Tblisi, 2 novembre 2007 - I manifestanti hanno cominciato a
raccogliersi davanti al parlamento a Tbilisi, già teatro della
Rivoluzione delle rose, fin dal mattino, uniti dallo slogan "Georgia
senza presidente". La protesta è stata pacifica. Quattro anni fa, in
questo stesso modo e senza violenze i georgiani erano riusciti a
cacciare il comunista Eduard Shevardnaze.
Un primo risultato per l'opposizione georgiana: le autorità di
Tbilisi hanno accettato di accogliere al parlamento una delegazione
per avviare dei negoziati. Un tentativo di mediazione, mentre almeno
40 mila persone sono scese in piazza, decise a non andarsene fino a
che il presidente Mikail Saakashivili non si dimette.
Ad essere contestato non è l'atteggiamento filo occidentale del
presidente. I delusi della Rivoluzione delle rose denunciano
promesse non mantenute dal 2003 a oggi, ma anche una democrazia di
facciata, corruzione e violazioni dei diritti dell'uomo. E chiedono
che si vada ad elezioni anticipate a primavera.
I rapporti tesi con Mosca sono un altro aspetto su cui viene
giudicato l'operato del presidente. Il Cremlino sostiene le
repubbliche separatiste dell'Abkazia e dell'Ossezia del Sud nella
loro battaglia per affrancarsi dal potere di Tbilisi. Di recente,
Saakashvili si è recato personalmente alla frontiera tra Georgia e
Abkazia, per intimare al comandante della forza di pace russa di non
mettere più piede in territorio georgiano.
Una polemica di vecchia data, quella con Mosca, resa più aspra
dall'intenzione di Saakashvili di portare un giorno il paese in seno
alla Nato e all'Unione europea. Dal canto suo, la Russia ha rotto
ogni collegamento con la Georgia, imponendo un embargo commerciale
che ha dure conseguenze per Tbilisi.
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