Stop del Papa ai lefebvriani |
Città del Vaticano, 8 luglio 2009 - Senza un chiarimento definitivo sulle questioni dottrinali la Fraternità di San Pio X “non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero”. Lo stop del Papa ai lefebvriani arriva con il motu proprio “Ecclesiae Unitatem” nel quale Benedetto XVI pone la Pontificia commissione Ecclesia Dei, incaricata di ricucire lo strappo con i lefebvriani sotto la Congregazione per la dottrina della fede e chiama a presiederla il prefetto della dottrina per la fede cardinal William Levada. “Come ho spiegato nella lettera ai vescovi cattolici del 10 marzo scorso - scrive il Papa - la remissione della scomunica è stata un provvedimento nell'ambito della disciplina ecclesiastica per liberare le persone dal peso di coscienza rappresentato dalla censura più grave. Ma le questioni dottrinali - spiega ancora Ratzinger - ovviamente, rimangono e, finché non saranno chiarite, la Fraternità non ha uno statuto canonico nella Chiesa e i suoi ministri non possono esercitare in modo legittimo alcun ministero”. “Proprio perché i problemi che devono ora essere trattati con la Fraternità - spiega ancora il Pontefice - sono di natura essenzialmente dottrinale, ho deciso, a 21 anni dal motu proprio Ecclesia Dei, e conformemente a quanto mi ero riservato di fare, di ripensare la struttura della Commissione Ecclesia Dei, collegandola in modo stretto con la Congregazione per la dottrina della fede”. Quanto alla messa in latino il Pontefice ricorda di averla concessa proprio per favorire l'unità fra le varie componenti della Chiesa.
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