Bruxelles, 6 ottobre 2007 - Hanno fra i 15 e i 30 anni e per questa
nuova generazione di europei l'Unione significa soprattutto vivere
in un altro paese membro. E' l'elemento più importante che si
riscontra nell'Eurobarometro pubblicato sui giovani europei, il più
recente dal 2001. Secondo il 94 per cento degli intervistati fra i
diritti fondamentali del cittadino europeo c'è quello di poter
studiare in un altro stato membro. Per l'88% un altro diritto
fondamentale è quello di poter lavorare in un qualsiasi stato
europeo. Ma alla domanda su quale sia il maggiore impedimento, la
risposta numero uno, per il 43% degli intervistati, è la lingua. I
problemi amministrativi arrivano secondi, molto staccati, con il 14
per cento.
Dominique Reynie, della rivista "Opinione Europea" spiega come la Ue
dovrebbe fare di più per allargare i suoi confini linguistici.
"L'Europa – osserva - è ancora troppo timida per ciò che riguarda il
sostegno agli scambi linguistici, accademici a livello di scuole
superiori. L'Erasmus è un successo incontestabile, ma si tratta di
un successo comunque limitato se si pensa che ogni anno ci sono
almeno dieci milioni di studenti che potrebbero usufruirne. Sono i
giovani europei a chiedere che si faccia di più".
Altra area d'interesse per i giovani europei è la politica. L'82 per
cento afferma di essere interessata a livello nazionale, altri due
terzi lo sono a livello europeo. Ma quando si tratta di essere
coinvolti solo il 20% afferma di avere preso parte a una
manifestazione e il 5% di essersi impegnata in un partito politico.
A questo riguardo Reynie aggiunge che “c'è ancora una forma di
scetticismo sull'efficacia dell'impegno collettivo che si tratti di
sindacati, partiti politici o anche semplici associazioni. I giovani
spesso vorrebbero che quello che fanno abbia un senso. Non gli basta
far parte di una organizzazione che abbia come solo obiettivo
l'elezione di qualcuno. Preferiscono magari qualcosa di più modesto,
ma più facilmente verificabile".
Quando si tratta di conoscere i propri diritti come cittadini
europei i giovani si rivolgono ai media, considerati dall'88% come
migliore fonte d'informazione. Poi viene la scuola, e solo dopo,
molto dopo, arrivano partiti politici e Ue, al disotto del 30 per
cento. Dominique Reynie richiama la politica europea ad essere più
responsabile. "La classe politica - dice - dovrebbe mostrare quanto
sia importante e utile l'Europa. C’è invece la tendenza a fare
spesso di essa un capro espiatorio. E' un atteggiamento che magari,
sul momento, paga, ma che fa molti danni alla distanza”. Se si
criticano in questo modo organismi come la Banca centrale europea,
dopo è un po' difficile spiegare quanto possano essere utili".
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