l'AGE informa |
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Decisione del Consiglio europeo riunito a Bruxelles sotto presidenza lussemburghese |
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L'eventuale eccessivo deficit dei paesi dell'euro dovrà
provenire da fattori pertinenti, essere temporaneo e non oltrepassare troppo la soglia del 3 per cento |
Bruxelles, 22 marzo – La riforma del Patto di stabilità e crescita, preventivamente concordata nella riunione dei ministri finanziari dell’ Unione europea (Ecofin), è stata ratificata dal Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. La nuova formulazione renderà più flessibili i vincoli di deficit e di debito pubblico dei singoli paesi, che così vedono allontanarsi i richiami previsti. “L’accordo poggia sulla logica economica -ha sottolineato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso- e favorisce il consolidamento di bilancio nei periodi economici più favorevoli, mantenendo il meccanismo per porre rimedio al deficit eccessivo”. Barroso ha rimarcato che l’eventuale deficit eccessivo può essere fatto solo a fronte di “fattori determinati e pertinenti e deve essere temporaneo e non oltrepassare troppo il limite del 3 %”. Da parte sua, riferendosi ai commenti provenienti da ogni parte e in particolare alle preoccupazioni espresse dal presidente della Banca Centrale Europea Jean-Claude Trichet, il presidente di turno del Consiglio europeo, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, ha detto: “Non sopravvaluto le felicitazioni e non sottovaluto le critiche”. Il Patto di stabilità e crescita è nato nel giugno 1997 al Consiglio europeo di Amsterdam, che elaborò, modificandola, l’originaria proposta “punitiva” avanzata nel novembre 1995 dall’allora ministro delle finanze tedesco Theo Waigel. Per l’ingresso nell’Unione Economica Monetaria, i criteri dei Trattato di Maastricht prevedono che ciascun paese non superi un deficit massimo del 3 % e un debito massimo del 60 % sul Prodotto interno lordo (Pil). Il governo tedesco dell’epoca temeva che -una volta entrati nell’euro- i paesi tradizionalmente indisciplinati quanto a finanza pubblica tornassero alle vecchie abitudini, con gravi conseguenze sulla stabilità macroeconomica e monetaria e inevitabili ripercussioni sul tasso di cambio della nuova moneta. Da qui l’idea del Patto: trasformare i criteri di ingresso in regole rigide per garantire definitivamente la disciplina di bilancio nell’area dell’euro. Il Patto veniva approvato dando rilevanza più alla prevenzione di deficit eccessivi che alla “punizione” postuma. Dopo quasi otto anni arriva ora una rielaborazione, secondo la quale un eventuale deficit eccessivo potrà essere “temporaneo” e “vicino” alla vecchia soglia del 3 %, come ha puntualizzato Amelia Torres, portavoce del commissario Ue agli Affari economici Joaquin Almunia. |