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Le condanne per il massacro di Vukovar



Il massacro di Vukovar ha i suoi colpevoli. Il Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia ha condannato a 20 anni Mile Mrkšić, uno dei tre ex ufficiali serbi accusati di avere ucciso nel 1991 più di 250 persone. Veselin Šljivančanin è stato invece condannato a cinque anni. Deve rispondere solo di un capo di imputazione, quello di tortura, ma non dei crimini più gravi. Il terzo imputato, Miroslav Radić, è stato prosciolto da tutte le accuse. I tre ex ufficiali dovevano rispondere di crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Si sono sempre dichiarati innocenti.

Il massacro di Vukovar è uno degli episodi più cruenti della guerra nei Balcani. E' il 1991. La città di Vukovar resta in stato di assedio per tre mesi. L'epilogo il 19 novembre, quando i militari serbi appartenenti all'esercito jugoslavo fanno irruzione nell'ospedale, separano le donne dagli uomini. Portano questi ultimi nelle campagne, dove vengono torturati e ammazzati. I morti sono più di 250. Vengono sepolti in una fossa comune. Vukovar fu praticamente rasa al suolo. Gran parte della città fu ricostruita, ma tante abitazioni portano ancora la testimonianza del passato. Le comunità serbe e croate convivono, ma restano divise. I croati la considerano come una città martire e ogni anno ricordano il sacrificio dei morti e dei quasi duemila volontari che, muniti in prevalenza di armi leggere, cercarono di resistere fino all'ultimo prima di arrendersi.

 

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