Cagliari, 29 settembre 2007 – Dopo 35 anni le navi Usa hanno
abbandonato la base dell’isola di Santo Stefano nell’arcipelago
della Maddalena. Ultima unità a mollare gli ormeggi la nave appoggio
per sottomarini a propulsione e armamento nucleare Uss Emory Land.
La prima ad arrivare era stata nell’agosto del 1972 la Uss Fulton.
Da allora si è scatenato un susseguirsi di polemiche per i rischi di
contaminazione nucleare, culminate nel 2002 e nel 2003 con gli
incidenti ai sottomarini Uss Oklahoma City e Uss Hartford e
rinfocolate con i dati diffusi nel 2004 dall'istituto di ricerca
francese Criirad e con il periodico ripetersi di allarmi per
l'aumento di malformazioni fetali attribuite alla radioattività.
L’abbandono della base segna l’inizio di una nuova sfida per la
Regione Sardegna guidata da Renato Soru. Fin dalla sua elezione
infatti, tre anni fa, il governatore indicò nella riduzione delle
servitù militari una delle priorità del suo esecutivo. Una battaglia
condotta all'insegna del motto "siamo amici degli americani, ma in
futuro vogliamo che tornino da noi come turisti". La svolta è
arrivata nel novembre 2005 con l'annuncio da parte del dipartimento
della Difesa Usa che la Marina americana avrebbe lasciato
l'arcipelago della Maddalena entro il 2008.
Nel marzo scorso, nuova accelerazione al processo di dismissione con
la firma dell'intesa tra la Regione Sardegna e il ministero della
Difesa italiano per il trasferimento diretto di dieci beni militari
al demanio regionale. Tra questi l'ex Arsenale, da riconvertire in
chiave turistica (si pensa a un cantiere navale di appoggio ad
attività da diporto), su cui Comune e Regione puntano per assorbire
i lavoratori, circa 200, impiegati finora dai militari. Già oggi
squadre di sommozzatori, con camere iperbariche al seguito, hanno
cominciato la pulizia dei fondali lungo tutta la banchina che per 35
anni ha ospitato navi e sottomarini Usa.
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