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Falliscono le trattative a conclusione del semestre a guida lussemburghese

 

Blair fa saltare l'intesa sul bilancio Ue 2007-2013
 

Chirac e Schroder puntano l’indice su Gran Bretagna e Olanda ed elogiano le posizioni dei nuovi paesi membri. Juncker: Ci sono due visioni dell’ Europa. Berlusconi minimizza: “C’è un anno di tempo per trovare un accordo”. Ripercussioni diplomatiche tra Lussemburgo e Londra
 

Bruxelles, 18 giugno 2005 – Non sono state sufficienti quindici ore fitte di negoziato per far raggiungere l’accordo sul bilancio comunitario 2007-2013. Blair è stato intransigente nel rifiutare un ritocco ai rimborsi che la Gran Bretagna ottiene per la propria agricoltura sin dal 1984 (5,3 miliardi di euro per quest’anno, ma in crescita), necessario per poter ridurre di alcune centinaia di milioni di euro il contributo che i nuovi paesi membri, più poveri della media, dovrebbero annualmente versare. Nel tentativo di far chiudere l’intesa, i paesi dell’est si sono detti disponibili a non insistere sulla richiesta di riduzione o disposti ad avere meno finanziamenti, in modo da destinare i fondi a parziale rimborso alla Gran Bretagna. Ma Blair non ha concesso alcuna possibilità di manovra: tutto o niente accordo.

Secondo fonti diplomatiche, anche Olanda col premier Balkenende e Svezia (chiedevano una riduzione del proprio contributo) e Spagna (vorrebbe mantenere integri i fondi di coesione, continuando a ricevere più di quello che versano) sarebbero state disponibili a trattare. Ma al premier lussemburghese Jean-Claude Juncker, presidente di turno dell’Ue, non è rimasto  che constatate l’impraticabilità di un accordo di fronte alla totale intransigenza della Gran Bretagna, decisa a mantenere privilegi considerati anacronistici da quasi tutti i partner europei e difficili da sostenere dopo l’allargamento a venticinque. Ora la conduzione delle trattative passa al prossimo semestre, che sarà a guida inglese.

All’una di notte, nella conferenza stampa finale, Juncker ha annunciato il mancato raggiungimento dell’accordo. E’ stato duro, senza far nomi: “Ho provato vergogna quando i nuovi Paesi membri hanno rinunciato a una parte delle loro esigenze finanziarie nell’interesse generale”. Il presidente lussemburghese ha fatto anche una considerazione: “Ci sono due idee a confronto, quella di coloro che vogliono l’Ue solo come mercato unico, anche se di alto livello, e quella di coloro che la vogliono integrata politicamente”.

E il presidente francese Jacques Chirac: “E’ stato un momento impressionante di fronte all’egoismo di due o tre paesi ricchi”. Più esplicito il cancelliere tedesco Gerhard Schroder, che ha definito “toccante” la posizione dei nuovi arrivati e “un po’  vergognoso che tutti i nuovi Stati membri abbiano detto ai signori Balkenende e Blair: se il vostro è un problema finanziario, noi siano pronti a fare sacrifici”.

Il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi minimizza: “Nessun dramma, c’è un anno di tempo per trovare un accordo. L’Europa continua a funzionare e continua ad esistere. Dal Consiglio europeo non escono né vinti né vincitori”. Berlusconi ha precisato che per far raggiungere un’intesa, nonostante qualche sacrificio, l’Italia era pronta a fare la sua parte “ma il veto di quattro Stati ha fatto saltare la mediazione”. Il presidente del Consiglio ha sottolineato: “L’ Ue deve guardare al futuro: le risorse destinate all’ agricoltura sono eccessive, bisogna puntare di più all’istruzione, alla ricerca, all’innovazione e allo sviluppo”

Giovedì prossimo Blair esporrà al Parlamento europeo il programma del turno britannico, mentre si profila un inedito strascico diplomatico, con Juncker che annuncia: “Il 23 giugno è la festa nazionale del Lussemburgo e non sarò all’ illustrazione del programma della nuova presidenza”. Intanto, guidati dalla Polonia, i dieci nuovi membri non si rassegnano al fallimento del vertice e invitano a riaprire i negoziati al più presto possibile.

Conclusioni della Presidenza del Consiglio europeo    (file in pdf - 190 kb)

 

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