Latte, la storia infinita
Da settimane la crisi del settore
lattiero-caseario è tra gli
argomenti di maggior interesse a
livello europeo. La Commissione
europea è nell'occhio del ciclone e
molte manifestazioni si svolgono in
diverse regioni e città d'Europa. I
produttori di latte non si sentono
abbastanza tutelati in un momento di
crisi dei prezzi che si inserisce
nel quadro a tinte ancora fosche
della crisi economica generale.
Gli sforzi della Commissione per
garantire un futuro al settore sono
importanti e continui nel tempo,
almeno dal 2003, l'epoca delle
riforme della PAC, che ambiscono ad
accrescere la competitività dei
produttori, che devono essere pronti
ad affrontare le sfide che il
settore ha di fronte, garantendo i
profitti.
Una cosa è certa: la situazione
non è facile e soluzioni facili non
esistono. Nessuno è in grado di
trovarne senza che si facciano degli
sforzi. Questo punto, che
caratterizza in realtà l'intera
storia della politica agricola
comune da qualche decennio ormai, va
sempre chiarito senza esitazioni
quando si trattano certi argomenti.
Nessuno vuole togliere di mezzo una
filiera e i suoi operatori, anzi: la
difficoltà sta nel superare una
situazione di mercato obiettivamente
difficile, eventualmente eliminando
gli errori del passato (vedi quote
latte mal negoziate da alcuni, nella
fattispecie l'Italia).
Non si possono gettare alle
ortiche vent'anni di sforzi di
riforme, come detto richieste dalle
circostanze e non sognate per il
piacere di far male a qualcuno, solo
per rispondere a slogan demagogici,
argomentazioni confuse e azioni
radicali. Buttare nei campi milioni
di litri di latte non fa bene a
nessuno, né dentro i confini
europei, né fuori.
Non si deve eliminare in un colpo
quanto fatto. Il sistema delle quote
non riesce più a mantenere i prezzi
alti e stabili, e impedisce
l'entrata nel mercato di imprese
nuove e giovani. Malgrado l'aumento
delle quote dal 2008, la produzione
di latte è rimasta stabile. Questo
dimostra che la discesa dei prezzi
non ha nulla a che fare con il
sistema delle quote: essa è dovuta
alla diminuzione della domanda
legata alla crisi.
Allora cosa fare? Quest'anno si
spendono più di 600 milioni di euro
per sostenere il mercato. I
produttori del settore sono il solo
gruppo che riceve pagamenti diretti
dall'UE. Questo significa qualcosa,
e ognuno è capace di giudicare.
Inoltre, quest'anno è stato
anticipato di sei settimane il 70%
dei pagamenti diretti, per favorire
la disponibilità di cassa. Lunedì la
Commissaria all'agricoltura Fischer
Boel ha proposto altri 280 milioni
di euro per i produttori, e altri
4,2 miliardi sono previsti da tempo
dalle misure anti-crisi, tra le
altre cose per la ristrutturazione
del settore. E così via, la lista
delle misure è lunga e si aggiunge
alle disponibilità previste dai
programmi regionali di sviluppo
rurale, alle misure promozionali,
nelle scuole per esempio, eccetera
eccetera.
La questione del latte è tra le
più complicate che deve gestire in
questo periodo l'Unione europea. È
anche sintomatica di una serie di
problemi che non erano stati
affrontati nel passato con le
soluzioni giuste e, nella difficile
congiuntura di oggi e in un mercato
mondiale comunque diverso da quello
del dopoguerra, quando la PAC venne
definita, risultano ancora più
complessi. Servono, come sempre,
razionalità e serietà.
Matteo Fornara
Rappresentanza a Milano