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Firma del Trattato, 12 dicembre a Strasburgo



Il nuovo Trattato europeo su cui hanno trovato l’accordo i 27 paesi dell’Ue al vertice di Lisbona, consta di 255 pagine che completano ed emendano i trattati precedenti (il Trattato di Roma del 1957 e i trattati di Maastricht del 1992, di Amsterdam del 1996 e di Nizza del 2000). Il nuovo testo sarà firmato formalmente il 12 dicembre prossimo all'Europarlamento a Strasburgo, mentre la Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei (54 pagine allegate) sarà adottata, per proclamazione, il giorno dopo a Lisbona. Dopo la firma a Bruxelles, nell'ultimo vertice del semestre di presidenza portoghese (13-14 dicembre), il Trattato dovrà essere ratificato dai 27 Paesi e potrà diventare operativo a partire dal primo gennaio 2009.

Le novità essenziali

DIRITTI
- Diventano vincolanti i diritti dei cittadini che riguardano libertà, eguaglianza, diritti sociali ed economici. Regno Unito e Polonia hanno ottenuto la possibilità di opt-out (cioè la non applicazione) della Carta. Un milione di cittadini europei possono “invitare” la Commissione europea a proporre una iniziativa legislativa.

PRESIDENZA UE
- Stop alla presidenza dell'Unione europea a rotazione semestrale, sarà eletto un presidente del Consiglio scelto tra i 27 capi di Stato o di Governo con una mandato di due anni e mezzo. Il sistema di rotazione sarà invece mantenuto per i consigli dei ministri (per esempio l'Ecofin). Il presidente Ue rappresenta l'Unione nelle sedi internazionali e prepara i vertici.

ESTERI
- Non compare mai la parola ministro degli Esteri perché la politica estera resta prerogativa dei Governi nazionali e avrebbe manifestato l'evidenza di un superstato federale. Il "ministro" si chiamerà «alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza» e assumerà i ruoli che oggi sono coperti dall'alto rappresentante per la politica comune estera e di sicurezza (Javier Solana) e dal responsabile delle relazioni esterne della Commissione europea (Benita Ferrero-Waldner). Sarà anche vicepresidente della Commissione Ue.

COMMISSIONE UE
- Dal 2014 avrà meno componenti: mentre attualmente ogni Paese ha un commissario, in futuro il numero membri dell'esecutivo europeo saranno pari a due terzi degli stati membri.

EUROPARLAMENTO
- Maggiori poteri di intervento per approvare la legislazione europea particolarmente nelle aree di giustizia, sicurezza e immigrazione. Riduzione dei membri da 785 a 750. I parlamenti nazionali avranno una voce in capitolo nel processo legislativo europeo: riceveranno le proposte di legge direttamente per valutare se una proposta di legge lede le proprie competenze. Se un terzo del parlamento nazionale dovesse riconoscere questa eventualità la proposta sarà rimandata a Bruxelles per una verifica della Commissione.

SISTEMA DI VOTO
- Aumentano le aree in cui si prendono le decisioni a maggioranza e non più all'unanimità in particolare nelle aree di giustizia e affari di polizia. Regno Unito e Irlanda hanno il potere di applicare tali decisioni solo se vorranno. Il nuovo sistema di votazione prevede una doppia maggioranza qualificata corrispondente ad un minimo del 55% di stati membri (oggi 15 su 27) che rappresentano almeno il 65% della popolazione. Ciò avverrà dal 2014 con un periodi di transizione fino al 2017.

POLITICHE
- Nuovi obiettivi comuni sono la politica energetica e la politica ambientale volta a contrastare il riscaldamento globale. Per la politica commerciale la “concorrenza equa” è un principio che va rispettato per assicurare il funzionamento appropriato del mercato interno. Sulla sicurezza comune è prevista una clausola di “solidarietà” in caso di attacchi terroristici o altri disastri (per esempio naturali).

SUSSIDIARIETA'
- Le proposte di legge dovranno essere esaminate dai Parlamenti nazionali. Nel caso in cui un Parlamento nazionale dovesse giudicare una proposta lesiva delle proprie prerogative questa sarà rimandata alla Commissione per una ulteriore verifica.  

RECESSO DALL'UNIONE
- La porta dell'Unione europea non è più a senso unico, d'ora in poi dall'Ue si potrà anche uscire. Nell'articolo 35 del nuovo Trattato istituzionale varato a Lisbona, infatti, è prevista che “ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione”. Sarà necessaria una notifica al Consiglio europeo che poi delibera a maggioranza qualificata sulla richiesta di recesso, “previa approvazione del Parlamento europeo”. Finora i trattati comunitari erano stipulati a tempo indeterminato e non contemplavano alcuna clausola di recesso. Il solo precedente in materia è l'uscita dalla Cee della Groenlandia, avvenuta nel 1985. Si trattò dell'uscita di una regione di uno Stato membro, la Danimarca, in seguito a un referendum locale di cui Copenaghen poté solo prendere atto.

 

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