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I quattro obiettivi della presidenza francese Ue



Parigi 1° luglio 2008 – Il semestre della presidenza francese dell’Unione europea si è aperto all’insegna del motto "L'Europa non funziona, bisogna cambiarla". Accolto da fuochi d'artificio che hanno illuminato la Tour Eiffel con luci blu e oro, il periodo ha per il presidente Sarkozy  quattro obiettivi: i cambiamenti climatici, il patto sull'immigrazione, la difesa e l'agricoltura.

In particolare sui cambiamenti climatici Parigi dovrà promuovere il negoziato tra i Ventisette su come ridurre del 20% le emissioni di gas serra entro il 2020 in modo da arrivare con possibilità di successo all'incontro mondiale che si terrà nel 2009 a Copenaghen. Per quanto riguarda il patto sull'immigrazione, la Francia punta a un'armonizzazione delle politiche nel settore e può godere dell'appoggio degli Stati membri. "Non si deve più regolarizzare in massa, e se lo si fa, in ogni caso, bisogna chiedere il parere dei Paesi vicini, perché regolarizzando in casa propria si accolgono anche quelli che sono nello spazio Schengen. Serve una politica di immigrazione comune" ha detto il presidente francese; sulla difesa Sarkozy intende rilanciare la politica comune del settore, ma con l'interrogativo di un altro big militare, la Gran Bretagna, contraria a un quartier generale dell'Ue; quanto al quarto punto, l'obiettivo francese è la riforma della politica agricola comune i cui negoziati tuttavia procedono a rilento.

"L'Europa preoccupa la gente" perché al momento "non funziona" il suo ruolo di protezione.
A poche ore dall'inizio di presidenza francese della Ue Nicolas Sarkozy ha annunciato che si deve "cambiare profondamente" il modo di costruire l'Europa perché la gente "comincia a chiedersi se non sia meglio proteggersi su scala nazionale".

Anche il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner ha voluto sottolineare l'esigenza di rompere con il passato e dare un volto nuovo all'Unione europea. Questa Europa "non interessa più a nessuno". A cosa serve "se non sa rispondere alla crisi innescata dall'impennata dei prezzi del petrolio?" ha dichiarato. "Basta con l'Europa delle riunioni", ha aggiunto Kouchner. "Bisogna spiegare e far capire a cosa serve" perché altrimenti, secondo il ministro potrebbe non valere neanche la pena di ostinarsi a portare avanti una 'costruzione' che richiede impegno e volontà.

Intanto il primo "grattacapo" arriva dalla Polonia. Il presidente polacco Lech Kaczynski ha annunciato che non firmerà il Trattato di Lisbona per una riforma delle istituzioni Ue, perché lo ritiene "senza scopo". La firma del presidente è necessaria a rendere definitiva la ratifica del testo approvata dal parlamento di Varsavia lo scorso aprile. Il rifiuto di Kaczynski assesta un duro colpo al presidente francese che intendeva limitare all'Irlanda il nodo del "no" alla Carta costituzionale. Il problema irlandese, "che rende più difficile il nostro compito, dovrà essere circoscritto" aveva dichiarato Sarkozy alla vigilia dell'insediamento al timone della Ue.

 

 

 

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