Bruxelles, 7
giugno 2009 – Elezioni europee - Secondo gli exit-poll e le prime
proiezioni che affluiscono dai vari Stati, il Partito Popolare
Europeo incrementerebbe la propria maggioranza, con una forbice che
va da 267 deputati a 271. L’assemblea parlamentare prevede ora 736
seggi, rispetto ai 785 assegnati nel 2004. Il Partito Socialista
Europeo si attesterebbe saldamente al secondo posto, oscillando tra
i 157 e i 161 seggi. Terza forza risulterebbe Alde (alleanza dei
liberali e dei democratici), con 80-82 deputati. I Verdi, quarta
forza, conquisterebbero 53 seggi. ‘‘E’ una serata molto triste per
la socialdemocrazia in Europa’‘, così il presidente del PSE, Martin
Schultz, commenta i primi risultati, che vedono la schiacciante
vittoria del PPE. Soddisfatto il presidente uscente del Parlamento,
Hans-Gert Pottering: “hanno vinto – ha detto – le forze europeiste”.
Ecco un riepilogo
relativo alle prime proiezioni nei vari paesi:
Italia
E’ in testa il partito di Berlusconi, PDL, che cala comunque
rispetto alle politiche del 2008. Le proiezioni gli assegnano il 35%
dei voti. Perde pesantemente consensi il PD, che alle ultime
politiche aveva superato il 33%. Le proiezioni parlano per il
centro-sinistra del 26,8% (alle europee del 2004, lo schieramento
Uniti per l’Ulivo aveva ottenuto il 31,1%). Gomito a gomito, per il
tezo posto, tra Lega Nord e Italia dei Valori: la prima ottiene
provvisoriamente il 9,5%, la seconda l’8%. L’UDC, che alle europee
del 2004 aveva il 5,9%, si attesterebbe al 6,1%. Le due formazioni
di sinistra (Rifondazione – Comunisti Italiani e Sinistra e Libertà)
sembrano non arrivare alla soglia di sbarramento del 4%. Cala anche
l’affluenza alle urne: circa il 67%, rispetto al 73% del 2004.
Francia
Gli exit-poll francesi danno la vittoria del partito di governo, UMP,
col 28,3%. I socialisti del PS si fermano al 17,5%, i Verdi di
Daniel Cohn-Bendit ottengono tra il 14,8 e il 15,1%, mentre il MoDem
raggiunge il 8,7%. Un dato spicca su tutti: l’astensione dei
francesi è del 60%, circa 3 punti in piu’ di quella verificatasi nel
2004.
Germania
Urne tedesche chiuse alle 18, in Germania. I primi exit-poll
confermano la vittoria dello schieramento conservatore dei
cristiano-democratici (CDU-CSU), che cala pesantemente (-6,5%)
rispetto alle europee del 2004, raggiungendo il 38% dei voti. Al
21,5% il partito socialista (SPD), che scivola lievemente. A salire
nei consensi sono i partiti minori: i liberali (FDP) ottengono il
12% e la sinistra Die Linke raggiunge il 7,6%. I Verdi si attestano
al 10,5%. L’affluenza alle urne è la più bassa mai registrata: ha
votato il 42% dei tedeschi.
Gran Bretagna
I
primi risultati segnano la sconfitta dei Laburisti. Nel nord-est
dell’Inghilterra, tradizionale feudo del partito del premier Gordon
Brown, il Labour si conferma al primo posto con il 25% delle
preferenze. Ma rispetto alle europee del 2004 perde 9 punti. Segue
il partito conservatore, col 19,8% (+1,2%) e i liberal-democratici,
col 17,6%.
Irlanda
Il
partito di governo, Fianna Fail, scende al secondo posto (col 23%
dei voti), battuto dal principale partito d’oposizione, il Fine Gael,
che sale al 30%. Non sfonda il movimento anti-europeista di Declan
Ganley, campione del “no” al referendum sul Trattato di Lisbona: ha
ottenuto il 4% dei voti, ovvero nessun seggio a Strasburgo.
Svezia
In
Svezia, il “partito dei pirati”, nato per difendere le libertà su
Internet, è la novità delle elezioni: gli exit-poll gli assegnano il
7,4% dei voti. I principali partiti, i socialdemocratici al governo
e i conservatori del Partito Moderato, mantengono i livelli del
2004: il primo col 25,1%, il secondo col 18,5%. Avanza fortemente il
partito ecologista, che arriva all’11,5% dei consensi, rispetto al
6% del 2004. Dimezza i voti la sinistra, che cade al 5,7%.
Danimarca
In
Danimarca avanzano, secondo gli exit poll, due partiti agli estremi
degli schieramenti di destra e di sinistra: il partito del Popolo
Danese, nazionalista e xenofobo, e il Partito del Popolo Socialista.
Entrambi si attestano a circa il 15%. I socialdemocratici sono in
forte calo ma restano il primo partito del paese, col 22,3% dei
voti. La coalizione di governo, liberali e conservatori, si attesta
al 32,4.
Finlandia
In
Finlandia, il partito nazionalista ed euroscettico dei “Veri
Finlandesi” ha sfondato, raggiungendo il 10% (dallo 0,5). Arretra la
maggioranza di centrodestra al governo,che sfiora il 43%.
Olanda
Gli
esiti ormai quasi definitivi del voto olandese di giovedi’ sono
caratterizzati dal risultato dell’estrema destra: il partito
xenofobo di Geert Wilders ha il 17% dei voti e diventa la seconda
formazione del paese. Il partito cristiano-democratico del premier
Jan Peter Balkenende perde oltre 4 punti e si attesta al 19,9%,
restando il primo schieramento.
Polonia
Il
partito del premier Donald Tusk Piattaforma civica ha vinto le
elezioni europee in Polonia con il 52,6%, secondo le prime
proiezioni. Al secondo posto il partito dei gemelli Kaczynski
(22,9%).
Romania
In
Romania il partito democratico-liberale (Pdl-Ppe) avrebbe raggiunto
il 30,4%, testa a testa con i socialdemocratici ( 31%).
Spagna
In
Spagna, secondo gli exit-poll, i socialisti sarebbero stati
scavalcati dal Partito Popolare: 38,66% contro 42,03%. L’affluenza è
stimata al 45,81%.
Portogallo
In
Portogallo il partito socialista di governo (PS) è leggermente
indietro ripetto al principale concorrente, il partito
social-democratico (PSD) di destra: tra il 29 e il 30% il primo, tra
il 30 e il 31% il secondo. L’affluenza è tra il 35 e il 39%.
Austria
Pesante sconfitta, secondo quanto emerge dagli exit-poll, per il
partito social-democratico (SPO), che perde il 9,6% dei consensi,
attestandosi al 23,5%. In testa, col 30,1% dei voti, il partito
conservatore OVP, comunque in calo di 3 punti. Balza in alto, al
12,9%, il partito di destra FPO, che incrementa i consensi del
7,1%, ma delude rispetto alle ultime politiche. A crescere in modo
sensibile è l’euroscettica Liste Martin, che ottiene il 18,2%.Delusione
per i Verdi, che perdono 3 punti, scendendo al 9,3%. Il partito
fondato dallo scomparso leader karinziano Heider, BZO, si è
presentato alle europee per la prima volta: gli exit-poll lo danno
al 4,8%.
Slovacchia
In
Slovacchia, il partito di sinistra SMER, del premier Robert Fico, ha
vinto le europee. Il partito xenofobo SNS, entra nel Parlamento di
Strasburgo, col 5,55%.
Slovenia
In
Slovenia il Partito democratico Sds (Opposizione centrodestra)
sarebbe in testa con il 26,46 %. Il secondo partito e' l'Sd, dato al
18,22% dei suffragi.
Bulgaria
In
Bulgaria, il partito conservatore bulgaro GERB, cui appartiene il
sindaco di Sofia, Boïko Borissov, ha vinto le elezioni, secondo gli
exit-poll: i suoi consensi variano tra il 25,5% e il 26,5%. Attorno
al 20% è il secondo partito bulgaro, quello socialista del premier
Stanichev. I principali partiti minori di ispirazione liberale, MDL
e MNSP, ottengono rispettivamente circa il 13,5% e il 7%. Intorno
all’8% è il risultato della conservatrice Coalizione Blu.
L’affluenza per questo debutto bulgaro in Europa è stata tra il 33 e
il 36%.
Ungheria
In
Ungheria il principale partito di opposizione, la FIDESZ, consegue
una schiacciante vittoria sul partito socialista (MSZP) al governo,
conquistando il 67% dei voti contro il 19%. Forte affermazione anche
del partito di estrema destra, JOBBIK, che con l’8% entra a
Strasburgo.
L’affluenza e’ stata del 36,5%, in calo rispetto al 2004.
Paesi Baltici
Lituania
- Il partito conservatore del premier Andrius Kubilius ha vinto le
europee col 26% dei voti, secondo le proiezioni di oltre l’80% delle
schede. I social-democratici, secondo partito del paese, ottengono
il 19% dei consensi.
Estonia
- Il principale partito d’opposizione è in testa. Il liberale
Partito delle Riforme, del premier Andrus Ansip, ha ottenuto
soltanto 1 dei 6 seggi europei che spettano al paese. L’altro
partito della coalizione di governo, il Pro Patria e Res Publica, ha
ugualmente ottenuto 1 seggio
Lettonia
- Il partito che rappresenta le minoranze russe avrebbe riscosso un
grande successo Secondo gli exit poll, il partito Centro Armonia
avrebbe conquistato il venti per cento dei suffragi, aggiudicandosi
un seggio all’europarlamento. La Lettonia, nell’Unione dal 2004, sta
attraversando una grave crisi economica.
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