Ankara, 10 ottobre 2007 - La volontà di tornare alle misure forti
contro i separatisti curdi fa salire la tensione alla frontiera
turco-irachena. Dopo l'uccisione di 15 soldati di Ankara il governo
turco minaccia un intervento militare in Iraq, una pratica comune
negli Anni Novanta.
Ma la Turchia non è riuscita ad ottenere questo diritto dagli
accordi di cooperazione conclusi a fine settembre tra i ministri
degli interni dei due Paesi. L'esercito non può inseguire i ribelli
fino in Iraq. I turchi hanno chiesto attraverso numerose
manifestazioni spontanee una risposta intransigente delle autorità.
Ma un intervento in Iraq è quello che gli Stati Uniti vogliono
evitare: temono che possa destabilizzare le relazioni tra i due
principali alleati nella regione.
Nel 1984 tra il partito dei lavoratori del Kurdistan, il PKK, e
l'esercito turco inizia una guerra strisciante con sussulti violenti
assestati da attacchi terroristici curdi e dalla dura repressione
dei militari.
I curdi del PKK vogliono il riconoscimento del popolo curdo e
l'indipendenza del Kurdistan turco. I curdi sono 20 milioni in
Turchia, 7 in Iran, 6 in Iraq e 2 milioni in Siria. Un popolo diviso
geograficamente che non ha gli stessi diritti ovunque e non ha gli
stessi obiettivi. Il Kurdistan iracheno gode di ampia autonomia e si
ritrova ad essere la regione più stabile dell'Iraq. Sebbene non
consideri i membri del Pkk terroristi, ha sempre cercato di
mantenere le distanze per evitare di diventare bersaglio
dell'esercito turco.
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