Roma, 12
luglio - “Che l’Unione europea stia attraversando un momento
difficile è fuori dubbio. E a renderlo più sottolineato contribuisce
la progressiva ampiezza e risonanza delle informazioni che,
viceversa, non sono ancora adeguatamente sensibilizzate per dar
reciproca conoscenza ai cittadini dei venticinque Paesi membri”. E’
questa la considerazione iniziale dell’editoriale del mensile
“30Giorni”, attualmente in edicola, a firma del suo direttore Giulio
Andreotti.
“In
cima alle constatazioni pessimistiche – continua Andreotti -sono
logicamente i risultati negativi dei due referendum (Francia e
Olanda) con i quali la maggioranza delle rispettive popolazioni ha
respinto la Costituzione europea. Si è voluto sottolineare, con
gratuita estensione, che quando i cittadini scelgono direttamente,
sarebbero più incisivi rispetto alla mediazione parlamentare. Il che
è tutto da dimostrare”.
Per rendersi conto della crisi in corso, secondo Andreotti occorre
considerare “anche le riserve e persino le contrarietà” esistenti
nell’ambito dei Paesi favorevoli alla ratifica: “Mi riferisco non
solo al numero – limitato – di voti contrari, ma alle ampie riserve
e suggerimenti di revisione nell’ambito dei votanti a favore,
compresa l’Italia. Infatti, accanto alle posizioni della Lega Nord e
di Rifondazione, vi è stata un’ampia serie di ordini del giorno, non
respinti, uno anzi (della maggioranza governativa) accettato dal
governo, con l’impegno a rivedere, riconsiderare, confrontarsi di
nuovo”.
Andreotti, che
crede indispensabile una revisione del testo costituzionale, é per
l’enunciazione di “linee credibili e di respiro evolutivo, anche a
piccoli passi”. E aggiunge: “E’ vero. Si è creato un ministro degli
Esteri dell’ Unione, ma è il ventiseiesimo ministro degli Esteri! E’
proprio impossibile, magari ratealmente, prevedere alla fine del
percorso una sola diplomazia?”. Un altro punto delicato lo individua
nell’aspetto militare “con l’attuale coesistenza a confini poco
netti tra l’Unione e la Nato”. Andreotti non vuole dare spazio a
pessimismo ed ottimismo più di tanto e considera necessaria una
pausa di riflessione “senza ammainare bandiere o esasperare gli
aspetti critici”.
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