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Newsletter n°
115 , 16 ottobre 2009
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L’ascesa del G20 ha riportato alla ribalta il tema della
rappresentanza unica europea nel Fondo monetario
internazionale e nella Banca mondiale. Elena Sciso
sottolinea i vantaggi che gli europei trarrebbero da questa
scelta e avanza alcune proposte al riguardo.
Mentre crescono le pressioni sull’euroscettico presidente ceco
Vaclav Klaus perché firmi il Trattato di Lisbona, consentendone
l’entrata in vigore, nelle capitali europee acquista forza la
candidatura di Tony Blair per la nuova carica di Presidente
stabile del Consiglio europeo. Ma l’ex primo ministro
britannico, si domanda Giampiero Gramaglia, ha i
requisiti giusti per ricoprire un incarico così rilevante per il
futuro dell’Ue?
Il recente attentato terroristico di Milano, sostiene
Ludovico Carlino, conferma che la principale minaccia per
l'Italia e per l’Europa può provenire soprattutto da individui o
gruppi la cui adesione al terrorismo di matrice jihadista matura
non fuori, ma all'interno dei singoli paesi europei.
Due nuovi interventi nel dibattito promosso da
AffarInternazionali sul ruolo internazionale dell’Italia:
secondo Federiga Bindi, occorre individuare con
precisione le priorità della politica estera, creando le
necessarie alleanze, ma servono anche iniziative ad hoc per
migliorare l’immagine del nostro paese all’estero; Emilio
Ciarlo auspica invece una politica estera meno condizionata
dagli interessi economici e che sappia ritrovare un’ispirazione
ideale.
A più di un anno dal ritiro della missione delle Nazioni Unite
dal confine tra Eritrea e Etiopia, i rapporti tra i due
paesi rimangono molto tesi. Presentando i risultati di un
recente studio, Gabriella Venturini sottolinea come
alcuni errori di valutazione possano tornare ad infuocare la
situazione nell’area.
Eva Pfoestl recensisce il libro di Antonio Armellini
L'elefante ha messo le ali. L'India del XXI secolo
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Una voce unica dell’Europa nel
Fondo monetario internazionale - Elena Sciso
Il recente vertice del G20 di Pittsburgh ha segnato formalmente,
quantomeno nelle dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti,
il passaggio dall’era del G8 – gruppo informale delle principali
potenze economiche, sorto negli anni ’70 su iniziativa degli
Stati Uniti per fronteggiare una crisi del Fondo monetario
internazionale (Fmi) – a quella del G20, una formula inaugurata
a Berlino nel 1999, che riunisce accanto ai membri del G8
ulteriori 11 Stati dei vari continenti (Brasile, India, Cina,
Messico, Argentina, Corea del Sud, Indonesia, Arabia Saudita,
Turchia, Australia, Sud Africa) e l’Ue. ..
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È davvero il momento di Tony
Blair? - Giampiero Gramaglia
“Tieni duro, Vaclav!”: l’incitamento al presidente della
Repubblica ceca Vaclav Klaus, euroscettico convinto, potrebbe
paradossalmente divenire il nuovo slogan degli euroentusiasti.
Se Klaus dovesse infatti superare le sue esitazioni e firmare la
ratifica del Trattato di Lisbona - consentendone così l’entrata
in vigore - all’Unione europea verrebbe a mancare ogni alibi:
ciò renderebbe drammaticamente palese la mancanza di volontà di
dare nuovo impulso al processo di integrazione. Se Klaus,
invece, non firmasse, qualcuno afferma che la crisi che ne
conseguirebbe potrebbe causare scossoni magari anche salutari
per l'Ue, innescando ‘scatti in avanti’ dei paesi che
storicamente hanno guidato il progetto europeo. ..
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L’attentato di Milano e il
jihadismo in Italia - Ludovico Carlino
Il 12 ottobre Mohammed Game, ingegnere libico di 35 anni
immigrato da tempo in Italia, ha fatto esplodere due chili di
nitrato mentre tentava di entrare nella caserma Santa Barbara di
Milano. Game avrebbe agito con l'ausilio di due complici, ma le
prime informazioni sull'attentato hanno fatto pensare ad una
caso isolato, perpetrato da individui senza contatti concreti
con le reti del terrorismo islamista, ma intenzionati a
solidarizzare con esso. Il capoluogo milanese è stato tuttavia
un crocevia del terrorismo internazionale sin dagli anni '90,
una base logistica per cellule transnazionali operanti in Europa
che hanno collaborato attivamente per portare il jihad nel
vecchio continente. ..
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La politica estera italiana tra
sostanza e apparenza - Federiga Bindi
L’interessante dibattito promosso da AffarInternazionali sul
ruolo dell’Italia nelle relazioni internazionali suscita tre
domande: perché l’immagine della politica estera italiana è così
insoddisfacente, nonostante il ruolo che il paese svolge sia
positivo e generalmente riconosciuto come tale dai partner? Il
“declino dell’Italia” non deve piuttosto essere visto nel quadro
di un più generale declino dell’Europa? L’Italia è una grande o
una media potenza? ..
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Per una politica estera meno
provinciale - Emilio Ciarlo
Capita sempre più spesso di leggere, sulle pagine dei quotidiani
nazionali, interventi sul rischio di una perdita di status
dell’Italia sulla scena internazionale, e sulle carte che il
paese deve giocarsi per conservare un ruolo politico
significativo. Gli autorevoli interventi apparsi su questa
rivista costituiscono un importante contributo al riguardo e uno
stimolo a ulteriori considerazioni sull’evoluzione della
politica estera italiana negli ultimi anni. Nella lunga stagione
avviata con il primo Governo Berlusconi del 1994, vanno distinte
due fasi. ..
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Se tra Etiopia e Eritrea non
scoppia la pace - Gabriella Venturini
A più di un anno dal ritiro della missione delle Nazioni Unite
dispiegata lungo il confine tra Eritrea e Etiopia, i rapporti
tra i due paesi rimangono molto difficili. La recente
emanazione, il 17 agosto scorso, di due lodi arbitrali
definitivi sulla riparazione dei danni causati nel corso della
guerra del 1998-2000, potrebbe tornare ad incendiare la
situazione. I lodi sono stati emanati dalla Eritrea-Ethiopia
Claims Commission, istituita dall’accordo di pace del 2000
insieme con la Commissione confinaria. ..
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