Yangon, 27 settembre 2007 – Sono nove le persone uccise durante le
manifestazioni contro il regime birmano. Le vittime sono otto
dimostranti e un cameraman di una agenzia giornalistica giapponese.
La tv birmana parla anche di 11 manifestanti e 31 agenti feriti.
Anche oggi la polizia ha caricato i manifestanti, diverse migliaia,
che urlavano slogan contro la giunta militare. Di fronte alle misure
estreme minacciate dalla polizia “via dalle strade o si spara a
vista” i manifestanti, che erano raccolti intorno alla pagoda di
Sule si sono dispersi. E’ stato qui che il cameraman mentre filmava
i soldati che sparavano per disperdere un corteo è stato raggiunto
da un proiettile.
Diverse centinaia di monaci buddisti sono stati arrestati durante
irruzioni notturne nei monasteri setacciati dalla polizia in cerca
dei monaci più giovani, che animano la protesta. Inoltre, i militari
hanno controllato un hotel della città alla ricerca di giornalisti
stranieri entrati nel Paese con visto turistico. Due dirigenti della
Lega nazionale per la democrazia, primo partito di opposizione sono
stati arrestati. E si teme per il il loro leader, la signora Aung
San Suu Kyi, forse ancora agli arresti domiciliari, oppure in
carcere. Le proteste contro il regime dell'ex Birmania si susseguono
da una decina di giorni, non solo a Yangon, ma anche in altre
località.
La Cina reagisce per la prima volta alla crisi in Myanmar, invita il
regime alla moderazione, ma si oppone alle sanzioni. I cinesi sono i
più importanti partner commerciali dell'ex Birmania, con un volume
di scambi che raggiunge l'equivalente di 780 milioni di euro e sono
dunque vicini influenti e ascoltati a Yangon. Quello che la Cina
vede come il fumo negli occhi è l'eventuale estendersi di una
situazione di instabilità alle porte di casa. Al riguardo Da qui
l'intervento all'Onu della portavoce del ministero degli esteri
cinese Jiang You, intervenuta all’Onu, dice che “come paese
confinante, la Cina è estremamente preoccupata per quel che accade
in Myanmar. Auspichiamo che tutte le parti facciano prova di
moderazione per non aggravare ancora di più il problema. In modo da
non mettere alla prova la stabilità del Myanmar o addirittura la
pace e la stabilità dell'intera regione".
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