrompere i trasferimenti verso il continente. Eppure, ha notato, il progetto Presidium «era divenuto un esempio di buona gestione dell'accoglienza», mentre lo stop ai trasferimenti pone anche «un reale problema di accesso alle procedure di asilo». Riguardo a Mayotte, ha evidenziato le «condizioni di accoglienza catastrofiche».

 

Wolfgang KREISSL-DÖRFLER (PSE, DE) si è rallegrato della visita del commissario a Lampedusa, suggerendogli di andare senza preavviso così da impedire che il centro sia ripulito come nel corso dell'ultima visita di una delegazione parlamentare, ma prima «che Berlusconi e Maroni costruiscano un nuovo carcere di Alcatraz». Ha poi criticato la «doppia morale di alcuni, come il Ministro Maroni «che vanno a inginocchiarsi al Vaticano». Grecia, Italia e Malta, ha concluso, vanno aiutate, ma non si deve aiutare «questi ipocriti».

 

Reinhard RACK (PPE/DE, AT) ha osservato come la metà del dibattito è stato dedicato a parlare di politica interna italiana e che questo tipo di discussioni dovrebbero svolgersi a Roma, non al Parlamento europeo, dove si dovrebbero affrontare tematiche europee.

 

 

Link utili

 

Risoluzione del Parlamento europeo del 14 aprile 2005 su Lampedusa
Fondo per le frontiere esterne 2007-2013 – Italia

 

 

Riferimenti

 

Dichiarazioni del Consiglio e della Commissione - Preoccupante situazione nei centri di permanenza temporanea per immigrati, in particolare nelle isole di Mayotte e Lampedusa

Dibattito: 3.2.2009

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