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Denuncia di Rebiya Kadeer leader in esilio dell’etnia musulmana

Cina, diecimila uiguri spariti in una notte

 

Tokio, 29 luglio 2009 - Circa 10mila uiguri coinvolti nella sanguinosa rivolta nello Xinjiang, la regione nord-occidentale della Cina, risultano scomparsi, e occorre un'inchiesta internazionale sugli episodi di violenza: lo ha detto nel corso di una conferenza stampa tenuta a Tokio, Rebiya Kadeer, nota attivista uigura che vive da tempo in esilio.

Nelle violenze etniche dello Xinjiang del 5 luglio scorso, le più gravi da decenni, gruppi di uiguri aggredirono cinesi di etnia han nel capoluogo di regione Urumqi dopo che la polizia aveva cercato di porre fine a una protesta contro gli attacchi ai danni di lavoratori uiguri in una fabbrica del sud della Cina. Pochi giorni dopo, gruppi di han compirono attacchi di rappresaglia.
Il bilancio ufficiale delle vittime è di 192 morti, in gran parte han, l'etnia dominante tra il miliardo e 300 milioni di abitanti della Cina. Le altre vittime erano in grandissima parte uiguri, una popolazione di religione musulmana nativa dello Xinjiang e legata culturalmente all'Asia centrale e alla Turchia.

Rebiya Kadeer - che respinge le accusa di parte cinese di aver istigato la rivolta - ha detto di non credere ai dati ufficiali e ha affermato che molte vittime uigure non sono state considerate nei conteggi. “Le quasi 10 mila persone che parteciparono alla protesta sono sparite da Urumqi in una notte” ha aggiunto chiedendosi: “Se sono morte, dove sono i loro corpi? Se sono arrestate, dove si trovano?”. Pertanto ha lanciato un appello alla comunità internazionale per inviare una commissione indipendente d'inchiesta sul luogo della rivolta per accertare nei dettagli cosa à accaduto realmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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