Lisbona, 17 ottobre 2007 - Dalla Polonia all'Italia, dall'Austria
alla Gran Bretagna, l'ottimismo del presidente della Commissione
europea, Barroso, sull'accordo che dovrebbe raggiungersi al vertice
europeo di Lisbona sul nuovo Trattato, incontra quattro principali
ostacoli.
Varsavia si oppone al nuovo sistema di voto e chiede l'introduzione
del compromesso di Ioannina, in modo da assicurare la possibilità
agli Stati messi in minoranza di congelare temporaneamente una
decisione. Secondo Bruno Reis dell'Istituto di studi strategici
internazionali di Lisbona, resta da sapere se la Polonia, che ha un
forte movimento nazionalista e vuole apparire come il difensore dei
suoi interessi interni - soprattutto ora che stanno per aprirsi le
urne delle elezioni politiche - considera questi punti come
dettagli. Oppure se, di fronte a un no, deciderà di bloccare la
firma del Trattato.
Roma è infastidita dalla riduzione dei seggi al Parlamento europeo:
con la recente risoluzione dell’Europarlamento, l'Italia perde
infatti la parità storica rispetto a Francia e Gran Bretagna.
Barroso si dice convinto che Romano Prodi non bloccherà per questo
il Trattato. Il presidente del Consiglio italiano è nettamente
contrario, ma ha detto anche che non si tratta di un veto.
Sono gli studenti stranieri nelle università a suscitare i dubbi di
Vienna, che vorrebbe poter mantenere le quote per limitare gli
afflussi nonostante il parere contrario della Corte europea di
Giustizia.
Infine Londra ha dichiarato che non accetterà un trattato europeo
che non mantenga le cosiddette "linee rosse", cioè deroghe in
materia di giustizia e sicurezza sociale. Ma potrebbe porre più
avanti problemi nella fase di ratifica: "Per il Regno Unito -
sostiene l'esperto portoghese - non ci dovrebbero essere problemi
nei negoziati, ma sulla questione della ratifica". Il premier
britannico Gordon Brown è contrario al referendum, ma potrebbe
essere costretto ad accettarlo sotto le pressioni degli euroscettici.
Barroso vuole un accordo politico e afferma: “Vietato fallire”
Il presidente della Commissione europea José Manuel Durao Barroso
vuole l'accordo sul Trattato e alla vigilia del vertice di Lisbona
afferma che la parola d’ordine è “Vietato fallire”.
Barroso vuole arrivare a un ''accordo politico'' sul Trattato uscito
dalla Cig, la Conferenza intergovernativa, per sottoporre un testo
definitivo al Consiglio di dicembre.
Nel corso dell’ incontro con la stampa a Bruxelles, prima di partire
per il Portogallo, Barroso ha spronato i paesi membri: "Abbiamo
passato sei anni a discutere l'architettura istituzionale. Adesso è
ora di fare un passo avanti. Abbiamo un ottimo accordo sul tavolo. E
credo che sia il miglior compromesso possibile. Faccio appello a
tutti i capi di stato e di governo affinché rispettino gli impegni
presi in giugno. Non ci sono ragioni, non ci sono scuse per non
essere d'accordo anche a Lisbona".
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