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Crisi, primi segnali di una timida ripresa

 

Bruxelles, 29 giugno 2009 - L'economia dell'Eurozona è ancora in un "territorio di profonda recessione" ma i vari indici di fiducia e i mercati finanziari stanno cominciando a inviare primi segnali di un timido miglioramento. Questo il messaggio contenuto nel rapporto trimestrale sulla zona euro, compilato dai servizi del commissario Ue agli Affari economici e monetari, Joaquin Almunia. "Molti mercati finanziari stanno mostrando segni incoraggianti di stabilizzazione anche se le condizioni restano fragili", afferma ancora la Commissione Ue aggiungendo: "Il divario nei tassi di interesse nei mercati delle valute e dei titoli si è ristretto grazie al migliore sentimento economico e alla più bassa percezione del rischio". E anche il commercio internazionale, osserva l'esecutivo Ue, "mostra segni di miglioramento, pur restando depresso".

Il documento si propone di fornire una prima valutazione sull'efficacia delle misure messe in campo dalle diverse capitali Ue per sostenere le banche ma vuole anche contribuire al dibattito circa le sfide del futuro, in particolare, in materia di sostenibilità del debito. Per quanto riguarda il settore bancario, l'esecutivo Ue sottolinea che le misure messe in campo dai Paesi dell'euro a partire dallo scorso ottobre "hanno contribuito ad allontanare la catastrofe finanziaria". Quanto ai conti pubblici, Bruxelles sottolinea come la pressione sulle finanze di Eurolandia stia "aumentando": "Dai livelli più bassi del 2007, la media del debito dell'Eurozona dovrebbe aumentare di 18 punti percentuali per raggiungere l'84% del Pil nel 2010, e crescere ancora negli anni successivi a causa degli elevati deficit di governo".

Per Bruxelles la "priorità" è adesso quella di "concentrare gli sforzi nella risoluzione rapida della crisi e tornare velocemente ad avere conti pubblici in buona salute'', afferma ancora la Commissione europea nel suo rapporto trimestrale sulla zona euro. In particolare, si sottolinea ancora a Bruxelles, "le riforme strutturali richieste dai cambiamenti demografici dovrebbero essere perseguite con vigore". Inoltre, i Paesi dell'Eurozona devono puntare a un aumento "sostanziale" del tasso di occupazione e devono "incoraggiare la generazione del baby-boom a restare più a lungo sul mercato del lavoro piuttosto che andare prima in pensione''. Bruxelles osserva come l'innalzamento dell'età porterà, in generale, a un aumento della spesa pubblica.

Ma, spiega il rapporto di Joaquin Almunia, insieme a Portogallo, Austria e Francia, l'Italia è tra quei Paesi che segnerà un aumento ''moderato'', al di sotto del 4% del Pil. Il nostro Paese è addirittura quello su cui l'invecchiamento della popolazione avrà il minor impatto sui conti pubblici. L'aumento della spesa sarà di solo 1,5 punti percentuali del Pil dal 2007 al 2060. L'incremento sarà invece di 5,2 punti percentuali nella zona euro e addirittura superiore a 7 punti in Paesi come la Spagna, la Slovenia o la Grecia.

 

 

 

 

 

 

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