(E.C.) -
Le recenti elezioni parlamentari in Polonia hanno offerto al partito
liberale di centro, Piattaforma Civica (Platforma Obywatelska) e al
suo leader Donald Tusk una forte investitura per guidare il paese
con il 41,53% dei voti. Il programma di maggiore apertura verso
l’Unione europea, di ulteriore liberalizzazione del sistema
economico polacco, con l’abbassamento delle imposte, e di
miglioramento dei rapporti con Germania e Russia ha conquistato
soprattutto l’elettorato più colto delle grandi città e i giovani in
generale.Il diretto antagonista della Piattaforma Civica, il partito
Diritto e Giustizia (Prawo i Sprawiedliwość) dei gemelli Kaczyński,
Lech (ex premier) e Jarosław (tuttora presidente della Polonia che,
tra l’altro, conserva il diritto a porre il veto alle leggi adottate
dal Parlamento) non è riuscito ad andare oltre il 32,11% pur avendo
conquistato 5 milioni di consensi in più della consultazione
precedente. Seguono le formazioni Sinistra e Democratici (LiD) con
il 13,15% e il Partito Contadino (PSL) con l’ 8,91%.
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Il leader liberale
Donald Tusk |
Come coalizione più realistica si sta profilando l’intesa tra la
vincente Piattaforma Civica e proprio il Partito Contadino, mentre
Donald Tusk preferirebbe per ora poter fare a meno del supporto
diretto del partito di sinistra nel quale permangono ancora pur
sempre alcuni post-comunisti anche se, secondo lo stesso leader
storico di “Solidarność” ed ex-presidente della Repubblica polacca,
Lech Wałęsa, perfino questi ultimi dovrebbero partecipare alle
intese generali per riparare i “danni creati dal governo dei
Kaczyński”, che si possono riassumere soprattutto nella corruzione,
nell’esasperata campagna di “lustrazione” contro gli ex-comunisti e
nello scetticismo antieuropeo.
Sulla stampa polacca gli opinionisti sottolineano proprio la forza
di un ritorno della Polonia in Europa e indicano che un’ ottima
occasione - per cominciare a correggere la politica estera ed
europea di Varsavia - potrebbe essere la firma a Lisbona il 13
dicembre del Trattato. E qui la Polonia che “tanto deve
all’appartenenza all’Unione” potrebbe senza problemi risultare
proprio la prima. Tanto più, osservano i commentatori, che
attualmente in parlamento esiste una opportunità mai verificatasi
prima: oltre l’ 80 per cento dei polacchi sostiene l’integrazione
europea e gli attuali governanti dispongono di una piena
legittimazione per impegnarsi di più in questo senso.
Gli elettori hanno infatti cacciato dal Sejm (Camera Bassa) i
partiti antieuropeisti come l’oscurantista Lega delle Famiglie
Polacche (LPR), che parla del nuovo trattato come un “tradimento”, e
il partito ultra populista Autodifesa (Samoobrona). Persino
l’attuale opposizione, quando era ancora al potere aveva accettato
questo trattato, mentre la vincente Piattaforma Civica fa
dell’europeismo uno dei pilastri del suo programma politico.
Così la Polonia che negli ultimi 14 mesi aveva visto scadere la
propria reputazione, al punto da essere considerato un paese
“frenante”, che in nome della presunta difesa dell’interesse
nazionale non esitava a bloccare tutta l’Europa, ora potrebbe con la
pronta ratifica del nuovo trattato, diventare un paese “di svolta”
che porta l’Unione su binari del tutto nuovi.
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