Ankara, 21 ottobre 2007 - Sedici soldati turchi sono stati uccisi in
un attacco dei ribelli curdi separatisti del Pkk (Partito dei
lavoratori del Kurdistan) nel sud est della Turchia, al confine con
l’Iraq. Secondo la Cnn turca, i soldati sono rimasti uccisi nel
crollo di un ponte fatto saltare in aria al passaggio del convoglio
composto di 12 veicoli. A quanto riferisce “Al Jazeera”, che cita
l'agenzia vicina al Pkk Firat, i ribelli avrebbero anche preso in
ostaggio alcuni militari. Nella rappresaglia dell'esercito, sono
morti 32 guerriglieri curdi. Sempre nella stessa provincia turca
dove c'è stata l'imboscata è esplosa una mina al passaggio di un
minibus. Un civile è rimasto ucciso e tredici sono rimasti feriti.
Dopo l'attacco dei guerriglieri curdi l'artiglieria turca ha
bombardato alcuni villaggi nel Kurdistan iracheno. Almeno 85 colpi
di mortaio sono stati sparati contro dodici villaggi nelle province
di Zako e al Amadia. Non ci sarebbero vittime. La minaccia di
incursioni militari turche nel Kurdistan iracheno è stata condannata
dal Parlamento di Bagdad, che ha chiesto però al governo di mettere
fine alle operazioni dei ribelli curdi. Il presidente iracheno, il
curdo Talabani, ha chiesto al Pkk di deporre le armi e ha invitato
Ankara alla moderazione.
Gli episodi arrivano quattro giorni dopo il via libera del
parlamento di Ankara alla mozione che autorizza l'esercito a
lanciare un'offensiva nel vicino Iraq settentrionale per smantellare
i ribelli del Pkk che trovano riparo in questa zona. La Turchia ha
dispiegato circa centomila soldati lungo il confine per tentare di
fermare i ribelli del Pkk.
Gli attacchi della guerriglia curda hanno provocato la rabbia della
popolazione nell'est della Turchia. A Erzurum centinaia di persone
hanno cercato di entrare nel quartiere curdo della città, ma si sono
scontrati con i reparti antisommossa della polizia. Scontri e
manifestazioni simili anche in altre città turche. Dall'altro lato
della frontiera, in Iraq, sono scesi in piazza duemila curdi per
protestare contro la minaccia di incursioni.
In serata si è svolto ad Ankara un vertice straordinario sulla
sicurezza convocato dal presidente turco Abdullah Gul, per decidere
misure da prendere. Il premier Recep Tayyp Erdogan sembra riluttante
a lanciare un'offensiva in Iraq, preoccupato dei rischi per la
sicurezza, economici e per le relazioni diplomatiche. Washington è
infatti contraria all'intervento armato turco perché teme una
destabilizzazione nell’area.
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