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Buon compleanno, Europa !

di Marcello Palumbo

 

La firma dei Trattati di Roma nella Sala degli Orazi e Curiazi,
in Campidoglio, il 25 marzo 1957.

Dal 1° gennaio l’Unione Europea, con l’ammissione dei due nuovi membri, la Romania e la Bulgaria, estende i suoi confini fino all’arco carpatico e al Mar Nero. La sua dimensione territoriale cresce complessivamente di 368.500 kmq. fino a raggiungere i 3.970.500 kmq., mentre la sua popolazione aumenta di 30.300.000 abitanti passando così a 483.100.000 anime. Che dire dunque di un’Europa Unita che nel 2007 festeggia il 50° anniversario della nascita? A ragione gli storici fanno risalire l’inizio della grande impresa all’appello di Robert Schuman del 9 maggio 1950 e all’istituzione, nel 1951-‘52, della Comunità del Carbone e dell’Acciaio, che ebbero la funzione di nave rompighiaccio destinata a frantumare la spessa crosta di diffidenza tra gli Stati della Piccola Europa, e soprattutto tra le due grandi antagoniste, la Francia e la Germania. Ma furono i Trattati della Comunità Economica Europea e dell’Euratom, firmati a Roma il 25 marzo 1957, il vero passo decisivo che permise la creazione di un organismo europeo unitario e non più settoriale come il Pool carbosiderurgico. Erano i tempi in cui un “sessantottino” in anticipo non avrebbe potuto negare che la fantasia fosse al potere. Tra le Cancellerie della Piccola Europa i progetti sfrecciavano come palle da tennis. Dopo la messa in comune delle risorse carbonifere e siderurgiche seguirono, nel giro di pochi mesi, le proposte che miravano a costruire, pezzo per pezzo, quasi si trattasse di un gioco al meccano,  i vari comparti dell’Unione: il Pool dei trasporti, quello dell’agricoltura, dei servizi postali o d’altra natura, e soprattutto la CED, la Comunità di difesa, che includeva il germoglio di un forte legame federale tra i Paesi membri, e che fu affossata dalla stessa Francia la quale, con Pleven, se ne era fatta promotrice. Erano all’opera i padri fondatori, ma non tutti poiché Schuman aveva abbandonato la vita politica e De Gasperi era deceduto nel 1954. Dei tre grandi statisti cattolici, a proposito della cui comunanza di fede il presidente francese Auriol aveva coniato l’ironica battuta: “trois calottes, une tonsure”, rimaneva in piedi sulla scena politica soltanto il cancelliere Conrad Adenauer, che fu presente al tavolo della firma dei Trattati in Campidoglio, insieme col francese Pineau, gli italiani Segni e Gaetano Martino, il belga Spaak, il lussemburghese  Bech  e l’olandese Luns.

 Il logo vincitore del concorso per il 50° anniversario dei Trattati di Roma, disegnato dallo studente polacco  Szymon Skrzypezak

L’immagine di quell’evento resta consegnata all’iconografia della storia accanto alle vecchie raffigurazioni della convenzione di Filadelfia o del congresso di Vienna. Ma nulla di tutto ciò che ricordiamo sarebbe potuto avvenire senza l’apporto dei grandi ispiratori, tra i quali emergono le figure di Luigi Einaudi, Jean Monnet, Altiero Spinelli (di cui il 31 agosto 2007 si celebra il centenario della nascita), uno degli estensori, insieme con Ernesto Rossi e Eugenio Colorni del Manifesto di Ventotene, e senza il contributo degli antesignani dell’idea europea quali Aristide Briand, Coudenhove-Kalergi, Otto d’Asburgo, l’ultimo virgulto (novantenne) della già regnante casa, che nei giorni scorsi circolava per le strade di Roma a lui tanto care. Fu l’olandese Wyllen Beyen uno dei primi uomini di governo a considerare superato il metodo di integrazione a scaglie.  “Per rafforzare il sentimento  di unità europea - egli sostenne - è essenziale un’organizzazione idonea a seguire gli interessi generali, con un organo esecutivo, responsabile davanti a un Parlamento sovranazionale”. In quell’epoca l’Italia giocò tutta intera la sua parte. Al prestigio politico corrispondeva la solidità economica, con la lira che nel 1959 avrebbe ottenuto l’Oscar delle monete virtuose conferito dal “Financial Times”. Dopo la caduta della Comunità di Difesa, nel 1954, Gaetano Martino riuscì, soprattutto con l’appoggio di Spaak, a convocare due conferenze: a Messina nel ’55, e a Venezia nel ’56, che portarono alla posa della prima pietra, in Roma, dell’edificio europeo. Il quale è un po’ come la Sagrada Familla di Gaudì, lo stupefacente tempio che dal 1882 si va costruendo a Barcellona, e i cui lavori non si sa quando finiranno.

 (da “Parioli Pocket” del 1° gennaio 2007)

 

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