Perché si vota sempre meno per il Parlamento europeo? |
Roma, 8 giugno 2009 - Perché i cittadini europei votano sempre meno per un Parlamento che conta sempre più? A questo interrogativo risponde il segretario nazionale del Movimento federalista europeo, Giorgio Anselmi, con questa dichiarazione che ospitiamo: C'è un apparente mistero da spiegare. Dal 1979, l'anno delle prime elezioni europee, la percentuale dei votanti è sempre scesa. Il dato di questa settima votazione conferma purtroppo il trend negativo. Eppure, in trent'anni l'Unione europea ha acquisito molto più peso ed il Parlamento di Strasburgo ha aumentato di molto i suoi poteri nei confronti del Consiglio e della Commissione. Se, come osservano amici e nemici dell'Europa, ormai gran parte della legislazione nazionale si limita a recepire le normative europee, logica vorrebbe che le elezioni europee fossero più sentite dai cittadini delle elezioni nazionali. Gli elettori non hanno nessuna colpa. Se fosse stata data loro la possibilità di scegliere tra programmi alternativi di governo e tra diversi candidati alla guida della Commissione, avrebbero sicuramente capito la posta in gioco. Governi nazionali e partiti europei hanno invece seguito la vecchia prassi di spartirsi tutte le cariche prima del voto. Alla presidenza della Commissione c'è così un unico candidato: l'attuale presidente Barroso, sostenuto dal Partito popolare europeo. La responsabilità principale di questa umiliazione della democrazia e del buon senso va imputata al Partito socialista europeo ed ai leaders di sinistra al governo in alcuni paesi. Accettando di fatto l'egemonia dei moderati, si sono rifiutati per calcolo o per vigliaccheria di dare battaglia. Avendo deciso di non combattere, non potevano che perdere. I cittadini da parte loro hanno risposto a questa ennesima presa in giro con le uniche armi a disposizione: disertando le urne o premiando le forze estremistiche, xenofobe, antieuropeiste. Non tutto è perduto. Quel che non si è fatto prima si può fare ora. Il Parlamento europeo ha pur sempre il potere di approvare o respingere il candidato alla presidenza della Commissione proposto dai capi di Stato e di governo. Socialisti, liberal-democratici e verdi propongano allora una personalità alternativa a Barroso. Uomini e donne all'altezza del compito non mancano certo in Europa. Se nel Parlamento appena eletto si scatenerà una battaglia politica sul futuro presidente della Commissione, sarà più facile ottenere che venga scelta una personalità non prona ai voleri dei governi e disposta a battersi per rilanciare l'Unione europea. I cittadini, che non aspettano altro, finalmente capiranno.
Giorgio Anselmi
|