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E' nata a Bruxelles la
Costituzione europea
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BRUXELLES - 18 giugno 2004 - E' stata una gestazione faticosa, ma l'Europa ha finalmente la sua Costituzione e apre così un nuovo capitolo della sua storia. Sul filo del rasoio e con il cuore in gola, i 25 sono riusciti a trovare in tarda serata l'accordo definitivo sulla Magna Charta che consente loro di metter fuori la testa dal tunnel buio in cui erano precipitati dopo le elezioni di domenica scorsa e, soprattutto, di gettare basi solide e importanti per rilanciare l'Europa e dare uno slancio nuovo al cammino comunitario. Venerdì 18 giugno 2004 è perciò destinato a restare un giorno storico per il vecchio continente che, un mese e mezzo dopo l'allargamento a 25 Stati, ha varato il trattato costituzionale dell'Europa del nuovo millennio. Dopo il
fallimento di sei mesi fa, i 25 hanno avuto il colpo di reni
necessario per raggiungere un obiettivo necessario e fondamentale
per la strada futura e per il quale hanno lavorato a lungo, tra
momenti di speranza ed altri di sconforto. Quella che ha chiuso ieri il vertice Ue è stata una giornata tesa e difficile, segnata da divisioni e scontri. Contrariamente alle attese sollevate dall'ottimismo emerso giovedì la situazione si era andata complicando. E' accaduto che l'estenuante serie di incontri bilaterali alla ricerca del successore di Romano Prodi aveva fatto riemergere spaccature e divisioni tra blocchi, tanto da rallentare e complicare le trattative in sede di Conferenza intergovernativa. A sorpresa, proprio i rappresentanti dei piccoli paesi hanno rappresentato l'ostacolo più difficile da superare sulla via di un accordo. Chi si aspettava un remake dei vertici falliti in passato per la strenua opposizione di Polonia e Spagna ad un sistema di voto a maggioranza qualificata diverso da quello di Nizza, si è trovato di fronte ad una fronda di tredici piccoli ma agguerriti paesi - capeggiati dalla Repubblica Ceca - che hanno messo alle strette la presidenza e irritato non poco i grandi Stati. Ad accrescere le difficoltà della “rivolta dei piccoli” si è aggiunto il capitolo della governance economica, riaperto dalla richiesta di Italia, Germania e Francia di ridurre i poteri della Commissione europea in materia di sorveglianza anti-deficit. Una serie di aggiustamenti del testo in direzione delle richieste dei piccoli e un delicato meccanismo di compromesso sulla governance economica, hanno permesso di superare gli ostacoli maggiori. La conferma ufficiale della nascita della Costituzione Ue è così arrivata poco dopo le 22, salutata dall'applauso dei leader Ue al premier irlandese Bertie Ahern, che ha definito la Costituzione ''una pietra miliare fondamentale nella storia dell'Europa''. Le
celebrazioni e i commenti soddisfatti non sono mancati. Da quello
del presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, quasi commosso
per la ''bella Costituzione'' che rappresenta ''un sogno diventato
realtà'', a quelli dei tre big dell'Ue che hanno usato toni quasi
identici: ''credo sia una buona Costituzione per l'Europa e per la
Francia'', ha commentato il presidente francese Jacques Chirac. Gli
ha fatto eco il premier britannico Tony Blair per il quale il
Trattato costituisce ''un successo per la Gran Bretagna e un
successo per l'Europa''. Il cancelliere tedesco, Gerhard Schroeder,
l'ha definita ''una decisione veramente storica''. ''E' la
Costituzione che auspicavamo. E' quella di cui l'Europa ha bisogno'',
è stato il commento di Valery Giscard d'Estaing, presidente della
Convenzione che ha redatto la bozza costituzionale; dopo aver
ringraziato il Consiglio europeo per aver ''mantenuto l'essenziale
del progetto presentato dalla Convenzione'', l'ex presidente
francese ha elogiato ''la tenacia e la determinazione'' del primo
ministro irlandese Bertie Ahern. Grande soddisfazione anche da parte
del presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, secondo il
quale la Costituzione è ''un fondamento solido dell'Europa del
futuro''. ''La firma della Costituzione -ha aggiunto- è da
iscrivere nella storia''. Il premier ha quindi sottolineato che il
risultato si deve ''in gran parte'' al lavoro fatto durante il
semestre di presidenza italiana. |