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Relazione del Commissario Olli Rehn |
Stato attuale del processo di allargamento |
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Strasburgo 18 gennaio 2005 – Dinanzi alla Commissione per gli Affari esteri del Parlamento europeo, il Commissario Olli Rehn ha fatto il punto sullo stato attuale del processo di allargamento. Dopo aver ricordato il grande successo rappresentato dall’ingresso dei dieci nuovi Stati membri e i progressi compiuti nel 2004 verso un ulteriore allargamento (conclusione dei negoziati di adesione con Romania e Bulgaria e fissazione, ad alcune condizioni, delle date per l’apertura dei negoziati con Croazia e Turchia), il Commissario ha sottolineato che l’adesione di nuovi paesi dovrà essere gestita con cura, in modo da assicurare il sostegno dei cittadini europei e consentire all’Unione europea di mantenere la propria capacità di agire. Queste, in sintesi, la situazione e le prospettive paese per paese: Romania e Bulgaria: il Commissario ha sottolineato la necessità per questi due paesi di compiere ancora grandi sforzi. Per quanto riguarda la Romania, Rehn si è riservato di raccomandare al Consiglio l’adozione di misure di salvaguardia, compreso il rinvio di un anno dell’adesione qualora dovesse constatare che il paese non è ancora pronto. In autunno la Commissione preparerà la relazione di valutazione globale, ed entro quella data la Romania dovrà dimostrare di soddisfare i requisiti stabiliti dall’Unione europea. I segnali provenienti dal nuovo governo sono comunque incoraggianti. Croazia: il Commissario ha annunciato la prossima presentazione al Consiglio di una bozza di quadro negoziale e ha sottolineato la necessità che le autorità croate collaborino pienamente con il Tribunale penale internazionale per l’ex Iugoslavia come condizione per l’avvio dei negoziati alla data prevista (17 marzo 2005). La principale questione da risolvere è la consegna del generale Gotovina. Il Commissario ha ribadito che l’apertura dei negoziati potrebbe essere sospesa qualora tale condizione non fosse rispettata in tempo e ha sottolineato che i progressi dipenderanno essenzialmente dall’atteggiamento assunto dalla Croazia. Turchia: dopo aver riconosciuto il contributo attivo del Parlamento europeo all’apertura dei negoziati di adesione con la Turchia decisa dal Consiglio europeo di dicembre, il Commissario ha annunciato che in estate la Commissione presenterà le sue proposte sulla strategia negoziale, articolata in tre pilastri (sostegno al processo di riforma, definizione del quadro negoziale e rafforzamento del dialogo politico e culturale). Nel frattempo il governo turco dovrà firmare il protocollo di adeguamento dell’accordo di Ankara. Cipro: il Commissario ha auspicato un rapido superamento della situazione di stallo esistente in Consiglio per quanto riguarda l’assistenza finanziaria, gli scambi commerciali diretti e la proposta di modifica del regolamento relativo alla “linea verde”, in modo da mantenere vivo lo slancio europeista nella parte settentrionale dell’isola. Ex Repubblica iugoslava di Macedonia: le autorità macedoni sono state sollecitate ad attuare le misure di decentramento previste dall’accordo quadro di Ohrid e le riforme necessarie per consentire al paese di soddisfare i criteri per l’adesione all’Unione europea. La Commissione prevede di formulare il suo parere sulla domanda di adesione entro la fine dell’anno, in modo da poterlo inserire nell’ordine del giorno dei lavori del Consiglio europeo di dicembre. Se il processo politico dovesse proseguire positivamente, l’ex Repubblica iugoslava di Macedonia potrebbe costituire un prossimo paese candidato oltre che un solido punto di riferimento per l’intera regione dei Balcani occidentali. Albania: il commissario ha dichiarato che i progressi nei negoziati per la conclusione di un accordo di stabilizzazione e associazione dipenderanno dall’esito delle elezioni che si terranno nell’estate prossima e dall’andamento delle riforme previste nel partenariato europeo. Tuttavia l’attuale clima politico è poco favorevole alle riforme e potrebbe incidere sui preparativi per le elezioni. Bosnia-Erzegovina: il Commissario ha ricordato la recente adozione di alcune misure nei confronti della repubblica serba di Bosnia per l’insufficiente collaborazione con il Tribunale penale internazionale e ha espresso l’auspicio che il governo della Bosnia-Erzegovina compia consistenti progressi in relazione alle 16 riforme indicate nello studio di fattibilità del novembre 2003. Se le questioni ancora in sospeso dovessero essere risolte entro i primi mesi del 2005, la Commissione potrebbe raccomandare al Consiglio l’apertura dei negoziati per l’accordo di stabilizzazione e associazione. Serbia e Montenegro: la Commissione sta preparando lo studio di fattibilità in vista degli eventuali negoziati per un accordo di stabilizzazione e associazione. Nel frattempo le autorità serbo-montenegrine sono state sollecitate a collaborare con il Tribunale penale internazionale e a sfruttare il “duplice approccio”, in modo da consentire alla Commissione di tener conto di questi progressi nello studio di fattibilità. Kosovo: la questione del Kosovo rimane una delle più difficili. A metà del 2005 sarà condotto un riesame dell’attuazione degli standard, che potrebbe portare all’apertura di discussioni sul futuro status politico del paese. I prossimi mesi sono decisivi per verificare l’impegno delle autorità del Kosovo a promuovere una società multietnica e il rispetto dello stato di diritto, e a collaborare pienamente con il Tribunale penale internazionale. La Commissione è favorevole al più ampio trasferimento possibile di competenze alle istituzioni provvisorie di autogoverno, anche in campo economico, ed è pronta a fornire la sua assistenza allo sviluppo delle capacità locali. Sono in corso discussioni con l’UNMIK per migliorare il funzionamento del quarto pilastro, finanziato dall’Unione europea. Infine
il Commissario ha accennato alla proposta di uno strumento di
preadesione unificato (IPA) come opportunità per razionalizzare e
semplificare l’assistenza comunitaria. Una novità importante sarà
la possibilità di utilizzare l’IPA non soltanto per i paesi
candidati, ma anche per i potenziali paesi candidati dei Balcani
occidentali. |