New York, 5 ottobre 2007 – La riunione del Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite che ha preso in esame la situazione in Myanmar,
ex Birmania, ha mostrato una sostanziale coesione della comunità
internazionale con la sola eccezione della Cina secondo cui le
"comprensibili" pressioni sulla giunta militare "condurranno
solamente a uno scontro o quanto meno alla perdita del dialogo tra
Myanmar e la comunità internazionale". Ibrahim Gambari era stato
inviato in Birmania dal Segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon per
cercare di porre fine alla repressione violenta delle proteste
cominciate a metà agosto quando l'annuncio della giunta di aumentare
il prezzo della benzina aveva dato fuoco al malcontento popolare.
Per Gambari, che pochi giorni fa ha incontrato il capo della giunta,
Than Shwe, il bilancio delle vittime è molto più alto dei dieci
morti di cui parla il regime, mentre le forze militari continuano ad
affliggere l’opposizione democratica con persecuzioni, arresti
arbitrari e violenze. L'inviato dell'Onu ha oggi chiesto che la
giunta militare liberi tutti i prigionieri politici e non ha escluso
di poter tornare a Rangoon prima di novembre. Intanto la giunta
militare ha ammesso che sono state 711 le persone arrestate durante
le manifestazioni. La maggior parte di loro sarebbe stata
rilasciata, mentre restano ancora in prigione 109 monaci.
Secondo il quotidiano israeliano Ha'aretz sarebbero fra 200 e 300 i
monaci uccisi nel corso della repressione delle proteste
antigovernative. Citando fonti del principale partito di opposizione
birmano, la Lega nazionale per la democrazia, il giornale rivela che
numerose vittime sarebbero state sepolte vive mentre alcuni corpi
sarebbero stati bruciati in una zona disabitata.
Il partito della leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, che ha
ricevuto il sostegno di Gambari, ha respinto la proposta di Than
Shwe di incontrare il premio Nobel per la pace se abbandonerà la sua
campagna per la democrazia."Le chiedono di ammettere reati che non
ha commesso", ha fatto sapere il portavoce.
In occasione della "Giornata di azione globale" per la pace in
Myanmar, celebrata su iniziativa dell'associazione "Christian
Solidarity Worldwide", si sono svolti oggi in diverse città del
mondo cortei di solidarietà con il popolo birmano, convegni e
momenti di preghiera. I governi di India e Cina sono stati
sollecitati a fare pressioni sulla giunta militare birmana affinché
le violenze cessino.
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