Islamabad, 4 novembre 2007 - Le strade delle principali città del
Pakistan restano pressoché deserte all'indomani della proclamazione
dello stato d'emergenza da parte del presidente Musharraf. Nel paese
tutte le garanzie democratiche sono state azzerate: è stata sospesa
la Costituzione, destituito il presidente della Corte Suprema,
arrestati i principali leader dell'opposizione, spente le
televisioni indipendenti.
Circa 500 attivisti sono finiti in prigione, come l'ex premier Nawaz
Sharif. I giornali che sono usciti questa mattina sono unanimemente
critici verso il presidente Musharraf. Il quotidiano Dawn parla di
secondo colpo di Stato senza violenze, dopo quello del 1999 che
portò al potere Musharraf. Rieletto il 6 ottobre scorso, Musharaff
era in attesa che la Corte suprema si pronunciasse sulla legittimità
del nuovo mandato, incompatibile con la doppia carica di presidente
e capo dell’esercito. Da qui la decisione di destituire il
presidente della Corte.
Fonti di polizia hanno riferito alla Cnn che il governo ha diramato
una lista di 1.500 persone - per lo più attivisti politici,
magistrati e avvocati - che devono essere arrestate. Nel mirino è
finita anzitutto la Corte suprema, con sette giudici agli arresti
domiciliari compreso il presidente Iftikhar Mohammed Chaudry, il
quale aveva definito “illegale” lo stato d'emergenza sostenendo che
Musharraf non aveva il potere per imporlo.
Gli agenti hanno circondato a Lahore la casa del giudice della Corte
suprema incaricato di esaminare il ricorso contro l'eleggibilità di
Musharraf nelle ultime presidenziali. Khalilur Rehman Ramday si
trova nell'abitazione e gli agenti non permettono a nessuno di
fargli visita. Javed Hashmi, capo ad interim della Lega musulmana
del Pakistan, partito dell'ex premier Nawaz Sharif, è stato
arrestato a Multan. Imran Khan, ex capitano della nazionale di
cricket ed esponente di spicco del partito di Sharif, sarebbe
riuscito a eludere la sorveglianza e a fuggire dalla sua casa di
Lahore, poche ore dopo esser stato messo agli arresti domiciliari.
Arresti domiciliari anche per il capo della Commissione indipendente
per i diritti umani in Pakistan, Asma Jahangir.
Una netta e ferma condanna dell'imposizione della legge marziale in
Pakistan arriva da Benazir Bhutto, leader del Partito del popolo ed
ex primo ministro. Candidata sconfitta alle recenti presidenziali,
la Bhutto accusa Musharraf di usare lo stato d'emergenza come mezzo
per congelare le imminenti elezioni politiche. “Condanno fermamente
l'imposizione della legge marziale – ha detto - e chiedo la fine
immediata di ogni misura di sospensione della Costituzione”. Da poco
tornata in patria, dopo un lungo auto esilio, Benazir Bhutto è
uscita illesa da un attentato suicida, lo scorso 19 ottobre.
Il segretario di Stato americano, Condoleeza Rice, ha affermato che
Washington rivedrà gli aiuti economici al Pakistan, in seguito alla
decisione del presidente Pervez Musharraf di imporre lo stato di
emergenza nazionale.
|