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Un ponte tra l'Europa e il Medio Oriente
di Elzbieta Cywiak

Costruire un ponte tra l’Europa e il Medio Oriente, liberarsi da idee preconcette e promuovere una migliore reciproca comprensione. Questo il dichiarato obiettivo di una recente visita  in Giordania, Israele e Autonomia Palestinese di piu’ di 150 parlamentari europei di 27 paesi, tra cui Norvegia e Svizzera, organizzata dal  Med-Bridge Strategic Center, fondato qualche mese fa da François Zimeray, europarlamentare francese del Partito Socialista.
Nell’ambito del progetto „A Moment for Peace” questa missione degli europarlamentari tra i quali erano i radicali Marco Pannella ed Emma Bonino, promotori dell’ ingresso di Israele nell’UE, aveva principalmente lo scopo di offrire un contributo per una migliore comprensione in Europa della complessità del conflitto israeliano-palestinese.
Il primo incontro ad Amman con il re giordano Abdullah  permise ai parlamentari europei di prendere conoscenza della difficile situazione in cui si trova il paese stretto ai confini orientali dalle sanguinose vicende post-belliche in Iraq, e ad  ovest dal conflitto israeliano-palestinese.
In considerazione di ciò la Giordania chiede agli europei un forte impegno per una accelerazione della democratizzazione in Iraq con il trasferimento del potere nelle mani degli iracheni e di adoperarsi per portare avanti il processo di pace israeliano-palestinese. Secondo Abdullah non vi sono alternative alla „road map”, il piano di pace promosso dal Quartetto (UE, ONU, Russia e Stati Uniti in primo piano),  e per questa ragione egli ha voluto sottolineare la necessità che gli europei sostengano il nuovo governo palestinese di Ahmed Qureia  (Abu Ala), ricordando che il precedente premier Mahmoud Abbas (Abu Mazen) cadde proprio a causa di mancanza di sostegno dalle due parti, israeliana e palestinese (da notare che a simili conclusioni sia giunto recentemente anche lo stato maggiore dell’esercito d’Israele). In definitiva il sovrano giordano ha esortato i parlamentari europei ad aiutare gli israeliani e i palestinesi per raggiungere  una riconciliazione simile a quelle che avvennero tra i paesi dell’Europa dopo la seconda guerra mondiale.
E il nodo della questione israeliano-palestinese divenne evidente appena la delegazione attraversò il ponte Allenby sul Giordano e cominciò il viaggio verso il Gerusalemme. Sorse infatti subito la  difficoltà di incontrare, come era previsto, il nuovo Premier palestinese Ahmed Qureia , il quale era disposto a ospitare la delegazione solo a Ramallah, sede del quartiere generale di Arafat. Così gli europarlamentari si sono sentiti costretti di rifiutare quel luogo d’incontro per non compromettere invece la possibilita’ di esssere ricevuti dal Capo del governo israeliano Ariel Sharon che è inamovibile nella sua richiesta agli ospiti stranieri di evitare i contatti con il Presidente palestinese durante le visite ufficiali in terra d’Israele. E come motivi del mancato incontro  furono indicati  i „sopraggiunti imprevisti impegni” del nuovo Premier palestinese, oltre che la divergenza su Ramallah come luogo d’incontro.
La delegazione degli eurodeputati è stata infine accolta  a Betlemme da un parlamentare palestinese, Salah Ta’amari il cui  compito è stato quello di sensibilizzare gli europei con i problemi vissuti dai palestinesi la cui drammaticità estrema in questo momento viene avvertita in relazione alla costruzione del muro di separazione tra Israele e la Cisgiordania. Di questa questione si fecero infatti  portavoce alcuni europarlamentari nei successivi colloqui con i più importanti dirigenti israeliani come il Primo ministro Ariel Sharon, il ministro degli esteri Silvan Shalom e il guardasigilli Tommy Lapid, leader del partito laico Shinui. Con quest’ultimo, soprattutto, gli eurodeputatii radicali trovarono una sintonia riguardo alla sua azione per una divisione nello Stato tra la sfera pubblica e quella religiosa.  Non poteva mancare ovviamente un incontro con il capo dell’opposizione, il leader laburista Shimon Peres il quale,   tra le prese di posizioni per alcuni aspetti distanti dalla  politica „implacabile”  del Primo ministro Sharon, ha assicurato i suoi interlocutori di appoggiare con calore  l’iniziativa per l’adesione d’Israele all’Unione Europea.
Da parte sua Sharon ha assicurato gli ospiti europei che Israele sarà pronto a riconoscere lo Stato palestinese nella terza fase della Road Map,  incline a discutere il problema degli insediamenti ebraici in terra palestinese , delle frontiere e delle zone di sicurezza. A suo dire vorrebbe anche mostrare misure di buona volontà verso la popolazione palestinese, purtroppo si è reso conto che ogni alleggerimento delle restrizioni ha portato ad un  drammatico aumento di attachi terroristici.  E anche se ha escluso pubblicamente il proposito di „uccidere Arafat”, ha aggiunto che „ogni telefonata fatta da un leader europeo al presidente palestinese  corrispondeva ad un intralcio al processo di pace , in quanto la sua strategia è la strategia del terrore”.
Secondo l’opinione del capo della diplomazia israeliana, Silvan Shalom, il fatto che la delegazione abbia deciso di evitare l’incontro con Arafat durante la visita in Medio Oriente rappresenta un passo avanti nel consolidamento dei legami tra Israele e l’UE. Ed anche se alcuni tra gli europarlamentari in visita in Israele sono stati critici verso il governo Sharon, la maggior parte di essi considera questo viaggio come una visita di solidarietà con Israele. Inoltre, in merito al recente sondaggio d’opinione dell’Eurobarometro, è stato osservato che gli israeliani dovrebbero fare di più per mostrare le terribili sofferenze delle vittime degli attacchi terroristici e per alleviare le restrizioni nella vita quotidiana dei palestinesi.  E soprattutto, oltre a porre l’accento sulla lotta al terrorismo, evidenziare il bisogno di  una soluzione per la pace e mantenerne viva la speranza. Tutto ció in termini di amicizia come si evince dalle parole di François Leotard, già ministro francese della Difesa, a chiusura della visita a Gerusalemme: ”L’Europa non vuole accusare Israele, ma essere sua amica e partner”.
Le basi che la delegazione del Parlamento europeo ha cominciato a gettare per un ponte ideale tra l’Europa e il Medio Oriente sono state rafforzate dai successivi incontri a Bruxelles del capo della diplomazia israeliana Silvan Shalom con il ministro degli esteri italiano Frattini presidente di turno del consiglio esteri dell’UE, e dalle visite in Israele del presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini, e a Roma del Primo ministro israeliano Ariel Sharon che considera gli italiani ”i migliori amici che abbiamo in Europa”, Sharon, inoltre, ritiene la visita in Israele del Vice presidente italiano, Gianfranco Fini, che è tra i protagonisti della Carta europea, utile a consolidare i vincoli di amicizia tra i due Paesi, perchè „oggi é tempo di guardare al futuro, non al passato”. Da parte sua il ministro Frattini, nei colloqui avuti a Roma con Sharon ha affermato che „l’UE è con Israele nella lotta al terrorismo e contro l’antisemitismo”.
Da segnalare infine che al ritorno dalla missione europarlamentare in Medio Oriente Emma Bonino ha proposto di elaborare un piano di pace vincolante nelle sue fasi, da sottoporre a referendum sia in Israele che nei territori palestinesi. Ciò per ovviare alla fragilità della Road Map in quanto sprovvista di meccanismi sanzionatori. Anche se il piano del Quartetto (USA, Russia, ONU e UE) sia stato di recente fatto proprio dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con una risoluzione unanime.

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