Roma, 30 ottobre 2007 - Secondo il presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, esiste “uno squilibrio tra la velocità con cui
le molteplici sfide connesse all'immigrazione si presentano e la
macchinosità e la conflittualità politica che accompagna la
produzione di misure idonee ad affrontarle”. E’ quanto ha detto
Napolitano intervenuto alla presentazione del rapporto annuale della
Caritas italiana e della Fondazione Migrantes.
Il documento informa che gli immigrati regolari in Italia sono 3
milioni e 700 mila, con un incremento in un anno del 21,6%. E' il
6,2% della popolazione complessiva; nella Ue è il 5,6%.
La novità è rappresentata dalla presenza paritaria delle donne
rispetto agli uomini (49,9%).
Ogni 10 immigrati, 5 sono europei, 4 suddivisi tra africani e
asiatici, uno americano.
La comunità più numerosa è la romena (15,1%), seguita da marocchini
(10,5%), albanesi (10,3), ucraini (5,3%).
Napolitano ha sottolineato il decisivo contributo del lavoro
dell'immigrato. "Ma il rapporto – ha detto - conferma pure la
difficoltà a incanalare l'immigrazione dell'alveo degli accessi
regolari. Esso ribadisce pure e purtroppo l'aspetto più negativo:
quello di una troppa ampia presenza di devianza e criminalità in
gran parte originate dall'immigrazione irregolare clandestina. Si
tratta di un fenomeno che colpisce dolorosamente anche gli stessi
immigrati".
“Voglio esprimere la speranza – ha concluso Napolitano - che i
nostri decisori pubblici mettano da parte sterili attribuzioni di
reciproche colpe e trovino strumenti idonei a contrastare la
criminalità, ad evitare il susseguirsi di eventi terribili. Sono
queste, le condizioni essenziali per la comprensione e il successo
di una politica di apertura verso l'immigrazione regolare e di
integrazione nel quadro dei diritti e delle regole del nostro
sistema democratico, degli stranieri rispettosi della legge. Sono
anche condizioni di successo del nostro comune impegno di denuncia e
di rifiuto di ogni rigurgito e nuova manifestazione di razzismo".
Il rapporto della Caritas segnala che negli ultimi due anni, la
crescita “è stata fortissima” anche in assenza di regolarizzazioni
ma facendo leva sulle quote di ingresso. Ad avere impresso questo
ritmo sono il fabbisogno delle industrie e delle famiglie di
manodopera aggiuntiva (540 mila domande), i ricongiungimenti
familiari (poco meno di 100 mila) e le nuove nascite tra gli
immigrati (quasi 60 mila). Se il ritmo di crescita continuerà anche
nel biennio 2007-2008, la Lombardia passerebbe da 850 mila ad oltre
un milione di presenze; il Veneto, l'Emilia Romagna e Roma
supererebbero il mezzo milione di unità; il Piemonte sfiorerebbe le
400 mila, la Toscana le 350 mila. Sotto le 100 mila unità
resterebbero solo il Trentino Alto Adige, l'Abruzzo, la Sardegna, la
Basilicata, il Molise e la Valle d'Aosta.
Gli occupati stranieri sono 1.348.000 (più della metà nei servizi e
più di 1/3 nell'industria) - i 2/3 sono al nord - mentre i
disoccupati sono 127 mila. L'aumento annuale dell' occupazione è
stato di poco inferiore alle 200 mila unità; il tasso di attività è
risultato essere del 73,7% (superiore di circa 12 punti di quello
degli italiani), quello dell' occupazione dell'8,6%. Gli stranieri
incidono per il 6,1% sul Pil; pagano quasi 1,87 miliardi di euro di
tasse attraverso 2 milioni 300 mila dichiarazioni dei redditi. Un
matrimonio su 8 coinvolge ormai un cittadino straniero (solo nel 20%
dei matrimoni misti sono protagoniste le donne italiane rispetto ai
maschi); le coppie miste sono oltre 200 mila. Gli alunni stranieri
sono oltre mezzo milione, il 5,6% della popolazione scolastica.
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