Roma, 6
ottobre 2007 - Mentre l'Europa si prepara ad adottare un nuovo
Trattato, risultato della conferenza intergovernativa che si
concluderà a Lisbona dal 15 al 18 ottobre, 50 illustri personalità
di vari paesi dell’Ue hanno costituito il Centro studi europeo per
le relazioni con l’estero (European Council on Foreign Relations -
ECFR) con sedi operative a Berlino, Londra, Madrid, Parigi, Sofia
(prossimamente anche a Roma e Varsavia) con l'obiettivo di
promuovere una politica estera europea più coerente e incisiva. Con
queste 7 antenne il Centro coprirà un'area geografica abitata da
circa il 70 per cento della popolazione dell'Ue. L'ECFR riceve
attualmente fondi da FRIDE (Fundación para las Relaciones
Internacionales y el Diálogo Exterior); Sigrid Rausing; Fondazione
Communitas e Soros Foundations Network.
Il Centro è stato fondato da numerose personalità di spicco, fra cui
ex primi ministri, presidenti e commissari; ministri e parlamentari
in carica; noti intellettuali ed esponenti della cultura provenienti
dai vari stati membri e paesi candidati all'adesione, come Martti
Ahtisaari, Giuliano Amato, Emma Bonino, Jean-Luc Dehaene, Joschka
Fischer, Timothy Garton Ash, Bronislaw Geremek, Mart Laar, Chris
Patten, Dominique Strauss-Kahn, il musicista Brian Eno, l'architetto
Rem Koolhaas, la scrittrice Elif Shafak ed il filantropo George
Soros.
I membri fondatori - si afferma in una nota - aspirano a far uscire
l'Unione europea dalla sua fase di introspezione, acuitasi dopo il
"no" di Francia e Olanda alla Costituzione europea, al fine di far
fronte alle sue responsabilità internazionali. Insieme hanno
sottoscritto una Dichiarazione di principi che fa appello ai Capi di
Stato e di governo dell'Ue affinché sviluppino una politica estera
europea più coerente e incisiva in grado di affrontare un numero
sempre maggiore di sfide globali, fra cui il cambiamento climatico,
la lotta contro la povertà, la proliferazione delle armi nucleari e
l'accentuarsi di estremismi violenti.
Altri punti del documento invitano gli stati membri ad agire in modo
più strategico all'interno delle istituzioni multilaterali come
l'Onu, la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e
l'Organizzazione mondiale del commercio al fine di aumentare la
forza collettiva dell'Unione; si raccomanda anche di onorare gli
impegni presi con la Turchia e i paesi dei Balcani occidentali circa
la possibilità di entrare nell'Ue al fine di incoraggiarne lo
sviluppo politico, economico e sociale; si auspica inoltre la
promozione di incentivi, tra cui la facilitazione dei visti e
l'accesso ai mercati per i paesi immediatamente confinanti con
l'Unione in modo da ancorarli saldamente alla sfera d'influenza
comunitaria.
L’appello invita altresì i paesi dell’Ue affinché vincolino
decisioni strategiche sulle politiche europee del commercio estero e
cooperazione allo sviluppo a riforme politiche concrete adottate dai
governi dei paesi beneficiari - inclusi i 12 miliardi di euro
destinati alla politica di vicinato e i 22 miliardi di euro di aiuti
allo sviluppo nel quadro degli accordi di Cotonou. E di fare anche
uso di tutte le risorse dell'Unione per promuovere i valori europei
- compresa, in ultima istanza, la forza militare - nell'impedire
genocidi e far fronte a catastrofi umanitarie, sia sul continente
europeo che nel resto del mondo.
Il comitato esecutivo del Centro europeo per le relazioni con
l’estero è presieduto da Martti Ahtisaari, ex presidente della
Repubblica finlandese e ora inviato dell’Onu per il futuro status
del Kosovo, da Joschka Fischer, ex ministro degli esteri tedesco, e
da Mabel van Oranje, attivista per i diritti umani e direttrice per
le relazioni internazionali dell'Open Society Institute.
Secondo Martti Ahtisaari il Centro studi è “fondamentale per la
creazione di canali che facilitino un dibattito aperto volto a
soddisfare la necessità che l'Europa diventi un protagonista
importante, coraggioso, innovativo e coerente sulla scena globale”;
per Joschka Fischer “il mondo del 21° secolo ha bisogno di un'Europa
forte ed unita, e l'ECFR può dare un contributo significativo al
raggiungimento di questo obiettivo”; Mabel van Oranje dell'Open
Society Institute ritiene che“il Centro porterà una ventata di
novità nel modo di affrontare le questioni su cui si gioca il futuro
dell’Europa"; Mark Leonard, direttore generale dell'ECFR e autore
di "Europa 21" avverte che c’è bisogno di una politica estera
efficiente, che metta la forza europea al servizio dei nostri
valori"; George Soros, il filantropo di origine ungherese le cui
Fondazioni hanno dato sostegno all'iniziativa, osserva che “l’Ue
incarna i principi di una società aperta e dovrebbe assurgere a
motore trainante per la creazione di una società aperta a livello
mondiale”.
Tramite il sito web dell'ECFR (www.ecfr.eu)
verranno avviati dibattiti, seminari e giornate di studio in diverse
capitali europee. Verrà inoltre creato un foro di discussione e di
attivismo paneuropeo a sostegno di una Ue sempre più impegnata sulla
scena internazionale. Le analisi condotte dall'ECFR faranno luce sui
punti di forza e di debolezza dell'azione della politica estera
comune, mettendo in evidenza l’impegno di stati membri che
promuovono interessi comunitari collettivi e le deludenti
performances di quei governi europei che non soddisfano le
aspettative. Tra i progetti iniziali si segnalano in particolare due
filoni di ricerca, l'uno volto a misurare il grado di influenza
europea sulla Russia e l'altro diretto ad aumentare il peso
specifico dell’Ue all'interno del sistema delle Nazioni Unite.
Nei mesi a venire l'equipe di ricerca dell'ECFR approfondirà
numerose aree tematiche tra cui le politiche comunitarie di
promozione di diritti umani e valori democratici in paesi terzi, gli
elementi chiave di una strategia paneuropea per l' Afghanistan, gli
sviluppi in materia di politica europea di difesa e lo stato delle
relazioni sino-europee. Il primo studio, incentrato sulle relazioni
fra Ue e Russia, verrà pubblicato entro fine ottobre, mese in cui
saranno anche presentati i risultati di un sondaggio globale
realizzato da Gallup International su un campione di due miliardi di
persone residenti in circa 60 paesi. Il sondaggio verte sulla
nozione della capacità reale e percepita di una serie di attori
internazionali - tra cui l'Unione europea - di definire l'equilibrio
mondiale.
Per saperne di
più: http://www.ecfr.eu/
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