Firenze, 3 ottobre 2007 - Un appello al presidente Prodi “affinché
venga ristabilito un servizio radiofonico in onde corte che sia
accessibile almeno verso i Paesi in via di sviluppo”. Lo rivolge da
Firenze la sezione toscana dell’ Unione cattolica stampa italiana (Ucsi)
dopo che da lunedì scorso, primo ottobre, la Rai ha chiuso tutte le
sue trasmissioni in onde corte.
“Mentre le nazioni più avanzate riscoprono il valore informativo
delle trasmissioni internazionali anche attraverso la tecnologia
digitale – si legge nel documento approvato dal Direttivo Ucsi - da
pochi giorni e in un silenzio assordante l’Italia non ha più un
servizio radiofonico in onde corte. Dopo oltre settant'anni di
trasmissione, insieme con i notiziari in ventisei lingue diffusi
dalla Rai, sono dunque cessate le trasmissioni in onde corte per gli
italiani nel mondo”.
L’Ucsi Toscana esprime “sconcerto per una decisione avvenuta nel più
totale silenzio e che fino ad ora non ha provocato reazioni”.
Ricordato come l’Italia sia sempre stata “all’avanguardia fino dai
tempi di Guglielmo Marconi in uno dei settori più cruciali per le
comunicazioni verso le comunità straniere e verso gli italiani
all’estero”, l’Ucsi sottolinea che “con l'improvvisa sospensione
delle trasmissioni viene meno una possibilità di comunicare con le
aree più lontane del Sud del mondo, dove la radio costituisce il
principale mezzo di diffusione della cultura. Il nostro paese si
priva di uno strumento essenziale per il dialogo e la comprensione
tra i popoli. Affidarsi solo a Internet e al satellite può essere
una soluzione valida per alcune realtà avanzate, ma - conclude l’Ucsi
- non lo è certamente per molte comunità nel sud del mondo”.
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